Gli Eroi Del Giovane Darnielle! Mountain Goats – Beat The Champ

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Mountain Goats – Beat The Champ – Merge Records

A tre anni dall’ultimo lavoro Transcendental Youth (recensito puntualmente da chi scrive su queste pagine virtuali http://discoclub.myblog.it/2012/10/02/la-meglio-gioventu-indie-americana-mountain-goats-transcende/ ), tornano John Darnielle e i suoi Mountain Goats con questo Beat The Champ, un album particolare, ispirato dal mondo professionistico del Wrestling (sport che per inciso rifiuto di vedere), ma che per il ragazzino John (leader e letterato del gruppo) in gioventù è stato un colpo di fulmine, che lo ha portato a scrivere su questo tema le tredici canzoni dell’album.

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I ricordi di Darnielle iniziano sul ring del Grand Olympic Auditorium di Los Angeles, e con i suoi fidati “sparring partners” all’angolo, Peter Hughes al basso, John Wurster alla batteria e con lo stesso John al piano, introducono una commovente Southwestern Territory, per poi omaggiare l’eroe della sua infanzia tale (The Legend Of )Chavo Guerrero, con una ariosa pop song https://www.youtube.com/watch?v=4lqy7KBuO7Y per poi passare al sincopato groove di Foreign Object https://www.youtube.com/watch?v=JQNv2sY7Ge0 , al cadenzato alt-country di Animal Mask https://www.youtube.com/watch?v=U3bV40rEfko , al furioso punk di Choked Out che anticipa la bellissima Heel Turn 2, con una intrigante coda pianistica strumentale. Dopo una meritata pausa, il settimo “round” riparte con una Fire Editorial dall’andamento “jazzistico”, mentre gli archi entrano in scena in Stabbed To Death Outside San Juan (la storia di un lottatore ucciso in uno spogliatoio di Porto Rico) https://www.youtube.com/watch?v=ytRJOcl4-bo , per poi passare alla tumultuosa batteria di Werewolf Gimmick, le suadenti note di una notturna Luna https://www.youtube.com/watch?v=VSeLIAkUZCo  e di una acustica Unmasked, andando poi a menzionare un altro storico lottatore texano con la pimpante The Ballad Of Bull Ramos https://www.youtube.com/watch?v=fRZHsqvoJMM , e chiudere i ricordi dell’infanzia con una spettrale e quasi recitativa Hair Match. Gong!

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I dischi dei Mountain Goats non sono tutti uguali, e lo dimostra ancora una volta questo Beat The Champ,  con una varietà di stili che accompagna la narrazione di John Darnielle, un letterato a cui serve solo una chitarra acustica e la sua tipica voce nasale per raccontare le sue storie, storie di personaggi evocati dalla sua penna, che ad ogni disco aggiungono qualche dettaglio, qualche sfumatura, fino a comporre un altro capitolo di un grande unico romanzo https://www.youtube.com/watch?v=74g4LeTipB4 . Probabilmente questo ennesimo lavoro, non farà breccia tra il grande pubblico, ma senza alcun dubbio (per chi scrive), è un altro esempio interessante di “concept album”, eseguito con sentimento, talento e passione, da una delle formazioni più sottovalutate del panorama americano. Da scoprire!

Tino Montanari

La Meglio Gioventù “Indie” Americana. Mountain Goats – Transcendental Youth

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The Mountain Goats – Transcendental Youth – Merge Records 2012

Considero John Darnielle uno dei migliori songwriter della scena indie Americana. Il leader dei Mountain Goats , si è costruito in vent’anni di attività un catalogo impressionante, dove sia per la forza dei testi che per le sonorità, alle sue canzoni,spesso bastano pochi accordi di pianoforte e chitarra per arrivare al cuore dell’ascoltatore. La band di Darnielle è stata una delle prime a potersi davvero fregiare della categoria “indie band”, fin da quando nel lontano 1991 hanno incominciato a pubblicare dischi in continuazione, partendo dai primi lavori in formato audiocassetta. Da allora tenere il conto non è facilissimo, questo dovrebbe essere il 14° album, più 6 cassette pubblicate tra il ‘91 e il ’94, 23 EP o singoli con inediti e 3 CD di materiale di recupero. Come vedete un “songbook” imponente e difficilmente consigliabile nella sua totalità, se non siete in sintonia con il “genio” musicale del leader dei Mountain Goats (comunque se volete iniziare vi consiglio The Sunset Tree (2005) e Get Lonely (2006). La forma dei brani si è sempre sviluppata in un folk scarno, ballate crepuscolari, dai toni sommessi, con poche variazioni, ma in questo nuovo disco che vede ancora in azione i fedeli Peter Hughes al basso e John Wurster alla batteria, le varie composizioni sono attraversate da una allegra sezione fiati, che sembra dare una marcia in più al classico suono acustico della Band.

I territori restano quelli di un folk-rock elettro-acustico, ma il tono spigliato delle melodie e i tempi svelti a partire dall’iniziale Amy aka Spent Gladiator 1, forniscono una bella ventata fresca nel rock introverso del gruppo. Un pianoforte introduce Lakeside View Apartments Suite una bella e struggente ballata del miglior Darnielle, mentre il singolo Cry For Judas si sviluppa spedito con il sottofondo dei fiati e un tromba che mi ricorda il Chuck Mangione di Children Of Sanchez.  Harem Roulette è più ritmata, mentre White Cedar è un’altra ballata guidata dal pianoforte e cantata in modo quasi recitativo da John, come pure la seguente, magnifica, Until I Am Whole. Si cambia registro con brani freschi e tambureggianti per Night Light e The Diaz Brothers, mentre in chiave acustica viene proposta Counterfeit Florida Plates, cui fa seguito una In Memory Of Satan in stile Lambchop.

