Torna La Premiata Ditta “Imbrogli & Fregature”. Seconda Parte: Pink Floyd – Live At Knebworth 1990. Esce Il 30 Aprile.

pink floyd live at knebworth

Pink Floyd – Live At Knebworth 1990 – Parlophone/Warner CD 30-04-2021

Eccomi qua oggi a parlare di un’altra operazione discografica quantomeno discutibile dopo quella che riguardava Tom Petty e la pubblicazione di Finding Wildflowers separatamente dal cofanetto Wildflowers & All The Rest, nel quale era stato incluso lo scorso ottobre come CD esclusivo (e fatto pagare profumatamente): sto parlando di Live At Knebworth 1990, “nuovo” album dal vivo dei Pink Floyd che era già uscito due anni fa sul mastodontico box The Later Years. Con questo live (disponibile dal 30 aprile solo in versione audio, a differenza del cofanetto dove era presente anche in video) continua l’opera di “spacchettamento” di The Later Years, dal momento che lo scorso anno era già uscita a parte la versione restaurata audio/video del famoso doppio dal vivo del 1988 Delicate Sound Of Thunder https://discoclub.myblog.it/2019/12/24/cofanetti-autunno-inverno-15-unopera-lussuosa-costosa-ed-esauriente-anche-se-leggermente-incompleta-pink-floyd-the-later-years-1987-2019-parte-ii/ : giudico però questa operazione un filino meno grave di quella di Petty, in quanto chi possiede il box dei Floyd del 2019 può ancora godere di parecchio materiale esclusivo. Live At Knebworth 1990 a mio parere rappresenta però un’occasione persa da parte del gruppo inglese: infatti tra le varie mancanze di The Later Years, una delle più evidenti era quella del famoso concerto di Venezia del 1989 in versione audio, e se la scelta oggi fosse caduta su di esso invece della solita ripetizione se lo sarebbero accaparrato anche i possessori del costoso box.

Se però non siete tra di essi, questo CD è un acquisto praticamente obbligato soprattutto se siete estimatori del gruppo all’epoca formato da David Gilmour, Nick Mason e Richard Wright: si tratta infatti (ma lo saprete già) del famoso show che i nostri tennero il 30 giugno 1990 nel gigantesco Knebworth Park (a poco più di un’ora a nord di Londra), uno spettacolo di beneficienza che vide alternarsi sul palco nomi del calibro di Paul McCartney, Dire Straits, Genesis, Eric Clapton, Elton John e Robert Plant, e con i Floyd nel ruolo di headliners a chiudere la serata (NDM: caso volle che pochi giorni dopo il loro ex compagno Roger Waters fece parlare di sé ancora di più con il mega-evento The Wall Live In Berlin). Nel 1990 il tour mondiale di Gilmour e soci era già finito da circa un anno, e quindi per lo show di Knebworth dovettero rimettere insieme una band: si rivolsero dunque a membri già “collaudati” (Guy Pratt al basso e voce, John Carin alle tastiere, Tim Renwick alla chitarra, Gary Wallis alle percussioni e Durga McBroom ai cori) ed altri reclutati solo per quellata serata (Vicky Brown e sua figlia Sam alle voci, insieme alla rediviva Clare Torry che era presente anche su The Dark Side Of The Moon (quella che gorgheggia davvero in The Great Gig In The Sky, e non Doris Troy come ha scritto qualcuno erroneamente), oltre agli special guests Candy Dulfer al sax ed il noto compositore/arrangiatore Michael Kamen alle tastiere).

Il concerto, sette canzoni discretamente lunghe per poco meno di un’ora di durata, vede il gruppo in forma spettacolare, e, complice anche l’incisione perfetta, riesce ad intrattenere alla grande l’ascoltatore nonostante una setlist che riserva poche sorprese. I nostri infatti vanno prevedibilmente sul sicuro, iniziando con le prime cinque parti della sempre formidabile Shine On You Crazy Diamond, in cui Gilmour fa sentire subito di essere in serata. Vista la presenza della Torry non poteva mancare The Great Gig In The Sky, e la bionda cantante dimostra di avere ancora una gran voce nonostante i 17 anni passati dall’incisione originale; Wish You Were Here è sempre stata una ballata splendida e toccante, ma qui sembra che i Floyd la eseguano ancora meglio che nel tour precedente. Sorrow è un tributo che i tre pagano all’allora recente A Momentary Lapse Of Reason, ma in quel disco c’era di meglio (penso a On The Turning Away), mentre Money, che è già trascinante di suo, in quellaa serata smentisce quelli che sostengono che i Floyd fossero sempre uguali a loro stessi: infatti dopo una prima parte consueta i nostri si lanciano in una lunga e coinvolgente improvvisazione, durante la quale si concedono perfino un intermezzo reggae e la Dulfer fa la sua parte confermandosi brava oltre che bella (d’altronde ha suonato anche con Van Morrison, uno “abbastanza” esigente).

Il finale è pirotecnico, con la magnifica Comfortably Numb, che soffre un po’ dell’assenza della parte vocale di Waters ma si rifà con l’epico assolo finale di Gilmour, e con una delle Run Like Hell più belle e travolgenti mai sentite. Ripeto: se non avete il box The Later Years, questo Live At Knebworth 1990 è un CD da non lasciarsi sfuggire.

