Un Altro Strano “Disco” Che Circola In Rete: Rare Perle Live Recuperate Di Una Grande Cantante. Natalie Merchant – In Isolation

natalie merchant in isolation

Natalie Merchant – In Isolation – The Broadcast Collection – Download/Streaming

Come pochi forse sanno, ma lo si intuisce, nell’ambiente musicale Natalie Merchant è famosa per la sua parsimonia musicale, e sarà anche per questo che in poco più di quindici anni abbia dato alle stampe solo quattro dischi ufficiali in studio, l’ottimo The House Carpenter’s Daughter (03), Leave Your Sleep (10), Natalie Merchant (14) https://discoclub.myblog.it/2014/05/25/il-disco-della-domenica-del-mese-forse-dellanno-natalie-merchant/ , Paradise Is There (15), più lo spendido box https://discoclub.myblog.it/2017/07/23/supplemento-della-domenica-il-giusto-modo-di-celebrare-una-grande-cantautrice-natalie-merchant-the-natalie-merchant-collection/ e quindi il CD di cui stiamo per parlare colma una lacuna ventennale dal precedente bellissimo Live In Concert (99). La “tracklist” che compone questo disco Ufficiale (?!?) raccoglie delle esibizioni live pescate da materiale eseguito nel corso della decade 1995-2005, e recuperate in buona parte da diversi broadcast: dal David Letterman Show, da un concerto tenuto a Bristol nel ’98, una versione estratta dalla versione Dvd del Live In Concert, accompagnata (penso, ma non è dato sapere) come al solito dai suoi fidati musicisti del periodo che erano Graham Maby al basso, Erik Della Penna alle chitarre, Peter Yanowitz alla batteria, e Susan McKeown come “vocalist” aggiunta.

La sequenza di queste “perle” si apre con tre brani recuperati dal suo primo album da solista, dopo l’(in)atteso scioglimento dal suo gruppo 10.000 Maniacs, quindi da Tigerlily (95) ecco la brillante Wonder, la dolce e introspettiva River con un bel tocco di pianoforte (ripresa dal concerto di Bristol), e la lunga cadenzata “liturgia” di una bellissima I May Know The World (cantata con il cuore in mano e dove si nota nella parte finale la bravura del chitarrista Erik Della Penna). Con Sympathy For The Devil dei Rolling Stones arriva la chicca del disco (la si trova solamente sull’introvabile e costoso singolo Jealousy), che in questa occasione viene rifatta in una forma trascinante e quasi “caraibica”, a cui segue una sempre robusta e intrigante Carnival, per poi recuperare dal repertorio con i Maniacs la deliziosa e carezzevole Don’t Talk (la trovate su In My Tribe (87).

Le ultime canzoni appartengono ad apparizioni al famoso David Letterman Show, con la pianistica Gold Rush Brides (da OurTime In Eden (92), (un brano inedito che era nella raccolta Campfire Songs dei 10.000 Maniacs (04)Everyday Is Like Sunday, una canzone di Morrissey, e la conclusiva Because The Night di Springsteen, nonostante le tante versioni fatte nel corso degli anni trovo in quella della Merchant in modo particolare un “certo non so che” che mi emoziona sempre. Per chi scrive Natalie Merchant è una delle indiscusse regine “folk-rock” del panorama musicale americano, e dopo la sua uscita dal gruppo che l’aveva lanciata ha comunque dimostrato nel corso degli anni sensibili miglioramenti interpretativi e poetici, che sono ben evidenziati nella sua attuale carriera solista, e anche in questa raccolta dove la sua straordinaria classe le permette di alternare brani “pop-rock” dei 10.000 Maniacs, canzoni del suo repertorio solo e note “covers”, rese in modo raffinato e cristallino in tutta la sua purezza stilistica.

Tino Montanari

Non Solo Per Appassionati. Wynton Marsalis Septet – United We Swing:Best Of Jazz At The Lincoln Center Galas

wynton marsalis united we swing

Wynton Marsalis Septet – United We Swing: Best Of The Jazz At Lincoln Center Galas – Blue Engine CD

Questo blog non si è mai occupato molto di jazz, genere musicale nobilissimo anche se non dico elitario, ma sicuramente rivolto ad un pubblico di estimatori (io stesso ne sono un fruitore occasionale, e non mi ritengo certo un esperto in materia). Il CD di cui mi accingo a parlare secondo me è una storia leggermente diversa, primo perché tratta di un tipo di jazz assolutamente piacevole e fruibile, e poi perché presenta una serie di ospiti di altissimo profilo che nobilitano le varie performance. Wynton Marsalis, compositore e trombettista, è uno dei più stimati artisti jazz contemporanei: fratello del grande sassofonista Branford Marsalis ed appartenente ad una vera e propria famiglia di musicisti, da anni Wynton è anche il direttore musicale di Jazz At Lincoln Center, una sala da concerto situata nei pressi del Columbus Circle a New York (forse il luogo preferito della Grande Mela per chi scrive, nel quale la zona dello shopping si fonde con l’inizio di Central Park). United We Swing è una selezione di brani dal vivo suonati dal 2003 al 2007 in quella venue (ma anche all’Apollo Theatre) dal Wynton Marsalis Septet, un combo formidabile che ha come punti di forza, oltre alla tromba del leader, il sassofono di Wess Anderson, il clarinetto di Victor Goines, il trombone di Ronald Westray (rimpiazzato poi da Wycliffe Gordon), lo splendido piano di Richard Johnson e la sezione ritmica formata da Reginald Veal e Herlin Riley, tutti musicisti di grande bravura ed indubbia classe, in grado con la loro tecnica di accompagnare chiunque, oltre che di agire come band a sé stante.

E poi ci sono gli ospiti, che rendono questo United We Swing un album da avere anche se il jazz non è il vostro genere preferito (non dimentichiamo che Wynton aveva già inciso due live interi con Willie Nelson ed uno con Eric Clapton, ed è quindi abituato alle contaminazioni con il rock). Inizio, dopo un breve intro strumentale, con i Blind Boys Of Alabama che ci deliziano con il gospel-blues tradizionale The Last Time, grandi voci e gruppo che segue con discrezione, quasi in punta di piedi. Trovare Bob Dylan sui dischi di qualcun altro è ormai una rarità, ma non solo il Premio Nobel c’è (la serata in questione è del 2004), ma è anche in gran forma sia come cantante che come armonicista, e la sua It Takes A Lot To Laugh, It Takes A Train To Cry brilla particolarmente in questo arrangiamento jazz-blues, con il clarinetto che duetta alla grande con la sua armonica; parlando di grandissimi ecco Ray Charles in una delle sue ultime esibizioni: I’m Gonna Move To The Outskirts Of Town è uno slow blues di gran classe, cantato in maniera eccelsa e con la band che asseconda The Genius in maniera perfetta (splendida la tromba del leader). E’ la volta a seguire proprio di Eric Clapton con una godibilissima I’m Not Rough (di Louis Armstrong), suonata in puro stile dixieland e nobilitata dalla chitarra (acustica) di Manolenta, un pezzo tra i più immediati e piacevoli; la soffusa e raffinatissima Creole Love Call è perfetta per i gorgheggi di Audra McDonald, mentre Willie Nelson non sbaglia un colpo, e ci delizia con una strepitosa Milk Cow Blues, gran voce e band in palla (con il sax protagonista), per uno slow blues di grande effetto.

Non sono un fan di John Mayer, ma devo dire che la sua I’m Gonna Find Another You ha un senso, ed il gruppo lo segue senza fronzoli, in maniera classica, dando al brano un sapore d’altri tempi, mentre Lyle Lovett è un fuoriclasse, e con gli arrangiamenti jazzati ci è sempre andato a nozze, e così è anche qui con una swingatissima My Baby Don’t Tolerate. Natalie Merchant è un’altra cantante che fa rima con “classe”, la sua The Worst Thing è molto sofisticata, forse anche troppo, anche se il gruppo suona come al solito da Dio, mentre John Legend, un altro sopravvalutato, fa il bravo e ci regala una Please Baby Don’t vivace e pimpante. James Taylor non cambierebbe stile neanche con una band heavy metal alle spalle, e così la sua Mean Old Man suona come un rassicurante ed elegante dejà vu (e l’accompagnamento è superlativo, con il sax sopra tutti); una delle maggiori sorprese del CD è certamente Lenny Kravitz, che rifà la sua Are You Gonna Go My Way rallentandola e dandole un sapore blues che in origine non aveva, migliorandola alquanto grazie anche al formidabile apporto di Wynton e compagni, con uno spettacolare cambio di ritmo a metà canzone. Jimmy Buffett è uno che ha nelle corde questo tipo di sonorità, ed in Fool’s Paradise (del bluesman Johnny Fuller) si trascina dietro anche Mac McAnally alla chitarra e Robert Greenidge alle steel drums, portando così un tocco di Caraibi a New York. Molto brava anche Carrie Smith con Empty Bed Blues, appunto un blues diretto e cantato alla grande, con una versione ridotta del gruppo a soli tre elementi (e con Marsalis al pianoforte). Il CD termina con la coppia Susan Tedeschi e Derek Trucks che impreziosisce con voce e chitarra (rispettivamente) la già notevole I Wish I Knew How It Would Feel To Be Free (un classico di Nina Simone), dando una performance di altissimo livello, e con la fluida e bluesata What Have You Done, con solo il settetto senza partecipazioni esterne e Wynton che si cimenta anche alla voce solista.

