Questa E’ La Vera Musica Latino-Americana! The Mavericks – En Espanol

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The Mavericks – En Espanol – Mono Mundo/Thirty Tigers CD

I Mavericks, che quest’anno festeggiano i trent’anni di carriera, si possono ormai considerare una delle band cardine del panorama musicale americano. Dopo aver raggiunto il successo negli anni novanta con dischi come What A Crying Shame, Music For All Occasions e Trampoline, il gruppo di Miami è stato sciolto dal leader Raul Malo che voleva perseguire una carriera come solista, una separazione che è durata ben quindici anni (a parte una reunion estemporanea nel 2003 con il peraltro incerto The Mavericks). Una volta riformatisi, i nostri sono riusciti disco dopo disco a tornare ai livelli di un tempo (specie con gli ultimi due lavori Brand New Day e Play The Hits https://discoclub.myblog.it/2019/11/25/una-gran-bella-collezione-di-successidegli-altri-the-mavericks-play-the-hits/ ), ed oggi sono giustamente considerati una di quelle band in grado di suonare qualsiasi cosa, che sia country, rock’n’roll, pop, swing, musica di stampo messicano o ballate romantiche alla Roy Orbison, grazie alla grande voce del leader ed alla bravura strumentale degli altri tre (Eddie Perez, chitarre, Jerry Dale McFadden, piano ed organo, Paul Deakin, batteria).

Dopo aver provato quasi tutti i generi musicali, quest’anno Malo ha voluto realizzare un progetto da sempre nei suoi pensieri, e cioè un intero disco di musica latina cantato in spagnolo, un proposito favorito anche dalle sue origini cubane. Il disco in questione si intitola appunto En Espanol, ed in dodici canzoni esplora splendidamente la musica latina in varie sfaccettature: ci sono brani chiaramente che risentono dell’influenza cubana, ma anche tanto Messico, un pizzico di contaminazione sudamericana e perfino come vedremo un pezzetto di Italia. Ma quello che più conta è che En Espanol (prodotto come sempre da Malo e Niko Bolas, storico collaboratore di Neil Young) è un album davvero godibile, suonato in maniera perfetta e cantato meravigliosamente da Raul, che con gli anni sembra migliorare disco dopo disco. In più, il suono è rinforzato come già negli ultimi lavori dai Fantastic Five, un combo che conta sulla splendida fisarmonica ed il bajo sexto di Michael Guerra, una sezione fiati di tre elementi ed il basso di Ed Friedland, più il contributo in tre brani del bravissimo pianista Alberto Salas ed in uno del mitico Flaco Jimenez e del suo inseparabile accordion (e non manca in diversi pezzi l’uso dell’orchestra, fortunatamente mai in maniera ridondante).

En Espanol è bilanciato tra cover (sette) e brani originali (cinque), e sono proprio questi ultimi la vera sorpresa, in quanto sembrano in tutto e per tutto canzoni appartenenti alla tradizione. I pezzi scritti da Malo (da solo o con altri) iniziano con la splendida Recuerdos, un brano dall’atmosfera latina anni sessanta, con grande musicalità da parte della band e dei fiati e la voce di Raul che è uno spettacolo a parte: il ritornello, poi, è irresistibile. Poder Vivir è un solare corrido messicano che sembra tradizionale al 100%, con Guerra che fa il bello e il cattivo tempo; Mujer è un godibile bolero che fa incontrare Messico e Cuba, e si contrappone alla melodiosa Pensando En Ti, uno slow dal sapore d’altri tempi cantato con grande intensità, ed alla vibrante Suspiro Azul, cadenzata e coinvolgente. E veniamo alle cover: il CD si apre con La Sitiera (scritta da Rafael Lopez Gonzalez e resa popolare da Omara Portuondo), introdotta da un evocativo chitarrone twang subito doppiato dall’orchestra, poi arriva la voce potente di Malo che prende subito il possesso del brano; non ci sono altri strumenti fino al terzo minuto, quando entra il resto della band insieme ad una tromba mariachi, conducendo la canzone al termine in maniera spettacolare.

No Vale La Pena (del grande cantante messicano Juan Gabriel) è una gioiosa fiesta piena di suoni e colori, con la fisa di Flaco a duettare baldanzosamente con Malo, mentre i Mavericks sembrano un gruppo proveniente da Guadalajara più che dagli Stati Uniti; Sombras Nada Mas, un pezzo reso noto da Javier Solis, è un lento strappalacrime con i nostri che bilanciano perfettamente antico e moderno (e Raul sembra davvero Orbison), mentre Me Olvidé De Vivir è addirittura appartenente al repertorio di Julio Iglesias (che figura anche tra gli autori), ed il brano mantiene lo stile latino-pop romantico del famoso cantante spagnolo anche se Malo e compagni fanno la differenza per quanto riguarda il suono. La nota Sabor A Mi è uno dei più celebri bolero della musica latina (l’hanno fatta un po’ tutti, dai Los Panchos a Luis Miguel), ed i nostri la eseguono con classe, eleganza e rispetto per la struttura originale. L’aggancio con l’Italia di cui parlavo prima è con Cuando Me Enamoro, adattamento della famosa Quando Mi Innamoro (che nel booklet viene attribuita ad Andrea Bocelli, che però è solo l’ultimo in ordine di tempo ad averla proposta, essendo originariamente un pezzo presentato a San Remo nel 1968 da Anna Identici): la canzone è quella in assoluto con l’arrangiamento meno “latino”, ma si mantiene ben ancorata nei sixties e risulta alla fine tra le più gradevoli.

Le cover (ed il CD) terminano con la pimpante Me Voy A Pinar Del Rio (della celebre cantante cubana Celia Cruz), una delizia a tempo di mambo, decisamente trascinante e perfetta per concludere in crescendo un album che mi sento di consigliare anche a chi non ne può più di musica finto-latina e danzereccia: i Mavericks sono un gruppo vero, ed En Espanol è un disco divertente ma concepito con grande serietà ed amore.

Marco Verdi

Il “Pronipote” Torna A Breve Distanza Dal Disco Precedente, Con Un Lavoro Ancora Migliore. Charley Crockett – Welcome To Hard Times

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Charley Crockett – Welcome To Hard Times – Son Of Davy/Thirty Tigers CD

A distanza di meno di un anno dall’ottimo The Valley torna con un disco nuovo di zecca Charley Crockett, countryman texano e diretto discendente di Davy Crockett https://discoclub.myblog.it/2019/10/12/un-countryman-di-talento-con-nobili-discendenze-charley-crockett-the-valley/ . E dire che dopo l’operazione a cuore aperto che gli aveva salvato la vita nel gennaio 2019 Charley aveva deciso di prendere le cose con più calma, ma evidentemente questo per lui è un periodo di grande ispirazione ed i risultati lo confermano. Crockett fa musica country dura e pura come si usava fare cinquanta/sessanta anni fa, un genere che prende spunto direttamente da Hank Williams e da altri pionieri del genere per spingersi al massimo ai primi album per la Columbia di Johnny Cash ed a George Jones per quanto riguarda le ballate in stile honky-tonk. Ma Charley non si limita a ripetere pedissequamente certe sonorità: intanto è dotato di una penna eccellente, e poi riesce ad infondere in ogni canzone una particolare attitudine fiera e quasi sfrontata, come se sotto sotto covasse un’anima irrequieta da rocker.

Welcome To Hard Times, titolo più che mai attuale, è il lavoro di un artista in costante crescita in quanto è ancora meglio del già notevole The Valley (che contava anche parecchie cover, mentre qui i brani autografi sono quasi la totalità), più convinto e con una miscela ancora più intrigante di country, musica western e honky-tonk songs: l’album è prodotto da Mark Neill e vede contributi in fase di scrittura di alcune canzoni da parte di Dan Auerbach e Pat McLaughlin oltre alla presenza di sessionmen tanto validi quanto sconosciuti che rispondono ai nomi di Kullen Fox, Colin Colby, Alexis Sanchez, Nathan Fleming, Mario Valdez e Billy Horton. Che il disco sia di quelli giusti lo si capisce fin dalla title track posta in apertura, un delizioso honky-tonk con gran lavoro di pianoforte ed un’atmosfera western che si sposa benissimo con la melodia d’altri tempi (e la voce è perfetta). Run Horse Run è una polverosa country & western song dal ritmo alla Cash ed un ottimo assolo di steel: non la vedrei male in un film di Quentin Tarantino.

