Dieci Anni Di Canzoni In Un “Bignami” Del Blues Acustico, Ma Non Solo! Eric Bibb – In 50 Songs

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Eric Bibb – In 50 Songs – Dixiefrog Records – 3 CD

E’ ormai da quasi un ventennio che Eric Bibb, bluesman newyorchese domiciliato a Helsinki, Finlandia, dove vive con la moglie (e con Keb’ Mo uno dei leader del revival del blues acustico), si affaccia con puntuale regolarità sul mercato discografico, e dopo la bellezza di 28 album (per lo più in proprio), o con altri (Friends o Sisters & Brothers), arriva ora questa ulteriore retrospettiva In 50 Songs, un compendio delle registrazioni di Eric Bibb del passato decennio, distribuite su 3 CD, 50 brani, per oltre 3 ore di musica straordinaria.

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Eric è figlio d’arte, suo padre è il musicista e attore Leon Bibb (e lo zio era il grande jazzista John Lewis, del Modern Jazz Quartet) e il nostro è cresciuto a New York durante il boom della musica blues e folk dei sixties, quindi  con una sua formazione musicale ricca di stimoli, in quanto Dizzy Gillespie era di casa, e anche Pete Seeger era grande amico di papà Leon. A soli vent’anni lascia la famiglia per andare a vivere in Svezia dove inizia la carriera solista, proponendo la sua musica, una miscela ricca di blues ma che comprende elementi country, folk, gospel, soul, e reggae, eseguita in modo vario e inappuntabile, cantata con una voce che è difficile dimenticare. Per ovvi motivi di spazio, non sto a elencare (come di consueto) tutti i brani di questa raccolta, mi limito a ricordarvi per ogni CD i brani più significativi, segnalando che, purtroppo, non ci sono “gioielli” tratti dagli album Just Like Love (02), Family Affair (04), Get On Board (08) e Blues, Ballads & Work Songs (11).

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Il CD 1 è composto da brani estratti da Natural Light (03), Friends (04), A Ship Called Love (05), Praising Peace (06) e Diamond Days (06), tra cui spiccano l’iniziale In My Father’s House dal ritmo sincopato https://www.youtube.com/watch?v=K6oMzZYja94 , Heading Home con una dolce armonica, la ballata acustica Sittin’ In A Hotel Room, il blues tradizionale Boll Weevil, e duetti di spessore, con la bravissima Ruthie Foster in For You https://www.youtube.com/watch?v=2elOFzR5Kts , con Kristina Olsen in If I Stayed https://www.youtube.com/watch?v=PH69Q74b0EU e il gospel 99 ½ Won’t Do con il grande Guy Davis https://www.youtube.com/watch?v=7yoIl6gBfto .

Il CD 2 pesca invece da album più recenti come Spirit I Am (08), Live A’ Fip (09), Deeper In The Well (12) http://discoclub.myblog.it/2012/02/09/saluti-dalla-louisiana-eric-bibb-deeper-in-the-well/  e l’ultimo Jericho Road (13), aperto dalla meravigliosa Dance Me To The End con la partecipazione di Jerry Yester, passando per l’ammaliante soul di A Ship Called Love, la solare Dig A Little Deeper In The Well che non sfigurerebbe in un disco di Jimmy Buffett, i caldi ritmi “caraibici” di On My Way To Bamako con Habib Koitè https://www.youtube.com/watch?v=MTQnYyyAFCo , la gara di bravura con Martin Simpson in The Cape https://www.youtube.com/watch?v=IIECz7Y01-U , e il tradizionale Hold On, quasi nove minuti di pura magia elettroacustica dal vivo.

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Il CD 3 oltre a delle rarità, come il duetto con Taj Mahal in Goin’ Down Slow, il blues acustico di Don’t Ever Let Nobody… e Bourgeois Blues, il gospel di Send Us Brighters Days ancora con Habib Koitè, presenta tre brani inediti, il tradizionale Wayfaring Stranger quasi sussurrato, una Shingle By Shingle dove risalta la bella voce di Eric, andando a chiudere con un altro tradizionale Needed Time, con sonorità “cajun” che mi ricordano i bravissimi Beausoleil di Michael Doucet https://www.youtube.com/watch?v=pvRvt6AQHuk .