Marco Verdi

Cofanetti Autunno-Inverno 15. Un’Opera Lussuosa, Costosa Ed Esauriente, Anche Se Leggermente Incompleta! Pink Floyd – The Later Years 1987-2019. Parte II

pink floyd the later years

Pink Floyd – The Later Years 1987-2019 – Parlophone/Warner 5CD/6BluRay/5DVD/2x45rpm Box Set

Ecco la seconda parte.

BD 1. Questo è l’unico BluRay del box a non avere il “doppione” in DVD, ed anche l’unico solo audio. Contiene la già esaminata ristampa aggiornata di A Momentary Lapse Of Reason ed i sette inediti del 1993, sia in alta risoluzione che in 5.1 surround sound, ed in più The Division Bell nella versione remixata uscita nel 2014. Album di livello decisamente superiore a quello del 1987 sia dal punto di vista compositivo che del suono, The Division Bell ha i crismi del lavoro di una vera band e non di un disco solista di Gilmour, con Mason unico batterista e Wright più coinvolto sia nella stesura dei brani che dal punto di vista del canto (Wearing The Inside Out vede lui alla voce solista). Nell’album troviamo energiche rock songs come What Do You Want From Me, Take It Back e Keep Talking, ottime ballate come A Great Day For Freedom e Coming Back To Life, uno strumentale di buon livello (Marooned) ed un gran finale con lo splendido e solare folk-rock di Lost For Words e la strepitosa High Hopes, uno dei brani più belli mai scritti da David con un assolo di slide davvero spaziale.

BD 2/DVD 1. Questo dischetto video ripropone il film-concerto Delicate Sound Of Thunder, all’epoca uscito solo in VHS, completamente ristrutturato e con immagini dalla qualità fantastica. La scaletta è un misto tra la versione audio dell’epoca e quella completa di questo box, con quindi qualche bonus ma anche alcune assenze (tra le quali, stranamente (?), Another Brick In The Wall, Part II). BD 3/DVD 2. Il film-concerto Pulse del 1995 (per la prima volta in BluRay), registrato nel 1994 alla Earl’s Court di Londra e con una setlist diversa da quella del doppio CD. Altro bel live che nella prima parte offre diversi brani da The Division Bell (High Hopes è monumentale anche dal vivo), un paio di “ripescaggi” da A Momentary Lapse Of Reason (Learning To Fly e Sorrow) e qualche classico (Shine On You Crazy Diamond, Another Brick In The Wall, Part II e One Of These Days), mentre il secondo set presenta la performance completa dello storico album The Dark Side Of The Moon. Bis forse prevedibili ma sempre emozionanti: Wish You Were Here, Comfortably Numb e Run Like Hell.

Blu-Ray 4/DVD 3. Una delle cose più attese del cofanetto è la prima pubblicazione ufficiale del famoso concerto che i nostri tennero il 15 Luglio 1989 a Venezia, una serata che lasciò un lungo strascico di polemiche per come fu ridotta Piazza San Marco dal numeroso pubblico che accorse (i Floyd si esibirono su una piattaforma al centro della laguna fronteggiante la piazza). Immagini decisamente suggestive e bel concerto, anche se di durata ridotta in quanto all’epoca fu trasmesso in broadcast mondiale. Un Gilmour dal capello lungo e leggermente appesantito guida il gruppo in uno show di soli 14 pezzi, con Shine On You Crazy Diamond che si limita all’introduzione, Sorrow che manca dell’assolo finale e On The Turning Away dal tempo leggermente accelerato (questa particolare situazione qualche scherzetto ai Floyd lo gioca, come Gilmour che sbaglia l’attacco vocale in Wish You Were Here). Ascoltiamo comunque la migliore Money del cofanetto ed uno spettacolare finale con Run Like Hell in mezzo ai fuochi d’artificio che illuminano a giorno la laguna. Il resto del dischetto presenta la performance di Knebworth di cui vi ho già detto: le immagini ci consentono però di constatare il clima da tempesta in cui si è svolto lo show, con vento fortissimo e pioggia battente, di ammirare la Dulfer in tutto il suo splendore (ma è anche brava, se no non avrebbe suonato anche con Van Morrison) e di godere meglio della prestazione della Torry, che in The Great Gig In The Sky si prende letteralmente il centro della scena.

BluRay 5/DVD 4. Il grosso di questo supporto sono gli screen films del 1987 e del 1994, ovvero i filmati che venivano proiettati sull’iconico schermo circolare durante l’esecuzione di determinate canzoni: forse non indispensabili, ma ci danno la possibilità di ascoltare qualche performance inedita, come una Brain Damage/Eclipse dell’87. Poi ci sono sei videoclip di altrettanti singoli, dalle suggestive immagini (alcuni con la regia di Storm Thorgenson, il geniale artista responsabile di molte copertine dei Floyd), cinque bonus tracks inedite in versione video di Delicate Sound Of Thunder, tre rehersals dal tour del 1994 (tra cui una sempre bellissima Lost For Words), e l’esibizione dei nostri nel 1996 (senza Waters naturalmente) alla Rock And Roll Hall Of Fame con Wish You Were Here, accompagnati da un emozionatissimo Billy Corgan degli Smashing Pumpkins alla seconda chitarra.

