Commander Cody & His Lost Planet Airmen: Ballerine, Nani E Tanto Rock’n’Roll E Country! Parte II

commander cody 2

Parte seconda.

Per l’ultimo disco per la Paramount a novembre 1973 i Commander Cody si presentano a Austin, dove, in un tripudio di armadilli in copertina disegnati da Jim Franklin, registrano un grande disco dal vivo che esce a Marzo dell’anno dopo. Ed ecco

Commander_Cody_Live_1974

Live from Deep in the Heart of Texas 1974 Paramount/MCA ****1/2, naturalmente siamo all’Armadillo World Headquarters, uno dei dischi classici in concerto degli anni ‘70, con il gruppo in forma strepitosa, di fronte ad una folla adorante (ma gli applausi sembrano mezzi fasulli visto che il locale teneva al massimo 1.500 persone) e l’ultimo disco per il momento con Black alla pedal steel, Una sequenza di brani formidabile che parte con lo strumentale Armadillo Stomp, con tutti gli strumentisti al proscenio, prosegue con Farlow che incanta il pubblico con Good Rockin’ Tonight, l’honky-tonk accelerato di I’m Coming Home di Johnny Horton, una variazione su un loro classico che per l’occasione diventa Down To Seeds and Stems Again Blues, ma rimane una splendida canzone, e molto bella anche la suggestiva cowboy song Sunset On The Sage.

Si prosegue con una serie di canzoni estratte dal loro enorme repertorio, non presenti nei dischi di studio, come Little Sally Walker, dai profumi R&R, Git It che ricorda moltissimo le scorribande degli Sha Na Na, e ancora la sfrenata Oh Momma Momma, leggendaria nei loro concerti, con Frayne che va di barrelhouse e sul lato country la loro cover di Crying Time di Buck Owens, l’allegra Diggy Liggy Lo, con violino e steel sugli scudi, mentre gli altri armonizzano di gusto. Il divertimento continua con una trascinante Riot In Cell Block #9 e un altro dei loro cavalli di battaglia,una dirompente Too Much Fun, e per chiudere in gloria una fantasmagorica Mean Woman Blues.

Dal vivo erano veramente fantastici, confermo perché mi è capitato di vederli di persona ai tempi. A fine 1974, scaduto il contratto con la Paramount, firmano il contratto con la Warner Bros e durante l’anno successivo esce l’omonimo

Commander_Cody_and_His_Lost_Planet_Airmen_coverart

Commander Cody and His Lost Planet Airmen1975 Warner Bros ****

Prodotto da John Boylan è probabilmente il loro disco di studio più bello: copertina fantascientifica, e contenuto pure, nel senso che è talmente bello che quasi non ci si crede, uno dei primi esempi di Americana music. Ernie Hagar sostituisce Black alla pedal steel , arriva la sezione fiati dei Tower Of Power e la scelta dei brani è di prima qualità: si parte con Southbound di Hoyt Axton, un perfetto esempio di country-rock con il lavoro del nuovo produttore che evidenzia tutti i particolari sonori in modo superbo. Don’t Let Go è un’altra delle loro formidabili escursioni tra rock’n’roll e R&B, California Okie un sentito omaggio alla musica dello stato che li ospita, altro esempio di country-rock da manuale.

Un minuto di raccoglimento, anzi 3:38 minuti, tanto dura la cover di Willin’ dei Little Feat, a mio parere la più bella mai incisa, cantata a più voci, con delle armonizzazioni da lasciare senza fiato, la pedal steel che quasi ti abbraccia con calore, veramente un capolavoro, l’avrò sentita centinaia di volte nel corso degli anni ma non mi stanco mai, e comunque l’originale dei Feat non scherzava, ma questa è unica, l’epitome della country song per eccellenza. Il resto dell’album prevede The Boogie Man Boogie, un altro omaggio allo swing ed al jump blues, diretto discendente di Hey! Ba-Ba-Re-Bop di Lionel Hampton, con la band che viaggia come un treno, il Comandante Cody in testa con il suo piano fiammeggiante; la più rilassata Hawaii Blues è una deliziosa pillola tra steel scivolanti in mezzo a palme tropicali e western swing, ma è un attimo perché il boogie riprende subito fiato grazie ai fiati (scusate, mi è scappato) scatenati dei Tower Of Power che faticano a tenere testa agli 88 tasti di Frayne nella magnifica House Of Blue Lights.

