L’Ex Pugile Ancora Una Volta Sul Ring Della Musica! Paul Thorn – Too Blessed To Be Stressed

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Paul Thorn – Too Blessed To Be Stressed – Perpetual Obscurity/Blue Rose/IRD

Ci sono storie che vale la pena raccontare, quella di Paul Thorn parla da sola e se ne potrebbe trarre un romanzo. Nativo di Tupelo, Mississippi (non un luogo qualunque nella grande storia del rock’n’roll, li è nato un certo Elvis Presley). Figlio di un pastore protestante, Paul comincia fin da piccolo a cantare nella chiesa di famiglia, cresce a pane e musica e fin dalla tenera età di dodici anni comincia anche a prendere lezioni di boxe da suo zio, e dopo una lunga gavetta prende sul serio la carriera di pugile, che lo porta addirittura nel lontano ’87 a sfidare in diretta televisiva il campione del mondo Roberto Duran (conosciuto anche come “mano di pietra”). Come sia andata a finire è facilmente immaginabile, la sonora sconfitta rimediata lo fa tornare di corsa al suo primo amore, la musica, e tra un pugno e l’altro trova il tempo negli anni a seguire di incidere una mezza dozzina di dischi di buona fattura, a partire dall’esordio con Hammer And Nail (97) a cui faranno seguito Ain’t Love Strange (99), Mission Temple Fireworks Stand (02), Are You With Me? (04), A Long Way From Tupelo (08), Pimps And Preachers (10) http://discoclub.myblog.it/2011/02/25/temp-8321917b0bce057cb280fea99f41838b/  e What The Hell Is Goin’ On? (12), un disco di sole “cover”, andando a pescare autori di riferimento come Allen Toussaint, Rick Danko, Paul Rodgers dei Free, Ray Wylie Hubbard, Buddy Miller e il Buckingham dei Fleetwood Mac.

In questo Too Blessed To Be Stressed, Thorn scrive tutti i brani con il fidato Billy Maddox, avvalendosi di “sessionmen” di esperienza e qualità come Bill Hinds alle chitarre, Jeffrey Perkins alla batteria, Ralph Friedrichsen al basso, Michael Graham alle tastiere, e come coriste Deluxe le bravissime McCrary Sisters, che danno un buon contributo a tutto il lavoro.

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Le prime due riprese (o brani, se preferite) Everything’s Gonna Be Alright https://www.youtube.com/watch?v=Ppf2vogP4os  e Too Blessed To Be Stressed, sono di riscaldamento, ma già al terzo round Paul mette a segno un bel montante con una Everybody Needs Somebody dal ritornello accattivante https://www.youtube.com/watch?v=-vH8vZCwQkg , a cui fa seguire un perfetto colpo ai fianchi con il country di I Backslide On Friday, rifiatando alla grande con il soul-blues di This Is A Real Goodbye, con un bel lavoro al suo angolo di Michael Graham al piano. La sesta ripresa viene affrontata spavaldamente con l’andamento rock di Mediocrity Is King, mentre il “round” successivo Don’t Let Nobody Rob You Of Your Joy è di studio, prima di scatenarsi con la “cover” di Carlo Ditta (noto produttore di New Orleans, anche del grande Willy Deville), un gospel Get You A Healin’ dal sapore delizioso di Lousiana https://www.youtube.com/watch?v=3VVev3uouEA . Le ultime riprese sono di contenimento con il southern blues di annata Old Stray Dogs & Jesus, l’anima rock soul di una coinvolgente What Kind Of Roof Do You Live Under, concludendo l’incontro, vincendo ampiamente ai punti, con una grandissima ballata No Place I’d Rather Be, splendidamente suonata e cantata, dotata di una raffinata melodia degna del miglior John Hiatt. Gong!

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Nonostante i pugni presi in carriera, Paul Thorn non è affatto uno “suonato”, sa come disimpegnarsi nelle proprie canzoni, scrive brani che fanno vibrare, ballate toccanti, rhythm’n blues e qualche accenno di “roots”, da parte di un “boxeur” (fortunatamente) mancato, dotato di un talento musicale non tanto comune, con una storia da “saga americana” alle spalle, che aspetta solo di essere sceneggiata.

