Come Il Diavolo E L’Acquasanta! Parte Seconda – Restoration: Reimagining The Songs Of Elton John & Bernie Taupin

elton john restoration

VV.AA. – Restoration: Reimagining The Songs Of Elton John & Bernie Taupin – MCA/Universal CD

Eccomi a parlare, come promesso, di Restoration, tributo alla musica di Elton John curato dal suo paroliere Bernie Taupin, che si contrappone al già recensito Revamp, progetto di cui invece si è occupato in prima persona Elton stesso. Se Revamp ha più difetti che pregi (e non è una sorpresa visti i personaggi coinvolti), Restoration si propone come il disco “bello” tra i due, in quanto vi partecipano artisti più in linea con i temi trattati abitualmente in questo blog. E’ risaputo della passione che Taupin ha avuto fin da ragazzo per l’America, i suoi luoghi, i suoi miti e la sua musica, al punto che il miglior disco della carriera di Elton, Tumbleweed Connection, era contraddistinto da testi che poco avevano a che fare con le terre britanniche (e pure la musica). E per Restoration sono stati invitati artisti appartenenti esclusivamente al genere country-rock, il preferito da Bernie, con un risultato di buon livello per almeno l’80/90% del disco: pur non essendo un album da avere a tutti i costi, Restoration si rivela quindi un lavoro ben fatto, che non sfigurerà affatto in qualsiasi collezione che si rispetti.

L’inizio a dire il vero non è il massimo: Rocket Man data in mano ai Little Big Town non ne esce bene, troppo molle e sdolcinato il loro country (se così vogliamo chiamarlo), e forse stava meglio su Revamp. Ecco anche qui Mona Lisas And Mad Hatters, unico brano ad apparire su entrambi i tributi, affidata a Maren Morris, che è bravina e la esegue con misura e senza strafare, direi molto piacevole. Don Henley e Vince Gill sono una bella coppia (e Gill ormai fa parte stabile della touring band degli Eagles) e, anche se Sacrifice non è tra le mie preferite di Elton, i due la rivisitano in modo pulito, fluido e con più chitarre che in origine, in puro Eagles-style: molto bella. Anche i Brothers Osborne sono bravi, e ci regalano una scintillante Take Me To The Pilot in perfetto mood southern country, come la farebbe Zac Brown, mentre la bella (e brava) Miranda Lambert opta per la poco nota My Father’s Gun, e ne dà un’interpretazione lenta e toccante, di gran classe, facendola diventare una limpida ballata country-rock; l’ottimo Chris Stapleton non cambia più di tanto l’arrangiamento di I Want Love, che però è una grande canzone già di suo, e poi Chris canta da Dio.

Lee Ann Womack offre una versione stripped-down di Honky Cat, tra soul, gospel e cajun, intrigante, Roy Rogers potevano darla a…Roy Rogers! Invece la fa Kacey Musgraves, che è un’altra brava e la rilegge molto bene, anzi direi versione deliziosa. Il duo inedito Rhonda Vincent e Dolly Parton riprende la solare Please facendola diventare un bluegrass cristallino, davvero ben fatto, mentre Miley Cyrus spunta anche in questo tributo (è l’unica ad essere presente in tutti e due) con The Bitch Is Back, cantata con sufficiente grinta ma un filo troppo “lavorata”, ma comunque non brutta. Dierks Bentley non è uno da prendere a scatola chiusa, e la sua Sad Songs (Say So Much), che è uno dei maggiori successi di Elton, è musicalmente ben eseguita, un country-rock cadenzato e coinvolgente, ma cantata in maniera piatta e con poco mordente, mentre un duo come Rosanne Cash ed Emmylou Harris non poteva sbagliare, e difatti la loro This Train Don’t Stop Here Anymore, una delle più belle ballate di Elton del nuovo millennio, è tra le migliori del disco, classe pura. Chiude una leggenda, Willie Nelson (come poteva mancare?), con una Border Song da brividi, cantata con un pathos incredibile e suonata magistralmente, e che il vecchio Willie fa diventare completamente sua.