Torna anche il country insaporito di western swing alla Asleep At The Wheel (ma anche Bob Wills, grande influenza su Frayne) di Keep On Lovin’ Her, con il violino scatenato di Andy Stein, e non manca neppure il romanticismo adorabile di una ballata come Devil & Me cantata in modo favoloso da John Tichy, con la pedal steel di Hagar che non fa rimpiangere Black, in grande evidenza anche nello swing sincopato e dai salaci doppi sensi di Four Or Five Times e rendere infine omaggio diretto a Bob Wills con la splendida e vorticosa That’s What I Like About the South, dove Stein ci delizia una volta di più con il suo violino, che conclude un album veramente superbo. Difficile fare meglio, ma il disco successivo ci va molto vicino, anzi direi che siamo alla pari con

commander cody Tales-from-the-Ozone

Tales From The Ozone – 1975 Warner Bros ****

Disco che vede il ritorno in formazione del figliol prodigo Bobby Black (ma Hagar aveva fatto più che bene) e una ulteriore serie di canzoni strepitose: produce Hoyt Axton, e tra gli ospiti, oltre ai Tower Of Power, troviamo David Bromberg al dobro, oltre ad una serie di backing vocalist tra cui spiccano Nicolette Larson, Mimi Farina e Ronee Blakley e lo stesso Axton. Si parte subito forte con una pimpante e corale versione, tra classico e “moderno” di Minnie The Moocher di Cab Calloway, seguita dal rockabilly rock di It’s Gonna Be One Of Those Nights dove ancora una volta i Planet Airmen eccellono, Connie è una delle due brillanti country tunes portate da Kevin “Blackie” Farrell, vecchio amico di Bill Kirchen e autore di altre canzoni nei dischi precedenti della band, molto bella anche Tina Louise, una sorta di ballata di frontiera, con mariachi ed atmosfere messicane.

Ma il country è lo stile prevalente in Tales, come sottolinea anche la bellissima cover di I Been to Georgia on a Fast Train di Billy Joe Shaver, e l’altrettanto emozionante cover di Honky Tonk Music dei Dusty Chaps (vi potrei fare il giochino di chi li ricorda alzi la mano? https://www.youtube.com/watch?v=GHa9k-UTaas ). Ottima anche la corale Lightning Bar Blues di Hoyt Axton, con un ritornello irresistibile e intrecci di violino e steel sempre impeccabili, Axton che firma anche il country’n’roll fiatistico di Paid In Advance, con tutte le ragazze a gorgheggiare sullo sfondo, di Tina Louise abbiamo detto,

ma prima troviamo anche una cover di Cajun Baby di Hank Williams Jr. che appartiene alla famiglia di Jambalaya e canzoni simili, e a seguire una delle tipiche canzoni di Leiber-Stoller come la divertente The Shadows Knows dove Frayne si può divertire con il suo vocione, l’allegra e scanzonata Roll Your Own di Mel McDaniel, con Bromberg al dobro a fronteggiare il piano dei Comandante, che lascia il proscenio finale a Andy Stein, ottimo violinista anche tra classico e tzigano nella conclusiva Gypsy Fiddle. Per dirla con Asterix SPQCC (Son Pazzi Questi Commander Cody): prima di sciogliere la band tutta la troupe parte per un tour europeo, dove tra gennaio e febbraio 1976 viene registrato in Inghilterra

Commander cody We've-Got-a-Live-One-Here!

We’ve Got a Live One Here! 1976 2LP Warner Bros ***1/2

Ci sono delle variazioni nella formazione, John Tichy non è più della partita, sostituito da Rick Higginbotham alla chitarra, mentre viene aggiunto alla line-up il veccgio amico Norton Buffalo, ad armonica, trombone e voce. Dal vivo sono sempre formidabili e nel loro elemento, ci mancherebbe, ma manca forse un po’ del fuoco del Live degli Armadilli. Comunque un commiato più che rispettabile per i Lost Planet Airmen: anche in questo tour appaiono, com’era loro usanza, molte canzoni non apparse su dischi precedenti, dall’apertura con la scintillante One Of Those Nights, che dà il via subito alle danze, fanno la prima apparizione anche Big Mamou, un valzerone in salsa New Orleans cajun che poi accelera come forse neanche Zachary Richard all’epoca, un altro classico è la soave San Antonio Rose dell’amato Bob Wills, il contributo di Norton Buffalo con la frenetica e bellissima 18 Wheels, visto che c’è un altro chitarrista in formazione, ogni tanto all’occorrenza Kirchen suona il trombone, come pure Norton Buffalo, l’ultima canzone che appare per la prima volta nel doppio è Milk Cow Blues, dove appunto i fiati sono in evidenza sempre con questo effetto Louisiana.

Le altre canzoni, comunque tutte suonate alla grande, già le conosciamo: Semi Truck dedicata a tutti i camionisti, con un florilegio di chitarre, Smoke!Smoke!Smoke!, con il Comandante che si “Ingigionisce” (si può dire!), la splendida Mama Hated Diesels dove armonizzano alla grande, come pure in Seeds And Stems, ma anche tanto boogie e R&R, Back To Tennessee, Rock That Boogie, Don’t Let Go, Too Much Fun, Hot Rod Lincoln e in ambito country Lost in The Ozone.

