Un Terzetto Di “Combattenti” Rock! Da Brooklyn The Last Internationale – We Will Reign

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The Last Internationale – We Will Reign – Sony Music/Epic

Non è un disco recentissimo (è uscito sul finire di settembre dello scorso anno), ma quando vieni a conoscenza di certi gruppi o artisti, come questi The Last Internationale, che ti colpiscono, è doveroso e giusto (come abbiamo sempre fatto) segnalarli. Vengono da Brooklyn (NYC), e amano definirsi un trio “folk radicale”, un progetto che spazia tra musica e attivismo politico, che ha sorpreso tutti gli addetti ai lavori sia per la qualità dei componenti che per l’affidabilità del songwriting, con testi che raccontano storie di Indiani d’America, di “new economy”, di banche ladre ed inique, e tutta l’ingiustizia che l’umanità deve subire, alla fine con un disco che suona soltanto come del “vecchio” e sano rock and roll. L’artefice di questo splendido album di debutto è senza dubbio il musicista Tom Morello (leader dei Rage Against The Machine e amico di Bruce)), che ha portato in dote come consulenti artistici il produttore Brendan O’Brien (Pearl Jam, Springsteen) e Brendan Benson (tra gli altri, Raconteurs), un contratto con la Sony e  il batterista aggiunto Brad Wilk (dei RATM, Audioslave e ultimamente Black Sabbath): così Edgey Pires alla chitarra, e la voce bellissima della fascinosa “frontwoman” Delila Paz (non è un paragone azzardato, ma era dai tempi della grande Grace Slick che non mi entusiasmavo così per la cantante di un gruppo), suonando con anima, corpo e grinta in questo We Will Reign, registrato nei noti Henson Studios di Hollywood, sono partiti alla conquista dell’America (passando anche dal David Letterman Show https://www.youtube.com/watch?v=Tq3OaQvgXPU )!

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Tamburi martellanti annunciano l’iniziale Life, Liberty, And The Pursuit Of Indian Blood (sui temi dei compromessi della vita del popolo indiano), seguita dalla title track We Will Reign (pescata dal repertorio del “vecchio” autore rock americano Marti Frederiksen https://www.youtube.com/watch?v=vDy3NXVBQtI ), per poi passare ad una ballata western come Wanted Man (con un bellissimo video https://www.youtube.com/watch?v=sTXlK-O2Q8E ), dove viene messa in risalto la grinta della Paz, la rocciosa Killing Fields  (già sentita nella serie di successo Justifield https://www.youtube.com/watch?v=VcpZX6Wt37A ), e l’ariosa cavalcata di suoni in Battleground. Con Baby It’s You (cover delle Shirilles e dei Beatles), i tre addirittura vanno a spulciare l’immenso “songbook” del duo Bacharach/David https://www.youtube.com/watch?v=tht6exR_Fbk , a cui fanno seguire due ballate come Devil’s Dust https://www.youtube.com/watch?v=Lu0EQYlXhTE  e I’ll Be Alright, dove sembra di sentire la Chrissie Hynde più grintosa dei tempi d’oro, per tornare ai canti rivoluzionari con l’infuocata Fire, e la commemorativa 1968, con echi dei Black Keys.

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La Band The Last Internationale, capitanata dalla portoricana dai capelli corvini Delila Paz, come già detto e  ripetuto, nelle loro canzoni parlano di fuorilegge e indiani, citano il ’68 ed inneggiano alla rivoluzione (spero pacifica), a dimostrazione che la musica può essere ancora utilizzata per combattere le “storture” di questo mondo, pur essendo progressisti nei contenuti ma tradizionalisti nella forma. Infatti We Will Reign è un lavoro di classic rock contemporaneo, e i Last Internationale una delle più convincenti sorprese dell’ultimo periodo, a dimostrazione che il Rock è (ancora) vivo e vegeto  https://www.youtube.com/watch?v=3pUcs8mym3I ! Per chi vuole investigare ulteriormente hanno pubblicato in precedenza, a livello indipendente e con un suono più ruspante, un paio di album e un EP dove affrontano anche vecchi blues e traditionals

NDT: Mi vien da pensare, che se i Last Internationale fossero italiani, sarebbero ospiti fissi del Concertone del 1° Maggio, ma mai dire mai !

