Non Se Ne Può Fare A Meno. Se Amate Tim Buckley (Ma Non Solo): C’Era Due Volte! Greetings From West Hollywood & Venice Mating Call

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Tim Buckley – Greetings From West Hollywood – Edsel

Tim Buckley – Venice Mating Call-  2CD Edsel

Di recente, per motivi che francamente mi risultano ignoti, visto che in teoria non c’era nessuna ricorrenza particolare da festeggiare (a parte forse il 70° Anniversario dalla nascita, ma era comunque a Febbraio), c’è stato un soprassalto di attività, peraltro graditissimo, legato alla eredità musicale di quel grandissimo musicista che risponde al nome di Tim Buckley. Oltre allo splendido cofanetto della Warner contenente tutti gli album di studio di cui vi abbiamo riferito di recente http://discoclub.myblog.it/2017/11/26/supplemento-della-domenica-la-ristampa-dellanno-cera-una-volta-tim-buckley-the-complete-album-collection/ , la Edsel ha ristampato anche Sefronia e Look At The Fool, oltre ad un box con quattro album dal vivo già editi in passato, che comprende anche Live At The Toubadour1969. E proprio ai concerti tenuti in quel fatidico settembre del 1969 al celebre locale californiano fanno riferimento i due album di cui ci occupiamo: si tratta di registrazioni “inedite” recuperate dai nastri originali dai produttori Pat Thomas e Bill Inglot, che pur avendo all’incirca lo stesso repertorio in entrambi i CD, non duplicano a livello di performances quelle già contenute nel Live al Troubadour del 1994.

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https://www.youtube.com/watch?v=7JhBzUme2N4

Buckley, oltre ad essere un artista innovativo, visionario ed unico, come testimoniano i suoi album di studio , era anche un formidabile performer in grado di mettere a frutto l’estensione e la timbrica della sua splendida voce, soprattutto nei concerti dal vivo dove era anche accompagnato da un band di tutto rispetto in grado di improvvisare all’impronta. E seppure di registrazioni di suoi concerti, per fortuna, ne sono uscite moltissime nel corso degli anni (come pure ritrovamenti di materiale di studio inedito http://discoclub.myblog.it/2016/11/23/correva-lanno-1967-tim-buckley-lady-give-me-your-key-the-unissued-1967-acoustic-sessions/), queste due, pur con l’avvertenza della ripetitività del repertorio, sono comunque interessantissime, sia per l’eccellente qualità sonora, non sempre così brillante in altri live della sua discografia, ma anche per il repertorio contenuto: insomma si tratta di materiale forse soprattutto per “maniaci” di Tim Buckley, ma pure chi si avvicina per la prima volta alla sua musica non mancherà di rimanere stupito dalla straordinaria versatilità di questo artista incredibile e mai troppo lodato per i suoi effettivi meriti di innovatore e ricercatore sonoro. Le registrazioni furono effettuate il 3 e 4 settembre del 1969, due set per ogni giorno, più quella che si presume essere stata una data di “riscaldamento”, probabilmente per testare la strumentazione, in uno dei pomeriggi antecedenti ai concerti ufficiali.

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https://www.youtube.com/watch?v=b54sto6t81w

La formazione che suona nel disco è eccellente (la stessa, ovviamente, del Live At Troubadour): Lee Underwood, chitarra elettrica e piano elettrico, John Balkin, basso, Carter Collins, congas e cimbali, e Art Tripp alla batteria; quindi non una formazione “rock” tipo quella successiva che verrà utilizzata per Greetings From L.A., ma neppure quella più “ricercata” ed elettroacustica di Dream Letter, che molti considerano il suo disco dal vivo migliore, direi un giusto mix delle due, senza indulgere troppo nel suono più sperimentale di Lorca o Blue Afternoon. Come la si voglia mettere, un gran bel sentire, Tim Buckley è forse ai suoi massimi livelli, e le versioni dei brani (9 in Greetings From West Holywood e 13 in Venice Mating Call) sono spesso molto lunghe e dilatate, dai 5 fino ai 10-12 minuti, ricche e godibilissime per quanto raffinate e ricercate. Gli intrecci tra l’acustica di Tim e l’elettrica di Underwood sono subito appunto “elettrizzanti” in Buzzin Fly (da Happy/Sad), come pure i vocalizzi di Buckley e quella voce già splendida e matura oltre ogni limite, a dispetto di un cantante che, non dimentichiamolo, aveva poco più di 22 anni all’epoca, il resto del gruppo segue nota per nota i due solisti e il concerto decolla immediatamente. Chase The Blues Away, in una versione di grande intensità, sarebbe uscita su Blue Afternoon solo a novembre di quell’anno, splendido qui il lavoro dell’elettrica di Underwood; I Had A Talk With My Woman sarebbe uscita su Lorca, addirittura solo nel 1970, ma Buckley la canta già come se fosse un brano abituale del suo repertorio, con la sua voce unica, utilizzata come fosse uno strumento aggiunto nella tavolozza sonora.

