Uno Dei “Nostri”! Drew Nelson – Tilt-A-Whirl

drew nelson.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Drew Nelson – Tilt-A-Whirl – Red House Records – 2012

Esordio con buoni propositi per la gloriosa Red House Records di Drew Nelson, “ragazzone” americano dello stato del  Michigan, uno dei tanti nati sulla scia del Boss, di Mellencamp, Earle, McDermott, e in parte Will T.Massey. Questo di cui mi accingo a parlarvi è il quinto lavoro, in quanto il buon Drew non è proprio un novellino, avendo esordito nel lontano 2000 con l’EP Recovery Angels, cui hanno fatto seguito Immigrant Son (2005), Dusty Road To Beulah Land (2009), tutti per l’etichetta indipendente Waterburg. Ci sarebbe anche, di difficile reperibilità, un Live in the Highlands (2010), inciso al The Coffee House di Strathpeffer, sperduta cittadina della Scozia (e venduto solo ai concerti). Senza dimenticare la partecipazione a Dark River.

I musicisti che l’accompagnano in queste undici tracce, oltre al produttore Michael Crittenden che suona di tutto, organo, percussioni,  e pianoforte, sono Brian Morrill alla batteria, Brett Lucas chitarre elettriche, Mark R.Schrock basso e mandolino, e l’intrigante Jen Sygit al controcanto. Il “sound” è pulito e le canzoni sono ben costruite, classiche melodie americane da sentire mentre si guida per quelle autostrade a perdita d’occhio, bellissimi brani.

Apre (tanto per non smentirmi) una Promised Land dalla tonalità aperta, la somiglianza è evidente, quasi eccessiva, nel modo in cui Nelson ricalca vocalmente le stesse inflessioni di Springsteen. Danny and Mary ha un suono roots, molto ben giocata sulle note di una splendida steel guitar. Dust è un brano d’autore, inizio attendista, voce in primo piano e strumenti che escono lentamente, per una melodia che scorre. Con St. Jude si alza il livello del disco, una ballata vissuta, coinvolgente, con l’organo di Michael  che accompagna il cantato di Drew  e la calda voce di Jen al controcanto. Splendida. Lesson è una country-song di derivazione texana, con il mandolino in evidenza e Joe Ely nel cuore. 5Th Of September non sfugge alla regola, prima la voce e poi gli strumenti che fanno da cornice con parsimonia, per una melodia che non si dimentica. Here to Here attacco cantautorale, chitarra spagnoleggiante, atmosfera giusta e strumentazione fluida. What She Does è evocativa, tipica melodia d’autore che si sviluppa tramite la voce del protagonista, e una pedal-steel sognante. Copper è elettrica e pulsante, il gioco delle chitarre mi rammenta un disco che ho amato molto, l’esordio dei True Believers, la band dei grandi Alejandro Escovedo e John Dee Graham.  My Girl è un’altra ballata intimista, abbellita dall’uso delle chitarre. Si chiude con Hallelujah Morning forse la canzone meno in sintonia con il resto del lavoro, ma è un peccato veniale che gli perdoniamo, dopo aver ascoltato gli altri brani.

Grande musica da cantautore di razza, capace di muoversi nelle varie dimensioni con intensità e convinzione, in grado di saper coniugare nelle sue “songs” le matrici della musica “americana”. E’ difficile trovare oggi un personaggio semisconosciuto che riesce a fare musica con tanto sentimento e partecipazione, un “songwriter” che firma un’opera importante per chi ama il nuovo cantautorato a stelle e strisce. Se proprio vogliamo trovargli un difetto, e che alla fine siamo costretti di impulso a rimetterlo nel lettore. Buon ascolto..

 Tino Montanari

Dall’America Via Europa Due Ottime Voci! Parsons & Thibaud – Transcontinental Voices

parsons thibaud.jpg

 

 

 

 

 

 

 Parsons Thibaud – Transcontinental Voices – Blue Rose Records 2011

Joseph Parsons songwriter di Filadelfia e Todd Thibaud originario di Boston (ed ex leader dei Courage Brothers), da tempo attivi sul mercato tedesco e dopo varie collaborazioni in tour, hanno deciso di sfornare questo lavoro a quattro mani (il loro secondo in coppia), per circa quaranta minuti di buona musica. I nostri “compagni di merende” si sono divisi equamente i dieci brani del dischetto, e il suono è un crocevia tra rock e radici, con influenze country e folk, ed è godibile dalla prima all’ultima nota, e non fa che confermare il loro percorso artistico, sviluppato negli anni. Accompagnano Joseph & Todd validi musicisti tra i quali Matt Muir alla batteria e percussioni, e Pete Donnelly al basso e organo, due che fanno sentire il loro peso, e si amalgamano brillantemente al “sound” impastato di chitarre acustiche e elettriche.

