Non Solo Blues. La Svizzera Colpisce Ancora. Napoleon Washington – Mud and Grace

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NAPOLEON WASHINGTON
Mud & Grace
Dixiefrog records/Ird
***
Non ho ancora capito se questo disco mi piace o no, ma propenderei per il sì. L’ho sentito alcune volte ma non sono riuscito a farmene un’idea precisa per cui vi riferisco le mie impressioni.
Terzo disco per questo signore Napoleon Washongton, svizzero, di La-Chaux-de-Fonds, chitarrista dallo stile inconsueto, cantante ancora più non convenzionale, un momento sembra un Prince Blues con un falsetto particolare il momento successivo Tom Waits o Willy De Ville con una voce grave e profonda, bel personaggio anche…

Suona una National Guitar dal corpo d’acciaio con una tecnica misurata e minimale, il massimo risultato con il minimo sforzo, un sound molto “economico” ma efficace.
Si parte dalle atmosfere sognanti, quasi tribali, affascinanti, dell’iniziale Come Down, Blues un brano “quasi” strumentale, con un breve passaggio sussurrato che aggiunge fascino a questa inconsueta visione del blues che si reitera nella “misteriosa” Ashes from ashes dove il cantato oscilla tra il sussurro e questo falsetto vagamente Princiano, il tutto su una base strumentale molto scarna ma complessa al tempo stesso con Washington che si divide tra l’acustica slide e un’elettrica essenziale.
In Blue Curls of Smoke sfodera una voce a metà tra Tom Waits e un bluesman primigenio aprendo anche verso territori più melodici, watch?v=e0FglxIh3C8 vagamente paludosi, nel senso di Lousiana, ma sempre inconsueti e spiazzanti, pur rimanendo una musica fruibile e anche godibile.
Mud and Grace è un altro esempio dello stile minimale che pervade questo album, percussioni ridotte all’osso, delle chitarre che si rincorrono, quella voce vagamente inquietante e ritmi spezzati.
The day I get To Monroe distilla ancora di più il suono, la voce acquista una nuova “urgenza”, questo desiderio di arrivare all’essenza del blues, ma non solo.
Salt Water dall’ambientazione vagamente gospel, potrebbe davvero essere una traccia perduta dell’opera di Tom Waits. Peephole dawn, una voce disperata, un piano e un contrabbasso e la solita National accarezzata con languore dal nostro amico aggiunge fascino ulteriore a questo strano progetto.
Perché ho parlato di progetto? In effetti il CD ha un libretto molto corposo con una grafica assai elaborata e risponde all’altra passione di Napoleon Washington che ha reso disponibile sul suo sito anche una versione grafica in movimento con le liriche e i disegni che acquistano vita e possono essere manipolati dal “lettore”.
L’unica cover è quella di un bellissimo brano di Zachary Richard, Big River riletto in versione cantautorale, solo voce e piano, molto bella! Un altro momento molto raccolto è quello offerto nella piccola perla acustica intitolata The Top Of The Shelf.
Write Yourself A Letter è un bel blues quasi tradizionale mentre My Love Is Like A Tree è una ulteriore variazione acustica di questo “strano” personaggio sul tema del blues e dei suoi dintorni.
Chiude Some Say They Have To, dove tra clarinetti e marimbe, aleggia questa benevola pazzia sonora.

Vedete voi, mi sembra che meriti

Bruno Conti