BluRay 6/DVD 5. L’ultimo dischetto video inizia in maniera scoppiettante con l’ultima performance di Gilmour, Mason e Wright come Pink Floyd, nel 2007 al Barbican Theatre di Londra per il concerto tributo a Syd Barrett: una splendida e molto fedele all’originale Arnold Layne, con Wright (che ci lascerà l’anno seguente) alla voce solista. Il resto del BluRay/DVD, oltre a spot televisivi, interviste a Gilmour, Thorgenson ed ai membri della crew del tour 1994 ed immagini della creazione delle copertine di A Momentary Lapse Of Reason e The Division Bell (pazzesca la prima, con 700 letti trasportati su una spiaggia del sud dell’Inghilterra, tra l’altro per due volte dato che nel primo tentativo ci mise lo zampino il maltempo), è occupato dall’intero album The Endless River (vi rimando qui alla mia recensione originale del 2014 https://discoclub.myblog.it/2014/11/18/addio-stile-pink-floyd-the-endless-river/ ), con le musiche accoppiate ad un film di Ian Emes ricco di immagini surreali nel tipico stile dei nostri.

45 giri. I due singoli in vinile, incisi entrambi su un solo lato, che riportano due pezzi già presenti nel quinto e sesto BluRay, e cioè la Arnold Layne dal vivo nel 2007 ed il rehersal di Lost For Words (quest’ultima, se la volete anche su CD, la trovate solo sul bignami singolo del cofanetto, per la serie SPQPF, Sono Pazzi Questi Pink Floyd).

Questo tutto ciò che è presente nel box, ma come dicevo prima le critiche su quello che manca sono stare anche aspre: personalmente qui sotto ho voluto fare un piccolo elenco delle assenze più importanti, almeno a mio giudizio.

Outtakes di A Momentary Lapse Of Reason (esistono).

Il concerto di Venezia su CD.

Le musiche del documentario a tema automobilistico La Carrera Panamericana, uscito nel 1992 su VHS e presto sparito dalla circolazione.

Qualche rarità live del periodo (come Echoes, suonata nelle prime date del 1987, e Hey You, riproposta talvolta nel 1994-95).

Bike dal vivo nel 2007, dallo stesso concerto-tributo a Barrett (esclusione abbastanza incomprensibile dato che c’è Arnold Layne).

La performance al Live 8 del 2006 (ma qui il problema potrebbe essere il coinvolgimento di Waters).

Quindi, se dimenticate per un attimo il costo elevato (non è facile, lo riconosco), The Later Years 1987-2019 è un cofanetto con più luci che ombre nonostante documenti la fase forse meno interessante dei nostri: personalmente sono stato intrattenuto a dovere dalla musica per una settimana intera, quindi direi che lo scopo, almeno con il sottoscritto, è stato raggiunto.

Marco Verdi

Cofanetti Autunno-Inverno 15. Un’Opera Lussuosa, Costosa Ed Esauriente, Anche Se Leggermente Incompleta! Pink Floyd – The Later Years 1987-2019. Parte I

pink floyd later years front

Pink Floyd – The Later Years 1987-2019 – Parlophone/Warner 5CD/6BluRay/5DVD/2x45rpm Box Set

Prima Parte.

Tra i numerosi cofanetti usciti in questa parte finale del 2019 (altri verranno recensiti su queste pagine virtuali anche durante il prossimo Gennaio 2020) uno dei più importanti è sicuramente The Later Years 1987-2019, che si occupa di documentare la parte finale della carriera dei Pink Floyd, ovvero la fase post-Waters con David Gilmour al timone di comando, box che arriva a due anni di distanza dallo splendido The Early Years 1965-1972, lasciando dunque in sospeso il periodo “di mezzo” della band britannica, che poi è quello in cui sono usciti i loro album più famosi (non credo che sorvoleranno con la scusa che erano già stati pubblicati gli “Immersion Box Sets” nel 2011, anche perché Animals e The Final Cut, non venivano presi in considerazione: secondo me stanno preparando qualcosa per il 2021 o giù di lì). Ancora prima di uscire però The Later Years si è attirato una marea di critiche (devo dire non del tutto ingiustificate), prima di tutto per il prezzo esageratamente alto, ben oltre i 300 euro, ed in secondo luogo per le ripetizioni presenti nei vari dischetti audio e video che allungano il brodo fino a 16 supporti complessivi (più due 45 giri), quando dopotutto nel periodo preso in esame i nostri hanno prodotto solo tre album di studio e due dal vivo. Il manufatto è splendido, un cofanettone pesante in formato LP (ma leggermente più largo) ricco di materiale scritto e fotografico: un librone con copertina dura, cartoline, poster, adesivi, tre tour programs ed un libro con tutti i testi del periodo…oltre ovviamente alla parte che più ci interessa, cioè i contenuti musicali.

E qui il fan che è in me deve lasciare spazio al critico, e devo ammettere che i giudizi negativi sul rapporto fra costo e contenuti non sono del tutto campati in aria, dato che volendo ci si sarebbe potuti limitare al materiale presente nei sei Blu-Ray: se però trovo giustificata la presenza dei cinque CD (molti ancora oggi privilegiano il supporto audio rispetto al video, ed io sono tra quelli), si è voluta bissare l’antipatica iniziativa già presente in The Early Years di ripetere i contenuti dei Blu-Ray all’interno di altrettanti DVD, cosa che serve solo a far salire il prezzo del prodotto finale. Un’altra magagna non da poco visto appunto il costo (a proposito, esiste anche un estratto del box su singolo CD, ma secondo me doveva essere almeno doppio) è l’assenza di parecchio materiale del quale si conosce l’esistenza negli archivi, la cui inclusione avrebbe se non altro reso l’opera più completa, visto che molti si sono lamentati anche del valore artistico della musica presente (ma non bisognava arrivare nel 2019 per scoprire che Waters sta, almeno dal punto di vista compositivo, su un altro pianeta rispetto a Gilmour). Cercherò di elencare in breve queste mancanze alla fine della recensione, mentre ora vado ad occuparmi di quello che all’interno del box c’è.

