Più Che Un Cofanetto E’ Un Assemblaggio, Ma La Musica Rimane Eccellente! Chicago – Chicago II Collector’s Edition

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Chicago – Chicago II Collector’s Edition – Rhino/Warner 2CD/2LP/DVD Box Set

A pochi mesi dal bellissimo cofanetto VI Decades Live https://discoclub.myblog.it/2018/05/31/almeno-per-i-primi-dieci-anni-una-grandissima-band-chicago-vi-decades-live-this-is-what-we-do/ , ecco un nuovo box dedicato ai Chicago, storica band dalla lunghissima discografia ed ancora in piena attività. L’occasione è di quella di celebrare il loro disco più famoso ed anche più bello, Chicago II (in realtà il titolo corretto sarebbe semplicemente Chicago, dato che il primo si chiamava Chicago Transit Authority, ma lo sanno in pochi), anche se non si capisce bene quale sia la ricorrenza dato che al cinquantesimo anniversario mancano due anni. Ma la vera “magagna” di questo box sta nel fatto che si tratta di un assemblaggio di materiale già disponibile separatamente: infatti al suo interno è contenuto il disco originale su singolo CD (senza bonus tracks) nella versione remixata e rimasterizzata da Steven Wilson ed uscita nel 2016, la versione dal vivo al programma Soundstage registrata lo scorso anno dalla formazione attuale e pubblicata su CD e DVD (messa in commercio appena pochi mesi fa), ed il doppio vinile sempre della versione del 1970, qui per la prima volta con il trattamento di Wilson (ah beh, allora…).

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Quindi niente inediti, neppure si sono premurati di includere da qualche parte il mix originale, ed in più non ci sono libri o libretti, solo un poster peraltro non indispensabile: come se non bastasse, i CD sono stati messi dentro usando la stessa confezione della pubblicazione originale, con il risultato che ci troviamo con uno in stile “vinyl replica” (l’album originale) ed uno con un comune “jewel box” (il live). Ma la cosa imperdonabile è che il tutto costa sui 70 euro (anche di più), mentre se vi comprate i due dischetti separatamente (lasciamo stare il doppio LP) spendete meno della metà! Quindi un prodotto da consigliare per i collezionisti di manufatti che ancora non possiedono nessuno degli album all’interno del box, ma perfettamente inutile per chi avesse anche solo il disco in studio o il live (con una modica spesa ci si accaparra il pezzo mancante). Meno male che la musica presente in questo cofanetto è davvero bella: Chicago II è infatti il punto più alto della discografia di un gruppo che da troppi anni va avanti per inerzia, ma che fino alla metà degli anni settanta proponeva qualcosa di veramente originale.

Loro stessi si erano autodefiniti una “rock’n’roll band con fiati”, ma il termine è perfino riduttivo, in quanto nei loro album di inizio carriera (ed i primi tre erano tutti doppi, un record per un gruppo rock) potevamo trovare una miscela stimolante e creativa di rock, funky, pop, blues, errebi, jazz ed anche progressive, un genere molto diverso da quello soft rock intrapreso in seguito. La formazione storica, presente anche in Chicago II, era composta da Robert Lamm, voce e tastiere, Terry Kath, voce e chitarra, Peter Cetera, voce e basso, Daniel Seraphine, batteria, più la sezione fiati formata da James Pankow (autore principale nei primi anni insieme a Lamm e Kath), Lee Loughnane e Walter Parazaider.Chicago II inizia in maniera splendida con la calda soul ballad Movin’ In (che a metà si tramuta in un delizioso pezzo jazz, per poi riprendere il tema principale) e prosegue con il pop di classe di The Road e con la creativa Poem For The People, piena di cambi ritmici e melodici, con fiati ed organo sugli scudi. La lunga In The Country è una scintillante rock ballad dai sapori sudisti, piena di idee e con un motivo centrale di grande impatto, mentre la breve Wake Up Sunshine è puro pop, delizioso e solare, che ancora non presenta le derive zuccherose degli anni a venire.