Tino Montanari

Ce L’Hanno Fatta! Black Sabbath – 13 (With Bonus Tracks)

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Black Sabbath – 13 Universal Cd – 2CD Deluxe Edition – LP – 2CD/DVD/LP Super Deluxe Edition

Questo disco è stato da tempo presentato come l’evento musicale del 2013, e forse un po’ di verità c’è: i Black Sabbath, una delle più importanti ed innovative band di sempre (gli inglesi direbbero influential), per molti gli inventori dell’heavy metal, si riformano nella formazione originale (o quasi).

L’album è infatti il prodotto delle lunghe sessions che hanno seguito l’annuncio che Ozzy Osbourne, Tony Iommi, Geezer Butler e Bill Ward fecero l’11 Novembre del 2011, cioè che i Sabbath della prima ora si sarebbero rimessi insieme per un disco di inediti, il primo da Never Say Die! del 1978, con la produzione dello specialista Rick Rubin, e per una tournée mondiale.

Il seguito è noto: Ward si allontanò quasi subito, reclamando divergenze contrattuali, anche se più recentemente Osbourne ha dichiarato che il batterista non era nelle condizioni di poter offrire un valido supporto (e se lo dice uno come Ozzy, allora il povero Bill era proprio messo male), ed i tre Sabbath superstiti chiamarono il drummer dei Race Against The Machine, Brad Wilk, che così garantiva le stesse iniziali e lo stesso numero di lettere fra nome e cognome di Ward (coincidenza?), mossa che però fece storcere la bocca a parecchi fans, che sostenevano, a ragione, che questa reunion non poteva più essere strombazzata come quella del gruppo originale.

Che l’album non nascesse sotto i migliori auspici ci si misero pure le condizioni di salute di Iommi, al quale nel Gennaio 2012 venne riscontrato un tumore allo stato iniziale ai linfonodi: Iommi non si è però perso d’animo, e ha alternato le pesanti cure per il cancro alle registrazioni del disco, che sono inevitabilmente rallentate (per fortuna, l’organismo di Tony sembra aver assorbito bene le cure, ed i quattro si stanno già esibendo con regolarità dal vivo, segno che la malattia è sotto controllo). Con tutte queste disavventure (aggiungiamo che per qualche tempo Ozzy si era anche pericolosamente riavvicinato a quegli stravizi che lo hanno reso celebre, anche se pare che ora sia definitivamente sobrio), il titolo di 13 non sembra il più beneaugurante, dato il potere negativo che la superstizione assegna a questa cifra: accogliamo quindi quasi con un sospiro di sollievo l’uscita di questo album, anche se in realtà la data ufficiale è fra circa una settimana (l’11 giugno), con le abituali differenze tra mercato europeo ed americano.

Come già detto, 13 il primo disco della formazione originale dei Sabbath (beh, diciamo con Ozzy alla voce…) da 35 anni a questa parte (anche se i quattro, con Ward, avevano dato alle stampe nel 1998 il doppio Reunion, che però era un live con appena due brani nuovi in studio) ed il primo con canzoni nuove da Forbidden del 1995, al quale partecipava solo Iommi.

(NDM: in realtà nel 2009 è uscito un disco, The Devil You Know, della formazione dei Sabbath dei primi anni ottanta, cioè con Ronnie James Dio e Vinnie Appice al posto di Osbourne e Ward, ma per motivi di diritti si dovettero ribattezzare Heaven & Hell).

Ebbene, com’è questo tanto atteso 13? Beh, se pensate di trovarvi davanti al disco che cambierà il mondo dell’hard rock avete sbagliato tutto, ma di certo è un ottimo album di puro Sabbath sound, certamente migliore degli ultimi tre album con Ozzy negli anni settanta (Sabotage, Technical Ecstasy e Never Say Die!), e che quindi si propone come l’ideale seguito di Sabbath Bloody Sabbath. Chi temeva di trovarsi di fronte ad un normale disco solista di Ozzy Osbourne può stare tranquillo: 13 è pieno di riff che solo uno come Iommi può far uscire dalla chitarra, ed il basso inquietante e martellante di Butler lo si riconosce subito: qualcuno lo definirà un disco prevedibile, ma alzi la mano chi voleva qualcosa di diverso dai quattro (ehm…tre, scusa Brad, ottimo lavoro comunque dietro i tamburi).