CD 1. Il primo dischetto presenta una versione remixata ed aggiornata di A Momentary Lapse Of Reason, album del 1987 dei nostri che all’epoca venne criticato in quanto sembrava più un disco solista di Gilmour che un lavoro di una vera band, oltre che per un suono qua e là troppo anni ottanta. Infatti allora Richard Wright non faceva neanche ufficialmente parte del gruppo, ma era trattato come un sessionman (venne “reintegrato nella tournée seguente) e Nick Mason non era neppure l’unico batterista presente, dato che si divise i compiti con due luminari del calibro di Jim Keltner e Carmine Appice. In questo box l’album viene invece riproposto con un nuovo mix che elimina in parte le sonorità eighties e soprattutto dà molto più spazio a Wright, del quale sono state aggiunte parti inedite di tastiera prese anche da concerti del tour 1987-88 (con il risultato di avere un suono molto più arioso), e addirittura Mason ha risuonato ex novo tutte le parti di batteria, anche quelle non sue (e si sente, il sound è molto più diretto), giustificando quindi il “2019” nel titolo del box dato che la carriera dei nostri come band si è interrotta nel 2014 con The Endless River. Anche con questi accorgimenti A Momentary Lapse Of Reason si conferma un album imperfetto, con una sola grande canzone (On The Turning Away), un paio di pezzi più che buoni (l’orecchiabile singolo Learning To Fly, la potente Sorrow), il discreto strumentale d’apertura Signs Of Life ma anche diversi riempitivi di lusso che ai tempi di Waters non sarebbero mai stati presi in considerazione (One Slip, The Dogs Of War, Yet Another Movie, Terminal Frost).

CD 2-3. Delicate Sound Of Thunder, album live registrato nel 1988 al Nassau Coliseum di Uniondale, NY, e pubblicato lo stesso anno in doppio LP e doppio CD, viene qui riproposto totalmente remixato e rimasterizzato, con un suono davvero ottimo (l’originale era un po’ “fangoso”) e soprattutto con ben otto bonus tracks (sette rispetto al doppio CD dell’epoca, che rispetto all’LP aveva in più Us And Them), che quindi ci consentono di ascoltare per la prima volta lo show completo. Ed il concerto è decisamente potente e suonato alla grande, con i tre Floyd coadiuvati da una band di cinque musicisti e tre coriste: il primo dei due CD, dopo l’avvio con la straordinaria Shine On You Crazy Diamond, è interamente basato sui brani di A Momentary Lapse Of Reason, con ottime versioni di Learning To Fly e Sorrow, una The Dogs Of War molto più grintosa (in studio era un po’ spenta) ed una fantastica On The Turning Away con un formidabile assolo finale di Gilmour (che il remix ha ulteriormente allungato). Nella seconda parte i nostri ci presentano diversi classici, gran parte dei quali non venivano suonati in pubblico da più di dieci anni: spiccano una trascinante One Of These Days, la sempre toccante Wish You Were Here, un’ottima Welcome To The Machine (che fa parte degli otto inediti), la maestosa Us And Them ed il gran finale con una tiratissima Run Like Hell.

CD 4: forse il dischetto più interessante, dato che è l’unico che presenta degli inediti di studio. Si comincia comunque con altri cinque brani dal vivo che in passato erano apparsi solo come lato B di singoli: due ottime One Of These Days e Astronomy Domine del 1994 e tre registrate ad Atlanta nel 1987 (The Dogs Of War, la sempre splendida On The Turning Away e Run Like Hell). I sette inediti di studio sono presi dalle sessions del 1993 per The Division Bell (anche se viene erroneamente indicato 1994, che è l’anno in cui è uscito l’album), sei strumentali ed uno solo cantato. Si inizia con Blues 1, un godibilissimo e ritmato rock-blues dominato dalla chitarra e dall’organo, con i nostri che suonano in scioltezza (sono solo in quattro, al basso c’è il produttore Bob Ezrin); Slippery Guitar è una languida ballata d’atmosfera, pulita, rilassata ed eseguita in maniera superba, un pezzo che avrebbe meritato di essere completato con un testo, mentre Rick’s Theme è un altro slow di ottima fattura in cui lo strumento guida è il piano di Wright, con una linea melodica notevole. David’s Blues è un brano fluido e raffinato che purtroppo non è stato sviluppato (bella performance chitarristica di Gilmour), ed è seguito da Marooned Jam, che come suggerisce il titolo è un’improvvisazione basata sullo strumentale che finirà su The Division Bell, e dalla roccata e coinvolgente Nervana, che verrà poi riesumata e rielaborata per The Endless River. Chiude il CD una prima versione di High Hopes, non ancora maestosa come quella poi pubblicata ma già decisamente bella.