Eric Bibb è sicuramente uno dei massimi esponenti contemporanei della scena folk-blues, anche se si esprime in una dimensione leggermente più cantautorale (rispetto ai vari Davis e Keb Mo, per citarne alcuni altri), con una personalità musicale che sembra riscrivere le tradizioni in un suo personale viaggio tra folk, blues e musica d’autore.

Per chi non lo conosce un’occasione unica per portarsi a casa, con pochi euro, un “bignami” della musica di Eric Bibb, 50 canzoni che sono come “i gioielli della corona”: un suggerimento per un regalo, ad altri o a voi stessi, di cui non dovrete pentirvi.

Tino Montanari

Novità Di Settembre Parte I. Southside Johnny, Chris Rea, Martin Simpson, Richmond Fontaine, Kd Lang, Lindsey Buckingham, Slaid Cleaves, Horrible Crowes, Eccetera

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Ripartiamo con le uscite della prima settimana di settembre, giorno 6 per la precisione. Ricordato che martedì escono Jeff Bridges e Ry Cooder per il mercato europeo (e italiano) nonché il nuovo Eric Sardinas già recensito in illo tempore e il secondo tributo a Buddy Holly di cui vi ho riferito ieri. Vi ricordo altresì che considerando che spesso non ho poi il tempo (nonostante tutta la buona volontà) di ritornarci con recensioni più apporfondite spesso approfitto di questo spazio delle anticipazioni per delle mini-recensioni.

Per esempio quel Southside Johnny & The Asbury Jukes arriva assolutamente a sorpresa. Si tratta di un CD doppio dal vivo che esce per la Secret Records (!?!) a prezzo speciale, registrato in quel di Newcastle, Opera House il 26 novembre 2002 e riporta anche una presentazione brano per brano dei contenuti ad opera dello stesso Southside Johnny. Occhio perché era già uscito nel 2009 con il titolo From Southside to Tyneside e in DVD come Live At The Opera House. Se non lo avete vale la pena.

Questi i brani:

  1. Take It Inside
  2. Baby Don’t Lie
  3. All Night Long
  4. Long Distance
  5. Gin Soaked Boy
  6. Without Love
  7. No Easy Way Down
  8. Coming Back
  9. All I Needed Was You
  10. Living With The Blues
  11. Help Me
  12. Cadillac Jack’s Number One Son
  13. This Time Baby’s Gone For Good
  14. Some Thing’s Just Don’t Change
  15. I Won’t Sing
  16. Pipeline
  17. Sleepwalk
  18. I Don’t Want To Go Home
  19. I Don’t Want To Go Home – Reprise
  20. Passion Street
  21. This Time Is For Real
  22. Hearts Of Stone

Martin Simpson è uno dei cantautori (e chitarristi) più talentuosi della scena folk britannica, e non solo. Questo nuovo Purpose + Grace prosegue nella sua rinascita artistica ed è forse il suo album più bello e compiuto di sempre. C’è solo un brano originale firmato da Simpson più uno strumentale, ma covers di Brothers Under The Bridge di Springsteen con Richard Thompson all’elettrica, Little Liza Jane con BJ Cole alla pedal steel, Brother Can You Spare A Dime cantata da Dick Gaughan, Strange Affair di Richard Thompson con la voce di June Tabor, compensano abbondantemente. Senza dimenticare la title-track, un brano scritto da Yip Harburg, lo stesso di Somewhere Over The Rainbow. Etichetta Topic Records. 

Nuovo album per i Richmond Fontaine, The High Country. Il gruppo di Willy Vlautin, uno dei migliori della scena indipendente americana questa volta si è spinto fino a realizzare quello che loro hanno definito una song-novel. Un vero e proprio romanzo breve che racconta, attraverso 17 brani, la travagliata storia d’amore tra un meccanico e una cassiera, ambientata in una piccola cittadina dell’Oregon. Se mantiene fede alle premesse potrebbe essere un ennesimo grande disco di questo misconosciuto gruppo. Bravissimi e da conoscere, se non avete già provveduto. Esce per la El Cortez Records.

