Vecchie Glorie 5. The Nighthawks – Last Train To Bluesville

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Ogni tanto ritorno a questa rubrica, oggi parliamo di Blues!

The Nighthawks Last Train To Bluesville – Rip Bang Records

Ormai anche i Nighthawks hanno superato la boa dei 35 anni di carriera visto che sono in attività dal lontano 1972 (anche se in effetti il primo album, il leggendario Rock’n’Roll risale al 1974) e quindi anche loro per rinverdire vecchi fasti, cercare nuovi stimoli approdano al disco Unplugged, si “accontentano” di farlo per un canale satellitare radiofonico BB King’s Bluesvile Channel irradiato da Sirius Xm che se non appare clamoroso e “glamorous” è sicuramente sincero e ruspante.

Il risultato non ha fermato la loro lenta decadenza (anche se dispiace dirlo) e dopo questo CD anche un altro dei membri fondatori della band ha lasciato l’ovile, parliamo del batterista e secondo vocalist Pete Ragusa che segue il bassista Jan Zukowski e il chitarrista originale Jimmy Thackery, il più bravo e decisivo del gruppo che ormai manca dal 1986 ma continua da allora una carriera solista che nel suo caso non ha mai segnato passi falsi anzi ogni disco è una piacevole sorpresa rimanendo a livelli qualitativi elevatissimi, ma questa come si usa dire è un’altra storia. Ma quando vogliono “tirano ancora”! Guarda qua.

Casualmente (o forse no?) a sostituire Ragusa è arrivato Mark Stutso che è stato per 18 anni il batterista di Jimmy Thackery & The Drivers, corsi e ricorsi storici.
I tempi gloriosi di Open All Night e Jacks and Kings tanto per citare due dei dischi fondamentali e must have della loro discografia sono da tempo alle spalle ma questo disco acustico anzi unplugged ha ancora delle frecce al suo arco anche se mi sembra inferiore al precedente American Landscape vincitore del Wammie Award per il miglior gruppo blues dell’area di Washington e che brillava soprattutto per alcune cover veramente notevoli, un paio di Dylan She Belongs To Me e Most Likely You Go.. e una pimpante Down in The Hole di Tom Waits.
Il repertorio di questo ultimo Last Train To Bluesville, come da titolo, è molto più orientato verso la ripresa di classici e quindi scorrono ben tre brani dal repertorio di Muddy Waters aka McKinley Morganfield, un Little Walter, un Chuck Berry, un Sonny Boy Williamson, un Bo Diddley e la ripresa in chiave più bluesy di I’ll Go Crazy di James Brown.
Completano l’opera la divertente hit dell’era pre- R&R scritta da Leiber & Stoller e resa famosa da Big Joe Turner The Chicken and The Hawk e una versione di Rainin’ In My Heart non quella di Buddy Holly ma il brano di Slim Harpo (James Moore).

Alcuni brani come la cover di Nineteen Years Old cantata da Mark Wenner, il cantante e armonicista che rimane l’unico membro originale della band, hanno echi del vecchio fuoco che ha sempre animato i Nighthawks e anche in questa dimensione acustica rendono un’idea della loro classe, la slide acustica di Paul Bell e l’armonica di Wenner duettano con grande vigore e Mark canta con trasporto ma in altri brani come nella cover della già citata I’ll Go Crazy cantata da Ragusa i risultati sono alquanto loffi (dal dizionario italiano: floscio, moscio, insulso).
Il disco è tutto in bilico, altalenante tra questi due aspetti, ad esempio You Don’t Love Me che è stata scritta da Bo Diddley ma tutti ricordiamo nella riscrittura di Willie Cobbs e nella versione fenomenale degli Allman Brothers (e che è stata cantata anche da Rhianna, ebbene sì!), dicevo che questo brano è bello vivo e pimpante mentre Rainin’ in my heart la trovo al limite del soporifero.
Comunque nel suo insieme il disco si guadagna una stiracchiata sufficienza, c’è di meglio in giro ma anche molto e sottolineo molto di peggio.

Bruno Conti