Come Le Ciliegie, Un Otis Tira L’Altro ! Otis Taylor – Fantasizing About Being Black

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Otis Taylor – Fantasizing About Being Black – Trance Blues Festival/Inakustik/Ird

Per chi non lo conoscesse, Otis Taylor è un polistrumentista, nato a Chicago nel ’48, ma trasferitosi poi a Denver con la famiglia, dove cresce e impara a suonare giovanissimo il banjo, per passare in seguito alla chitarra ed armonica, formando quindi il suo primo gruppo nel ’64, che non poteva che chiamarsi Otis Taylor Blues Band. Dopo qualche delusione decide di abbandonare la musica e guadagnarsi da vivere lavorando come antiquario (specializzandosi in oggetti dei nativi americani e dei cowboy afro-americani), per poi ritornare sulle scene musicali soltanto nel ’95 in occasione di un concerto di beneficenza. L’avventura discografica di Taylor inizia solo nel ’96 con Blue Eyed Monster (un disco con Kenny Passarelli al basso e Eddie Turner alla seconda chitarra), che stranamente Otis, non si sa per quale motivo, ha sempre rinnegato, a cui fa seguire il blues minimale di When Negroes Walked The Earth (98), l’eccellente White African (01) e a breve termine Respect The Dead (02), dischi che segnalano l’avvento di un talento di prima grandezza della musica blues. Negli anni duemila, a seguire, escono ancora a breve distanza l’uno dall’altro, Truth Is Not Fiction (03), Double V (04), Bellow The Fold (05), Definition Of A Circle (07), Recapturing The Banjo (08) un viaggio sonoro affascinante, Pentatonic Wars And Love Songs (09), e Clovis People Vol.3 (dove tra i musicisti presenti spicca la collaborazione della figlia Cassie, *NDB Autrice anche di un album solista non particolarmente memorabile http://discoclub.myblog.it/2013/05/14/figli-a-d-arte-cassie-taylor-out-of-my-mind/), con la costante che in gran parte sono tutti caratterizzati dalla prevalenza di storie e canzoni tristi, che parlano di morte, malattie, solitudine e sofferenza.

Dopo un periodo difficile a causa di problemi personali, OtisTaylor ritorna in studio per incidere ottimi lavori come Contraband (12), dove blues e musica africana vanno di pari passo, My World Is Gone (13), un sentito omaggio ai suoni dei Nativi Americani, e il recente Hey Joe Opus Red Meat (15), un disco di blues che mischia sonorità folk e rock in modo personale, fino ad arrivare a questo ultimo Fantasizing About Being Black, un lavoro ambizioso dove Otis racconta la storia degli afro-americani dai tempi della schiavitù, sino ai fatti più recenti, un po’ come ha fatto di recente anche Rhiannon Giddens  http://discoclub.myblog.it/2017/02/22/un-viaggio-affascinante-lungo-strade-per-la-liberta-rhiannon-giddens-freedom-highway/ . I membri della band che accompagna Taylor, voce, chitarra e banjo, sono la brava Anne Harris al violino, il bassista Todd Edmunds, il batterista Larry Thompson, con il sostegno di musicisti del calibro del grande Jerry Douglas alla lap steel guitar, il cornettista Ron Miles, e il giovane virtuoso chitarrista Brandon Niederaurer, per un totale di undici brani (di cui quattro recuperati dai suoi precedenti lavori, e riproposti in diverse versioni), che formano una sorta di “concept-album” avvincente e poetico.

L’apertura di Fantasizing About Being Black è affidata al recupero di Twelve String Mile (era su When Negroes Walked The Earth), dove si nota subito il tocco di Jerry Douglas, mentre Walk On Water (la trovate su Clovis People), è rivoltata come un calzino, con un suono di chitarra quasi in stile “flamenco”, per poi passare alla prima nuova canzone Banjo Bam Bam, con il violino della Harris che segue il ritmo ripetitivo del banjo, e cambiare di nuovo passo con il tambureggiante rock-blues di Hands On Your Stomach, dove si manifesta la bravura alla chitarra di Niederaurer. Le “fantasie” si intensificano con l’intrigante “funky-blues” di Jump Jelly Belly, con un bel lavoro di Ron Miles (che non era presente nell’album Respect The Dead), mentre la seguente Tripping On This è in uno stile “Delta Blues” elettrico, cantata da Otis con Muddy Waters nel cuore, passando per una convincente D To E Blues, con un tessuto sonoro dove il violino scandisce il tempo, e il meraviglioso e ossessivo  caldo “groove” di Jump Out Of Line. Le chitarre di Otis e Brandon introducono e accompagnano una toccante Just Want To Live With You, per poi ritornare ad un “groove” mosso con la sincopata Roll Down The Hill, e chiudere in bellezza con la stratosferica Jump To Mexico, una ballata morbida e straziante con in evidenza, oltre alla voce di Taylor, la chitarra slide di “master” Jerry Douglas. Commovente!