Thibaud, bella voce, è anche compositore prolifico ed interessante, come dimostra l’iniziale Hands of Love, seguita da una ballata cantata da Parsons The Natural Way lenta e profonda. L’alternanza nella firma dei brani continua con una deliziosa Broken Sparrow, eseguita da Todd in stile pettyano
mentre Gaze ricorda il mai dimenticato Roy Orbison. So Unkind è un brano cantato a due voci, con un ritornello che si memorizza facilmente, mentre la successiva Drowning di derivazione dylaniana, mette in risalto la voce di Joseph. I’m Right Here è senza alcun dubbio il brano migliore del lotto, una ballata di ampio respiro, cantata dai due “pards” in modo intenso e poetico. Si riparte con Float con una bella armonica (lo stesso Todd) in evidenza, mentre All That I Can Do è leggera e innocua. Chiude il CD un’altra ballata di spessore Loaded Guns di Parsons, che dimostra di essere un ottimo cantautore “intimista”, che sussurra alla vita attraverso le sue canzoni in forma emozionale.

Per concludere un dischetto fresco e sorprendente, con sonorità tipicamente americane, un lavoro ben suonato, dove tra ballate che profumano di California e un suono basato su forme “roots”,  Parsons & Thibaud, anche se non sono diventati Bruce Springsteen, John Mellencamp o Tom Petty, si sono ritagliati una onesta carriera, allietata da un seguito di culto in Europa e in particolare in Germania.

Tino Montanari

Il Manuale Del Perfetto “Beatiful Loser”! Michael McDermott Tour Italiano

michael mcdermott 1.jpgmichael mcdermott 2.jpgmcdermott3.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Non deve promuovere nessun nuovo album, Michael McDermott gira per percorsi alternativi ma è sicuramente uno dei musicisti da “non perdere” in questa estate del 2011 e un po’ di promozione non guasta mai.

Io penso di andarlo a vedere giovedì 28 luglio in Piazza della Vittoria a Pavia, con band al seguito e concerto gratuito. Ma lo trovate anche stasera 26-07 alla Birroteca Doppiomalto di Cecina (Livorno) e domani 27-07 Gattarossa di Piombino, in versione duo con la moglie, l’ottima cantante e violinista Heather Horton. Località ruspanti ma vicine alla sua nuova dimensione di ex Rockstar (ma non lo è mai stato se non nelle intenzioni, ci torniamo fra poco) molto popolare (a livello di culto) in Italia. Il 29 luglio sarà al Banco di Zoagli, in provincia di Genova, il 30 in Piazza Trieste a Pontedera (Pi), martedì 2 agosto Rocca San Casciano (FC), il 3 agosto Dalla Cira Pesaro, il giorno 5 agosto Roccascalegna provincia di Chieti e il 6 a Vasto, per concludere il tour il giorno 7 agosto in quel di Spinone Al Lago provincia di Bergamo, Notte delle Stelle. Il Tour era iniziato domenica 24 luglio con il Buscadero Day a Pusiano.

Come dice lui stesso l’Italia è diventata la sua nuova patria, da qui è iniziata la sua rinascita artistica e umana, circa 4 anni fa in quel di Bergamo, quando una sera in cui doveva aprire per un altro cantante (non è dato sapere chi) avvista un uomo davanti al teatro che sta scrivendo su un poster del concerto “Your Silence I Will Always Admire For Its Being” che è il titolo di uno dei suoi brani più belli contenuti in 620 W.Surf il primo album. Quando McDermott si avvicina, gli chiede, “perché ci hai messo così tanto?” e Michael, all’improvviso, scopre di essere popolare in Italia, i promoter gli organizzano date in giro per la penisola, da solo e con la band, torna nel 2009 ed è di nuovo qui nel 2011. Non so se la storia è vera o fa parte dei Vangeli Apocrifi, ma nel 2009 in maggio si sposa con Heather Horton a Ferrara e lo scorso anno è nata una bimba che è stata chiamata Rain, in ricordo di un brano The Idler, The Prophet And A Girl Called Rain, presente nel secondo album. La scelta, precisa la mamma, è stata sua e non di Michael. Comunque, per fortuna,  tra loro, la chiamano “Willie”!

 

Ma per arrivare a questo punto è dovuto scendere fino in fondo e poi ancora più giù. La storia inizia verso la fine degli anni ’80 a Chicago, Michael Murphy (è il suo vero nome) viene scoperto da Jim Tullio (è proprio lo stesso che sta curando l’eredità musicale di John Martyn) e incide una serie di demos che vengono proposti a vari personaggi dell’industria discografica tra cui Brian Koppelman il talent scout che aveva messo sotto contratto con la Warner Tracy Chapman.