Da allora a oggi, tra quello di nuove Commander Cody Band, alla pubblicazione di molto materiale di archivio, è uscito parecchio a livello discografico, anche se poi quelli che contano sono i primi sette album in sei anni, comunque ecco un rapido

Best Of The Rest 1977-2020

Rock’N’Roll Again del 1977 è un buon album (su CD Wounded Bird): dei “vecchi” rimane solo Bobby Black, mentre la voce solista è sempre George Frayne, con un aiuto da Nicolette Larson, ma si sente la mancanza di un cantante vero, stesso discorso per Flying Dreams del 1978, con miriadi di ospiti, Jeff Baxter, Buzzy Feiten, Danny Gatton, Neil Larsen, il solito Bobby Black, vocalists a go-go, cover dei Beatles, della Band, ma non ci siamo proprio.

Vengono nel 1980 al Rockpalast di Essen, e nel 2009 esce postumo un CD o DVD, c’è Bill Kirchen alla chitarra e alla voce di tanto in tanto, buono ma non eccelso, 3 stellette e mezzo di stima, lo stesso anno esce anche il disco di studio Lose It Tonight, giudizio un bel bah! Nel 1986 esce Let’s Rock per la Blind Pig, un po’ meglio, con il ritorno di Bruce Barlow e Kirchen, che divide le parti vocali con Austin De Lone e Cody, qualche remake, un paio di brani di “Blackie” Farrell, per un disco discreto. A questo punto cominciano a uscire dei dischi con materiale d’archivio: la Relix ne pubblica un paio Aces High, con materiale live 1979-1989 e soprattutto Sleazy Roadside Stories con un concerto inedito del dicembre 1973 all’Armadillo World Headquarters, registrato il mese dopo Deep In The Heart Of Texas, ma temo non si trovino più.

Tra le cose d’archivio, sempre del periodo Lost Planet Airmen, uscite più di recente e quindi spero reperibili, vi segnalo Live In San Francisco 1971 della Sundazed, Live In The Ozone 1973 Usa Tour della Cleopatra/Purple Pyramid, e Live From Ebbetts Field, Denver Colorado Aug 11 1973, oltre allo strepitoso Found In the Ozone, ricordato all’inizio dell’articolo, tutti più o meno imperdibili e immancabili tasselli per ricordare una delle più grandi e sottovalutate band di culto della musica americana degli anni ‘70. Saluti al Comandante!

Bruno Conti

Steve Miller Band – Tra Blues, Rock E Psichedelia! Parte II

stevemillerband_733ateve miller band 2010's

Seconda parte.

Gli Anni del Grande Successo 1976-1983 (Mercury Years In Europa)

220px-Steve_Miller_Band_Fly_Like_an_Eagle

Fly Like An Eagle – Capitol 1976 ****

Da questo album in avanti I dischi della Steve Miller Band in Europa cominciano ad uscire per la Mercury, mentre in America rimangono su etichetta Capitol. Il successo si fa travolgente, i dischi vendono a vagonate (questo LP 4 milioni di copie) ma la qualità è ottima, come pure le critiche: ormai il nostro amico ha perfezionato quello space-rock-blues (esemplificato dalla Space Intro posta in apertura) che aveva sperimentato per la prima volta su The Joker. Aiutato dal suo “nuovo” trio dove Lonnie Turner è rientrato al basso e Gary Mallaber è il batterista perfetto, Miller è diventato anche un provetto creatore di singoli di successo, con riff immediati e un suono solare ed accattivante, Fly Like An Eagle, Take the Money And Run e Rock’n Me sono tre perfetti esempi di questo rock fruibile, “scivolante” e tipicamente americano, con Steve che oltre a suonare le chitarre si occupa anche delle tastiere, tra cui il famoso synth ARP Odyssey per gli effetti spaziali, e produce pure.

Forse non tutto l’album è indimenticabile come i tre brani principali, ma Wild Mountain Honey, con Miller anche al sitar, è fascinosa e sognante, la cover di Mercury Blues di KC Douglas (di cui ricordo una versione micidiale di David Lindley su El-Rayo X), ancora una volta attinge dal suo grande amore per le 12 battute, Serenade ha lo stesso incipit di All Along The Watchtower, e Dance Dance Dance, con John McFee al dobro, sembra un brano di John Denver o dei Poco, ma di quelli belli, e pure la cover di You Send Me di Sam Cooke non sfigura. Sweet Maree è il blues che non può mancare, con James Cotton all’armonica e anche la dolce The Window posta in conclusione è un buon brano.

220px-Bookofdreamsalbum

Book Of Dreams – Capitol 1977 ****

Le canzoni di questo album sono state registrate, come detto, nelle stesse sessions del precedente disco, quindi il suono e l’approccio musicale sono gli stessi: Jet Airliner è il mega successo del LP, ma anche gli altri due singoli Swingtown e Jungle Love, scritta con Greg Douglass, che suona la slide nel brano, sono di ottima fattura. Solita intro spaziale in Threshold, seguita dal riff irresistibile di Jet Airliner, poi Winter Time, con l’amico Norton Buffalo all’armonica, delicata ballata elettroacustica di stampo West Coast, la galoppante Swingtown, questa volta con il coretto preso in prestito da The Lion Sleeps Tonight, e un altro tuffo nei sixties “millerizzati” di True Fine Love.

