Un Gradito Ritorno Alle Atmosfere Degli Esordi Per Il Duo Di Akron. The Black Keys – Let’s Rock

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The Black Keys – Let’s Rock – Nonesuch/Warner CD

A cinque anni dall’ultimo lavoro Turn Blue Dan Auerbach ha richiamato Patrick Carney per tornare a fare un disco come The Black Keys, non senza una certa sorpresa generale. Infatti nell’ultimo lustro Auerbach è stato impegnatissimo come talent-scout e produttore, registrando una lunga serie di album presso i suoi Easy Eye Sound Studios di Nashville (da non perdere almeno quelli di Dee White, Yola e Robert Finley) oltre a pubblicare il suo secondo album solista, lo splendido Waiting On A Song, un vero gioiellino tra pop, rock, soul e country che sembrava inciso a cavallo tra gli anni sessanta ed i settanta https://discoclub.myblog.it/2017/06/13/un-disco-quasi-perfetto-per-un-artista-geniale-dan-auerbach-waiting-on-a-song/ . Tornando ai Black Keys, Turn Blue era stato un album che aveva attirato non poche critiche, sia per certe soluzioni sonore non proprio azzeccate, sia per la qualità media non eccelsa delle canzoni, sia ancora per il fatto che veniva dopo i due maggiori successi della band/duo, cioè Brothers (2010) e soprattutto El Camino dell’anno successivo, che vendette ben più di due milioni di copie nel mondo, non male per due musicisti che avevano iniziato a suonare negli scantinati di Akron, Ohio.

Let’s Rock è un disco importante, in quanto segna il ritorno alle atmosfere che contraddistinguevano i primi lavori di Dan e Patrick, soprattutto Thickfreakness e Rubber Factory: musica rock essenziale e degna di una garage band, con marcati elementi blues ed atmosfere decisamente elettriche. Un suono crudo e chitarristico, con i riff di Auerbach (che negli anni ha introdotto anche il basso nel suono del duo, e qui si cimenta anche alle tastiere in un paio di pezzi) ben doppiati dalla batteria secca di Carney. Let’s Rock mantiene dunque ciò che promette il titolo, dodici canzoni dirette e potenti, ma con inedite aperture melodiche figlie sicuramente degli ultimi anni in cui Auerbach è notevolmente maturato sia come musicista che come autore (la collaborazione con John Prine non può che avergli giovato): Dan ha quindi riversato la sua maggiore esperienza tutta in questo album, che coniuga quindi in maniera mirabile energia e songwriting di livello, diversificando anche gli stili ed aggiungendo alla base rock-blues un tocco di rhythm’n’blues e perfino di country. Il disco è autoprodotto dai due, che sono anche gli unici musicisti (a parte le voci femminili di Leisa Hans e Ashley Wilcoxson), ma il suono è nelle mani di due luminari come Richard Dodd al master e Tchad Blake al mix.

Si inizia per il meglio con Shine A Little Light, un brano a metà tra rock ed errebi, ritmo pulsante e chitarra bella tosta che si contrappone benissimo ad un motivo accattivante. Questo è il lato più rock di Auerbach, ma con una profondità di scrittura che un tempo gli mancava. Eagle Birds è un rock-blues secco e diretto, chitarra leggermente distorta e sezione ritmica vibrante, con un breve ma ottimo assolo da parte di Dan; la pimpante Lo/Hi è una rock song decisamente elettrica e vitale, ma anche coinvolgente al massimo e di buona immediatezza (non per niente è il primo singolo), mentre Walk Across The Water è un pezzo cadenzato e meno aggressivo, dal mood suadente e ritornello gradevole, quasi una pop song su base rock (bella la coda strumentale, che però si interrompe di botto). Tell Me Lies è un piacevole funkettone con un altro refrain di sicura presa e le solite ottime parti di chitarra, e si contrappone alla pura tensione elettrica di Every Little Thing, una grande rock song dall’attacco hendrixiano ed un andamento trascinante: energia, grinta ma anche feeling a piene mani.

Get Yourself Together è puro rock’n’roll, diretto ed irresistibile sia nel ritmo che nel ritornello, una delle più immediate, Sit Around And Miss You è addirittura country-rock, un brano limpido e di grandissima fruibilità, con chiare influenze “creedenciane”: splendida, anche se siamo più dalle parti dell’Auerbach solista. Il disco si conferma per nulla monotematico, anzi è ricco di sfaccettature pur mantenendo un suono diretto e senza fronzoli: prendete Go, secca, essenziale e quasi garage, che si amalgama benissimo con la seguente Breaking Down, altro delizioso brano che non è né pop, né rock, né errebi ma ha qualcosa di tutti e tre gli stili. Chiudono il CD la corale Under The Gun, dal ritmo sostenuto e soliti ficcanti riff chitarristici, e con la frenetica Fire Walk With Me, ancora puro e travolgente rock’n’roll. I Black Keys sono quindi tornati alla grande, con il suono dei primi tempi ma anche con una nuova visione musicale a 360 gradi, e Let’s Rock è uno dei rock’n’roll albums del 2019.

Marco Verdi