Fantasizing About Being Black è un viaggio a ritroso sulla storia della comunità “afroamericana”, in compagnia di musicisti incredibili, impegnati a ripercorrere le strade della memoria, con canzoni che hanno il potere di risvegliare sensazioni antiche, con la musica sempre puntuale nel fornire emozioni relative alle storie, per un disco non facile, a tratti drammatico, ma forse per questo sicuramente affascinante. Sembra ormai appurato che Otis Taylor non è un artista facile da catalogare (all’interno delle varie forme del blues), un musicista rispettoso delle tradizioni delle 12 battute classiche, ma anche con un suo personale modo di rivisitarle ed interpretarle, ed in questo contesto i punti di forza sono il suo superbo “songwriting”, la maestria nell’uso degli strumenti (chitarra, banjo e armonica), con canzoni che evocano le sue origini e la matrice afroamericana delle proprie radici musicali. Per chi scrive Otis Taylor è una delle figure di maggior spessore della scena “blues” contemporanea. Un altro piccolo capolavoro, da parte di un grande artista.!

Tino Montanari

 

Figli(a) D’Arte. Cassie Taylor – Out Of My Mind

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Cassie Taylor – Out Of My Mind – Yellow Dog Records

Questa volta parliamo di “Figli D’Arte”, una categoria non numerosa ma di difficile collocazione. Che genere fanno? Chi sono? Sono bravi? Alla prima domanda non saprei rispondere, alla seconda sarebbe troppo lunga la risposta, alla terza potrei citarne alcuni: Jeff Buckley, Rosanne Cash e altri fratelli e sorelle, Rufus Wainwright e sorelle varie, Hank Williams Jr e figli e nipoti, Norah Jones e Jakob Dylan sicuramente lo sono, qualcuno mette nella lista anche Dhani Harrison, ma francamente…Cassie Taylor, 26 anni, figlia di Otis, cantante, autrice, produttrice, arrangiatrice, finanziatrice del suo disco (ha fatto vendere la macchina al marito per pubblicare questo album) e infine anche bassista, in questo Out Of My Mind. E pensate che al termine del primo brano Ol’ Mama Dean (Part 1) volevo togliere il dischetto dal lettore e scaraventarlo nel cestino, non perché fosse particolarmente brutto ma abbastanza inutile (al di là dell’ottimo lavoro del chitarrista Steve Mignano), quelle canzoni che non iniziano mai e quando iniziano sembrano opera del Lenny Kravitz meno ispirato.

Forse ho esagerato, ma era per capirci meglio, poi ho preso il Manuale del Perfetto Recensore, quello dove dice che un disco bisogna sentirlo più volte e non fermarsi mai alla prima impressione. Fatto. Il pezzo continua a non piacermi un granché, ma non mi sembra più così orribile: sarà per questo che il secondo, dove la situazione migliora un tantino, sia Mama Dean (Part 2)? Può essere: intanto comincia a definirsi il genere del CD, sapete, quello del file under. Direi tra blues e soul, più il primo, nel brano in questione, non ci sono i lati folk e etnici del babbo, ma il rock è presente e si fa apprezzare, senza grandi voli pindarici ma lentamente, anche grazie alla slide di Mignano e all’organo della stessa Taylor, con la successiva Spare Some Love, dalle atmosfere sospese e più chiaramente blues dove anche la voce di Cassie si fa più intensa e partecipe, mentre in Out Of My Mind si vira decisamente verso un soul molto piacevole e coinvolgente, quasi da “girl group”, la Taylor si sdoppia in una sorta di Diana Ross & the Supremes fai da te, prendendo sia il ruolo di voce solista che di controcanto, chitarra, organo e basso lavorato con l’archetto sono ben arrangiati (sempre lei lo fa). Lay My Head On Your Pillow, è una ballata lenta, sempre piacevole, anche in versione quasi acoustic soul, evidentemente il lavoro con il padre, nei dischi del quale appare molto spesso, ha dato i suoi frutti. New Orleans, con un tromba aggiunta al classico trio, chitarra, basso e batteria, ha un’aria più sexy e sbarazzina ancorché il sound della Crescent City non venga centrato perfettamente: perché, se mi posso permettere, sempre in accordo a quel Manuale seguito alla lettera, non è che la nostra amica abbia una voce così formidabile o particolare, come l’augusto genitore, adeguata ma non molto di più.