CD 5. Sette canzoni dal vivo che documentano la partecipazione completa dei Floyd al concerto benefico del 1990 a Knebworth, una serata che vide alternarsi sul palco acts del calibro di Eric Clapton, Dire Straits, Genesis, Robert Plant, Elton John e Paul McCartney e che fu chiusa proprio da Gilmour e soci, con ospiti come la bella Candy Dulfer al sax ed il produttore/arrangiatore Michael Kamen alle tastiere. Quasi un’ora di musica per uno spettacolo che vide i nostri ricompattarsi giusto per quella sera, dato che nel 1990 non erano in tour: scaletta forse prevedibile (Shine On You Crazy Diamond, The Great Gig In The Sky, con la vocalist Clare Torry, già presente nella versione originale, a gorgheggiare da par suo, Wish You Were Here, Sorrow, Money, Comfortably Numb e Run Like Hell), ma performance solida e potente. Solo gli ultimi due brani erano usciti all’epoca sulla compilation dedicata al concerto, il resto è inedito.

Fine Prima Parte.

Marco Verdi

Supplemento Della Domenica: Tesori “Ritrovati”. Pink Floyd – The Early Years 1965-1972 Box Set

pink floyd early years box

Pink Floyd – The Early Years 1965-1972 – Box 10 CD+9 DVD + 8 Blu-Ray – Pink Floyd Records/Parlophone/Warner

Dopo averci detto per anni che non esisteva nulla di inedito o raro dei Pink Floyd, in occasione della ripubblicazione del vecchio catalogo: l’ultima volta nel 2011 per la rimasterizzazione completa degli album, usciti sia in versione Discovery come Immersion (per i dischi più importanti), ma con pochissime bonus tracks, ecco che improvvisamente a fine 2016 esce questo cofanetto megagalattico, costosissimo, ma splendido, costituito praticamente solo da materiale raro o inedito, con ben 10 CD (anzi 11, perché all’ultimo momento nella confezione è stato aggiunto un ulteriore dischetto, in sostituzione di quello denominato Obfuscation, dove per errore, anziché il materiale di Obcured By Clouds, c’era uno stereo mix audio 2016 inedito di Live At Pompeii, che non era previsto nella confezione, ma si trova nella parte video), 9 DVD e 8 Blu-ray, divisi in sette volumi. E qui sta l’inghippo, perché nella confezione, ripeto, splendida, il materiale video è ripetuto pari pari uguale nei due formati, alzando, presumo, il costo del manufatto. E leggendo le ricchissime note contenute nei sette volumi in cui è divisa l’opera scopriamo che questa ricerca negli archivi, come riferisce la curatrice della parte video Lana Topham, era cominciata nel lontano 1994: esattamente un giorno dopo avere terminato il lavoro sui filmati del Division Bell Tour, Nick Mason le aveva dato l’incarico di iniziare le ricerche per un progetto “antologico”, e, guarda caso viene pubblicato proprio a cavallo tra 2016 e 2017, in occasione dei 50 anni dalla la nascita ufficiale del gruppo e le prime uscite discografiche.

pink floyd the early years

 

Come detto il cofanetto è diviso in sette capitoli, ognuno a forma di libretto, con CD, DVD e Blu-Ray nella confezione, molto bella, e che riproduce il vecchio furgoncino usato dai Tea Set (il gruppo pre-Pink Floyd), oltre a piccoli libretti di note, riproduzioni di vecchi articoli di giornale, manifesti, spartiti e altra memorabilia, mentre all’interno della confezione ci sono anche i primi cinque 45 giri, oltre ad ulteriori piccole chicche cartacee di formato più grande, inserite nel cofanetto dei vinili. Esaurito il lato tecnico veniamo al contenuto musicale, il più brevemente possibile, ma anche no, data la complessità dei contenuti: quasi 12 ore di audio e 14 di video, di cui rispettivamente sette e cinque (quasi) completamente inedito.

Il primo volume si chiama 1965-1967 Cambridge Station: nei due 2 CD ci sono le prime registrazioni del gruppo datate 1965 (uscite come EP a tiratura limitata di 1.050 copie per il “Black Friday” del novembre 2015) quando erano ancora The Pink Floyd Sound, e in formazione c’era anche l’amico Rado Klose alla chitarra, 6 canzoni in mono, molto influenzate dal primo psych-pop e beat inglese (anche i Beatles naturalmente), ma pure dal blues: Lucy Leave, Double O Bo, Remember Me, potrebbero essere tranquillamente brani di Them, Animals o Stones, Walk Me Sydney con la futura signora Wright, Juliette Gale alle armonie vocali, Butterfly più beatlesiana e la cover di I’m A King Bee, che illustra la loro passione per li blues (in fondo presero il nome da due oscuri bluesmen). Gli anni di Syd Barrett proseguono nel 1966-1967 con la versione di Arnold Layne, prodotta da Joe Boyd, See Emily Play e altri brani che avrebbero trovato posto nel primo album. Oltre ad alcune tracce, tra cui Vegetable Man, Jugband Blues, lo strumentale In The Beechwoods, perfetti esempi di psichedelia britannica gentile, in un mixaggio del 2010 di eccellente qualità sonora (caratteristica di gran parte del cofanetto), nel primo CD. Nel secondo CD siamo a Stoccolma, 10 settembre 1967, 8 pezzi registrati dal vivo, con il lato più selvaggio della band in evidenza, qualità sonora buona, anche se le parti vocali sono praticamente inaudibili, ma la parte strumentale compensa abbondantemente, con notevoli versioni di Pow R. Toch, Set The Controls For The Heart Of The Sun e Interstellar Overdrive, mentre i brani dal 9 al 17 sono estratti dalla Colonna Sonora di Speak di John Latham, e sono improvvisazioni sperimentali in puro stile Pink Floyd, tutto materiale mai pubblicato prima. Nel primo DVD (o Blu-Ray) vari filmati d’epoca, live o filmati promozionali, colore e b/n, alcuni per televisioni tedesche varie, altri per la BBC, in giro per Londra e dintorni, con una particolare partecipazione a The Look Of The Week della BBC, dove eseguono Pow R. Toch ed Astronomy Domine e Syd Barrett e Roger Waters vengono intervistati dal baffuto Hans Keller, che dice subito che fanno troppo rumore, lui ama i quartetti d’archi e quindi loro non gli piacciono, Alla faccia della sincerità, confrontato con gli intervistatori d’oggi, che sono tutti alla Fazio, quindi appassionati di rap, valzer, musica etnica, dance o rock, il genere è indifferente, basta che vengano nel tuo programma. Surreale l’apparizione all’American Bandstand dove Dick Clark gli chiede se hanno apprezzato il cibo nella loro prima settimana americana (?!?), e un Syd Barrett già “provato” risponde comunque gentilmente. Fine dei Barrett years.