Per sommi capi, la storia procede e McDermott (dopo un “tradimento” con Tullio) firma con la Giant di Irving Azoff e nel 1991 esce 620 W. Surf, co-prodotto da Don Gehman (quello di Mellencamp), sommerso da un tripudio di lodi e commenti: il “nuovo” Springsteen” (quello vero era nel suo periodo più buio a livello qualitativo), il nuovo Mellencamp, Dylan perfino, copertine di Rolling Stone, filmati su MTV, il Washington Post dichiara che potrebbe diventare uno dei migliori talenti della sua generazione, Stephen King lo paragona a Van Morrison e allo Springsteen di Rosalita e cita il testo di una sua canzone in Insomnia, lo invita a partite di Basket e scrive le note del suo terzo album, e rimarranno amici.

Ma nel frattempo il disco vende 30.000 copie e McDermott che aveva creduto a tutto quello che leggeva su di lui inizia a comportarsi da star, e quindi vai con “Sesso, droga e Rock and Roll”. Party sfrenati, ragazze ovunque, Jack Daniels a fiumi, cocaina e altre droghe, insomma la “solita storia”. Ma la qualità dei dischi non si discute, se il primo disco era bellissimo con alcuni brani memorabili, oltre alla già citata The Idler…, A Wall I Must Climb, Shadow Of The Capitol, Fool’s Avenue con Bruce Hornsby al piano, ma sono tutte belle, il successivo Gethsemane, prodotto da Don Dixon è altrettanto bello, un’altra perla di “cantautorato” (ogni tanto mi scappa) di ottima qualità, dischi da 4 stellette e lode e anche il terzo album, pubblicato dalla EMI nel 1996 è di grande qualità. E per non farsi mancare nulla le case discografiche cominciano a mollarlo, i dischi non vendono, sono gli anni del grunge e del brit-pop. Anche il suo mentore Koppelman è costretto a farsi da parte: quando non risponde alle chiamate telefoniche, fanno sfondare la porta del suo appartamento e lo trovano con bottiglie ovunque, cocaina nel frigo e decidono di sottoporlo a vari tentativi di riabilitazione che falliscono sempre miseramente. Il personaggio del film Rounders scritto da Koppelman e interpretato da Matt Damon si chiama “Mike McDermott” e quello di Edward Norton “Lester Murphy” e le loro storie combinate somigliano pericolosamente a quella del nostro amico, anche se il film, in italiano Il Giocatore sposta il centro della storia dal mondo della musica a quello del Poker.

I dischi continuano a uscire, a livello indipendente, la qualità non è più sempre quella di un tempo, ma non si scende mai sotto il livello di guardia: Last Chance Lounge, My Soul’s Unfettered, l’ottimo Ashes e il suo confratello Beneath The Ashes, fino alla rinascita completa di Hey La Hey che lo riporta a ottimi livelli con la collaborazione fattiva di Heather Horton che canta anche un brano, la bellissima Hard To Break (ad onor del vero la canta Kate York e ho corretto in un successivo Post, ma dal vivo la fa Heather!).

Girando per la rete, se non siete fans ed avete già tutto o quasi, a fatica ma si trovano gli album della sua discografia, dove prendete non sbagliate. Io sono andato a risentirli per l’occasione, erano sempre lì, nell’ordine alfabetico (un po’ disordinato) subito dopo Kevin McDermott Orchestra (ma questa è un’altra storia). Lui le ha passate un po’ tutte: festini con tre strippers fuori controllo e una che cerca di accoltellarlo con un paio di forbici, un breve periodo nella Cook County Jail quando pensava di passare una serata con Jakob Dylan, una settimana al Chelsea Hotel di Manhattan sulla quale preferisce non scendere nei dettagli e poi quell’incontro provvido a Bergamo.

Bere, beve ancora, per sua ammissione, la voce è diventata roca come si addice a un 42enne (e assomiglia sempre sia a Springsteen che Mellencamp, ma è un fatto di genetica musicale) ma è sempre rimasto uno dei migliori artisti di culto che vi possa capitare di vedere ed ascoltare. Quindi scegliete la data e non mancate l’appuntamento con Michael Mc Dermott. Non ve ne pentirete!

Dimenticavo! Sembra che ci sia anche una troupe italiana al suo seguito per girare un documentario su questo tour estivo.

Bruno Conti

Cofanetti che passione! (Quando Escono) – Notizie su John Mellencamp, Joni Mitchell, Bee Gees E Altro

john mellencamp 2007_painting_background_200.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Più o meno con cadenza regolare vi tengo informati sugli sviluppi delle uscite (presunte) dei Box di John Mellencamp, Joni MitchellBee Gees. Orbene mentre per quello della nostra amica canadese Joni l’unica notizia è un silenzio assordante, ovvero zero notizie, per gli altri due qualcosa si muove, ma piano!