Grande band, grandi ospiti e grande musica, non solo per “jazzofili”.

Marco Verdi

25 Anni Dopo E’ Ancora Un Capolavoro! R.E.M. – Automatic For The People 25th Anniversary

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R.E.M. – Automatic For The People – Craft/Concord/Universal 2CD Deluxe – 3CD/BluRay Super Deluxe

Se non ricordo male questo blog non si è mai occupato prima d’ora nel dettaglio delle ristampe dei R.E.M., nonostante siano già uscite le riedizioni di diversi album considerati dei classici del quartetto di Athens, principalmente Murmur, Lifes Rich Pageant, Green e, perché no, Out Of Time che oltre ad essere il loro album più famoso è comunque un gran bel dischetto. Ho però ritenuto doveroso fare un’eccezione per Automatic For The People, album del 1992 del gruppo, quasi all’unanimità ritenuto il loro capolavoro ed uno dei dischi di riferimento degli anni novanta, uno dei quei lavori da cinque stellette: siccome album meritevoli di un giudizio simile da almeno tre decadi sono merce rarissima, mi è sembrato giusto dedicare un post a questa edizione per i 25 anni, che esce in doppio CD ed in versione super deluxe con un terzo CD ed un BluRay, il tutto in un lussuoso formato LP con un bel libro allegato pieno zeppo di foto, note e con i testi dei brani (a differenza delle ultime uscite che erano in formato libro, tipo quelle dei Jethro Tull). Nel 1992 i R.E.M. erano reduci dallo strepitoso successo dell’album Out Of Time e soprattutto del singolo Losing My Religion, un brano che li strappò letteralmente dallo status di cult band e li fece conoscere in ogni lato del pianeta. Ma il gruppo formato da Michael Stipe, Peter Buck, Bill Berry e Mike Mills è sempre stato un combo formato da quattro persone normali, addirittura quasi schive, ed il successo esploso nelle loro mani li prese decisamente alla sprovvista, in quanto nessuno di loro aveva l’attitudine della superstar: basti pensare che a seguito di Out Of Time non fu intrapreso nessun tour (decisione suicida dal punto di vista del marketing, e nonostante tutto il disco vendette più di 18 milioni di copie), ma i quattro si misero subito al lavoro su quello che sarebbe appunto diventato Automatic For The People, facendolo uscire solo un anno e sette mesi dopo Out Of Time.

rem automatic for the people box

E Automatic For The People arrivò praticamente ad eguagliare i dati di vendita del suo predecessore, un exploit eccezionale da imputare esclusivamente alla bellezza del disco, in quanto anche questa volta non ci fu nessuna tournée (ci sarà invece per il successivo Monster, 1994, forse anche a causa del fatto che fino a quel momento probabilmente si trattava del loro lavoro più debole) e neppure un singolo ammazza-classifiche come Losing My Religion. Sarebbe stato facilissimo per i quattro ragazzi sfornare un disco-clone di Out Of Time, ma invece fu presa la direzione diametralmente opposta: Automatic For The People è infatti un disco dalle atmosfere cupe e malinconiche, decisamente introverso e con testi che parlano spesso della morte, ma è anche un album pieno di canzoni splendide, sintomo di un momento di ispirazione irripetibile, il tutto nobilitato dalla produzione perfetta del solito Scott Litt, uno che è giusto considerare, almeno all’epoca, il quinto R.E.M. Il disco ebbe una gestazione un po’ problematica, in quanto venne inciso in cinque città diverse (Athens, New York, Miami, Atlanta e New Orleans), e ad un certo punto a Stipe venne anche il blocco dello scrittore: tutto fu però brillantemente superato, ed oggi posso affermare senza tema di smentita che Automatic For The People è ancora bello, fresco ed intenso come quando uscì 25 anni fa. Ci sono al suo interno almeno tre grandissime canzoni, a partire dallo straordinario primo singolo Drive, un pezzo che è tutto tranne che commerciale: una splendida ballata acustica ricca di pathos, con un bellissimo crescendo e, nei pressi del bridge, un lancinante intervento di chitarra elettrica doppiato dagli archi arrangiati dall’ex Led Zeppelin John Paul Jones.

Allo stesso livello sono anche la lenta Everybody Hurts, con un grande Stipe ed una melodia da pelle d’oca, e la deliziosa Man On The Moon, dedicata allo showman Andy Kaufman e che in seguito darà il titolo al biopic sul controverso attore americano, diventando uno dei brani più famosi del quartetto. Quasi allo stesso livello abbiamo The Sidewinder Sleeps Tonite, scintillante folk-rock che prende spunto inizialmente dal classico dei Tokens The Lion Sleeps Tonight per poi svilupparsi in maniera differente, e Nightswimming, pianistica, poetica e toccante. Altri brani che mi piacciono molto sono altre due ballate, la suggestiva Try Not To Breathe, di chiara ispirazione folk, e la malinconica ed intensa Find The River, che non so perché ma mi ha sempre fatto venire in mente il miglior John Denver; bella anche la mossa Monty Got A Raw Deal, con il bouzouki protagonista ed un’atmosfera da est europeo, ma dallo squisito ed immediato refrain. Sweetness Follows, Ignoreland e Star Me Kitten sono le uniche tre canzoni “normali”: forse l’unico che si può definire un riempitivo è il breve New Orleans Instrumental No. 1, un po’ fine a sé stesso.

Il secondo dischetto, presente sia nella versione doppia che in quella tripla, è una piccola chicca, in quanto riporta l’unico concerto che il gruppo tenne a supporto dell’album, una performance registrata nel Novembre del 1992 al 40 Watt Club di Athens (quindi a casa loro): ho detto “piccola” chicca perché ben dodici dei tredici pezzi totali erano già usciti come bonus su quattro CD singoli tratti da Monster, ma ovviamente risentire tutto il concerto intero (tra l’altro completamente rimasterizzato) è ben diverso, anche perché possedere tutti i CD singoli è roba da collezionisti accaniti. Lo show, patrocinato da Greenpeace, è intimo ma decisamente riuscito ed accattivante, con i nostri che smentiscono il luogo comune che li considera principalmente una studio band. Aiutati da John Keane al basso e steel guitar, Stipe e soci iniziano con le uniche quattro canzoni prese dal nuovo album, messe una di fila all’altra e tra le più belle: Drive, in una versione potente, elettrica e roccata, completamente diversa da quella del disco (e forse meno efficace), Monty Got A Raw Deal, Everybody Hurts e Man On The Moon. Si prosegue poi con una panoramica della carriera dei quattro, a partire da una applauditissima Losing My Religion, seguita dalla suggestiva ed emozionante Country Feedback (con una splendida steel), dalla tignosa e chitarristica Begin The Begin e dalla byrdsiana Fall On Me, un tripudio di coretti e jingle-jangle sound.

Dopo l’incalzante Me In Honey e la vigorosa Finest Worksong, nella quale viene fuori tutta l’urgenza rocknrollistica del gruppo, il concerto termina con una scintillante cover di Love Is All Around dei Troggs (cantata da Mills), unico vero inedito del CD, ed un medley travolgente tra Funtime degli Stooges e la loro Radio Free Europe. Il terzo dischetto, esclusivo per il box, propone invece venti demo tratti dalle sessions dell’album, a quanto pare mai circolati neppure nel circuito dei bootlegs: alcuni pezzi sono versioni differenti di brani del disco (Drive è già splendida anche in questa veste non rifinita), dei quali qualcuno con titoli diversi (Wake Her Up è The Sidewinder Sleeps Tonite, e naturalmente Bouzouki Song è Monty Got A Raw Deal), altri veri e propri works in progress con titoli improbabili (C To D Slide 13, che è una Man On The Moon embrionale alla quale mancano ancora le parole, 10k Minimal, Eastern 93111, Pakiderm, 6-8 Passion & Voc), mentre molti sono strumentali o semplicemente idee abbozzate. C’è anche qualche brano inedito, eliminato in quanto troppo simile allo stile di Out Of Time, come la solare Mike’s Pop Song, cantata dal Mills, o il folk-rock strumentale di Peter’s New Song, oltre ad una prima versione di Photograph, che nella sua veste definitiva (e con Natalie Merchant alla seconda voce *NDB E quando erano insieme facevano delle cose splendide https://www.youtube.com/watch?v=mBidZgnWw-w ) è offerta come bonus audio nel BluRay (che contiene il disco originale in due diverse risoluzioni e tutti i videoclips tratti dall’album).

Un terzo CD forse non strettamente indispensabile, ma interessante se volete conoscere la genesi di un grande disco. In seguito i R.E.M. non raggiungeranno più questi livelli di eccellenza (ci si avvicineranno con l’ottimo New Adventures In Hi-Fi, ma a me piace molto anche Reveal), ed è anche per questo che Automatic For The People è uno di quei casi nei quali la ristampa deluxe è pienamente giustificata, anzi direi doverosa.