Capisco che per un senso di completezza la vostra coscienza potrebbe suggerirvi di accaparrarvi entrambi i tributi, ma se vorrete farvi un favore direi che Restoration basta ed avanza.

Marco Verdi

Il Lato “Giusto” Di Nashville! Irene Kelley – Pennsylvania Coal

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Irene Kelley – Pennsylvania Coal – Patio Records

La prima volta che ho ascoltato questo CD l’immagine che mi si è presentata in testa, con tanto di nuvoletta, a mo’ di fumetto e con la didascalia sotto, è stata quella di un composto Emmylou Harris/Nancy Griffith. Quelle più country/bluegrass degli anni ’70-’80: voce angelica e calda, grande capacità di generare emozioni con il suo modo di cantare partecipe, raffinato ma semplice al tempo stesso, come le grandi cantanti del passato e del presente. In più anche una notevole bravura come autrice. Tutto questo è Irene Kelley, cantante residente in quel di Nashville, ma originaria della Pennsylvania, da qui il titolo, Pennsylvania Coal, dedicato al nonno, nativo della Polonia, emigrato negli Stati Uniti, dove lavorò nelle miniere di carbone ed effigiato nella foto d’epoca sul retro copertina dell’album stesso, mentre è sull’orlo del “buco” di ingresso della miniera. La Kelley, in un certo senso, racconta la storia della sua famiglia, in modo figurato e in alcune delle canzoni contenute nel CD, con l’aiuto di alcuni songwriters noti e meno noti, Peter Cooper, Thomm Jutz, Mark Irwin, John Weisberger, David Olney, John Hadley, Billy Yates e le figlie Justyna e Sara Jean.

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Oltre ad una pattuglia di musicisti, tra i quali mi piace ricordare il produttore (insieme a Irene) e bassista Mark Fain, l’ottimo Bryan Sutton a chitarre e banjo, Stuart Duncan al violino, Lynn Williams alla batteria, usata con discrezione ma che fornisce un giusto supporto ritmico al suono molto tradizionale del disco. Come vocalist ospiti appaiono, sempre tra i tanti, perché le armonie vocali sono i tra gli elementi vincenti delle canzoni, Claire Lynch, Trisha Yearwood (nella bellissima Better With Time https://www.youtube.com/watch?v=XHfWRIT7gOc , ma tutti i brani sono di elevata qualità), Carl Jackson e Rhonda Vincent. La Kelley non è una novellina, ha fatto tutta la trafila tipica dei musicisti country: autrice negli anni ’80, tra le prime canzoni una Pennsylvania Is My Home che finisce in un documentario della PBS e le procura un contratto con la MCA, che le pubblica due singoli e le fa registrare un album, mai distribuito, poi lunghi anni, sempre in quel di Nashville, come autrice, e i suoi brani vengono registrati da Loretta Lynn, Trisha Yearwood, Ricky Skaggs, Carl Jackson, Sharon White, Pat Green, Alan Jackson e da moltissimi altri.

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Poi ad inizio anni 2000 un paio di album, molto belli, pubblicati a livello indipendente https://www.youtube.com/watch?v=gu7JMYZ8bP4  e ora, dopo una pausa di quasi dieci anni, questo nuovo album che rivaleggia, nel genere, con le cose migliori delle ricordate Emmylou e Nancy Griffith, di Dolly Parton, Alison Krauss, Trisha Yearwood e Rhonda Vincent, che ci cantano, e aggiungerei anche Kathy Mattea, così le migliori le abbiamo citate tutte, un piccolo gioiellino nell’ambito bluegrass/country, vogliamo aggiungerci Americana, Folk e mountain music? Facciamolo, non si sbaglia di certo! Il brano d’apertura, You Don’t Run Across My Mind, è un meraviglioso bluegrass in forma di canzone, brioso e cantato divinamente, con Darren Vincent al controcanto e il guizzante violino di Stuart Duncan a duettare con le chitarre e il banjo di Sutton, oltre al mandolino di Adam Steffey, altro musicista imprescindibile nella realizzazione sonora del disco https://www.youtube.com/watch?v=hjbKonHRek4 . Ancora il violino in primo piano nella malinconica Feels Like Home https://www.youtube.com/watch?v=i1K_pvP5zXE , sempre con queste stupende armonie vocali che galleggiano sul tappeto sonoro del brano, questa volta affidate a Dale Ann Bradley e Steve Gulley, mentre la Kelley canta veramente come un “angelo” del country, a livello delle migliori Emmylou, Dolly e Nancy.

