Anche quest’anno, sia pure un po’ in ritardo rispetto al 2016, facciamo un giro nelle proposte di fine anno sui dischi migliori usciti nel corso del 2017, attraverso alcuni post che raggrupperanno diverse delle principali riviste e siti musicali. Devo dire che ormai sempre più spesso mi ritrovo a condividere poco o nulla di queste classifiche (oltre a tutto molto simili tra loro), tanto che la coincidenza tra gli album segnalati sul Blog e quelli che appaiono in queste liste è diventata veramente scarsa. Comunque per tradizione continuo a proporvi le loro scelte, sperando sempre di trovare magari qualche chicca che è sfuggita alle nostre orecchie e che possa essere interessante da approfondire per chi è alla ricerca di prodotti validi e intriganti per i propri ascolti (a quello scopo ho inserito qualche video per i nomi che mi sono sembrati validi o tra i meno peggio), nascosti tra miriadi di rap, hip-hop, dance, musica elettronica, pop vario, coniugato in improbabili nuove definizioni (che cacchio di genere è il “footwork”? Lo so, ma siamo quasi alla follia) e miriadi di “alternative”, rock, indie, folk, R&B, eccetera. Anche la rivista Mojo si è aggregata a questo andazzo e quindi da qualche tempo ho smesso di leggerla con frequenza, giusto qualche capatina di tanto in tanto (infatti solo un titolo di questa classifica ha avuto un Post sul Blog). In ogni caso partiamo con loro: sono i primi 15 dell lista della rivista su 50 titoli indicati, andando a ritroso fino al primo posto.
11. The Moonlandingz – Interplanetary Class Classics
10. Aldous Harding – Party
9. Sleaford Mods – English Tapas
8. Hurray For The Riff Raff – The Navigator
7. Kendrick Lamar – DAMN.
6. St. Vincent – MASSEDUCTION
5. Jane Weaver – Modern Kosmology
4. A Tribe Called Quest – We got it from Here… Thank You 4 Your service E questo è pure uscito a novembre del 2016
3. Queens of the Stone Age – Villains
2. Nadia Reid – Preservation Questa signora mi sembra veramente brava
1. LCD Soundsystem – American Dream
Q MAGAZINE’S TOP 15 LPS OF 2017
15. Liam Gallagher – As You Were
14. Sampha – Process
13. The Horrors – V 12. Sleaford Mods – English Tapas
11. Stormzy – Gang Signs & Prayer 10. The National – Sleep Well Beast 9. Queens of the Stone Age – Villains
8. Baxter Dury – Prince of Tears
7. Father John Misty – Pure Comedy
6. St. Vincent – MASSEDUCTION
5. Gorillaz – Humanz
4. Lorde – Melodrama
3. Wolf Alice – Visions of a Life
2. LCD Soundsystem – American Dream
1. Kendrick Lamar – DAMN.
Uncut’s Top 15 Albums of 2017
E nella classifica di Uncut devo ammettere che ne ho trovati parecchi di album validi, magari non i miei preferiti assoluti ma insomma ci può stare, in parte.
15. Joshua Abrams & Natural Information Society – Simultonality
Peter Perrett – How The West Was Won – Domino Records
Qualche mese fa, nella rubrica delle anticipazioni, verso fine maggio, avevo annunciato l’uscita di questo album di Peter Perrett How The West Was Won, poi regolarmente uscito al 30 giugno. Come ogni tanto capita, per svariati motivi, la recensione promessa non si è colpevolmente materializzata sulle pagine virtuali del Blog. Ma oggi rimediamo perché il disco merita veramente: ci sarà un motivo se è stato il disco del mese per Mojo e Uncut, ha avuto 5 stellette dalla rivista Record Collector, e in generale ottime recensioni anche sulle riviste e sui siti italiani dedicati alla musica rock (con l’eccezione, stranamente, del Buscadero, la rivista dove scrive anche il sottoscritto, in cui il disco è stato recensito sì in modo positivo, ma un po’ troppo tiepido). Non siamo di fronte, forse, ad un capolavoro assoluto, ma sicuramente ad un album di alto artigianato rock, da parte di un personaggio che secondo molti, anche per la vita che ha vissuto, è già un miracolo se oggi sia ancora vivo, senza essere stato spazzato via dai suoi eccessi di junkie (grazie a quella santa donna della moglie Zena che è sempre rimasta al suo fianco), quasi obbligato dal bisogno di interpretare per forza la figura dell’outsider e del ribelle del R&R che prevede, purtroppo, l’iconografia di certo rock “alternativo” (ma anche mainstream).