Don’t Cry è limpida, tersa e decisamente orecchiabile, con richiami agli anni sessanta ed uno script solido, ed è ancora meglio Tennessee Special, altra honky-tonk song splendida e cantata con piglio da consumato countryman, con la solita steel a ricamare sullo sfondo, mentre Fool Somebody Else è una sorta di brano dalla scrittura pop ma dal suono country, un contrasto piacevole e riuscito. La cadenzata Lilly My Dear, guidata dal banjo, è una grande canzone western che sembra uscita dal songbook di Johnny Horton o Merle Travis, sentire per credere; Wreck Me è un lento romantico sempre dal sapore sixties con un coro femminile ed uno stile che piacerebbe ai Mavericks, in contrasto (ma non troppo) con Heads You Win che è una country song pura e semplice, un genere che oggi fanno in pochi. Rainin’ In My Heart (non è quella di Buddy Holly) è più moderna, un coinvolgente pezzo di stampo rock con la steel a stemperare appena, ritmo sostenuto e bell’assolo di chitarra elettrica, Paint It Blue è di nuovo perfetta per uno spaghetti western e precede la splendida Blackjack County Chain, ottima cover di un brano scritto nel 1967 da Red Lane ma portata al successo da Willie Nelson (che la incise sia da solo che con Waylon), una western ballad coi fiocchi eseguita dal nostro con grande rispetto per l’originale.

Il CD si chiude con The Man That Time Forgot, ennesimo scintillante honky-tonk che più classico non si può, e con la fulgida cowboy song The Poplar Tree; c’è però spazio anche per due ghost tracks: la vivace e trascinante Oh Jeremiah, tra folk e bluegrass (molto bella), e la lenta e languida When Will My Troubles End. Charley Crockett si conferma un vero talento e valido esponente della country music più pura, e Welcome To Hard Times è la prova tangibile della sua crescita esponenziale.

Marco Verdi

Una Gran Bella Collezione Di Successi…Degli Altri! The Mavericks – Play The Hits

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The Mavericks – Play The Hits – Mono Mundo/Thirty Tigers CD

Quando ho letto che tra le uscite di Novembre c’era un album dei Mavericks intitolato Play The Hits ho subito pensato ad un’antologia o, meglio, ad un disco dal vivo incentrato sui loro brani più popolari, cosa che sarebbe stata anche logica dato il periodo pre-natalizio. Dopo essermi informato meglio ho invece constatato che Play The Hits è un lavoro nuovo di zecca da parte della band di Miami, nel quale i nostri rileggono alla loro maniera una serie di canzoni che sono stati dei successi nelle mani di altri artisti. Un album di cover in poche parole, scelta anche logica in quanto Raul Malo e compagni (Eddie Perez, Jerry Dale McFadden e Paul Deakin) fin dai loro esordi nell’ormai lontano 1991, quando venivano etichettati come country, erano in grado di interpretare qualunque tipo di musica, dal rock’n’roll al country, dal tex-mex alla ballata anni sessanta, passando per pop e ritmi latini (ricordo che Malo nasce da genitori cubani). Da quando i Mavericks si sono riformati nel 2003 la loro carriera è stata un continuo crescendo, ed il loro ultimo album di materiale originale, Brand New Day, è stato uno dei dischi più belli del 2017; lo scorso anno ci siamo divertiti con il loro album natalizio Hey! Merry Christmas! https://discoclub.myblog.it/2018/12/12/ancora-sul-natale-la-festa-e-qui-the-mavericks-hey-merry-christmas/ , ed ora Play The Hits ci fa vedere la bravura dei nostri nel prendere canzoni di provenienza abbastanza eterogenea e di plasmarle al punto da farle sembrare opera loro.

Con l’aiuto ormai abituale dei Fantastic Five (una sorta di gruppo-ombra che collabora con i nostri da diverso tempo, e che vede l’ottimo Michael Guerra alla fisarmonica, Ed Friedland al basso ed una sezione fiati di tre elementi) il quartetto ci regala 42 minuti di estrema piacevolezza, con undici brani scelti tra successi più o meno famosi rifatti con grande creatività ma senza stravolgere le melodie originali, nel segno quindi del massimo rispetto. Malo è ormai uno dei migliori cantanti in circolazione, una voce melodiosa e potente al tempo stesso che lo ha imposto da tempo come vero erede di Roy Orbison (ci sarebbe anche Chris Isaak, che però non può raggiungere l’estensione vocale di Raul), mentre i suoi tre compari sono in grado di suonare qualsiasi cosa. Il CD, prodotto da Malo con Niko Bolas (vecchio collaboratore di Neil Young), inizia in maniera decisa con Swingin’ (del countryman John Anderson), brano cadenzato che perde l’arrangiamento originale per acquistarne uno nuovo che si divide tra rock, swamp ed errebi, un mood trascinante e caldo grazie all’uso dei fiati e Raul che canta da subito alla grande. I fiati colorano ancora di rhythm’n’blues la mitica Are You Sure Hank Done It This Way di Waylon Jennings, con i nostri che mantengono il passo del compianto artista texano in mezzo ad un suono forte ed impetuoso; Blame It On Your Heart è un pezzo di Patty Loveless che qua diventa uno splendido tex-mex tutto ritmo, colore e grinta, con Guerra che fa il suo dovere alla fisa ed i nostri che confezionano una performance irresistibile.

Don’t You Ever Get Tired (Of Hurting Me), di Ray Price, è un delizioso honky-tonk lento con buona dose di romanticismo e solita prestazione vocale da favola di Malo, e Guerra che garantisce anche qui un sapore di confine. I nostri omaggiano anche Freddy Fender con una toccante versione di Before The Next Teardrop Falls: bellissima melodia cantata un po’ in inglese un po’ in spagnolo ed ancora la grandissima voce del leader a dominare (davvero, non ci sono molti cantanti a questo livello in circolazione), mentre è sorprendente la rilettura di Hungry Heart di Bruce Springsteen, che si tramuta in un country-swing con fiati dal sapore anni sessanta, con tanto di chitarra twang, una trasformazione decisamente riuscita che però non snatura l’essenza della canzone; Why Can’t She Be You è una versione jazzata e raffinatissima di un pezzo di Hank Cochran portato al successo da Patsy Cline (che ovviamente aveva cambiato il titolo volgendolo al maschile), con Mickey Raphael ospite all’armonica: grande classe. Once Upon A Time è un noto standard rifatto anche da Frank Sinatra, qui arrangiato come un ballo della mattonella in puro stile sixties, con l’aggiunta della seconda voce di Martina McBride, mentre Don’t Be Cruel non ha bisogno di presentazioni: famosissimo brano di Elvis che viene riproposto con un gustoso e trascinante arrangiamento tra country e big band sound, una meraviglia. Finale con un’intensa versione del classico di Willie Nelson Blue Eyes Crying In The Rain, solo Raul voce e chitarra (ma che voce), e con I’m Leaving It Up To You, una hit del dimenticato duo Dale & Grace che è una ballatona dal muro del suono potente ed un’atmosfera ancora d’altri tempi.

Quindi un altro ottimo disco in questo ricco autunno musicale.

Marco Verdi

Ancora Sul Natale: La Festa E’ Qui! The Mavericks – Hey! Merry Christmas!

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The Mavericks – Hey! Merry Christmas! – Mono Mundo/Thirty Tigers CD

Ho sempre trovato strano che un gruppo “festaiolo” come i Mavericks non avesse mai pubblicato un album a carattere natalizio (solo un singolo in occasione del Record Store Day del Novembre dello scorso anno), una mancanza alla quale la band capitanata da Raul Malo ha deciso di riparare oggi con questo nuovissimo Hey! Merry Christmas!, che si pone da subito come una delle uscite a tema stagionale più interessanti di questo 2018. Tanto per cominciare Malo e compagni (Eddie Perez alle chitarre, Jerry Dale McFadden alle tastiere e Paul Deakin alla batteria e percussioni) non hanno fatto come il 90% degli artisti, anche i più blasonati, che scrivono uno o due pezzi nuovi e poi si affidano quasi totalmente a classici brani della tradizione natalizia, ma hanno deciso di mettere a punto un vero e proprio disco nuovo, con ben otto pezzi su dieci composti ex novo e solo due cover. Una scelta del tutto insolita, non esclusiva (per esempio anche Rodney Crowell ha appena pubblicato un Christmas record di soli brani originali https://discoclub.myblog.it/2018/11/11/per-un-natale-texano-diverso-rodney-crowell-christmas-everywhere/ ), ma che rende il risultato finale decisamente personale e tipico dello stile dei nostri, che stanno vivendo un momento di ottima forma dato che Brand New Day, il loro lavoro del 2017, è senza dubbio il disco migliore che hanno prodotto in questi anni duemila https://discoclub.myblog.it/2017/04/20/sono-tornati-ai-livelli-di-un-tempo-mavericks-brand-new-day/ .

