Supplemento Della Domenica: Tesori “Ritrovati”. Pink Floyd – The Early Years 1965-1972 Box Set

pink floyd early years box

Pink Floyd – The Early Years 1965-1972 – Box 10 CD+9 DVD + 8 Blu-Ray – Pink Floyd Records/Parlophone/Warner

Dopo averci detto per anni che non esisteva nulla di inedito o raro dei Pink Floyd, in occasione della ripubblicazione del vecchio catalogo: l’ultima volta nel 2011 per la rimasterizzazione completa degli album, usciti sia in versione Discovery come Immersion (per i dischi più importanti), ma con pochissime bonus tracks, ecco che improvvisamente a fine 2016 esce questo cofanetto megagalattico, costosissimo, ma splendido, costituito praticamente solo da materiale raro o inedito, con ben 10 CD (anzi 11, perché all’ultimo momento nella confezione è stato aggiunto un ulteriore dischetto, in sostituzione di quello denominato Obfuscation, dove per errore, anziché il materiale di Obcured By Clouds, c’era uno stereo mix audio 2016 inedito di Live At Pompeii, che non era previsto nella confezione, ma si trova nella parte video), 9 DVD e 8 Blu-ray, divisi in sette volumi. E qui sta l’inghippo, perché nella confezione, ripeto, splendida, il materiale video è ripetuto pari pari uguale nei due formati, alzando, presumo, il costo del manufatto. E leggendo le ricchissime note contenute nei sette volumi in cui è divisa l’opera scopriamo che questa ricerca negli archivi, come riferisce la curatrice della parte video Lana Topham, era cominciata nel lontano 1994: esattamente un giorno dopo avere terminato il lavoro sui filmati del Division Bell Tour, Nick Mason le aveva dato l’incarico di iniziare le ricerche per un progetto “antologico”, e, guarda caso viene pubblicato proprio a cavallo tra 2016 e 2017, in occasione dei 50 anni dalla la nascita ufficiale del gruppo e le prime uscite discografiche.

pink floyd the early years

 

Come detto il cofanetto è diviso in sette capitoli, ognuno a forma di libretto, con CD, DVD e Blu-Ray nella confezione, molto bella, e che riproduce il vecchio furgoncino usato dai Tea Set (il gruppo pre-Pink Floyd), oltre a piccoli libretti di note, riproduzioni di vecchi articoli di giornale, manifesti, spartiti e altra memorabilia, mentre all’interno della confezione ci sono anche i primi cinque 45 giri, oltre ad ulteriori piccole chicche cartacee di formato più grande, inserite nel cofanetto dei vinili. Esaurito il lato tecnico veniamo al contenuto musicale, il più brevemente possibile, ma anche no, data la complessità dei contenuti: quasi 12 ore di audio e 14 di video, di cui rispettivamente sette e cinque (quasi) completamente inedito.

