Replay: Ecco La Ristampa Dell’Anno! – The Waterboys – Fisherman’s Box

***NDB Visto che, causa sparizione di molti Post nel passaggio da un Blog all’altro (stiamo lavorando per farli riapparire, ma è dura, ci vorebbe il Mago Merlino o la Strega Nocciola, ma mai dire mai), alcune persone mi hanno detto di non avere fatto in tempo a leggere questo lungo articolo, il supplemento della domenica del Disco Club, dedicato da Marco Verdi a questa bellissima ristampa, eccolo di nuovo, buona lettura!

waterboys fisherman's box

The Waterboys – Fisherman’s Box Parlophone 6CD Box Set – 7CD + LP Super Deluxe

Il parere espresso nel titolo del post è ovviamente personale, anche perché il 2013 verrà ricordato come l’anno dei box set e delle ristampe eccellenti, e mai come quest’anno la scelta sulla migliore riedizione sarà ardua e legata ai gusti di ciascuno degli eventuali votanti.

Cito alla rinfusa alcuni dei pretendenti al titolo, sconfitti sul filo di lana dal box di cui mi accingo a parlare: la monumentale retrospettiva su Duane Allman, la deluxe version di Brothers & Sisters degli Allman Brothers Band, il decimo Bootleg Series di Bob Dylan (oltre al megabox di 47 CD con la sua opera omnia), l’ennesima edizione, spero definitiva, di Tommy degli Who, il live in 4CD di The Band, il sestuplo sulla carriera dei Beach Boys con una valanga di inediti, il ghetto blaster dei Clash, il secondo disco dei Velvet Underground in versione tripla e l’imminente cofanetto di Eric Clapton dedicato agli anni dal 1974 al 1976.

Per non parlare della lussuosa pubblicazione dedicata alle sessions di Moondance di Van Morrison, che è sempre stato uno dei miei cinque dischi da isola deserta.

(NDM: per quei due o tre curiosi che vogliono conoscere anche gli altri quattro, eccoli: Highway 61 Revisited di Bob Dylan, The River di Bruce Springsteen, John, The Wolfking Of L.A. di John Phillips e The Fillmore Concerts degli Allman).

waterboys fisherman's blues

Ma veniamo al Fisherman’s Box: come saprete l’album del 1988 Fisherman’s Blues,da parte del gruppo anglo-scoto-irlandese dei Waterboys, è considerato a ragione il loro capolavoro, nonché uno dei dischi più belli degli anni ottanta, un album nel quale il rock cantautorale del carismatico leader Mike Scott si fondeva mirabilmente con sonorità sia celtiche che americane, country e folk soprattutto, un disco perfetto sia dal punto di vista musicale che da quello testuale, uno dei rari casi nei quali la musa ispiratrice è ben tangibile dal primo all’ultimo brano. Molte band del genere Americana, venute dopo, inseriranno questo album tra le loro influenze principali.

waterboys fisherman's

Eppure quel disco era frutto di numerose sessions protrattesi per ben due anni, in diversi studi tra Irlanda e San Francisco e con diversi produttori (tra cui Bob Johnston, famoso per aver lavorato, tra gli altri, con Dylan, Johnny Cash e Leonard Cohen): vi risparmio la storia travagliata di quel disco, servirebbe un post a parte, ma ricordo soltanto che quelle sedute hanno dato alla luce altri due album, e cioè un secondo CD di inediti nella versione deluxe dell’opera originale, uscita nel 2006, ed un CD del 2001 intitolato Too Close To Heaven, nel quale Scott presentava altre outtakes, rimixandole ed aggiungendo diversi overdubs (in alcuni casi ricantandole da capo).

Ma il grosso di quelle registrazioni (più di ottanta brani) era rimasto nei cassetti, e quest’anno finalmente Scott si è deciso a renderle pubbliche: Fisherman’s Box contiene (o dovrebbe contenere) tutto, ma proprio tutto ciò che Mike e compagni hanno inciso in quei due anni, compresi i demo, le prove ad alcune cose appena accennate, oltre naturalmente a tutte le canzoni già pubblicate ufficialmente (anche se manca Good Man Gone, tratta da Too Close To Heaven, in quanto scritta durante quelle sessions, ma incisa soltanto nel 1991).

