Musica Country Forse Non Indispensabile, Ma Diretta E Senza Fronzoli. Mo Pitney – Ain’t Lookin’ Back

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Mo Pitney – Ain’t Lookin’ Back – Curb CD

Mo Pitney è un countryman originario dell’Illinois ma di stanza a Nashville da diversi anni (“Mo” sta per Morgan), e ha già alle spalle un disco, Behind This Guitar, pubblicato nel 2016 ed entrato anche nella Top Ten di settore. Pitney è un musicista vero, che fa un country moderno ma ispirato ai classici, ha una buona penna ed è capace di passare in maniera disinvolta dai brani più movimentati alle ballate lente, ma senza snaturare il suo suono che rimane ancorato alle tradizioni. Per questo suo secondo lavoro, intitolato Ain’t Lookin’ Back, la Curb (gloriosa etichetta indipendente fondata nei primi anni sessanta) gli ha assicurato i servigi di Jim “Moose” Brown, affermato produttore di Nashville, nonché apprezzato chitarrista che ha fatto parte di recente della house band degli ultimi lavori di Bob Seger: Brown lo ha assistito dando al CD un suono solido e senza troppi fronzoli, valorizzando al meglio le composizioni di Mo e portando in studio anche qualche nome di rilievo come il noto steel guitarist Bobby Terry, l’armonicista Mickey Raphael e la corista Shaun Murphy, la quale vanta anche una lunga militanza all’interno dei Little Feat (ci sono altri ospiti speciali, che vedremo tra poco).

Ain’t Lookin’ Back è dunque un bel disco di country elettrico e moderno, ma suonato da veri musicisti e non da macchine (Keith Urban, sto parlando con te…). Il CD parte benissimo con A Music Man, che vede la partecipazione alla seconda voce di Jamey Johnson, ma a prescindere dalla presenza del countryman dell’Alabama il brano è un’intensa ed emozionante ballata acustica con la band che entra di soppiatto accompagnando il nostro con discrezione: non è da tutti iniziare un disco con un lento di questa portata, e ciò dà la misura dell’abilità di Pitney nel songwriting. Con la ritmata Right Now With You le cose iniziano a farsi movimentate, il brano è terso, disteso ed estremamente piacevole, con chitarre e organo a fornire un suono caldo all’orecchiabile melodia; Ain’t Bad For A Good Ol’ Boy è una limpida canzone country-rock dal refrain coinvolgente e suono vigoroso, ‘Til I Get Back To You è puro country, una ballata solare guidata dalla steel con un motivo diretto ed un retrogusto southern, mentre Looks Like Rain è ancora cadenzata e gradevole, dall’accompagnamento semplice basato su chitarre e steel, niente di rivoluzionario ma fatto bene.

Boy Gets The Girl conferma la facilità da parte del nostro di scrivere melodie immediate e di rivestirle di sonorità classiche: qui l’arrangiamento è leggermente più moderno ma sempre ben al di sopra del livello di guardia; la vibrante e western-oriented title track precede Old Home Place, uno dei brani centrali del lavoro in quanto ad accompagnare Mo c’è una All-Star Band nella quale troviamo musicisti del calibro di Marty Stuart alla solista, Jerry Douglas al dobro e Ricky Skaggs al mandolino, ma aldilà dei nomi altisonanti il pezzo è un irresistibile mix tra rockabilly e bluegrass, con uno di quei motivi che si canticchiano dopo mezzo ascolto: di sicuro uno degli highlights del disco. La soave ballata Plain And Simple e la crepuscolare Mattress On The Floor, ricca d’atmosfera, indirizzano l’album verso i tre brani finali: il rockin’ country sudista Local Honey, con slide e piano elettrico che dicono la loro in maniera ruspante, la soffusa Old Stuff Better e la toccante Jonas, western song lenta e decisamente evocativa. Mo Pitney con Ain’t Lookin’ Back dimostra quindi che per fare del country come si deve non è il caso di fare i fenomeni (Keith Urban, non stai ascoltando…), ma basta avere delle buone canzoni e la giusta predisposizione.

Il che, lo riconosco, non è poco.