Il secondo volume 1968 Germination: entra David Gimour, la parte audio si apre con 4 brani che troveranno posto su A Saucerful Of Secrets, poi due brani inediti registrati ai Capitol Studios di Los Angeles, e due BBC Sessions, dal loro grande fan John Peel,  a giugno e dicembre del 1968, con prime versioni di Murderotic Woman (la futura Careful With That Axe Eugene) e The Massed Gadgets Of Hercules ( A Saucerful Of Secrets), oltre ad ottime versioni (non sempre l’audio è perfetto) di Point Me At The Sky, Embryo e Interstellar Overdrive, tutti brani dove sembra di cogliere accenni di brani che in futuro appariranno su Atom Heart Mother e Dark Side Of The Moon, caratteristica questa  tipica dei Pink Floyd, che suonavano nel presente ma erano già proiettati nel futuro. Nella parte video (sempre con sottotitoli in dieci lingue, compreso l’italiano, ma anche cantonese e mandarino) prima troviamo sette brani b/n per la trasmissione belga Tienerklanken, in playback, ma con belle immagini, e poi a seguire, a colori e dal vivo, 13 splendidi minuti per la trasmissione francese Bouton Rouge, e vari spezzoni in giro per le Tv europee, Parigi, Londra (con le immagini delle rivolte studentesche dell’epoca su una improvvisazione strumentale inedita), anche Roma con due brani a Rome Goes Pop e Pop ’68, immagini splendide a colori e una Interstellar Overdrive da sballo, poi di nuovo televisioni belga e francese, anche dal vivo, e il video promo restaurato di Point Me At The Sky.

Il terzo volume è 1969 Dramatisation: di nuovo 2 CD nella parte audio, si parte con 5 versioni alternative dalla colonna sonora di More, 5 BBC Sessions del maggio 1969 (dove appare Grantchester Meadows che vedete qui sopra) e un concerto al Paradiso di Amsterdam del 9 agosto 1969, con 4 lunghe versioni solo strumentali di Interstellar Overdrive, Set The Controls For The Heart Of The Sun, Careful With That Axe Eugene e A Saucerful Of Secrets, le ultime tre oltre i dieci minuti, psichedelia improvvisata e pura che sfocia nel nuovo stile del gruppo, incisione e versioni splendide. Il secondo CD  inizia con The Man – The Journey, una lunga suite che presenta le prime versioni di brani poi in futuro su Atom Heart Mother, ma anche da Ummagumma e da album precedenti, registrata dal vivo al Concertgebouw di Amsterdam il 17 settembre 1969 per la radio olandese. Altra chicca fantastica. Nella parte video Forum Musiques a Parigi nel 1969, le prove per The Man – The Journey alla Royal Albert Hall, due brani all’Essener Pop And Blues Festival, tre ad un Festival in Belgio, a colori, il resto era in b/n, più una versione acidissima ed improvvisata di Interstellar Overdrive con Frank Zappa, qualità audio non impeccabile, ma valore storico notevole

Il quarto volume 1970 Deviation per certi versi è il più “semplice”: ci sono una valanga di versioni della lunga suite di Atom Heart Mother in tutte le guise possibili, prima nel CD 1, dal vivo al Festival di Montreux del novembre 1970, poi da una BBC Session del luglio 1970, versione completa con coro, cello e ottoni, più altri brani dell’album. Nel 2° CD invece ci sono 16 tracce dalla colonna sonora di Zabriskie Point, tra cui uno strumentale che poi diverrà Us And Them, più un’altra versione in studio di Atom Heart Mother, una delle prime registrata solo dalla band. Nei due DVD troviamo prima la trasmissione An Hour With Pink Floyd (con David  Gilmore,sic, alla chitarra), San Francisco Aprile 1970, dove non manca AHM, e il mix quadrifonico 4.0, solo audio, di tutto l’album corrente. Nel 2° DVD al Festival di St. Tropez, il soundcheck di Cymbaline e una versione breve di Atom e una molto lunga di Embryo, mentre nella seconda parte del concerto altri tre brani. A seguire una breve improvvisazione Live in studio per un balletto di Roland Petit e infine l’ultima versione dal vivo, a Hyde Park, della suite di Atom Heart Mother, la più lunga, con Philip Jones Brass Ensemble e John Aldiss Choir, molto bella, forse la più importante a livello storico, anche se la qualità sonora è scarsa; alla fine del box il brano, che forse inventò il rock sinfonico, lo conosciamo a memoria.

