Anche Lui Ci Ha Lasciato Domenica 12 Febbraio: Robert Fisher, Leader Dei Willard Grant Conspiracy

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Non vorrei trasformare il Blog in una rubrica di necrologi, ma non mi sembrava giusto non segnalare che domenica scorsa 12 febbraio, oltre ad Al Jarreau, si è spento per un tumore anche  Robert Fisher, leader e factotum per oltre venti anni dei Willard Grant Conspiracy: malato da lungo tempo, negli ultimi tempi, anche per questo aveva diradato di molto i suoi impegni musicali, ma come gruppo, o in duo, con David Michael Curry, avevano continuato a fare tour, negli Stati Uniti, e saltuariamente anche in Europa, fino al 2016. L’ultimo album uscito era stato Ghost Republic, pubblicato nel 2013, e per ricordarlo vi riproponiamo la recensione di quel disco nelle parole di Tino Montanari. R.I.P, Robert.

Bruno Conti

Storie Di Fantasmi! Willard Grant Conspiracy – Ghost Republic – Loose Music 2013

willard grant conspiracy ghost republic

Robert Fisher, ormai unico membro fisso e indiscusso leader dei Willard Grant Conspiracy, è un narratore di storie, lo è da più di quindici anni e questo ultimo lavoro Ghost Republic (si avvicina molto ad un concept-album), è un ulteriore conferma. Formatisi a Boston nella prima metà degli anni ’90, i Willard Grant Conspiracy (fondati da Robert Fisher e Paul Austin ex Walkabouts) danno vita a quello che è stato etichettato “country-noir” o “gothic-country” (personalmente aggiungerei anche “psichedelia contadina”), mantenendo un’identità stilistica che ha permesso loro di cavalcare “l’alt-country” ed arrivare indenni al “neo-folk”, attraverso album meravigliosi quali Flying Low (98) (da recuperare assolutamente), Mojave (99), Everything’s Fine (2000), Regard The End (2004), Let It Roll (2006), Pilgrim Road (2008) e Paper Covers Stone (2009,) una rilettura di alcune delle canzoni più belle del loro repertorio.

Da segnalare inoltre il primissimo EP d’esordio 3am Sunday@ Fortune Otto’s (96) la collaborazione anomala con il gruppo olandese dei Telefunk In The Fishtank  (2002) e le due preziose antologie The Green, Green Grass Of  Slovenia (2000) e There But For The Grace Of God (2005). Da anni Fisher si è ritirato a vivere nel deserto del Mojave , dal quale trae l’ispirazione per questo lavoro, nato dal progetto letterario Ghost Republic, complice la poetessa Nicelle Davis che ha chiamato alcuni colleghi a scrivere un poema sulla città di Bodie (una delle tante “ghost town” abbandonate americane), attorno al quale ruotano i personaggi della storia.

Accompagnato dal bravissimo violinista David Michael Curry (membro della band di Thalia Zedek, nonché il musicista più presente nelle varie line-up del gruppo), Robert narra con la sua voce baritonale, storie di frontiera, traversie di vita e di morte, il tutto registrato nello studio di Curry nel Massachusetts, a testimonianza di uno splendido sodalizio artistico. La narrazione inizia con l’intro strumentale Above The Treeline, e prosegue con la scarna malinconia di Perry Wallis, l’elegia strumentale di Parsons Gate Reunion, mentre The Only Child  e la Title Track sono delle perfette “american gothic”. Dopo un sorso di Bourbon, la narrazione continua con gli archi della spettrale Rattle And Hiss e il violino straziante di Take No Place, la ninna nanna “noir” di Good Morning Wadlow, mentre con Piece Of Pie e The Early Hour il suono cambia con lancinanti abbozzi elettrici, che rimandano alla scuola dei Velvet Underground. La narrazione (purtroppo) volge al termine con il jazz e le distorsioni chitarristiche di Incident At Mono Lake e New Years Eve, per poi emozionare e commuovere con la recita conclusiva di Oh We Wait, dove il violino di David Curry e la voce baritonale (che sa di polvere, sabbia e bourbon) di Robert Fisher, danno il senso di cosa sia la malinconia dei perdenti.