Marco Verdi

Ripassi Estivi 2: Un Viaggio “Diverso” Nella Tradizione, Intenso E Originale. Kronos Quartet – Folk Songs

kronos quartet folk songs

Kronos Quartet – Folk Songs – Nonesuch Records

Di questo gruppo “classico” forse colpevolmente non abbiamo mai parlato, e così dopo circa 40 anni di carriera e una sessantina di dischi pubblicati, lo facciamo ora, in occasione dell’uscita di questo ultimo lavoro, dal magari non innovativo titolo Folk Songs. I Kronos Quartet sono, come dice il nome, un quartetto d’archi creato da un giovane violinista di Seattle David Harrington nel lontano ’73, con un gruppo di amici composto allora  da un altro violinista John Sherba, da Hank Dutt alla viola,e da Joan Jeanrenaud al violoncello (sostituita dopo un decennio da Jennifer Culp), e che ha lasciato a sua volta il posto all’attuale titolare Sunny Yang: formazione tipica con una strumentazione “cameristica”, che però si cimentava sia nel repertorio avanguardista, sia in un più vasto raggio d’azione che comprendeva e comprende i suoni di Africa, Giamaica, Oriente, passando anche attraverso brani di Philip Glass, Thelonius Monk, Jimi Hendrix, Bill Evans, Astor Piazzolla, diventando nel tempo, con merito, un fenomeno quasi “divistico”.

Nella loro corposa e spesso eccelsa discografia mi sembra opportuno segnalare almeno lavori “tematici” come Monk Suite (85), Music Of Bill Evans (86), The Complete String Quartets (88), Dracula (99), e i più recenti Kronos Quartet Plays Sigur Ròs (07) e Terry Riley: The Cups Of Magic (08). L’idea di questo ultimo lavoro Folk Songs è nata nel 2014, quando la Nonesuch Records ha celebrato il suo 50° anniversario con due grandi concerti al Barbican Center di Londra e all’Accademia di Musica di Brooklyn di New York, facendo salire sul palco con i Kronos Quartet  altri musicisti a “libro paga” dell’etichetta, gente del calibro di Sam Amidon, Olivia Chaney (eccellente cantante e pianista britannica, di recente all’opera con gli Offa Rex http://discoclub.myblog.it/2017/07/22/strano-nome-a-parte-in-pratica-sono-i-decemberists-piu-olivia-chaney-che-reinventano-il-folk-rock-britannico-offa-rex-the-queen-of-hearts/ ), Rhiannon Giddens (membro fondatore della Carolina Chocolate Drops), e la bravissima Natalie Merchant (ex solista dei 10.000 Maniacs), il tutto poi è stato anche trasportato in sala di registrazione negli Avatar Studios di New York, con la produzione di Doug Petty, con il brillante risultato di nove canzoni “tradizionali”, ma con una chiave di lettura che spazia tra folk e rock.

Le “opere d’arte” si aprono con onde di suono “appalachiano”, con una struggente Oh Where dove il cantato di Sam Amidon è intercalato dai violini di Harrington e Sherba, a cui fa seguito la dolce rilettura in stile “folk inglese” di Rambling Boys Of Pleasure, che non poteva che essere declamata dalla brava Olivia Chaney, per poi passare alla meravigliosa voce della Merchant,  in una superba e emozionante “romanza” come The Butcher’s Boy. Con Factory Girl i Kronos Quartet spaziano di nuovo in un intrigante “appalachian-blues” ispirato al blues tradizionale e affidato alla voce della Giddens, mentre Last Kind Words è un puro esercizio strumentale, dove si evidenzia ancora una volta la bravura del quartetto. Mentre con la spettrale I See The Sign ritorna il folksinger Sam Amidon (un brano che aveva già inserito nella raccolta omonima nel 2010). La parte finale vede gli archi dei Kronos Quartet salire ancora alla ribalta, prima con l’aria “francofona” di una dolcissima Montagne Que Tu Es Haute cantata al meglio nuovamente dalla Chaney, poi lasciarsi ammaliare ancora dalla superba voce di Natalie Marchant, nella rilettura di un famoso canto risalente alla Guerra d’Indipendenza, come Johnny Has Gone For A Soldier, e chiudere un disco affascinante con la filastrocca folk Lullaby, cantata da Rhiannon Giddensm con la mente rivolta alle piantagioni di cotone dell’Alabama.

Nel corso degli anni i Kronos Quartet hanno eseguito di tutto, da brani di musica religiosa ad altri di chiara matrice storica, passando da Purple Haze del grande Hendrix, a Spoonful di Willie Dixon, da brani di Kurt Weill a composizioni, come detto in precedenza, create appositamente per loro dagli artisti e personaggi più disparati, ricordo John Zorn, Philip Glass, John Lurie e Astor Piazzolla fra i tanti. Con questo ennesimo esperimento di Folk Songs, i Kronos Quartet dimostrano di essere sempre al centro del progetto, rileggendo pagine pescate da libri tradizionali di canzoni francesi, britanniche e nordamericani, assistiti in questa occasione da “guest-vocalist” di grande spessore come Rhiannon Giddens, Sam Amidon, la scoperta Olivia Chaney, e l’immancabile conferma Natalie Marchant, per un viaggio nella tradizione intenso, ricco e emotivo, decisamente originale e di grande fascino.

Tino Montanari

Ascoltate Ancora Un “Buon Consiglio”! Basia Bulat – Good Advice

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Basia Bulat – Good Advice – Secret City Records

Prosegue la carriera della bionda e non più giovanissima canadese Basia Bulat , membro onorario della comunità polacca dell’Ontario, che con Good Advice giunge al quarto capitolo discografico, un disco che segna un’ulteriore cambio di genere dopo il folk raffinato dei primi due album Oh, My Darling e Heart Of My Own, e il seguente Tall Tall Shadow dalla forma classica cantautorale, si giunge a questo ultimo lavoro che spazia anche nel pop d’autore (Sarah Blasko o in tempi meno recenti Stevie Nicks). Sorprendentemente la produzione dell’album, voluta dalla stessa Bulat, è affidata a Jim James dei My Morning Jacket, che suona pure gran parte degli strumenti, e che riesce a dare ai dieci brani di Good Advice un suono particolarmente ricco e vario (come succede sempre anche negli album della sua band), con arrangiamenti dai leggeri tratti“sixties” che valorizzano il nuovo percorso musicale di Basia.

Il brano d’apertura La La Lie  è trascinante con una forte connotazione relativa a quel periodo, a cui fanno seguito una ballabile Long Goodbye (perfetta forse per una discoteca alternativa), il sincopato disordine di Let Me In, passando per una perfetta “pop song” come In The Name Of, e per la più dolce. variegata  ed ammaliante Time. Si prosegue con la title track Good Advice forse il brano meno convincente del disco, per poi dare spazio ai due singoli tratti dall’album (firmati dalla stessa Bulat), una tambureggiante Infamous e la gioiosa e cadenzata Fool, condensando nelle ultime due tracce le cose migliori, una eterea e molto profonda The Garden, e una lunga e meravigliosa ballata quasi “gospel” come Someday Soon https://www.youtube.com/watch?v=nP7YMzPkoOw .

Le canzoni di Good Advice sono state arrangiate e registrate seguendo certe regole di quello che viene considerato il miglior “indie pop” del momento, e anche se personalmente la preferivo nelle versioni precedenti,meno alla moda e glamour (come ricorda pure l’immagine della copertina del disco), questo ultimo lavoro ascolto dopo ascolto riesce comunque ad attirare la giusta attenzione,  per merito della bella voce e della personalità di questa ragazza, a riprova di un talento che meriterebbe magari una maggiore attenzione da parte del pubblico e della critica di settore, che pure ha sempre guardato con favore ai suoi dischi (noi compresi http://discoclub.myblog.it/2010/02/24/piccoli-talenti-crescono-basia-bulat-heart-of-my-own/ e http://discoclub.myblog.it/2013/11/08/due-fanciulle-che-meritano-attenzione-basia-bulat-e-star-ann/).

Negli ultimi anni Basia Bulat ha condiviso il palco con colleghi affermati come gli Arcade Fire, i National, Nick Cave, Daniel Lanois, Sufjan Stevens, Andrew Bird, e altri meno noti tra i quali Beirut, Destroyer, Tune-Yards, Sondre Lerche e Owen Pallett, a dimostrazione che questa “biondina” di Toronto ne ha fatta di strada dal folk intimista degli esordi (quando veniva spesso paragonata alla grande Joni Mitchell https://www.youtube.com/watch?v=GPpcmqcqKZM ), fino ad arrivare a questo tentativo di pop in forma “elegante”, che rimanda sicuramente, per chi scrive, a Natalie Merchant e ai suoi 10.000 Maniacs.

Tino Montanari   

Il Meglio Del 2015: Puntata Natalizia, Un Anno In Musica.