E il materiale, come detto tutta a sua firma, non sempre brilla, No Ring Blues, lo è nel nome, blues, ma non di fatto, altra canzone di quelle che non decollano mai, con il basso della ragazza sempre molto in evidenza ma a scapito della sostanza, il solito Mignano si difende e eleva il livello. No No è un rock più tirato ma ha sempre quel sound un po’ turgido che non entusiasma. Decisamente meglio Forgiveness, con il fascino degli arrangiamenti più ricchi del padre, elementi folk e uso di tromba e basso tuba lo rendono più efficace . Solita apertura con il basso (quasi tutti i brani iniziano così, va bene che è il suo strumento, però) anche per Gone And Dead, ma ritorna questa “indecisione” nella costruzione del brano, siamo sempre allo stesso punto, è un impressione personale, ovviamente, anche se tuba e organo cercano di dare passione, non sempre ci riescono. That’s My Man è dedicata a quel sant’uomo che ha venduto la macchina per permetterle di realizzare questo CD e spero che lo stesso venda abbastanza per ripagarlo, ed è nuovamente un rock più deciso anche se non brillantissimo (la qualità che latita in questo prodotto). Alla fine quello che è forse il brano migliore, Again, una bella ballata pianistica di impianto quasi gospel-soul, cantata con passione e con l’aggiunta di un contrabbasso suonato con l’archetto che aggiunge classe alla canzone. Se devo essere sincero, non dovendo recensirlo, non so se lo avrei comprato, ma brani come l’ultimo e qualcun altro in percorso d’opera si meritano una striminzita sufficienza, se i soldi bastano cercare con urgenza un produttore!

Bruno Conti

Novità Di Febbraio Parte II. Nick Cave & Bad Seeds, Son Of Rogues Gallery, Terry Allen, Jerry Garcia, Dawn McCarthy & Bonnie Prince Billy, Endless Boogie, Otis Taylor, Fabulous Thunderbirds

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Nonostante l’incremento nel numero di recensioni dei CD che non appaiono in questa rubrica, ultimamente anche due o tre Post al giorno (grazie anche ai collaboratori), il numero delle uscite interessanti è sempre soverchiante. Per cui oggi prima tranche delle uscite di martedì 19 febbraio (e qualche titolo già uscito), domani il resto con qualche anticipazione di quelle di martedì 26. Per cui partiamo con:

Nick Cave & The Bad Seeds tornano con un nuovo album, Push The Sky Away, il 15° con la band dopo una serie di colonne sonore e dischi con i Grinderman, oltre a Dig!!!Lazarus, Dig!!!, che era formalmente a nome Bad Seeds ma aveva delle sonorità decisamente più durette. Qui si torna al sound classico di Nocturama più che a quello di Abattoir Blues/The Lyre Of Orpheus. L’etichetta è Bad Seed Ltd, e il disco esce in due versioni, quella normale con 9 brani e una versione Deluxe con DVD, che contiene altre due tracce con immagini create appositamente per le due canzoni bonus, oltre ad un libretto di 32 pagine (l’immagine la vedete qui sopra). L’album è stato registrato in Francia con il produttore Nick Launay, ma senza Mick Harvey, per la prima volta, in uno studio, Le Fabrique, che ha le pareti foderate di vecchi vinili di musica classica e quindo, ovviamente, l’atmosfera sonora ne ha risentito. Da quello che ho sentito mi sembra molto bello, un ritorno al Nick Cave che amo di più. Il nostro amico appare anche in…

Son Of Rogues Gallery – Pirate Ballads, Sea Songs & Chanteys il secondo capitolo, sempre pubblicato dalla Anti, dei brani dedicati alle canzoni dei pirati. Produce sempre Hal Willner ed i partecipanti sono i seguenti:

Track Listing

Disc 1:

  1. Leaving of Liverpool (Shane MacGowan w/Johnny Depp & Gore Verbinski)
  2. Sam’s Gone Away (Robyn Hitchcock)
  3. River Come Down (Beth Orton)
  4. Row Bullies Row (Sean Lennon w/Jack Shit)
  5. Shenandoah (Tom Waits w/Keith Richards)
  6. Mr. Stormalong (Ivan Neville)
  7. Asshole Rules the Navy (Iggy Pop w/A Hawk and a Hacksaw)
  8. Off to Sea Once More (Macy Gray)
  9. The Ol’ OG (Ed Harcourt)
  10. Pirate Jenny (Shilpa Ray w/Nick Cave & Warren Ellis)
  11. The Mermaid (Patti Smith & Johnny Depp)
  12. Anthem for Old Souls (Chuck E. Weiss)
  13. Orange Claw Hammer (Ed Pastorini)
  14. Sweet and Low (The Americans)
  15. Ye Mariners All (Robin Holcomb & Jessica Kenny)
  16. Tom’s Gone to Hilo (Gavin Friday and Shannon McNally)
  17. Bear Away (Kenny Wollesen & The Himalayas Marching Band)

Disc 2:

  1. Handsome Cabin Boy (Frank Zappa & the Mothers of Invention)
  2. Rio Grande (Michael Stipe & Courtney Love)
  3. Ship in Distress (Marc Almond)
  4. In Lure of the Tropics (Dr. John)
  5. Rolling Down to Old Maui (Todd Rundgren)
  6. Jack Tar on Shore (Dan Zanes w/Broken Social Scene)
  7. Sally Racket (Sissy Bounce (Katey Red & Big Freedia) with Akron/Family)
  8. Wild Goose (Broken Social Scene)
  9. Flandyke Shore (Marianne Faithfull w/Kate & Anna McGarrigle)
  10. The Chantey of Noah and his Ark (Old School Song) (Ricky Jay)
  11. Whiskey Johnny (Michael Gira)
  12. Sunshine Life for Me (Petra Haden w/Lenny Pickett)
  13. Row the Boat Child (Jenni Muldaur)
  14. General Taylor (Richard Thompson w/Jack Shit)
  15. Marianne (Tim Robbins w/Matthew Sweet & Susanna Hoffs)
  16. Barnacle Bill the Sailor (Kembra Phaler w/Antony/Joseph Arthur/Foetus)
  17. Missus McGraw (Angelica Huston w/The Weisberg Strings)
  18. The Dreadnought (Iggy Pop & Elegant Too)
  19. Then Said the Captain to Me (Two Poems of the Sea) (Mary Margaret O‘Hara)

Ovviamente il brano di Frank Zappa non è stato creato appositamente per l’occasione, a differenza di tutti gli altri brani. Anche questo molto buono.

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Altre tre uscite, un paio già disponibili e una in uscita martedì.

Ritorno anche per Terry Allen. L’ultimo disco ufficiale, Salivation, era del 1999, anche se aveva fatto una apparizione nel disco di Ryan Bingham del 2007, Mescalito e nel 2012 è uscito un CD dal vivo, autodistribuito, registrato nel 1971. Bottom Of The World è uscito il 22 gennaio per la propria etichetta e vede la partecipazione, oltre ad Allen, piano e tastiere, di Lloyd Maines, immancabile alle chitarre, Richard Bowden, viola e mandolino, Richard Standefer, al cello, oltre al figlio Bukka Allen, organo B3 e accordion, e moglie al seguito Sally, alle armonie vocali. Il nostro amico Terry, ne fa pochi ma quasi sempre buoni e questo è tra i migliori.