Apre End Of The Beginning, e subito siamo in pieno festival doom, con il ritmo lento tipico della band di Birmingham, la voce particolare di Ozzy e Iommi che macina riff pesantissimi, con Butler che colpisce duro con il suo basso (l’inizio rimanda decisamente a Black Sabbath, la canzone, che apriva il loro primo disco e diede inizio a tutto): all’improvviso il ritmo aumenta e Ozzy inizia a seguire Tony come solo lui riesce a fare, cantando anche meglio del solito, poi arriva l’assolo di Iommi che stende tutti.

Un inizio convincente.

La lunga God Is Dead è anche il primo singolo, ma non aspettatevi nulla di radiofonico, anche se Rubin fa di tutto per rendere il suono pulito: Iommi ricama sullo sfondo, Osbourne canta bene (Ozzy sembra decisamente in palla), e non mancano, per la gioia delle orecchie dei fans, quei cambi di ritmo per il quali i Sabbath vanno giustamente famosi, con Tony che rilascia un assolo molto lirico.

La movimentata Loner è finora la più radio friendly, anche se il suono è Sabbath al 100%, e poi Iommi macina riff che è un piacere; Zeitgeist si apre con una risata satanica di Ozzy e con Tony che suona l’acustica, un inizio quasi etereo e psichedelico, poi entra una percussione leggera e la ballata si snoda fluida e piacevole, quasi rilassata, con un assolo di chitarra elettrica decisamente melodico. Con Age Of Reason torniamo in territori tipici, Butler e Iommi picchiano di brutto, Wilk non si tira indietro, ed Ozzy…fa Ozzy; Live Forever è una rock song dal ritmo sostenuto (ottima la prestazione di Wilk, uno che non fa certo rimpiangere Ward), con il solito Iommi che fa il bello ed il cattivo tempo, ben seguito da un Ozzy convinto come non lo sentivo da anni. Damaged Soul è heavy music come se i nostri fossero ancora negli anni settanta, con Osbourne che segue vocalmente gli sviluppi chitarristici del suo chitarrista mancino: otto minuti di puro rock, con un finale strabiliante da parte di Iommi.

La versione “normale” dell’album si chiude con la potente Dear Father, che mette il sigillo su un ottimo ritorno, da parte di quattro musicisti in forma smagliante: la versione deluxe offre tre canzoni in più (Methademic, Piece Of Mind e Pariah), che non ho ascoltato, canzoni che diventano quattro (Naiveté En Black) nella versione esclusiva in vendita solo nella catena americana Best Buy (ma scommetto che questo brano spunterà come bonus in qualche special tour edition futura).

Iniziate a tremare: i Principi dell’Oscurità sono tornati (e qui ci vorrebbe una bella risata demoniaca di Ozzy).

Marco Verdi

 

Post Scriptum! Black Sabbath – 13 – Bonus Tracks

Come avevo scritto parlando in anteprima del nuovo album dei Black Sabbath, 13, la Deluxe Edition esce con tre brani in più, e siccome ne sono finalmente venuto in possesso, ho ritenuto doveroso aggiungere un breve post scriptum.

Methademic è un brano di sei minuti che parte con delicati arpeggi di chitarra acustica, ma dopo una breve pausa avviene un’esplosione elettrica che fa quasi sobbalzare sulla poltrona, con Ozzy che canta comunque in maniera abbastanza pacata, mentre Iommi, Butler e Wilk scatenano l’inferno.

Piece Of Mind è più breve e diretta, ma anche con meno guizzi, anche se i quattro si difendono con il mestiere, mentre Pariah chiude il lotto delle bonus tracks con la consueta dimostrazione di potenza e tecnica, con Iommi grande protagonista (come tra l’altro nel resto del disco), un cantato incredibilmente pulito e rigoroso di Osbourne ed un ritornello immediato.

Un bel trittico di canzoni, non degli scarti ma, almeno nel primo e terzo caso, di pari valore di quelle dell’album principale (e, come al solito, vorrei proprio sapere chi comprerà la versione “monca”).