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https://www.youtube.com/watch?v=TY8FhXjDp8M

Anche la malinconica e delicata Blue Melody sarebbe uscita a breve su Blue Afternoon, mentre Nobody Walkin’ poi su Lorca, viene presentata in una versione di oltre 12 minuti, molto funky e sanguigna e che illustra il lato più carnale e ritmico dell’opera di Buckley, con Underwood che folleggia al piano elettrico, strumento che aveva appena riscoperto su richiesta dell’amico per quei concerti, ma dalla verve delle esecuzioni non si direbbe; anche Tim è in modalità da puro intrattenitore con la voce che sale e scende in modo vorticoso. Venice Mating Call è uno sketch sonoro strumentale improvvisato, breve e jazzato con Underwood ancora al piano; I Don’t Need It To Rain, già su Dream Letter ma in nessuno dei dischi di studio, è un altro brano di chiara impronta jazz, con la voce che viene spinta ai limiti, mentre il resto del gruppo improvvisa in chiave funky. Per Driftin’, una splendida ballata free form da Lorca, Underwood torna alla chitarra, mentre le atmosfere si fanno più sospese e sperimentali, con la voce sempre su tonalità quasi impossibili. A chiudere il primo dischetto, Greetings From West Hollywood, troviamo una versione di Gypsy Woman che è l’unica che non supera quella chilometrica di oltre dodici minuti presente su Happy/Sad, ma non ha nulla da invidiarle, con il basso di Balkin a guidare il groove del brano, mentre il resto della band improvvisa in piena libertà, anche se la chitarra è un po’ nascosta nel mixaggio.

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https://www.youtube.com/watch?v=buWRrlLplJE

Come avrete notato nessun brano dai primi due album “folk” che forse avevano un linguaggio sonoro diverso da quello sperimentato in questi concerti. Nel doppio Venice Mating Call, oltre a diverse canzoni in versioni comunque diverse da quelle di Greetings (era assai difficile che Buckley facesse un brano in modo simile nei diversi concerti) abbiamo anche una qualità sonora che mi pare superiore e forse pure l’esecuzione è più brillante, oltre a presentare alcuni brani assenti nell’altro live: per esempio, dopo una scintillante Buzzin’ Fly ecco una mossa e complessa Strange Feelin’ sempre con la voce spinta verso vette stellari, mentre il resto del repertorio è lo stesso dell’altro album (però le versioni di Blue Melody e Chase The Blues Away sono da incorniciare e preservare per i posteri) , ma nel secondo CD, appaiono una rara (I Wanna) Testify, mai apparsa in nessun disco ufficiale di Buckley, oltre nove minuti di pura goduria sonora, per non parlare dell’uno-due splendido di due  brani sofisticati e unici come la notturna Anonymous Proposition e la sperimentale Lorca, non ancora portata alle estreme conseguenze della versione di studio, ma già di non facile assimilazione, pura improvvisazione, molto giocata sulle percussioni di Carter e sulla chitarra elettrica jazzy di Underwood. A completare l’esecuzione praticamente completa di Lorca, un disco che sarebbe uscito solo nel maggio del 1970, vengono eseguite anche versioni già rifinite e stimolanti di I Had A Talk With My Woman, uno dei brani più vicini al Buckley storyteller dei primi album, dolce ed avvolgente, non troppo dissimile da quella dell’altro Live. e poi di nuovo funky e impetuoso in una travolgente Nobody Walkin’ con Underwood ancora al piano elettrico, molto diversa e più breve di quella su Greetings Form West Hollywood. Se ne può fare a meno se amate Tim Buckley? Per i vostri portafogli temo di no!

Bruno Conti