Quando Gli “Aeroplani Blu” Volavano Alto ! Blue Aeroplanes – Access All Areas

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Blue Aeroplanes – Access All Areas – Edsel Recordings – CD + DVD

Fin dal lontano esordio, a metà anni ’80, i Blue Aeroplanes da Bristol, più che un giovane convenzionale gruppo pop-rock-punk, sono stati, fin dalla nascita, un collettivo aperto, in cui negli anni si sono avvicendati (nelle varie fasi) circa una trentina di musicisti. Figura centrale del collettivo è sempre stata Gerald Langley (poeta e cantante), con l’altro membro fisso e insostituibile,  il ballerino Wojtek Dmochowski, che hanno dato il primo tratto distintivo della proposta dei Blue Aeroplanes, dove in seguito, tra i nomi maggiormente coinvolti nel progetto, si ricordano Ian Kearey, Alex Lee, Paul Mulreany, John Langley (fratello di Gerard), il polistrumentista Dave Chapman, Rodney Allen, e il bravissimo chitarrista italiano Angelo Bruschini (che lasciato il gruppo in seguito collaborerà con i Massive Attack).

L’esordio discografico avviene con l’ambizioso Bop Art (84), con un uso non comune di sassofoni e cornamuse, a cui faranno seguito la sofisticata psichedelia di Tolerance (85) e Spitting Out Miracles (87), dopo i quali vengono notati e firmano un contratto con l‘etichetta Chrysalis che li porta ad incidere Swagger (90) in cui spicca la presenza di un loro dichiarato fan come Michael Stipe dei R.E.M., arrivando, per chi scrive, al loro capolavoro Beatsongs (91), ristampato in CD nel 2013 in versione doppia espansa, dove si trovano “perle” come il folk-rock di Yr Own World, Fun, e una strepitosa cover di Paul Simon, The Boy In The Bubble https://www.youtube.com/watch?v=vMm98bp7Ihk . Nonostante il plauso della critica, i posti alti delle classifiche restano interdetti a Langley e soci, complice anche una vena creativa che scivola lentamente in lavori interlocutori quali Life Model (94), Rough Music (95) e Fruit (96), poi il gruppo sparisce dalle scene per qualche anno, per ricomparire con gli intriganti Cavaliers (00) Altitude (06), Harvester (07), e dopo un’altra lunga pausa con Anti-Gravity (11), edito solo in vinile (e in un doppio CD limitato, disponibile solo sul loro sito) ma che certifica perlomeno che sono ancora attivi.

Questo Access All Areas li riprende (in tutti i sensi, visto che c’è anche il video) nel loro periodo migliore, al Town & Country Club di Londra nel ’92, con un set essenzialmente ad “alta energia”, con un mix di brani pescati dai loro album più acclamati, Swagger e Beatsongs, ed un paio di cover d’autore, con il frontman Langley a declamare canzoni e versi in puro stile “beatnik”, e il ballerino Dmochowski  catturato e ripreso in tutta la sua gloria nel DVD, il resto della line-up composta da Rodney Allen e Angelo Bruschini alle chitarre, Alex Lee alle tastiere, Andy McCreeth al basso, Jenny Marotta alla batteria, e la brava Rita Lynch alle armonie vocali e chitarra, davanti ad un pubblico caloroso e birre a fiumi.

Il concerto si apre con il maestoso riff di chitarre di Jacket Hangs (la trovate su Swagger), per poi proseguire con il suono energico e aggressivo di Broken And Mended e Jealous Time, la fragorosa Vade Mecum Gunslinger, e il folk rock fascinoso della nota Yr Own World. Una cascata di suoni si manifesta in Beautiful Is (As Beautiful Does) https://www.youtube.com/watch?v=D32zOlwA5oM , seguito dal rock psichedelico di And Stones e una Pony Boy, che ricalca le cavalcate chitarristiche tanto care ai Crazy Horse di Neil Young https://www.youtube.com/watch?v=m0B4EwDQc6M , andando a chiudere con due cover sorprendenti, Bad Moon Rising di Fogerty dall’acclamato Green River del periodo Creedence https://www.youtube.com/watch?v=ydGbwqi2mxI , e una Breaking In My Heart di Tom Verlaine, dall’album omonimo del ’79.

