Lo Springsteen Del…Mercoledì: Due Storiche Serate Finalmente Al Completo. Bruce Springsteen & The E Street Band – No Nukes 1979

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Bruce Springsteen & The E Street Band – No Nukes 1979 – live.brucespringsteen.net/nugs.net 3CD/Download

Nel Settembre del 1979, per l’esattezza il 21 e il 22, si tennero al Madison Square Garden di New York due show benefici organizzati dal MUSE (Musicians United for Safe Energy), un collettivo non-profit formato da Jackson Browne, Graham Nash, Bonnie Raitt e John Hall che si proponeva di promuovere energie alternative a danno del nucleare, spettacoli denominati appunto No Nukes. Le due serate ospitarono sul palco una lunga serie di stelle della musica rock: oltre ai musicisti citati poc’anzi (con Nash sia da solo che con Crosby e Stills) il MSG vide esibirsi fra gli altri James Taylor, Carly Simon, i Doobie Brothers, Nicolette Larson, Ry Cooder, i Poco, Jesse Colin Young, Tom Petty & The Heartbreakers e l’attrazione principale dei due concerti, ovvero Bruce Springsteen & The E Street Band. Da quegli spettacoli venne tratto un triplo LP (in seguito doppio CD) ed un film-concerto, che prendeva il meglio delle due serate: del Boss c’erano solo due canzoni sul disco e tre nel film (le due tracklist erano differenti), tra l’altro i primi pezzi dal vivo di Bruce a venire pubblicati ufficialmente nel corso della sua carriera.

Springsteen però in quei due show eseguì due veri e propri concerti di un’ora e mezza ciascuno, due set abbreviati rispetto alla norma ma pur sempre di discreta lunghezza per un concerto benefico con molti altri artisti. Ora i due show completi del Boss sono finalmente disponibili per la sua meritoria serie di concerti d’archivio, ed è inutile dire che il triplo CD è estremamente godibile dall’inizio alla fine. La setlist è al 90% la stessa in tutti e due gli spettacoli, ed anche l’intensità è la medesima, con le canzoni eseguite la sera del 22 leggermente più lunghe di quella del 21 (in cui però il Boss suonerà un brano in più). Gli show sono una sorta di greatest hits di Bruce fino a quel momento, con apertura potente riservata ad un trittico di canzoni tratte da Darkness On The Edge Of Town (Prove It All Night, Badlands ed una The Promised Land con inedita introduzione lenta al pianoforte), seguita dall’anteprima di due pezzi da The River (che uscirà un mese dopo), cioè la leggendaria title track, che era già un brano da ascoltare in religioso silenzio, e la gioiosa Sherry Darling, che veniva suonata nei concerti dal 1978.

Da Born To Run il Boss esegue prevedibilmente la title track ed una Thunder Road di grandissima intensità (in entrambe le serate, sia chiaro), oltre ad una meravigliosa Jungleland; in mezzo, l’unico aggancio agli esordi con una Rosalita più sintetica del solito. E’ nei bis che i due show differiscono: il 21 il nostro propone una coinvolgente Stay di Maurice Williams, già un classico negli “encores” di Jackson Browne (e Bruce la canta proprio con Browne e la sua corista Rosemary Butler), un ficcante e travolgente Detroit Medley (che con il brano precedente è l’unico pubblicato ufficialmente sul disco uscito all’epoca) e chiusura con il rock’n’roll di Buddy Holly Rave On, in una potente ed irresistibile versione. Lo show del 22 si chiude ancora con Stay, per la quale ai “confermati” Springsteen, Browne e Butler si unisce, udite udite, Tom Petty, e con un’energica e muscolare ripresa dell’evergreen di Gary U.S. Bonds Quarter To Three, già ascoltata all’interno del film-documentario tratto dai due concerti ma mai pubblicata prima in versione audio.

Arrivederci al prossimo show, per il quale non ci sposteremo dal Madison Square Garden ma faremo un salto temporale di nove anni in avanti.

Marco Verdi

Il Ritorno dell’”Indiano Parlante”! John Trudell & Kwest – Through The Dust

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John Trudell & Kwest – Through The Dust – MA Records

Per chi non lo sapesse, il nome di John Trudell, una delle personalità più scomode (agitatore sociale, attivista politico, poeta, attore e musicista), apparse sulla scena statunitense da quarant’anni a questa parte, risuona nei corridoi del potere americano. Nato in Nebraska da padre di origine “Santee Sioux” e madre messicana, Trudell inizia a far parlare di sé sul finire degli anni ’60 quando prende parte  alla occupazione della prigione di Alcatraz, che poi porterà alla chiusura del famoso penitenziario. Nel ’73 diviene il portavoce ufficiale del Movimento Indiano Americano, affrontando diverse cause per i diritti civili del suo popolo. L’11 Febbraio 1979 accade il fatto che cambia la sua vita: John brucia la bandiera americana sui gradini del J.Edgar Hoover Building di Washington, in segno di protesta per il caso Leonard Peltier(ritenuto colpevole di aver ucciso due agenti federali nella riserva di Pine Ridge).