Mentre tra i brani non memorabili il pseudo prog della sintetica Wish Upon A Star e il finto celtic rock di Babes In The Wood.  Decisamente meglio la ricordata Jungle Love, altro riff’n’roll à la Miller, la morbida psichedelia di Sacrifice e My Own Space, The Stake che ricorda (vagamente) Rocky Mountain Way di Joe Walsh. Forse un filo inferiore a Fly Like An Eagle, ma ancora un ottimo album. Nel 1978 esce Greatest Hits 1974-1978****, che vende un “gazilione” di copie (14 milioni per la precisione) e contiene ben sette brani di Book Of Dreams.

220px-Circleoflove

Circle Of Love – Capitol 1981 ***

A questo punto si poneva il problema di un nuovo album, Byron Allred è il nuovo tastierista, ma Miller sembra avere esaurito il meglio del suo repertorio e anche se “Paganini non ripete”, lui lo fa, in peggio, con le canzoni del nuovo album. La lunga Macho City che occupa l’intera seconda facciata del disco è un cosiddetto space blues, che però vira pericolosamente verso il disco-rock e l’approccio parlato che vorrebbe essere simile allo Zappa  più commerciale in effetti è solo noioso e ripetitivo, e si anima solo per brevi tratti. Le quattro canzoni del primo lato forse sarebbero state un discreto mini album: Heart Like A Wheel, tra surf e Buddy Holly, Get On Home, un rockettino leggero leggero, il doo-wop di Baby Wanna Dance e la title track Circle Of Love un pop gradevole alla Beach Boys con belle armonie vocali e un paio di assoli raffinati di Miller, un po’ poco invero, e il disco non vendette neppure molto.

220px-AbracadabraSM

Abracadabra –Capitol 1982 **1/2

Il disco seguente è forse anche peggio, molta musica pop ma eseguita con un sound pseudo New Wave, infarcito di tastiere, come nell’iniziale Keeps Me Wondering Why, oppure la disco-rock di Abracadabra molto anni ’80, e pure Something Special nonostante la presenza di Greg Douglass o il singolo sixties Give It Up, tra doo-wop e Beach Boys, non brillano molto. Never Say No ricorda il sound di Greg Kihn che l’anno dopo avrà successo con Jeopardy, Things I Told You sembra un brano dei Police meno ispirati e così via fino alla fine del disco, che però va al n°3 delle classifiche e vende un milione di copie.

220px-Steve_Miller_Band_Live

Steve Miller Band – Live! – Capitol 1983  ***1/2

Non un disco dal vivo memorabile, ma ci sono tutti i successi, incisi nel tour del 1982: formazione ampliata per aggiungere i due chitarristi extra, già presenti nel disco precedente, John Massaro e Kenny Lee Lewis, oltre a Norton Buffalo all’armonica che cerca di fare del proprio meglio per dare varietà alle versioni, in parte riuscendoci, anche se sono spesso molto simili a quelle dei dischi in studio: però Gangster Of Love, Rock’n Me, una bluesy Living In The Usa, Fly Like An Eagle, Jungle Of Love, The Joker, una pimpante Mercury Blues, con Steve Miller finalmente grintoso alla chitarra, Take The Money And Run, Abracadbra (no questa no), Jet Airliner, tutte in fila, fanno il loro effetto. Peccato che Buffalo’s Serenade un “bluesone” strumentale di quelli duri e puri non fosse presente nel disco originale, ma solo come bonus nella edizione in CD (però nelle edizioni successive non c’è più, neppure nel box di inediti e rarità Welcome To the Vault).

Dal 1985 a oggi, tra alti (pochi) e bassi.

Italian X-Rays – Capitol 1984  ** Per la serie non c’è fine al peggio Italian X-Rays, come direbbe il La Russa di Fiorello “ è veramente brutto”, un disco elettronico e sintetico dove non si salva nulla, neanche le vendite (forse, a cercare col lanternino Golden Opportunity). Di Living in the 20th CenturyCapitol 1986 – **1/2 salviamo, molto a fatica, la sequenza rock e blues di I Wanna Be Loved, My Babe, Big Boss Man, Caress Me Baby (un bel slow) e Ain’t That Lovin You Baby, anche se il sound è spesso pessimo. Forse la migliore Behind The Barn con doppia armonica, Norton Buffalo/James Cotton. Born To Be Blue – Capitol 1988 – **1/2, il primo disco solo di Steve Miller senza band, sulla carta è interessante, con il ritorno di Ben Sidran alle tastiere, e una selezione di jazz standards, ma il suono, con poche eccezioni, e nonostante la presenza di Milt Jackson e Phil Woods, è spesso turgido, tra smooth jazz e fusion di seconda mano, a meno che amiate il genere.