Un body of work impressionante, un viaggio irripetibile lungo 6CD nel mondo della musica popolare: infatti, oltre ai brani originali (e ce ne sono molti che ci chiediamo come possano essere rimasti inediti fino ad ora), ci sono varie cover versions di autori di riferimento per Scott e soci, Dylan su tutti, ma anche Morrison, Hank Williams, i Beatles ed altri che vedremo.

(NDM2: nella versione super deluxe, il settimo CD è infatti una compilations con alcuni brani dei musicisti che più hanno influenzato i Waterboys, anche se mancano sia Dylan che Morrison, un dischetto aggiuntivo tutto sommato inutile che, aggiunto al vinile del disco originale, serve solo a far lievitare il prezzo, che per la versione di 6CD è invece incredibilmente contenuto).

waterboys trio photo

Il box è, per dirla in parole povere, una goduria unica: se Mike Scott lo conoscevamo (a mio giudizio uno dei songwriters più di talento degli ultimi trent’anni), ascoltando i 121 brani presenti viene alla luce l’importanza per il sound della band di Steve Wickham ed Anthony Thistlethwaite, rispettivamente al violino e mandolino (il secondo anche al sassofono), vera e propria spina dorsale del gruppo, oltre alla sezione ritmica che suona decisamente rock, grazie al basso di Trevor Hutchinson (ma anche di John Patitucci in qualche brano) ed ai diversi batteristi che si sono succeduti (tra cui Fran Breen, Kevin Wilkinson e, dalla band di Patti Smith, Jay Dee Daugherty fino al mitico Jim Keltner), oltre ad una lunghissima serie di amici e sessionmen e qualche ospite di rilievo.

Nella confezione troviamo un bel libretto, con note, canzone per canzone, da parte di Scott (i brani sono presentati in rigoroso ordine cronologico, una scelta più che sensata), e con la prefazione di Colin Meloy dei Decemberists.

Dato che mi sono già dilungato abbastanza (anche se so che il Bruno non mi taglia, ma non voglio approfittarne), vado ora ad esaminare brevemente i sei CD citando gli episodi salienti, ed omettendo tutti i brani già noti (a proposito, il tutto è rimasterizzato ex novo).

waterboys fisherman's box back

CD1: tra tutti, quello con la più ristretta combinazione spazio-temporale: è infatti frutto di un’unica session, tenutasi a Dublino il 23 Gennaio del 1986. E si parte subito alla grande con Stranger To Me http://www.youtube.com/watch?v=WvL_AfR3koY , una strepitosa country song guidata da fiddle e mandolino, con la voce carismatica di Scott in primo piano ed una melodia da urlo; segnalo anche una bella versione, molto personale, del classico di Hank Williams, I’m So Lonesome I Could Cry, un demo pianistico di Fisherman’s Blues, che ha già i germogli della grande canzone, una scintillante I’ll Be Your Baby Tonight di Bob Dylan http://www.youtube.com/watch?v=Mges1Ei9IBI (e c’è anche Girl From The North Country, gia pubblicata sulla versione deluxe del 2006 ma talmente bella che merita ancora una menzione, sembra uscita dalle sessions di Desire, noto album del grande Bob). Per finire con la lunga e fantastica Saints And Angels, strumentale per i primi quattro minuti, con Scott che poi inizia ad intonare una melodia straordinaria, morrisoniana al 100%,, per dieci minuti di pura libidine: assurdo che fosse rimasta inedita sino ad oggi http://www.youtube.com/watch?v=AxJHBLy-jR8.

waterboys fisherman's box group photo

CD2: qui gli highlights sono un trascinante gospel-rock dal titolo di One Step Closer, ancora Dylan con una When The Ships Comes In che purtroppo è solo un breve frammento, una versione diversa da quella conosciuta di Too Close To Heaven, più intima e dominata dal piano di Scott, con un bellissimo crescendo, e The Prettiest Girl In Church, altra magnifica country song mai sentita prima, con Mike che parla nelle strofe più che cantare, per poi stenderci con un ritornello irresistibile (avete presente Faraway Eyes degli Stones? Ecco, siamo da quelle parti). E poi una quasi jam session con ospiti Donal Lunny dei Moving Hearts e Liam O’Maonlai degli Hothouse Flowers, che parte con Lost Highway http://www.youtube.com/watch?v=csR5ku3TdkU, sempre di Hank Sr., per finire con una corale e gioiosa resa dell’inno della Carter Family Will The Circle Be Unbroken?