Di solito, se riescono a sopravvivere agli eccessi, questi artisti quando raggiungono una età matura si meravigliano di quello che hanno fatto nel loro passato, ma nel momento in cui succede è quasi un fatto compulsivo, se poi non è neppure accompagnato dal successo diventa ancora più frustrante. Peter Perrett è stato il leader degli Only Ones, una band che sul finire degli anni ’70 ha realizzato un trittico di album, The Only Ones, Even Serpent Shine e Baby’s Got A Gun, usciti in piena era punk e New Wave, ma che erano tre perfetti esempi di rock classico, una fusione di Lou Reed, del glam rock britannico più “nobile”, quello dei Mott The The Hoople o del Bowie Ziggy, del rock newyorkese dei Television, di certe cose dei Replacements o dei Soft Boys, il tutto con la voce particolare, a tratti androgina, di Perrett, la chitarra sfavillante di John Perry e il drumming brillante di Mike Kellie, già con gli Spooky Tooth agli inizi anni ’70. Tra i tanti ottimi brani realizzati, uno in particolare, Another Girl, Another Planet, rimane il loro piccolo capolavoro e il motivo per cui si riunirono brevemente negli anni 2000 quando venne utilizzato per uno spot pubblicitario. E prima c’era stato un disco di Peter Perett + The One, non male, che però è passato come una meteora, apparso e scomparso.
Detto che vale la pena di investigare su quei dischi, il motivo principale di questo Post è comunque How The West Was Won, un album che riprende le traiettorie sonore proprio di quei dischi, mediate attraverso la maturità del suo autore, e l’aiuto anche delle giovani generazioni, rappresentate dai figli di Peter Jamie Perrett e Peter Perrett Jr., rispettivamente alla chitarra e al basso, già componenti degli Strangefruit, che il babbo cita tra i suoi gruppi preferiti (strano!), e dal batterista Jake Woodward, con l’aiuto di Jon Carin alle tastiere (dalla touring band di Roger Waters, David Gilmour e Pink Floyd assortiti, oltre a Kate Bush), nonché di Jenny Maxwell alla viola elettrica e al violino. Produce il tutto Chris Kimsey, non il primo che passa per strada, ma uno che ha lavorato con Rolling Stones, Yes, Marillion, Peter Frampton e mille altri. Il risultato è un disco molto bello, che predilige la ballata rock, spesso umbratile e malinconica, con frequenti impennate chitarristiche, ma con un gusto per la melodia e per l’uso del riff, entrambi innati nella musica di Peter Perrett. Tutti i punti di riferimento indicati per gli Only Ones ovviamente valgono anche per questo disco: come è chiaro subito sin dall’iniziale title track, una metafora sulla conquista dell’Ovest e sulla società attuale, molto incentrata anche sul fondoschiena di Kim Kardashian che in fondo, al di fuori delle metafore, dice il nostro. è solo un “culo”, ma anche sulle vicende personali di Perrett, che musicalmente, in un caldo midtempo rock, “cita” quasi alla lettera il riff di Sweet Jane di Lou Reed, molto presente anche nel suo stile vocale, pigro e indolente, ma con un’aria sorniona, che ricorda il grande Lou, mentre il figlio Jamie si destreggia tra slide e solista con un tocco quasi leggiadro che nel finale diventa urgente.
An Epic Story è altrettanto bella e aggiunge un leggero uso di coloritura delle tastiere alle chitarre sempre onnipresenti, il brano ha dei momenti dove il ritmo accelera di improvviso, Perrett canta con maggiore brio e vivacità questa canzone che racconta anche della sua storia con la moglie Zena. Hard To Say No è una di quelle che ricordano di più lo stile bowiano degli Only Ones, con un coretto ricorrente e una andatura da valzer rock, anche se non è tra le più memorabili. Troika è una piacevole ballata pop quasi alla Spector, con piccole percussioni che rimandano alle canzoni adolescenziali del grande Phil e un crescendo delizioso che la caratterizza, grazie anche alla solita chitarra del figlio Jamie; Living In My Head è il pezzo più lungo dell’album, quasi sette minuti di una straziata, tormentata, intensa costruzione rock, dove ripetuti, torrenziali e distorti strali chitarristici si alternano a momenti più sospesi e sognanti, sempre ben delineati dall’attenta produzione di Kimsey che in questo disco frena i suoi istinti più eccessivi, una sorta di Velvet meets Television per gli anni 2000, come anche nella successiva C Voyeurgeur, che tratta degli anni bui della dipendenza dall’eroina (e quindi ricorda per certi versi la canzone dei Velvet), altro tributo all’amore e alla pazienza della moglie Zena, in una ballata molto più tenera e meno estrema della sua ispirazione, con una dolce vena di speranza che la percorre, anche grazie a una bella melodia.