Marco Verdi

Novità Di Novembre (E Altro) Parte III. Allan Taylor, Radiators, Southside Johnny, Scott Walker, Judy Collins, Great Big Sea, Devotchka, Kirsty McGee, Shelby Lynne, Alicia Keys, Mumford and Sons, Elvis Costello, Rage Against The Machine, Eccetera

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Pensavo di avere esaurito la disamina di tutto il materiale in uscita nel mese di novembre (e qualcosa che come sempre era sfuggito) e invece mi sono accorto che c’era ancora moltissimo che bolliva in pentola a livello discografico, per cui passiamo alle uscite del 27 novembre (e altro).

Quel cofanettino che vedete effigiato qui sopra è l’ultima opera di Allan Taylor (che peraltro ha anche registrato per l’occasione un nuovo album che uscirà nel 2013). Il titolo del doppio CD è Down The Years I Travelled e prende il titolo dall’unico brano nuovo contenuto in questa antologia rimasterizzata, tratta dal materiale registrato negli anni ’80 e ’90 e che non ha mai avuto una grande distribuzione. La Stockfish Records provvede a renderlo di nuovo disponibile. Non è forse il meglio in assoluto della produzione del grande cantautore folk britannico che risiede nei suoi dischi usciti in origine per la United Artists e ristampati in CD dalla BGO, ma se volete scoprire una delle voci più interessanti e poco conosciute della scena inglese si può iniziare anche con questo album. Tra i musicisti coinvolti ci sono anche Chris Leslie e Martin Allcock dei Fairport Convention, Rick Kemp degli Steeleye Span e altri altrettanto validi anche se meno conosciuti. Oltre al meglio della produzione di quel ventennio ci sono anche un paio di cover di qualità come Don’t Think Twice di Dylan e Across The Borderline della coppia Hiatt-Cooder. Il disco sarebbe uscito da oltre un mesetto ma il problema sta proprio nella reperibilità e nel prezzo sostenuto, in virtù di una bella confezione con libretto di 60 pagine. Oltre una 30ina di euro per 21 canzoni in effetti non è poco. 

I Radiators (From New Orleans) sono da sempre una delle mie formazioni preferite del sottobosco (di classe) della musica americana: degni “confratelli”, con gli Amazing Rhythm Aces, del filone che ha dato vita a formazioni come i Little Feat e la Band, il gruppo è sempre stato tra i protagonisti principali dell’annuale New Orleans Jazz and Heritage Festival che si svolge nella città della Louisiana. Parrebbe che questo The Last Watusi sia il loro canto del cigno dopo 33 anni di onorata carriera: registrato al Tipitina nel corso di 3 serate il 9 10 e 11 giugno del 2011, questo triplo CD raccoglie il meglio della loro produzione e un paio di cover ben scelte, come You Aint Goin’ Nowhere di Bob Dylan e Brand New Tennesse Waltz di Jesse Winchester. Grande band e grande concerti, dopo la vendita sul loro sito sarà disponibile anche attraverso i soliti canali di vendita nei prossimi giorni su etichetta Radz Records.

Credo che l’ultimo disco non dico orecchiabile ma ascoltabile di Scott Walker sia stato The Climate Of Hunter del 1984, che si potrebbe paragonare (spannometricamente) a un disco “complicato” di David Sylvian, però suonato con Mark Knopfler, Mark Isham, Peter Van Hooke, il batterista di Van Morrison, ma anche il noto sassofonista e improvvisatore free jazz Evan Parker e Billy Ocean, quello del tema del film Il gioiello del Nilo. Quindi sacro e profano per uno che ha iniziato negli anni ’60 in un gruppo, i Walker Brothers, dove nessuno si chiamava Walker di cognome e non erano neppure fratelli, però facevano della musica pop eccellente come The Sun Ain’t Gonna Shine Anymore. Poi una prima carriera solista più sofisticata e dedicata alla divulgazione diretta e indiretta in lingua inglese dell’opera di Jacques Brel, ma non solo ovviamente. Una reunion “laboriosa” dei Walker Brothers. Che dopo Climate Of Hunter ha portato, una decina di anni dopo ad un disco come Tilt con citazioni di Pasolini e la musica di alcuni brani (va bene, uno) che veniva paragonata al frinire delle zampette di un insetto (giuro). Quella categoria di musica che rimanda (per avere un’idea di cosa aspettarvi) al Peter Hammill più criptico con i Van Der Graaf o al Captain Beefheart di Trout Mask Replica, insomma dischi che non si ascoltano proprio tutti i giorni ( e neppure tutti gli anni). Questo nuovo Bish Bosh (titolo che nella interpretazione dello stesso Walker ha tre significati diversi, uno dei quali coinvolge il pittore fiammingo ma potrebbe essere anche “lavoro fatto) non scherza neppure lui con brani intitolati Epizootics, Corps de Blah e la epica (oltre 20 minuti) SDSS1416+138 (Zercon A Flagpole Sitter) che coinvolge le coordinate di piccole stelle lontane e il buffone di corte di Attila, per riassumere molto. Ma anche un brano come The Day “The Conducator” Died (An XMas Song) che racconta la storia della morte di Ceausescu avvenuta il giorno di Natale del 1989. A parte questo brano che ha qualcosa dell’epica natalizia di certe musiche hollywoodiane, il resto (per quello che ho potuto sentire velocemente) coinvolge le atmosfere musicali sopraccitate e molto altro, musica colta e complessa. Insomma non è musica facile che uno non sempre riesce a sentire, bisogna entrare nello stato d’animo giusto, quelle due volte l’anno (anche se la trovo affascinante, come pure il personaggio). Il tutto uscirà il 4 Dicembre per la 4AD in CD o vinile.