CD3: subito un trascinante rock’n’roll, Ain’t Leavin’, I’m Gone, una prima, splendida versione della giga tradizionale When Will We Be Married  http://www.youtube.com/watch?v=bUzB3a_bMf4, una deliziosa ballad intitolata When I First Said I Loved Only You, Maggie, cantata e suonata alla grande (anche questa un delitto che sia stata lasciata fuori), ed una versione alternata del coinvolgente gospel On My Way To Heaven. Alla fine, del CD, un vero e proprio piece de resistence di 25 minuti, Soon As I Get Homehttp://www.youtube.com/watch?v=AW42rE24UCManch’esso con l’influenza di Van Morrison abbastanza evidente, ed una personalissima Sergeant Pepper’s Lonely Hearts Club Band dei Fab Four.

CD4: qui troviamo una toccante cover di Come Live With Me dei fratelli Bryant, ma presa dal repertorio di Ray Charles, una Higher In Time per voce e due pianoforti, ricca di pathos, una coinvolgente Too Hot For Cleanhead, tra swing e rock’n’roll, la maestosa I Will Meet You In Heaven Again e soprattutto la splendida A Golden Age, una sontuosa ballata http://www.youtube.com/watch?v=lEuZNI5cSTQ anch’essa inspiegabilmente mai pubblicata fino ad oggi, con l’evocativa cornamusa di Vinnie Kilduff.

CD5: questo dischetto ha il meglio nelle versioni alternate di brani già noti: si inizia con la migliore tra le varie versioni di Higherbound, un folk-rock splendido, con un feeling enorme, per proseguire con un’altra take di Fisherman’s Blues  http://www.youtube.com/watch?v=XFrMSJgOIpM, che non avrebbe sfigurato sull’album del 1988, Has Anybody Seen Hank?, il toccante omaggio al padre della moderna country music, persino meglio dell’originale, ed una scintillante e grandiosa Strange Boat  http://www.youtube.com/watch?v=x-NXwRUQcmg, una delle gemme assolute del box. In più, un’ispirata rilettura del traditional gospel Working On A Building (incisa tra gli altri da Elvis Presley e John Fogerty), talmente personale da sembrare un brano dei Waterboys stessi.

waterboys strange boat

CD6: forse il migliore tra tutti, parte con la dylaniana On My Way To Tara  http://www.youtube.com/watch?v=gr9Rlac6HtA, per proseguire con l’imperdibile traditional Two Recruitin’ Sergeants, dove Scott canta con un marcato accento scozzese, e la musica ricorda quella dei migliori Fairport Convention. Poi meritano Strange Boat in versione acustica, che non perde un’oncia della sua bellezza, la struggente In Search Of A Rose  http://www.youtube.com/watch?v=cgNwiYKAbQM, in due superbe versioni, una full band e l’altra per voce, mandolino e violino, la take completa dell’inno di Woody Guthrie This Land Is Your Land, che chiudeva il disco originale ma durava appena un minuto, e l’ennesima cover di Dylan, Buckets Of Rain, che chiude il box con una nota di malinconia.

A parte citerei la fantastica And A Bang On The Ear  http://www.youtube.com/watch?v=xmyPHfu9c0c, la più bella canzone in assoluto di tutto il box (e forse dei Waterboys), che è la versione già conosciuta ma aggiunge più di due minuti inediti in coda. E tutte quelle che non ho citato nel corso dei sei dischetti…vi lascio il piacere di scoprirle da soli.

In conclusione, per dirla con una parola (anzi due): assolutamente imperdibile, anche per il prezzo per una volta non esorbitante.

