Ma Hanno Bevuto? Stranezze Della Stampa Inglese: Duffy, Annie Lennox & Mark Olson

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In questi giorni festivi ho avuto un po’ di tempo per leggere le recensioni di Mojo e Uncut del numero di Gennaio 2011, e fin qua nulla di strano direste voi se non fosse che i numeri di gennaio di entrambe le riviste sono usciti all’inizio di dicembre! In ogni caso, colmato il ritardo (visto che avevo letto soprattutto le classifiche di fine anno) ho guardato un po’ fra le recensioni alla ricerca di qualche nome interessante o qualche spunto e quelli si trovano sempre visto che non è che consideri le due riviste come la Bibbia ma mi interessano i loro giudizi, con una leggera preferenza per Mojo. Vedo che quel leggero astio, quella concorrenza che animava anche il Buscadero e il Mucchio dei tempi e ora il Busca e Jam, non manca mai, per cui bisogna parlare male del disco di cui parla bene “l’altro” oppure, come dico nel titolo, qualcuno è ubriaco ( e nel contempo vi tranquillizzo, non lo siete voi, le foto sono proprio in scala crescente, mi è venuto così)!

Prendiamo come esempio i tre personaggi effigiati e i loro relativi ultimi album. Cominciamo con Duffy Endlessy, Mojo titola Make It Stop e dice che l’album è un’enorme delusione mentre Uncut annuncia che la cantante gallese eccelle con l’aiuto di Albert Hammond e dei Roots. Chi avrà ragione? L’album precedente Rockferry aveva venduto 6 milioni e mezzo di copie in tutto il mondo. Questo, dopo cinque settimane, è precipitato al 56° posto della classifica inglese e in America non si è visto neppure nelle charts. Ok, le vendite non sono direttamente proporzionali alla qualità però un qualche significato per questo flop ci sarà. Anche il sottoscritto al quale il disco precedente non era dispiaciuto ha notato delle preoccupanti similitudini con la musica di Madonna, Kylie Minogue e Blondie era disco. Ovviamente a molti piacerà!

Anche il disco natalizio (e benefico) di Annie Lennox A Christmas Cornucopia ha generato giudizi diametralmente opposti. In questo caso, stranamente, Mojo, ricordando che la Lennox è nata il giorno di Natale (lo sapevate?), parla di un disco dove le undici canzoni tradizionali e il brano composto per l’occasione, sono cantate meravigliosamente bene persino con un senso di brutale e dura estasi (però)! Mentre Uncut parla letteralmente di “Bleak Midwinter Offering”, serve la traduzione? Desolante offerta di mezzo Inverno, aggiungendo che probabilmente la Island ha chiesto alla cantante un disco “festivo” in cambio della possibilità di incidere poi un album “nuovo”. Voto di scambio, quindi? Maliziosi!

E per finire veniamo a Mark Olson (l’ex co-leader dei Jayhawks) il cui nuovo album Many Colored Kite era stato giudicato con meritata benevolenza in questo Blog nel lontano Giugno dello scorso anno sempre-un-piacere-ascoltarlo-matk-olson-many-coloredf-kite.html. Quale è la colpa di questo disco e del suo autore secondo Mojo che lo martella con un giudizio impietoso di una sola stelletta? Quello di essere contento, quindi ha scritto delle canzoni ottimiste, positive smentendo il teorema dell'”Ever tortured artist” e di avere quindi bisogno al suo fianco non di una fidanzata norvegese (che peraltro è una ottima musicista) ma di un gruppo. Al contrario, Uncut, gli dà 4 stellette (quasi troppe) e dice che dopo gli anni difficili seguiti alla divisione dalla precedente moglie Victoria Williams, Olson ha ritrovato una sua serenità che gli permette di riproporre il suo country-folk tranquillo e minimale con rinnovata ispirazione (e mettetevi d’accordo) e con l’aiuto di Jolie Holland, Neal Casal e Vashty Bunyan. Ma allora il “gruppo” c’è, anche se devo ammettere che una bella reunion più sostanziosa dei Jayhawks, magari in occasione delle prossime ristampe, non mi dispiacerebbe.

Per la serie il “mondo è bello perché è vario” ma quando è troppo, è troppo!