Il primo volume si chiama 1965-1967 Cambridge Station: nei due 2 CD ci sono le prime registrazioni del gruppo datate 1965 (uscite come EP a tiratura limitata di 1.050 copie per il “Black Friday” del novembre 2015) quando erano ancora The Pink Floyd Sound, e in formazione c’era anche l’amico Rado Klose alla chitarra, 6 canzoni in mono, molto influenzate dal primo psych-pop e beat inglese (anche i Beatles naturalmente), ma pure dal blues: Lucy Leave, Double O Bo, Remember Me, potrebbero essere tranquillamente brani di Them, Animals o Stones, Walk Me Sydney con la futura signora Wright, Juliette Gale alle armonie vocali, Butterfly più beatlesiana e la cover di I’m A King Bee, che illustra la loro passione per li blues (in fondo presero il nome da due oscuri bluesmen). Gli anni di Syd Barrett proseguono nel 1966-1967 con la versione di Arnold Layne, prodotta da Joe Boyd, See Emily Play e altri brani che avrebbero trovato posto nel primo album. Oltre ad alcune tracce, tra cui Vegetable Man, Jugband Blues, lo strumentale In The Beechwoods, perfetti esempi di psichedelia britannica gentile, in un mixaggio del 2010 di eccellente qualità sonora (caratteristica di gran parte del cofanetto), nel primo CD. Nel secondo CD siamo a Stoccolma, 10 settembre 1967, 8 pezzi registrati dal vivo, con il lato più selvaggio della band in evidenza, qualità sonora buona, anche se le parti vocali sono praticamente inaudibili, ma la parte strumentale compensa abbondantemente, con notevoli versioni di Pow R. Toch, Set The Controls For The Heart Of The Sun e Interstellar Overdrive, mentre i brani dal 9 al 17 sono estratti dalla Colonna Sonora di Speak di John Latham, e sono improvvisazioni sperimentali in puro stile Pink Floyd, tutto materiale mai pubblicato prima. Nel primo DVD (o Blu-Ray) vari filmati d’epoca, live o filmati promozionali, colore e b/n, alcuni per televisioni tedesche varie, altri per la BBC, in giro per Londra e dintorni, con una particolare partecipazione a The Look Of The Week della BBC, dove eseguono Pow R. Toch ed Astronomy Domine e Syd Barrett e Roger Waters vengono intervistati dal baffuto Hans Keller, che dice subito che fanno troppo rumore, lui ama i quartetti d’archi e quindi loro non gli piacciono, Alla faccia della sincerità, confrontato con gli intervistatori d’oggi, che sono tutti alla Fazio, quindi appassionati di rap, valzer, musica etnica, dance o rock, il genere è indifferente, basta che vengano nel tuo programma. Surreale l’apparizione all’American Bandstand dove Dick Clark gli chiede se hanno apprezzato il cibo nella loro prima settimana americana (?!?), e un Syd Barrett già “provato” risponde comunque gentilmente. Fine dei Barrett years.

Il secondo volume 1968 Germination: entra David Gimour, la parte audio si apre con 4 brani che troveranno posto su A Saucerful Of Secrets, poi due brani inediti registrati ai Capitol Studios di Los Angeles, e due BBC Sessions, dal loro grande fan John Peel,  a giugno e dicembre del 1968, con prime versioni di Murderotic Woman (la futura Careful With That Axe Eugene) e The Massed Gadgets Of Hercules ( A Saucerful Of Secrets), oltre ad ottime versioni (non sempre l’audio è perfetto) di Point Me At The Sky, Embryo e Interstellar Overdrive, tutti brani dove sembra di cogliere accenni di brani che in futuro appariranno su Atom Heart Mother e Dark Side Of The Moon, caratteristica questa  tipica dei Pink Floyd, che suonavano nel presente ma erano già proiettati nel futuro. Nella parte video (sempre con sottotitoli in dieci lingue, compreso l’italiano, ma anche cantonese e mandarino) prima troviamo sette brani b/n per la trasmissione belga Tienerklanken, in playback, ma con belle immagini, e poi a seguire, a colori e dal vivo, 13 splendidi minuti per la trasmissione francese Bouton Rouge, e vari spezzoni in giro per le Tv europee, Parigi, Londra (con le immagini delle rivolte studentesche dell’epoca su una improvvisazione strumentale inedita), anche Roma con due brani a Rome Goes Pop e Pop ’68, immagini splendide a colori e una Interstellar Overdrive da sballo, poi di nuovo televisioni belga e francese, anche dal vivo, e il video promo restaurato di Point Me At The Sky.