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Anche questa volta non manca “a volte ritornano”: Chris Rea su Rhino Records pubblica questo nuovo Santo Spirito Blues che continua nel suo riscoperto spirito Blues. C’è la versione singola con 13 brani nuovi e quella quintupla con altri due CD e due DVD. Questi ultimi sono un documentario sul duro mondo delle corride e uno sulla città di Firenze entrambi con la colonna sonora di Rea. Costa poco più di un doppio, quindi vedete voi.

Lindsey Buckingham in questo Seeds We Sow che esce per la Eagle Records, suona tutti gli strumenti, canta, mixa e produce. Il suo sesto album da solista ritorna alle sonorità del periodo Tusk (più o meno).

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La BGO pubblica questo doppio CD con i primi tre album di Jessi Colter, I’m Jessi Colter, Jessi e Diamond in The Rough, tutti e tre gli album pubblicati negli anni ’70 e molto belli per la moglie di Waylon Jennings. Outlaw Country di gran classe. Attenzione perchè l’australiana Raven ha messo in circolazione un doppio Cd piuttosto caro dove ci sono solo il primo e il terzo disco.

La Left Media inglese continua nella sua serie di pubblicazione di dischi dal vivo (semi) ufficiali, dopo Springsteen e Jackson Browne adesso è la volta di K.D. Lang con questo Summertime In The Windy City The Lost Transmission che è appunto un broadcast radiofonico dai Soundstage Studios di Chicago nel 1993. 15 brani più 5 bonus registrate tra il 1987 e il 1992 nei vari Tonight Show, SNL, Letterman e Arsenio Hall Show. Per i fans (e le fans soprattutto direi, in questo caso)!

All’inizio dell’anno è scomparso silenziosamente Gerry Rafferty (anch’io mi sono dimenticato di segnalarlo), ora la EMI gli dedica giustamente una doppia Collector’s Edition di City to City il suo album più celebre quello con Baker Street. Una curiosità: nel secondo CD, quello con i demo originali inediti c’è una versione di “quel brano” che sostituisce il famoso assolo di sax di Raphael Ravenscroft con un assolo di wah-wah.

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Gli Horrible Crowes sono il side project di Brian Fallon dei Gaslight Anthem in coppia con Ian Perkins. Meno roots ed atmosferico, li hanno paragonati a Tom Waits e Afghan Whigs. A me questo Elsie sembra decisamente bello ed in alcuni brani affiora una spirito Springsteeniano come in Behold The Hurricane e Go tell everybody. Etichetta SideOne Dummy Records.

Stephin Merritt sarebbe Mr. Magnetic Fields e questo Obscurities, come da titolo, è una raccolta di rarità sia come solista che con il gruppo (che poi è sempre lui). Domino Records.

Questo doppio dei 16 Horsepower su Glitterhouse più o meno è la stessa cosa, rarità e b-sides nel secondo CD e nel primo i brani preferiti dai fans scelti in rete. Da lì il titolo, Yours Truly.

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Per gli appassionati di folk inglese questa è un’altra bella sorpresa. Si chiama Cecil Sharp Project 2011 e prende lo spunto dal grande musicologo inglese. Una confezione CD e DVD che riporta i risultati dell’incontro di otto musicisti britannici, prima in un cottage inglese e poi in una serie di concerti tra cui uno alla Cecil Sharp House a Londra (mai stati? E’ da vedere se capitate a Londra).Si tratta di Steve Knightley, Jackie Oates, Andy Cutting, Caroline Herring, Jim Moray, Patsy Reid, Leonard Podolak and Kathryn Roberts. Alcuni li conosco e sono molto bravi altri mi sono ignoti ma il progetto sembra intrigante. Temo una non facile reperibilità, etichetta Shrewsbury Folk Fest.

