Anche Prima Di Diventare Una “Vera” Band Erano Già Belli Pronti! New Riders Of The Purple Sage – Dawn Of The New Riders Of The Purple Sage

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New Riders Of The Purple Sage – Dawn Of The New Riders Of The Purple Sage – Owsley Stanley Foundation 5CD Box Set

E’ un bel periodo per i fans dei New Riders Of The Purple Sage, storica band californiana di country-rock “cosmico” ancora in attività anche se ben lontana dai fasti dei primi anni settanta: dopo il doppio Thanksgiving In New York City, che documentava un concerto di fine 1972, ecco ora un invitante box di ben cinque CD pubblicato nel ambito della serie Bear’s Sonic Journals, cioè album dal vivo tratti da nastri originali del leggendario tecnico del suono dei Grateful Dead (e non solo) Owsley “Bear” Stanley, una collezione nell’ambito della quale sono già usciti il bellissimo doppio di Jorma Kaukonen e Jack Casady Before We Were Them https://discoclub.myblog.it/2019/02/14/nuovi-dischi-live-dal-passato-6-prima-di-essere-gli-hot-tuna-erano-gia-formidabili-jorma-kaukonen-jack-casady-bears-sonic-journals-before-we-were-them-live-june-2/ , la riedizione di Fillmore East 1970 della Allman Brothers Band https://discoclub.myblog.it/2018/08/11/le-loro-prime-registrazioni-dal-vivo-di-nuovo-disponibili-allman-brothers-band-fillmore-east-february-1970/  ed il box di 7 CD Never The Same Way Once di Doc & Merle Watson. La cosa che rende particolarmente interessante questo Dawn Of The New Riders Of The Purple Sage è il fatto che, come suggerisce il titolo, in esso sono contenuti concerti inediti risalenti al periodo precedente al loro mitico album d’esordio del 1971.

In effetti i NROTPS erano inizialmente nati come sorta di gruppo “dopolavoristico” in orbita Grateful Dead, una sorta di band country-rock che potesse dare la possibilità a Jerry Garcia di suonare liberamente la steel guitar (strumento per il quale all’epoca Jerry aveva preso una cotta): infatti le prime uscite del gruppo erano direttamente collegate ai concerti dei Dead dato che i nostri si esibivano come gruppo spalla ed al suo interno oltre a Garcia c’erano anche il bassista Phil Lesh ed il batterista Mickey Hart, completati dal cantante e chitarrista (nonché principale compositore del gruppo e futuro leader) John “Marmaduke” Dawson e dal chitarrista David Nelson, vecchio amico di Jerry e già compagno con lui di diverse band giovanili “pre-Dead”. Dawn Of The New Riders Of The Purple Sage presenta il meglio di diversi concerti tenutisi in quattro differenti location nel biennio 1969-70, con i nostri già in possesso di un suono country-rock al 100% perfettamente in linea con quello di altri gruppi del periodo come Byrds e Flying Burrito Brothers, e con gli elementi psichedelici presenti nei loro primi lavori che per ora non sono molto evidenti. Se il frontman è Dawson, il vero leader del suono del gruppo è Garcia, con la sua steel suonata splendidamente e protagonista indiscussa di ognuno dei 61 brani del box.

L’incisione è ottima considerando che questi nastri hanno 50 e più anni sulle spalle, ed anche la qualità delle performance è in crescendo, in quanto nei primi due CD ed in parte anche nel terzo le parti vocali di Dawson sono un po’ fuori fase (per non dire stonate), unico aspetto negativo, ma non da poco, di un cofanetto altrimenti imperdibile anche per il fatto che presenta diversi brani originali dello stesso Marmaduke che non ritroveremo in seguito sugli album del gruppo oltre ad una bella serie di cover intriganti e, last but not least, la presenza costante di Garcia, che poco dopo (all’indomani del primo album) dovrà abbandonare la band perché troppo impegnato con i Dead e con l’inizio della sua carriera solista. Ma vediamo i momenti salienti dei cinque CD, ricordando che Lesh aveva già lasciato ed il suo posto era stato preso prima da Bob Matthews nei primi quattro dischetti e poi in via definitiva da David Torbert (nel quinto). CD 1-2: Berkeley 1 agosto 1969. Si inizia con il famoso inno per camionisti Six Days On The Road, con Jerry che fa già i numeri alla steel, per proseguire con altre interessanti cover tra cui spiccano il languido honky-tonk di What’s Made Milwaukee Famous (scritta da Glen Sutton ma resa popolare da Jerry Lee Lewis), il doppio omaggio a Buck Owens con le pimpanti I’ve Got A Tiger By The Tail e Hello Trouble e quello ai Rolling Stones (Connection), oltre a classici del calibro di Kaw-Liga (Hank Williams), The Lady Came From Baltimore (Tim Hardin) ed una splendida Games People Play di Joe South.