Ma prima c’è spazio pure per un esempio quasi di jingle-jangle, tra Byrds e Soft Boys, con leggere spire psych, come l’incantevole Man Of Extremes, o per una bella canzone dai contorni pop come Sweet Endeavour, dove Lou Reed, Bowie e il classico rock morbido britannico dei primi anni ’70 si incontrano con sonorità più americane sulle onde della solita chitarra del Perrett figlio, qui anche in modalità slide. Mancano all’appello una Something In My Brain che ricorda ancora una volta Lou Reed, vero punto di riferimento e nume tutelare di tutto il disco, quello di metà anni ’70 di Coney Island Baby, miscelato con certe intonazioni anche alla Ian Hunter e la solita chitarra ficcante e pungente che ricorda di nuovo certe derive psichedeliche e jam alla Television, e per finire, last but not least,Take Me Home, uno dei brani più melodrammatici dove Perrett annuncia che “I wish I could die in a hail of bullets sometimes…” su un brano che invece musicalmente ci riporta alle belle ballate rock avvolgenti che avevano caratterizzato la prima parte del disco, ancora con la magica solista di Jamie Perrett a sottolineare il cantato disincantato, ma vibrante del padre Peter Perrett che con questo How The West Was Won ha realizzato uno dei più brillanti “comeback” di questo 2017.
Proseguiamo con la disamina delle prossime uscite, sempre quelle in uscita dopo il 15 giugno. Le altre, tipo Roger Waters, Fleet Foxes (entrambe già pronte le recensioni), Gov’t Mule (in preparazione),Buckingham-McVie, Chuck Berry, e altre, le leggerete quanto prima sul Blog. Oggi partiamo con il nuovo album solista dell’ex Drive-by-Truckers.
Jason Isbell And The 400 Unit – Nashville Sound – Southeastern/Thirty Tigers
Contrariamente a quanto potrebbe far supporre il titolo, questo nuovo disco di Isbell è annunciato come il più rock e tirato della sua carriera solista (ma non mancano le ballate), l’aggancio con Nashville è dato dal fatto che l’album è stato registrato al famoso RCA Studio A, appunto nella capitale del Tennessee, con la produzione di Dave Cobb (ultimamente forse si fa prima a dire quelli che non ha prodotto), sinonimo di garanzia, e già dietro la consolle anche nei due precedenti dischi di Isbell. Lo accompagnano i 400 Unit: il tastierista Derry deBorja, il batterista Chad Gamble, il bassista Jimbo Hart, l’atro chitarrista Sadler Vaden e la violinista, nonché moglie di Jason, Amada Shires. Dieci brani nuovi, composti per l’occasione, dal due volte vincitore di Grammy, Jason Isbell.
Ecco i titoli dei brani del CD, previsto in uscita il 16 giugno:
1. Last Of My Kind 2. Cumberland Gap 3. Tupelo 4. White Man’s World 5. If We Were Vampires 6. Anxiety 7. Molotov 8. Chaos And Clothes 9. Hope The High Road 10. Something To Love
Dai tre brani che potete vedere ed ascoltare qui sopra mi sembra ottimo.
Il 23 giugno uscirà anche il nuovo Joe Bonamassa Live At Carnegie Hall: An Acoustic Evening, etichetta Mascot/Provogue/J&R Adventures, Sono già passati ben otto mesi, anzi quasi nove, dal precedente disco http://discoclub.myblog.it/2016/10/03/finche-fa-dischi-cosi-belli-puo-farne-quanti-ne-vuole-joe-bonamassa-live-at-the-greek-theater/ , ma il chitarrista di New York ci stupisce ancora una volta con un eccellente disco dal vivo, forse il migliore della sua carriera (e ne ha fatti parecchi “non male”, per usare un eufemismo, sempre molto diversi tra loro). Per l’occasione il concerto verrà pubblicato in tre diversi formati separati: doppio CD, doppio DVD o Blu-Ray.
