Torna “The Beast From Brazil”! Nuno Mindelis (Featuring The Duke Robillard Band) Angels & Clowns

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Nuno Mindelis (Featuring The Duke Robillard Band) Angels & Clowns – Blue Duchess

Avevo perso un po’ per strada le tracce di Nuno Mindelis, chitarrista brasiliano ma di origine angolana, noto anche come “The Beast From Brazil”. Negli anni ’90, quando parte la sua carriera discografica (un po’ tardivamente essendo Nuno del 1957, ma nel Blues quasi un giovinetto), dopo un paio di album interlocutori, di cui uno con la partecipazione di Larry McCray, inizia la sua collaborazione con la sezione ritmica dei Double Trouble, con i quali registrerà un paio di dischi, uno nel 1995, Texas Bound, che avrà un certo successo in Europa e in particolare in Belgio, dove entra addirittura in classifica, e l’altro nel 1999, Blues On The Outside. E’ in questo periodo d’oro che mi è capitato di recensirlo per il Busca, poi, come dicevo all’inizio, non ho più seguito la sua carriera, anche se il nostro amico ha continuato a fare dischi, di cui uno anche in brasiliano, nel 2006. Perché forse avevo dimenticato di dirlo ma, ovviamente, Mindelis canta in inglese.

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Ora con questo Angels & Clowns approda per la prima volta sul mercato statunitense http://www.youtube.com/watch?v=EAHUpyZ9Hrc , con un disco che, come riporta il titolo, lo vede suonare con la Duke Robillard Band, sulla sua nuova etichetta, Blue Duchess, e con lo stesso Duke che si occupa della produzione dell’album. Nel passato, di volta in volta, descritto come un novello Jimmy Page (da Guitar Player), adepto di Jimi Hendrix e quindi, per proprietà transitiva, anche di Stevie Ray Vaughan (e l’uso della stessa sezione ritmica non è casuale http://www.youtube.com/watch?v=okDV87NBG_U ), vicino a Clapton, ma anche ai grandi del blues come B.B. King, Robert Cray e Buddy Guy, con cui ha condiviso i palcoscenici in giro per il mondo, Mindelis, se fosse anche un grande cantante, oltre che un chitarrista dalla tecnica notevole, sarebbe una specie di iradiddio, ma comunque si difende, con una voce che ricorda proprio il suo attuale datore di lavoro, il buon Robillard o, vagamente, anche JJ Cale.

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Che per l’occasione gli presta, oltre al gruppo, anche la sua protetta Sunny Crownover, con cui Nuno mette in piedi un duetto travolgente, It’s All About Love, quasi sette minuti di grande musica, un blues(rock) poderoso http://www.youtube.com/watch?v=pyBds_ThNtE , che apre alla grande questo Angels & Clowns: se tutto il disco fosse a questi livelli sarebbe da prendere a prescindere, ma in questo brano, molto Claptoniano, la chitarra di Mindelis scorre molto fluida e mai sopra le righe, a conferma di un notevole talento all’opera. Anche It’s only a dream mantiene questo approccio vicino al rock più mainstream, con un sound che può ricordare tanto i Dire Straits quanto JJ Cale, oltre al più volte citato Manolenta, comunque bello. Il brano che dà il titolo all’album è un tributo all’Hendrix autore di grande ballate, pensate a Little Wing o Angel, beh calate un po’, non esageriamo, però siamo da quelle parti, la voce, molto gentile, ricorda vagamente quella di Donovan, ma è comunque adeguata e la chitarra, come dire, viaggia, specie quando viene innestato il wah-wah, peccato finisca presto.

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Miss Louise è un altro di quei rock-blues scorrevoli, con l’organo di Bruce Bears, che oltre ad accompagnare con discrezione, come nei brani precedenti, sale anche al proscenio per l’occasione, per duettare con la chitarra. Duke Robillard che si era limitato al ruolo di accompagnatore (di lusso) nei primi due brani, si ritaglia il suo spazio come seconda chitarra solista in una funky Hellhound (uno dei tre brani che non porta la firma di Mindelis), ricca di grinta e con tutta la band che gira a pieno regime, i due solisti si scambiano riffs con grande gusto prima di rilasciare i loro assolo sui due canali dello stereo, sembra quasi un pezzo, di quelli belli, di Robben Ford. 27th Day ha una costruzione sonora inconsueta, inizio basato solo su un lavoro di fino alla chitarra e poi il resto della band che entra per un bel crescendo fino all’assolo liberatorio, brano ricco anche di melodia.

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Perfect Blues è il brano che più ricorda il Texas Blues di SRV, con quei riff inconfondibili. Tom Plaisir è una traccia strumentale che ci permette di gustare ancora la notevole tecnica chitarristica di Mindelis, con qualche rimando al Duke e all’Earl (Ronnie),  mentre (How) To Make Love Stay ha di nuovo quell’approccio laidback, gentile, quasi pop di alcuni dei brani precedenti e Blues In My Cabin è un bluesaccio di quelli tosti, le dodici battute rivisitate in uno stile che ancora una volta rimanda al miglior Clapton. Lucky Boy, con un sound molto Delaney & Bonnie, avrebbe un altro effetto se ci fosse anche una bella voce a cantarla e Happy Guy sterza momentaneamente anche in territori R&B con il pianino di Bears a dare il giusto supporto. Per concludere una breve jam strumentale Jazz Breakfast at Lakewest, tanto per fare capire che “sappiamo” suonare anche il jazz. Ottimo chitarrista e discreto cantante http://www.youtube.com/watch?v=lW2kvd_PpVo , però nell’insieme un bel disco, uscito l’estate scorsa ma non di facile reperibilità, per chi ama un blues variegato.    

Bruno Conti