Il quinto volume si chiama 1971 Reverberation: un cofanetto in parte interlocutorio, ma interessante, che riporta nella parte audio una inedita Nothing Part 14, che è una delle prime stesure di Echoes, mentre nella BBC Session del 30 settembre ci sono lunghe versioni di brani da Meddle, ovvero One Of These Days e una Echoes da 25 minuti, più Fat Old Sun e Embryo. Nel DVD vari estratti di Atom Heart Mother (ne sentivamo la mancanza) non completi, più una versione lunga in Giappone nelle bonus e materiale vario girato in Francia, Germania, Austria ed Inghilterra, una versione animata di One Of These Days, e sempre nelle bonus, la versione solo audio quadrifonica di Echoes.

Il sesto volume 1972 Obfuscation è quello che presenta l’errore di stampa: nel CD che dovrebbe contenere un remix 2016 di Obscured By Clouds (curato da Andy Jackson che ha svolto l’eccellente lavoro di remastering di tutto il box) troviamo invece un mix audio 2016 di Live At Pompeii. Presente comunque nel DVD in tutto il suo splendore audio e video, insieme a brevi filmati della registrazione di Obscured, due brani Live a Brighton del giugno 1972 e dei filmati relativi alla creazione del Pink Floyd Ballet di Roland Petit.

Il settimo ed ultimo volume, come rivela il titolo, 1967-1972 Continuation, è una sorta di riepilogo, ricco di molti altri inediti: una specie di “cosa ci eravamo perso” dagli anni passati, più materiale vario del 1972 (e anche, alla fine del CD, una versione dal vivo di Echoes, con sax aggiunto nella prima parte, che risente della svolta musicale di Dark Side, registrata a Wembley nel 1974, quindi in teoria oltre gli “Early Years”), tra cui due ulteriori BBC Sessions, una del settembre 1967 e una di dicembre, l’ultima con Syd Barrett, di notevole interesse storico che ne giustificano l’inclusione, nonostante la qualità sonora, veramente scorsa, della seconda session. Molto buona invece quella registrata nel dicembre 1968 che comprende due blues di David Gilmour, che poi faranno parte della parte in studio di Ummagumma, oltre ad estratti dalla colonna sonora del film The Committee ed alla improvvisazione in diretta del 1969 Moonhead, registrata durante l’allunaggio. Nei due DVD troviamo una Arnold Layne alternativa, un filmato per la TV tedesca, una versione brevissima 3:46 minuti di Atom Heart Mother al Festival di Bath e brani vari dal vivo a Festival olandesi, con l’ennesima ed ultima Atom Heart Mother del maggio 1972. Oltre ai film completi, The Commitee, More e La Vallée (Obscured By Clouds.

pink floyd the early years crea-ation 2 cd

Anche se i fans del gruppo su siti e forum stanno già elencando quello che manca, direi che si tratta di un’opera completa ed esaustiva, che sottolinea l’importanza dei Pink Floyd nella storia del rock, se non la definisco indispensabile è solo perché per acquistarla bisogna fare un mutuo. Al limite, accontentandosi, esiste una versione doppia The Early Years Creation 1967-1972, una sorta di bigino con 27 pezzi. Ed ora aspettiamo e “temiamo” l’uscita di eventuali seguiti: ma prima, nel 2017, i vari volumi usciranno anche in versione sciolta, credo con l’eccezione di Continuation. E’ tutto, buon ascolto e buona visione.

Bruno Conti     

Il Suo Miglior Disco Da Solista! David Gilmour – Rattle That Lock

david gilmour rattle that lock front

David Gilmour – Rattle That Lock – Columbia/Sony CD – CD/DVD – CD/BluRay

Al titolo del post avrei potuto aggiungere tra parentesi “e non ci voleva molto!”, ma sarebbe stato poco rispettoso della carriera dell’ex chitarrista dei Pink Floyd, che già ha sempre dovuto sopportare continui paragoni con l’ex compagno di scuderia Roger Waters: superiore dal punto di vista vocale e strumentale, David Gilmour è infatti sempre stato trattato dall’alto in basso da certa critica in quanto palesemente inferiore al bassista come autore di musiche e soprattutto di testi, dimenticandocisi che Waters è sempre stato uno dei fuoriclasse assoluti nella stesura delle canzoni. Un altro fatto che in molti non hanno perdonato a Gilmour è quello di aver assunto la leadership dei Floyd all’indomani dell’uscita di Waters dopo The Final Cut, ed aver goduto di un successo planetario colossale soprattutto grazie al celebre moniker ed alle vecchie canzoni riproposte nei tour più che per l’effettiva bontà dei due album pubblicati: io non sono d’accordo con queste critiche, primo perché nessuno ha ordinato a Waters di andarsene, secondo perché Gilmour ha vinto la causa intentatagli dall’ex compagno (conquistando quindi il pieno diritto di usare il nome Pink Floyd) e terzo perché il chitarrista non ne ha mai approfittato, dando alle stampe appena due dischi in dieci anni e poi di fatto sciogliendo il gruppo all’indomani del tour di The Division Bell.