La recensione la leggerete in anteprima sul Buscadero di giugno (sì, l’ho scritta io) e poi a seguire sul Blog. Nel frattempo ecco la lista completa dei brani:
[CD1] 1. This Train 2. Drive 3. The Valley Runs Low 4. Dust Bowl 5. Driving Towards The Daylight 6. Black Lung Heartache 7. Blue And Evil 8. Livin’ Easy 9. Get Back My Tomorrow
[CD2] 1. Mountain Time 2. How Can A Poor Man Stand Such Times And Live 3. Song Of Yesterday 4. Woke Up Dreaming 5. Hummingbird 6. The Rose
E i nomi dei musicisti impegnati nel concerto: Mahalia Barnes alla guida dei 3 backing vocalists australiani (gli altri due Juanita Tippins e Gary Pinto) , la cellista acustica ed elettrica di origine cinese Tina Guo (impegnata anche al erhu) e il percussionista egiziano Hossan Ramzy (che era quello utilizzato da Page & Plant per l’album No Quarter e nel Unledded Tour). Nella band di Bonamassa a fianco dei soliti Reese Wynans (piano), e Anton Fig batteria), troviamo anche Eric Bazilian, l’eccellente multistrumentista degli Hooters). Il concerto è fantastico ed elettrizzante, come si desume dai due video inseriti nel Post.
“Strano” disco solista per Jeff Tweedy dei Wilco, Together At Last, in uscita il 23 giugno prossimo per la Anti/Epitaph, conterrà rivisitazioni acustiche di brani già incisi dal nostro con i gruppi in cui ha militato, Wilco appunto, Loose Fur e Golden Smog. Quest’anno anche il musicista di Belleville, Illinois (ma residente a Chicago) taglia anche lui il traguardo dei 50 anni ad agosto e decide di pubblicare questo disco particolare, forse non del tutto comprensibile, o forse sì. anche alla luce dell’ultimo Wilco Schmilco che era già un album intimista e a tratti acustico, ma questa volta Tweedy è proprio da solo, e si dovrebbe trattare del primo di una serie di album chiamati Loft Acoustic Sessions, Produce lo stesso Jeff, insieme a Tom Schick, per un totale di 11 brani.
1. Via Chicago 2. Laminated Cat 3. Lost Love 4. Muzzle Of Bees 5. Ashes Of American Flags 6. Dawned On Me 7. In A Future Age 8. I Am Trying To Break Your Heart 9. Hummingbird 10. I’m Always In Love 11. Sky Blue Sky
Sembra interessante, lo preferisco in versione elettrica, o quantomeno accompagnato da una band, ma comunque il primo brano rilasciato non è affatto male.
Disco nuovo, sempre previsto per il 23 giugno, anche per Willie Nile: il titolo, e pure il sottotitolo, dicono tutto. Positively Bob, Willie Nile Sings Bob Dylan, autofinanziato con il solito sistema del crowdfunding via Pledge Music, parte dei proventi andrà alla The Light Of Day Foundation. Si sa abbastanza poco del disco, che uscirà su etichetta River House Records, ma dal teaser video qui sotto, sembra un album elettrico.
Nove brani in tutto, direi tutte prime scelte, ecco i titoli:
1. The Times Are A’ Changin’ 2. Rainy Day Women #12 & 35 3. Blowin’ In The Wind 4. A Hard Rain’s A’ Gonna Fall 5. I Want You 6. Subterranean Homesick Blues 7. Love Minus Zero, No Limit 8. Every Grain Of Sand 9. You Ain’t Goin’ Nowhere
Il prossimo album, previsto per il 30 giugno in questo caso, è quello di un’artista ignoto ai più, ma che al sottoscritto è sempre piaciuto molto: Peter Perrett, leader sul finire degli anni ’70 di una delle migliori e più misconosciute band inglesi dell’epoca, gli Only Ones, autori di alcuni splendidi album, dove a fianco della voce di Perrett si apprezzava anche il grande lavoro alla chitarra di John Perry. Senti che musica.
Tre dischi, tra il 1978 e il 1980, se vi capita cercateli, si trovano ancora facilmente in giro, poi tentativi di reunion varie, carriere soliste mai decollate per entrambi (in effetti Perrett avrebbe pubblicato nel 1996 anche un disco come Peter Perrett in The One – Woke Up Sticky, che non era neppure male, ma se ne sono accorti in pochi); per cui How The West Was Won deve essere considerato il suo esordio da solista. Non ho sentito l’album integralmente, ma a giudicare dallo splendida title track, che potete ascoltare di seguito, e anche da An Epic Story, mi sembra abbia tutte le carte in regola, se non per vendere, quanto meno per allietare le giornate degli appassionati della buona musica. Prodotto da Chris Kimsey (esatto, quello dei Rolling Stones), esce su etichetta Domino.