Hey! Merry Christmas! è quindi un album vario, divertente, pieno di suoni, ritmo e idee, suonato alla grande e cantato al solito in maniera strepitosa da Malo, una delle grandi voci del nostro tempo; la produzione è nelle mani di Raul stesso e di Niko Bolas, collaboratore storico di Neil Young e già da anni a fianco dei Mavericks, e la parte strumentale è potenziata da un altro gruppo chiamato The Fantastic Five, che comprende la bellissima fisarmonica di Michael Guerra, Ed Friedland al basso ed una sezione fiati di tre elementi (Julio Diaz e Lorenzo Ruiz alle trombe e Max Abrams al sax), con in più la ciliegina dei cori femminili a cura delle McCrary Sisters, che donano un tocco gospel al solito mix vincente di rock, pop, country, ballate e Messico. Il CD inizia proprio con la canzone del singolo del 2017, Christmas Time Is (Coming ‘Round Again), un brano gioioso e ricco di swing, dal ritmo sostenuto e con un arrangiamento che rispetta la tradizione dei classici pop natalizi ed un aggancio alle produzioni di Phil Spector. Ancora un Wall Of Sound decisamente allegro con la squisita Santa Does, introdotta da un sax sbarazzino, un pezzo dall’aria molto sixties ed un ritornello da canticchiare al primo ascolto; la cadenzata I Have Wanted You (For Christmas) ha un’atmosfera nostalgica ed un suono che è una via di mezzo tra pop e country (e con un tocco mexican), mentre Christmas For Me (Is You) è una ballatona d’altri tempi, lenta e jazzata, con una notevole prestazione vocale di Malo ed un accompagnamento di gran classe.

Santa Wants To Take You For A Ride ha una ritmica sinuosa ed un mood che ha più di un debito con Elvis, una sorta di rockabilly con fiati davvero piacevole; It’s Christmas Without You ha ancora un mood decisamente vintage, sembra uscita da un disco natalizio di fine anni cinquanta, ed è tra le più gradevoli (e poi Raul canta meravigliosamente). Ho parlato poco fa di Phil Spector, ed ecco proprio Christmas (Baby Please Come Home), uno dei brani più popolari del famoso album natalizio del grande produttore newyorkese (la cantava Darlene Love): Malo e soci rispettano l’arrangiamento originale e tirano fuori una performance di grande forza, le sorelle McCrary forniscono adeguato supporto vocale e la canzone ne esce alla grande. Hey! Merry Christmas! è puro rock’n’roll, sempre con un occhio al passato, ed i nostri dimostrano di divertirsi un mondo, One More Christmas è nuovamente pop di classe, con suoni dosati alla perfezione ed atmosfera che resta inchiodata ai suoni di più di cinquanta anni fa. Chiusura con una rilettura al solito raffinatissima di Happy Holiday, canzone scritta da Irving Berlin e portata al successo da Bing Crosby nel lontano 1942. Mavericks e il Natale sono fatti gli uni per l’altro, e questo dischetto lo dimostra in maniera inequivocabile.

Marco Verdi

Carina, Brava E Con Le Amicizie Giuste! Whitney Rose – Rule 62

whitney rose rule 62

Whitney Rose  – Rule 62 – Six Shooter/Thirty Tigers CD

Sono passati sono pochi mesi dall’ottimo EP South Texas Suite http://discoclub.myblog.it/2017/03/02/texana-no-canadese-whitney-rose-south-texas-suite/ , ma la giovane Whitney Rose (artista canadese di nascita ma americana d’adozione) è già tornata tra noi, questa volta con un full length intitolato Rule 62. La carriera della brava (e bella) artista è legata a doppio filo con la figura di Raul Malo, che ha prodotto l’EP del 2017 ed anche il precedente album di Whitney (e secondo in assoluto) Heartbreaker Of The Year, e la scintilla è scattata quando la Rose ha aperto nel 2013 i concerti dei Mavericks: Malo si è innamorato, professionalmente si intende, della country singer canadese e l’ha guidata passo dopo passo, fino a questo nuovo album che già dal primo ascolto si candida come il migliore dei tre pubblicati dalla ragazza (ed alla produzione oltre a Raul c’è anche un’altra nostra vecchia conoscenza: Niko Bolas, vecchio braccio destro di Neil Young).

Il matrimonio musicale tra la Rose e Malo funziona alla grande, in quanto lo stile di Whitney si ispira direttamente al country più classico, quello di Patsy Cline e Hank Williams (anche se la grinta da rocker alla giovane non manca di certo), e le atmosfere un po’ retro predilette da Raul si sposano alla perfezione con certe sonorità. Se aggiungiamo che la Rose ha anche buone capacità di scrittura e che al disco partecipa una bella serie di musicisti di valore (tra cui il batterista dei Mavericks, Paul Deakin, il bassista Jay Weaver, anch’egli ultimamente con la band di Raul, il fiddler Aaron Till, già con gli Asleep At The Wheel, il chitarrista Kenny Vaughn e l’ottima pianista Jen Gunderman), non è difficile capire perché questo Rule 62 è un lavoro da tenere in considerazione. L’avvio è splendido: I Don’t Want Half (I Just Want Out) è country puro e cristallino, un honky-tonk del genere che Malo e soci facevano ad inizio carriera, cantata da Whitney con la voce giusta e dal suono scintillante. La mossa Arizona ha il ritmo tipico di certe cose del Sir Douglas Quintet (e quindi profuma di Texas), e l’uso del sax dona ancora più colore al sound, Better To My Baby è molto anni sessanta, con un tipo di arrangiamento in cui Malo è un maestro (c’è anche un bel chitarrone twang), ma Whitney non vive di luce riflessa, è brava e ha le idee chiare.

E poi le canzoni se le scrive da sola. La languida You Never Cross My Mind dimostra che la Rose non è solo grinta, ma ha un lato dolce che non è da meno (e qui Raul presta anche la sua voce, in sottofondo ma riconoscibilissima), You Don’t Scare Me ha di nuovo un sapore d’altri tempi, un tipo di suono nel quale anche Chris Isaak ci sguazza, ed il ritornello è decisamente accattivante, mentre la fiatistica Can’t Stop Shakin’ cambia registro, in quanto è un autentico e classico errebi suonato con il giusto piglio (e c’è anche un bell’assolo chitarristico), anche se forse qui ci voleva una voce più potente. Una fisarmonica fa capolino nella bella Tied To The Wheel (cover di un brano di Bill Kirchen), una country ballad tersa e luminosa, anch’essa suonata in maniera perfetta, la spedita Trucker’s Funeral ha un mood anni settanta, un misto di Dolly Parton e Jessi Colter, anch’essa di ottimo livello; Wake Me In Wyoming è ancora honky-tonk deluxe che più classico non si può, You’re A Mess ha il sapore delle produzioni dell’età d’oro della nostra musica (anche qui lo zampino di Malo si sente), mentre Time To Cry è puro country’n’roll, diretto e trascinante, e chiude in maniera energica un dischetto davvero piacevole, riuscito e da non sottovalutare.

