Novità Di Agosto Parte Ib. Paul Allen, Heather Myles, Gregory Alan Isakov, Moreland & Arbuckle, Amanda Shires, Ivan Neville Dumpstaphunk

paul allen and the underthinkers.jpgheather myles live on trucountry.jpggregory alan isakov the weathermen.jpg

 

 

 

 

 

 

Proseguiamo con le novità in uscita on questi giorni, tre nomi magari non celeberrimi ma conosciuti dai frequentatori del Blog.

Per la verità il primo nome lo conoscono tutti. E’ proprio quel Paul Allen, il co-fondatore della Microsoft, proprietario dei Portland Trail Blazers ed ora anche musicista con i suoi Underthinkers. Il disco si chiama Everywhere At Once esce oggi per la Sony Legacy negli Stati Uniti e Allen che suona la chitarra in tutti i 13 brani del CD, che suona inequivocabilmente rock e blues, si fa aiutare da una pattuglia di musicisti “giusti”: ci sono Ann & Nancy Wilson delle Heart, Chrissie Hynde dei Pretenders, Joe Walsh, Ivan Neville, Doyle Bramhall, Derek Trucks, Wendy Moten, David Hidalgo dei Lobos. Oltre a tantissimi altri, tra cui ancora, Matt Rollings, Greg Leisz, David Landau, Jimmy Haslip, Jon Cleary, Matt Chamberlain e per la miseria, esageriamo! I proventi del disco andranno in beneficenza. Se aggiungiamo che non sembra per niente male, potremmo assecondare le velleità musicali di un “amico” del nostro PC. Un piccolo appunto, ma uno dei geni dell’informatica un piccolo misero video in rete non poteva caricarlo?

Heather Myles, spesso definita, e giustamente, la Dwight Yoakam al femminile, negli Stati Unti ha un suo programma televisivo, Tru Country. Ora esce questo Live On Trucountry, una confezione CD+DVD pubblicata dalla Floating World inglese che in 22 brani propone il meglio dalle quattro stagioni della trasmissione. Per chi ama il country ruspante, l’honky tonk e le belle voci femminili, qui ci sono tutti gli ingredienti giusti.

Gregory Alan Isakov è un cantautore americano, nativo di Johannesburg in Sudafrica, ma allevato negli Stati Uniti, con questo The Weatherman, che esce per la Suitcase Town Music, è già al suo quinto disco e il Blog si era già occupato brevemente di lui in passato buona-anche-la-seconda-gregory-alan-isakov-this-empty-northe.html. Spesso associato a Brandi Carlile, con la quale ha collaborato spesso, sia dal vivo che in studio, ma non in questa occasione, si conferma artista di talento anche con il nuovo disco. Vediamo se ci scappa la recensione completa nei prossimi giorni.

moreland and arbuckle 7 cities.jpgamanda shires down fell the doves.jpgivan neville dumpstaphunk.jpg

 

 

 

 

 

 

Anche Moreland And Arbuckle sono “clienti abituali” del Blog: moreland+and+arbuckle. Questo 7 Cities sarebbe il quarto album che pubblicano con questa ragione sociale, ne avevano fatti anche due poco conosciuti come Moreland, Arbuckle & Floyd. Comunque poco importa, il nuovo disco è la consueta miscela ad altissimo potenziale di rock e blues. Dustin Arbuckle è il cantante e armonicista, Aaron Moreland è il chitarrista e confermano la formula che ha fatto la fortuna di gruppi come i Fabulous Thunderbirds, Nighthawks, Nine Below Zero, per citare i primi che mi vengono in mente con un asse devastante armonicista/cantante, chitarrista, sezione ritmica poderosa e vai col (rock)blues. E’ la seconda produzione con la Telarc ed è uscito la scorsa settimana.

Ebbene sì, anche di Amanda Shires ci siamo già occupati sul Blog (d’altronde se qualcuno fa buona musica, non si sfugge, prima o poi, tempo permettendo, una bella recensione non può mancare): un-altra-giovane-bella-e-talentuosa-songwriter-dagli-states.html. Cosa è successo nel frattempo? La nostra amica si è sposata con Jason Isbell: ecco perché appariva sia nel disco del recente consorte che nella sua apparizione al David Letterman Show. E pubblica per la sua etichetta, che questa volta si chiama Lightning Rod Records (forse in onore dell’album precedente) il nuovo CD intitolato Down Fell The Doves e, stranamente, nel disco suona anche Jason Isbell. Prodotto da Andy LeMaster, oltre al suono del violino di Amanda questa volta c’è pure una piccola sezione fiati. Sentito velocemente mi pare buono, ma, sempre compatibilmente con il tempo (pare che il giorno abbia 24 ore), vediamo se riusciamo a dargli il giusto spazio.