Wide River – Polydor 1993 *** prova a tornare al rock degli anni ’70, o quantomeno ci prova, diciamo che si lascia ascoltare, ogni tanto c’è anche un po’ di grinta come in Blue Eyes, qualche “riffettino” come in Cry Cry Cry e un accenno di 12 battute in Stranger Blues e nella cover (all’acustica) di All Your Love di Otis Rush, ma l’assolo di sax di Bob Mallach, grazie, ma anche no. Diciamo un 6 politico: dobbiamo poi aspettare 17 anni per avere Bingo! – Roadrunner 2010 ***/12, un più che valido disco di blues elettrico che ci riporta ai temi musicali che tanto lo avevano influenzato nella sua giovinezza.

Il disco vede l’ultima apparizione di Norton Buffalo, scomparso a ottobre del 2009 e comunque nell’insieme fa la sua porca figura, entrando anche nella Top 40 USA: Hey Yeah è un solido pezzo rock-blues scritto da Jimmie Vaughan, con Steve Miller che va anche di Wah-Wah  alla grande, Who’s Been Talkin’ è il classico di Howlin’ Wolf, suonato con forza e impeto, con Norton Buffalo ottimo all’armonica, eccellente All Your Love, con Mike Carabello dei Santana alle percussioni, niente a che vedere con la versione moscia di Wide River, molto buoni anche i due duetti con Joe Satriani, Rock Me Baby di BB King, accelerata e potente, e un brano scritto nel 1994 dalla strana accoppiata Nile Rodgers/ Jimmie Vaughn, la soul ballad Sweet Soul Vibe, per non dire del call and response vocale con Sonny Charles nella cover di Tramp di Lowell Fulson, e anche una fantastica Come On (Let The Good Times Roll) che rende omaggio a Jimi Hendrix (ottime anche le quattro bonus della versione Deluxe). Comunque è tutto l’album che funziona, ci voleva tanto a farlo?

Già che c’era, per riprendere un usanza del passato Steve Miller incide anche insieme Let Your Hair Down – Roadrunner 2011 ***1/2, che viene pubblicato l’anno successivo, stessi musicisti e ancora una ottima selezione di brani rock e blues, di nuovo degni della sua reputazione: Snatch It Back And Hold It di Buddy Guy, con la grinta e la verve della versione originale, I Got Love If You Want It  di Slim Harpo fantastica e hendrixiana, Close Together di Jimmy Reed dai profumi R&R, Pretty Thing con il classico drive alla Bo Diddley, una Can’t Be Satisfied di Muddy Waters che è puro Chicago Blues, Sweet Home Chicago à la Butterfield Blues Band, un altro scatenato R&R come The Walk.

Comunque  tutte le altre canzoni (bonus delle Deluxe incluse) sono eccellenti, con Miller che suona la chitarra veramente alla grande: come nel disco precedente oltre a Miller cantano anche Norton Buffalo, Sonny Charles, Kenny Lee Lewis, il tastierista Joseph Wooten e il bassista Billy Peterson.

Se volete, oltre al Live del 1983, tra i dischi dal vivo si possono segnalare anche The Joker (Live) ***1/2 uscito nel 2014 nel 40° anniversario del disco originale https://discoclub.myblog.it/2015/11/15/40-anniversario-piccolo-classico-del-rock-steve-miller-band-the-joker-live-concert/ , per l’etichetta personale di Miller, la Sailor, distribuita dalla inglese Edsel che è la stessa che ha ripubblicato anche molti dei vecchi album della Steve Miller Band in CD, spesso con l’aggiunta di bonus tracks; dello stesso anno anche Live at the Carousel Ballroom , San Francisco, April 1968 ***1/2 della Keyhole, anche se la qualità sonora non è eccelsa, interessante pure tra i live radiofonici Giants Stadium, East Rutherford N.J. 25-06-78 **** della Echoes, per certi versi superiore al disco dal vivo ufficiale del 1982/83, fin troppo striminzito, molto meglio questo radiofonico https://discoclub.myblog.it/2015/04/11/stadium-rock-depoca-steve-miller-giants-stadium-east-rutherford-n-j-25-06-78/ .

E’ tutto. Senza dimenticare il quadruplo Welcome To The Vault  Capitol 2019****, 3 CD + DVD, di cui avete già letto sul Blog la recensione completa https://discoclub.myblog.it/2019/10/29/cofanetti-autunno-inverno-4-uno-scrigno-di-tesori-finalmente-a-disposizione-di-tutti-steve-miller-band-welcome-to-the-vault/  e che è stato quello che ha scatenato la scintilla per questa retrospettiva dedicata all’artista di Milwaukee.