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Pennsylvania Coal, che racconta la storia del nonno minatore, è un brano intenso, dall’incedere maestoso, tra folk e country, sempre con il violino, da sentire per credere, di un ispirato Stuart Duncan, che aggiunge pathos e sostanza alla notevole interpretazione di gruppo https://www.youtube.com/watch?v=ojU5Y6zpYg0 . Breakin’ Even è una dolce e delicata ballata, con improvvise accelerazioni, ancora con la voce magnifica della Kelley, in questo album veramente al top delle sue capacità, grazie anche al  lavoro di Mark Fain, vincitore di sette Grammy con i Kentucky Thunder di Ricky Skaggs. Deliziosa anche My Flower, scritta con la figlia Justyna e con le armonie della Lynch, nonché Rattlesnake Rattler, dal sapore bluegrass ancora più accentuato e con la seconda voce della Vincent che sembra la sua gemella https://www.youtube.com/watch?v=YsRFt28sqrE .Sister’s Heart è più raccolta e tradizionale, tra folk, spiritual e mountain music, ma sempre con il drive della batteria a sostenerla.

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Things We Never Did, scritta con Hadley e Olney e percorsa dalla fisarmonica di Jeff Taylor, ha un taglio più cantautorale, come pure Angels Around Her, dedicata alla madre scomparsa circa dieci anni fa, commovente e delicata, entrambe vicine allo spirito della Griffith più tradizionale https://www.youtube.com/watch?v=bjdIpRPUA6g . La già ricordata Better With Time, in duetto con la Yearwood, è una ballata cantabile dalle melodie sopraffine e Garden Of Dreams, l’altro brano scritto con l’accoppiata Olney/Hadley è una ulteriore canzone che conferma l’elevata qualità dell’album, tra i migliori dell’anno in questo ambito musicale. La bonus track, You Are Mine, scritta e cantata con le figlie, è la classica ciliegina sulla torta, per un dolce veramente ben riuscito https://www.youtube.com/watch?v=Dz2QCX0MJpw . Il CD è già uscito da qualche mese, non è di facile reperibilità, ma se amate il genere vale assolutamente la ricerca!

Bruno Conti  

Novità Di Gennaio Parte IIb. A.J. Croce, Amy Ray, Rhonda Vincent, Beth Nielsen Chapman, Autumn Defense, John Hammond

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Seconda parte del Post di ieri, altre sei interessanti uscite discografiche, diciamo “minori”. Di tutto non si riesce a parlare, ma come vedete le recensioni si succedono a raffica (fra poco arrivano anche Damien Jurado e Robben Ford), per cui bando alle ciance e partiamo.