Annunciato da parecchi mesi esce in questi giorni il primo capitolo di una nuova serie di materiale d’archivio dal vivo della Jerry Garcia Band, si intitola Garcia Live Volume One March 1st 1980 Capitol Theater. Triplo CD pubblicato dalla ATO Records, questa la tracklisting:

Early Show

  1. Sugaree
  2. Catfish John
  3. How Sweet It Is
  4. Simple Twist of Fate
  5. Sitting in Limbo >
  6. That’s All Right
  7. Deal

Late Show:

  1. Mission in the Rain
  2. That’s What Love Will Make You Do
  3. Russian Lullaby
  4. Tiger Rose (w/ Robert Hunter)
  5. The Harder They Come
  6. Promontory Rider (w/ Robert Hunter)
  7. Midnight Moonlight
  8.  Dear Prudence

Nelle varie incarnazioni di Will Oldham, quella come Bonnie Prince Billy è una delle più ricorrenti. Questo volta in coppia con la cantante Dawn McCarthy ci propone uno dei capitoli più piacevoli e di gradevole ascolto, un CD tutto dedicato ai brani che erano nel repertorio degli Everly Brothers, When The Brothers Sang, pubblicato come di consueto dalla Domino Records, è cantato quasi sempre all’unisono dai due vocalists per ricreare le armonie classiche dei fratelli Everly, uno dei grandi e più influenti gruppi nella storia del rock, da Simon & Garfunkel in giù. Tra i brani è presente anche una cover di Somebody help me, uno dei brani più belli dello Spencer Davis Group di Steve Winwood che lo avevano cantato ed inciso un anno prima degli Everly Brothers.

 

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Un terzetto blues, con diversi stili e punti di vista sul genere.

Gli Endless Boogie sono un quartetto di blues-rock psichedelico che viene dall’area di Brooklyn, New York, non per niente il nuovo disco si chiama Long Island, esce su etichetta No Quarter e ci danno dentro alla grande. 8 brani per un totale di 79 minuti, ma nel precedente ce n’era uno di quasi 23 minuti, sentire please…tra Blue Cheer e stoner rock, ma anche Canned Heat, vai col boogie!

Otis Taylor ci sorprende ad ogni disco con qualche sorpresa. Questa volta è il caso di un disco dove il suo classico Blues (classico, ma molto personale) si incrocia con la musica dei Nativi Americani nella persona di Mato Nanji, il leader degli Indigenous, quindi anche sonorità più elettriche del solito, per questo My World Is Gone che esce, come di consueto per la Telarc.

Altro ritorno, quello dei Fabulous Thunderbirds, a otto anni dal precedente Painted On, questo On The Verge, il primo edito dalla Severn, presenta per la prima volta su disco, la band di Kim Wilson, con la nuova formazione che vede la presenza dei fratelli Moeller, Jay alla batteria e l’eccellente Johnny alla chitarra (forse il più adatto a raccogliere l’eredità di Jimmie Vaughan, come ha dimostrato il suo disco solista del 2010, Bloogaloo, anche se deve mangiarne ancora di pagnotte). Mike Keller alla seconda chitarra e Jason Bermudes al basso completano la formazione. Electric Texas Blues come di consueto. Il video non c’entrerebbe, però è bello e c’è Kim Wilson all’armonica.

Per oggi basta, alla prossima!

Bruno Conti

Novità Di Febbraio Parte II Bis. Otis Taylor, Audra Mae, Heartless Bastards, Neil Young, Howlin’ Rain, Rosie Thomas, Shearwater

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Seconda parte delle uscite del 14 febbraio.

Torna Otis Taylor con un nuovo lavoro di “gruppo” sempre per la Telarc. Il CD si chiama Otis Taylor’s Contraband e vede il barbuto Bluesman americano alle prese con un nutrito gruppo di musicisti. Oltre alla sua band abituale, con la figlia Cassie che si alterna con Todd Edmunds al basso, Larry Thomas alla batteria, Jon Paul Johnson alla chitarra e Brian Juan all’organo nonché lo stesso Taylor all’immancabile banjo (e alla chitarra), ci sono vari ospiti che conferiscono ulteriore spessore al suono che ogni tanto vira decisamente al rock, ma non manca la solita brillantezza fornita dalla cornetta di Ron Miles, dal violino di Annie Harris, le sonorità esotiche del djembe di Fara Tolno, dalla Guinea, la pedal steel guitar dell’eccellente Chuck Campbell e lo Sheryl Renee Choir per una patina gospel. A un primo ascolto mi sembra uno dei suoi migliori album.