Come promesso, il giorno di Natale ho preparato la lista definitiva del mio (esagerato) Best Of 2015. Sotto gli auspici del grande Bruce in versione Santa Claus, ecco la classifica del “meglio del resto” (qui trovate le presunte prime scelte, che non vengono ripetute nella lista di oggi, http://discoclub.myblog.it/2015/12/10/ecco-il-meglio-del-2015-secondo-disco-club-blogger-collaboratori/), ricchissima, sono più di 50 titoli fra novità e ristampe. troppi? Può essere, ma come dicevano i latini “melius abundare quam deficere”, ovvero, esageriamo e partiamo. Sono più o meno in ordine cronologico e raccolti anche per piccoli gruppi di genere: live, voci femminili, country, cantautori, folk, grandi nomi ed illustri sconosciuti, tanta bella musica, ovviamente a parere di chi scrive.

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L’anno si è aperto con una serie di album dal vivo estratti dagli archivi.

Another Day, Another Time, Celebrating The Music Of Inside Llewyn Davis, un doppio CD, registrato nell’autunno del 2013, per celebrare la musica della colonna sonora del film dei fratelli Coen, con la partecipazione di una grande quantità di musicisti “nuovi e vecchi” dell’area folk e Americana

Gov’t Mule Feat, John Scofield – Sco-Mule un altro doppio Cd dal vivo, registrato nel 1999, quando era ancora vivo il primo bassista della band, Allen Woody

Jerry Garcia Band – Garcia Live.: Volume Five anche questo doppio, registrato l’ultimo giorno del 1975 al Keystone di Berkeley, a oggi l’ultimo capitolo della serie (poi sono partiti i festeggiamenti per il 50° Anniversario dei Grateful Dead.

waterboys modern blues

Waterboys – Modern Blues

drew holcomb medicine

Drew Holcomb & The Neighbors – Medicine una delle prime sorprese del 2015 (anche se aveva già pubblicato otto dischi prima di questo)

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Bob Dylan – Shadows In The Night

Steve Earle & The Dukes – Terraplane Blues

Ryan Bingham – Fear And Saturday Night 

Rhiannon Giddens -Tomorrow Is My Turn

Due conferme, un ritorno e un esordio, tutti dischi di notevole spessore

mark knopfler tracker deluxelaura marling short movejj grey & mofro ol' gloryryley walker primrose green

Un altro quartetto di “rispettabili” uscite. Un eccellente disco di Mark Knopfler Tracker, le conferme di Laura Marling con Short Movie JJ Grey & Mofro con Ol’ Glory, e le traiettorie elettroacustiche dell’ottimo Primrose Green di Ryley Walker.

bettye lavette worthybrandi carlile the firewatcher's daughter

Due signore confermano la loro classe.

Betty Lavette – Worthy (anche in versione Deluxe con un DVD dal vivo)

Brandi Carlile – The Firewatcher’s Daughter

Fotheringay nothing more

Fotheringay – Nothing More The Collected Fotheringay Il primo cofanetto importante del 2015 che traccia la breve storia, durata meno di un anno, di una delle band di Sandy Denny, forse la più bella voce prodotta dalla scena musicale inglese

boz scagss a fool to caredayna kurtz risa and fallsufjan stevens carrie & lowell

van morrison duets

Boz Scaggs – A Fool To Care uno dei migliori dischi di blue-eyed soul dell’anno

Dayna Kurtz – Risa And  Fall La cantante nativa del New Jersey ci regala un’altra piccola perla, con un album intenso ed ispirato arricchito da un secondo CD di materiale raro nella edizione italiana pubblicata dalla italiana Appaloosa

Sufjan Stevens – Carrie And Lowell A livello internazionale è praticamente in tutte le liste di fine anno, in Italia sembra sia piaciuto leggermente meno

Van Morrison – Duets: Re-Working The Catalogue Quello con Michael Bublé forse ce lo poteva risparmiare, ma il resto è più che buono, per l’esordio di Van con la nuova etichetta

Olivia Chaney The Longest Riverallison moorer down to believing

Olivia Chaney The Longest River Una giovane cantante ed autrice inglese che incide per la americana Nonesuch un bellissimo disco da classica folksinger

Allison Moorer – Down To Believing L’ex signora Earle “grazie” alle pene del suo divorizo da Steve realizza uno dei suoi dischi migliori

jimmy lafave night tribetom russell tthe rose of roscraedwight yoakam second hand

graham parker mystery glue

Jimmy LaFave – The Night Tribe

Tom Russell – The Rose Of Roscrae

Dwight Yoakam – Second Hand Heart

Graham Parker & The Mystery – Mystery Glue per chi scrive uno dei migliori dischi del rocker inglese http://discoclub.myblog.it/2015/05/19/il-disco-del-giorno-forse-del-mese-graham-parker-the-rumour-mystery-glue/

chris stapleton travellerchristian lopez band onward

Chris Stapleton – Traveller

Chris Lopez Band – Onward accomunati dal fatto di essere stati entrambi prodotti da Dave Cobb, forse il secondo è ancora più bello del pur ottimo Traveller. Cobb durante l’anno ha prodotto anche quelli degli A Thousand Horses, Corb Lund e l’eccellente Delilah di Anderson East.

anderson east delilah

railroad earth live red rocks

Uno dei migliori DVD dell’anno è quello doppio dal vivo dei Railroad Earth Live At Red Rocks

james taylor before this world cd standard

James Taylor – Before This World ottimo disco che rinverdisce i fasti dei suoi migliori dischi degli anni ’70

gnola blues band down the line

Gnola Blues Band altri “italiani per caso” che si sono fatti onore durante l’anno http://discoclub.myblog.it/2015/05/12/blues-tanta-buona-musica-gnola-blues-band-down-the-line/

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Banditos – Omonimo per chi scrive uno delle “sorprese” più piacevoli dell’anno http://discoclub.myblog.it/2015/06/09/facce-raccomandabili-disco-molto-raccomandato-birmingham-alabama-via-nashville-banditos/

needtobreathe live from the woods

Needtobreathe – Live From The Woods E anche questo, pure nella categoria dei migliori dischi dal vivo http://discoclub.myblog.it/2015/06/16/doppi-dal-vivo-classici-needtobreathe-live-from-the-woods-at-fontanel/

dar williams emeraldromi mayes devil on both shoulders

Dar Williams – Emerald

Romi Mayes – Devil On Both Shoulders

one more for the fans lynyrd cd

One More For The Fans – Tribute To Lynyrd Skynyrd Sempre a proposito di Live

dawes all your favorite bandsjason isbell something more than free

Dawes – All Your Favourite Bands http://discoclub.myblog.it/2015/06/03/from-los-angeles-california-the-dawes-all-your-favourite-bands/

Jason Isbell – Something More Than Free il disco “rock” più votato nelle classifiche annuali di gradimento internazionali

sister sparrow the weather below

Sister Sparrow And The Dirty Birds – The Weather Below altro gruppo “sorpresa” che non scherza un c… http://discoclub.myblog.it/2015/07/13/piu-sparviero-che-passerotto-sister-sparrow-and-the-dirty-birds-the-weather-below/

rolling stones hyde park dvdrolling stones live in leedsrolling stones tokyo dome

Inserisco a questo punto i tre From The Vault dei Rolling Stones anche se due sono usciti a fine novembre. Peraltro a dicembre è uscito anche un cofanetto che raccoglie i cinque titoli della serie usciti fino ad ora.

nathaniel rateliff and the night sweats

Nathaniel Rateliffe And The Night Sweats

gregg allman live back to macon

Gregg Allman – Live Back To Macon altro formidabile CD+DVD dal vivo

rpbert cray 4 nights

Robert Cray – 4 Nights In 40 Years Live E pure questo http://discoclub.myblog.it/2015/09/02/quattro-decadi-del-migliori-blues-contemporaneo-robert-cray-band-4-nights-of-40-years-live anche nella categoria dei migliori dischi blues con quello che segue

buddy guy born to play

Buddy Guy – Born To Play Guitar http://discoclub.myblog.it/2015/08/03/lultimo-dei-chitarristi-blues-gran-forma-buddy-guy-born-to-play-guitar/

los lobos gates of gold

Los Lobos – Gates Of Gold

joe ely panhandle rambler

Joe Ely – Panhandle Rambler

tom jones long lost

Tom Jones – Long Lost Suitcase

wood brothers paradise

Tre che sono piaciuti a tutti (sottoscritto incluso) e uno che forse è piaciuto solo a me, e mi sono pure scordato di recensirlo, ma Paradise dei Wood Brothers è tra i candidati certi alla rubrica dei “recuperi” di fine anno., insieme a quello di Trey Anastasio Paper Wheels. Due dischi molti belli.

trey anastasio paper wheels

van morrison astral weeksvan morrison his bandjimi hendrix freedomallman brothers idlewild south 2 cd

Tra le ristampe col botto di fine anno, mancano le due principali Dylan Springsteen, ma erano già nell’altra lista, come tra i live Clapton Blue Rodeo.

natalie merchant paradise is there

Natalie Merchant – Paradise Is There The New Tigerlily Recordings E tra le ristampe “anomale” non trascurerei il disco della Merchant che lo ha ri-inciso ex novo (altro candidato ai recuperi di fine anno o inizio 2016, non ci formalizziamo)

don henley cass county

Don Henley – Cass County http://discoclub.myblog.it/2015/10/16/il-ritorno-dell-aquila-texana-don-henley-cass-county/

de gregori amore e furto

Francesco De Gregori – Amore E Furto http://discoclub.myblog.it/2015/11/02/secondo-me-approverebbe-anche-bob-francesco-de-gregori-amore-furto-de-gregori-canta-dylan/

southside johnny soultime!