john trudell wife children

Dodici ore più tardi un incendio doloso distrugge la casa di Trudell, nella riserva di Duck Valley, in Nevada, dove perdono la vita sua moglie Tina Manning (che era incinta), i tre figli e la suocera. Nonostante il clamore che la vicenda suscita, l’FBI si rifiuta di aprire un’inchiesta sui fatti; pochi mesi più tardi è coinvolto nel famoso progetto antinucleare No Nukes (da cui è stato tratto uno splendido concerto), che vede impegnate varie star del pop e del rock, ed è li che stringe i contatti con il mondo musicale e in particolar modo con Jackson Browne, che circa dieci anni dopo assumerà il ruolo di produttore in alcune opere pubblicate da Trudell.

john trudell jackson brownejohn trudell aka graffiti

Il primo passo discografico è il buon debutto con Aka Graffitti Man (86), pubblicato inizialmente in cassetta, come il precedente esordio di Tribal Voice, dove Trudell riesce a unire la tradizione parlata degli Indiani D’America con una base sonora che ricorda Lou Reed e i Rolling Stones (il disco fu anche indicato da Bob Dylan come il migliore di quell’anno). Sempre negli anni ’80 e primi ‘90 pubblicò altri album, due ancora in collaborazione con Jesse Ed Davis,  grande chitarrista e pure lui indiano nativo, della tribù Kiowa. Nel 1992 AKA Graffiti Man uscì in CD, in versione espansa e rivisitata per la Rykodisc https://www.youtube.com/watch?v=JCs5wNM3-k4 . Non molto differente il seguente Johnny Damas And Me (94) https://www.youtube.com/watch?v=Uz7zgeOThYM , mentre il successivo Blue Indians (99) nuovamente prodotto da Jackson Browne, fa registrare una mutazione musicale più vicina al blues, con le percussioni in evidenza, tematiche che si ripetono in Bone Days (01) con la produzione esecutiva di Angelina Jolie, un lavoro ispirato, dai toni notturni e sofferti. Dopo una breve pausa arriva un disco dal vivo edito dalla Fargo Records Live At Fip (05) registrato negli studi di Radio France a Parigi qualche anno prima (più precisamente nel 2002), dove Trudell sfodera tutta la sua capacità di unire musica e poesia, fino ad arrivare al doppio album Madness & The Moremes (07) e Crazier Than Hell (10), passati quasi inosservati.

Through The Dust è il risultato affascinante di una collaborazione fra il nativo americano e il produttore svizzero Jonas “Kwest” Leuenberger, con l’apporto di musicisti di qualità, anche se poco conosciuti, che rispondono al nome di Jean Jacques all’ukelele, Dimitri Hefermehl alle tastiere, Marie Jeger alla viola, Jeb Bows al violino, per otto tracce (e venti minuti scarsi di musica) che caratterizzano la poesia di Trudell e la musica di Kwest, colmando il divario tra continenti, generazioni e stili: il disco è uscito questa primavera, ma essendo di non facile reperibilità è giunto sulle nostre scrivanie solo in questi giorni, e si vocifera di una edizione italiana con bonus tracks e traduzioni dei testi anche in virtù della partecipazione al Premio Tenco https://www.youtube.com/watch?v=pLm4BemQTjA, vi terreno informati.

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John alza il tiro fin dall’inizio con Becomes Apparent, suggestiva e ipnotica, con la voce recitante e le tastiere in sottofondo https://www.youtube.com/watch?v=lqx-58HXD7o , seguita dai rintocchi di un piano in Tears For Rain, con il violino di Bows ad accompagnare la melodia, come nell’altrettanto dura e simbolica Wilseed, ma Trudell può anche essere dolcissimo nei suoni, come nella grande ballata Rubbing Rough, passando anche attraverso suoni rarefatti e raffinati come Waiting Collapse e Keeping Dry Tomorrow https://www.youtube.com/watch?v=dUDf-vAJZlY , andando a chiudere con le note oscure e ossessive della title track Through The Dust, e l’elegia notturna di So So Sweet https://www.youtube.com/watch?v=27sW7IOaueA .

john trudell 2014 john trudell nuovo album

E’ un dato di fatto che la grandezza di John Trudell non è ancora stata riconosciuta, non tanto in termini di una consolidata notorietà, quanto di apprezzamento da parte di quella minoranza costituita da appassionati e addetti ai lavori, che vive la musica quotidianamente, e infatti questo Through The Dust ha in comune con l’attuale industria discografica, soltanto il compact disc su cui è inciso. Alla fine, la poesia di queste canzoni, comunica una serenità e una forza d’animo che fanno parte della storia e della cultura dei Nativi Americani, per la sorte di un popolo che attraverso la musica e le liriche di John Trudell, rimane sempre una spina nel fianco nelle stanze e nei corridoi del potere Americano. Un disco di grande valore, in tutti i sensi.

Tino Montanari