Fin dal primo ascolto Ghost Republic, viene sviscerato attraverso oscure ballate dall’incedere lento, incentrate su intrecci di strumenti a corda (chitarra, viola e violino) a fare da sfondo alla voce profonda e vibrante di Robert Fisher (un condensato di Nick Cave, Mark Lanegan e Lou Reed), una musica sospesa nel tempo, musica che i Willard Grant Conspiracy disegnano in modo molto profondo, con figure di ribelli solitari e idealisti, metafora perfetta dell’America di ieri, di oggi e di domani. Crepuscolare.

Tino Montanari

Dalle Cover Di Neil Young … Alle Cover D’Autore ! Rusties – Dalla Polvere E Dal Fuoco

rusties dalla polvere

Rusties – Dalla Polvere E Dal Fuoco – Hard Dreamers/Ird

Per chi ancora non li conoscesse, i Rusties sono una longeva band italiana (conosciuta ai più per essere la migliore “cover band” di Neil Young) https://www.youtube.com/watch?v=LOSrZsoWREU , ma con un indubbia fama conquistata sui palchi di tutta Europa. Formatisi quasi per gioco nel lontano ’98 e dopo centinaia di concerti come “tribute band”, esordiscono con un demo Rusties Never Sleep (02), seguito da Younger Than Neil (05), e da un album dal vivo registrato al festival tedesco Orange Blossom Special, Live In Germany (07) e, per festeggiare i dieci anni di attività, incidono una raccolta di rarità Last Rust The Best & The Rest (08). Poi (giustamente) i Rusties hanno deciso di fare le cose sul serio componendo loro le canzoni, e il risultato è stata la pubblicazione di Move Along (09) https://www.youtube.com/watch?v=iL46AtdtiVM , mantenendo questo filone nel successivo Wild Dogs (11), con la presenza di due ospiti di classe, la bravissima cantante irlandese Mary Coughlan https://www.youtube.com/watch?v=hJ7R9-m_wH8  (che canta nella title-track e nella bonus-track) https://www.youtube.com/watch?v=OAdDOoTKRWg , ed il cantautore (sempre irlandese) Andy White, che co-produce e scrive con i Rusties alcune canzoni che danno al gruppo un respiro internazionale.

RUSTIES - Move along CD cover RUSTIES - Wild Dogs CD cover

I “Rugginosi” (attuali) sono formati dallo storico “leader” Marco Grompi (biografo ufficiale di Neil Young, discografico e vecchio collaboratore del Buscadero)) voce, chitarre e armonica, Osvaldo Ardenghi alla chitarra elettrica (anche  solista in proprio), Fulvio Monieri al basso, Massimo Piccinelli alle tastiere, Filippo Acquaviva alla batteria e percussioni, con la collaborazione della violinista italo-siriana Jada Salem, che hanno elaborato questo nuovo lavoro con nove “cover” d’autore, parliamo di Neil Young (non poteva mancare), Bruce Cockburn, John Martyn, Warren Zevon, Chris Eckman (Walkabouts), Robert Fisher (Willard Grant Conspiracy), e Roger Hodgson (Supertramp), liberamente tradotte e riadattate dal “biografo” Marco Grompi,  e cantate per la prima volta dal gruppo in italiano.

RUSTIES-2014-11 Rusties - marco e osvaldo

Dalla Polvere E Dal Fuoco inizia con Ombre All’Orizzonte una cover di Ghost Along The Border, pescata dal disco solista di Chris Eckman Harney Country, riletta in una chiave delicata, mentre la seguente Canzone Logica è la famosissima The Logical Song dei Supertramp  (forse la meno riuscita del lotto), andando poi ad omaggiare Robert Fisher dei grandi Willard Grant Conspiracy con Le Intenzioni di Harrison Hayes, dall’album Regard The End, il Bruce Cockburn di Stealing Fire con Se Solo Avessi Un Lanciarazzi, e Pacing The Cage, con l’acustica Dentro La Gabbia. Con la title track Dalla Polvere E Dal Fuoco si rende omaggio al Neil Young della poderosa Powderfinger qui rifatta come sempre con le chitarre spianate, e una La Signora ripescata da uno dei primi album del “bisonte” Neil Young, passando per la tenue Aria Solida, che non è altro che la famosissima Solid Air (la canzone che John Martyn dedicò a Nick Drake), e a chiudere con la tenerissima Tienimi Con Te versione di Keep Me In Your Heart del grande Warren Zevon di The Wind. Missione compiuta!