Ma i pezzi centrali del disco sono senza dubbio le due suite Ballet For A Girl In Buchannon e It Better End Soon (sette e quattro movimenti rispettivamente), due pretesti per lasciarsi andare a splendide evoluzioni strumentali, davvero grandissima musica, con i fiati che gareggiano in bravura con la chitarra di Kath e l’organo di Lamm, ed una serie di melodie e canzoni una meglio dell’altra, anche se talvolta appena abbozzate (Make Me Smile e Colour My World nella prima suite o lo strepitoso 1st Movement nella seconda). L’altro classico dell’album è 25 Or 6 To 4, il brano più rock tra quelli presenti, uno straordinario tour de force (Kath qui è formidabile) che dal vivo assumerà minutaggi “importanti”. Da segnalare anche Fancy Colours, altra squisita pop song contraddistinta da magistrali armonie vocali, e la conclusiva Where Do We Go From Here, deliziosa ballata pianistica che è anche l’unica scritta da Cetera.

Il CD (e DVD) Chicago II Live On Soundstage, ripropone come abbiamo detto l’album originale brano per brano con la formazione attuale (nella quale gli unici membri storici rimasti sono Lamm, Pankow e Loughnane) con l’unica assenza dei brani Prelude, A.M. Mourning e P.M. Mourning, che avrebbero necessitato di un’orchestra. L’ordine dei pezzi è stato leggermente cambiato per poter suonare 25 Or 6 To 4 come bis (ottima versione tra l’altro, molto potente), ed il risultato finale è decisamente godibile: non azzeccheranno un disco decente da una vita, ma quando si tratta di suonare il loro repertorio migliore sanno ancora dire la loro (lo si capisce già dal primo pezzo, Movin’ In, rifatto in maniera splendida). Che Chicago II fosse un grandissimo album non lo scopriamo certo oggi, ma l’operazione discografica (tra l’altro da parte della Rhino, di solito esente da questo genere di iniziative) rimane abbastanza inqualificabile.

Marco Verdi

Almeno Per I Primi Dieci Anni, Una Grandissima Band! Chicago – VI Decades Live (This Is What We Do)

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Chicago – VI Decades Live (This Is What We Do) – Rhino/Warner 4CD/DVD Box Set

I Chicago, uno dei più longevi gruppi americani (hanno esordito nel 1969 e ci sono ancora adesso), nell’immaginario collettivo sono una band di grande successo commerciale, fautrice di un soft-rock dalle grandi potenzialità radiofoniche ma con scarso interesse artistico. Se questa affermazione può essere condivisibile per il periodo dalla fine degli anni settanta in poi, bisogna però essere onesti ed ammettere che nella prima decade i nostri erano un grande gruppo, un combo decisamente originale e creativo autodefinitosi “rock’n’roll band coi fiati”, anche se il loro suono conteneva elementi jazz, funky, rhythm’n’blues e persino prog, e dal vivo erano una vera potenza. A rimettere le cose a posto arriva questo bellissimo cofanetto VI Decades Live (This Is What We Do), quattro CD più un DVD di performance inedite, che per quattro quinti è incentrato sul primo periodo e dunque decisamente interessante, ed in vari momenti addirittura entusiasmante. L’unica cosa che non capisco è il titolo, una chiara forzatura: ok che è presente almeno una canzone per ogni decade dagli anni sessanta ad oggi, ma se dobbiamo contare gli anni di carriera dall’esordio Chicago Transit Authority (il primo nome della band, poi accorciato per minacce di querela da parte dell’azienda municipale di trasporti della metropoli dell’Illinois), non sono ancora neppure cinquanta.

I Chicago sono dunque un gruppo che, ad una formazione tipicamente rock, ha sempre affiancato e dato largo spazio alla sezione fiati, creando un suono che all’epoca era veramente originale, e ha alimentato la sua fama grazie ad infuocate performances dal vivo: tra i membri fondatori, gli unici ancora nel gruppo sono il tastierista e cantante (ma le voci soliste sono più di una) Robert Lamm ed i fiati di James Pankow, Lee Loughnane e Walter Parazaider, benché tra i componenti storici è d’uopo ricordare almeno il bassista Peter Cetera, il batterista Danny Seraphine e soprattutto lo straordinario chitarrista Terry Kath, scomparso prematuramente nel 1978 in maniera assurda (una sorta di gara di roulette russa o un incidente, non si è mai capito). VI Decades Live comprende parecchi successi dei nostri (manca la comunque non indispensabile Hard To Say I’m Sorry), ma anche diverse canzoni mai apparse prima in live ufficiali del gruppo. I primi due CD contengono il concerto completo del 1970 all’Isola di Wight, uno show strepitoso con i CTA (acronimo del loro nome completo) davvero in stato di grazia, a partire dalla potente Introduction (che nonostante il titolo è una canzone vera e propria), tra rock, funky e jazz, con cambi di ritmo repentini, fiati subito protagonisti e strepitoso finale in crescendo, per poi proseguire con South California Purples, dieci minuti di grandissima musica tra southern, errebi e certe atmosfere free che non mancavano mai, con Kath già sublime alla chitarra.