Marco Verdi

Sono Tornati Ai Livelli Di Un Tempo! Mavericks – Brand New Day

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Mavericks – Brand New Day – Mono Mundo/Thirty Tigers CD

I Mavericks si possono tranquillamente definire un gruppo dalle due carriere. Da sempre guidati dal carismatico Raul Malo, grande cantante di origine cubana, hanno conosciuto il loro momento di maggior splendore negli anni novanta, decade nella quale, con cinque album nei quali palesavano una crescita progressiva, erano giustamente considerati una delle band migliori in America, grazie ad un cocktail unico di rock, pop, country, tex-mex e musica latina, unito ad una grande facilità di scrivere brani immediati e ad un gran senso del ritmo. Dischi come Music For All Occasions e Trampoline erano quanto di meglio si poteva ascoltare in quel momento in tema di musica crossover. Poi il gruppo è entrato in modalità stand-by, Malo ha pubblicato nel 2001 un ottimo album da solista (Today) e, all’indomani di quello che è certamente il loro disco più stanco ed involuto (The Mavericks, 2003) i nostri hanno ufficializzato una separazione che era già nell’aria da tempo. Dopo una serie di lavori del solo Malo di qualità altalenante, e nei quali tentava di intraprendere diverse strade non sempre con lo stesso successo (anche quella del crooner nel poco riuscito Afterhours), i nostri hanno saggiamente deciso di riunirsi all’inizio della decade attuale, ricominciando da zero: In Time, 2013, e Mono, 2015, erano due buoni lavori in cui Malo e soci riprendevano in mano il vecchio suono, ma sembravano due lavori professionalmente validi ai quali però mancava la scintilla dei bei tempi.

Ora però i ragazzi hanno dato alle stampe Brand New Day, un disco potente, ispirato, convincente, in una parola splendido, che ci fa ritrovare all’improvviso i Mavericks degli anni novanta: l’album è infatti una miscela di stili che vanno dal country al pop anni sessanta, al sound Messicano fino ai ritmi cubani, dieci brani scintillanti e con un suono davvero spettacolare (merito della produzione, nelle mani dello stesso Malo e di Niko Bolas, il produttore preferito da Neil Young, ma che ha anche collaborato con Warren Zevon e Melissa Etheridge). Oltre a Malo, fanno parte della band il chitarrista Eddie Perez, il batterista Paul Deakin ed il tastierista Jerry Dale McFadden (il loro bassista storico Robert Reynolds è stato allontanato per problemi legati alla droga), mentre nel disco ci sono anche diversi collaboratori, tra cui meritano una segnalazione Ed Friedland, che di fatto ha preso il posto di Reynolds al basso pur non entrando a far parte del gruppo, lo straordinario fisarmonicista Michael Guerra, il cui strumento dona un sapore messicano a quasi tutti i pezzi, ed i cori delle famose McCrary Sisters. Ma al centro di tutto ci sono Malo, la sua grande voce, i suoi compagni di viaggio e la loro voglia di tornare ad essere quelli di un tempo: Brand New Day è dunque un grande disco, la cui unica cosa davvero brutta è forse la copertina. Si inizia subito a godere con Rolling Along, un brano mosso che profuma di Messico, con al centro la fisa e le trombe mariachi e la grande voce di Malo che si staglia potente, una melodia sixties ed un banjo a dare un sapore country: gran ritmo e suono splendido (una costante di tutto il disco).

La title track è caratterizzata da un possente wall of sound di spectoriana memoria ed il solito feeling anni sessanta (altro filo conduttore di quasi tutte le canzoni), un pezzo maestoso e davvero magnifico; la vivace Easy As It Seems mescola alla grande rock, ritmi cubani ed atmosfere retro, ricordando non poco i Los Lobos di Kiko (quindi i migliori), altro pezzo irresistibile, mentre I Think Of You, dominata come al solito dalla vocalità potente di Raul, è un raffinato pezzo dal mood leggermente jazzato e con la solita melodia romanticona, suonato in punta di dita ma con la solita grande classe. Goodnight Waltz è una ninna nanna tra Messico e jazz, con la fisa da una parte ed il sax dall’altra che si contendono la scena, e Malo che intona un motivo da ballo della mattonella, Damned (If You Do) è il brano più rock finora, anche se i contatti col Messico non mancano, il solito cocktail irresistibile e pieno di ritmo e forza in cui i nostri sono maestri, I Will Be Yours è uno scintillante slow alla Roy Orbison (e pure con la voce ci siamo), con in più il solito Mexican touch garantito dalla splendida fisa di Guerra, per un altro risultato da applausi. La spedita Ride With Me è uno stimolante mix tra rock’n’roll e big band music, con un tocco di blues, I Wish You Well ci riporta dalle parti di Orbison, un lento delizioso con la consueta gran voce di Malo a nobilitare il tutto, mentre For The Ages, che chiude il CD, è una roboante country song dal solito suono ricco e potente, un gustoso rimando al suono degli esordi, quando i nostri erano considerati principalmente una country band.

Non solo Brand New Day è il miglior disco dei Mavericks dalla loro reunion (e si mette sullo stesso piano dei loro lavori più riusciti), ma è anche uno dei più belli di questi primi quattro mesi del 2017: da non perdere.

Marco Verdi

Novità Di Febbraio Parte IA. Rhiannon Giddens, Chicago, Pops Staples, Mavericks, Amy Speace E Duke Garwood

rhiannon giddens tomorrow is my turn

A fine mese consueto riepilogo delle novità più interessanti del mese che non hanno avuto, o avranno, una loro recensione o segnalazione specifica. Nei giorni passati sono uscite anche le varie edizioni di Physical Graffiti dei Led Zeppelin, Ol’ Glory di JJ Grey & Mofro, Ooh Yea di Mahalia Barnes. Terraplane di Steve Earle, il nuovo Blackberry Smoke e diversi altri titoli di cui si è parlato più o meno diffusamente sul Blog. In attesa di altri Post completi, tra oggi e domani o dopo, vi segnalo alcune uscite che mi paiono degne di nota, e potrebbero comunque poi venire approfondite. Partiamo con l’album effigiato ad inizio post.

Si tratta dell’esordio solista di Rhiannon Giddens Tomorrow Is My Turn, il primo disco solo (a parte un paio di produzioni indipendenti di assai difficile reperibilità) per la cantante e polistrumentista dei Carolina Chocolate Drops. Il CD, pubblicato dalla Nonesuch, anche grazie alla produzione del “solito” T-Bone Burnett, si discosta abbastanza dalla musica più acustica e tradizionale dei progetti con il gruppo: oltre a country, blues e old-time music, in questo album si ascoltano anche folk, sia americano che celtico, ma puree soul e persino rock. Una cover in inglese di un brano di Charles Azanvour, Tomorrow Is My Turn https://www.youtube.com/watch?v=xhUP9RyxLKg , fatta però alla Nina Simone, O Love Is Teasin, presa da Jean Ritchie ma con accenti celtici, il folk-blues di Shake Sugaree da Elizabeth Cotten https://www.youtube.com/watch?v=FqwRro2G-qA  e Waterboy di Odetta, sempre nell’ambito voci femminili, il pre-R&R e gospel di Up Above My Head, un classico di Sister Rosetta Tharpe, ma anche una ballata assai piacevole, e con il violino della Giddens in evidenza, come Don’t Let It Trouble Your Mind, scritta da Dolly Parton o il valzerone country-soul She’s Got You scritto dal grande Hank Cochran ma legato a Patsy Cline https://www.youtube.com/watch?v=yqqdihSClis . Aiuta il tutto il fatto che nel disco suoni gente come Colin Linden, Jay Bellerose, Keefus Ciancia, Dennis Crouch, Darrell Leonard, Gabe Witcher e molti altri musicisti del giro abituale di T-Bone Burnett.

chicago live in '75

Questo doppio CD dei Chicago Live in ’75, era già uscito a fine 2010 per la Rhino Handmade, quindi a tiratura limitata e piuttosto costoso, come Chicago XXXIV, ma non va confuso con il Live In Japan sempre doppio, pubblicato ai tempi nel 1975, ma registrato in Giappone nel 1972. Al di là della confusione delle date, questo concerto, che riporta il meglio di due serate al Capital Centre di Largo, Maryland tra il 24 e il 26 giugno appunto del ’75, ci presenta la band americana ancora al meglio dello sue notevoli possibilità, prima della scomparsa del chitarrista Terry Kath e della svolta verso un suono più blando e commerciale, e lo fa ad un prezzo abbastanza contenuto. Questo la tracklist dei 2 CD, con tutti i classici dell’epoca in vibranti e tirate esecuzioni:

CD1:
1. Introduction
2. Anyway You Want
3. Beginnings
4. Does Anybody Really Know what Time It Is?
5. Call On Me
6. Make Me Smile
7. So Much To Say, So Much To Give
8. Anxiety’s Moment
9. West Virginia Fantasies
10. Colour My World
11. To Be Free
12. Now More Than Ever
13. Ain’t It Blue?
14. Just You ‘N’ Me
15. (I’ve Been) Searchin’ So Long
16. Mongonucleosis
17. Old Days
18. 25 Or 6 To 4

CD2:
1. Got To Get You Into My Life
2. Free
3. I’m A Man
4. Dialogue https://www.youtube.com/watch?v=hlPaI6Jg6eU
5. Wishing You Were Here
6. Feelin’ Stronger Every Day

pops staples don't lose this

La figlia Mavis ha gelosamente conservato per molti anni i nastri di questo disco registrato dal babbo Pops Staples nel 2000, poco prima della sua morte, anche se il padre, nell’affidarglielo, l’aveva pregata di pubblicarlo subito. Ora a distanza di quasi 15 anni si è finalmente decisa e Don’t Look This è finalmente uscito per la Anti Records, con l’aiuto di Jeff Tweedy (ormai grande amico e collaboratore di Mavis) che lo ha completato, aggiungendo le voci delle sorelle Staples e la batteria del figlio (di Jeff) Spencer, più qualche tocco personale https://www.youtube.com/watch?v=VzMC6UEUNI8 . Il risultato è un gran bel disco e anche se Roebuck “Pops” non era la star della famiglia, era comunque un ottimo musicista che nella sua carriera aveva pubblicato solo 3 album come solista, oltre alla notevole produzione come “capo” dei Staples Singers, di cui questo disco potrebbe essere considerato l’ultimo capitolo https://www.youtube.com/watch?v=U2Vdoghm8Sw , visto che nel frattempo, nel 2013, è morta anche la sorella più anziana, Cleotha Staples.

mavericks mono

Secondo disco per i Mavericks dopo la reunion del 2013 culminata con l’album In Time, questo Mono sembra riportarli agli splendori dei primi tempi: nel frattempo il bassista originale della formazione Robert Reynolds (ex marito di Trisha Yearwood) è stato licenziato a ottobre 2014 dalla formazione, in quanto la sua assuefazione agli oppiacei era andata fuori controllo (sembra che chiedesse anche soldi ai fans sotto false premesse per pagarsi la sua dipendenza): comunque a parte questa triste situazione personale, parlando di musica, Raul Malo, Paul Deakin, Eddie Perez e Jerry Dale McFadden, gli altri membri originali, sembrano in gran forma, e il disco, nella sua consueta miscela di country, rock, musica cubana e messicana (con grande uso di fisarmonica), è assai piacevole e convincente. Eichetta Valory negli USa e Decca/Universal in Europa.

amy speace that kind of girl

Di Amy Speace vi abbiamo segnalato varie volte gli album sul Blog, l’ultima volta nel 2013 http://discoclub.myblog.it/2013/07/19/due-signorine-da-sposare-musicalmente-kim-richey-thorn-in-my/: ora, sempre per la Continental Song City distribuzione Ird, esce il nuovo album That Kind Of Girl (ufficialmente il 3 marzo, ma è già in circolazione): se vi piacciono le belle voci femminili, come potete leggere nella recensione del precedente album, la Speace fa centro ancora una volta con questo CD, finanziato dai fans attraverso il crowfunding della Pledge Music, e prodotto come di consueto da Neilson Hubbard, con la partecipazione di Carl Broemel dei My Morning Jacket e Will Kimbrough alle chitarre, oltre a Tim Easton, Garrison Starr, Rod Picott e Ben Glover, a livello vocale.

duke garwood heavy love

Duke Garwood chitarrista, multistrumentista e cantante inglese ha già pubblicato quattro album a proprio nome, ma un pizzico di fama e riconoscimento gli è venuta soprattutto dalla collaborazione con Mark Lanegan, per l’album Black Pudding del 2013. In possesso di una voce profonda, ma quasi sussurrata, il sound è comunque incentrato principalmente su atmosfere cupe ed intense, ballate dark di una sorta di blues futuribile, che lo presentano come personaggio interessante e diverso da gran parte di quello che circola al momento. Questo Heavy Love, esce, come il precedente, per la Heavenly e se amate un certo rock soffuso e sperimentale (ma non troppo alternativo) potrebbe valere la pena di dargli un ascolto https://www.youtube.com/watch?v=FrcCGjIX6Zo

Il seguito alla prossima.

Bruno Conti

Un Disco Bello E Meritorio! Neal McCoy – Pride: A Tribute To Charley Pride

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Neal McCoy – Pride: A Tribute To Charley Pride – Smith Entertainment CD

Charley Pride, nonostante abbia venduto in carriera tra album, singoli ed antologie più di settanta milioni di dischi, è oggi una figura piuttosto dimenticata, oltre che molto poco conosciuto al di fuori dell’America. Pride (ancora vivo ed attivo, il suo ultimo album, Choices, è di due anni fa) è sicuramente stato il più popolare nella ristretta cerchia di country singers di colore, e ha avuto il suo periodo di massimo splendore a cavallo tra gli anni sessanta e settanta, mettendo in fila una serie impressionante di numeri uno nelle classifiche country dei 45 giri (ben ventotto dal 1969 al 1983).

Pride non era uno scrittore, cantava perlopiù brani di altri, ma tra i suoi successi ci sono vari classici del songbook americano, alcuni dei quali ritroviamo in questo Pride, ad opera del countryman di origine irlandese-filippina Neal McCoy. McCoy (nato McGaughey) è un musicista sulla scena da più di vent’anni, con già una dozzina di dischi alle spalle, che non ha mai conosciuto il successo da superstar (solo un paio di singoli al numero uno all’inizio degli anni novanta, ma il suo album meglio piazzato è arrivato “soltanto” al settimo posto), ma si è ritagliato comunque il suo spazio nel panorama country americano.

Pride è dunque il suo atto d’amore verso Charley Pride, e Neal dimostra il grande rispetto per l’artista afroamericano consegnandoci un ottimo tributo, un disco di classico country suonato e cantato come Dio comanda, senza concessioni al commerciale e con qualche ospite di vaglia a cantare con lui.

E le canzoni, inutile dirlo, sono molto belle.

Apre la notissima Is Anybody Goin’ To San Antone (conosciuta anche per le versioni di Doug Sahm da solo e con i Texas Tornados, ma Pride l’ha incisa prima di Doug): McCoy le toglie il sapore tex-mex ma le aggiunge un ritmo rock’n’roll, dandole nuova linfa e mettendo subito il disco sui binari giusti. It’s Just Me è una veloce country song alla quale la fisarmonica dà un sapore cajun, un brano molto gradevole impreziosito tra l’altro dal duetto con Raul Malo, che riesce a far suo il brano al punto da farlo sembrare opera dei Mavericks. Kiss An Angel Good Mornin’ vede Neal dividere il microfono con Darius Rucker, l’ex leader degli Hootie & The Blowfish ormai convertitosi al country: il brano è uno dei più belli del repertorio di Pride, e questa scintillante versione gli rende giustizia.

Kaw-Liga di Hank Williams la conosciamo tutti (Pride ha spesso inciso brani del grande Hank), una grande canzone qui resa con un arrangiamento quasi southern; You’re So Good When You’re Bad è un’elegante slow ballad, molto sofisticata e dal sapore soul: grande classe, non me l’aspettavo da McCoy. La pimpante It’s Gonna Take A Little Bit Longer sembra invece un classico brano alla Willie Nelson, grazie anche alla presenza dell’inconfondibile armonica di Mickey Raphael; Trace Adkins affianca Neal col suo vocione per una bella resa della toccante Roll On Mississippi, cantata dai due con il cuore in mano (e quindi, come direbbe Bergonzoni, con i polsini insanguinati). Just Between You And Me (di Jack Clement) è un godibilissimo honky tonk che più classico non si può; Mountain Of Love l’hanno fatta un po’ tutti (ricordo una bella versione di Johnny Rivers), e Neal la rifà in maniera grintosa, suonata e cantata da manuale.

L’album si chiude con la languida Someone Loves You Honey, forse un po’ troppo leccata, e con la viceversa solare e godibilissima You’re My Jamaica, tra country e Caraibi, un brano che anche Jimmy Buffett potrebbe fare suo senza difficoltà.