Il terzo volume è 1969 Dramatisation: di nuovo 2 CD nella parte audio, si parte con 5 versioni alternative dalla colonna sonora di More, 5 BBC Sessions del maggio 1969 (dove appare Grantchester Meadows che vedete qui sopra) e un concerto al Paradiso di Amsterdam del 9 agosto 1969, con 4 lunghe versioni solo strumentali di Interstellar Overdrive, Set The Controls For The Heart Of The Sun, Careful With That Axe Eugene e A Saucerful Of Secrets, le ultime tre oltre i dieci minuti, psichedelia improvvisata e pura che sfocia nel nuovo stile del gruppo, incisione e versioni splendide. Il secondo CD  inizia con The Man – The Journey, una lunga suite che presenta le prime versioni di brani poi in futuro su Atom Heart Mother, ma anche da Ummagumma e da album precedenti, registrata dal vivo al Concertgebouw di Amsterdam il 17 settembre 1969 per la radio olandese. Altra chicca fantastica. Nella parte video Forum Musiques a Parigi nel 1969, le prove per The Man – The Journey alla Royal Albert Hall, due brani all’Essener Pop And Blues Festival, tre ad un Festival in Belgio, a colori, il resto era in b/n, più una versione acidissima ed improvvisata di Interstellar Overdrive con Frank Zappa, qualità audio non impeccabile, ma valore storico notevole

Il quarto volume 1970 Deviation per certi versi è il più “semplice”: ci sono una valanga di versioni della lunga suite di Atom Heart Mother in tutte le guise possibili, prima nel CD 1, dal vivo al Festival di Montreux del novembre 1970, poi da una BBC Session del luglio 1970, versione completa con coro, cello e ottoni, più altri brani dell’album. Nel 2° CD invece ci sono 16 tracce dalla colonna sonora di Zabriskie Point, tra cui uno strumentale che poi diverrà Us And Them, più un’altra versione in studio di Atom Heart Mother, una delle prime registrata solo dalla band. Nei due DVD troviamo prima la trasmissione An Hour With Pink Floyd (con David  Gilmore,sic, alla chitarra), San Francisco Aprile 1970, dove non manca AHM, e il mix quadrifonico 4.0, solo audio, di tutto l’album corrente. Nel 2° DVD al Festival di St. Tropez, il soundcheck di Cymbaline e una versione breve di Atom e una molto lunga di Embryo, mentre nella seconda parte del concerto altri tre brani. A seguire una breve improvvisazione Live in studio per un balletto di Roland Petit e infine l’ultima versione dal vivo, a Hyde Park, della suite di Atom Heart Mother, la più lunga, con Philip Jones Brass Ensemble e John Aldiss Choir, molto bella, forse la più importante a livello storico, anche se la qualità sonora è scarsa; alla fine del box il brano, che forse inventò il rock sinfonico, lo conosciamo a memoria.

Il quinto volume si chiama 1971 Reverberation: un cofanetto in parte interlocutorio, ma interessante, che riporta nella parte audio una inedita Nothing Part 14, che è una delle prime stesure di Echoes, mentre nella BBC Session del 30 settembre ci sono lunghe versioni di brani da Meddle, ovvero One Of These Days e una Echoes da 25 minuti, più Fat Old Sun e Embryo. Nel DVD vari estratti di Atom Heart Mother (ne sentivamo la mancanza) non completi, più una versione lunga in Giappone nelle bonus e materiale vario girato in Francia, Germania, Austria ed Inghilterra, una versione animata di One Of These Days, e sempre nelle bonus, la versione solo audio quadrifonica di Echoes.

Il sesto volume 1972 Obfuscation è quello che presenta l’errore di stampa: nel CD che dovrebbe contenere un remix 2016 di Obscured By Clouds (curato da Andy Jackson che ha svolto l’eccellente lavoro di remastering di tutto il box) troviamo invece un mix audio 2016 di Live At Pompeii. Presente comunque nel DVD in tutto il suo splendore audio e video, insieme a brevi filmati della registrazione di Obscured, due brani Live a Brighton del giugno 1972 e dei filmati relativi alla creazione del Pink Floyd Ballet di Roland Petit.