Anche se si tratta di un disco di “covers”, in questo disco dei Rusties si respira l’America (e non solo) riletta in chiave molto personale, re-interpretando canzoni di artisti fra i più “veri” che hanno calpestato la musica rock, tenendo ben presente che non è mai facile la rilettura in italiano (scelta per certi versi coraggiosa), e che vi consiglio di ascoltare, se vi piacciano il folk, il country-folk, e la “mitica” West Coast!

Tino Montanari

Storie Di Fantasmi! Willard Grant Conspiracy – Ghost Republic

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Willard Grant Conspiracy – Ghost Republic – Loose Music 2013

Robert Fisher, ormai unico membro fisso e indiscusso leader dei Willard Grant Conspiracy, è un narratore di storie, lo è da più di quindici anni e questo ultimo lavoro Ghost Republic (si avvicina molto ad un concept-album), è un ulteriore conferma. Formatisi a Boston nella prima metà degli anni ’90, i Willard Grant Conspiracy (fondati da Robert Fisher e Paul Austin ex Walkabouts) danno vita a quello che è stato etichettato “country-noir” o “gothic-country” (personalmente aggiungerei anche “psichedelia contadina”), mantenendo un’identità stilistica che ha permesso loro di cavalcare “l’alt-country” ed arrivare indenni al “neo-folk”, attraverso album meravigliosi quali Flying Low (98) (da recuperare assolutamente), Mojave (99), Everything’s Fine (2000), Regard The End (2004), Let It Roll (2006), Pilgrim Road (2008) e Paper Covers Stone (2009,) una rilettura di alcune delle canzoni più belle del loro repertorio.

Da segnalare inoltre il primissimo EP d’esordio 3am Sunday@ Fortune Otto’s (96) la collaborazione anomala con il gruppo olandese dei Telefunk In The Fishtank  (2002) e le due preziose antologie The Green, Green Grass Of  Slovenia (2000) e There But For The Grace Of God (2005). Da anni Fisher si è ritirato a vivere nel deserto del Mojave , dal quale trae l’ispirazione per questo lavoro, nato dal progetto letterario Ghost Republic, complice la poetessa Nicelle Davis che ha chiamato alcuni colleghi a scrivere un poema sulla città di Bodie (una delle tante “ghost town” abbandonate americane), attorno al quale ruotano i personaggi della storia.

Accompagnato dal bravissimo violinista David Michael Curry (membro della band di Thalia Zedek, nonché il musicista più presente nelle varie line-up del gruppo), Robert narra con la sua voce baritonale, storie di frontiera, traversie di vita e di morte, il tutto registrato nello studio di Curry nel Massachusets, a testimonianza di uno splendido sodalizio artistico. La narrazione inizia con l’intro strumentale Above The Treeline, e prosegue con la scarna malinconia di Perry Wallis, l’elegia strumentale di Parsons Gate Reunion, mentre The Only Child  e la Title Track sono delle perfette “american gothic”. Dopo un sorso di Bourbon, la narrazione continua con gli archi della spettrale Rattle And Hiss e il violino straziante di Take No Place, la ninna nanna “noir” di Good Morning Wadlow, mentre con Piece Of Pie e The Early Hour il suono cambia con lancinanti abbozzi elettrici, che rimandano alla scuola dei Velvet Underground. La narrazione (purtroppo) volge al termine con il jazz e le distorsioni chitarristiche di Incident At Mono Lake e New Years Eve, per poi emozionare e commuovere con la recita conclusiva di Oh We Wait, dove il violino di David Curry e la voce baritonale (che sa di polvere, sabbia e bourbon) di Robert Fisher, danno il senso di cosa sia la malinconia dei perdenti.

Fin dal primo ascolto Ghost Republic, viene sviscerato attraverso oscure ballate dall’incedere lento, incentrate su intrecci di strumenti a corda (chitarra, viola e violino) a fare da sfondo alla voce profonda e vibrante di Robert Fisher (un condensato di Nick Cave, Mark Lanegan e Lou Reed), una musica sospesa nel tempo, musica che i Willard Grant Conspiracy disegnano in modo molto profondo, con figure di ribelli solitari e idealisti, metafora perfetta dell’America di ieri, di oggi e di domani. Crepuscolare.

Tino Montanari