Intanto mi informo se sull’isola deserta di dischi (intesi come pubblicazioni, quindi un box equivale ad un disco) ne posso portare sei invece di cinque…

Marco Verdi

Piccoli gioiellini dagli States: Langhorne Slim, Maldives e Cory Chisel & the Wandering Sons

Brevemente, come direbbe Biscardi ( e poi vai con uno sproloquio di venti minuti), altrimenti mi sgridano per le lunghezze dei post.

maldives.jpgPartiamo dalle Maldive, anzi dai Maldives (se digitate su google, 27.500 sulle isole, una decina sul gruppo): per ora se ne è parlato poco; sono di Seattle, o perlomeno hanno la loro sede a Seattle, se no mi bacchettano subito, sono in nove (pronto?!?), 3 chitarristi, banjo, violino, pedal steel, basso, batteria più il leader e voce solista Jason Dodson. Per loro si sono scomodati accostamenti a nomi importanti: Neil Young, Band, tra i contemporanei Drive -by-truckers e Old ’97, esageriamo! No, tutto vero, anzi io rilancerei con i Jayhawks, il primo brano Goodbye, me li ha ricordati moltissimo.

Il disco si chiama Listen to the thunder, alternative country-rock può andare bene, ma anche il vecchio southern rock rende bene l’idea, quando la band prende l’abbrivio con le tre chitarre soliste. pedal steel e violino, mi hanno ricordato i gloriosi “sudisti” Outlaws senza scomodare i Lynyrd Skynyrd – Time is right now ne è un ottimo esempio. Non manca il classico country-rock che ci riporta a Gram Parsons, primi Eagles e Poco, ma anche brani epici come la lunga, oltre dieci minuti, Walk Away.

Ottimi e abbondanti! Poi il disco è edito dalla famosa Mt. Fuji Records, quindi reperibilità che ve la raccomando (per fortuna che c’è l’Ird).

langhorne slim.jpg

Langhorne Slim è ovviamente un nome d’arte. Be set free è il titolo dell’ album, il terzo ufficiale per questo musicista della Pennsylvania e segna una svolta nella sua produzione discografica: il suono si fa molto più ricco, espansivo, con l’aiuto del chitarrista dei Decemberists gli arrangiamenti sono molto più curati, confluiscono mille colorazioni sonore, si va dai Waterboys meets Van Morrison dell’iniziale Back to the wild dai profumi celtici,e quanti hanno incontrato la musica dell’incazzoso irlandese, che non perde occasione nelle rare occasioni in cui parla e non manda a quel paese il giornalista della situazione, per ricordare, a ragione, quanti hanno preso a piene mani dalla sua musica (senza raggiungere i suoi vertici, ma si sa, il grande Van da piccolo ha ingoiato un microfono e quindi hai voglia!); notevoli anche l’ottima I Love you but Goodbye, Be Set Free, la marcetta rock’n roll di Cinderella che ricorda i Violent Femmes (il batterista viene da lì, figlio di… ), i sapori country di Land of Dreams ma tutto l’album è molto valido, completo, con sonorità seventies che ricordano, anche vocalmente, il miglior Cat Stevens, assolutamente da sentire.

La discografia non è molto aggiornata, ma qua ci sono parecchi video (è andato anche da Letterman).langhorne%20slim

Last but not least, come diciamo noi che parliamo le lingue, vorrei parlarvi anche di tale Cory Chisel & the Wandering Sons, l’album si chiama Death Won’t send a letter e in Italia direi che non so lo è filato proprio nessuno. Peccato perché è veramente bravo, l’album in America è uscito con la distribuzione Sony/Bmg in una sottoetichetta della Rca, è prodotto da Joe Chiccarelli (Shins e White Stripes, quindi le credenziali migliori), ci sono molti ospiti di quel giro, ma anche la sua band ufficiale dove spicca la bionda e bravissima organista e vocalist, Adriel Harris, anche l’occhio vuole la sua parte, veramente carina.

Sin dall’iniziale singolo Born Again con un riff d’organo inconsueto per il rock di oggi ( e che ha fatto scomodare nei paragoni addirittura gli Animals di Eric Burdon), la voce di Cory Chisel si libra sicura e potente, su un tappeto marcato da basso e batteria, ma anche nei momenti più riflessivi, come la successiva Calm Down che mi ha ricordato uno Springsteen più vulnerabile o nel rock riffato alla Replacements di Longer Time At Sea si sente che siamo di fronte ad un musicista di sicuro talento al massimo delle sue capacità, anche commerciali, perchè si tratta di musica che potrebbe avere un potenziale di vendita, e la casa discografica ci crede (per il momento) e gli ha finanziato un paio di video e io ve li infilo così potete giudicare da soli, ma tutto l’album vale, fidatevi.

Bruno Conti