Il settimo ed ultimo volume, come rivela il titolo, 1967-1972 Continuation, è una sorta di riepilogo, ricco di molti altri inediti: una specie di “cosa ci eravamo perso” dagli anni passati, più materiale vario del 1972 (e anche, alla fine del CD, una versione dal vivo di Echoes, con sax aggiunto nella prima parte, che risente della svolta musicale di Dark Side, registrata a Wembley nel 1974, quindi in teoria oltre gli “Early Years”), tra cui due ulteriori BBC Sessions, una del settembre 1967 e una di dicembre, l’ultima con Syd Barrett, di notevole interesse storico che ne giustificano l’inclusione, nonostante la qualità sonora, veramente scorsa, della seconda session. Molto buona invece quella registrata nel dicembre 1968 che comprende due blues di David Gilmour, che poi faranno parte della parte in studio di Ummagumma, oltre ad estratti dalla colonna sonora del film The Committee ed alla improvvisazione in diretta del 1969 Moonhead, registrata durante l’allunaggio. Nei due DVD troviamo una Arnold Layne alternativa, un filmato per la TV tedesca, una versione brevissima 3:46 minuti di Atom Heart Mother al Festival di Bath e brani vari dal vivo a Festival olandesi, con l’ennesima ed ultima Atom Heart Mother del maggio 1972. Oltre ai film completi, The Commitee, More e La Vallée (Obscured By Clouds.

pink floyd the early years crea-ation 2 cd

Anche se i fans del gruppo su siti e forum stanno già elencando quello che manca, direi che si tratta di un’opera completa ed esaustiva, che sottolinea l’importanza dei Pink Floyd nella storia del rock, se non la definisco indispensabile è solo perché per acquistarla bisogna fare un mutuo. Al limite, accontentandosi, esiste una versione doppia The Early Years Creation 1967-1972, una sorta di bigino con 27 pezzi. Ed ora aspettiamo e “temiamo” l’uscita di eventuali seguiti: ma prima, nel 2017, i vari volumi usciranno anche in versione sciolta, credo con l’eccezione di Continuation. E’ tutto, buon ascolto e buona visione.

Bruno Conti     

Il Suo Miglior Disco Da Solista! David Gilmour – Rattle That Lock

david gilmour rattle that lock front

David Gilmour – Rattle That Lock – Columbia/Sony CD – CD/DVD – CD/BluRay

Al titolo del post avrei potuto aggiungere tra parentesi “e non ci voleva molto!”, ma sarebbe stato poco rispettoso della carriera dell’ex chitarrista dei Pink Floyd, che già ha sempre dovuto sopportare continui paragoni con l’ex compagno di scuderia Roger Waters: superiore dal punto di vista vocale e strumentale, David Gilmour è infatti sempre stato trattato dall’alto in basso da certa critica in quanto palesemente inferiore al bassista come autore di musiche e soprattutto di testi, dimenticandocisi che Waters è sempre stato uno dei fuoriclasse assoluti nella stesura delle canzoni. Un altro fatto che in molti non hanno perdonato a Gilmour è quello di aver assunto la leadership dei Floyd all’indomani dell’uscita di Waters dopo The Final Cut, ed aver goduto di un successo planetario colossale soprattutto grazie al celebre moniker ed alle vecchie canzoni riproposte nei tour più che per l’effettiva bontà dei due album pubblicati: io non sono d’accordo con queste critiche, primo perché nessuno ha ordinato a Waters di andarsene, secondo perché Gilmour ha vinto la causa intentatagli dall’ex compagno (conquistando quindi il pieno diritto di usare il nome Pink Floyd) e terzo perché il chitarrista non ne ha mai approfittato, dando alle stampe appena due dischi in dieci anni e poi di fatto sciogliendo il gruppo all’indomani del tour di The Division Bell.