I Blue Aeroplanes non sono il classico gruppo “redivivo”, anche perché probabilmente pochi se li ricordano (puree se in quegli anni erano uno dei nomi di punta del rock indipendente inglese), allora ben venga questa proposta che ci permette di ascoltare (e vedere) uno di quei concerti senza tempo, che si fatica a collocare in un genere o filone, con la voce davvero unica di Langley (che si fa perdonare il fatto di “recitare” più che cantare), il tutto per una “performance” travolgente e mozzafiato. (Ri)scopriteli !

Tino Montanari

I Peggiori Dischi Del 2010? Vediamo Chi Ha Coraggio!

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In attesa di partire con nuove e “vecchie” recensioni mi gingillo ancora un po’ con queste liste di fine anno. Devo dire che ho fatto un po’ di ricerche per trovare delle classifiche sui Peggiori Album dell’album e l’unica di una rivista autorevole che ho trovato è quella di Entertainment Weekly. Sono gli unici che hanno avuto il coraggio di stilare una cinquina dei “Worst Albums of 2010” (io ce li ho in mente ma per timore di minacce fisiche non li direi neppure sotto tortura, che è un controsenso ma ormai l’ho scritto): si tratta dei 3 che vedete qua sopra, ovvero Lil Wayne Rebirth che ha avuto una quasi unanimità di giudizi negativi, Santana Guitar Heaven, che un po’ se l’è cercata (alcuni accoppiamenti sono veramente penosi) e Liz Phair con Funstyle. Gli altri sono Bret Michaels, il “mitico” (alla Galeazzi) cantante dei Poison con Custom Built e Christina Aguilera con Bionic. Quello che è interessante notare è che ( a parte Liz Phair) tutti gli album hanno raggiunto i Top 5 delle classifiche USA e quello della Aguilera è addirittura andato direttamente al n°1 in Inghilterra, salvo far registrare la settimana successiva la più brusca discesa nella storia delle classifiche del Regno Unito precipitando al 29° posto. Questo come curiosità.

Ma ci sono anche quelli più pavidi che hanno annunciato i loro disappointing Albums del 2010, ovvero “Deludenti” e sono perlopiù Blog. Senza citare la concorrenza (sarebbe pubblicità gratuita) vi elenco qualche titolo che, diciamo, non ha incontrato i gusti della critica: nell’ambito dell’Alternative Rock Belle and Sebastian Write About Love, Blonde Redhead Penny Sparkle, l’album omonimo degli Interpol. Ma anche il disco di M.I.A Maya che peraltro appare anche tra i migliori in altre classifiche.

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In un sito appare anche questa divertente foto, prima della lista delle delusioni. E anche qui il n° 1 è M.I.A e il n° 4 MGMT Congratulations. Paura di eventuali ritorsioni? Non si sa mai! Anche i Massive Attack con Heligoland non hanno, per usare un eufemismo, particolarmente entusiasmato, pur vendendo in modo consistente. Ma non dimentichiamo il fenomeno dell’acquisto a scatola chiusa, poi se ti trovi un “tacchino freddo” sono cavoli tuoi. Oltre a M.I.A. e Blonde Redhead che spopolano in varie liste anche l’ultimo di John Legend con i Roots Wake Up non è piaciuto a molti. Anche le Hole di Nobody’s Daughter, nuovamente MGMT e Broken Bells tra coloro che appaiono anche tra i migliori. Con mia sorpresa viene (mal)trattato anche il disco di Sarah Harmer Oh Little Fire che viceversa al sottoscritto era piaciuto molto delizie-pop-estive-canadesi-sarah-harmer-oh-little-fire.html, ma ognuno ha il diritto di esprimere il suo giudizio.

Ma poi non è vero che solo i Blog si sono esposti in questo senso: il NME qualche album deludente, fuori dai denti, l’ha elencato, a titolo personale del giornalista o del lettore che ha scritto. E quindi vai con i Midlake e Sufjan Stevens The Age Of Adz (stai attento Luke Lewis!), ma anche Cee Lo Green, Kings Of Leon, Paul Smith Margins (e chi cacchio è?), Massive Attack di nuovo, The Drums, Klaxons e molti lettori che non apprezzano gli Arcade Fire che si sono piazzati al n° 2 tra i migliori.

Ci sarebbero poi le delusioni in ambito metal, hip-hop e reggae ma ve le risparmio se non siete fans del genere.

Però sotto tortura forse i Santana mi sarebbe scappato pure a me! Disappointing naturalmente. E a voi?

Bruno Conti