Ottime anche la fluida e distesa Beginnings, che fa intravedere quel gusto pop che si manifesterà in misura maggiore negli anni a venire, ed il rock-soul annerito di In The Country, suonato in maniera davvero divina (ma anche Does Anybody Really Know What Time It Is, non fosse altro che per la magnifica intro strumentale). Ma il vero sballo è nel secondo CD, ovvero la parte finale del concerto: solo quattro brani, ma quasi cinquanta minuti di musica totali, con due straordinarie It Better End Soon e la mini-suite Ballet For A Girl In Buchannon, che solo loro arrivano a circa mezz’ora, un’esplosione di suoni, ritmo e melodie in libertà dalla forza prorompente (specialmente la seconda delle due, una vera goduria); seguono la nota 25 Or 6 To 4, con il suo famoso riff, ed una stupenda ed infuocata cover di I’m A Man dello Spencer Davis Group. Il terzo dischetto propone otto pezzi suonati tra il 1969 ed il 1977 in varie location, tra i quali due brani da sedici minuti ciascuno: una debordante Liberation (registrata a Parigi), con fiati scatenati ed il resto della band che si produce in assoli a profusione, una jam fantastica con intermezzi anche blues e psichedelici (ed un accenno anche alla Marsigliese), con Kath semplicemente formidabile, ed una straordinaria A Hit By Varèse, altro tour de force, un mezzo capolavoro di musica in libertà tra rock e jazz, suonata alla grandissima e che sarebbe stata degna anche di stare nel repertorio di un gigante come Miles Davis.

Da segnalare pure un’altra 25 Or 6 To 4, perfino meglio di quella a Wight, il jazz-rock caldo e vibrante di Goodbye e la celebre If You Leave Me Now, conosciutissima soft ballad che anticipa la fase più commerciale del gruppo (ed è anche il loro brano di maggior successo). Il quarto CD va dal 1978 fino al 2014, ed è praticamente un’altra band, più patinata e “da classifica”, ma non mancano i momenti di interesse come lo splendido medley (nonostante un synth nel finale) tra la loro Get Away, la solita I’m A Man ed i classici In The Midnight Hour di Wilson Pickett e Knock On Wood di Eddie Floyd, una vigorosa e personale rilettura di In The Mood di Glenn Miller, una Don’t Get Around Much Anymore (Duke Ellington) rifatta in chiave moderna, una versione elettroacustica di Look Away, altro loro grande successo, o ancora la ritmata e funkeggiante Hot Streets, title track di uno dei pochi album del gruppo non “numerati”. Il DVD presenta invece un concerto del 1977 ad Essen, in Germania, messo in onda all’epoca per la famosa serie Rockpalast (e come bonus una What’s This World Comin’ To del 1973), una serata più volte “bootleggata”, anche in versione video, e presentata per la prima volta ufficialmente. Un ottimo concerto, con il gruppo che si presenta in gran forma (e con sgargianti vestiti  tipici dell’epoca), nel quale, accanto a classici del calibro di Ballet For A Girl In Buchannon, A Hit By Varèse e If You Leave Me Now, troviamo pezzi meno esplorati come Anyway You Want, Skin Tight e Scrapbook, ed un finale di fuoco con le immancabili 25 Or 6 To 4, I’m A Man ed un’energica Got To Get You Into My Life dei Beatles.

Che dire ancora? Questo è il classico cofanetto da non perdere, sia che siate dei neofiti (perché c’è il meglio degli anni d’oro dei Chicago, e solo il quarto CD è di livello inferiore), sia per i fans, dato che il materiale è inedito al 100%. E, soprattutto, perché c’è tantissima grande musica.

Marco Verdi