Molti anche gli originali di Dawson (nel box compaiono tutti i brani dell’album d’esordio tranne due, un paio che verranno pubblicati solo nel 1972 e come ho già detto diversi inediti), tra i quali segnalerei la guizzante Henry, suonata due volte (e qui Garcia è strepitoso), il puro country di Delilah, la ballata dead-iana Garden Of Eden, la bella Last Lonely Eagle e le deliziose Sweet Lovin’ One, Fair Chance To Know (molto Gram Parsons) e I Am Your Man. Peccato per la prestazione vocale traballante di John: per fare un parallelo con i Dead (altro gruppo che talvolta aveva le voci come punto debole) è come se Garcia e soci avessero fatto cantare tutti i brani dei loro concerti a Lesh. CD 3: San Francisco 28-29-30 agosto 1969. In questo dischetto i NROTPS brillano particolarmente nell’anteprima di Superman, che uscirà sul loro terzo album Gypsy Cowboy, ed in una Six Days On The Road più convinta. Ma la parte del leone la fa l’ospite speciale Bob Weir (presentato come “Bobby Ace”), che assume il ruolo di leader in una sorta di mini-set nel quale canta due pezzi che era solito fare anche coi Dead (Mama Tried di Merle Haggard e Me & My Uncle di John Phillips), un paio di classici di George Jones (Old Old House e Seasons Of My Heart), una limpida Cathy’s Clown degli Everly Brothers ed una vivace Slewfoot di Howard Hausey, per tornare nel finale con una energica rilettura di Saw Mill di Mel Tillis. Peccato che Dawson tenti di rovinare tutto con un controcanto totalmente fuori armonia.

CD 4: Berkeley 14-15 ottobre 1969. Questo dischetto e quello che segue sono i migliori del box, sia per l’incisione che è ancora più nitida che per la prestazione vocale di Marmaduke, rientrata nei confini dell’accettabilità. Il CD inizia con una breve ma riuscita versione di Only Daddy That’ll Walk The Line, brano portato al successo da Waylon Jennings; gli highlights sono però tre veri pezzi da novanta come I Still Miss Someone di Johnny Cash, The Weight della Band ed una eccellente rilettura dello standard Long Black Veil, tutte in versioni discretamente lunghe e con Garcia superbo. Finale con una ipnotica Death And Destruction di ben 13 minuti (e qui un accenno di psichedelia c’è), con l’armonica di Will Scarlett che duetta alla grande con mastro Jerry. CD 5: San Francisco 4-5-7 giugno 1970. Qui troviamo di nuovo Weir protagonista della “solita” Mama Tried ma anche di una frizzante rivisitazione di The Race Is On (Don Rollins) e di una inattesa Honky Tonk Women degli Stones. Per il resto a parte un’altra The Weight abbiamo solo brani di Dawson, tra i quali spiccano i futuri classici I Don’t Know You, Louisiana Lady e Portland Woman, tutti e tre in procinto di essere pubblicati sul debutto omonimo del gruppo.

Un box quindi decisamente interessante e senza dubbio importante, che documenta i primi passi di una delle band di culto per antonomasia del passato, anche se a causa dell’altalenante performance vocale di Dawson mi sento di consigliarne l’acquisto più ai fans del gruppo che ai neofiti.

Marco Verdi

Prosegue La Serie Di Ristampe…Proiettata Molto Nel Futuro! Grateful Dead – Aoxomoxoa 50th Anniversary