Marco Verdi

Gli Amici “Leggendari”, Lui Meno! T.G. Sheppard – Legendary Friends & Country Duets

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T.G. Sheppard – Legendary Friends & Country Duets – Cleopatra Records 

Quando leggo Cleopatra Records vedo subito rosso, ma non per la rabbia, come i tori, è piuttosto un effetto simile a quello di trovarsi di fronte ad un semaforo: ti fermi e guardi bene, a destra e sinistra, per capire cosa succede e dove dirigerti, perché la “fregatura” spesso è lì, vicino all’incrocio. Cosa ti hanno combinato questa volta? E soprattutto chi è questo T.G. Sheppard che ha “Leggendari Amici”? In effetti già quando avevo visto nella lista delle uscite questo Legendary Friends & Country Duets, senza sapere che era su etichetta Cleopatra, mi aveva incuriosito per lo schieramento di cantanti celebri che Sheppard era riuscito a riunire per questo album: un onesto, ma non celeberrimo cantante country, in azione già dagli inizi anni ’70, sia come cantante che come discografico, senza mai raggiungere vette qualitative particolarmente significative e operando in quel di Nashville in un ambito country-pop, ben rappresentato sia dai suoi successi come “A.R. Man” per Elvis, Perry Como e John Denver e poi con una serie di dischi a nome proprio che non hanno mai infiammato noi appassionati di un country più illuminato e meno legato all’industria.

Già leggendo la lista, peraltro importante, dei partecipanti ai duetti, si intuisce il solito “progetto” Cleopatra dalla temporalità dubbia: cioè, quando è stato inciso il disco? Conway Twitty è morto dal 1993, George Jones da un paio di anni, Jerry Lee Lewis non incide più molto spesso. Ma proprio il brano scritto da Sheppard con la moglie Kelly Lang (non è quella di Beautiful) e lo stesso Lewis, The Killer, prende bene, oltre che per il suo spirito autobiografico, anche per l’andamento country-soul, tra chitarre, fiati, il piano inconfondibile e le belle voci di T.G. e Jerry Lee, niente di imprescindibile, ma una bella canzone, come quella posta in apertura, Down In My Knees, un gradevole country-gospel cantato in coppia con gli Oak Ridge Boys https://www.youtube.com/watch?v=FjlCSdxSCHs , e niente male, anche se i primi segnali zuccherosi si fanno strada, la versione di Why Me Lord un brano di Kris Kristofferson sotto forma di tipica ballata country, cantata proprio con Conway Twitty. Pure Song Man, un brano di Merle Haggard cantato in coppia con l’autore, non dispiace, con una pedal steel ed una acustica che convivono con una marimba (??) che fa molto Nashville pop, ma non riesce a rovinare del tutto la canzone. Piacevolissimo viceversa l’arrangiamento, in puro stile country-Tex Mex Mariachi, di una divertente Fifteen Rounds Of Jose Cuervo, cantata con Delbert McClinton https://www.youtube.com/watch?v=HSgC-Sv6dTA .

E fin qui tutto bene, diciamo che l’album si è guadagnato la sufficienza risicata, ma da qui in avanti l’effetto Cleopatra si fa sentire: già il duetto con Lorrie Morgan, in una The Next One orchestrale, molto crooner after hours, che c’entra come i cavoli a merenda con il resto del disco, potrebbe essere piacevole in un tributo a Sinatra, ma in un disco country? 100% Chance Of Pain, cantata con BJ Thomas e Jimmy Fortune degli Statler Brothers (che a dispetto del nome non erano neppure parenti), è quanto di più pacchiano ci si potrebbe aspettare e anche It’s A Man Thing, il duetto con uno sfiatatissimo George Jones a fine carriera, rischia di rovinare la reputazione del grande “Possum” e sarebbe stato meglio lasciarlo negli archivi https://www.youtube.com/watch?v=rPndtDldf14 . Wine To Remember And Whiskey To Forget, il duetto con Mickey Gilley, l’urban cowboy più famoso per essere stato il cugino di Jerry Lee Lewis che per la sua carriera e Dead Girk Walking, in coppia con la moglie Kelly Lang (che ha scritto anche la gran parte dei brani), sono senza infamia e senza lode, belle voci tutti, anche lo stess T.G. Sheppard, ma suscitano poche emozioni. Quelle che crea Willie Nelson anche quando è alle prese con l’elenco telefonico, ma che nel caso è ben servito da una ottima In Texas, un brano di Dennis Linde che risolleva in parte le sorti di questo album, anche se l’arrangiamento sfiora sempre il pacchiano https://www.youtube.com/watch?v=QRnZN0Rn620 . Ma il duetto con Engelbert Humperdinck sembra un pezzo di Iglesias (il babbo) in versione country e anche nell’accoppiata con Crystal Gaylein I’m Not Going Anywhere, si rischia un attacco di diabete. If You Knew, una ballata malinconica con Ricky Skaggs e le Whites, non sarebbe neppure male, ma l’arrangiamento è da denuncia penale!