Bruno Conti

Cofanetti Autunno-Inverno 4. Uno Scrigno Di Tesori, Finalmente A Disposizione Di Tutti! Steve Miller Band – Welcome To The Vault

steve miller band welcome to the vault

Steve Miller Band – Welcome To The Vault – Capitol/Universal 3CD/DVD Box Set

Nel mese di Novembre Bruno vi intratterrà con una dettagliata retrospettiva dedicata a Steve Miller, musicista molto popolare negli anni settanta ed ottanta con la sua Steve Miller Band: io oggi mi occupo invece di Welcome To The Vault, nuovissimo cofanetto che per la prima volta vede pubblicate diverse canzoni provenienti dagli archivi del cantante-autore-chitarrista di Milwaukee. Siccome le note biografiche sul personaggio le potrete leggere già nel post del titolare di questo blog, io mi limiterò alla recensione “nuda e cruda” del contenuto del box, che in tre CD più un DVD (ma esiste anche una versione audio singola intitolata Selections From The Vault) ripercorre tutto il cammino di Steve ponendo però l’accento su parecchie tracce sconosciute, con versioni alternate di pezzi noti, riletture dal vivo, cover incise in studio e addirittura ben cinque canzoni originali mai sentite prima. Steve aveva già pubblicato in passato qualche brano inedito, ma mai con una tale generosità: infatti su 52 pezzi totali (parlo della parte audio) ben 38 compaiono qui per la prima volta, e la bellezza del manufatto (una splendida confezione formato libro con numerose foto, note del noto giornalista David Fricke e crediti canzone per canzone, con in omaggio anche un poster, diverse cartoline e dieci plettri multicolori, oltre ad una suggestiva copertina lenticolare) è la ciliegina sulla torta che fa sì che il box sia da considerarsi imperdibile.

Sì, perché al suo interno troviamo davvero tantissima grande musica, da parte di un artista spesso sottovalutato e bistrattato dalla critica per la sua scelta, specie dagli anni settanta in poi, di specializzarsi nella scrittura di brani pop-rock di stampo californiano di sicuro impatto e grande successo (come se la capacità di scrivere hits di qualità fosse un demerito), tralasciando in parte il blues e la psichedelia di inizio carriera. Ma il blues è sempre stata la sua vera passione, ed in questo cofanetto ce n’è a volontà, sia in studio che soprattutto dal vivo, spesso in versioni lunghe ed infuocate. Non dimentichiamo che la SMB ha sempre avuto ottimi musicisti al suo interno, ed è stata anche trampolino di lancio per nomi del calibro di Boz Scaggs, Ben Sidran e Ross Valory (che diventerà il bassista dei Journey fino ai giorni nostri), oltre ad ospitare nei seventies il noto armonicista Norton Buffalo. Il box comprende anche dei brani editi, un po’ come American Treasure di Tom Petty, ma mentre nel caso del compianto rocker della Florida la scelta cadeva su canzoni meno conosciute, qua le hits non mancano, e nelle versioni più note (The Joker, Fly Like An Eagle, Abracadabra): sinceramente non capisco questa scelta, in quanto un neofita difficilmente si comprerà questo box, mentre i fan di Steve conoscono già questi brani a menadito (anche se riascoltarli fa sempre piacere). Ma passiamo ad una disamina disco per disco, premettendo che mi limiterò soltanto alle tracce mai sentite prima.

CD1. Il cofanetto comincia subito con tre inediti dal vivo, il primo dei quali è una straordinaria Blues With A Feeling di Little Walter, dieci minuti registrati nel 1969 in trio con Lonnie Turner e Tim Davis, un torrido slow blues che ci fa subito capire che Steve nel compilare il box ha fatto le cose sul serio: grande performance chitarristica del leader, ed è solo l’inizio. Una tosta versione della vibrante Don’t Let Nobody Turn You Around precede altri nove imperdibili minuti della fantastica Super Shuffle (siamo nel 1967), uno strumentale chitarristico a tutto ritmo nel quale il nostro ed i suoi compagni andavano già come treni: tra le cose più belle del box. Ci sono diverse versioni alternate di brani noti di Steve, a partire dall’hendrixiana Industrial Miltary Complex Hex, per proseguire con un’intima rilettura acustica di Kow Kow Calculator (1973, quattro anni dopo la versione originale), un demo del 1966 di Going To Mexico in cui Miller suona tutti gli strumenti, il sognante pop psichedelico Quicksilver Girl (con Scaggs alla seconda chitarra), una strepitosa Jackson-Kent Blues di otto minuti e mezzo anche meglio dell’originale ed una Seasons ancora con solo Steve alla voce e chitarra. Dal vivo abbiamo anche una fenomenale rilettura del classico di Robert Johnson Crossroads che non ha tanta paura di quella dei Cream (ma come suona Steve?) ed una scintillante Never Kill Another Man, acustica e folkeggiante con quattro voci all’unisono, molto CSN&Y. Dulcis in fundo, questo primo dischetto offre anche le prime due canzoni totalmente inedite, e se Hesitation Blues è una tenue ballata acustica che dura meno di due minuti, Say Wow è un gradevole midtempo blues che avrebbe potuto benissimo trovare posto su qualsiasi album del nostro.