Quindi Gilmour non è Waters (così come Springsteen non è Dylan, i Faces non sono gli Stones, e così via), precisazione ovvia ma doverosa per uno che è un grande musicista ma non un genio, e non mi sembra il caso di fargliene una colpa: detto ciò, va anche però riconosciuto che i dischi solisti di David non hanno mai convinto fino in fondo, dall’esordio omonimo del 1978, legato al sound dei Floyd dal punto di vista del suono ma non, ahimè, delle canzoni, passando per About Face del 1984, nel quale Gilmour esplorava sonorità pop e folk-rock senza convincere del tutto, fino a On An Island del 2006 (tra lui e Waters fanno a gara a chi è più pigro), inappuntabile dal punto di vista formale ma totalmente mancante di canzoni valide, forse il più deludente tra i tre (visti anche i dodici anni di tempo che aveva avuto per prepararlo). Che Gilmour stesse lavorando al quarto disco da solista si sapeva fin dall’anno scorso quando, a sorpresa, pubblicò a nome Pink Floyd (insieme a Nick Mason) The Endless River, canto del cigno della storica band ed omaggio allo scomparso Richard Wright.  

Ebbene, Rattle That Lock, che esce con una splendida copertina in puro stile Hipgnosis, è non solo di gran lunga il miglior album di David, ma un ottimo disco di rock d’autore “in his own right” come dicono in Inghilterra, nel quale il nostro mette a punto una bella serie di canzoni (in collaborazione come di consueto con la compagna Polly Sampson), sonorità non necessariamente floydiane (anche se è chiaro che qualche riferimento qua e là c’è), suonando e cantando il tutto con la maestria che conosciamo, e producendo insieme all’ex Roxy Music Phil Manzanera, da tempo suo collaboratore, anche negli ultimi lavori dei Floyd. Tra i musicisti troviamo nomi ben noti a chi segue le gesta di Gilmour e del suo ex gruppo (Jon Carin, Guy Pratt, lo stesso Manzanera, Andy Newmark, Steve DiStanislao), ma aggiungendo qua e là qualche nome nuovo e, in The Girl With The Yellow Dress, le partecipazioni di Jools Holland e Robert Wyatt, mentre Gilmour si occupa delle chitarre (ovviamente), ma anche di piano, organo e basso.

L’album si apre con la languida 5 A.M., uno strumentale d’atmosfera, con la chitarra inconfondibile del nostro a ricamare una melodia sospesa e sognante, mentre l’acustica arpeggia sullo sfondo; la title track (già in circolazione online da almeno un mese) è una bella canzone, ritmata ed orecchiabile, uno dei brani più diretti di tutta la carriera di Gilmour, con un assolo finale impeccabile: perfetta per entrare subito nel vivo del disco. Faces Of Stone, introdotta da un piano obliquo, è una ballata elettroacustica e malinconica, più sullo stile di Leonard Cohen che su quello del suo autore, il classico pezzo che non ti aspetti. A Boat Lies Waiting è un lento decisamente d’impatto, con il piano in evidenza e la slide tipica di David in sottofondo: la melodia, corale e soffusa, fa il resto. Dancing Right In Front Of Me è più movimentata, impeccabile dal punto di vista strumentale anche se da quello compositivo suona un po’ ripetitiva (bello però l’intermezzo jazzato); In Any Tongue ha un inizio minaccioso, poi la tensione si stempera ed il brano si tramuta in una rock song ariosa e spaziosa, forse la più floydiana del CD (sullo stile di Comfortably Numb), ma anche una delle più riuscite, con un grande assolo finale da parte di David. Lo strumentale Beauty sembra una outtake di The Endless River, mentre The Girl In The Yellow Dress è un raffinatissimo jazz afterhours che David conduce con mano leggera ed in maniera del tutto credibile. Il disco si chiude con la funkeggiante Today, a dire il vero un po’ pasticciata e tutto sommato dimenticabile, e con And Then…, terzo strumentale del disco, intenso e struggente, con la splendida chitarra di David che dardeggia da par suo. Otto canzoni tra il discreto ed il buono su dieci: David Gilmour questa media non l’aveva mai tenuta, forse neanche nei suoi dischi coi Pink Floyd.           In assenza di un disco solista di Waters dal 1992, Rattle That Lock è il classico grasso che cola.