Accompagnato dai figli Jamie and Peter Jr., il disco ci propone dieci splendide canzoni (vado sulla fiducia, ma la classe non è acqua):
1. How The West Was Won 2. An Epic Story 3. Hard To Say No 4. Troika 5. Living In My Head 6. Man Of Extremes 7. Sweet Endeavour 8. C Voyeurger 9. Something In My Brain 10. Take Me Home
Nel post precedente, di due o tre giorni fa, dedicato soprattutto alle ristampe, questo era sfuggito: però a ben vedere, visto che uscirà il 30 giugno, per la Capitol/Universal, Sunshine Tomorrow dei Beach Boysè destinata a diventare un’altra delle ristampe più attese e sorprendenti della prossima estate: Un altro disco dei Beach Boys? Ebbene sì: si tratta della versione stereo del disco del 1967 Wild Honey, ma arricchito da una pletora di brani provenienti da varie fonti. Outtakes da quel album, ma anche da Smiley Smile, pezzi dal vivo registrati tra le Hawaii, Washington, DC e Boston, e tantissimo altro.
Leggete i contenuti, 65, dicasi, sessantacinque brani, tra cui moltissimo materiale inedito:
CD 1
Wild Honey (New Stereo Mix) (original mix released as Capitol ST 2859, 1967) (New stereo mix, except as noted *. Recorded September 15 to November 15, 1967 at Brian Wilson’s house and at Wally Heider Recording in Hollywood, California)
1. Wild Honey (2:45) 2. Aren’t You Glad (2:16) 3. I Was Made To Love Her (2:07) 4. Country Air (2:21) 5. A Thing Or Two (2:42) 6. Darlin’ (2:14) 7. I’d Love Just Once To See You (1:49) 8. Here Comes The Night (2:44) 9. Let The Wind Blow (2:23) 10. How She Boogalooed It (1:59) 11. Mama Says * (Original Mono Mix) (1:08)
Wild Honey Sessions: September – November 1967 (Previously Unreleased) 12. Lonely Days (Alternate Version) (1:45) 13. Cool Cool Water (Alternate Early Version) (2:08) 14. Time To Get Alone (Alternate Early Version) (3:08) 15. Can’t Wait Too Long (Alternate Early Version) (2:49) 16. I’d Love Just Once To See You (Alternate Version) (2:22) 17. I Was Made To Love Her (Vocal Insert Session) (1:35) 18. I Was Made To Love Her (Long Version) (2:35) 19. Hide Go Seek (0:51) 20. Honey Get Home (1:22) 21. Wild Honey (Session Highlights) (5:39) 22. Aren’t You Glad (Session Highlights) (4:21) 23. A Thing Or Two (Track And Backing Vocals) (1:01) 24. Darlin’ (Session Highlights) (4:36) 25. Let The Wind Blow (Session Highlights) (4:14)
Wild Honey Live: 1967 – 1970 (Previously Unreleased) 26. Wild Honey (Live) (2:53) – recorded in Detroit, November 17, 1967 27. Country Air (Live) (2:20) – recorded in Detroit, November 17, 1967 28. Darlin’ (Live) (2:25) – recorded in Pittsburgh, November 22, 1967 29. How She Boogalooed It (Live) (2:43) – recorded in Detroit, November 17, 1967 30. Aren’t You Glad (Live) (3:12) – recorded in 1970, location unknown
31. Mama Says (Session Highlights) (3:08) (Previously unreleased vocal session highlights. Recorded at Wally Heider Recording, November 1967)
CD 2
Smiley Smile Sessions: June – July 1967 (Previously Unreleased) (Recorded June and July 1967 at Brian Wilson’s house, Western Recorders, SRS, and/or Columbia Studios, except as noted *) 1. Heroes And Villains (Single Version Backing Track) (3:38) 2. Vegetables (Long Version) (2:55) 3. Fall Breaks And Back To Winter (Alternate Mix) (2:28) 4. Wind Chimes (Alternate Tag Section) (0:48) 5. Wonderful (Backing Track) (2:23) 6. With Me Tonight (Alternate Version With Session Intro) (0:51) 7. Little Pad (Backing Track) (2:40) 8. All Day All Night (Whistle In) (Alternate Version 1) (1:04) 9. All Day All Night (Whistle In) (Alternate Version 2) (0:50) 10. Untitled (Redwood) * (0:35) (Previously unreleased instrumental fragment. Studio and exact recording date unknown. Discovered in tape box labeled “Redwood”)