grateful dead aoxomoxoa 50th

Grateful Dead – Aoxomoxoa 50th Anniversary – Rhino/Warner Deluxe 2CD

Terzo episodio delle riedizioni per i cinquantennali degli album sia in studio che dal vivo dei Grateful Dead, un’iniziativa che come ho già avuto modo di dire ha ottenuto parecchie critiche, dato che quando sarà il turno dell’ultimo album pubblicato dalla storica band californiana durante il periodo di attività, il live Without A Net, sarà il 2040 e molti fans della prima ora (ed anche della seconda) non saranno più tra noi, per non parlare della possibile sparizione del CD come supporto prima di quella data. Ma per ora direi di non pensare al futuro, e quindi eccomi ad occuparmi dell’edizione deluxe del terzo album del Morto Riconoscente, che risponde al misterioso titolo palindromo di Aoxomoxoa (titolo mai spiegato, tra l’altro), disco che tra l’altro presenta quella che è la più bella copertina in assoluto dei nostri, ed una delle massime espressioni grafiche del grande Rick Griffin. Aoxomoxoa è un lavoro che ha sempre diviso la critica e i fans: chi lo considera il capolavoro del gruppo per quanto riguarda il periodo psichedelico, chi invece lo vede come un album di transizione. A mio parere hanno un po’ di ragione entrambe le fazioni, dato che da una parte c’è ancora molta psichedelia nelle canzoni contenute nel disco, che è quindi il naturale seguito di Anthem Of The Sun, ma in alcuni brani si cominciano ad intravedere i germogli del suono roots che poi si paleserà nei due lavori seguenti, Workingman’s Dead e American Beauty.

In Aoxomoxoa i Dead sono in sette, con la seconda ed ultima apparizione di Tom Constanten all’interno del gruppo, e c’è anche la partecipazione come ospiti di John Dawson e David Nelson, che un paio di anni dopo formeranno i New Riders Of The Purple Sage proprio con Jerry Garcia. Questo doppio CD presenta nel primo dischetto l’album originale in due missaggi diversi (quello originale del 1969 ed il remix del 1971, con i brani leggermente più corti), mentre come da consuetudine in queste ristampe il secondo supporto contiene una performance inedita dal vivo. Aoxomoxoa (che è anche l’unico episodio della discografia dei Dead con tutti i brani a firma Garcia-Hunter, con l’aggiunta di Phil Lesh in St. Stephen) contiene due classici assoluti del gruppo come appunto St. Stephen, che diventerà uno dei brani più apprezzati dal vivo con versioni anche chilometriche (mentre qui è più sintetica, quattro minuti e mezzo più rock e meno psichedelici) e la vibrante China Cat Sunflower, spesso usata come apertura dei concerti (video delizioso che vedete sopra). Altri pezzi conosciuti e proposti più volte on stage sono l’elettroacustica e diretta Dupree’s Diamond Blues, a metà tra rock e musica old-time, Doin’ That Rag, vivace rock song elettrica con gran lavoro di organo da parte di Ron “Pigpen” McKernan, ed il puro psychedelic pop di Mountains On The Moon. Meno noti sono la breve Rosemary, un pezzo acustico cantato con una strana voce filtrata e la lunga ed allucinata What’s Become Of The Baby, otto minuti di delirio psichedelico per voce ed effetti sonori di difficile digestione.

Finale con la countreggiante Cosmic Charile con Garcia alla steel, brano che in un certo senso anticiperà le atmosfere di Workingman’s Dead. Il secondo CD presenta nove brani selezionati da due serate del Gennaio 1969 all’Avalon Ballroom di San Francisco, due concerti ancora molto acidi e psichedelici: Aoxomoxoa è rappresentato da due ottime rese di Dupree’s Diamond Blues e Doin’ That Rag, abbastanza simili alle versioni di studio anche come durata (rispettivamente poco meno di cinque e sei minuti). Anthem Of The Sun è presente per tre quinti: una liquidissima New Potato Caboose di 14 minuti con Jerry subito in tiro (e cantata purtroppo da Lesh che è tutto tranne che un cantante), una potente Alligator di nove minuti, con annesso assolo della doppia batteria ed un grande Garcia, brano che si fonde con la spedita e tonica Caution (Do Not Stop On Tracks). Il finale è notevole (a parte la consueta traccia Feedback che come al solito “skippo” col telecomando): dopo il breve siparietto a cappella di And We Bid You Goonight troviamo una delle ultime versioni di Clementine, che dopo il 1969 non verrà mai più suonata, ed una favolosa versione di Death Don’t Have No Mercy (Rev. Gary Davis), dieci minuti di puro “acid blues” con Pigpen e Garcia protagonisti indiscussi.

A Novembre toccherà ai 50 anni di Live/Dead, uno dei dischi dal vivo più importanti di tutti i tempi: visto anche il periodo pre-natalizio non mi dispiacerebbe un bel cofanetto.