Marco Verdi

*NDB Ovviamente Marco ha parlato della versione singola dell’album, ma come sapete (e come è riportato in apertura) ne esiste anche una con DVD o Blu-Ray aggiunti, che riportano quattro jam strumentali con Richard Wright, quattro documentari, video e altro, con questi contenuti riportati sotto:

1. Barn Jam 1
2. Barn Jam 2
3. Barn Jam 3
4. Barn Jam 4
5. The Animators ALASDAIR + JOCK (Documentary)
6. Rattle That Lock (Video)
7. The Animators DANNY MADDEN (Documentary)
8. The Girl In The Yellow Dress (Video)
9. Polly Samson & David Gilmour At The Borris House Festival Of Words And Ideas (Documentary)
10. The Making Of The Rattle That Lock Album (Documentary)
11. Rattle That Lock (Extended Mix) (Audio)
12. The Girl In The Yellow Dress (Orchestral Version) (Audio)
13. Rattle That Lock (Youth Mix 12 Extended Radio Dub) (Audio)
14. Rattle That Lock (Radio Edit) (Audio)
15. The Rattle That Lock Album in 5.1 Sound and PCM Stereo (Tonqualität: 96kHz/24bit einschließlich 5.1 PCM und DTS Master Audio und Stereo PCM)

Un Addio Con Stile! Pink Floyd – The Endless River

pink floyd the endless river cover

Pink Floyd – The Endless River  – Parlophone CD – CD + DVD – CD + BluRay

Se qualcuno all’inizio del 2014 mi avesse detto che l’anno si sarebbe chiuso con un nuovo disco dei Pink Floyd, avrei sottoposto il mio interlocutore al test per stabilirne il tasso alcolemico. Stiamo infatti parlando di una delle band più “pigre” e lente della storia del rock, con l’ultimo disco risalente ormai a vent’anni fa (The Division Bell), e con uno dei suoi elementi cardine, Richard Wright, passato a miglior vita nel 2008, al punto che nessuno li riteneva più neppure una band.

Nel 1993 però, durante le registrazioni di The Division Bell, i Floyd abbozzarono anche una serie di brani strumentali, che inizialmente pensavano di pubblicare con il titolo di The Big Spliff, ma poi non se ne fece più niente. Recentemente, pare su pressioni della compagna-liricista-manager Polly Samson, David Gilmour ha deciso di contattare il vecchio compagno Nick Mason (ovvero quello che resta dei Floyd, come tutti sanno Roger Waters lasciò la ditta trent’anni fa, all’indomani di The Final Cut) per rimettere le mani su quelle registrazioni e completarle per pubblicare il loro disco definitivo. Alle sessions del 1993/94 (dove era dunque presente ancora Wright), sono state aggiunte nuove parti strumentali e, in una sola canzone, anche parti cantate: il risultato, The Endless River, mette fine alla storia dei Pink Floyd con una serie di brani riusciti, nel puro spirito del gruppo, ed anche con un filo di malinconia. Pare infatti che non ci siano dubbi sul fatto che questo sarà l’ultimo progetto della band: Gilmour (che ha già un disco solista pronto per il 2015) è stato categorico, compreso il fatto che non ci saranno esibizioni dal vivo, mentre Mason dal canto suo ha lasciato una porta aperta…

(NDM: è di questi giorni la notizia che Carlo Conti ha invitato i Floyd ad esibirsi come ospiti al prossimo Festival di Sanremo. Chissà se i nostri sapranno resistere al fascino del Carlone nazionale: io spero che non vadano, dato che verrebbero pagati con soldi pubblici, e credo che il loro cachet sia superiore a quello di Gigi D’Alessio.