Di Audra Mae vi avevo parlato in termini più che positivi che-storia-audra-mae-the-happiest-lamb.html, un paio di anni fa in occasione dell’uscita del precedente album. Appurato che è sempre la pronipote di Judy Garland, la nostra amica continua ad avere delle frequentazioni inconsuete: se nel passato aveva composto l’unico brano inedito nel 1° album di Susan Boyle, nel frattempo ha scritto anche una canzone per una cantante tedesca che partecipava all’Eurofestival del 2011. In questo nuovo Audra Mae And The Almighty Sound che esce sempre per la Side One Dummy, l’etichetta di Gaslight Anthem e Flogging Molly ma anche di Chuck Ragan, il suono ha connotazioni più rock vista la presenza di un nuovo gruppo fisso di musicisti oltre all’immancabile contrabassista Joe Ginsberg con lei da inizio carriera. Non mancano le belle ballate e il rock è diciamo “acustico” e roots. Voce particolare e interessante come sempre.

Gli Heartless Bastards sono un gruppo rock che ruota attorno alla personalità della cantante Erika Wennerstrom e dopo tre buoni album per la Fat Possum con questo nuovo Arrow approdano alla Partisan Records (quella dei Deer Tick e dei Middle Brother) e realizzano quello che è il loro miglior disco. Una sorta di incrocio tra Grace Potter, Aimee Mann e Chrissie Hynde come attitudine se non come voce, la Wennerstrom fa dell’ottimo rock classico con ampie spruzzate roots (quello sano e ruvido senza deviazioni tamarre) ed è proprio una di quelle brave. Se volete sentire del grande rock al femminile non cercate lontano, gli Heartless Bastards sono il vostro gruppo e anche nelle ballate e nei midtempo si difendono alla grande.

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Sempre per la serie “minori ma bravi” ecco il nuovo album degli Howlin Rain, The Russian Wilds, il quinto disco per la band rock californiana sotto contratto per la Columbia/American Recordings di Rick Rubin. Tra rock classico, rock blues e psichedelia, la band di Ethan Miller che milita anche nei Comets On Fire ha un tiro chitarristico tra i migliori delle “nuove” bands emergenti.

Rosie Thomas è una di quelle voci femminili che in mancanza di meglio definiremo indie-folk-rock; With Love è il suo sesto CD, il primo dopo una pausa di alcuni anni, prima per problemi di salute dovuti alla tiroide e poi per “problemi” d’amore (si è sposata). Una bella voce, magari non originalissima ma molto piacevole, indicata per chi ama le cantanti “classiche” anni ’70 con uso di piano (ma non solo).  La sua etichetta è la Sing-a-long Records 101 Distr. Non il massimo della reperibilità.

Esce anche il nuovo CD degli Shearwater uno dei gruppi storici dell’indie-rock americano. Arrivano dalla Matador Records e approdano alla Sub Pop per il loro ottavo album, Animal Joy, che mi sembra uno dei loro migliori in assoluto, tra canzoni raffinate e brani rock più ardenti. Se conoscete le due etichette sapete cosa aspettarvi con in più l’atout della voce molto espressiva di Jonathan Meiburg una delle più originali in circolazioni.

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Per finire le uscite di questa settimana la Left Field Media ci regala un altro dei loro Live di provenienza da Broadcasts radiofonici. Questa volta è il turno di Neil Young & Crazy Horse Cow Palace 1986 trasmesso in origine dalla KLOS FM di San Francisco il 21 novembre: un doppio CD con il concerto completo che, dopo una prima parte non esaltante degli anni ’80, segnalava con il Rusted Garage Crazy Horse Tour il ritorno del grande canadese ai suoi migliori livelli. Ovviamente era già uscito sottobanco come Bootleg ma questa nuova edizione è sicuramente di più facile reperibilità e ai collezionisti non si comanda!

Contenuto:

1. Introduction
2. Mr. Soul
3. When You Dance, I Can Really Love
4. Down by the River
5. Too Lonely
6. Neil s Mom Calls
7. Heart of Gold
8. After the Goldrush
9. Inca Queen
10. Drive Back
11. Opera Star
12. Sam Kinison Calls
13. Cortez the Killer
Disc: 2
1. Sample and Hold
2. Computer Age
3. Violent Side
4. Mideast Vacation
5. Long Walk Home
6. The Needle and the Damage Done
7. When Your Lonely Heart Breaks
8. Around the World
9. Powderfinger
10. Like a Hurricane
11. Hey Hey, My My
12. Prisoners of Rock n Roll

Anche per questa settimana è tutto.

Bruno Conti