Marco Verdi

“Nuovi” Dischi Live Dal Passato 5. Good Old Boys – Live: Drink Up And Go Home

good old boys

Good Old Boys – Live: Drink Up And Go Home – RockBeat 2CD

E’ ben noto che Jerry Garcia non amasse starsene con le mani in mano, e anche quando era in pausa dai Grateful Dead riusciva a trovare il tempo per suonare ed incidere con altri musicisti, fossero essi Merl Saunders, Howard Wales, i New Riders Of The Purple Sage, gli Old And In The Way o più semplicemente quando era a capo della Jerry Garcia Band, sia acustica che elettrica. Un episodio meno conosciuto della carriera del chitarrista californiano è però quello dei Good Old Boys, un gruppo estemporaneo a carattere bluegrass guidato da David Nelson, leader dei già citati New Riders Of The Purple Sage, e dal fenomenale mandolinista Frank Wakefield, ai quali Jerry produsse l’unico album, Pistol Packin’ Mama, inciso nel ranch del drummer dei Dead Mickey Hart e pubblicato nel 1976. Prima di quel disco però i Good Old Boys fecero qualche serata in piccoli locali, non una vera e propria tournée ma pochi concerti in posti selezionati, dove alla chitarra di Nelson ed al mandolino di Wakefield, si univano il violinista Brantley Kearns, già con David Bromberg ed in seguito con Dwight Yoakam e Marty Stuart, il bassista Pat Campbell e lo stesso Garcia al banjo (e tutti quanti cantavano anche, come nella vera tradizione della mountain music).

Ora esce per la RockBeat un documento che non esiterei a definire eccezionale, cioè un live registrato dai nostri nel 1975 al Margarita’s Cantina di Santa Cruz in California da John Cutler utilizzando un registratore a due piste appartenente a Owsley Stanley (il mitico sound engineer meglio noto come “Bear”): Live: Drink Up And Go Home è un doppio CD inciso in maniera decisamente buona e godibile dalla prima all’ultima canzone, un documento ripeto notevole perché ha il merito di farci ascoltare una band durata pochissimo. Il repertorio è composto quasi unicamente da cover, siano essi brani tradizionali o appartenenti ai songbook di leggende del bluegrass (e non solo) come Bill Monroe, Roy Acuff, Kitty Wells, i McCoury Brothers, la Carter Family, Flatt & Scruggs, Jimmie Rodgers, Charlie Poole e gli Everly Brothers. Musica gioiosa, fatta per il piacere di suonare, spontanea, con qualche imperfezione tecnica ma vera, reale, non costruita. Prendete l’iniziale Ashes Of Love, si percepisce la voglia di suonare del quintetto e di dare il meglio, non importa se qualcuno a volte stona, sbaglia un’entrata o perde una battuta: il pubblico lo capisce e si lascia coinvolgere senza problemi. Deep Elem Blues la facevano anche i Dead (ma qui non canta Garcia), un bluegrass che più tradizionale non si può, con assoli continui tra i quali spiccano banjo e mandolino; Dim Lights, Thick Smoke (And Loud Loud Music) è un classico del country che hanno fatto in cento, ed i nostri la propongono in maniera rilassata e fluida, facendo risaltare la nota melodia.

Non sto a citare tutti i 24 pezzi della raccolta, mi limito a segnalarne alcuni lasciando a voi il piacere di scoprire il resto: la lenta I’ll Never Make You Blue, con un fantasmagorico Wakefield, la deliziosa She’s No Angel, una monumentale Wildwood Flower (sentite come suonano), l’irresistibile Long Gone, con Jerry che strimpella il banjo come se non ci fosse domani, una saltellante versione del superclassico T For Texas, i bluegrass-gospel Jerusalem Moan ed il gran finale con la famosa Orange Blossom Special, quasi sei minuti tiratissimi all’insegna del ritmo e con il mandolino di Wakefield suonato in maniera incredibile. Lo stesso Wakefield porta in dote due brani scritti da lui, Jesus Loves His Mandolin Player e New Camptown Races, due strumentali in cui il suo strumento è letteralmente in trance agonistica. Anche Garcia ha i suoi momenti: canta da solista nella splendida All The Good Times (una hit per Flatt & Scruggs) e nella pura e limpida Drink Up And Go Home, e si scatena al banjo nello strumentale di Roy Acuff Fireball Mail, una forza della natura. In uno degli ultimi post ho bacchettato la RockBeat, rea di aver fatto la “furba” con il live Late At Night di Mike Bloomfield, ma per questa doppia testimonianza dei Good Old Boys non posso che farle i complimenti.