Bravo Neal: un bel disco, che ha anche il merito di farci riscoprire un artista di cui ci si ricorda di rado (per non dire mai).

Marco Verdi

Novità Di Dicembre Parte II E Ultima Del 2012. I Luf, Michele Gazich, Buddy Guy, Backbeat Of Rock And Roll, Curved Air, Canned Heat, Rush, Muddy Waters, Eccetera

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Ultimo aggiornamento del 2012 sulle ultime uscite discografiche, quello che è uscito nelle ultime settimane e qualcosa che era sfuggito.

Sul fronte italico I Luf pubblicano questo cofanetto retrospettivo, in tiratura limitata e numerata (a mano) di 400 copie: si chiama 10 & Luf e contiene 4 album. L’introvabile da anni, Ocio Ai Luf, più Bala E fa Balà (quello con Sweet Home Alabama detta anche So Nashit ‘N Val Camonega), Paradis Del Diaol e Flel.

Altro cofanetto italico è quello di Michele Gazich, Verso Damasco, CD+DVD+Libro, dal vivo, Duomo Vecchio, Brescia, 18 Maggio 2012. Se non lo trovate in giro ?page_id=313

Per finire con i cofanetti, questo pubblicato dalla Famous Flames britannica, esce un Box di 3 CD, con un bel libretto, The Backbeat Of Rock And Roll, eccellente, contiene 94 tracce e tutto quello che dovreste sapere sui brani strumentali della prima parte della storia del R&R, ossia:

TRACK LISTING DISC ONE
1. Rumble – Link Wray
2. Peter Gunn – Duane Eddy
3. Buckeye – Johnny And The Hurricanes
4. Tequila – The Champs
5. Wild Weekend – Rockin’ Rebels
6. Big Shot – Johnny Cannon
7. Bongo Rock – Preston Epps
8. Teen Beat – Sandy Nelson
9. Walk Don’t Run – The Ventures
10. Apache – The Shadows
11. Rebel Rouser – Duane Eddy
12. Red River Rock – Johnny And The Hurricanes
13. Moon Dawg! – The Gamblers
14. The Fickle Chicken – The Atmospheres
15. Hard Times (The Slop) – Noble ‘Thin Man’ Watts
16. Hand Clappin’ – Red Prysock
17. Swanee River Hop – Fats Domino
18. Honky Tonk Part I & II – Bill Doggett
19. Smokie Part 2 – Bill Black’s Combo
20. Raunchy – Bill Justis
21. Harlem Nocturne – The Viscounts
22. (Ghost) Riders In The Sky – Ramrods
23. Woo Hoo – Rock-A-Teens
24. Tall Cool One – The Fabulous Wailers
25. Walkin’ With Mr Lee – Lee Allen
26. Night Train – Jimmy Forrest
27. Don’t Be Cruel – Bill Black’s Combo
28. Perfidia – The Ventures
29. Sleep Walk – Santo & Johnny
30. Golden Mile – The Sleepwalkers
31. Teensville – Chet Atkins

DISC TWO:
1. Have Guitar Will Travel – The Scotty Moore Trio
2. Mumblin’ Guitar – Bo Diddley
3. Jungle Walk – The Dyna-Sores
4. Hide Away – Freddie King
5. Cruising – Jimmy And The Night Hoppers
6. Topsy Part I – Cozy Cole
7. Madison Time, Pt. 1 – Ray Bryant Combo
8. Deacon’s Hop – Big Jay McNeely
9. The Stroll – Lawson-Haggart Rockin’ Band
10. The Stinger – Al Casey
11. Torquay – The Fireballs
12. Poor Boy – Royaltones
13. Green Jeans – The Flee-Rekkers
14. MacDonald’s Cave – The Piltdown Men
15. The Happy Organ – Dave ‘Baby’ Cortez
16. (What’s The Word) Thunderbird – The Casual-Aires
17. Gonzo – James Booker
18. Ooh Poo Pah Doo (Part 2) – Jessie Hill
19. Rockhouse (Pts. 1 And 2) – Ray Charles
20. The Hunch – Paul Gayten
21. In The Mood – Ernie Fields Orchestra
22. Big Jump – Sandy Nelson
23. Cannonball – Duane Eddy
24. The Whip – The Frantics
25. Machine Gun – The Riptides
26. Bulldog – The Fireballs
27. Blue Comet Blues – Bill Haley And His Comets
28. Big Beat Boogie – Bert Weedon
29. Guitar Boogie Shuffle – The Virtues
30. Some Kinda Earthquake – Duane Eddy
31. Raw-Hide – Link Wray

DISC THREE:
1. The Swag – Link Wray
2. Because They’re Young – Duane Eddy
3. Let There Be Drums – Sandy Nelson
4. Take Five – Dave Brubeck Quartet
5. Last Night – The Mar-Keys
6. You Can’t Sit Down – Phil Upchurch Combo
7. One Mint Julep – Ray Charles 8
8. On The Rebound – Floyd Cramer
9. Slow Walk – Sil Austin
10. Rudy’s Rock – Bill Haley
11. Guitar Bustin’ – Arthur “Guitar Boogie” Smith And His Cracker Jacks
12. Like Long Hair – Paul Revere And The Raiders
13. Juke – Little Walter
14. Lost Love – H.B. Barnum
15. School Days – Santo & Johnny
16. Kabalo – The Atmospheres
17. Enchanted Sea – The Islanders
18. Underwater – The Frogmen
19. Let’s Go Trippin – Dick Dale & The Del-Tones
20. Mr. Moto – The Bel-Airs
21. Beatnick Sticks – Paul Revere And The Raiders
22. Ramrod – Duane Eddy
23. FBI – The Shadows
24. Husky Team – The Outlaws
. Night Of The Vampire – The Moontrekkers
26. Stick Shift – The Duals
27. Tarantula – The Tarantulas
28. Gazachstahagen – The Wild Cats
29. Jack The Ripper – Link Wray
30. Guitar Boogie – Arthur Smith
31. Tune Of The Short Cowboys – The Outlaws
32. Entry Of The Globbotts – The Blue Men

 

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Buddy Guy ha pubblicato per la RCA (quindi Sony/Bmg) questo Live At Legends che documenta uno dei concerti che si sono tenuti al suo famoso locale di Chicago nel 2010. Oltre a molti classici del Blues, ci sono un paio di medley di quelli micidiali di Guy: uno con Boom Boom/Strange Brew, John Lee Hooker + Cream, l’altro Voodoo Child (Slight Return)/Sunshine Of Your Love, Jimi Hendrix e di nuovo Cream. Ci sono anche tre brani in studio, registrati per Living Proof sempre nel 2010 e non utilizzati all’epoca.

E’ uscita per la Mercury/Universal anche la colonna sonora del nuovo film di Quentin Tarantino, un omaggio ai vecchi western all’italiana, si chiama Django Unchained e come al solito c’è musica buona, cattiva e kitsch (notare la finezza del “Riziero” Ortolani):

1. Winged – James Russo
2. Django – Luis Bacalov, Rocky Roberts
3. The Braying Mule – Ennio Morricone
4. “In The Case Django, After You…” – Christoph Waltz, Jamie Foxx
5. Lo Chiamavano King (His Name Is King) – Luis Bacalov, Edda Dell Orso
6. Freedom – Anthony Hamilton, Elayna Boynton
7. Five-Thousand-Dollar Nigga’s And Gummy Mouth Bitches – Don Johnson, Christoph Waltz
8. La Corsa (2nd Version) – Luis Bacalov
9. Sneaky Schultz And The Demise Of Sharp – Don Straud
10. I Got A Name – Jim Croce
11. I Giorni Dell’ira – Riziero Ortolani
12. 100 Black Coffins – Rick Ross
13. Nicaragua – Jerry Goldsmith, Pat Metheny
14. Hildi’s Hot Box – Samuel L. Jackson, Leonardo Dicaprio, Christoph Waltz
15. Sister Sara’s Theme – Ennio Morricone
16. Ancora Qui – Elisa Toffoli
17. Unchained (The Payback / Untouchable) – James Brown, 2Pac
18. Who Did That to You? – John Legend
19. Too Old To Die Young – Brother Dege (AKA Dege Legg)
20. Stephen The Poker Player – Samuel L. Jackson, Jamie Foxx
21. Un Monumento – Ennio Morricone
22. Six Shots Two Guns – Samuel L. Jackson, Jamie Foxx
23. Trinity (Titoli) – Annibale E I Cantori Moderni

L’ultimo Deluxe dell’anno esce in versione CD+DVDA o CD+Blu-Ray (per la verità ce n’è anche una Superdeluxe con lo stesso contenuto musicale ma una confezione più sfiziosa, naturalmente molto più cara)! Cosa c’è in più (a parte il suono e un fumetto interattivo)? Tre brani dal vivo:

– Overture (Northland Coliseum, Edmonton, AB – June 25, 1981)
– The Temples of Syrinx (Northland Coliseum, Edmonton, AB – June 25, 1981)
– A Passage To Bangkok (Manchester Apollo, Manchester, England – June 17, 1980)

Vedete voi se farvi un ultimo regalo in extremis per Natale o la Befana!