Tino Montanari

*NDB. Il disco era già uscito ad agosto per la propria etichetta Perpetual Obscurity, ed anticipato nella rubrica delle novità mensili, ora viene pubblicato in Europa dalla Blue Rose, distribuita in Italia dalla IRD, e rimane sempre un ottimo album, come avete appena letto qui sopra!

C’è Chi Suona Nei Duran Duran E Chi Ha Combattuto Contro Roberto Duran! Paul Thorn – Pimps And Preachers

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Paul Thorn – Pimps And Preachers – Blue Rose CD+DVD

Ovviamente non avendolo mai visto nella formazione dei Duran Duran deve essere lui che ha combattuto contro Roberto Duran. Per chi non lo sapesse Roberto “Mano di pietra” Duran è un pugile panamense tra i più leggendari nella storia della boxe, campione del mondo in quattro categorie e ha combattuto in cinque diverse categorie di peso, risultando, secondo alcuni critici il più grande peso “leggero” di tutti i tempi e tra i dieci migliori in assoluto (mi sono documentato, ma comunque ricordo di avere visto alcuni suoi combattimenti in televisione ed era una vera forza della natura). Per tornare alla musica il compianto Chris Gaffney gli ha dedicato una bellissima canzone, The eyes of Roberto Duran e Paul Thorn ha combattutto contro di lui nel 1988, perdendo naturalmente, anche se ricorda di non essere stato gonfiato come una zampogna.

La storia di Paul Thorn è affascinante ed è questo il motivo per cui vi parlo di questo album (che è anche molto bello, ma ci arriviamo tra un attimo): dopo la carriera pugilistica ha fatto vari professioni, l’ultima delle quali. lavorare in una fabbrica di sedie, sempre coltivando la sua passione per la musica, suonando a livello locale in piccoli clubs. E non poteva essere diversamente per uno che è nato a Tupelo, Mississippi la città di Elvis Presley, profondo Sud degli Stati Uniti. A metà anni ’90 è stato scoperto dal manager Miles Copeland (il fratello di Stewart, il batterista dei Police) che gli è fatto ottenere un contratto per la A&M con cui ha pubblicato nel 1997 il suo album di esordio Hammer And Nail (sempre titoli molto evocativi) che ha avuto ottimi riscontri di critica e buone vendite e, probabilmente, rimane il suo album migliore, come molti esordi. Ma questo Pimps and Preachers, il suo settimo disco di studio, oltre a qualche live sparso qui e là, gli si avvicina molto a livello qualitativo. I tempi delle majors sono un lontano ricordo, ora Thorn gli album se li gestisce in proprio a livello indipendente, infatti questo CD era già uscito l’estate scorsa negli States per la sua etichetta Perpetual Obscurity records (un nome, un programma).

Per chi se lo fosse perso al primo giro, vista la non fantastica reperibilità, la benemerita Blue Rose lo ripubblica in questi giorni in una versione potenziata con allegato (al prezzo di uno) un DVD con un concerto completo registrato a Birmingham (ma quella dell’Alabama) nel lontano 2005 ma che rimane attualissimo a livello di sound. Per inciso, per i super fans, il Dvd aveva già avuto una distribuzione pressoché clandestina ai tempi dell’uscita sul mercato americano.

E questa, ragazzi miei (oggi sono generoso, anche ragazze, visto che le Physique du Role dell’ex Boxeur è rimasto) è ottima musica: la vogliamo chiamare Americana (termine che il mio “amico” Dan Stuart aborre), blue collar rock, heartland o semplicemente del buon sano rock classico in ogni caso Paul Thorn è un rocker e cantautore di quelli gagliardi.

Si tratti del classico rock alla Springsteen ( o Mellencamp, o chi volete, sostituite con il vostro nome preferito) dell’iniziale You’re Not The Only One con la bella voce spiegata di Thorn che si sovrappone al suono di una ritmica spigliata e viene sottolineata da una bella slide guitar. Oppure il rock venato di soul della bluesata e, molto Mellencamp anni d’oro, della title-track Pimps And Preachers (Papponi e Predicatori ripresi anche nel disegno della copertina tra la Redemption Lane e il Turn Out Boulevard), organo e chitarra ribadiscono queste sonorità tipicamente sudiste. Ci sono anche belle ballate pianistiche come la deliziosa Tequila is good for heart ancora ricca di sapori southern ma anche con retrogusti alla Randy Newman o al Jackson Browne anni ’70, con la voce vissuta di Thorn che aggiunge di suo allo spessore del brano.