Bruno Conti

Sempre Un Piacere Ascoltarlo! Mark Olson – Many Coloredf Kite

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Mark Olson – Many Colored Kite – Rykodisc – 26-07-2010

Questo è il secondo album da solista di Mark Olson dopo l’ottimo Salvation Blues del 2007, il disco in collaborazione con il vecchio pard dei Jayhawks, Gary Louris Ready For The Flood e la ripubblicazione del primo omonimo disco dei Jawhawks (aka The Bunkouse Album – per i due o tre che  ancora non lo sanno e si chiedono cosa diavolo voglia dire a.k.a., è l’acronimo di “also known as”, anche conosciuto come).

Per coronare questo periodo di frenetica attività il 26 luglio (sono in anticipo? Chissenefrega, fra pochi giorni escono i numeri doppi estivi dei mensili musicali e mi fregano l’anticipo, quindi…) esce il nuovo album solista di Olson che è orientato verso il suo mai sopito amore per un folk cantautorale anche di matrice britannica sixties senza dimenticare il sempre amato country-rock del filone “desertico”: il nostro amico abita a Joshua Tree, California con la sua nuova fidanzata e collaboratrice musicale, la norvegese Ingunn Ringvold in arte Sailorine, molto carina e che vedete nella foto accanto alla copertina del CD.

La ragazza è anche molto brava da quello che si può giudicare ascoltando i brani del suo album di debutto (ce n’è un secondo in arrivo) Girl In Sailor Suit, quello che si può sentire sul suo MySpace, il disco è uscito in Norvegia e non capisco “perfettamente” la lingua, per le note, ovviamente il disco è in inglese. In ogni caso lei fa parte della band di Mark Olson, suona piano, percusioni, chitarra acustica e si occupa delle armonie vocali, deliziosamente eteree.

Il disco è prodotto da Beau Raymond, lo stesso che si era occupato del disco in coppia con Louris e di Devendra Banhart, alla batteria c’è l’ottimo Danny Frankel, quando serve un’altra chitarra se ne occupa Neal Casal.

Altri ospiti? Yes! Per esempio nell’iniziale Little Bird Of Freedom che tanto ricorda il suono dei Jayhawks delle origini, la seconda voce che armonizza meravigliosamente con Olson è quella di Jolie Holland, il brano è molto bello, cresce ascolto dopo ascolto e l’intreccio tra le due voci è perfetto. Morning Dove è un brano folk come usavano fare i vecchi cantautori degli anni ’60, solo voce e chitarra acustica, mentre la successiva Many Colored Kite si avvicina alle sonorità del British Folk di quegli anni, una sezione ritmica aumentata dalle percussioni di Sailorine che si occupa anche delle armonie vocali, chitarre acustiche ed elettriche con un piccolo break di wah-wah che evoca anche un vago sentore psichedelico.

Blue Bell Song con le voci di Olson e della Ringvold che si amalgano molto bene è una bella canzone d’amore che ricorda quelle dell’epoca d’oro Jayhawks con meno elettricità (ma era Louris il rocker) ma sempre tanta passione. Beehive, con una discreta sezione d’archi emana quell’aria di serenità che ha sempre caratterizzato la musica di Olson. No Time To Live Without Her vede la partecipazione di Vashti Bunyan che armonizza bucolicamente in sottofondo con la sua voce sussurrante, piacevole ma non memorabile. Your Life Beside Us, ancora con archi e armonie vocali, di nuovo piacevole ma in parte scontata. Scholastica sarà anche già sentita (il titolo non aiuta) in quel suono country-rock tipicamente Jayhawks ma al sottoscritto piace, ricorda anche qualche cosa dei suoi dischi con i Creekdrippers e la prima moglie Victoria Williams (che fine ha fatto? Era malata di sclerosi multipla!), non ho riconosciuto la voce femminile, comunque le armonie vocali sono molto belle.

King Snake, ancora con gli archi, ha qualche sussulto della vecchia epicità dei dischi folk della Incredible String Band, mentre Wind And Rain, sempre con delle ottime armonie vocali è un bel country-rock con continui cambi di tempo e atmosfere vocali, non male. Conclude un’altra folk song, More Hours, cantata a due voci con Sailorine/Ingunn Ringvold, anche questa su un tono minore.

In definitiva un buon disco con delle punte di eccellenza e dei brani più deboli: a quando la reunion dei Jayhawks o un nuovo disco con Gary Louris visto che loro stessi hanno detto che Ready For The Flood poteva essere migliore?

Bruno Conti