Southside Johnny & The Asbury Jukes  – Soultime!

kevin gordon long gone time

Kevin Gordon – Long Gone Time  http://discoclub.myblog.it/2015/12/11/vi-piacciono-bravi-kevin-gordon-long-gone-time/

widespread panic street dogs

Widespread Panic – Street Dogs  http://discoclub.myblog.it/2015/11/09/i-capostipiti-delle-jam-band-gran-forma-widespread-panic-street-dogs/

ethan johns silver liner

Ethan Johns & Black Eyed Dogs – Silver Liner

Tra le “sorprese” di fine anno aggiungerei anche questi quattro. E per concludere un’altra “ristampa” sicuramente tra quelle da recuperare.

eva cassidy nightbird

Eva Cassidy – Nightbird

Direi che è proprio tutto, di alcuni ho inserito anche i link dei post, ma se andate a ritroso, trovate tutto. Quelli che non avete trovato qui erano già nell’altra liste (o perché non ci sono piaciuti o ancora, non rientrano nei gusti del Blog, se state leggendo li sapete) e se c’è qualcosa che manca secondo voi segnalatelo nei commenti, dove potete mandare, se ne avete voglia, ma non è obbligatorio, anche le vostre classifiche di gradimento di fine anno. Magari le più interessanti le riverso pure nel Blog.

Oggi puntatona doppia, domani non credo che posterò nulla, ma non è detto, qualcosa di pronto c’è sempre!

Di nuovo Buon Natale!

Bruno Conti

Novità Di Fine Ottobre, Inizio Novembre, Una Selezione. Drive By Truckers, Cowboy Junkies, Natalie Merchant, Tributo A Ewan MacColl, Billy Gibbons, Steve Forbert

cowboy junkies notes falling slow

Eccoci allo sguardo periodico sulle uscite più interessanti del periodo che già non sono state oggetto di spazi specifici a loro dedicati (vedi Dylan, Van Morrison, i box di Otis Redding, Aretha Franklin, Paul Butterfield, i due dei Velvet Underground, Beatles, Bruce Springsteen, Lou Reed, Ryan Adams), di cui potete leggere andando a ritroso cronologicamente nei Post. Molte novità sono trattate, di volta in volta, con dovizia di particolari e recensioni approfondite, ma queste anticipazioni rimangono una delle rubriche più lette del Blog. Partiamo con il cofanetto dei Cowboy Junkies Notes Falling Slow.

Si tratta di un box di quattro CD, ma, come ci ha già abituato Michael Timmins in passato (vedi le Nomad Series) si tratta di materiale già pubblicato, vale a dire i tre album Open, One Soul Now, At The End Of Paths Taken,  a cui si aggiunge un quarto album di canzoni composte durante la lavorazione di quei dischi, ma registrate appositamente per questo progetto. Quindi ancora una volta si corre il rischio di ricomprare per l’ennesima volta CD che uno già possiede per avere l’unico disco inedito. Diciamo che il lato positivo è che il cofanetto dovrebbe costare (da quello che ho visto) poco più di un disco singolo, massimo un doppio, anche se la reperibilità non sarà massima: esce il 30 ottobre su Latent in Canada e su Razor And Tie negli Stati Uniti (in Europa Cooking Vinyl). Comunque questo è il contenuto, così controllate quello che già avete e decidete se fare l’investimento:

Tracklist
[CD1] Open
1. I Did it All For You
2. Dragging Hooks, River Song Trilogy, Part III ft. Michael Timmins, Margo Timmins, Alan Anton
3. Bread and Wine
4. Upon Still Waters ft. Michael Timmins, Alan Anton
5. Dark Hole Again
6. Thousand Year Prayer
7. I’m So Open
8. Small Swift Birds
9. Beneath The Gate
10. Close My Eyes

[CD2] One Soul Now
1. One Soul Now
2. Why This One
3. My Wild Child
4. From Hunting Ground To City Street
5. The Stars Of Our Stars
6. Notes Falling Slow
7. No Long Journey Home
8. He Will Call You Baby
9. Simon Keeper
10. The Slide

[CD3] At The End Of Paths Taken
1. Brand New World
2. Still Lost
3. Cutting Board Blues
4. Spiral Down
5. My Little Basquiat
6. Someday Soon
7. Follower 2
8. It Really Doesn’t Matter Anyway
9. Blue Eyed Saviour
10. Mountain
11. My Only Guarantee

[CD4]
1. Also One
2. Shrike
3. Morning Cried
4. Cold Evening Wind
5. So They Say
6. Three Wishes
7. The Slide
8. Done Your Time
9. Ikea Parking Lot

drive-by truckers - it's great to be alive

 

Sempre il 30 ottobre è in uscita questo sfavillante triplo CD dal vivo dei Drive-by Truckets, titolo It’s Great To Be Alive, etichetta ATO Records. Registrato allo storico Fillmore di San Francisco (non l’originale) in tre diverse serate nel novembre del 2014, prodotto come al solito da Dave Barbe, 35 brani che ripercorrono il meglio della loro carriera, con qualche sorpresa:

[CD1]
1. Lookout Mountain
2. Where the Devil Don’t Stay
3. Sink Hole
4. Made Up English Oceans
5. The Righteous Path
6. Women Without Whiskey
7. The Living Bubba
8. Primer Coat
9. Mercy Buckets
10. Marry Me
11. Tornadoes
12. Sounds Better in the Song

[CD2]
1. Used to Be a Cop
2. Shit Shots Count
3. Runaway Train
4. A Ghost to Most
5. Goode’s Field Road
6. Uncle Frank
7. Putting People on the Moon
8. First Air of Autumn
9. Box of Spiders
10. When the Pin Hits the Shell
11. A World of Hurt

[CD3]
1. Get Downtown
2. Ronnie and Neil
3. Gravity’s Gone
4. Pauline Hawkins
5. Birthday Boy
6. Girls Who Smoke
7. Three Dimes Down
8. Hell No, I Ain’t Happy
9. Shut Up and Get on the Plane
10. Angels and Fuselage
11. Zip City
12. Grand Canyon

joy of living a tribute to ewan maccoll

E per completare le uscite del 30 ottobre (le altre interessanti sono comprese nella lista ad inizio post) esce anche questo bel doppio tributo dedicato a uno dei padri della canzone popolare britannica, Ewan MacColl Joy Of Living, Cooking Vinyl in Europa, Compass Records negli States.

Con una lista di partecipanti veramente notevole:

Tracklist
[CD1]
1. Schooldays Over (Damien Dempsey)
2. I’m Champion At Keeping ‘Em Rolling (Martin Carthy)
3. Cannily, Cannily (The Unthanks)
4. The Shoals Of Herring (Seth Lakeman)
5. The Exile Song (Marry Waterson)
6. The Young Birds (Jack Steadman & Jamie MacColl – Bombay Bicycle Club)
7. Jamie Foyers (Dick Gaughan)
8. Thirty-Foot Trailer (Eliza Carthy)
9. My Old Man (Chaim Tannenbaum)
10. Dirty Old Town (Steve Earle)
11. The Battle Is Done With (Jarvis Cocker)

[CD2]
1. The First Time Ever I Saw Your Face (Paul Buchanan)
2. Freeborn Man (Paul Brady)
3. Moving On Song (Norma Waterson)
4. The Terror Time (Karine Polwart)
5. The Father’s Song (Martin Simpson)
6. The Compañeros (Christy Moore)
7. Kilroy Was Here (Billy Bragg)
8. Sweet Thames, Flow Softly (Rufus & Martha Wainwright)
9. Alone (Kathryn Williams)
10. The Joy Of Living (David Gray)

natalie merchant paradise is there

Il 6 novembre uscirà Paradise Is There, The New Tigerlily Recordings di Natalie Merchant. Per una volta il titolo dice tutto: in pratica di tratta del famoso album di debutto solista del 1995, re-inciso ex novo, con nuove versioni, nuovi arrangiamenti, nuovi musicisti, ma le stesse undici canzoni del disco originale.

1. San Andreas Fault
2. Beloved Wife
3. Carnival
4. River
5. The Letter
6. Where I Go
7. I May Know the Word
8. Seven Years
9. Cowboy Romance
10. Jealousy
11. Wonder

L’etichetta sarà la Nonesuch, e, per fortuna, alla edizione CD + DVD e a quella in vinile, in zona Cesarini si è aggiunta anche la versione CD semplice, singolo, senza aggiunte, perché, diciamolo chiaramente, quasi 30 euro da sborsare per la versione Deluxe mi sembravano francamente troppe, oltre a tutto considerando che il DVD è un documentario che ripercorre la storia del vecchio album attraverso interviste, filmati, materiale d’archivio, oltre ad alcuni video ripresi durante il corso delle nuove registrazioni, che però, da quanto ho capito, non sono completi, ma solo brevi presentazioni di alcune canzoni, o così ho intuito dai filmati in rete, non essendo chiarissimo https://www.youtube.com/watch?v=svQvi30dJLk .