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Il primo titolo di questo trittico è uscito da qualche tempo, gli altri due sono in uscita in settimana.

Quel Southside Johnny & The Asbury Jukes Men Without Women Live 7-2-11 Asbury Park NJ, in teoria è uscito già da tempo (la scorsa estate, a giugno)), però è disponibile per la vendita solo sul loro sito oppure per il download digitale su Leroy Records. Si tratta. come vedete, della registrazione di un concerto tenuto lo scorso anno a casa loro, quando in una serata hanno eseguito interamente l’album di Little Steven Men Without Women più tre brani del loro repertorio a conclusione dello show. Strana scelta, ma questo è. Inutile dire che la reperibilità non è massima, ma era giusto segnalarlo per i fan.

Il Live At The Metropolitan Museum of Art di Judy Collins esce in questi giorni per la propria etichetta, la Wildflower Records, sia in CD che DVD. Una performance ripresa dalla TV americana per ricordare i 50 anni di carriera anche della grande “Judy Blue Eyes” con molti classici, tra cui Both Sides Now, Diamonds And Rust, Helplessy Hoping, Mr. Tambourine Man, Moon Is Harsh Mistress, Send In The Clowns, Pastures Of Plenty e la partecipazione di Shawn Colvin, Ani DiFranco, Kenny White e Jimmy Webb.

XX dei Great Big Sea ovviamente non è un film hardcore ma ricorda i 20 anni della loro carriera in una doppia antologia tratta dal meglio dei loro 10 dischi e 2 DVD. Pubblicato dalla loro etichetta e dalla Warner Music Canada da qualche settimana, ha questo contenuto:

Disc 1 – Pop

Track listing

  1. “Born to Believe”  – 3:45 (Previously Unreleased)
  2. “What Are You At”  – 3:10 (From Great Big Sea)
  3. Run Runaway”  – 2:50 (From Up)
  4. “Goin’ Up”  – 3:11 (From Up)
  5. When I’m Up (I Can’t Get Down)”  – 3:23 (From Play)
  6. Ordinary Day”  – 3:09 (From Play)
  7. “How Did We Get From Saying”  – 3:47 (From Play)
  8. Consequence Free”  – 3:14 (From Turn)
  9. “Feel It Turn”  – 3:47 (From Turn)
  10. “Boston and St. John’s”  – 3:47 (From Turn)
  11. “Sea of No Cares”  – 3:41 (From Sea of No Cares)
  12. “Clearest Indication”  – 4:12 (From Sea of No Cares)
  13. “When I Am King”  – 2:31 (From Something Beautiful*)
  14. “Something Beautiful”  – 3:47 (From Something Beautiful*)
  15. “Love Me Tonight”  – 4:12 (From Fortune’s Favour)
  16. “Walk On The Moon”  – 3:35 (From Fortune’s Favour)
  17. “Live This Life”  – 4:39 (Previously Unreleased)
  18. “Nothing But A Song”  – 3:02 (From Safe Upon The Shore)
  19. “Long Life (Where Did You Go)”  – 3:11 (From Safe Upon The Shore)
  20. “Let My Love Open The Door”  – 4:16 (Previously Unreleased)