Ancora quel classico sound con doppia tastiera tipico degli anni ’70 più incisivi, quelli di Guthrie Thomas, Tom Jans e altri Beatiful Losers che in quegli anni facevano bellissimi album destinati all’oblio con la crema dei musicisti americani, dai Little Feat in giù. Come la vogliamo definire, ballata uptempo? Mi sembra che possa andare! Weeds in My Roses sta a metà tra gli Stones migliori e il southern rock più travolgente con quel basso che pompa, l’organo e le chitarre grintose e un bel ritornello che ti rimane in testa. Un altro dei temi musicali ricorrenti è quello dei già citati Little Feat, Better Days Ahead si situa tra il loro classico sound e quello di loro epigoni from New Orleans come Subdudes e Radiators, in ogni caso bella musica tra chitarre slide insinuanti e tastiere malandrine.

C’è anche una dolce ballata acustica come Ray Ann’s Shoes dove un violino ricorrente impreziosce la voce “scura” di Thorn. You Might Wrong sempre con la slide sugli scudi ci riporta al R&R classico e cantautorale con i soliti Springsteen, Mellencamp e ci vogliamo mettere anche Seger nei cromosoni, sarà anche musica derivativa ma a noi ci piace, è fatta un gran bene, le canzoni sono belle, lui canta bene, cosa si può volere di più, un Amaro? Buckskin Jones è suono Little Feat allo stato puro e pure di quello buono con lo spirito di Lowell George che aleggia benevolo sulle procedure e la musica che si fa funky e americana. In quegli anni questa musica si definiva semplicemente rock americano, quella della Band, dei Little Feat, dei primi Doobie Brothers perfino, mi allargo? degli Allman Brothers, poi il termine si è traslato su Foreigner, Toto e REO Speedwagon ma non è la stessa cosa. Hope I’m doing this right all’inizio ha un abbrivio quasi alla Steve Miller Band poi diventa una ballata roots alla Mellencamp, molto bella anche questa, con degli incisivi interventi della solista e dell’organo.

Don’t Like Half The Folks I Love sfocia nuovamente in territori boogie di quasi puro southern rock (con quel tocco errebì che ricorda i Wet Willie ma mancano i fiati). Per la serie non manca neanche il sense of Humour e allora vai con “Nona Lisa”, altro brano accattivante di puro blue collar rock tra Springsteen e Mellencamp d’annata, come neppure loro fanno più tanto spesso, con le chitarre che ruggiscono e i ritornelli sono semplici e memorabilizzabili ma non per questo meno efficaci. That’s Life è una variazione sul tema blue-eyed soul, bianconera (ma non in senso sportivo) e anche un tantino gigionesca, ma appena appena.

A questo punto finisce il CD ma rimane da vedere il DVD e vi assicuro che Thorn e la sua Band dal vivo ci danno dentro alla grande: prendete tutti gli argomenti citati fino ad ora, inseriteli in un frullatore gigantesco e shakerate e otterrete un concerto ad alto contenuto di ottani con un gruppo che al di là dell’aspetto esteriore, con un organista che sembra Giuliano Ferrara con i capelli lunghi, il chitarrista che è una via di mezzo tra un pizzicagnolo e un commercialista sovrappeso con tanto di chierica, ma suonano alla pari delle grande band storiche, Heartbreakers, Silver Bullet band, E Street Band (forse ho esagerato?). Comunque vedere per credere, c’è il meglio della sua produzione fino a quel momento (2005) e qualche cover di classe, più un paio di pezzi acustici come bonus nel Bonus!

Avremo perso un pugile ma il cantautore è assolutamente da conoscere, naturalmente se le scriva e se le canta (con un piccolo aiuto da Billy Maddox)!

Bruno Conti