Marco Verdi

Novità Di Marzo Parte Ic. Bjork, Buena Vista Social Club, New Riders Of The Purple Sage, Seth Avett & Jessica Lea Mayfield, Blues Pills, Pine Hill Project, Elliott Murphy, Houndmouth, Phil Manzanera

bjork vulnicurabjork vulnicura 2

Terza parte della lista uscite di marzo, anche con titoli pubblicati nella prima parte del mese (ieri c’era il Post su Renbourn): iniziamo con il nuovo di Bjork Vulnicura, che esce a quattro anni dal precedente Biophilia, ed è il primo ad essere pubblicato dopo la sua separazione con Matthew Barney, che aveva molto influenzato la produzione degli ultimi anni, diventata sempre più astratta e complessa, persino oscura ed estrema (insomma, più che in passato). Stranamente questa volta le canzoni della cantante islandese sono meno astratte del solito e sono proprio una sorta di resoconto sulla fine di una relazione; ed anche il suono, pur essendo sempre basato su archi e ” strumenti e battiti elettronici”, ricorda quello di un disco come Homogenic del 1997, piuttosto che le sonorità minimali dell’ultimo periodo https://www.youtube.com/watch?v=MWHpoJT3qK4 . L’etichetta è la One Little Indian come di consueto, c’è l’immancabile versione Deluxe, come si presume dalle due diverse copertine riportate qui sopra (ma Bjork è sempre stata famosa per fare uscire parecchie edizioni di ogni album), questa volta si tratta solo di differenze nel packaging. Vi segnalo la presenza di Antony Hegarty nel brano Atom Dance. Il CD è uscito il 17 marzo.

buena vista social club lost and found

Il 24 marzo è stato pubblicato un “nuovo” capitolo della saga Buena Vista Social Club, o piuttosto, come bene illustra il titolo, Lost And Found, il produttore e manager della World Cicuit, Nick Gold, ha finalmente avuto il tempo di andare a frugare tra le vecchie registrazioni effettuate nel periodo dal 1996 ai primi anni 2000, quando tutti i leggendari musicisti cubani depositari di quel suono particolare, nato proprio al Buena Vista Social Club negli anni ’30, erano ancora vivi: ecco quindi scorrere materiale inedito registrato sia nelle sessioni originali del 1996 agli Egrem Studio de L’Havana, quelle per intenderci con Ry Cooder, 2 brani, sia materiale in studio, registrato negli anni immediatamente successivi, sia pezzi dal vivo. Ci sono quindi brani con Ibrahim Ferrer, voce solista,Bruca Manigua dal vivo e due pezzi dal vivo, un paio di duetti in studio con Eliades Ochoa e Compay Segundo, Omara Portuondo dal vivo, con Manuel Galban e Cachaito Lopez, e ancora alcuni brani con Ruben Gonzales, anche uno per solo piano, sempre live, Come Siento Yo, che conclude il CD. Non mancano altri tre strumentali, con violino, fiati, percussioni e chitarre in bella evidenza, uno del solo Eliades Ochoa e il super classico, sempre dal vivo, Lacrimas negras, cantato dalla Portuondo, tredici brani in totale. Per gli appassionati di musica cubana una grande “scoperta”, per chi ama di più “l’altro” Cooder, come il sottoscritto, un po’ meno, comunque non si tratta per fortuna di una di quelle operazioni raffazzonate che ogni tanto le case discografiche ordiscono, per metterlo in quel posto ai sempre meno numerosi acquirenti di musica.

new riders felt forum

Per esempio questo triplo CD dei New Riders Of The Purple Sage in che categoria rientra? Si tratta di un concerto dal vivo al Felt Forum di New York City del 18 marzo 1973, quindi epoca d’oro della band californiana, è l’anno di Panama Red, formazione originale con John “Marmaduke” Dawson ancora leader del gruppo, insieme a David Nelson  lead guitar, vocals, David Torbert bass, vocals, Buddy Cage  pedal steel guitar e
Spencer Dryden drums, ospiti in gran parte del concerto, metà dei Grateful Dead, Keith & Donna Godchaux, Jerry Garcia e Bob Weir, più Ramblin’ Jack Elliott che apriva la serata. Ottima la tracklist dei brani eseguiti:

