Ma esistono ancora! Take 2: Strawbs – Dancing To The Devil’s Beat

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Questa volta avrete notato il punto esclamativo!

I carbonari, ai quali questo spazio è dedicato, sicuramente sanno chi sono gli Strawbs, la gloriosa formazione inglese guidata dal geniale Dave Cousins, una delle più belle ed espressive voci emerse dalla scena folk-rock e poi progressive della terra d’Albione, capace di scrivere alcune delle pagine più emozionanti che la musica rock in generale ci ha regalato, questa versione dal vivo di The Hangman and The Papist uno dei loro brani più indimenticabili serve da introduzione. Se riuscite a seguire il testo la narrazione è coinvolgente e sorprendente come poche volte nella musica rock, occhio al colpo di scena finale…se non riuscite acquistate From The Witchwood, il CD che la contiene e leggetevi il libretto. So che ve lo state chiedendo, ebbene sì quel signore seduto dietro le tastiere è proprio Rick Wakeman.

Comunque questo quartetto di CD (tutti ripubblicati in versione rimasterizzata e a special price) è imprescindibile:
strawbs from the witchwood.jpgstrawbs just a collection.jpgstrawbs grave new world.jpg
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se volete potete aggiungere qualcosa anche del periodo successivo, magari Hero and Heroine con la stessa formazione del disco attuale con una piccola variazione.
Veniamo a questo nuovo disco: pubblicato qualche mese fa sulla loro etichetta Witchwood Media, e quindi, come potete immaginare non di facile reperibilità, festeggia i quaranta anni di attività del gruppo, o meglio qualcosina in più visto che sono in pista dal 1967 e nel 1968 hanno registrato un delizioso lavoro All Our Own Work che vedeva il debutto della compianta e grandissima Sandy Denny.
Esistono ancora eccome se esistono, questo Dancing to the Devil’s Beat è il loro miglior disco da trent’anni a questa parte. La produzione è affidata all’ottimo Chris Tsangarides, quindi suono ottimo e professionale, Cousins, Dave Lambert e la sezione ritmica con Cronk e Coombes in grande spolvero e, ciliegina sulla torta, Oliver Wakeman sullo sgabello che fu di papà Rick.
Quei quattro dischi che vedete rimangono inarrivabili ma il nuovo album ha molte frecce al proprio arco: intanto la scrittura di Cousins rimane legata a testi di stretta attualità o di grande portata storica, ma anche a grandi e romantiche canzoni d’amore, epica quando serve, raccolta ed acustica in altre occasioni.
La dolce Copenaghen ci riporta agli anni dei loro primi passi, quelli con Sandy Denny, e la voce evocativa di Cousins fa vibrare le corde delle melancolia con la consueta maestria, Pro Patria Suite (non dedicata alla nota squadra calcistica di Busto Arsizio, un Bruno Calcistico!) è una trilogia dedicata alle grazie e disgrazie delle Grande Patria Inglese ai tempi della Prima guerra Mondiale con Oliver che fa il Wakeman alla grande ben coadiuvato dalla chitarra di Dave Lambert (che canta anche in due brani). Where Silent Shadows Fall è forse il brano che più rievoca gli antichi fasti con un crescendo strumentale di rara bellezza, alla Strawbs. Questa è la trilogia centrale che si eleva qualitativamente su un album che comunque rimane su livelli elevati, ben tornati quindi (anche se non se ne erano mai andati!).
Bruno Conti