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Per finire tre ristampe. Anzi due ristampe e un album di materiale inedito!

Quello dei Curved Air Airwaves, sottotitolo Live At The BBC The Peel Sessions 1970-71, edito dalla solita Cleopatra, contiene anche alcuni brani registrati dal vivo nel 1976, quando in formazione c’era Stewart Copeland alla batteria, che era anche il marito di Sonja Kristina (un po’ di gossip!). Tutta roba inedita, inutile dire che quello da avere è questo, perché in questi giorni è stato pubblicato anche un CD+DVD relativo al tour del 2010 Live Atmosphere, dove a fianco di Sonja Kristina, per i corsi e ricorsi della storia, è tornato il primo batterista Florian Pilkington-Miksa. Non è neppure brutto, il problema è che il DVD non ha il concerto completo, è solo l’EPK e un video di presentazione.

Altra etichetta specializzata in ripubblicazioni è l’americana Iconoclassic che ha pubblicato in questi giorni una versione Deluxe (con 6 bonus tracks) del classico Boogie With Canned Heat. Queste le tracce extra:

11. ON THE ROAD AGAIN (Alternate Take) Bonus Tracks
12. SHAKE, RATTLE AND ROLL Bonus Tracks
13. WHISHEY AND WIMMEN’ Bonus Tracks
14. MEAN OLD WORLD Bonus Tracks
15. THE HUNTER Bonus Tracks
16. FANNIE MAE Bonus Tracks

Last But Not Least il terzo volume dedicato alla ristampa completa della discografia di Muddy Waters del periodo Chess. Si Intitola You Shook Me: The Chess Masters 3 1958 to 1963 e contiene oltre agli album completi Muddy Waters Sings Big Bill e At Newport, una valanga di inediti e rarità, per un totale di 49 brani. E’ già uscito negli States mentre da noi la Universal lo pubblicherà il 15 gennaio 2013 ma ad un prezzo decisamente più conveniente (se non cambiano idea)!

Un paio di appendici.

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Per la serie meglio tardi che mai, dopo una lunga serie di rinvii, è uscito per la Repertoire il quadruplo CD della Graham Bond Organization, Wade In The Water Classics, Origins & Oddities con l’opera omnia di questa formazione dove militavano anche Dick Heckstall-Smith, John Mc Laughlin, Ginger Baker e Jack Bruce. (se andate a ritroso nel Blog trovate anche la lista completa dei brani).

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E per finire su una nota di letizia natalizia, a febbraio, il 4 in Europa, e il 26 (il mio compleanno) in America. esce finalmente il nuovo album dei Mavericks In Time, che per fortuna non ho recensito nel momento in cui lo annunciavo nel mese di agosto (ma lo farò a breve). Nel frattempo, al CD sono stati aggiunti 4 brani per un totale di 14 canzoni.

That’s All anche per oggi, ci sentiamo fra un anno con questa rubrica (si fa per dire)

Bruno Conti

Ancora Variazioni, Correzioni E Aggiunte Sulle Uscite Future, Puntata Post Ferragostana. Marillion, Diana Krall, Waylon Jennings, Peter Gabriel, Prog Collective, Mavericks, Dave Stewart E…

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Riprendiamo la lista delle uscite future. I più attenti avranno notato che nel titolo del Post di ieri era riportato anche un Paul Simon, di cui tra poco. Peraltro volevo ricordare che tutte le informazioni, le news e le recensioni che trovate nel Blog ve le potete leggere quando volete, anche al ritorno dalla ferie troverete una copiosa messe di notizie da sfogliare pagina dopo pagina, ma anche a casaccio. Per cui buona lettura e proseguiamo con un titolo che in effetti negli Stati Uniti è già uscito mentre in Europa verrà pubblicato nellla prima decade di settembre.

The Prog Collective – Various Artists – Cleopatra Records

Sono all’incirca gli stessi artisti del tributo ai Supertramp, coadiuvati da Billy Sherwood, ovvero John Wetton (Asia), Tony Levin (King Crimson), Jerry Goodman (Mahavishnu Orchestra), Richard Page (Mr. Mister), Geoff Downes (Yes/Asia), Alan Parsons (Alan Parsons Project), Chris Squire (Yes), Rick Wakeman (Yes), Gary Green (Gentle Giant), Annie Haslam (Renaissance), Steve Hillage (Gong), John Wesley (Porcupine Tree), Tony Kaye (Yes), Colin Moulding (XTC) e molti altri, alle prese questa volta con materiale originale:

1. The Laws Of Nature
2. Over Again
3. The Technical Divide
4. Social Circles
5. Buried Beneath
6. Following The Signs
7. Check Point Karma

C’è anche una versione Deluxe, solo per il download, che riporta come bonus i sette brani anche in versione strumentale.

 

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Paul Simon – Live In New York City – 2CD + DVD o Blu-Ray – Hear Music/Universal 18-09-2012

Ed ecco il famoso concerto di Paul Simon che esce un po’ a sorpresa, registrato alla Webster Hall di New York il 6 giugno dello scorso anno, questo il contenuto:

Disc: 1

  • 1. The Obvious Child
  • 2. Dazzling Blue
  • 3. 50 Ways To Leave Your Lover
  • 4. So Beautiful or So What
  • 5. Mother & Child Reunion
  • 6. That Was Your Mother
  • 7. Hearts and Bones
  • 8. Crazy Love, Vol. II
  • 9. Slip Slidin’ Away
  • 10. Rewrite

Disc: 2

  • 1. The Boy In The Bubble
  • 2. The Only Living Boy In New York
  • 3. The Afterlife
  • 4. Diamonds On the Soles of Her Shoes
  • 5. Gumboots
  • 6. The Sound of Silence
  • 7. Kodachrome
  • 8. Gone At Last
  • 9. Late In the Evening
  • 10. Still Crazy After All This Years

Disc: 3 (DVD)

  • 1. The Obvious Child
  • 2. Dazzling Blue
  • 3. 50 Ways To Leave Your Lover
  • 4. So Beautiful or So What
  • 5. Mother & Child Reunion
  • 6. That Was Your Mother
  • 7. Hearts and Bones
  • 8. Crazy Love, Vol. II
  • 9. Slip Slidin’ Away
  • 10. Rewrite
  • 11. The Boy In The Bubble
  • 12. The Only Living Boy In New York
  • 13. The Afterlife
  • 14. Diamonds On the Soles of Her Shoes
  • 15. Gumboots
  • 16. The Sound of Silence
  • 17. Kodachrome
  • 18. Gone At Last
  • 19. Late In the Evening
  • 20. Still Crazy After All These Years

 Non ho ancora visto date di uscita per il mercato italiano. Eseguono anche (Paul Simon & Co.) The Only Living Boy In New York, la mia canzone preferita all-time di Simon & Garfunkel ,che si trovava su Bridge Over Troubled Water!