Quindi Gilmour non è Waters (così come Springsteen non è Dylan, i Faces non sono gli Stones, e così via), precisazione ovvia ma doverosa per uno che è un grande musicista ma non un genio, e non mi sembra il caso di fargliene una colpa: detto ciò, va anche però riconosciuto che i dischi solisti di David non hanno mai convinto fino in fondo, dall’esordio omonimo del 1978, legato al sound dei Floyd dal punto di vista del suono ma non, ahimè, delle canzoni, passando per About Face del 1984, nel quale Gilmour esplorava sonorità pop e folk-rock senza convincere del tutto, fino a On An Island del 2006 (tra lui e Waters fanno a gara a chi è più pigro), inappuntabile dal punto di vista formale ma totalmente mancante di canzoni valide, forse il più deludente tra i tre (visti anche i dodici anni di tempo che aveva avuto per prepararlo). Che Gilmour stesse lavorando al quarto disco da solista si sapeva fin dall’anno scorso quando, a sorpresa, pubblicò a nome Pink Floyd (insieme a Nick Mason) The Endless River, canto del cigno della storica band ed omaggio allo scomparso Richard Wright.  

Ebbene, Rattle That Lock, che esce con una splendida copertina in puro stile Hipgnosis, è non solo di gran lunga il miglior album di David, ma un ottimo disco di rock d’autore “in his own right” come dicono in Inghilterra, nel quale il nostro mette a punto una bella serie di canzoni (in collaborazione come di consueto con la compagna Polly Sampson), sonorità non necessariamente floydiane (anche se è chiaro che qualche riferimento qua e là c’è), suonando e cantando il tutto con la maestria che conosciamo, e producendo insieme all’ex Roxy Music Phil Manzanera, da tempo suo collaboratore, anche negli ultimi lavori dei Floyd. Tra i musicisti troviamo nomi ben noti a chi segue le gesta di Gilmour e del suo ex gruppo (Jon Carin, Guy Pratt, lo stesso Manzanera, Andy Newmark, Steve DiStanislao), ma aggiungendo qua e là qualche nome nuovo e, in The Girl With The Yellow Dress, le partecipazioni di Jools Holland e Robert Wyatt, mentre Gilmour si occupa delle chitarre (ovviamente), ma anche di piano, organo e basso.

L’album si apre con la languida 5 A.M., uno strumentale d’atmosfera, con la chitarra inconfondibile del nostro a ricamare una melodia sospesa e sognante, mentre l’acustica arpeggia sullo sfondo; la title track (già in circolazione online da almeno un mese) è una bella canzone, ritmata ed orecchiabile, uno dei brani più diretti di tutta la carriera di Gilmour, con un assolo finale impeccabile: perfetta per entrare subito nel vivo del disco. Faces Of Stone, introdotta da un piano obliquo, è una ballata elettroacustica e malinconica, più sullo stile di Leonard Cohen che su quello del suo autore, il classico pezzo che non ti aspetti. A Boat Lies Waiting è un lento decisamente d’impatto, con il piano in evidenza e la slide tipica di David in sottofondo: la melodia, corale e soffusa, fa il resto. Dancing Right In Front Of Me è più movimentata, impeccabile dal punto di vista strumentale anche se da quello compositivo suona un po’ ripetitiva (bello però l’intermezzo jazzato); In Any Tongue ha un inizio minaccioso, poi la tensione si stempera ed il brano si tramuta in una rock song ariosa e spaziosa, forse la più floydiana del CD (sullo stile di Comfortably Numb), ma anche una delle più riuscite, con un grande assolo finale da parte di David. Lo strumentale Beauty sembra una outtake di The Endless River, mentre The Girl In The Yellow Dress è un raffinatissimo jazz afterhours che David conduce con mano leggera ed in maniera del tutto credibile. Il disco si chiude con la funkeggiante Today, a dire il vero un po’ pasticciata e tutto sommato dimenticabile, e con And Then…, terzo strumentale del disco, intenso e struggente, con la splendida chitarra di David che dardeggia da par suo. Otto canzoni tra il discreto ed il buono su dieci: David Gilmour questa media non l’aveva mai tenuta, forse neanche nei suoi dischi coi Pink Floyd.           In assenza di un disco solista di Waters dal 1992, Rattle That Lock è il classico grasso che cola.

Marco Verdi

*NDB Ovviamente Marco ha parlato della versione singola dell’album, ma come sapete (e come è riportato in apertura) ne esiste anche una con DVD o Blu-Ray aggiunti, che riportano quattro jam strumentali con Richard Wright, quattro documentari, video e altro, con questi contenuti riportati sotto:

1. Barn Jam 1
2. Barn Jam 2
3. Barn Jam 3
4. Barn Jam 4
5. The Animators ALASDAIR + JOCK (Documentary)
6. Rattle That Lock (Video)
7. The Animators DANNY MADDEN (Documentary)
8. The Girl In The Yellow Dress (Video)
9. Polly Samson & David Gilmour At The Borris House Festival Of Words And Ideas (Documentary)
10. The Making Of The Rattle That Lock Album (Documentary)
11. Rattle That Lock (Extended Mix) (Audio)
12. The Girl In The Yellow Dress (Orchestral Version) (Audio)
13. Rattle That Lock (Youth Mix 12 Extended Radio Dub) (Audio)
14. Rattle That Lock (Radio Edit) (Audio)
15. The Rattle That Lock Album in 5.1 Sound and PCM Stereo (Tonqualität: 96kHz/24bit einschließlich 5.1 PCM und DTS Master Audio und Stereo PCM)