DISC ONE [67:08]
set one-a:
01 [04:26] DJ conversation & crowd/tuning
02 [04:09] I Don’t Know You
03 [06:23] One Too Many Stories
04 [03:40] Rainbow
05 [04:01] It’s Alright With Me (1)
06 [02:49] Teardrops In My Eyes (1)
07 [05:10] Lochinvar (1)
08 [04:48] Truck Driving Man (1)
09 [03:49] Contract (1)
10 [07:32] Take A Letter Maria (1)
11 [03:57] School Days (1)
12 [04:33] Long Black Veil (1) (2)
13 [03:29] Hello Mary Lou (1) (3)
14 [05:10] Henry (1) (3)
15 [03:21] Crazy Arms (1)
DISC TWO [66:32]
set one-end:
01 [03:32] Sutter’s Mill
02 [03:41] California Day
03 [05:29] Sweet Lovin’ One
04 [05:44] Connection (5)
05 [03:40] Whiskey (1)
set two-a:
06 [03:50] DJ conversation & crowd/tuning
07 [00:43] Bob Weir comment to crowd
08 [03:24] Cold Jordan (3) (4)
09 [03:24] I Hear A Voice Callin’ (3) (4)
10 [05:48] Swing Low Sweet Chariot (3) (4)
11 [03:06] Groupie (1)
12 [03:51] She’s No Angel (1)
13 [04:39] You Should Have Seen Me Running (1) (2) (4)
14 [08:52] I Don’t Need No Doctor (1) (2) (3) (4)
15 [06:49] Portland Women (1)
DISC THREE [53:12]
set two-end:
01 [08:02] Glendale Train (1)
02 [05:47] Last Lonely Eagle (1)
03 [05:50] Louisiana Lady (1)
04 [06:43] Honky Tonk Women (1) (5)
05 [15:36] Willie And The Hand Jive (1) (3)
06 [03:12] DJ conversation & crowd/tuning
encores:
07 [02:49] The Race Is On (1) (2) (3) (4)
08 [03:36] Johnny B. Goode (1) (2) (3) (4)
09 [01:37] outro and DJ conversation

Però la Echoes che pubblica questo triplo broadcast radiofonico (quindi un ex bootleg) lo fa pagare tra i 35 e i 40 euro, considerando che si trova anche gratis su archive.org, mi sembra “caruccio”!

seth avett & jessica lea mayfield sing elliott smith

Seth Avett è uno dei due fratelli del gruppo degli Avett Brothers (il secondo in ordine di età, per la precisione. l’altro è Scott), in passato, agli inizi della carriera del gruppo aveva pubblicato un paio di dischi (forse tre), come “Timothy Seth Avett as Darling”, che confesso di non avere mai visto né sentito. Gli album erano usciti per la loro etichetta, la Ramseur Records, che peraltro li ha ristampati ad inizio 2010, ma sono sempre di non facile reperibilità; ora, ancora tramite la loro etichetta personale esce questo Seth Avett And Jessica Lea Mayfield Sing Elliott Smith, un disco dove la coppia rende omaggio allo sfortunato cantautore indie, scomparso una dozzina di anni fa, ma sempre molto amato da colleghi vari che periodicamente lo omaggiano, con tributi di varia natura alle sue canzoni. In questo caso il risultato, ottenuto con due sole voci che armonizzano, accompagnate spesso da una sola chitarra acustica, ma saltuariamente anche da un gruppo, è molto piacevole: sono stati fatti dei paragoni con i dischi di Gillian Welch e David Rawlings come tipo di musica, un folk scarno e malinconico che a tratti si apre in ballate alla Avett Brothers, e se Jessica Lea Mayfield (con alcuni album più elettrici alle spalle, prodotti da Dan Auerbach dei Black Keys) non è forse all’altezza della Welch come cantante, d’altra parte Seth Avett è nettamente superiore a Rawlings, almeno come cantante https://www.youtube.com/watch?v=QyqhAch-B-Q . Quindi un disco gradevole dove convivono le varie anime delle canzoni di Smith, le ballate con influenze beatlesiane, il country-folk, l’indie-rock e l’amore per le armonie vocali che erano insite nella musica del musicista di Omaha. Un piccolo dischetto da scoprire.