Disc 2 – Folk

Track listing

  1. “Heart of Hearts”  – 4:09 (Previously Unreleased)
  2. “Great Big Sea / Gone By The Board”  – 3:36 (From Great Big Sea)
  3. “Donkey Riding”  – 2:22 (From Play)
  4. “A Boat Like Gideon Brown”  – 2:54 (From Sea of No Cares)
  5. “Dancing With Mrs. White”  – 2:06 (From Up)
  6. “General Taylor”  – 2:55 (From Play)
  7. “Come And I Will Sing You”  – 3:43 (From The Hard and the Easy)
  8. “Ferryland Sealer”  – 3:17 (From Turn)
  9. Lukey”  – 3:23 (With The Chieftains. From Fire in the Kitchen)
  10. “Captain Wedderburn”  – 3:37 (From Turn)
  11. “Captain Kidd”  – 2:50 (From The Hard and the Easy)
  12. “Le Bon Vin”  – 3:08 (Previously Unreleased)
  13. “England (Live)”  – 4:45 (From Courage & Patience & Grit)
  14. “Old Black Rum”  – 2:29 (From Up)
  15. “The Night Pat Murphy Died”  – 3:00 (From Play)
  16. “River Driver”  – 3:03 (From The Hard and the Easy)
  17. “Mary Mac”  – 2:33 (From Up)
  18. “Excursion Around The Bay”  – 2:28 (From Great Big Sea)
  19. “Josephine The Baker”  – 4:35 (Previously Unreleased)
  20. “Good People”  – 2:34 (From Safe Upon The Shore

 

Volendo, ne esisteva anche una versione in cofanetto quadrupla prenotabile sul loro sito, che è andata esaurita, che conteneva anche un terzo CD con altri 20 brani e un DVD con documentario sulla loro carriera, più libro e memorabilia vari.

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Altro terzetto di materiale non di facilissima reperibilità.

Il Live With The Colorado Symphony dei Devotchka è stato registrato il 18 febbraio del 2012 alla Boettcher Concert Hall di Denver con la partecipazione della Colorado Synphony Orchestra ed è “uscito” per la Cicero Recordings il 13 novembre scorso. Questi i brani contenuti:

Tracks
1. The Alley
2. The Clockwise Witness
3. Along the Way
4. The Common Good
5. You Love Me
6. All the Sand in All the Sea
7. Firetrucks on the Broadwalk
8. Comrade Z
9. Undone
10. Queen of the Surface Streets
11. We’re Leaving
12. Contrabanda
13. The Enemy Guns
14. How it Ends  

Kirsty McGee è una cantautrice inglese sconosciuta ai più, ma molto brava, che ha già pubblicato, per varie etichette, 6 album, tra cui un Live, e vari singoli ed EP, dal 2000 ad oggi. Questo nuovo Contraband esce per la Hobopop Recordings dopo un periodo difficile durante il quale, a causa di una depressione, aveva pensato di abbandonare la musica. Folk gentile e musica raffinata, una bella voce e tante belle canzoni per una cantrautrice che si colloca in quella nicchia dove opera anche gente come Boo Hewerdine, Eddi Reader, Karine Polwart e altri nomi “minori” del panorama elettroacustico inglese. Una di quelle brave “beautiful losers” che tanto piacciono a chi scrive su questo Blog.

Altra “grande” voce (di quelle che ti mandano i brividi lungo la schiena), questa volta americana, è quella di Shelby Lynne: con la sorella minore, Allison Moorer spesso citata e recensita su quest pagine virtuali, la Lynne, da qualche tempo, i dischi se li pubblica in proprio sulla etichetta Everso Records (e spesso se li suona anche da sola). Revelation Road, dello scorso anno era un piccolo gioiellino dominato dalla sua bellissima voce, come il precedente Tears, Lies And Alibis e anche il disco natalizio, Merry Christmas, non era male (per non parlare del tributo alle canzoni di Dusty Springfield, Just A Little Lovin’, del 2008, che mi era piaciuto moltissimo). Ora esce questo CD+DVD che riporta due diverse registrazioni dal vivo effettuale nel 2012, in solitaria. Shelby Lynne Live contiene nel CD il Live At McCabe’s, registrato a maggio di quest’anno e già disponibile per il download e il DVD del Live At The Union Chapel del 25 febbraio scorso. Proprio per i maniaci ci sarebbe anche una versione Deluxe di Desolation Road, che vedete qui sotto…