Ivan Neville è il figlio di Aaron Neville, non è bravo come il babbo, ma insieme al cugino Ian, che è il figlio di Art, l’altra colonna dei Neville Brothers, da qualche anno ha fondato i Dumpstaphunk, che hanno esordito qualche anno con un Live al famoso Jazz And Heritage Festival di New Orleans, della serie Live At Jazz Fest, ne esistono moltissimi, pubblicati a livello locale, ma ogni tanto approdano anche nelle nostre lande, e spesso sono bellissimi. Dirty Word è il secondo album di studio che pubblicano e se siete amanti del funky più torrido, quello di Funkadelic e Parliament, ma anche di Larry Graham e Betty Davis (per gli “ignari” era la seconda moglie di Miles Davis  e secondo alcuni pareri è anche tra le inventrici della fusion), qui troverete pane per i vostri denti. Con ospiti come Ani DiFranco e Flea dei Red Hot, i cugini Neville confezionano un gustoso disco tra funky e New Orleans Sound che ha un solo difetto, la scarsa reperibilità. In effetti i prodotti della Louisiana Red Hot Records non si trovano dietro l’angolo, questo in particolare è uscito da un paio di settimane. Fiati, ospiti a go-go, ci sono anche Art Neville e la Rebirth Brass Band, formazione con doppio bassista e nella cover del pezzo di Betty Davis, If I’m In Luck, quello dove appare anche Flea, i bassisti sono tre. Se vi piace il Crescent City Sound molto funky, ma molto, non cercate ulteriormente, questo è il disco che fa per voi.

Bruno Conti

Questi Ci Danno Dentro Alla Grande! Moreland & Arbuckle – Just A Dream

moreland & arbuckle.jpg

 

 

 

 

 

 

 

 Moreland And Arbuckle – Just A Dream – Telarc   

Capitolo terzo per il trio del Kansas, Moreland And Arbuckle che pubblicano questo Just A Flood il loro secondo album per la Telarc dopo l’esordio su NorthernBlues con 1861, e si confermano una delle migliori formazioni in circolazione con il loro Blues fortemente venato di rock. Come saprete non c’è un bassista nella formazione anche se il chitarrista Aaron Moreland (con chitarra modellata alla Bo Diddley), almeno su disco, si cimenta anche al basso. Dustin Arbuckle oltre ad essere la voce solista è anche un’armonicista di quelli “cattivi” con un suono sporco e distorto che spesso applica anche nelle parti cantate. Brad Horner picchia con gusto e varietà sui tamburi e, se devo essere sincero, il suono del gruppo, in molti brani mi ha ricordato quello del post British Blues, gruppi come Ten Years After, Savoy Brown, i Chicken Shack di Stan Webb, ma anche il John Mayall più tirato e persino i Cream. Sarà una mia impressione ma il suono roots che viene evocato o “affinità elettive” con ZZTop, Thorogood e gli alunni della Fat Possum, che indubbiamente ci sono, sono meno evidenti di quelle citate. Se proprio vogliamo avvicinarli a qualcuno di “moderno” pensate a dei Black Keys più “disciplinati” per quanto picchino sempre duro.

Dal travolgente inizio di The Brown Bomber con il pianino in overdrive di Scott Mackey che si aggiunge alla slide devastante di Moreland e alla voce e all’armonica distorte di Arbuckle è evidente che gli affari sono seri.

Just A Dream è forse il brano che più si avvicina a quel suono roots, tipo i Black Crowes o i Los Lobos in deriva blues ma con la giusta dose di radici e una chitarra dal suono pungente. Purgatory addirittura ha qualche aggancio con il sound dei primi Sabbath con un’armonica e un organo aggiunti mentre Travel Every Mile con un basso molto profondo in evidenza potrebbe essere un brano dei Cream a guida Jack Bruce, poderosa come sempre la slide di Moreland. Il suono che esce dalle casse nella cover di Heartattack and Vine di Tom Waits ricorda quello dei Bluesbreakers di Mayall anche nell’uso dell’organo e l’effetto è quello di una Help Me leggermente accelerata. Rispetto ai due dischi precedenti gli assoli di Moreland sono più frequenti e più articolati. L’hard slow blues di Troll quasi vira verso sonorità psichedeliche con l’organo di Tyson Hummel ad aumentare ancora una volta lo spettro sonoro. La brevissima Gypsy Violin privilegia scelte sonore inconsuete con uno strano call and response delle due voci.

Shadow Never Changes è “semplicemente” (sembra facile) una bella canzone dall’andatura ondivaga che nel dualismo chitarra/armonica ricorda i primi Blues Traveler, quelli più ispirati. Good Love a tempo di boogie potrebbe essere degli ZZTop, di Thorogood ma anche dei vecchi Canned Heat. Who Will Be Next è un brano scritto da Mel London, lo stesso di Manish Boy, Poison Ivy e altri successi di Waters e Howlin’ Wolf e ha un suono Chicago Blues “moderno”. Molto bella l’accoppiata finale con una tirata So Low dal suono agile e saltellante e una cover selvaggia di White Lightnin’ con l’autore Steve Cropper presente alla chitarra solista.

Bravi e “originali”. Si fa per dire! Nel piattume che ci propongono molte band troppo convenzionali che suonano blues al giorno d’oggi questi Moreland And Arbuckle si elevano sopra la media.

Bruno Conti