A.J. Croce tra i vari figli d’arte è uno dei migliori in circolazione (il babbo era Jim Croce, cantautore dei primi anni ’70, spesso sottovalutato dalla critica, perché aveva successo e questo era un delitto di lesa maestà). Era dal 2009 che non pubblicava dischi nuovi, l’ultimo Cage Of Music, e nella mia carriera di recensore (anche sulla carta stampata, Buscadero) mi è capitato di occuparmi di lui in passato. Pianista e cantante di ottima qualità, parzialmente cieco dall’infanzia per un tumore che ha rischiato di farlo morire (il babbo morì in un incidente aereo) Adrian James Croce ha esordito nel lontano 1993 con un disco omonimo che era co-prodotto da T-Bone Burnett e John Simon (quello della Band), con Ron Carter, Robben Ford, Jim Keltner e Benmont Tench tra i musicisti utilizzati. Ottimo anche il secondo That’s Me In The Bar, ancora con Robben Ford, Ry Cooder, Stephen Bruton, David Hidalgo, Bill Payne, Dean Parks e di nuovo Jim Keltner che era anche il produttore. Ma senza raccontarvi tutta la discografia i dischi di A.JCroce sono sempre stati piuttosto buoni, con uno stile che oscilla tra il cantautore pianista raffinato, il bluesman, l’innamorato della musica di New Orleans e dintorni. Questo nuovo 12 Tales esce nuovamente per una etichetta importante, la Compass, dopo qualche anno di dischi autogestiti. Per non farsi mancare nulla ha scelto 6 dei migliori produttori in circolazione per registrare questo disco che lo riporta ai vecchi splendori: Tony Berg (Fiona Apple, Bob Dylan), Mitchell Froom (Crowded House, Los Lobos), “Cowboy” Jack Clement (Elvis Presley, Johnny Cash),  Kevin Killen (Elvis Costello, Peter Gabriel), Allen Toussaint (Dr. John, Paul McCartney) e
Greg Cohen (Tom Waits, John Zorn) praticamente i primi che passavano per strada http://www.youtube.com/watch?v=5VZZsjQ0ZQA !

Lo sanno tutti, ma ricordiamolo, Amy Ray è una delle due Indigo Girls (insieme ad Emily Saliers): come solista questo Goodnight Tender è il sesto album che appare. Esce per la Daemon Records che pubblica sempre il loro materiale quando non agiscono come duo. Si tratta di una primizia per la brava cantante: un disco di country. Genere che ha fatto sempre capolino nelle prove di Amy ma non in modo così evidente. Ed il disco è veramente bello, uno dei migliori un assoluto della sua carriera, da sola o in coppia. Già il fatto che ci sia un brano intitolato Duane Allman dove le armonie vocali sono a cura di Susan Tedeschi depone a favore della qualità musicale. Ma nel disco ci sono anche Justin Vernon (Bon Iver per i meno attenti), Heather McEntire dei Mount Moriah, Kelly Hogan e molti altri musicisti, Megafaun dice qualcosa?, meno noti ma di gran spessore. Sentire per credere http://www.youtube.com/watch?v=vWw14MJ-xzM

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Altre due deliziose voce femminili, sempre benvenute su questo Blog: nomi che su queste pagine virtuali vengono sempre citati con piacere. L’ultimo disco ricordato di Rhonda Vincent, era stato il CD dal vivo del 2012, Sunday Mornin’ Singin Live, pubblicato, come i precedenti dalla sua etichetta, la Ingrooves/Upper Managent (prima uscivano per la Rounder). Chiamata, non a caso, “The Queen Of Bluegrass”, la Vincent ha una delle più belle voci in circolazione, come conferma questo nuovo Only Me (stessa etichetta), anche se questa volta il disco si divide tra bluegrass e country tradizionale e un disco più honky-tonk. E’ un doppio, ma contiene dodici canzoni in tutto, 6 per CD, non sanno più cosa inventare e duetti con Daryle Singletary Willie Nelson (strano non lo fa mai con nessuno). Se amate il genere, una piccola chicca http://www.youtube.com/watch?v=t94iNHwb62Q .