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che oltre ai due dischetti contiene anche una versione ampliata del disco dello scorso anno con 5 bonus tracks e un secondo DVD con un documentario con il Making of dell’album. Dovrebbe costare una cinquantina di euro e non essere molto facile da trovare. Mentre la versione doppia esce anche in questi giorni in Europa distribuita dalla benemerita Proper Records (che annuncia in questi giorni, la prossima uscita, a metà febbraio, credo il 13, del nuovo album di Richard Thompson Electric, attesissimo da chi vi scrive)! Non c’entra niente ma volevo segnalarvelo.

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Tre “piaceri proibiti”.

Alicia Keys in teoria non c’entra nulla con i contenuti di questo Blog, ma visto che il vostro solerte recensore spera sempre che la diva del “nu soul” prima o poi si redima (come è successo per il recente bellissimo disco di Joss Stone, un’altra con una gran voce) vi segnalo l’uscita del nuovo disco per la Sony Bmg, si chiama Girl On Fire e non si è redenta come testimoniano i duetti con Nicky Minaj e Jamie degli XX. Però c’è anche un duetto con Maxwell e alcune belle ballate pianistiche non troppo tamarre che ne segnalano il talento (mi ricordo sempre una sua esibizione live, credo al live Earth del 2007, dove cantava una fantastica versione di Gimme Shelter degli Stones “disintegrando” Mister Nicole Kidman, Keith Urban)! Comunque il suo primo disco e l’MTV Unplugged non sono dei brutti dischi. Essendosi sposata tale Swiss Beatz i nostri gusti musicali direi che non coincidono.

Per la serie i dischi inutili esce una compilation per la Universal, curata dallo stesso Elvis Costello, che si intitola In Motion Pictures e contiene brani, tutti editi, tratti da colonne sonore varie. Mah! Questo è piacere proibito, perché bisogna essere proprio masochisti per comprarlo (però molte delle canzoni sono bellissime, poche balle!).

Infine, per chi ama i dischi di canzoni natalizie, ne viene pubblicato uno Christmas Rules, già uscito come Holidays Rules per il mercato americano da qualche settimana, ed ora disponibile anche da noi per la Hear Music/Universal (in origine su Starbucks), che, detto fra noi, non è per niente male, sia per i brani, 17, tutti nuovi, che per molti dei musicisti impegnati:

01 fun.: “Sleigh Ride”
02 The Shins: “Wonderful Christmastime”
03 Rufus Wainwright with Sharon Van Etten: “Baby, It’s Cold Outside”
04 Paul McCartney: “The Christmas Song (Chestnuts Roasting on an Open Fire)”
05 Black Prairie: “(Everybody’s Waitin’ for) The Man With the Bag” [ft. Sallie Ford]
06 The Civil Wars: “I Heard the Bells on Christmas Day”
07 Calexico: “Green Grows the Holly”
08 AgesandAges: “We Need a Little Christmas”
09 Holly Golightly: “That’s What I Want For Christmas”
10 Irma Thomas with the Preservation Hall Jazz Band: “May Everyday Be Christmas”
11 Heartless Bastards: “Blue Christmas”
12 Eleanor Friedberger: “Santa Bring My Baby Back to Me”
13 Fruit Bats: “It’s Beginning to Look a Lot Like Christmas”
14 Y La Bamba: “Señor Santa”
15 The Punch Brothers: “O Come, O Come, Emmanuel”
16 The Head & the Heart: “What Are You Doing New Year’s Eve”
17 Andrew Bird: “Auld Lang Syne

Sulla carta non è male, e anche a sentirlo non fa schifo, tirate fuori le renne!

