Cantautore, Attore, Pittore… E Altro! Peter Himmelman – The Boat That Carries Us

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Peter Himmelman – The Boat That Carries Us – Himmasongs Recordings

Per chi scrive, Peter Himmelman è uno dei “songwriters” meno celebrati dell’intero panorama cantautorale americano, talmente poco riconosciuto che i suoi lavori ultimamente se li deve distribuire e produrre con mezzi propri (ma questa sta diventando una caratteristica di gran parte della scena musicale americana), come quest’ultimo The Boat That Carries Us. Nonostante sia ormai più noto come attore televisivo (ha partecipato a serie importanti come il Giudice Amy e Bones), il buon Peter vanta un lungo e dignitoso trascorso da rock’n’roller. Originario di Minneapolis, l’attività artistica di Himmelman era iniziata con i Shangoya già nel lontano ’78 per continuare poi con il gruppo dei Sussman Lawrence in cui militò fino al ’84. La sua carriera solista vera e propria parte con This Father’s Day (85), e il secondo colpo lo mette a segno sposando nel 1988 Maria Dylan figlia adottiva del grande Bob (la cui madre è l’ex moglie di Dylan, Sara Lowndes), e dopo undici album con punte altissime quali Flown This Acid World (92), Skin (94) https://www.youtube.com/watch?v=Vbz1D08muFw , Unstoppable Forces (04) e due album dal vivo Stage Diving (96) e Pen And Ink (08), oltre a cinque album dedicati ai ragazzi, si ripresenta un po’ a sorpresa, dopo l’esperimento Minnesota http://discoclub.myblog.it/2012/11/25/file-under-bella-musica-minnesota-are-you-there/ , con questo lavoro prodotto da Sheldon Gomberg (Ben Harper).

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Per l’occasione Peter ha riunito sulla stessa “barca” musicisti di grande talento come David Steele alle chitarre (Steve Earle, John Prine, Emmylou Harris), Lee Sklar al basso (tra i tantissimi Leonard Cohen, Jackson Browne, James Taylor), Jim Keltner alla batteria (John Lennon, Richard Thompson, e il genero Dylan, oltre ad una infinità di altri, forse si fa prima a dire con chia non ha suonato), Will Gramling alle tastiere (Colbie Caillat), e penso che con questi elementi sia molto difficile che non esca un prodotto di qualità come questo The Boat That Carries Us, una sorta di “concept album” scritto da Himmelman mentre era coinvolto nelle sue varie professioni.

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La barca salpa con la title track, un brano folk dalla morbida melodia acustica https://www.youtube.com/watch?v=RZFQkA77V0w , a cui fanno seguito il ritmo e l’energia di Afraid To Lose http://discoclub.myblog.it/2012/11/25/file-under-bella-musica-minnesota-are-you-there/ , l’atmosfera avvincente che si crea con Green Mexican Dreams (una delle migliori del disco), la divertente For Wednesday At 7pm (I Apologize) sostenuta da un buon “groove”, mentre 33K Feet è animata dalla chitarra di Steele, e Never Got Left Behind dalla batteria spazzolata di Keltner. Il viaggio prosegue dolcemente con la preghiera sincera di Mercy On The Desolate Road (splendida), il ritmo “sincopato” di In The Hour Of Ebbing Light, la pianistica Double Time Sugar Pain rubata dai solchi del miglior Randy Newman, passando per l’energia rock di Angels Die, con una grande ritmo dettato dalla batteria di Keltner, il sussurrato piano e voce di  Tuck It Away, il riff chitarristico di That’s What It Looks Like To Me, attraccando la barca al porto con il moderno gospel acustico di una solenne Hotter Brighter Sun. Hallelujah!

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Peter Himmelman pur rimanendo ai margini dell’industria discografica, è pur sempre una delle penne più vitali e creative della scena americana, uno di quei musicisti che non si nascondono e,essendo ormai una star televisiva, si può permettere di sfogarsi attraverso dischi, autoproducendoli come gli pare e piace (simpatica la trovata di utilizzare nel retro di copertina del CD la stessa grafica che utilizzarono i Clash per London Calling), per esempio questo The Boat That Carries Us, energico, ispirato e suonato come Dio comanda,e quindi, sempre per chi scrive, soldi ben spesi.

Tino Montanari

File Under: “Bella Musica”! Minnesota – Are You There

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Minnesota – Are You There – Hymn & Holler Records 2012

Ci sono dischi (come diceva una nota pubblicità) che allungano la vita, sicuramente Are You There dei Minnesota, frutto della collaborazione tra Peter Himmelman (una delle penne più vitali e creative  della scena americana) e il regista David Hollander (The Guardian) è uno di questi. Himmelman, originario di Minneapolis (l’uomo che ha reso nonno Bob Dylan, sarebbe il genero), ha esordito all’inizio degli anni ’80 come leader dei Sussman Lawrence, poi dal 1986 è diventato solista, con una carriera altalenante,con dischi di ottima fattura From Strengh To Strengh (91), Flow This Acid World (92), alternati ad altri meno riusciti, Gematria (87), Skin (94 (che però Allmusic indica come uno dei suoi migliori), e oneste produzioni come Love Thinketh No Evil (99) e Imperfect World (2005). Non male anche Mystery And The Hum, l’ultimo del 2010 e da segnalare anche alcuni dischi di canzoni per bambini (il migliore forse My trampoline).

