Dal Punk Al Folk, Una Lunga Storia! Penelope Houston – On Market Street

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Penelope Houston – On Market Street – Glitterhouse Records 2012

Ne è passato di tempo da quando, diciannovenne, fondò una delle migliori punk-band californiane: The Avengers. Era il 1977 e, con lo scorrere degli anni, sempre più lontane dai suoi esordi sono divenute le coordinate musicali che Penelope “Penny” Houston ci ha proposto come solista, negli anni a seguire. Forte di qualità artistiche di indiscusso valore, decantate in tanti anni di attività, e giustamente riconosciuta dalla stampa specializzata d’oltreoceano, Penny, dopo lo scioglimento del gruppo (autore di un solo disco, pubblicato postumo e qualche reunion), ha iniziato un percorso in proprio, esordendo con Birdboys (87), cui faranno seguito altri album importanti nello sviluppo della sua carriera, titoli come The Whole World (93), Karmal Apple (94), Cut You (96), Tongue (99), Eighteen Stories Down (2003), The Pale Green Girl (2004).

Dopo otto anni di silenzio, nei quali la Houston è passata attraverso esperienze traumatiche (cause legali, il divorzio dal marito Mel Peppas, e soprattutto una forte tossicodipendenza), inaspettatamente torna con questo lavoro On Market Street (registrato nei prestigiosi Fantasy Studios di Berkeley, Ca), dove con l’aiuto del suo co-produttore Jeffrey Wood (Luka Bloom, Giant Sand), ha radunato poliedrici e affiatati musicisti, partendo dallo storico chitarrista Pat Johnson, Dawn Richardson alla batteria, il bravissimo Danny Eisenberg (Tift Merritt, Ryan Adams) all’organo Hammond B3, Alec Palao al basso, e il duo Benito Cortez e Julian Smedley al violino, che sottolineano con la loro bravura la melodia delle canzoni. Nei quasi cinquanta minuti del CD, scorrono piacevolmente canzoni come la melodica You Real Me, la californiana All The Way, il rock moderato ma assolutamente intrigante di If You’re Willing, le ballate You Reel Me In e Come Back To The Fountain, senza dimenticare la “perla” del disco la lenta On Market Street, le atmosfere pop-rock raffinate di Dead Girl (che mi ricordano la miglior Aimee Mann), il folk-barocco di Meet Me In France con il sottofondo di un quartetto d’archi, e per chiudere il cerchio il ritorno alle origini “punk” con la conclusiva USSA.

Penelope Houston è stata spesso considerata (giustamente) una delle “pioniere” del punk americano, ma considerando la musica che ha creato nel corso degli ultimi due decenni, può essere tranquillamente catalogata come una delle cantautrici più all’avanguardia della musica a stelle e strisce. Questo On Market Street è un disco di moderno cantautorato ma con radici negli anni ’70 ( anche per la presenza costante dell’organo hammond in tutta la raccolta), che ci permette di scoprire, o riscoprire (per chi già la conosce) una musicista ignorata in Italia, ma abbastanza popolare in America, dove (se vi capita di essere da quelle parti) potreste trovarla spesso a suonare, nella zona della baia di San Francisco, soprattutto nei piccoli locali che la costellano.

Tino Montanari