Anche Beth Nielsen Chapman non appare su Disco Club per la prima volta, se volete sapere tutto (o quasi) su di lei lo trovate qui, http://discoclub.myblog.it/2010/04/04/beth-nielsen-chapman-back-to-love/. Anche la nostra amica ha la sua etichetta personale (un’esigenza che molti artisti ormai devono avere per sopravvivere), la BNC, per cosa starà, mistero? E anche il nuovo Uncovered esce in questo modo autogestito: si tratta di un disco “strano”, un album di cover all’incontrario, è lei che canta le sue canzoni che sono state successi in passato per altri cantanti, e lo fa ospitando nel disco quasi tutti gli artisti originali. Senza farla troppo lunga, ma per incuriosirvi, sappiate che nel CD cantano e suonano: Duane Eddy Jessie Colter-Jennings Vince Gill Darrell Scott Pam Tillis & Lorrie Morgan Amy Grant Mary Chapin Carpenter Gretchen Peters, Suzy Bogguss and Matraca Berg Bekka Bramlett Phil Cunningham, John McCusker, e molti altri, vedete voi, se interessa http://www.youtube.com/watch?v=gxWFyk2QAek !

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john hammond timeless live

Due segnalazioni in breve per concludere. La prima è per il nuovo album degli Autumn Defense, che per aiutare il recensore alle prime armi si chiama Fifth. Stiamo parlando della band collaterale di Pat Sansone e John Stirratt, quando non sono impegnati con i Wilco, molto piacevoli e con un sound tipicamente 70’s, niente male http://www.youtube.com/watch?v=uHoDiVChxiY .

L’altra segnalazione è per il nuovo album di John Hammond (Jr. se preferite, ma ormai il babbo non c’è più da tempo e il rischio di confonderli è molto basso), uno dei più grandi bluesmen bianchi di sempre: il nuovo CD si chiama Timeless, è dal vivo, in solitaria, solo voce, chitarra ed armonica, e secondo alcuni tra i suoi migliori in assoluto. Visto che quei due o tre album di Blues, ogni tanto, mi capita di recensirli, magari ci ritorno con più calma http://www.youtube.com/watch?v=lTs6DC3byWc .

Direi che per oggi, per il momento, è tutto.

Bruno Conti

 

 

 

Novità Di Luglio Parte II. Jimi Hendrix, Strawbs, Kathryn Roberts & Sean Lakeman, Hank Williams Jr., Cassandra Wilson, Jerry Douglas, Robert Plant, Rhonda Vincent, Eccetera

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Questi sono i titoli in uscita martedì 10 luglio e qualche “recupero” di album sfuggiti al primo giro.

Partiamo con un paio di DVD e la ristampa in CD di Hendrix.

Robert Plant ha concluso la sua avventura con i Band Of Joy ma mentre è in tour con il nuovo gruppo dei Sensational Space Shifters (la formazione comprende Patty Griffin e alcuni membri dei “vecchi” Strange Sensation), esce questo DVD (o Blu-ray) registrato nel febbraio del 2011 al War Memorial Auditorium di Nashville, Tennesse, Live From The Artists Den della durata di 77 minuti che accanto ad alcuni dei brani tratti dal disco della band propone anche 6 cover dei Led Zeppelin. Oltre a Plant e alla Griffin sono della partita anche Buddy Miller, Darrell Scott e Marco Giovino. Regista Jojo Pennebaker (parente?) per questo eccellente concerto registrato in una fredda e nevosa serata. Etichetta Decca/Universal.

Jimi Hendrix Live at Berkeley o Plays at Berkeley, come preferite chiamarlo era già uscito in CD e DVD nel 2003 per la Universal.  Il CD, 2nd Show 10PM, è del tutto identico (ok, cambia il marchietto, c’è scritto Sony/BMG) per cui mi sembra superfluo, per il DVD o Blu-ray in effetti, oltre ad una nuova digitalizzazione dal negativo del 16mm originale, si passa dagli originali 56 minuti a 72 minuti, con ben 15 minuti extra di documentario e frammenti di brani (anche se è difficile pensare che Voodoo Child (slight Return), Hear My Train A-Comin’ e Machine Gun completi durino solo quindici minuti circa, però…). Se non lo avete preso al primo giro, si tratta di uno dei concerti più famosi di Jimi Hendrix con gli Experience seconda edizione, in caso contrario tenete conto che DVD e Blu-ray contengono anche nelle Special Features il concerto completo audio del 2° spettacolo, quello di 67 minuti che esce anche come CD a parte. Anche se leggendo le note del “vecchio” DVD, che ho appena controllato, il concerto audio Bonus c’è pure in quello e i tre brani citati come extra appaiono pure nell’edizione 2003, mah. La durata riportata sul DVD è addirittura 49 minuti, mistero! Vedremo, ma occhio alla penna e ai soldi!