Mentre le vecchie sessions erano prodotte da Gilmour e Bob Ezrin, le parti aggiunte vedono in consolle anche Andy Jackson, Youth e l’ex Roxy Music Phil Manzanera, che appare anche come musicista insieme ai soliti noti (Guy Pratt, Jon Carin, Anthony Moore e Durga McBroom ai vocalizzi in un paio di pezzi). Quello che si nota al primo ascolto è che qui, più che nei due episodi precedenti che sembravano quasi album solisti di Gilmour (A Momentary Lapse Of Reason più di The Division Bell), il trio suona come una vera band, compatta ed ispirata e, paradossalmente, c’è molto più Wright ora che non è più tra noi che prima quando era ancora parte attiva del gruppo. Il disco, pur essendo strumentale al 98% (ma non lo definirei ambient come ha scritto qualcuno), non annoia assolutamente, anzi, se ascoltiamo ad occhi chiusi (se non vi addormentate è il modo migliore per ascoltare i Floyd), troviamo più di un rimando ai lavori classici della storica band: qualcuno parlerà di autocitazione, ma se comprate un disco dei Pink Floyd credo che vogliate ascoltare il loro classico suono, e non divagazioni di sorta.

Il CD è diviso in quattro mini-suites, come se fossero lati di un vecchio doppio LP, mentre sia nel DVD che nel BluRay troviamo tre tracce audio in più (TBS9, TBS14, Nervana

The Endless River si apre con Things Left Unsaid (titolo emblematico), inizio tipico con suoni d’atmosfera, rumori di sottofondo, voci che parlano e rimandi neanche troppo velati all’incipit di Shine On You Crazy Diamond; il pezzo confluisce in It’s What We Do, che in realtà è il prosieguo del brano precedente con più chitarre e l’aggiunta di Mason, e si chiude con Ebb And Flow, solo Gilmour più Wright al piano elettrico. Puro vintage Floyd, molto gradevole: la sensazione è quella di rivedere un vecchio amico che non sentivamo da tempo. Il secondo “lato” si apre con le sonorità spaziali di Sum, interrotte dalla chitarra distorta di David: echi sia da The Wall che da One Of These Days; in Skins c’è molto Mason (che infatti figura tra gli autori), la cupa Unsung è un breve intermezzo che porta alla bella Anisina, dalla melodia più aperta e quasi solare, con Gilmour spettacolare alla slide.

Dei sette pezzi che compongono la terza parte segnalerei senz’altro l’affascinante The Lost Art Of Conversation, scritta e dominata da Wright, la mossa e chitarristica Allons-Y (e qui siamo dalle parti di Run Like Hell), Autumn ’68, quasi ecclesiastica grazie all’uso del pipe organ, la fluida Talkin’ Hawkin’, ancora con Gilmour a farla da padrone. Qualcuno ha paragonato questo disco ad Ummagumma (la parte in studio), ma mentre là le parti soliste erano decisamente complesse e talvolta difficilmente digeribili, qui siamo di fronte a sonorità molto più eteree, leggere, gradevoli. La quarta ed ultima parte si contraddistingue per il brano finale, Louder Than Words, unico cantato del disco, una canzone discreta ed abbastanza scorrevole, ma direi nella media (e d’altronde quello bravo con le parole era Waters).

The Endless River non sarà il capolavoro di una carriera, ma se davvero sarà il passo di addio dei Pink Floyd, lo ricorderemo come un commiato fatto con classe e buon gusto.

Marco Verdi

P.S: Roger Waters ha tenuto a far sapere con un comunicato che lui non era in nessun modo coinvolto in questo progetto. Secondo me, proprio perché è una sorta di omaggio a Wright (e con le vecchie divergenze paiono ormai appianate), si doveva fare di più per coinvolgerlo almeno in un brano. Ma poi forse è vero che alla fine non si sarebbe parlato d’altro

L’Ultimo Atto Ufficiale? A Novembre Pink Floyd – The Endless River

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pink floyd the endless river cd+blu-ray

Pink Floyd – The Endless River – Parlophone/Warner Uk – Columbia/Sony USA – CD – Deluxe CD+DVD – Deluxe CD+Blu-Ray – 2 LP