Altro doppio, questa volta solo CD, sempre dal vivo, per Slaid Cleaves uno dei migliori cantautori folk-country dei giorni nostri, una sorta di Townes Van Zandt senza le stesse tendenze autodistruttive. Si chiama Sorrow And Smoke: Live at The Horsehoe Lounge ed esce per la Music Road Records.

Secondo John Mayall è stato il miglior chitarrista che ha militato nei suoi Bluesbreakers (ma si sa che Mayall è un po’ anzianotto, meglio di Clapton, Peter Green e Mick Taylor? Shurely sham misstake come direbbe un inglese ubriaco). Comunque Buddy Whittington è un signor chitarrista e questo Six String Svengali, il suo secondo disco da solista pubblicato dalla Manhaton Records è un ottimo esempio di Texas Blues-rock. Tra l’altro Whittington dopo aver suonato con Clapton al concerto per i 70 anni di Mayall aveva dichiarato che Eric era il suo “eroe” da sempre.

That’s All Folks. A proposito di Blues, visto che entriamo in periodo Busca e quindi nei prossimi giorni sarò alla prese con alcune interessanti uscite nel genere, non le ho inserite nelle Anticipazioni.

Come il nuovo, fantastico, Tom Russell, Mesabi cui dedicherò uno spazio apposito. Comunque esce anche lui martedì 6 settembre per la Shout Factory in Usa e il 12 per la Proper in UK. Recensione in mezzo a quelle date. In ogno caso la cover di A Hard Rain’s A Gonna di Dylan con Lucinda Williams e Calexico è uno dei brani dell’anno!

Bruno Conti

Un Affare Di Famiglia. Eliza Carthy & Norma Waterson – Gift

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Eliza Carthy & Norma Waterson – Gift – Topic Records

Eliza Carthy e Norma Waterson sono figlia e madre, hanno fatto molti dischi insieme ad altri componenti della famiglia (la Waterson Family, Waterson:Carthy) ma mai come duo. Questo disco colma la lacuna e si candida autorevolmente a miglior disco folk tradizionale dell’anno.

A questo punto sapete di che argomento si tratta ( e sapete che a me, e quindi in questo blog, piace spaziare in tutti generi) e quindi chi non è interessato all’argomento se ne può andare!

Siamo rimasti in pochi? Spero di no, comunque aggiungiamo qualche altro elemento: il babbo di Eliza e quindi marito di Norma è il grande Martin Carthy, membro fondatore degli Steeleye Span e poi autore di una gloriosa carriera solista, ma spesso in coppia (Dave Swarbrick) o in gruppo (i Brass Monkey, Blue Murder) con altri artisti del folk tradizionale e quindi spesso anche con i Watersons, ma in questo caso svolge, in modo impeccabile, il ruolo di comprimario e collaboratore, con lui ci sono Oliver Knight, cugino di Eliza, chitarrista e polistrumentista, che cura con la stessa Carthy la produzion del disco, Danny Thompson, magnifico come sempre al contrabasso e Marry Waterson, la sorella di Oliver Knight a confermare che trattasi di “Affare di Famiglia”. In effetti ci sarebbero anche Martin Simpson e Aidan Curran, ma diciamolo!

Il risultato è strepitoso: spesso si usa il termine Grande Vecchio per indicare un personaggio fondamentale nell’ambito di un genere musicale, ma trattandosi di una signora, Norma Waterson userei il più rispettoso Gran Dama del folk britannico (Sandy Denny non c’è più ma operava in un ambito diverso e secondo me è fuori concorso, Shirley Collins si è ritirata da molti anni, Maddy Prior e Jacqui McShee operano in un ambito più elettrificato e possono competere più con Eliza Carthy). Alla tenera età di 71 anni (oltre un certo limite si può dire anche l’età di una signora) è ancora in possesso di una voce straordinaria, potente ed espressiva come poche e la pur brava figlia, se si può dire, non gli fa un baffo, ma è soprattutto quando cantano insieme che diventano straordinarie.