 

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Marillion – Sounds That Can’t Be Made – Eagle Rock – 18-09-2012

17° album di studio per la Band Inglese:

1. Gaza
2. Invisible Ink
3. Sounds That Can t Be Made
4. The Sky Above The Rain
5. Montreal
6. Pour My Love
7. Lucky Man
8. Power

 

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Waylon Jennings – Goin’ Down Rockin’: The Last Recordings – Saguaro Road Records – 25-09-2012

Ma non era morto nel 2002? Evidentemente queste, che erano le sue ultime registrazioni sono state tenute da parte per essere pubblicate nel 10° anniversario della sua morte:

1. Goin’ Down Rockin (Featuring Tony Joe White)

2. Belle Of The Ball

3. If My Harley Was Runnin’

4. I Do Believe

5. Friends In California

6. The Ways of the World

7. Shakin’ The Blues

8. Never Say Die

9. Wasting Time

10. Sad Songs & Waltzes

11. She Was No Good For Me

12. Wrong Road To Nashville

Si tratta di brani che erano stati registrati dal solo Waylon Jennings alla chitarra e Robby Turner al basso. Quest’ultimo ha completato le registrazioni dei brani con l’apporto di Reggie Young, Richie Albright e Tony Joe White che duetta nell’unica cover dell’album, che è anche un suo brano. Il tutto con l’approvazione della sua famiglia e in particolare della vedova Jessi Colter. Da quello che si può sentire sembra un album eccellente. 

 

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The Mavericks – In Time – Valory Music – 25-09-2012

Per la serie, una reunion non si nega a nessuno, tornano anche i Mavericks. Evidentemente il non grande successo dei dischi solisti di Raul Malo, per usare un eufemismo, ha consigliato i componenti della band a tornare insieme. Quindi, a vent’anni dal primo album From Hell To Paradise (ma ne avevano pubblicato uno a livello indipendente nel 1991) e a nove dall’ultimo sempre omonimo, con la formazione originale (almeno i musicisti principali, oltre a Malo, il bassista Robert Reynolds e il batterista Paul Deakin) tornano con un nuovo album co-prodotto da Raul Malo e Niko Bolas (quello di Neil Young) e con dieci nuovi brani quasi tutti firmati dallo stesso Malo:

  1. Back In Your Arms Again (Raul Malo, Gary Nicholson, Seth Walker)
  2. Lies (Raul Malo, Al Anderson, Bob DiPiero)
  3. Born To Be Blue (Raul Malo, James House)
  4. Come Unto Me (Raul Malo)
  5. In Another’s Arms (Raul Malo)
  6. Fall Apart (Raul Malo)
  7. That’s Not My Name (Raul Malo, Wally Wilson)
  8. Amsterdam Moon (Raul Malo)
  9. As Long As There’s Loving Tonight (Raul Malo, Alan Miller, Seth Walker)
  10. Call Me When You Get To Heaven (Raul Malo)

 E a giudicare da questo brano mi sa che tornano alla grande!

 

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Dave Stewart – The Ringmaster General – Membran/Surfdog – 04-09-2012

Da Nashville dove vive, l’ex Eurythmics continua imperterrito a fare musica, con i SuperHeavy, come produttore per Stevie Nicks, Joss Stone, da solista. Lo scorso anno aveva pubblicato The Blackbird Diaries, in questa annata 2012 esce The Ringmaster general con Joss Stone, Diane Birch, Alison Krauss, Jessie Baylin, Orianthi alla chitarra e musicisti come Chad Cromwell, Michael Rhodes, dan Dugmore e altri. Se non cantasse sarebbe meglio ma…

…c’è in giro molto di peggio (anche di meglio)!

 

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Diana Krall – Glad Rag Doll – Verve/Decca/Universal – 16-10-2012

Hai capito la signora Costello (o Mcmanus?)! Il nuovo album uscirà il 16 ottobre e non il 2 come annunciato in un primo  momento (ma la data non è ancora certa). Quello che è certo è lo spostamento verso sonorità più “rock”, anche per la presenza di questi musicisti:

Marc Ribot (Electric Guitar, Acoustic Guitar, 6 String Bass and Banjo),

T Bone Burnett (Guitars),

Howard Coward (Ukulele, Mandola, Tenor Guitar, Harmony Vocals),

Jay Bellerose (Drums),

Dennis Crouch (Bass),

Bryan Sutton (Guitars),

Colin Linden (Guitars, Dobro)

Keefus Green (Keyboards, Mellotron).

Produce, ovviamente, T-Bone Burnett e questi sono i brani:

1. We Just Couldn’t Say Goodbye (Woods)

2. There Ain’t No Sweet Man That’s Worth the Salt of My Tears (Fisher)

3. Just Like a Butterfly That’s Caught in the Rain (Dixon/Woods)

4. You Know – I Know Ev’rything’s Made for Love (Sherman/Tobias/Johnson)

5. Glad Rag Doll (Ager/Dougherty/Yellen)

6. I’m A Little Mixed Up (James/Johnson)

7. Prairie Lullaby (Hill)

8. Here Lies Love (Rainger/Robin)

9. I Used to Love You But It’s All Over Now (von Tilzer/Brown)

10. Let it Rain (Kendis/Dyson)

11. Lonely Avenue (Pomus)

12. Wide River to Cross (Miller/Miller)

13. When the Curtain Comes Down (Hoefle/Lewis/Sherman)

Quello linkato è uno dei brani nuovi in pre-ascolto, in effetti le sonorità rispetto ai vecchi dischi sono cambiate a giudicare da questa canzone, vedremo e sentiremo.

 

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Peter Gabriel – So (25h Anniversary Edition) – Lilmited Edition Boxset

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Questi sono i contenuti:

  • • Newly remastered So CD
  • So DNA CD (Audio evolution of So)
  • Live In Athens 1987 double CD and DVD
  • • Classic Albums: So DVD
  • • 180g So 12-inch LP
  • • 12-inch AA vinyl collectible
  • • 60 page case-bound book

 In uscita il 23 ottobre, il prezzo sarà, a naso, intorno ai 150 euro, però occhio alla penna, perché il Live In Athens non è altro che il famoso POV. E il Classic Album So uscirà anche a parte. Se proprio vogliamo essere pignoli fino in fondo il disco originale sarebbe uscito nel 1986, quindi fanno 26 anni.

E per finire, sempre il 30 ottobre esce questa magnificenza:

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Johnny Cash – Complete Columbia Album Collection – 63 CD – Sony Legacy 30-10-2012

In questo caso più che la lista dei brani, vale la lista degli album:

The Fabulous Johnny Cash
Hymns By Johnny Cash
Songs Of Our Soil
Now There Was A Song!
Ride This Train
Hymns From The Heart
The Sound Of Johnny Cash
Blood, Sweat And Tears
Ring Of Fire: The Best Of Johnny Cash
The Christmas Spirit
Keep On The Sunny Side
The Carter Family with special guest Johnny Cash
I Walk The Line
Bitter Tears: Johnny Cash Sings Ballads Of The American Indian
Orange Blossom Special
Johnny Cash Sings The Ballads Of The True West
Everybody Loves A Nut
Happiness Is You
Carryin’ On With Johnny Cash And June Carter
From Sea To Shining Sea
Johnny Cash At Folsom Prison
The Holy Land
Johnny Cash At San Quentin
Hello, I’m Johnny Cash
The Johnny Cash Show
I Walk The Line -Original Soundtrack Recording
Little Fauss And Big Halsey -Original Soundtrack Recording
Man In Black
A Thing Called Love
Johnny Cash: America A 200-Year Salute In Story And Song
Christmas -The Johnny Cash Family
Any Old Wind That Blows
The Gospel Road (2 Disc)
Johnny Cash And His Woman
Johnny Cash pa Osteraker
Ragged Old Flag
The Junkie And The Juicehead Minus Me
The Johnny Cash Children’s Album
Johnny Cash Sings Precious Memories
John R. Cash
Look At Them Beans
Strawberry Cake
One Piece At A Time
The Last Gunfighter Ballad
The Rambler
I Would Like To See You Again
Gone Girl
Silver
Rockabilly Blues
Classic Christmas
The Baron
The Survivors -Johnny Cash Jerry Lee Lewis Carl Perkins
The Adventures Of Johnny Cash
Johnny 99
Koncert V Praze In Prague Live
Rainbow
Highwayman -Waylon Jennings Willie Nelson Johnny Cash Kris Kristofferson
Heroes
Highwayman 2 -Waylon Jennings Willie Nelson Kris Kristofferson Johnny Cash
At Madison Square Garden
BONUS DISCS:
Johnny Cash With His Hot & Blue Guitar
The Singles, Plus (2 Discs)

Temo che la cifrà andrà ben oltre i 300 euro, per cui cominciate a risparmiare, “uomo avvisato, mezzo rovinato”!

That’s all folks anche per oggi (forse)!

Bruno Conti