Lei’d In Hawaii “Live” Album: September 1967 (Previously Unreleased) (Recorded September 11, 1967 at Wally Heider Recording in Hollywood, CA, with additional recording September 29, 1967 (except as noted *). Original mono mixes from assembled master ½” reel, dated September 29, 1967, discovered in the Brother Records Archives.) 11. Fred Vail Intro (0:24) 12. The Letter (1:54) 13. You’re So Good To Me (2:31) 14. Help Me, Rhonda (2:24) 15. California Girls (2:30) 16. Surfer Girl (2:17) 17. Sloop John B (2:50) 18. With A Little Help From My Friends * (2:21) (Recorded at Brian Wilson’s house, September 23, 1967) 19. Their Hearts Were Full Of Spring * (2:33) (Recorded during rehearsal, August 26, 1967, Honolulu, Hawaii) 20. God Only Knows (2:45) 21. Good Vibrations (4:13) 22. Game Of Love (2:11) 23. The Letter (Alternate Take) (1:56) 24. With A Little Help From My Friends (Stereo Mix) (2:21)
Live In Hawaii: August 1967 (Previously Unreleased) (The Beach Boys recorded two complete concerts and rehearsals in Honolulu on August 25 and 26, 1967. Brian Wilson rejoined the group onstage for these shows; Bruce Johnston was not present. The following tracks derive from the original 1″ 8-track master reels discovered in the Brother Records Archives.) 25. Hawthorne Boulevard (1:05) 26. Surfin’ (1:40) 27. Gettin’ Hungry (3:19) 28. Hawaii (Rehearsal Take) (1:11) 29. Heroes And Villains (Rehearsal) (4:45)
Thanksgiving Tour 1967: Live In Washington, D.C. & Boston (Previously Unreleased) (The touring Beach Boys – Mike, Carl, Dennis, Al, and Bruce – embarked on a Thanksgiving Tour immediately after delivering the finished Wild Honey album to Capitol Records. For this tour, the band was augmented by Ron Brown on bass and Daryl Dragon on keyboards.) 30. California Girls (Live) (2:32) – recorded in Washington, DC, November 19, 1967 31. Graduation Day (Live) (2:56) – recorded in Washington, DC, November 19, 1967 32. I Get Around (Live) (2:53) – recorded in Boston, November 23, 1967
Additional 1967 Studio Recordings (Previously Unreleased) 33. Surf’s Up (1967 Version) (5:25) (Recorded during the Wild Honey sessions in November 1967) 34. Surfer Girl (1967 A Capella Mix) (2:17) (Previously unreleased mix of Lei’d In Hawaii take from the Wally Heider Recording sessions in September 1967)
Per la gioia di grandi e piccini, ed estratti dal periodo più fertile e creativo della band di Brian Wilson, e avrà pure un prezzo speciale, un doppio CD al costo di uno. Non ci sono ancora video specifici dedicati a questa ristampa, ma due o tre canzoni (!!!) tra cui scegliere mi sembra si possano trovare
Un’altra uscita interessante prevista per il 30 giugno è questo Live In Lafayette, doppio CD dal vivo per uno dei migliori chitarristi in circolazione, maestro della slide guitar e non solo, Sonny Landreth registra questo album proprio nella sua città adottiva (perché, per la precisione, è nato a Canton, Mississippi). Un album con un disco acustico ed uno elettrico, pubblicato dalla Mascot/Provogue:
CD1: Acoustic] 1. Blues Attack 2. Hell At Home 3. Key To The Highway 4. Creole Angel 5. A World Away 6. The High Side 7. Bound By The Blues 8. The U.S.S. Zydecoldsmobile
[CD2: Electric] 1. Back To Bayou Teche 2. True Blue 3. The Milky Way Home 4. Brave New Girl 5. Überesso 6. Soul Salvation 7. Walkin’ Blues 8. The One And Only Truth
Peccato che non sia stato accluso anche un video con le riprese del concerto, visto che a giudicare dal filmato qui sopra, pare esista.