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Sempre a proposito di “fregature”, direi che i tipi che hanno pubblicato questo doppio CD The Lowdown dei Counting Crows, si sono superati. Già il nome dell’etichetta, Sexy Intellectual, è un programma, se poi aggiungiamo che si tratta di un doppio che contiene nel primo dischetto una biografia del gruppo recitata da una voce femminile e nel secondo varie interviste non saprei dire a chi possa essere indirizzato questo prodotto. Loro dicono che è destinato ai fans e ai collezionisti!

Un paio di titoli già usciti ma che erano “saltati” (dimenticati) dalla rubrica delle novità.

Quello di Jerry Douglas, Traveler, su etichetta Entertainment One Music/Membran/Koch, direi che è imprescindibile per gli amanti della buona musica. Il grande dobroista e pluristrumentista americano che per la prima volta si cimenta anche come vocalist nel brano d’apertura On A Monday, un brano molto ry cooderiano, ha radunato una serie di musicisti strepitosi: Eric Clapton, nella versione super rallentata di Something You Got, un brano di Chris Kenner che cantava ai tempi anche Wilson Pickett, l’accoppiata Mumford & Sons e Paul Simon per una versione strepitosa di The Boxer, Keb’ Mo’ con Dr.John al seguito per un salto a New Orleans con High Blood Pressure, un ispirato Marc Cohn nella bella ballata Right on Time, gli Spain nell’ottima American Tune e ancora Alison Krauss e gli Union Station per Frozen Fields. Aggiungete Bela Fleck e Omar Hakim e molti altri ottimi musicisti per una serie di vorticosi brani strumentali. Un vero gioiellino. Prodotto da Russ Titelman.

Stessa etichetta per il nuovo album di Cassandra Wilson, Another Country. Registrato in quel di Firenze, sotto la guida del chitarrista italiano Fabrizio Sotti e con la partecipazione di Mino Cinelu, Lekan Babaiola, Nicola Sorato, Julien Labro oltre al Nocca Center Choir, un gruppo vocale originario di New Orleans. 18° album, il primo per una etichetta indipendente dopo 8 dischi per la Blue Note, si tratta di un CD prevalentemente acustico ma non solo, molto intimo, con la chitarra acustica in evidenza e nove composizioni originali di Cassandra Wilson e una sola cover, una versione di O’ Sole Mio che è molto meglio di quello che paventavo.

karthryn roberts & sean lakeman.jpgrhonda vincent sunday mornin' singin'.jpgmusica. bruno conti. discoclub, jimi hendrix, strawbs, kathryn roberts & sean lakeman, robert plant, jerry douglas, cassandra wilson, rhonda vincent, hank williams jr.

 

 

 

 

 

 

 

Un altro trio di uscite interessanti.

Kathryn Roberts & Sean Lakeman sono marito e moglie. Lui è anche il fratello del più famoso Seth Lakeman, altro ottimo cantante di area folk. Tutti e tre, con l’aggiunta di Kate Rusby, che però se ne era già andata prima della pubblicazione del loro unico album Hazy Daze, facevano parte degli Equation, un piacevole gruppo di folk-pop che incideva per la Blanco Y Negro nella seconda metà degli anni ’90. La Roberts, a 20 anni, nel 1995, aveva anche pubblicato un album omonimo in coppia proprio con Kate Rusby. La voce e lo stile musicale sono in quel filone folk, bella voce tra l’altro, un po’ alla Mary Black, di quelle chiare e limpide e in questo Hidden People che esce per la Navigator Records (?!?) ci sono anche una valanga di ospiti: Seth Lakeman ovviamente, Cara Dillon, il cantante dei Levellers Mark Chadwick, la brava cantante americana Caroline Herring, Greta Bondesson che è una delle svedesi Baskery, Dave Burland, uno dei nomi storici del folk britannico e molti altri. A prescindere da tutto, il disco, a un primo veloce ascolto, mi pare ottimo per gli amanti del genere e non solo.