Questo non toglie che l’album, da quello che si sente, sarà bellissimo, uno dei migliori dell’anno a prescindere, ma come sapete io sono molto parziale quando si parla di Natalie Merchant!

billy gibbons perfectamundo

Qualche dubbio ce l’ho su quello che sarà il primo album solista di Billy Gibbons, mente e chitarrista degli ZZ Top, la svolta cubana, latino-americana, mista a rock, non mi entusiasma, ma vedremo come sarà questo Perfectamundo.

Esce il 6 novembre su Concord/Universal come Billy Gibbons & The BFG’s, (che sta per Billy F. Gibbons) prodotto dallo stesso Gibbons con Joe Hardy e registrato tra Houston, Los Angeles, Austin e Pontevedra, in Spagna.

Titoli dei brani:

1. Got Love If You Want It
2. Treat Her Right
3. You’re What’s Happenin’, Baby
4. Sal Y Pimiento
5. Pickin’ Up Chicks On Dowling Street
6. Hombre Sin Nombre
7. Quiero Mas Dinero
8. Baby Please Don’t Go
9. Piedras Negras
10. Perfectamundo
11. Q-Vo

Tra i musicisti il pianista Martin Guigui e Chino Pons. oltre alla band composta da Mike Flanigin, piano e organo, Alex Garza, basso e voce, Greg Morrow alla batteria, oltre allo stesso Hardy, anche lui tastiere, chitarre, basso e voce di supporto: ci sono un po’ cover (Got Love If You Want It, Treat Her Right, Baby Please Don’t Go). brani in spagnolo, anzi spanglish, molte percussioni, sentiremo, mah…ZZ Top goes Santana? Quasi, come detto non mi fa impazzire, però la chitarra viaggia sempre che è un piacere.

steve forbert compromised

 

Sedicesimo album di studio per Steve Forbert, si intitola Compromised, esce sempre il 6 novembre per la Rock Ridge, registrato tra Woodstock e Cape Cod, e prodotto dallo stesso Forbert con un grosso aiuto da parte del grande John Simon, che era stato il produttore di Jackrabbit Slim, il suo secondo album (quello con Romeo’s Tune per intenderci). Se il nome di John Simon vi dice qualcosa è perché ha prodotto Music From Big Pink, The Band Last Waltz della Band, Bookends di Simon & Garfunkel, Cheap Thrills di Janis Joplin con i Big Brother, Child Is Father To The Man, il primo dei Blood, Sweat And Tears, oltre a dischi di Leonard Cohen, Taj Mahal e decine di altri, quindi non proprio il primo che passa per la strada. Infatti il disco ha un sound più roots-rock vicino al Forbert dei primi album.

Tra i musicisti utilizzati ci sono anche Robbie Kondor che suonava le tastiere addirittura nel primo bellissimo Alive On Arrival, al basso c’è Joey Spampinato degli NRBQ e alla batteria Lou Cataldo dei Freeze, oltre a Kami Lyle, piano e tromba. Filmati del nuovo album non ce ne sono, quindi sono andato di classici…

Come si evince dalla tracklist la versione per il download ha dei brani in più (solo gli ultimi due), e questo mi fa girare le balle.

1. Compromise
2. A Big Comeuppance
3. When I Get To California
4. Drink Red Wine
5. Welcome The Rolling Stones
6. Rollin’ Home To Someone You Love
7. Send In The Clowns
8. I Don’t Know If You Know It
9. Devil (Here She Comes Now)
10. Time Seemed So Free
11. Whatever, Man
MP3 Bonus Tracks:
12. You’d See The Things That I See (The Day John Met Paul)
13. Devil (Here She Comes Now) (Americana Version)
14. When I Get To California (Americana Version)
15. Whatever, Man (Americana Version)
16. Rain And Sleet And Snow
17. Katherine

Sarà sicuramente bello, vado sulla fiducia come per Natalie Merchant.

Alla prossima con le novità dalla metà alla fine di novembre e comunque leggete sempre il Blog per le altre recensioni (nei prossimi giorni Donnie Fritts con Marco, mentre io sto preparando il nuovo Trey Anastasio in uscita il 30 ottobre, bel disco solista per il leader dei Phish, il bellissimo Wood Brothers Paradise, già uscito a inizio ottobre e altre chicche, basta trovare il tempo).

Bruno Conti

Anche Quest’Anno E’ Il Momento Del Meglio Del 2014 Secondo Disco Club. Iniziamo Con Quello Che Hanno Pensato Boss E Collaboratori

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Come vedete anche quest’anno siamo arrivati (a furia di pensare) alle classifiche sul meglio del 2014, addirittura con un giorno di ritardo sul canonico 8 dicembre che era il giorno in cui partivano gli anni scorsi una serie di Post sui Best dell’anno, che anche per l’anno in corso saranno molteplici e multiformi. Per iniziare, le liste del Blogger capo e dei collaboratori fissi, poi ho contattato alcuni musicisti e addetti del settore per avere il loro parere, con la massima libertà, su quello che gli è piaciuto, non necessariamente dischi e CD, ma eventualmente anche libri, concerti e altro: attendo notizie, ma qualcuno ha già risposto, quindi pubblicherò. E naturalmente non mancheranno le classifiche dalle varie riviste musicali e siti specializzati, soprattutto internazionali, mano a mano che si presenteranno e quando troverò il tempo per riversarle sul Blog, perché ovviamente recensioni e anticipazioni continueranno ad apparire in modo regolare (e come saprete prosegue anche la mia collaborazione con il Buscadero, che costa tempo e fatica). Quindi direi di partire con la prima lista (perché ce ne saranno altre complementari, è il vantaggio di essere il Boss di sé stessi), quella canonica che apparirà, più o meno in questa forma, un filo più breve. sul numero di gennaio del Busca. Così se qualcosa vi è sfuggito durante l’anno questa sorta di riepilogo potrebbe essere utile o incuriosirvi (tenendo conto che sfogliando il Blog a ritroso li ritrovate più o meno tutti, unendo l’utile al dilettevole)!

Best of 2014 in ordine sparso, come al solito:

lucinda williams down where

Lucinda Williams – Down Where The Spirits Meet The Bone

rosanne cash the river

Rosanne Cash – The River And The Thread

natalie merchant

Natalie Merchant – Natalie Merchant

jackson browne standing in the breachlooking into you

Jackson Browne – Standing In The Breach e Looking Into You – A Tribute to Jackson Browne

johne mellencamp plain spoken
John Mellencamp – Plain Spoken

joe bonamassa different shades
Joe Bonamassa – Different Shades Of Blue

john hiatt terms of my surrender

John Hiatt – Terms Of My Surrender

mary gauthier trouble

Mary Gauthier – Trouble And Love

dr. john ske-dat-de-dat the spirit of satch

Dr. John – Ske-dat-De-Dat The Spirit Of Satch

lost on the river new basement tapes

Lost On The River – The New Basement Tapes

 

Dischi Live

 

csny1974cover

CSN&Y – Live 1974

beth hart joe bonamassa live in amsterdam dvd

(DVD): Beth Hart & Joe Bonamassa – Live In Amsterdam

leonard cohen live in dublin cd+dvd front

CD+DVD Leonard Cohen – Live In Dublin

blackberry smoke leave a scar cd dvd

CD+DVD: Blackberry Smoke – Leave A Scar – Live North Carolina

DVD

musicares springsteen dvd

A Musicares Tribute To Bruce Springsteen

Ristampa dell’anno:

bob dylan basement tapes complete box

Bob Dylan – Bootleg Series 11 – The Complete Basement Tapes

led zeppelin iv remastered

Led Zeppelin vari nelle edizioni Deluxe

jimi hendrix zero

Libro: Jimi Hendrix – Zero. La Mia Storia

Film: Clint Eastwood – Jersey Boys

Tutti gli altri album interessanti del 2014 scelti dal sottoscritto (“italiani per caso” compresi) nelle prossime puntate.

Bruno Conti

Ecco quelle, molto abbondanti, dei due collaboratori fissi del Blog (chi saranno dei tre effigiati ad inizio Post? Rispetto della privacy, non si può dire)!

Best Of 2014 Part 2

Disco Dell’Anno

natalie merchant

Natalie Merchant – Natalie Merchant

Canzone Dell’Anno

ed harcourt time of dust

Ed Harcourt – The Saddest Orchestra (It Only Plays For You)

Cofanetto Dell’Anno

bruce cockburn rumours of glory

Bruce Cockburn – Rumours Of Glory

Ristampa Dell’Anno

ronnie lane ooh la la

Ronnie Lane And Slim Chance – Ooh La La: An Island Harvest

Tributo Dell’Anno

barb jungr hard rain

Barb Jungr – Hard Rain The Songs Of Bob Dylan & Leonard Cohen

Disco Rock

lucero live from atlanta

Lucero – Live From Atlanta

Disco Folk

bear's den islands

Bear’s Den – Islands

Disco Country

carlene carter carter girl

Carlene Carter – Carter Girl

Disco “Soul”

the delines colfax

The Delines – Colfax

Disco Blues

matt andersen weightless

Matt Andersen – Weightless

Disco Jazz

regina carter southern comfort

Regina Carter – Southern Comfort
*NDB Gran bel disco, questo era sfuggito nelle recensioni, magari lo recuperiamo visto che apparirà anche in altre liste!