Si chiude con una sincopata Spent Gladiator 2 che rimanda al brano d’apertura e con il jazz sommesso di Transcendental Youth, dove fiati e batteria spazzolata dimostrano che i Mountain Goats sono usciti dalla loro “nicchia”.

 Avviso ai naviganti: sappiate che se doveste scoprire la band di John Darnielle solo dopo l’ascolto di questo CD (di cui vi potreste innamorare in molti), quello che purtroppo vi aspetta è di recuperare un ventennio di onesta e copiosa carriera, giusta (ma dolce) punizione per conoscere un gruppo che è stato colpevolmente sottovalutato. Per chi ama il genere fortunatamente si può rimediare.

Tino Montanari

Novità Di Aprile Parte I. Mark Kozelek, Mountain Goats, Alela Diane, Steve Cradock, Roger Waters Eccetera

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Intanto mi scuso per il Post veloce di ieri ma il Blog funzionava bene per chi leggeva ma non per chi scriveva per cui mi sono arrangiato alla meglio. Ma veniamo alle prime uscite di Aprile, martedì 4 (escluse tutte quelle che vi ho già dato con largo anticipo) e riguardano nomi non notissimi ma interessanti, da divulgare, direi in alcuni casi.

Partiamo con Bill Callahan, l’ex (?) leader degli Smog pubblica il suo nuovo album Apocalypse etichetta Drag City dist. Self. Registrato dal vivo in studio con il suo gruppo sono solo sette brani con la conclusiva One Fine Morning che supera abbondantemente gli otto minuti. Come di consueto tra Leonard Cohen e Nick Cave (con qualche spruzzata di Cat Stevens) a livello vocale ma più complesso del solito negli arrangiamenti con un inconsueto flauto che fa capolino qui e là. In una parola “bello”!

Mark Kozelek si divide tra i Red House Painters e i Sun Kil Moon ma ogni tanto pubblica anche degli album solisti come nel caso di questo What’s Next To The Moon già uscito nel 2001 che viene ripubblicato in questi giorni. Si tratta di un disco di cover “acustiche” di brani degli AC/DC.

Steve Cradock è il chitarrista e leader degli Ocean Colour Scene ma è anche da più di quindici anni il fido luogotenente di Paul Weller. Questo Peace City West è il suo secondo album da solista ed esce per la “sua” etichetta Kundalini Music. Naturalmente Paul Weller ricambia il favore.

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Solito trio di voci femminili. Alela Diane (qual’è il nome? Tutti e due. il cognome è Bevitori o Menig a seconda se si considera il marito o il padre) approda al suo terzo album, questo Alela Diane & Wild Divine. Se vi piacciono le belle voci femminili, corpose ma agili, immaginate la Dolores O’Riordan dei primi dischi dei Cranberries anche musicalmente. Fatto? Adesso aggiungete la produzione di Scott Litt (proprio quello dei R.E.M.), una bella manciata di canzoni e le chitarre dei due signori citati prima, marito e padre, strano caso di musica fatta in casa. Risultato finale uno dischi migliori di cantautrici usciti recentemente, tra Canada e California musicalmente parlando. Etichetta Rough Trade/Self. Chi fa una versione di Matty Groves così bella è dei “nostri”a prescindere!

Sarabeth Tucek è stata una bella sorpresa, non conoscevo se non marginalmente avendo ascoltato distrattamente il primo disco. Ma questo Get Well Soon con la sua cristallina voce che ricorda vagamente quella di Karen Carpenter inserita in un ambito folk-rock è decisamente affascinante. A inizio carriera era la voce di supporto di Bill Callahan (casualmente) mentre il suo omonimo disco di debutto era prodotto da Ethan Johns e Luther Russell che è rimasto anche in questo nuovo album. Pensate a una sorta di Neil Young meno feroce (ma ogni tanto le elettriche viaggiano) al femminile. Etichetta Sonic Cathedral.

Anche Julianna Barwick mi era ignota. Questo The Magic Place è il suo terzo album e devo dire che mi ha incuriosito l’etichetta, la Asthmatic Kitty Records. Cosa ha pensato questa volta Sufjan Stevens? Niente. Nel senso che ha fatto tutto lei ma proprio tutto, solo voce o meglio tante voci sovrincise a ripetizione per creare questo effetto veramente strano e “magico” di non facile impatto al primo ascolto ma affascinante. Da ascoltare con attenzione.

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Se avete un po’ di soldi da sbatter via o se siete dei fans di Roger Waters (propenderei per la seconda ipotesi) la Sony/Bmg pubblica il prossimo martedì, in occasione del tour di The Wall, quel cofanetto che contiene tutti gli album da solista dell’ex Pink Floyd. Non ci sono inediti o rarità, fate vobis. Sono 7 CD + 1 DVD a prezzo speciale. Almeno quello.

I Mountain Goats sono uno dei gruppi storici, e migliori, della scena indie americana, questo All Eternal Decks è il loro tredicesimo album. Quattro diversi produttori e quattro studi per registrarlo, il tema di fondo è l’occulto, almeno per i testi. Qualche titolo: Damn These Vampires, Birth Of The Serpents ma anche For Charles Bronson e Liza Forever Minnelli. In America è già uscito da una settimana e anche in Italia, etichetta Tomcat/Audioglobe, loro sono veramente bravi tra ballate e pezzi rock molto lineari, uno dei migliori gruppi americani tra R.e.m. della prima onda e Yo La Tengo.

That’s All Folks!

Bruno Conti