Bruno Conti

Un Album Di “Spiriti Liberi” . Walt Wilkins & The Mystiqueros – Wildcat Pie & The Great Walapateya

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Walt Wilkins & The Mystiqueros – Wildcat Pie & The Great Walapateya – Folk Walt CD

Da quando ha avuto la brillante idea di formare i  Mystiqueros (una sorta di “dream team” di musicisti e cantautori texani), Walt Wilkins (di cui su queste pagine ho recensito il precedente lavoro Plenty http://discoclub.myblog.it/2012/07/15/texan-troubadour-walt-wilkins-plenty/  ) non sbaglia un colpo. Il buon Walt dopo aver trascorso anni a scrivere brani poi portati al successo da altri suoi colleghi (i primi due che mi vengono in mente Ricky Skaggs e Pat Green) e pellegrinando per minuscole “indie labels”, arriva al decimo album, il quinto con i fidati Mystiqueros, Diamonds In The Sun (07) che includeva la sua “perfect song” Trains I Missed http://www.youtube.com/watch?v=OGesD7hQLms , Vigil (09), Agave (10), il già citato Plenty (12), arrivando a questo Wildcat Pie & The Great Walapateya (dal titolo alquanto enigmatico e una difficile reperibilità). In questa occasione la line-up del gruppo gira intorno a Ray Rodriguez alla batteria e percussioni,  il basso di Bill Small, con il supporto di Marcus Eldridge e Jimmy Davis alle chitarre, il cantautore Brian Langlinais (è in uscita a breve un disco per l’etichetta italiana Ultrasound Records), oltre ovviamente alla bella moglie Tina Wilkins come vocalist aggiunta.

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Wildcatpie & The Great Walapateya è un disco forte e onesto, dosa con classe brani country-pop come le iniziali Its Only Rain http://www.youtube.com/watch?v=LI_3NXnREsA , King For A Day e Hold Me Tight, il blues-soul di Somebody http://www.youtube.com/watch?v=663C_H57Ecs , tracce di matrice texana quali Love & a Good Buzz, From Here To There, Under The Midnight Sky, Believe http://www.youtube.com/watch?v=85_tq70aAes , l’honky-tonky di Salinda http://www.youtube.com/watch?v=q3JHfJASU8o e If I Had A Little Truck, il ruvido gospel-blues sudista di This Old House, ballate suadenti come She Must Be Out Of Her Mind e Down Where The River Flows, e nelle 17 tracce non potevano mancare “cover” d’autore come Streets Of Baltimore di Harlan Howard (qualcuno ha detto Gram Parsons e Emmylou Harris?) http://www.youtube.com/watch?v=EWIRdvvwioA , il Doug Sahm di Beautiful Texas Sunshine, Give Me Strength di Eric Clapton e quella Dancing In The Moonlight di Sherman Kelly, portata al successo nel lontano ’73 dai King Harvest.

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E’ molto probabile che a Wilkins una band come i Mystiqueros sarà utile pure dal vivo (anche per il suo vecchio repertorio) in quanto tendono ad assimilare e sovrapporre stili diversi, dove una fisarmonica, un piano honky tonk e steel guitars varie producono canzoni che nella poetica di Walt Wilkins equivalgono a uno di quei rari momenti dove le stesse hanno ancora una loro importanza.