CD2. I primi brani unreleased che troviamo sono due versioni della nota Space Cowboy, la prima solo strumentale ed embrionale (dura poco più di un minuto), mentre la seconda è registrata dal vivo nel ’73, ed è trascinante sebbene non incisa benissimo. Le “alternate versions” continuano con una doppia Rock’n Me (uno dei più grandi successi della SMB), la prima full band con Buffalo all’armonica e la seconda a livello di demo, una True Fine Love non particolarmente rifinita ma sempre molto bella, la grintosa The Stake, un blues di gran lusso, e due riletture di classici come My Babe di Willie Dixon e All Your Love (I Miss Loving) di Otis Rush, non inferiori a quelle finite rispettivamente su Living In The 20th Century e Wide River. Le chicche di questo secondo CD sono però le cover inedite registrate in studio: una potente Killing Floor (Howlin’ Wolf), blues e ritmo che vanno a braccetto, un’intensa Tain’t The Truth di Allen Toussaint, che assume la veste di una ballata anni sessanta, la coinvolgente Freight Train Blues di Roy Acuff, decisamente più blues che country (ma perché non pubblicarla?), una vibrante Double Trouble ancora di Otis Rush, ed una squisita Love Is Strange (Mickey & Sylvia, ma anche i Wings di Wild Life) dall’arrangiamento quasi reggae. La ciliegina sono i due brani scritti da Steve e mai sentiti prima, cioè il godibile rock’n’roll strumentale Echoplex Blues e soprattutto That’s The Way It’s Got To Be, una canzone davvero ottima, una calda ballata melodicamente impeccabile ed impreziosita dalla slide di Les Dudek, altro pezzo che non mi spiego come possa essere rimasto nascosto fino ad oggi.

CD3. Si inizia con una bella e rilassata registrazione live (1990) del blues di Jimmy Reed I Wanna Be Loved, in cui il nostro duetta chitarristicamente con il leggendario Les Paul, solo due chitarre ed un basso ma godimento alle stelle. Gli inediti di questo terzo dischetto sono perlopiù versioni alternate, comunque decisamente interessanti, a partire da una Fly Like An Eagle dall’arrangiamento più funky rispetto all’originale e registrata due anni prima. Poi abbiamo un demo chitarra-basso-batteria di The Window (canzone splendida in ogni caso), due ottime e vitali prime versioni di Mercury Blues e Jet Airliner ed una fluida Swingtown. Finale in deciso crescendo con una sontuosa Take The Money And Run dal vivo nel 2016 al Lincoln Center di New York con Jimmie Vaughan come axeman aggiunto ed una sezione fiati, strepitosa rilettura ricca di swing, seguita dall’ultimo inedito assoluto del box, Bizzy’s Blue Tango, una scintillante rock song strumentale dal mood coivolgente che giustamente è stata tirata fuori dai cassetti (è del 2004). Il cofanetto si chiude in maniera particolare, e cioè con due versioni molto diverse del blues di T-Bone Walker Lollie Lou: la prima è una registrazione inedita del 1951 proprio dello stesso T-Bone (con un pianista ed un bassista non accreditati) e proprio a casa di Steve, di fronte al padre del nostro che era amico del grande bluesman, mentre la seconda è eseguita dalla SMB ancora nel 2016 a New York con Vaughan, adattamento jazzato e decisamente raffinato.

Il DVD (che non ho ancora visto) contiene diverse cose molto interessanti, a partire da un concerto del 1973 (Don Kirshner Rock Concert) di undici pezzi, seguito da due brani del 1990 con Les Paul e varie cose come la partecipazione della SMB al mitico Monterey Pop Festival del 1967, due canzoni al Fillmore West nel 1970, un pezzo del ’74 insieme a James Cotton, Abracadabra in Michigan nell’82 e due brani tratti dall’Austin City Limits del 2011.

Se quest’anno a Natale volete farvi fare un bel regalo, questo cofanetto potrebbe essere un’ottima idea.

Marco Verdi

Novità Prossime Venture 18. Steve Miller Band – Welcome To The Vault: L’11 Ottobre La Band Apre I Propri Archivi Per Questo Box Retrospettivo.

steve miller band welcome to the vault

Steve Miller Band – Welcome To The Vault – 3CD + 1 DVD Capitol -11-10-2019 

All’inizio di questa decade la Edsel Uk ha ristampato in CD quasi tutti gli album della Steve Miller Band, alcuni anche potenziati con delle bonus tracks: attualmente la maggior parte sono già andati fuori produzione, ma in rete si trovano ancora quasi tutti. In tempi più recenti la Capitol ha immesso sul mercato in due volumi l’integrale del gruppo in versione vinile. Ora è annunciata l’uscita di questo cofanetto che va a pescare negli archivi della band californiana proponendo in un box quadruplo 52 tracce audio e 21 performance video su DVD (forse la parte più interessante), di cui la bellezza di 38 non sono state mai pubblicate e con 5 canzoni mai ascoltate prima d’ora, insieme a moltissime versioni alternative e dal vivo, registrate dal 1966 agli anni novanta, e alcune canzoni anche da esibizioni live del 2011 e 2016, anno in cui è stata “indotta” nella Rock And Roll Hall Of Fame.

