Il 2016 Ha Colpito Ancora! Ci Hanno Lasciato Anche Ralph Stanley, Scotty Moore E Rob Wasserman! Senza Dimenticare Wayne Jackson (Memphis Horns) e Bernie Worrell (Parliament/Funkadelic).

ralph stanley

Era già da qualche settimana che non si registravano morti eccellenti, dopo la vera e propria ecatombe dei primi mesi di questo tremendo 2016, ma in un colpo solo (a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro) ben tre noti musicisti, due dei quali potrebbero anche aspirare al titolo di “leggenda”, sono passati a miglior vita. Una settimana fa circa, il 23 Giugno, ci ha lasciato, alla veneranda età di 89 anni, Ralph Stanley, uno dei padri della musica country americana e tra i creatori del genere bluegrass insieme a Bill Monroe, Lester Flatt, Earl Scruggs ed altri meno noti. Originario della Virginia, cantante e virtuoso del banjo, Stanley iniziò la sua lunga carriera come metà del duo Stanley Brothers insieme al fratello Carter e quasi contemporaneamente come leader dei Clinch Mountain Boys, cominciando come cover band di Monroe e di traditional appalachiani, ma iniziando presto a scrivere materiale originale, cosa che li mise in competizione proprio con Monroe, che arrivò addirittura a lasciare la Columbia (in favore della Decca) quando la famosa casa discografica mise sotto contratto i due fratelli Stanley.

Alla morte di Carter, avvenuta nel 1966, Ralph proseguì come solista, ma avvalendosi sempre dei Clinch Mountain Boys come backing band (con innumerevoli cambi di formazione), fino ai giorni nostri: musicista di grande esperienza e cultura, ha praticamente inventato un suo modo di suonare il banjo, e nel corso della sua carriera ha cantato di tutto, dal bluegrass, al country al gospel, ed il suo nome è prepotentemente tornato in auge grazie a T-Bone Burnett ed ai fratelli Coen per il film del 2000 O Brother Where Art Thou?, nella cui colonna sonora Ralph interpretava O Death ma il suo spirito aleggiava su tutte le canzoni (ed il brano da lui cantato gli valse anche un Grammy). Da quel momento, Ralph riprese ad incidere con regolarità, pubblicando dischi uno più bello dell’altro, il più delle volte aiutato da presenze illustri (come nell’imperdibile Clinch Mountain Country, uscito peraltro nel 1998, con ospiti come Bob Dylan, Dwight Yoakam, George Jones, Gillian Welch, Porter Wagoner ed i BR5-49, o l’altrettanto prezioso Clinch Mountain Sweethearts, con duetti tutti al femminile, o ancora il recente Man Of Constant Sorrow, con Elvis Costello, Robert Plant, gli Old Crow Medicine Show e Dierks Bentley), o anche ottimi lavori in solitario come Ralph Stanley del 2002 e Shine On del 2005. Adesso starà già jammando con Bill Monroe, sperando che abbiano sistemato le vecchie divergenze.

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Winfield Scott Moore III, più noto come Scotty Moore (che di anni ne aveva 84) è stato il chitarrista della prima parte della carriera di Elvis Presley, dal 1954 (quindi periodo Sun compreso) fino ai primi anni sessanta quando il King ha iniziato a frequentare Hollywood (ma si esibirà con lui per l’ultima volta anche nel famoso Comeback Special del 1968): il suo nome sarà sempre legato a quello del bassista Bill Black e del batterista D.J. Fontana, che hanno costruito l’alveo perfetto per le canzoni del primo Elvis, entrando quindi di botto nella leggenda (furono soprannominati The Blue Moon Boys): influenzato dallo stile di Chet Atkins, Moore perfezionò una tecnica fingerpicking decisamente personale sulla sua Gibson, inventando di fatto lo stile rockabilly ed influenzando generazioni di chitarristi, tra cui Bruce Springsteen, Keith Richards e, anche se non si direbbe, Jimmy Page.