Sul versante americano esce un nuovo CD di Rhonda Vincent, “The New Queen Of Bluegrass” come l’ha definita il Wall Street Journal (ma chi era la vecchia regina?). Questo Sunday Mornin’ Singin’ è un disco dal vivo, edito dalla INGROOVES per il mercato americano, dove in 16 brani, accompagnata dal suo gruppo The Rage, la Vincent si dedica ad un repertorio di marca gospel. Se vi piacciono Alison Krauss o le “Old Queens” come Emmylou Harris o Dolly Parton, quando fanno bluegrass o country acustico, qui c’è Trips For Cats, trippa per gatti!

Sempre in ambito country ecco il nuovo album di Hank Williams Jr, questo Old School New Rules esce per la sua etichetta Bocephus (che è anche il suo soprannome) con la distribuzione WarnerMusic Nashville negli Usa. In questa riuscita miscela tra vecchio e nuovo country ci sono anche un duetto con Brad Paisley I’m Gonna Get Drunk And Play Hank Williams (che era il babbo) e uno con Merle Haggard, sempre a proposito di bevute, I Think I’ll Just Sit Here And Drink. Per il resto, solito country robusto ed elettrico con venature southern. Ho perso il conto ma secondo me, tra album di studio, live e compilations, deve avere pubblicato una settantina di dischi, c’era un periodo negli anni ’60 che ne uscivano anche tre all’anno.

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Oltre alla sua attività con gli Spectrum Road, Jack Bruce, che l’anno prossimo compirà 70 anni, si divide anche con la His Big Blues Band con la quale pubblica questo doppio CD dal vivo Live 2012, che peraltro era già uscito come instant live nel mese di marzo. Registrato allo Stables di Milton Keynes il 19 marzo di quest’anno, in effetti il concerto avrebbe dovuto essere quello del giorno prima ma per problemi tecnici non si era potuto fare. Visto che copertine e materiale erano già pronti, sulla confezione è rimasta la data del 18 marzo. Nella formazione a otto c’è anche il chitarrista Tony Remy, una sezione fiati e, per non farsi mancare nulla, un secondo bassista quando Bruce passa al piano. Questa versione esce sempre per la Concert Live.Tra le sue attività ci sono anche i Cuicoland Express e nei ritagli di tempo incide anche con Robin Trower. Son ragazzi!

Dopo la collaborazione con Bjork nel progetto benefico di Mount Wittenberg Orca, tornano i Dirty Projectors con un nuovo album, Swing Lo Magellan, sempre per la Domino Records. Non c’è la controparte femminile di Dave Longstreth per questo progetto, Angel Deradoorian che si è presa un periodo sabbatico e il suono del gruppo sembra quasi più pop e soul del solito ma i vecchi fans saranno comunque contenti (o no ?).

Per finire, un tuffo nel passato. Dave Cousins nella sua continua ricerca negli archivi della band, questa volta ha fatto saltar fuori un intero album inedito registrato nel periodo a cavallo tra il 1967 dell’album degli Strawbs con Sandy Denny, All Our Own Work e il primo, omonimo, del 1969 per la A&M. Questo Of A Time, oltre al trio originale, e con la produzione di Gus Dudgeon e Tony Visconti, vede la partecipazione di John Paul Jones, Nicky Hopkins e Ray Cooper. In aggiunta ai 12 dodici brani originali ci sono anche altre 12 tracce con versioni alternative, singoli dell’epoca (mai usciti) e remix vari. Il tutto per la loro etichetta, la Witchwood Media.

Anche per oggi è tutto.

Bruno Conti