Una Sorpresa Nell’Uovo Di Pasqua! Cowboy Junkies – Ghosts

cowboy junkies ghosts

Cowboy Junkies – Ghosts – Latent Recordings / Download + Streaming

Nell’ultimo periodo c’è stata una notevole uscita di dischi “fantasma” (nel senso che fisicamente non sono reperibili in CD, ma si possono scaricare o ascoltare nei vari siti di musica digitale), e noi sul sito ci siamo occupati dei lavori dell’ultimo Matthew Ryan, di Jeff Black, Natalie Merchant, con la speranza prossimamente di recensire anche Amidst The Alien Cane di William Topley (parlo per me), e per stare in tema non poteva certamente mancare anche questo inaspettato Ghosts dei Cowboy Junkies. A soli due anni di distanza dall’ottimo All That Reckoning (18), questo Ghosts non è altro che una raccolta di canzoni su cui i Cowboy Junkies avevano incominciato a lavorare mentre erano in giro in tournée per promuovere il citato ultimo lavoro in studio, e l’improvvisa morte della madre due mesi dopo, è stata la scintilla che ha portato i tre fratelli Timmins ad elaborare il lutto portando a termine questi otto brani, decidendo poi di farli ascoltare in “streaming” a chi era interessato, in attesa di un eventuale futura edizione in doppio vinile, allegandolo ad ATR.

Oggi come ieri la formazione della band è sempre la stessa: con Margo Timmins alla voce, i fratelli Michael alle chitarre e Peter alla batteria, con l’inserimento dell’amico Alan Anton al basso, per una buona mezzora di musica dove si respirano metaforicamente rabbia, rimorso e dolore. Dolore che si nota subito nella traccia di apertura Desire Lines, con la meravigliosa voce di Margo che declama il testo della canzone, seguita dalle affascinanti note della pianistica Breathing https://www.youtube.com/watch?v=hez9al5ny50 , e dal suono caldo e avvolgente di Grace Descends, che viene accompagnata dal basso di Alan Anton. Le emozioni ripartono con il suono cinematografico e leggermente “psichedelico” dell’intrigante (You Don’t Get To) Do It Again, per poi passare alla soave malinconia di una struggente e accorata The Possessed (il brano finale di All That Reckoning, lasciato fuori nella versione in vinile), mentre il fascino della voce di Margo si manifesta ancora una volta in Misery, con un accompagnamento in primo piano fluido e diretto. Ci si avvia alla fine dei ricordi e del dolore con una ballata romantica, notturna e rarefatta come This Dog Barks (marchio di fabbrica del gruppo), impreziosita dalle note di un violino “tzigano” impazzito https://www.youtube.com/watch?v=g6-rRG9tTJU , per terminare con un dolcissimo e sentito omaggio al sassofonista jazz Ornette Coleman, un giusto riconoscimento della famiglia Timmins ad uno dei “padri” della propria formazione musicale https://www.youtube.com/watch?v=QvBmZgF7_DY .

Stilisticamente questi otto brani rispecchiano il suono del precedente All That Reckoning, e per chi scrive, che ascolta i Cowboy Junkies da tempi di Trinity Session(88) non poteva essere altrimenti: un gruppo che nella sua lunga carriera ha saputo estrarre il meglio della tradizione americana, passando dalle radici blues ad un “country-rock” ovattato e moderatamente “roots”, facendo rivivere con le loro canzoni malinconiche atmosfere da sogno e paesaggi sonori che si stringono e prendono forma con la suggestiva voce di Margo Timmins che non si può non riconoscere. I CJ sono in pista ormai da più di trenta anni, e dopo 18 album in studio (compreso questo Ghosts) e 6 album Live, continuano a credere nella loro proposta, che non è certamente quella di una musica commerciale, quindi senza guardare in faccia a nessuno cercano comunque di proporre sempre musica di grande qualità, come anche in questo ultimo lavoro.