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Sicuramente un CD in cui credere, che si fa apprezzare per canzoni scritte e suonate come si deve, anche se ovviamente non se ne accorgerà nessuno.

Tino Montanari

Novità Di Agosto Parte IIb. Jimmy Buffett, Laura Veirs, Ricky Skaggs & Bruce Hornsby, Blue October, The Big E Tribute To Buddy Emmons, Santana & McLaughlin Live At Montreux

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Seconda parte delle novità in uscita domani 20 agosto.

Pur essendo Jimmy Buffett da sempre legato allo stereotipo della musica solare, estiva, marinara perfino, era dall’estate del 2004, dai tempi di Licence To Chill uscito nel mese di luglio, con l’eccezione, forse di qualche disco dal vivo, che non pubblicava un disco nel pieno della stagione estiva. Questo nuovo Songs From St. Somewhere viene distribuito come è consuetudine da parecchi anni dall’etichetta dello stesso Buffett, la Mailboat Records (e questo non ha impedito peraltro al Live del 2010 Encores di andare nella Top Ten di Billboard. Accompagnato come al solito dai tipi della Coral Reefer Band, questo è il 29° disco di studio in quasi 45 anni di onorata carriera discografica e con i Live e le antologie probabilmente si superano i 40, ma il buon Jimmy che quest’anno compie i 67 anni (nato di tutti i posti degli States, non in Florida o California come si potrebbe pensare, ma a Pascagoula, Mississippi) contiene a deliziare i suoi ammiratori con quella miscela di country, rock, musica caraibica e belle ballate che da sempre lo contraddistingue. Non piace a tutti e i vecchi album degli anni ’70, secondo chi scrive, erano di un’altra categoria, in ogni caso in questo Songs From St. Somewhere presenta anche un duetto con Toby Keith, Too Drunk To Karaoke, una versione in spagnolo di I Want Back To Cartagena cantata in coppia con la cantante latina Fannie Lu (che non so chi diavolo sia, magari è consociutissima e bravissima!) e canzoni con titoli come Somethin’ ‘Bout a Boat, Einstein Was A Surfer, Oldest Surfer On The Beach che la dicono lunga sui passatempi preferiti di Buffett che però ci porta anche in Rue De La Guitare e il disco contiene anche un brano come Soulfully che è stato paragonato a quelli di Leonard Cohen. Sto sentendo, bel disco e bella vita! Tra una tournée e l’altra. Parrotheads all’erta.

Laura Veirs è una bravissima cantautrice basata in quel di Portland, Oregon, all’estremo lembo nord-ovest degli Stati Uniti, una delle nuove mecche della musica americana, patria di Decemberists, Shins, Dandy Warhols, M Ward, Modest Mouse e in passato anche di Ellliott Smith e di Paul Revere, nonché di Tucker Martine, che oltre ad essere un ottimo produttore (oltre ai citati Decemberists, Neko Case, Beth Orton, Laura Gibson, Jesse Sykes, Erin McKeown e moltissimi altri, con una preferenza, ma non solo, per le voci femminili) è anche il marito della Veirs, ed insieme sfornano figli, il secondo nato a maggio di quest’anno. Nel nuovo disco, Warp and Weft, che esce il 20 agosto negli USA per la Raven Marching Band Records e la settimana prossima in Europa per la Bella Union, ed è il decimo della sua carriera, dopo Tumble Bee, dedicato alle canzoni per bambini, molto piacevole comunque, appaiono componenti vari dei My Morning Jacket (altri clienti del marito), il batterista Brian Blade, Rob Burger del Tin Hat Trio a tastiere e fisarmonica, Nate Query dei Decemberists, il violinista Jeremy Kittel, Karl Blau a basso e chitarra e, dulcis in fundo, Kd Lang e Neko Case (tra un paio di settimane esce anche il suo disco nuovo, dal titolo chilometrico).

Ricky Skaggs e Bruce Hornsby avevano già fatto un disco omonimo nel 2007 con la crème de la crème della musica country/bluegrass americana e ora ci riprovano con questo Cluck Ol’ Hen che esce per l’etichetta personale di famiglia di Ricky, la Skaggs Family Record. Ovviamente è indirizzato a chi ama il genere.