Si capisce fin dall’iniziale strepitosa rilettura del tradizionale Poor Wayfaring Stranger dove le voci di Norma e Eliza con il contributo non indifferente di Marry si alternano e si intrecciano con incredibile naturalezza con la chitarra di Curran e il contrabbasso di Thompson, ma è subito chiaro che l’assoluta protagonista è Norma Waterson che l’autorevole rivista Mojo ha definito la più squisita voce del panorama musicale inglese, così, senza distinzione di sesso e genere.

La figlia Eliza Carthy, anche eccellente violinista e mandolinista, ha provato anche varie escursioni in un genere più mainstream anche cantautorale (lo so, l’ho detto ancora!) con una decina di album a nome proprio e innumerevoli collaborazioni, familiari e non: in Little Grey Hawk conduce lei le danze, con la sua voce caratterizzata da una leggera raucedine, meno potente della mamma ma sempre rispettabile ed espressiva, il suo violino e il banjo di Martin Simpson accompagnano le operazioni.

Ma vediamo quelli che sono i brani fondamentali di un album tutto di alto livello ma che raggiunge i suoi picchi oltre che nel brano iniziale, nell’ottima e trascinante Bonaparte’s Lament, con anche un consistente lavoro strumentale di tutto l’ensemble di musicisti. The Rose And Lily è fantastica, un brano tradizionale che condivide un’atmosfera rarefatta e sospesa con la conosciutissima (anche dai profani del folk visto che l’hanno suonata un po’ tutti) John Barleycorn: l’interpretazione, in questo caso di Eliza Carthy, è magistrale, accompagnata da un violino, dal piano e dalla chitarra elettrica di Oliver Knight, oltre naturalmente alla mamma Norma, ci regala oltre 6 minuti di grande musica. watch?v=w_CxR3rkoZs

Ottima anche Bunch of Thyme con la voce senza tempo di Norma Waterson che intona uno dei brani tradizionali più affascinanti del canone folk britannico, ben coadiuvata dalle armonizzazioni della figlia Eliza, alle prese anche con viola e violino.

Interludio.

Se volete approfondire la grande tradizione di questa musica, nel 2009 la Topic Records ha pubblicato un fondamentale Box di 7 CD intitolato Three Score & Ten – A Voice To The People, con annesso libro formato LP di oltre 100 pagine, cofanetto che traccia i 70 anni di storia di questa etichetta che ha fatto la storia della musica popolare in Gran Bretagna (il prezzo è abbordabile).

Torniamo al CD: a questo punto c’è un delizioso medley tra Ukulele Lady e (If Paradise Is) Half As Nice), devo dire che Battisti/Mogol in chiave folk tradizionale inglese non li avevo mai sentiti ma escono vincenti anche da questa prova. Per gli inglesi il brano è famosissimo, è stato un numero 1 in Inghilterra nel 1969 per gli Amen Corner ma non sanno che, scritta originariamente per Ambra Borelli/La Ragazza 77 come il Paradiso della vita, un flop incredibile, è poi rimbalzata di ritorno dal Regno Unito ed è diventata Il paradiso di Patty Pravo. Ebbene la versione che ne fa il duo Carthy/Waterson in medley con l’old time jazz di Ukulele Lady è assolutamente imperdibile, in quanto i due brani prima eseguiti separatamente, nel finale si combinano, verso dopo verso fino a diventare un tutt’uno indivisibile. Una pausa di lievità in un disco altrimenti molto “serio”, ma il genere lo richiede.

L’ultimo brano che vorrei citare (ma, ripeto, è tutto di ottima fattura) è la conclusiva Shallow Brown, dove le famiglie Waterson e Carthy uniscono le loro voci (sette in tutto perché ci sono anche gli zii, Anne & Mike Waterson) in una versione corale e trascinante di questa ulteriore gemma della tradizione folk inglese.

Per molti ma non tutti, ma provate e potreste essere piacevolmente sorpresi anche già sapendo cosa vi aspetta.

Bruno Conti