Un Album Soprendente Da Parte Di Un “Sideman” Finalmente In Prima Fila. Phil Madeira – Open Heart

phil madeira open heart

Phil Madeira – Open Heart – Mercyland CD

Forse il nome di Phil Madeira non vi dirà molto, ma stiamo parlando di un musicista dal pedigree lunghissimo, che ha mosso i primi passi alla fine degli anni settanta come membro della Phil Keaggy Band. Da lì in poi Phil ha intrapreso una lunga gavetta che lo ha portato gradualmente a diventare un apprezzato autore per conto terzi in quel di Nashville, scrivendo canzoni con e per Alison Krauss, Buddy Miller, Garth Brooks, The Civil Wars e The Nitty Gritty Dirt Band; nel 2008 ha poi ottenuto l’ingaggio della vita, che da allora gli consente di sbarcare il lunario senza problemi: è entrato cioè a far parte come chitarrista, pianista ed organista dei Red Dirt Boys, che è il gruppo che accompagna dal vivo Emmylou Harris. Solo nella decade appena terminata il nostro ha cominciato ad incidere album in prima persona, pubblicandone ben quattro dal 2015 al 2019, concentrandosi sul pianoforte (il suo strumento preferito) ed introducendo qua e là elementi jazz, un genere che lo ha sempre appassionato (il suo ultimo lavoro, Crickets, era un disco di soli strumentali jazz).

Ora Phil si ripresenta tra noi con Open Heart, un disco di ottimo livello che finalmente potrebbe farlo conoscere ad un numero maggiore di persone, un’opera di classe sopraffina che rivela un autore di prima qualità, che si ispira alla scuola classica dei songwriters anni settanta ed in possesso di una tecnica strumentale notevole. Open Heart vede Madeira a capo di un quartetto (gli altri sono Chris Donohue al basso, Bryan Owings alla batteria e James Hollihan Jr. alla chitarra, ma troviamo anche contributi di nomi noti come David Mansfield al violino e Will Kimbrough alla chitarra), e presenta una serie di canzoni incentrate sul pianismo liquido del leader, che fonde mirabilmente soul, jazz, pop e musica d’autore, con influenze che vanno da Randy Newman al suono di New Orleans, il tutto suonato in punta di dita e con un tocco raffinato. L’album inizia in modo splendido con Requiem For A Dream, una ballata pianistica dal suono caldo e decisamente soul-oriented, accarezzata dai fiati e da una melodia decisamente bella: ricorda una via di mezzo tra il Newman classico ed il miglior Bruce Hornsby. La mossa The Likes Of Me è più jazzata, sempre col piano a guidare il ritmo ed ancora con i fiati che sottolineano i vari passaggi strumentali, con in più una chitarra funkeggiante che rimanda agli Steely Dan.

La raffinata Rock On Your Shore è una toccante ballata ancora dal sapore soul, passo lento ma pathos notevole, e con un pregevole intervento chitarristico di Kimbrough. Con A Problem Like You ci spostiamo idealmente a New Orleans per un vivace brano alla maniera di Allen Toussaint, con le dita di Phil che danzano sulla tastiera che è un piacere, mentre la languida Immigrants è una ballatona soffusa con un’atmosfera d’altri tempi. Shelter You è leggermente annerita e con un gusto a metà tra errebi e gospel, di nuovo con Newman come influenza principale, Not Done Loving You è uno slow elegante, suonato benissimo e con un motivo di ottimo livello, When You Ain’t Got Love è un raffinatissimo pezzo jazzato con il nostro che gigioneggia piacevolmente con piano e voce dosando ad arte pause e ripartenze. Finale con la cadenzata Remember Me, che ci riporta nella Big Easy per qualche minuto, e con la squisita Monk, puro jazz afterhours dedicato proprio al grande Thelonious. Gran bel dischetto questo Open Heart, un album che finalmente ci fa apprezzare appieno il talento di Phil Madeira, dopo una vita passata nelle retrovie.

Marco Verdi