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Un gruppo, un tributo e un DVD della inesauribile serie di Live at Montreux per completare la lista delle uscite “interessanti” (per il Blog) della settimana.

I Blue October sono un gruppo, non conosciutissimo, che viene dal Texas, ma non fa blues, southern o country, ma della buona alternative music. Sway se ho fatto bene i conti, dovrebbe essere il decimo album della loro discografia (penso compresi live, Ep e un disco per la Motown), viene pubblicato dalla Down Records/Up/Up/Down Records, un nome complicatissimo per una etichetta. L’ispirazione oltre che dall’indie e dall’alternative rock viene anche dai Cure e dalla musica inglese ex new wave anni ’80 con chitarre e tastiere in evidenza, qualche ballata e anche reminiscenze dei vecchi Cars o di Peter Gabriel mi sembra traspaiono dal disco. Niente di trascendentale ma piacevole.

Buddy Emmons è stato (si è ritirato) uno dei più grandi pedal steel guitarisr della storia della musica country americana e questo, The Big E: A Salute To Steel Guitarist Buddy Emmons, è un tributo di alcuni dei suoi colleghi chitarristi, Paul Franklin, Steve Fishell, Dan Dugmore, Jay Dee Maness, Mike Johnson, Duane Eddy e molti altri alla sua lunga storia musicale. Ma…nel disco ci sono altrifior di ospiti: da Vince Gill alla accoppiata Rodney Crowell/Emmylou Harris, Willie Nelson, John Anderson, Greg Leisz, Albert Lee, Raul Malo, tanto per citare i più noti e non fare l’elenco delle Pagine Gialle. Anche questo è un disco per “specialisti” ma si ascolta con piacere, distribuzione Warner Music in America,

La serie Live At Montreux si arricchisce di un nuovo DVD (o Blu-Ray), quello che contiene la reunion tra Carlos Santana e John McLaughlin, si intitola Invitation To Illumination Live 2011 e segna la prima volta insieme sul palco per i due musicisti a 40 anni dall’uscita del classico Love, Devotion & Surrender. Esce per la Eagle Rock e mi piacerebbe ascoltare i due, nel brano Montreux Boogie, citare all’interno dello, La Grange degli ZZ Top. Giuro!

Anche per oggi è tutto, alla prossima.

Bruno Conti

Parole E Musica: Mark Twain, 150 Anni In Un CD

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Mark Twain: Words And Music – 2 CD – Mailboat Records

Lo scorso anno, il 30 Novembre del 2010, ricorrevano i 175 anni dalla nascita di Mark Twain ovvero Sam Clemens, uno dei più grandi scrittori della letteratura americana, quello delle avventure di Tom Sawyer e Huckleberry Finn per intenderci, ma anche Il principe e il povero e Un Americano alla corte di Re Artù e nella memoria della mia infanzia rimane Paolo Stoppa in televisione che lo impersonava e ricordava un motivetto che ti entra in testa e non se ne va e forse è tra le cause di questa mia passione per la musica, visto che non se ne è mai andata.

Come in tutti i tributi che si rispettino il CD esce a quasi un anno di distanza dalla data prevista ed è stato curato da Carl Jackson, un bravissimo musicista a cavallo tra country e bluegrass che si era occupato anche di Livin’, Lovin, Losin’: Songs Of The Louvin Brothers oltre a molti album a nome suo tra cui uno di duetti con Emmylou Harris. Se non volete leggere il resto questo è il cast e i brani del doppio album:

HuckFinn: Jimmy Buffett
Narrator:Garrison Keillor

Mark Twain: Clint Eastwood
Susy Clemens: Angela Lovell

DISC ONE:
1. “Helloyourself, and see how you like it…”
2. When Halley Came to Jackson ~
Emmylou Harris
3.“Hannibal, Missouri, where my boyhood was spent…”

4. Better Times a’ Comin’ ~ Doyle Lawson & Quicksilver

5. “Heagreed to teach me the Mississippi River…”

6. Run Mississippi ~ Rhonda Vincent

7.“Several years of variegated vagabondizing…”