Il Box dei Bee Gees Mithology, che nel mio post dell’8 febbraio scorso vi davo in uscita per il 9 marzo, come avrete astutamente notato non è uscito in quella data, le ultime notizie lo danno in uscita, se non ricordo male, per il 16 novembre, alla faccia del bicarbonato!

Viceversa il mitico box On The Rural Route 7609 ormai in gestazione da quasi un anno si farà. La data di giugno sembra confermata, anzi è confermata, si vocifera intorno al Father’s Day, la Festa del Papà, che io nella mia immensa ignoranza pensavo fosse il 19 marzo, mentre ho scoperto che in oltre cinquanta paesi all over the world Stati Uniti compresi si festeggia la terza domenica di giugno, quindi speriamo, l’ha detto Mellencamp stesso. Cominciano a emergere anche ulteriori informazioni: il box conterrà 54 canzoni divise su quattro CD, non sarà in ordine cronologico ma diviso per argomenti. Le note di copertina sono firmate dal noto giornalista Anthony De Curtis, uno dei veterani della rivista Rolling Stone (e aggiungo io, uno dei pochi che valga la pena di leggere). Trapelano indiscrezioni anche su alcuni degli inediti contenuti, alternate takes, nuove canzoni e nuove versioni, demos: il professore di Princeton Cornel West “recita” alcuni versi del testo di Jim Crow inseriti nella versione originale tratta da Freedom Road e cantata in duetto con Joan Baez. Real Life tratta da Lonesome Jubilee è recitata da Joanne Woodward. The World Don’t Bother Me None, un omaggio alla musica di Muddy Waters che appariva solo nel documentario del 2004 America’s Heart In Soul viene riesumata per l’occasione. Mellencamp ci da anche l’occasione di ascoltare la sua versione di Colored Lights, che aveva scritto e prodotto per il bellissimo album dell’85 dei Blasters, Hard Line; To M.G (Wherever She May Be) un brano scritto per la sua prima ragazza, appariva in origine nell’album Nothin’ Matters & What If It Did del 1980, qui appare in una versione in solitario – M.G. che vive ancora a Columbus, Indiana era nel Crump Theater della cittadina americana in occasione del “concerto di ritorno” di Mellencamp del 2008 –

Anche Sugar Marie tratta dall’album John Cougar del 1979 appare in versione demo solitaria. Cherry Bomb uno dei brani più noti e trascinanti del Coguaro appare in una versione registrata nella sua cucina accompagnandosi solo con un autoharp; anche Authority Song appare in veste demo e pare che la tecnologia in questa caso abbia fatto cilecca e il brano, già più veloce dell’originale, acquista ulteriore velocità regalandoci Mellencamp in una inusuale veste con accento giamaicano, secondo le parole di lui medesimo. Cos’altro? C’è un remix differente del duetto con Trisha Yearwood Deep Blue Heart che appariva su Cuttin Heads, una versione alternativa più introspettiva della bellissima Our Country e una specie di work in progress del brano Jack And Diane, dalla versione iniziale che si chiamava Jenny At 16 passando per il demo per arrivare alla versione definitiva che appariva su American Fool. Per finire il box una versione inedita di Rural Route registrata in coppia con il chitarrista Andy York nel garage dove provavano per farla sentire al resto della band.

Già che ci siamo, anche se non è un cofanetto, buone notizie (si fa per dire)  sul fronte del nuovo album, No Better Than This: la data di uscita che nella scorsa puntata della telenovela vi dicevo doveva essere fissata per novembre è stata anticipata ad agosto, visto che poi in autunno dovrebbe partire il tour americano, produce T-Bone Burnett (ma quando dorme). Quest’anno è anche il 25° anniversario dal primo Farm Aid, attendiamo qualche regalo sotto forma CD o DVD.

vanilla fudge box.gif

 

 

 

 

 

 

Sempre sul fronte cofanetti, novità dalla Rhino (mi sono iscritto alla Newsletter così mi informano nella posta, è facile basta dare la propria mail senza altre formalità): il 3 maggio esce il Box Of Fudge dei Vanilla Fudge, 4CD, 41 brani, 15 inediti, nel quarto Cd il concerto inedito dell’ultimo dell’anno, per celebrare l’arrivo del 1969, al Fillmore West. Il tutto esce per la Rhino Handmade, quindi è a tiratura limitata e costa una cifra (per il momento, salvo edizioni europee).

Alla prossima.

Bruno Conti