Siamo forse all’epilogo definitivo della carriera ufficiale dei Pink Floyd? Qui e nel titolo del post di punti di domanda ne andrebbe tutta una serie, ma probabilmente, salvo futuri ripensamenti di Roger Waters, o anche degli altri, questa dovrebbe essere l’ultima pubblicazione ufficiale di materiale “nuovo” ed inedito del leggendario gruppo di Londra. L’annuncio a sorpresa di questa nuova uscita era arrivato con un tweet di Polly Sampson datato 5 luglio che annunciava per ottobre l’uscita di un nuovo album del gruppo con il titolo The Endless River, ricordando anche che sarebbe stato il canto del cigno di Rick Wright. Nel frattempo l’uscita ufficiale si è spostata al 10 novembre nell’ancora Regno Unito, all’11 negli Stati Uniti e Italia, e in date limitrofe in altri paesi del mondo.

pink floyd the endless river vinile

Mancava il doppio vinile nella serie delle immagini.

Tracklist
Side 1
Things Left Unsaid
It’s What We Do
Ebb And Flow

Side 2
Sum
Skins
Unsung
Anisina

Side 3
The Lost Art Of Conversation
On Noodle Street
Night Light
Allons-y (1)
Autumn’68
Allons-y (2)
Talkin’ Hawkin’

Side 4
Calling
Eyes To Pearls
Surfacing
Louder Than Words

Si tratta di un disco quasi completamente strumentale, tratto dalle stesse sessions del 1993 di The Division Bell, ed sarebbe potuto uscire anche all’epoca con il titolo The Big Spliff, ma era stato “congelato” e ora vede la luce con nuove registrazioni aggiunte effettuate da David Gilmour e Nick Mason nel corso del 2013, oltre all’aggiunta di alcune parti vocali di Durga McBroom Hudson, vecchia collaboratrice storica della band e di Gilmour.

david gilmour durga mcbroom

In particolare in un brano chiamato Louder Than Words, a cui la Sampson ha aggiunto un nuovo testo, il tutto prodotto da David Gilmour, Phil Manazanera, Youth e Andy Jackson. Comunque questa è la lista dei brani definitiva, ovviamente delle versioni Deluxe, che avranno 39 minuti di materiale extra, audio e video (riprese delle sessions ai Britannia Row e Astoria Studios, oltre a materiale fotografico inserito nel DVD), tre tracce musicali e sei video…

1. Things Left Unsaid
2. It’s What We Do
3. Ebb and Flow
4. Sum
5. Skins
6. Unsung
7. Anisina
8. The Lost Art of Conversation
9. On Noodle Street
10. Night Light
11. Allons-y (1)
12. Autumn ’68
13. Allons-y (2)
14. Talkin’ Hawkin’
15. Calling
16. Eyes to Pearls
17. Surfacing
18. Louder Than Words

Deluxe Edition bonus tracks:
TBS9
TBS14
Nervana
Anisina
Untitled
Evrika (a)
Nervana
Allons-y
Evrika (b)

Devo dire che all’inizio ero abbastanza scettico sul risultato finale, pensando a qualcosa di “raccogliticcio”, ma leggendo le varie notizie che sono apparse poco alla volta in rete (per esempio la presenza di un assolo dell’organo della Royal Albert Hall, registrato nel 1969, l’utilizzo di David Crosby e Graham Nash in un altro brano, firmato da Gilmour e quel poco che si sente nel trailer) potrebbe anche essere un disco interessante. Qualche perplessità ha suscitato il ruolo di Polly Sampson, Mrs. Gilmour, che nei fans più sfegatati ha rievocato una sorta di effetto Yoko Ono, per la scritta “Pink Floyd feat. Rick Wright & Polly Sampson”, ma non credo sarà così, per l’ultima volta in studio insieme di David Gilmour, Nick Mason Richard Wright. Vedremo, ma soprattutto sentiremo.

Primo, brevissimo, assaggio sopra e qui qualche pirla che si è divertito https://www.youtube.com/watch?v=yvEzQn9izD4 e https://www.youtube.com/watch?v=3KmHbYDfRAk

Bruno Conti