8.A Cowboy in His Soul ~ Bradley Walker

9. “Itliberates the vandal to travel…”

10.Safe Water ~ Carl Jackson

11. “Youain’t ever to love anybody but me…”

12. I Wandered by a Brookside ~ The Church Sisters

13. “Itwas a mighty nice family…”

14.Beautiful Dreamer ~ Sheryl Crow

 

DISC TWO:
15. “Don’tscrunch up like that, Huckleberry…”
16.Huck Finn Blues ~ Brad Paisley

17. “Thecrows would gather on the railing and talk about me…”

18. Indian Crow ~ Marty Raybon

19. “Sowounded, so broken-hearted…”

20. Love is On Our Side ~ Val Storey

21. “Wheresoevershe was, there was Eden…”

22. I Know You By Heart ~ Vince Gill

23. “Myconscience got to stirring me up hotter than ever…”

24. Ink ~ Joe Diffie

25. “Thereport of my death was an exaggeration…”

26. Comet Ride ~ Ricky Skaggs
27. “The truth, mainly…”

Per chi è rimasto, ebbene sì, dei 27 brani contenuti ben 14 sono parlati, le voci sono “importanti”, a partire dal grande Clint Eastwood passando da Garrison Keilor (che è quello di A Prairie Home Companion) per arrivare a Jimmy Buffett (che non canta, ma è il proprietario dell’etichetta che pubblica l’album). Angela Lovell non la conosco, ma mi dicono sia molto famosa in America e non so dirvi neppure se è parente di Cindy Lovell che è quella che ha avuto l’idea originale del progetto poi portato a termine dall’amico d’infanzia Carl Jackson. Tornando ai brani parlati saranno pure fondamentali per dare forma alla storia ma per chi non è di madre lingua inglese (e anche per molti di loro) sono una palla terribile, con tutto il rispetto per Clint Eastwood e soci.

Per fortuna che: primo, il CD, anche se non di facile reperibilità, costa come un singolo (poi esiste la famosa funzione skip), secondo, per la gran parte, è molto bello. Country e bluegrass, quindi sapete il genere, ma un buon disco.

A partire da Emmylou Harris che in When Halley Came To Jackson torna a quelle atmosfere country che ne hanno fatto la fortuna, con grande efficacia e la sua voce inconfondibile. Tra i brani migliori anche Run Mississippi cantata da Rhonda Vincent, una degna “rivale” per Emmylou, che ha pubblicato di recente un bellissimo disco di duetti con Gene Watson (ovviamente per chi ama il country), le Church Sisters, due ragazzine gemelle (ma che non si assomigliano per niente, vedi foto) con delle voci acerbe ma assai piacevoli, soprattutto Savannah, che cantano la malinconica I Wandered By A Brookside.

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“Strana” la partecipazione di Sheryl Crow che canta Beautiful Dreamer a cappella a conclusione del primo CD. Complessivamente i brani sono tutti piuttosto buoni con Brad Paisley, Vince Gill e Joe Diffie come Bradley Walker nel primo disco, che spostano l’asse del suono verso un country più alla Nashville ma sempre di buona fattura. Non conoscevo Marty Raybon come solista poi ho scoperto che era il cantante degli Shenandoah, un buon gruppo country di qualche annetto fa, bella comunque Indian Crow. Non male anche Love Is On Our Side con piano e dobro a sostenere la voce di Val Storey, altra cantante che non conoscevo (ma quante ce ne sono negli States?). Ottimo finale con uno scatenato bluegrass cantato da Ricky Skaggs Comet Ride.

Volendo, se vi piace il genere, si può fare, il disco è molto piacevole e l’argomento è sicuramente interessante, oppure leggetevi qualche buon libro di Mark Twain!

Tolgo uno dalla pigna degli arretrati!

Bruno Conti

Un Bel Doppio Live – Bruce Hornsby and The Noisemakers – Bride Of The Noisemakers

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Bruce Hornsby And The Noisemakers – Bride Of the Noisemakers – 2CD – 429 Records

Per iniziare lasciatemi dire che una copertina così brutta l’ho vista raramente, forse è l’unica cosa negativa di questo doppio CD dal vivo. Bruce Hornsby nel suo sito dice che J.T. Thomas, il suo tastierista e J.V Collier, il bassista “non li avete mai visti così”, ma ne potevamo fare anche a meno.

