Tenere E Delicate “Canzoncine”! Dawn Landes – Bluebird

dawn landes bluebird

Dawn Landes – Bluebird – Western Vinyl

Dopo l’EP Mal Habillée, dedicato alle canzoni delle Ye Ye Girls francesi (pare che la nostra amica sia molto popolare in Francia, in effetti il primo disco, dawn’s Music, inizialmente, era uscito solo per quel mercato), che francamente non aveva entusiasmato, torna Dawn Landes, con un nuovo album, Bluebird, il quinto della sua discografia, più due EP, incluso quello citato sopra https://www.youtube.com/watch?v=qL-peHeVum0 . Il disco è co-prodotto da Thomas Bartlett (The National, Sharon Van Etten, Rufus Wainwright, Antony and the Johnsons) e dalla stessa Dawn, che, forse non molti lo sapranno, ha iniziato a muovere i suoi primi passi nel mondo della musica proprio come produttrice ed ingegnere del suono, lavorando con Philip Glass e contribuendo all’apertura dei Saltlands Studios a Brooklyn, di cui credo sia tuttora una socia.

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Se devo esprimere un parere il suo album che preferisco è Fireproof, il CD uscito nel 2008 per la Fargo https://www.youtube.com/watch?v=eR4Ir16IQdQ , ma anche Sweetheart Rodeo (i Byrds non c’entrano nulla) del 2010 non era per niente male https://www.youtube.com/watch?v=NsmdXfaQVHk . Lo stile è principalmente acustico e folkie, una voce morbida, piana, quasi sussurrata, ma “forte” nella sua apparente semplicità, le canzoni sono molto belle e, attenzione, anche se a lei dispiace ammetterlo (ma poi lo dice nelle interviste), questo è il suo “divorce” album https://www.youtube.com/watch?v=Ue5Ct1MmcyY . Se siete curiosi suo marito era Josh Ritter, proprio lui, “quel” Josh Ritter (che ha già raccontato la storia, vista dalla sua parte, in Beast In His Tracks) https://www.youtube.com/watch?v=xH8KG09xYsQ !

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Lo si intuisce chiaramente da quello che è il “centrepiece” (meglio in inglese, rende di più l’idea che centrotavola o trionfo, che ne sono la traduzione italiana, anche se la seconda…) del disco: Cry No More, un brano che suggerisce dal testo che le lacrime sono alle spalle, ma dalla voce non si direbbe, ad aiutarla un’altra signorina che si intende di struggimenti del cuore, Norah Jones, seconda voce e piano, in questo brano (come avrebbe detto Stanlio “Come due piselli in un baccello!”), vagamente country-folk ed assolutamente delizioso, e nell’altrettanto bella Love Song, sempre solo per piano, chitarra acustica, un basso (Tony Scherr o Catherine Popper).

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Peraltro un po’ tutto il disco è molto minimale, quasi scarnificato nei suoni, con il sound che si adegua al mood malinconico della sua autrice: Bluebird, sta tra la Mitchell dei primissimi tempi e l’ultima Laura Marling, contrabbasso, le tastiere di Bartlett, la solita acustica arpeggiata dalla Landes, la doppia voce a rafforzare gli arrangiamenti https://www.youtube.com/watch?v=dChn32CwbpA , e così pure nella successiva Try To Make A Fire https://www.youtube.com/watch?v=Os2q6YyKjiw . L’approccio è proprio quello delle “vecchie” folksingers, niente inutili modernismi, se non servono, forse si giocherà qualche apparizione in spot, serie televisive o colonne sonore, per la mancanza del solito pezzo orecchiabile, ma tant’è. Bloodhound ha un afflato ancora più folk, vicino ai “colleghi” inglesi dell’epoca del primo folk revival, anche se qualcuno ci ha scorto del bluegrass (?).

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Heel Toe introduce l’elettrica di Rob Moose e la batteria di Ray Rizzo, che è anche la seconda voce del brano e suona pure l’armonica, e, anche per il timbro della voce di Dawn Landes, al sottoscritto ha ricordato molto certe cose “spaziali” dei Cowboy Junkies, decisamente bella comunque. Di Cry No More si è già detto, Oh Brother, con due acustiche in fingerpicking, forse anche un violino pizzicato, sempre da Moose, le tastiere sullo sfondo, il solito contrabbasso, aderisce perfettamente all’atmosfera “ombrosa” e malinconica dell’album. Diamond Rivers è una tenue ballata pianistica, molto eterea, quasi una ninna nanna, con violino e viola che insieme alle tastiere danno una improvvisa profondità al suono. A proposito di ninne nanne, anche Lullaby For Tony, fin dal titolo, rientra nella categoria, mentre la conclusiva Home è uno struggente valzer pianistico con Bartlett ad accompagnare dolcemente gli arpeggi dell’acustica della Landes. Se non fossimo alle soglie della primavera, direi un album tipicamente autunnale, almeno nei sentimenti, da “uccellini teneri” o Bluebirds se preferite!

Bruno Conti