Il duo aveva già lavorato insieme per la serie TV Heartland, ma questa collaborazione è più sulla musica che sulle immagini, focalizzando di più le storie che stanno dietro alle melodie. Per questo lavoro Peter è affiancato da uno stuolo di musicisti di talento come Jake Hanson alla chitarra, Noah Levy (BoDeans, Brian Setter) alla batteria, Jimmy Anton (Johnny Lang) al basso, Jeff Victor (Honeydogs) alle tastiere, Joe Savage alla lap steel e l’apporto delle splendide voci di Kristin Mooney e Claire Holley,  per un “sound” che spazia tra Rock, Folk, Blues e Americana.

Il disco si apre con Deep Freeze , brano che potrebbe ricordare  i Woven Hand più ispirati, ma ha la sua originalità nell’aggiunta non trascurabile delle voci di Kristin Mooney e Claire Holley (entrambe cantanti ed autrici con una discografia ricca e variegata), mentre la successiva Hitchhiker è uno “scuro” folk-rock giocato ancora sull’interscambio tra la voce di Himmelman e quelle delle sue compagne di viaggio, con una complessa ritmica a scandire il tempo e una chitarra elettrica inquietante a disegnare arabeschi sonori che aprono improvvisamente le prospettive della canzone, per poi dare spazio all’acustica Moths, una delle tracce migliori del disco, con i segni evidenti di una melancolia che vira verso il sublime e può ricordare la classe cristallina dell’Eric Andersen più ispirato, quando anche l’utilizzo di una voce femminile era un’arte, come non citare lo stupendo Blue River. Si riparte con Arabesque, un valzerone vagamente circense che potrebbe riportarci, sempre per l’utilizzo del controcanto femminile, al lavoro di un altro maestro nell’utilizzo di questo escamotage sonoro, il grande Leonard Cohen, mentre la seguente Death By Snakebite è un brano più elettrico ed elettrizzante, con una slide sullo sfondo e la voce di Himmelman che vira verso toni vocali vagamente alla Costello,  molto bello il crescendo finale valorizzato ancora una volta dalle voci femminili.

Midnight In The Morning è una composizione intimista, tenue e rarefatta, in cui la voce di Peter, quasi tremula, si avvale dello splendido controcanto delle due co-protagoniste che sarebbe riduttivo definire coriste; seguono Call From The Road con il battito cadenzato delle mani, poi reiterato, ad introdurre un’altra notevole costruzione sonora che si avvicina anche, per certi versi, all’universo sonoro di un gruppo come i Cowboy Junkies, mai banali nelle geniali intuizioni dei fratelli Timmins e il lamento acustico cadenzato di Behind Me, screziato da noise e melodia come nelle migliori intuizioni del compianto Vic Chesnutt. Si cambia ancora ritmo con Can’t Outrun The Things e Ash & Chickenwire, dove batteria, percussioni e le  chitarre spiegate nonché l’immancabile sostegno delle voci delle “ladies”, soprattutto nel secondo brano, potrebbero ricordare vagamente un Meat Loaf meno caciarone e più intellettuale e ci regalano due brani, ricchi, elettrici e trainanti. Con Help Me Build a Ladder e 1000 Blackbird,s con piacere si riscopre l’Himmelman cantautorale ed intimista del passato, mentre la conclusiva Send It Up (vagamente radiofonica) è un brano rock con le chitarre sugli scudi, sulle orme del Tom Petty meno convenzionale.

Are You There, frutto di questo “progetto” Minnesota, si presenta come un lavoro complesso, ricco di mille suggestioni sonore, piccole perle musicali, con arrangiamenti fuori dagli schemi abituali, dove trovano spazio diversi generi, che rispondono ai modelli di gente come Costello, il miglior Parker, qualche piccola traccia del “nativo” (del Minnesota) Dylan e il Boss, senza però essere figli di nessuno. Per chi scrive uno dei lavori migliori di questo 2012, e la possibilità di scoprire (o riscoprire) il talento di Peter Himmelman, un musicista che ha ancora molto da dire.

Purtroppo il disco non è di facile reperibilità, disponibile solo per il dowload, anche transitando per il loro sito http://www.minnesotaband.com/ e qui li potete ascoltare dal vivo minnesota-with-peter-himmelman-on-mountain-stage

Tino Montanari