Invece la musica è ottima e abbondante: oltre due ore e mezza di pura Noisemakers Music. Quella curiosa e riuscita miscela di rock, country, classica, folk, bluegrass, jazz, soul, blues (ho dimenticato qualcosa?) e tanta improvvisazione in stile jam band. D’altronde se questo signore ha condiviso l’ultima parte della carriera di Jerry Garcia nei Grateful Dead un motivo ci sarà stato. Pianista sopraffino, ottimo cantante, autore prolifico e di qualità (anche se il suo unico hit l’ha “pescato” con la sua prima canzone The Way It Is, ma nessuno è perfetto), questo doppio dal vivo esce a 11 anni dal precedente Here Come The Noisemakers che aveva inaugurato la terza fase della sua carriera, dopo gli anni con i Range, la carriera in solitaria, quel disco dal vivo presentava questo formidabile gruppo di musicisti che Hornsby aveva scovato in giro per gli States.

Nello scorso decennio il buon Bruce ha dato libero spazio alla sua creatività, in un trio jazz, in coppia con Ricky Skaggs, escursioni “classiche”, ha pubblicato un bel box retrospettivo ma il cuore delle operazioni sono stati i tre dischi in studio con il gruppo, l’ultimo dei quali Levitate uscito nel 2009, che vedeva tra gli ospiti Clapton, il paroliere dei Dead Robert Hunter, i due figli e il nipote, ma non era un disco riuscitissimo, troppo poco lo spazio riservato agli assoli del piano di Hornsby che sono sempre stati un tratto caratteristico della sua musica.

Questo doppio CD (tra l’altro registrato nel 2007, 2008 e 2009, quindi prima o in contemporanea con l’album di studio) ripaga abbondantemente fedelissimi ed avventizi che si avvicinano: si tratta di una sequenza di 25 brani, lunghi, corti, lunghissimi, in forma di medley o solo brevi accenni dove l’arte dell’improvvisazione regna sovrana ma tra un assolo e l’altro, e ce ne sono una infinità, le canzoni non mancano, e la melodia spesso regna sovrana, con quella firma inconfondibile che miscela il suono vagamente country e weastcostiano degli hits (che non ci sono), con il Billy Joel più ispirato e la “ricerca” sonora più sfrenata (anche Weber, Elliot Carter, Ives e Samuel Barber ricevono il trattamento Hornsby). Non mancano gli amori giovanili come nel bel medley tra la “sua” Fortunate Son e Comfortably Numb del duo Gilmour-Waters che perversamente si conclude con l’assolo di chitarra del brano originale e non quello dei Pink Floyd. 

Ogni tanto si va un po’ troppo sul cervellotico e sull’improvvisazione fine a sé stessa, non tutti i brani sono memorabili ma quando il gruppo “acchiappa” un groove, i solisti, l’ottimo Doug Derryberry alle chitarre e mandolino, Bobby Read ai fiati, il tastierista JT Thomas e lo stesso Hornsby, sono in grado di improvvisare assoli e tessiture sonore di grande varietà, la sezione ritmica con il bassista JV Collier che si prende i suoi “solo” e il batterista Sonny Emory ancòra il suono con grande precisione. In definitiva un gran bel disco nella tradizione dei grandi doppi dal vivo. La conclusiva Standing On The Moon/Halcyon Days suggella il tutto con una versione sontuosa che presenta l’ultima apparizione alla chitarra del nipote R.S. Hornsby che sarebbe poi scomparso in un incidente automobilistico nel gennaio del 2009.

Non sto a ricordarvi i titoli di tutti i brani ma se amate la musica di Hornsby vi assicuro che qui ce n’è tanta e di buona qualità e se non lo conoscete potrebbe essere l’occasione buona. Oltre a tutto, anche se import e quindi non facilmente reperibile il disco è a prezzo speciale e costa come un singolo.

Bruno Conti