pine hill project

Il disco è attribuito ai Pine Hill Project, ma anche questo CD è il risultato dell’unione di due cantautori di talento, Richard Shindell e Lucy Kaplansky, spesso portati in palmo di mano su questo Blog. L’album esce in questi giorni per la Signature Records ed è un gioiellino che ci riporta ai tempi del bellissimo disco uscito come Cry Cry Cry nel 1998 (allora c’era pure la brava Dar Williams):e, per dire, i Red Horse dove li mettiamo? http://discoclub.myblog.it/2010/08/07/un-piccolo-supergruppo-red-horse-gilkyson-gorka-kaplansky/ Per questo Tomorrow You’re Going la coppia ha deciso di realizzare un disco, dove affronta la difficile arte delle cover https://www.youtube.com/watch?v=GzD-Q_o8Cks , e quindi ecco scorrere brani di Gillian Welch, Nick Lowe e Paul Carrack https://www.youtube.com/watch?v=RPuBBCW0ClY, U2, Greg Brown, Little Feat, David Halley e molti altri. Con la produzione di Larry Campbell, che suona anche una infinità di strumenti, e molti musicisti di pregio in studio, tra cui Byron Isaacs e Glenn Patscha (che appare come autore) degli Ollabelle e Bill Payne dei Little Feat. Delizioso https://www.youtube.com/watch?v=Bny4sCz-Epw!

blues pills live open blues pills live

te https://www.youtube.com/watch?v=iSu2Y7Zd_X0 .

elliott murphy aquashow deconstructed

Elliott Murphy, oltre 40 anni dopo torna al suo primo album, con questo Aquashow Deconstructed, dove rivisita, brano per brano, il disco per cui nel lontano 1973 era stato definito, in una recensione doppia su Rolling Stone scritta da Paul Nelson insieme a quella di The Wild, The Innocent And The E Street Shuffle di Springsteen, “il miglior nuovo Dylan dal 1968″. Ovviamente il giudizio, come per altri “nuovi Dylan” dell’epoca, da John Prine in giù, fu sufficiente quasi a distruggerlo, ma la classe e la stoffa c’erano e Murphy è tutt’ora uno dei migliori cantautori rock in circolazione https://www.youtube.com/watch?v=6cBdRBATgHg . Anche le canzoni c’erano e Last of The Rock Stars, White Middle Class Blues, How’s The Family e Like A Great Gatsby, sono ancora oggi nel repertorio dal vivo del cantautore di New York, che da moltissimi anni vive a Parigi. Questa nuova “versione” di un album classico esce prima sul mercato italiano, in una confezione con  copertina leggermente diversa da quella che avranno le versioni tedesca e francese, ma con lo stesso contenuto. Etichetta Route 61 (gli stessi dell’ultimo disco di Carolyne Mas) e disco che conferma tutta la bellezza dell’originale anche in questi nuovi arrangiamenti, con una nota di merito per Marilyn, che ricorda alcune delle più belle canzoni di Lou Reed. Però anche gli originali non scherzano! Sono andato a riascoltarmeli e devo dire che erano veramente belli https://www.youtube.com/watch?v=KLr_eN8KvaM, comunque i fans di Murphy non mancheranno di apprezzare anche la versione 2015.

houndmouth little neon

Secondo album anche per gli Houndmouth, si chiama Litte Neon Limelight e conferma quanto di buono si era detto per il loro esordio del 2013, From The Hills Below The City, presentato come uno dei migliori di quell’anno, con paragoni addirittura con la Band. Anche se il gruppo, con una voce femminile nell’organico, Katie Toupin, rimanda anche al sound di gruppi come i Faces, lato Ronnie Lane o gente come Dylan, Van Morrison, tanto per non esagerare, almeno come sound ed attitudine, rock classico in definitiva, ben suonato e ben cantato, con parecchie belle canzoni in repertorio, il che non guasta https://www.youtube.com/watch?v=r6Bygcox6YE . Vengono da Louisville, Kentucky https://www.youtube.com/watch?v=RwVrquxGSrc , la città dei My Morning Jacket e qualche punto di contatto con la band di Jim James (che pubblicherà il nuovo album ad inizio maggio) non è difficile riscontrarlo, soprattutto nei brani “più classici” https://www.youtube.com/watch?v=Y8wifV5RYr8 . Etichetta Rough Trade, è uscito il 17 marzo.