Disco World Music

Goran Bregovic – Champagne For Gypsies

Disco Oldies

Neil Diamond – Hot August Night / NYC (Live From Madison Square Garden)

Disco Live

leonard cohen live in dublin cd+dvd box

Leonard Cohen – Live In Dublin

Disco Italiano

Giardini Di Mirò – Rapsodia Satanica

Colonna Sonora

Jimi: All Is By My Side

Dvd Musicale

dana fuchs songs from the road cd+dvd

Dana Fuchs – Songs From The Road *NDB Questo è già previsto nei prossimi giorni

 ALTRI (troppi!)

 joe henry invisble hour

Joe Henry – Invisible Hour

otis gibbs souvenirs

Otis Gibbs – Souvenirs Of A Misspent You

John Mellencamp – Plain Spoken

John Hiatt – Terms Of My Surrender

ben glover atlantic

Ben Glover – Atlantic

leonard cohen popular problems front

Leonard Cohen – Popular Problems

Sean Rowe – Madman

matthew ryan boxers

Matthew Ryan – Boxers

chuck ragan till midnight

Chuck Ragan – Till Midnight

nathaniel rateliff fallin faster

Nathaniel Rateliff – Falling Faster Than You Can Run

 lucinda williams down where

Lucinda Williams – Down Where The Spirit Meets The Bone

Rosanne Cash – The River And The Thread

Mary Gauthier – Trouble And Love

marianne faithfull give my love

Marianne Faithfull – Give My Love To London

Andrea Schroeder – Where The Wild Ocean End

Robyn Ludwick – Little Rain

Ashley Cleveland – Beauty In The Curve

ruthie foster promises of a brand new day

Ruthie Foster – Promise Of A Brand New Day

mary black down the crooked

Mary Black – Down The Crooked Road

etta britt etta does delbert

Etta Britt – Etta Does Delbert

 *NDB Anche gli ultimi due sono in arrivo prossimamente sul Blog.

the men they couldn't hang tales

The Men They Could’n Hang – Tales Of Love And Hate

runrig party on the moor

Runrig – Party On The Moor

Goats Don’t Shave – Songs From Eatth

Oysterband – Diamonds On The Water

Blue Rodeo – A Merrie Christmas To You

Band Of Horses – Acoustic At The Ryman

black sorrows certified blue

Black Sorrows – Certified Blue

whiskey myers early morning shakes

Whiskey Myers – Early Morning Shakes

war on drugs lost

The War On Drugs – Lost In The Dream

Needtobreathe – Rivers In The Wasteland

 Various Artists – Looking Into You: A Tribute To Jackson Browne

look again to the wind johnny cash bitter tears

Various Artists – Look Again To The Wind: Johnny Cash’s Bitter Tears Revisited

all my friends

Various Artists – All My Friends: Celebrating The Songs Of Gregg Allman

Various Artists – Lost In The River: The New Basement Tapers

art of mccartney 2 cd + dvd

Various Artists – The Art Of McCartney: The Songs Of Paul McCartney

Tino Montanari

 

Ed ecco anche la seconda lista (paventavo il peggio, come lunghezza) dal Piemonte.

 

BEST OF 2014 Part 3

lucinda williams down where

Disco dell’anno: LUCINDA WILLIAMS – Down Where The Spirit Meets The Bone (e se lo dico io che non sono mai stato tenero con Mrs. Lucinda…)

Gli altri della Top 10:  

LEONARD COHEN: Popular Problems

 LEONARD COHEN: Live In Dublin (è dagli anni 60/70, cioè quando i grandi facevano due, o anche tre, dischi all’anno che non si registrava una doppietta, il tutto a 80 anni suonati: chapeau!)

VV.AA: The Art Of McCartney

old crow medicine show remedy

OLD CROW MEDICINE SHOW: Remedy

 bob seger ride out

BOB SEGER: Ride Out

 neil young storytone

NEIL YOUNG: Storytone

 rodney crowell tarpaper sky

RODNEY CROWELL: Tarpaper Sky *NDB Anche per questo varrebbe la pena di un bel Post di recupero! L’interessato legga.

 csny74_2-480x274

CSN&Y: Live 1974

wilko johnson roger daltrey going back home deluxe 

ROGER DALTREY/WILKO JOHNSON: Going Back Home *NDB Ne è appena uscita l’edizione Deluxe ampliata in 2 CD…

 

Quelli che…per un pelo:

carlene carter carter girl

CARLENE CARTER: Carter Girl

 

ROSANNE CASH: The River & The Thread

 

JACKSON BROWNE: Standing In The Breach

 bob dylan basement tapes complete

La ristampa: BOB DYLAN & THE BAND: The Basement Tapes Complete (ristampa dell’anno? No, del secolo!)

 

DVD musicale:  VV.AA: Musicares Tribute To Bruce Springsteen

 counting crows somewhere

Canzone: Counting Crows: Palisades Park

                Bob Dylan: Sign On The Cross

 Concerto: John Fogerty: Milano

                 Cat Stevens: Milano

 La cover: Willie Nelson: Yesterday

bruce springsteen high hopes

La delusione: Bruce Springsteen: High Hopes (che se fosse un disco degli U2 avrei gridato al miracolo, ma qui stiamo parlando di uno che in passato ci ha regalato roba tipo Born To Run, Darkness On The Edge Of Town, The River…)

heart fanatic live

Piacere proibito: HEART – Fanatic Live At Colosseum

 led zeppelin houses of the holy remastered

Premio occasione perduta: le ristampe dei Led Zeppelin (ok, forse di vere e proprie canzoni inedite negli archivi non ce ne sono, ma allora perché non fare come nel primo disco, cioè inserire un CD con le stesse canzoni in versione dal vivo, invece di remix, backing tracks, ecc? Sto aspettando Jimmy Page al varco per Physical Graffiti).

queen forever

Premio sòla (nel senso di fregatura) 2014: Queen Forever (vincitori anche del premio faccia tosta, ovvero come far passare l’ennesima antologia come un disco nuovo ed andare ancora in giro a testa alta…)

pink floyd the endless river cover

Evento musicale dell’anno (Basement Tapes a parte): il ritorno dei Pink Floyd…ed è anche un bel disco!

Marco Verdi

Per questa volta direi che è tutto, e data la lunghezza chilometrica del post niente video, quindi alle prossime classifiche!

Il Disco Della Domenica, Del Mese E Forse, Dell’Anno! Natalie Merchant

natalie merchant natalie merchant

Natalie Merchant – Natalie Merchant – Nonesuch/Warner

Quello che penso di Natalie Merchant l’avevo palesato fin dal titolo (ma anche nel contenuto) del Post con cui presentavo il suo ultimo disco del 2010, Leave Your Sleep, http://discoclub.myblog.it/2010/04/14/l-ultima-grande-cantautrice-americana-natalie-merchant-leave/, e non posso che confermarlo per questo nuovo, notevole, album omonimo. Gli anni passano, i capelli si fanno più grigi e bianchi (e non nel modo più sbarazzino, con un ciuffo alla Bonnie Raitt o Crudelia Demon), ma la voce rimane splendida, unica nel panorama americano e mondiale (ai tempi, prima di lei, da prendere come modello, come ho palesato in altre occasioni, c’era Sandy Denny), con questo tipo di voce particolare, calda, amorevole, espressiva, dolce, avvolgente, anche vellutata e una capacità di scrivere canzoni che ti entrano nel cuore con una facilità disarmante. Peccato che lo faccia assai di rado, per avere undici nuove canzoni (o meglio dieci, più una breve introduzione) abbiamo dovuto attendere quasi tredici anni, tanti ne sono passati da Motherland, l’ultimo disco di materiale originale, pubblicato nel lontano 2001. Ma ne valeva assolutamente la pena, e nel frattempo la Merchant ha pubblicato comunque due bellissimi album, oltre a quello citato sopra, anche The House Carpenter’s Daughter era un fior di album, però un disco tutto nuovo è una cosa diversa, da assaporare con piacere. E quindi vediamo, brano per brano, cosa contiene.

Anzi, prima di partire, devo ammettere, per onestà, che arrivo con un paio di settimane di ritardo sulla data di uscita perché me lo sono sentito proprio per bene e addirittura, ad un primo ascolto, non mi aveva entusiasmato, come in altre occasioni. Poi, piano piano, il disco è entrato in circolo e devo ammettere che è la “solita” Natalie Merchant, per fortuna, come si suol dire, con espressione trita e ritrita finché si vuole, ma efficace, la classe non è acqua ! Registrato nei pressi di casa sua, al Clubhouse di Rhinebeck, NY, prodotto dalla stessa Natalie, con la collaborazione tecnica di Eli Walker e George Cowan, aiutata da un manipolo di validi musicisti, che vediamo brano per brano, direi che possiamo partire.