Dopo le collaborazioni con Elvis, Moore non partecipò a moltissime sessions, preferendo dedicarsi al ruolo di record engineer per, tra gli altri, Carl Perkins e Ringo Starr (l’album Beaucoups Of Blues), e continuando a suonare in occasionali serate dedicate alle vecchie glorie. Nel 1997 Moore si riunì con Fontana per incidere lo splendido All The King’s Men, un sontuoso tributo all’epoca d’oro del rock’n’roll con una serie incredibile di ospiti (Keith Richards, The Band, The Mavericks, Ron Wood, Jeff Beck, Steve Earle, Joe Ely, Cheap Trick). Ora, è facile da immaginare, avrà riabbracciato Elvis ed insieme con Bill Black (Fontana è ancora vivo) staranno già suonando Mystery Train o That’s Alright, Mama.

rob wasserman

Mi ha colto invece di sorpresa la scomparsa avvenuta ieri 29 giugno, a soli 64 anni, e per cause non ben precisate, di Rob Wasserman, bassista californiano di formazione classica il cui nome è legato ai lavori insieme a Bob Weir, prima nei Ratdog e dopo negli episodi da solista dell’ex Grateful Dead. Ma prima ancora Wasserman era stato il bassista di Lou Reed (nei bellissimi New York e Magic And Loss, ma anche più di recente nel controverso Lulu, inciso dal musicista newyorkese con i Metallica) ed aveva collaborato con Van Morrison (Beautiful Vision), Elvis Costello (Mighty Like A Rose), Bruce Cockburn, Rickie Lee Jones ed il David Grisman Quintet.

Particolarmente apprezzati furono poi i suoi album Solo, Duets e Trios, incisi insieme ad ospiti come Brian Wilson, Aaron Neville, Bruce Hornsby, ancora Lou Reed, Jerry Garcia, Neil Young e perfino una collaborazione inedita con Willie Dixon in Dustin’ Off The Bass. In questo caso, è troppo facile pensare al fatto che sia già a fianco di Lou Reed a provare nuove canzoni che l’ex Velvet Underground non ha certo smesso di scrivere neppure nell’aldilà.

Marco Verdi

Parte II

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Aggiungo anche il mio piccolo contributo ricordando altri due personaggi, scomparsi di recente, che hanno fatto la storia della musica, nei loro casi Soul e Funky. Prima di tutto Wayne Jackson, trombettista bianco, prima nei Mar-Keys, poi nella house band della Stax e infine, con Andrew Love (sassofonista, scomparso nel 2012) come Memphis Horns hanno suonato praticamente con tutti, credo si farebbe prima a dire con chi non sono apparsi (e mi vengono in mente Beatles e Stones), ma per il resto, facendo una selezione veloce: Otis Redding, Wilson Pickett, Sam & Dave e tutto il cucuzzaro Stax, Al Green, Elvis, Bob Dylan, Isaac Hayes, Tony Joe White, James Taylor, Aretha, Rod Stewart, BB King, Willie Nelson, Doobie Brothers, Frankie Miller, Lowell George, gli U2, anche Zucchero, Buddy Guy, Keith Richards, Maria McKee, e sono veramente una minima parte, ci vorrebbe un Post a parte solo per citare i nomi degli artisti con cui ha suonato Wayne Jackson, colpito anche lui dalla maledizione dei 74 anni e morto a Memphis il 21 giugno scorso (per i problemi di cuore che lo affliggevano da anni), lo stesso luogo dove era nato il 24 novembre del 1941.

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E il 24 giugno è morto anche Bernie Worrell, che di anni ne aveva 72 anni ed era da lungo ammalato di cancro, uno dei grandi tastieristi della storia del funk (e non solo), spesso definito il Jimi Hendrix delle tastiere, a lungo braccio destro di George Clinton nei Parliament e nei Funkadelic e che anche lui ha poi suonato con centinaia, anzi migliaia di musicisti nel corso di una carriera durata oltre 45 anni: forse le collaborazioni più note quelle con i Talking Heads, e in anni più recenti i Vintage Vinos di Keith Richards e i Gov’t Mule.

Direi che per oggi può bastare anche se vista la continua moria si pensava di inserire magari una rubrica nel Blog intitolata “Prima che sia troppo tardi”, dove parlare periodicamente di musicisti che hanno fatto la storia della musica e di cui spesso si ignora l’esistenza o quasi, fino al giorno in cui se ne vanno. Vedremo in futuro. Tra l’altro, tornando brevemente a Scotty Moore, ieri sera ero a vedere il concerto dei Blackberry Smoke al Carroponte, ed in chiusura di serata Charlie Starr e soci gli hanno dedicato una bella versione di That’s All Right Mama, quindi per fortuna anche tra le generazioni più giovani il grande patrimonio del passato non è perduto e questo è un buon segno!

Bruno Conti