phil manzanera the sound of blue

Infine, nuovo disco anche per Phil Manzanera, il non dimenticato chitarrista dei Roxy Music e degli 801, ultimamente collaboratore di David Gilmour, mentre uno dei co-produttori di questo nuovo The Sound Of Blue, è Andy Jackson, spesso ingegnere del suono con i Pink Floyd: si tratta di un album strumentale, meno due brani cantati da Sonia Bernardo (?), uno dei quali è una cover di una cover, infatti No Church in the Wild, un pezzo scritto (si fa per dire) da Jay Z e Kanye West, campionava un riff di chitarra di Manzanera https://www.youtube.com/watch?v=gnFvTrcogOg . Niente per cui strapparsi le vesti https://www.youtube.com/watch?v=IZiIOsjxRb8 , almeno per il sottoscritto, ma il vecchio Phil è sempre un musicista interessante che mescola il rock ( e la chitarra ogni tanto ha lampi del vecchio splendore https://www.youtube.com/watch?v=GSGoP26uwHk ) con le radici latine della mamma colombiana, a cui è dedicato il brano Magdalena https://www.youtube.com/watch?v=JyRKr5ziqGg , magari non con i risultati delle due band citate all’inizio, anche se Manzanera sarà il Maestro Concertatore per la Notte della Taranta 2015. Il CD è uscito il 24 marzo scorso per la sua etichetta Expression Records distribuita dalla Universal.

Bruno Conti

Novità Di Marzo Parte II. Lucero, Shooter Jennings, New Riders Of The Purple Sage, Janiva Magness, Wallis Bird, Altan

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Questa settimana, per la serie una recensione tira l’altra e anche perché molti titoli li avevo già anticipati di parecchio, arrivo in ritardo alla rubrica delle uscite settimanali, questa volta relative al 13 marzo, quindi già pubblicati comunque…

Nuovo album per i Lucero Women & Work, l’etichetta questa volta è l’ATO Records di Dave Matthews, prodotto dal solito Ted Hutt (Gaslight Anthem, Flogging Molly, Dropkick Murphys, di cui è uscito nuovamente l’album dello scorso anno Going Out In Style con un album dal vivo aggiunto nella nuova versione Deluxe, e basta!); i brani sono firmati come di consueto dal leader Ben Nichols nella abituale miscela di alternative country, punk, southern rock classico, d’altronde vengono da Memphis, Tennessee.

Stesso stile, più o meno, country rock “molto energico” anche per Shooter Jennings, che, scaricato dalla major Universal approda alla Black Country Rock per questo nuovo Family Man, prodotto dallo stesso figlio del grande Waylon vede tra gli ospiti Tom Morello e Eleanor Whitmore alla voce e violino.

Continua il “rinascimento” dei grandi New Riders Of the Purple Sage, rivitalizzati dalla ritrovata vena compositiva di David Nelson, con il paroliere storico degli “amici” Dead, Robert Hunter presente in sette brani, la band californiana rinnova i fasti del passato con questo 17 Pine Avenue pubblicato dall’indipendente Woodstock Records, un nome, un programma: country, psichedelia e roots music come ai vecchi tempi.

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Questo nuovo CD di Janiva Magness Stronger For It avrei potuto fare a meno di segnalarvelo visto che la recensione è pronta a momenti, nei prossimi giorni non mancherà, considerato che me l’hanno “scippato” dal Buscadero dove avevo recensito i precedenti album. Sempre etichetta Alligator e a ogni nuovo disco, se possibile, migliora. Che Voce, ragazzi!

Wallis Bird è una nuova cantautrice irlandese che approda al terzo album con questo CD omonimo, Wallis Bird per la Bird Records/distr.Rubyworks, bella voce potente, sonorità inconsuete ma vicine al rock classico anche se piuttosto originali, da sentire.

Non mi sembra che nessuno abbia ancora parlato del nuovo album degli Altan The Poison Glen (Gleann Nimhe), che peraltro è già uscito in questi giorni per la Compass Records. Il primo album di studio della band irlandese da sette anni a questa parte, dopo il celebrativo (e ottimo) 25th Anniversary Celebration che riproponeva differenti versioni dei loro classici con nuovi arrangiamenti orchestrali. Tutto materiale mai apparso prima con la voce (e il violino) della bravissima Mairead Ni Mhaonaigh (praticamente una scioglilingua) in grande evidenza. Quasi tutti conoscono Moya Brennan, Mary Black o Sinead O’Connor e qui siamo a quei livelli, per i fans non occorre aggiungere altro, per gli altri un nome e un gruppo da conoscere assolutamente se amate il folk celtico.

Bruno Conti