Ladybird apre le danze, uno dei suoi brani tipici, malinconica nei contenuti, la storia di una donna insoddisfatta della propria relazione, la passione e l’amore ormai andati, si rimane insieme per senso di responsabilità verso i figli e perché, forse, non ci sono altri posti dove volare, dicono autobiografica, anche lei, ma non importa. La musica viceversa è leggiadra, quel tu-tu-tu-tu ricorrente e dolcissimo, intonato da Johanna Warren, Simi Stone e Tamar-Kali, che lo percorre è pura Natalie Merchant al 100%, le tastiere di Uri Sharlin, al Grand Piano e John Medeski all’organo fanno meraviglie, le chitarre di Gabriel Gordon e Erik Della Penna pure, a un certo punto del ritornello mi è parso persino di cogliere una citazione di Space Oddity di Bowie https://www.youtube.com/watch?v=IgJq6v6gA_4 e anche qualcosa dei Beatles, con gli archi che avvolgono il suono in un bozzolo che più che proteggere espande, Jesse Murphy al basso e Shawn Pelton alla batteria sono pressoché perfetti e il sound è limpido come raramente è dato ascoltare. Io sarei già soddisfatto, ma il resto dell’album è sempre ricco di belle suggestioni. Maggie Said, aggiunge Elizabeth Mitchell alle armonie vocali, gli altri sono gli stessi, ancora rimpianti nel testo, qui esplicati sotto forma di una ballata avvolgente e sommessa, meno espansiva musicalmente rispetto al brano precedente, ma sempre ricca di fascino.

Texas ha un impianto sonoro più folk, giocato intorno alla chitarra acustica di Gordon e soprattutto alla lap steel di Della Penna, mirabile in questo brano, con la sezione ritmica affidata alla coppia Marc Friedman, basso e Andrew Barr, batteria, molto più raccolta e meno espansiva rispetto ai primi due brani, bella canzone comunque.Go Down Moses è un piccolo capolavoro di gospel-soul-rock con Natalie Merchant impegnata a duettare con la stupenda voce di Corlliss Stafford (ottima cantante, gospel naturlamente), parte piano e poi in un crescendo euforico ti travolge, John Medeski all’organo distilla note da gran maestro quale è, i due chitarristi e la sezione ritmica sono ancora una volta perfetti e l’aggiunta dei fiati aggiunge quel tocco New Orleans che è insito nella musica. Suonato benissimo e cantato anche meglio, da entrambe. Anche Seven Deadly Sins parte acustica, poi entrano di volta in volta, la fisarmonica di Uri Sharlin, la lap steel di Della Penna, il contrabbasso di Jesse Murphy, la batteria marziale di Pelton che esemplifica questa “guerra” di sentimenti e, nel finale, la tromba Eddie Allen e il trombone e la tuba di Clark Gayton, per un brano quasi jazzato, ma sempre visto nella particolare visione sonora della Merchant.

Giving Up Everything è un altro brano dall’arrangiamento complesso, più che una sezione archi sembra di sentire una intera orchestra, piccola ma molto presente, adatta all’umore “buio” e pessimistico della canzone, anche lei come fece Van Morrison ai tempi di No Guru, No method, No Teacher intona una serie di cose che non sarà mai più: “no longer slave, not chained to it, no gate,no guard, no keeper, no guru, master, teacher.” Uno dei brani dell’album che richiede più attenzione e ascolti ripetuti, meno immediato di altri  Black Sheep è una sorta di blues jazzato da music hall fumosi mitteleuropei, vagamente waitsiano, con il sax e clarinetto di Steve Elson in evidenza, mentre Natalie canta in modo quasi vezzoso, in contrapposizione al testo sempre denso e immanente. It’s A Coming è la Natalie Merchant più classica, un organo in primo piano suonato dall’ottimo Jonathan Dreyden, le due chitarre di Della Penna Gordon grintose e rockeggianti, come pure la sezione ritmica di Friedman e Burr che prende un groove irresistibile e non lo molla più.

Lulu, preceduta da una breve introduzione, stile funerale di New Orleans, con fiati e archi lugubri, diventa poi una delle classiche ballate ariose tipiche del meglio della sua produzione, con i pianoforti di Uri Sharlin  a disegnare la melodia che sale in un meraviglioso crescendo d’insieme di tutti i musicisti nella parte centrale e poi si quieta nuovamente nel finale, gran bella canzone. Alla fine, inevitabilmente, troviamo The End, che non è né quella dei Doors e neppure quella dei Beatles, solo voce e archi, sempre molto pessimista, quasi apocalittica, anche questa di non facile assimilazione, cantata però a voce spiegata dalla brava Natalie. Un disco dalle due facce, più godibile e fruibile nella prima parte, più duro e cupo nella seconda, l’opera di una signora che ormai è entrata nella sua maturità, non è più quella bimbetta timida e delicata che vedete qui sopra, e non mi sembra averla presa molto bene, un mondo personale e globale difficile da digerire, ma stimolante e di grande spessore musicale. Da sentire con attenzione, forse non un capolavoro assoluto ma comunque, ancora una volta, un gran disco, tra i migliori, per ora, del 2014!

Bruno Conti

I Cowboy Junkies Della Grande Mela? Hem – Departure And Farewell

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Hem – Departure & Farewell – Waveland Records 2013

Esistono dei gruppi difficili da definire, non tanto per il genere che propongono, quanto per l’atteggiamento verso la musica e per il loro modo di vedere il mondo, attraverso le sette note. Sembra impossibile (per chi scrive) che dei musicisti di così grande talento, siano destinati a passare pressoché inosservati pur continuando a sfornare prodotti di ottima qualità. Dopo questa doverosa introduzione, passo a parlarvi degli Hem, un ricco (in senso numerico) “ensemble” che ha provato inizialmente a percorrere i sentieri della canzone folk e country, con un atteggiamento fedele alle regole dei generi in questione e nello stesso tempo coraggiosi nello sperimentare nuove soluzioni.

Nati sulla scia dei Cowboy Junkies, gli Hem devono gran parte della loro popolarità alla bella voce suadente di Sally Ellyson, e degli altri due leader della band, il pianista Dan Messe ed il chitarrista Gary Maurer (che sono anche i produttori di questo lavoro), che sanno cucire sonorità delicate e profonde attorno alla voce solista. I tre hanno iniziato a collaborare ed hanno pubblicato a livello “indie” il loro debutto Rabbit Songs (il disco ha avuto una eco notevole nel 2001), poi è arrivato Eveninglad (2004) e la fama è cresciuta ulteriormente, firmando con la Nettwerk (Be Good Tanyas, Old Crow Medicine Show, per citarne alcuni) per il loro terzo album No Word From Tom (2006) una raccolta di rarità, outtakes, b-sides, inediti e registrazioni dal vivo, bissato nello stesso anno dallo splendido Funnel Cloud, con una sempre più forte attrazione per la musica delle radici, e dopo qualche EP, uscirono con un disco ambizioso Twelfth Night (2009), sviluppato su una particolare opera teatrale.

Oltre ai membri storici già citati, suonano in questo lavoro, Steve Curtis alle chitarre, Bob Hoffnar al dobro e pedal steel, George Rush al basso, Mark Brotter alla batteria, i fidati violinisti Charles Burnham e Alison Cornell oltre a Dawn Landes alle armonie vocali, per un percorso di circa quaranta minuti tra folk ballads e folk songs. La partenza è meravigliosa con l’iniziale pianistica Departure and Farewell, cui fanno seguito due ballate morbide di notevole livello come Walking Past The Graveyard, Not Breathing (con un violino discreto) e Things Are Not Perfect In Our Yard. dai toni introspettivi.

Il disco prosegue su questo standard, con la dolce The Seed punteggiata dal violino di Burnham, mentre The Jack Pine e Tourniquet sono litanie acustiche che non scadono mai nella leziosità. Si riparte con la deliziosa Seven Angels  quasi solo voce e piano, mentre Gently Down The Stream è una country-ballad, con la pedal steel che lascia una tenue scia, seguita dalle filastrocche Bird Song e Traveler’s Song che sembrano uscite dal diciannovesimo secolo. The Tides At The Narrows è dotata di una bella melodia country-folk, ed è seguita dalle conclusive Last Call e So Long, ballate lente e notturne, studiate nota dopo nota, per chiudere un disco per anime gentile e cuori solitari.

La stella polare di Departure & Farewell è indubbiamente la voce solista di Sally Ellyson (pari a quelle di Natalie Merchant, Margo Timmins e Hope Sandoval (Mazzy Star) per intensità, sin dai tempi di Rabbit Songs, e questo lavoro ripete quella magia, magari con minori sorprese rispetto agli esordi, però con una grazia di esecuzione che avvolge l’ascoltatore in un folk-rock di altri tempi, costantemente alla ricerca della melodia pop. Sally e gli Hem scrivono musica di qualità, chiedono solo di essere ascoltati con attenzione, uno di quei gruppi che senza stravolgere il passato, sono molto bravi ad adattare i suoni alle proprie canzoni. Da ascoltare dopo la mezzanotte, e possibilmente non da soli!

NDT: Con molta probabilità (purtroppo) questo disco potrebbe essere il canto del cigno degli Hem, causa crisi personali di alcuni componenti e la dipendenza dalle droghe che sta combattendo Dan Messe, ma non è detto!

Tino Montanari