Piccoli Ma Buoni, Il Ritorno: Attenti A Quei Due! Uno Americano, L’Altro Inglese: Elliott Murphy E Ed Harcourt

elliott murphy intime

Elliott Murphy – Intime – Last Call Records EP

Ed Harcourt – Time Of Dust – Universal Music EP

E con questo fanno trentadue: fidandoci del conto tenuto dallo stesso Elliott Murphy, trentadue dischi in quarant’anni di carriera, da quando nel lontano ’73 Aquashow segnalava al mondo uno dei songwriters più intelligenti e sfortunati della New York “bohémienne” degli anni settanta. Ad un anno dalla pubblicazione di It Takes A Worried Man (recensito puntualmente dal sottoscritto su queste pagine virtuali http://discoclub.myblog.it/2013/04/03/un-americano-a-parigi-colpisce-ancora-elliott-murphy-it-take/ *NBD 1. All’interno trovate il link anche per leggere la recensione del disco precedente. E così vale spesso per i Post che leggete abitualmente sul Blog), esce Intime un EP di cinque canzoni, sempre prodotto dal figlio di Murphy, il bravo Gaspard, che in breve tempo si sta creando una solida futura reputazione professionale.

I brani sono stati composti da Elliott negli ultimi tempi a Parigi, con l’aiuto dell’immancabile pard Olivier Durand anche alle chitarre e banjo, con Alan Fatras alla batteria, Tom Daveau alle percussioni, Laurent Pardo al basso, e il figlio Gaspard alle chitarre e tastiere, si sono ritrovati ritrova negli studi di Parigi per incidere cinque nuove canzoni, che, come da titolo, sono state ispirate da sensazioni intime e personali.  

elliott murphy 1

Il dischetto si apre con Benedict’s Blues, caratterizzata dai cori e con una chitarra acida in sottofondo https://www.youtube.com/watch?v=3ETpRNZze2A , come nella seguente Sweet Honky Tonk, dal ritmo accelerato, mentre Blissed Out In The Land Of Nod inizia con un bel gioco di chitarre e si trasforma in una piacevole ballata melodica https://www.youtube.com/watch?v=gsjejONhx48 , seguono gli arpeggi acustici e la batteria pulsante di The Land That Time Forgot, e andando a chiudere, un brano “bowiano” come Every Little Star, con una melodia fluida, che nel finale ricorda la nota Starman.

Per chi scrive, Intime è il solito buon disco di Elliott Murphy, anche se onestamente essendo un EP con soli cinque pezzi, non c’è molta differenza tra averlo e non averlo, only for fans.

ed harcourt time of dust

Ed Harcourt inglese di nascita, rappresenta una delle eccellenze del pop orchestrale della terra di Albione. La sua carriera si è andata costruendo passo dopo passo, a partire dall’EP Maplewood del lontano 2000 fino a Back In The Woods dello scorso anno (http://discoclub.myblog.it/2013/03/29/piano-songs-confidenziali-ed-harcourt-back-into-the-woods/). L’artista inglese si è sempre dimostrato compositore ed interprete eccellente, capace di muoversi, con estrema disinvoltura, tra ballate notturne e momenti più diversificati, e questo minialbum di sei brani non fa eccezione.

ed harcourt 1

Time Of Dust è un invito ad entrare nel suo mondo oscuro, fatto come al solito da composizioni tutte guidate dal pianoforte, a partire dall’iniziale Come Into My Dreamland, con un “carillon” ossessionante ad accompagnare la melodia (perfetta per un film di David Lynch), seguita dal mid-tempo marziale di In My Time Of Dust https://www.youtube.com/watch?v=6mqub8sb63Q , ma il cambio di passo arriva con The Saddest Orchestra, un poema epico dalla melodia straziante che ti commuove, una meraviglia quasi operistica che vede come guest vocalist la brava Megan Washington https://www.youtube.com/watch?v=USpwI0IcAk0 .

Ed Harcourt

Dopo questo momento sublime, si prosegue con la potente We All Went Down With The Ship, mentre in Parlament Of Rooks fa la sua apparizione la brillante voce di Kathryn Williams ( *NDB 2 Altra bravissima cantautrice inglese, poco conosciuta nelle nostre lande ma non nel Blog http://discoclub.myblog.it/2010/03/07/c-e-tanta-buona-musica-la-fuori-basta-cercarla-betty-soo-kat/ ), un brano dal crescendo inquietante https://www.youtube.com/watch?v=8xMwiDxipII , per poi finire con l’Harcourt che preferisco, una ballata pianistica coinvolgente e notturna come Love Is A Minor Key, a rubare la scena e ricordarci di cosa è capace quest’uomo.

Tino Montanari

P.S. Informo Bruno e i tanti lettori del blog, che fin d’ora la mia canzone dell’anno senza ulteriori ripensamenti, sarà senza ombra di dubbio The Saddest Orchestra (It Only Plays For You). Augh! (*NDB 3 Ma ieri non era Oaks degli Hold Steady?)