Tino Montanari

Torna Il “Peccatore” Del Folk Canadese! Lee Harvey Osmond – Beautiful Scars

lee harvey osmond beautiul scars

Lee Harvey Osmond – Beautiful Scars – Latent Recordings

I Lee Harvey Osmond rimangono la creatura preferita di Tom Wilson, e lo testimonia questo nuovo lavoro Beautiful Scars, dopo il folgorante esordio con il bellissimo A Quiet Evil (10) e il successivo The Folk Sinner (12) http://discoclub.myblog.it/2013/02/26/un-collettivo-acid-folk-dal-freddo-canada-lee-harvey-osmond/ : prodotto come gli altri da Michael Timmins (“mente” dei Cowboy Junkies). Il buon Tom è considerato una “icona” del rock canadese,  a fronte di una carriera quasi trentennale, all’inizio con una band molto popolare nel paese delle “Giubbe Rosse”  come i Junkhouse, in seguito con il combo Blackie & The Rodeo Kings (con Colin Linden e Stephen Fearing), e anche una discreta da solista, prima di darsi anima e corpo nel progetto di questo gruppo canadese di “folk-psichedelico e acido”, i bravissimi e intriganti Lee Harvey Osmond.

lee harvey osmond 2 lee harvey osmond 1

L’attuale “line-up” della band, oltre al consueto “zampino” di Michael Timmins, è formata dal leader Wilson alla chitarra acustica e voce, Michael Davidson al vibrafono, Dan Edmond al piano, Aaron Goldstein alle chitarre e pedal steel, Josh Finlayson (degli Skydiggers) al basso, Jesse O’Brien alle tastiere, oltre al fido Ray Farrugia (era già nei Junkhouse) alla batteria e percussioni, e come “vocalist” aggiunta Andrea Ramolo (emergente cantautrice canadese) e il figlio di Wilson, Thompson.

Le canzoni di Beautiful Scars devono molto, a parere di chi scrive, al Chris Eckman dei grandi Walkabouts, a partire da una iniziale Loser Without Your Love (con un sax molto à la Morphinehttps://www.youtube.com/watch?v=uHP0YvlIcs4 , passando poi alle trame un po’ “retrò” di una sussurrata Blue Moon Drive, al rumoroso groove di Shake The Hand, per poi tornare alle atmosfere “psichedeliche” gentili di Oh The Gods, e ai delicati arpeggi acustici di una tenue Dreams Come And Go. Si cambia ancora ritmo con la desertica Hey, Hey, Hey (si viaggia dalle parti di Tucson, in compagnia di Calexico e Giant Sandhttps://www.youtube.com/watch?v=e61Lak9CDjQ , mentre la bellissima How Does It Feel è la ballata più “cool” dell’album, dove le note di chitarra e pianoforte accompagnano la rancorosa voce di Tom https://www.youtube.com/watch?v=pl0t4d1tc9g , che fa da preludio alle chitarre cariche di riverberi e al vibrafono di Planet Love https://www.youtube.com/watch?v=kMd8OQa8jUU, all’ossessionante ritmo  funky (tastiere, flauto e chitarre) di una Black Spruce che sembra uscita, almeno nella parte iniziale, dai vinili dei Jethro Tull https://www.youtube.com/watch?v=biComc2UChE , e andando a chiudere le “cicatrici” personali di Wilson, con le sonorità folk di una struggente Bottom Of Our Love.

Tom Wilson scrive canzoni eleganti, scure, che partono dal “roots rock” ma vanno oltre, con una miscela equilibrata di blues, rock, country e folk, con una spruzzata di sana psichedelia (che lo stesso autore riconosce nel genere “acid-folk”), e, come nei dischi precedenti, anche tutti i brani di questo lavoro (registrato e mixato nello studio di Toronto di Timmins) richiedono diversi e ripetuti ascolti per essere assimilati nella loro totalità. Per chi vuole approfondire, questo Beautiful Scars rivela ad ogni passaggio nel lettore CD qualcosa di sorprendente e affascinante,  la perfetta chiusura del cerchio di un autore innovativo e rivoluzionario, che con i suoi Lee Harvey Osmond vuole regalare un sound libero dalle mode e fuori dagli schemi, che può sicuramente piacere a tutti gli appassionati della buona musica (sicuramente tutti i lettori di questo blog). Che sia la volta buona per ampliare la cerchia?

Tino Montanari