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Della serie come comprarsi sempre la stesse cose, ma in diverse versioni, e inc…rsi come l’automobilista di Gioele Dix, escono questi due manufatti. Il primo, in DVD o Blu-Ray, sempre dei Mumford and Sons (quindi non è per la qualità dei contenuti musicali, anzi) si chiama The Road To Red Rocks (Live In Concert), Universal Music, e testimonia il concerto dal vivo tenuto nel famoso anfiteatro del Colorado e gli annessi e i connessi della serata, 81 minuti in tutto, esce il 27 novembre, cioè domani. Ma il 4 dicembre esce Babel (Gentlemen Of The Road Edition) che oltre all’ultimo disco della band inglese, nella versione DEluxe con 15 brani, contiene anche il DVD The Road To Red Rocks e pure la versione audio in CD, quindi un bel triplo per i vostri regali natalizi. Nel senso che lo regalate o ve lo fate regalare.

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Sempre a proposito di cofanetti, domani ne escono altri tre interessanti.

Il primo è lo stesso disco, ma in due versioni differenti, sempre per il ventennale dall’uscita originale: si tratta del disco d’esordio omonimo dei Rage Against The Machine che ora si chiama XX (sempre inteso come numero e non come genere). La versione “normale” è tripla e contiene nel primo CD il disco originale rimasterizzato con tre tracce dal vivo bonus, il secondo contiene i demos, incisi nel 1991, che fruttarono alla band il contratto con la Epic, dodici canzoni in tutto, mentre il terzo dischetto, un DVD, riporta il concerto tenuto il 6 giugno del 2010 al Finsbury Park di Londra, più tutti i video del gruppo più altri brani registrati dal vivo. La versione Deluxe che supererà o si aggirerà intorno al classico ed immancabile centone (forse un po’ meno questa volta) di queste edizioni, oltre ai dischi menzionati conterrà anche un secondo DVD dal vivo con il primo concerto in assoluto del gruppo e altre live clips di brani registrati tra il 1991 e il 1994, oltre al vinile rimasterizzato, libretto e poster gigante.

Invece per la serie un cofanetto non si nega a nessuno (per fortuna) la Freud Records, ?!?, distribuisce la “definitive edition” di un disco cult dell’epoca “punk e precursori”, ovvero L.A.M.F. (Like a Motherfucker) degli Heartbreakers o meglio Johnny Thunders and The Heartbreakers (da non confondere con quelli di Tom Petty). Ben 4 CD, libretto di 44 pagine e tutto questo “Bendidio” per una band il cui motto era “Born To Lose”:

Disc 1: ‘L.A.M.F. – the lost ’77 mixes’ Recompiled in 1994, as Johnny Thunders and the Heartbreakers.
Born To Lose, Baby Talk, All By Myself, I Wanna Be Loved, It’s Not Enough, Chinese Rocks, Get Off The Phone, Pirate Love, One Track Mind, I Love You, Goin’ Steady, Let Go, Can’t Keep My Eyes On You, Do You Love Me.

Disc 2: ‘L.A.M.F.’ The original Track Records LP restored.
Restored at last! The ‘muddy’ version without the mud – how they wanted it to sound! Replica sleeve wallet.
Born To Lose, Baby Talk, All By Myself, I Wanna Be Loved, It’s Not Enough, Chinese Rocks, Get Off The Phone, Pirate Love, One Track Mind, I Love You, Goin’ Steady, Let Go.

Disc 3: ‘L.A.M.F. – the demo sessions’ Three sessions in ‘76 and ‘77, including tracks with Richard Hell.
I Wanna Be Loved (mix 2), Pirate Love, Goin’ Steady, Flight, Born To Lose, Can’t Keep My Eyes On You, It’s Not Enough, I Love You, Take A Chance, Do You Love Me, Let Go, Chinese Rocks, Born To Lose.

Disc 4: ‘L.A.M.F. – the alternative mixes’ 21 mixes from the epic sessions at five top London studios
Born To Lose, Born To Lose, Baby Talk, Baby Talk, All By Myself, All By Myself, It’s Not Enough, It’s Not Enough, Chinese Rocks, Get Off The Phone, Pirate Love, Pirate Love, One Track Mind, One Track Mind, I Love You, Goin’ Steady, Goin’ Steady, Let Go, Let Go, Can’t Keep My Eyes On You, Do You Love Me.

Anche per oggi, piatto ricco, o se preferite la faccio corta, perché poi mi scappano delle mini-recensioni in virtù del fatto che non sono sicuro di riuscire a ritornarci (spesso non è detto) ma abbiamo concluso.

Bruno Conti