Molto interessante anche il librone rilegato inserito nella confezione, ricco di foto, e con un saggio di oltre 9000 parole curato dal noto giornalista David Fricke e altra memorabilia varia che trovate effigiata sopra. Magari in un prossimo futuro dedicheremo un bell’articolo retrospettivo dedicato alla carriera di questa band che rimane una delle più valide di quell’epoca a cavallo tra eccellente blues, psichedelia e rock classico americano.Nel primo periodo nella band ha militato anche Boz Scaggs e nel corso degli anni sono passati nella fromazione anche Ben Sidran, Nicky Hopkins Norton Buffalo.

Per il momento qui sotto trovate il contenuto dettagliato di questo cofanetto annunciato in uscita il prossimo 11 ottobre, ed il cui prezzo, al solito molto indicativo, è previsto tra i 90 ed i 100 euro.

Tracklist
[CD1]
1. Blues with a Feeling (Live)* (1969)
2. Don’t Let Nobody Turn You Around – Alternate Version* (1969)
3. Super Shuffle (Live)* (1967)
4. It Hurts Me Too (feat. Steve Miller Band) (Live) (1967)
5. Industrial Military Complex Hex – Alternate Version* (1970)
6. Living in the USA (1968)
7. Kow Kow Calculator – Alternate Version* (1973)
8. Going to Mexico – Alternate Version* (1966)
9. Quicksilver Girl – Alternate Version* (1968)
10. Jackson-Kent Blues – Alternate Version* (1970)
11. Crossroads (Live)* (1973)
12. Hesitation Blues* (1972)
13. Seasons – Alternate Version* (1973)
14. Say Wow! * (1973)
15. Never Kill Another Man – Alternate Version (Live)* (1971)

*Previously unreleased

[CD2]
1. The Gangster is Back (Live) (1971)
2. Space Cowboy – Instrumental Version* (1969)
3. Space Cowboy – Alternate Version (Live)* (1973)
4. The Joker (1973)
5. The Lovin’ Cup (1973)
6. Killing Floor* (1975)
7. Evil (Live) (1973)
8. Echoplex Blues* (1973)
9. Rock’n Me – Alternate Version 1* (1976)
10. Rock’n Me – Alternate Version 2* (1976)
11. Tain’t It the Truth* (1976)
12. Freight Train Blues* (1976)
13. True Fine Love – Alternate Version* (1975)
14. The Stake – Alternate Version* (1976)
15. My Babe – Alternate Version* (1982)
16. That’s the Way It’s Got to Be* (1974)
17. Double Trouble* (1992)
18. Love is Strange* (1974)
19. All Your Love (I Miss Loving) – Alternate Version* (1992)

*Previously unreleased

[CD3]
1. I Wanna Be Loved (Live)* (1990)
2. Fly Like an Eagle – Alternate Version* (1974)
3. Space Intro (1976)
4. Fly Like an Eagle (1976)
5. The Window – Alternate Version* (1974)
6. Mercury Blues – Alternate Version* (1975)
7. Jet Airliner – Alternate Version* (1976)
8. Take the Money and Run (1976)
9. Dance, Dance, Dance (1976)
10. Swingtown – Alternate Version* (1976)
11. Winter Time (1977)
12. Who Do You Love? (1984)
13. Abracadabra (1982)
14. Macho City – Short Version (1981)
15. Take the Money and Run – Alternate Version (Live)* (2016)
16. Bizzy’s Blue Tango* (2004)
17. Lollie Lou (T-Bone Walker) (Live)* (1951)
18. Lollie Lou (Steve Miller) (Live)* (2016)

*Previously unreleased

[DVD]
Monterey International Pop Festival – 1967
“Mercury Blues”
“Super Shuffle”

The Fillmore West – Dutch TV Show El Dorado (Pik-In) – 1970
“Kow Kow Calculator”
“Space Cowboy”

Don Kirshner’s Rock Concert – 1973
“Star Spangled Banner”
“Living in the USA”
“Space Cowboy”
“Mary Lou”
“Shu Ba Da Du Ma Ma Ma Ma”
“The Gangster is Back”
“The Joker”
“Come on in My Kitchen”
“Seasons”
“Fly Like an Eagle”
“Living in the USA” (Reprise)

ABC In Concert w/ James Cotton – 1974
“Just a Little Bit”

Pine Knob, Michigan – 1982
“Abracadabra”

Steve Miller and Les Paul at Fat Tuesdays – 1990
“I Wanna be Loved”
“CC Rider”

Live from Austin City Limits – 2011
“Fly Like an Eagle”
“Living in the USA”

Alla prossima.

Bruno Conti