Joe Bonamassa – L’Erede Di Eric Clapton O “Solo” Un Grande Chitarrista? Parte II

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Seconda Parte

La Carriera Solista Seconda Parte 2010-2010, Gli Anni Della Consacrazione: Black Country Communion, Collaborazioni Con Beth Hart, Rock Candy Funk Party, Sleep Eazys

A marzo esce il primo disco della nuova decade

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Black Rock – 2010 Mascot Provogue ***1/2 Registrato appunto ai Black Rock Studios nell’isola greca di Santorini il disco sancisce anche il successo commerciale della musica di Bonamassa in giro per tutto il mondo: ancora un brano alla Led Zeppelin come Steal Your Heart Away del bluesman Bobby Parker apre il CD, seguito da una canzone di John Hiatt (per un breve periodo anche lui “cliente” di Shirley) I Know A Place, anche questa duretta, Quarryman’s Lament, influenzata dal folk greco, prevede l’uso di flauto e bouzouki, mentre Spanish Boots, uno dei classici di Jeff Beck, è un altro potente rock-blues. Tra le altre cover, interessanti quelle di Bird On A Wire di Leonard Cohen, di nuovo con elementi folklorici e un violino insinuante, mentre Three Times A Lady di Otis Rush è un solido blues shuffle, e ottima pure la cover di Night Life di Willie Nelson, che vede la presenza di una ancora pimpante B.B. King, e un ottimo uso di fiati e archi, per non parlare della vivace Look Over Yonder’s Wall, un pezzo di Freddie King e il blues anni ‘20 Baby You Gotta Change Your Mind di Blind Boy Fuller e interessante la di nuovo acustica e cooderiana Athens To Athens. Per mantenere la media dei due dischi all’anno a fine anno esce anche il primo album dei Black Country Communion, il supergruppo formato con Glenn Hughes, di Trapeze e Deep Purple, Jason Bonham e Derek Sherinian dei Dream Theater, disco per certi versi anticipato dalle sonorita hard rock di alcuni brani di Black Rock. Li vediamo tutti quattro insieme qui sotto (anzi 5 compreso il Live).

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Black Country Communion – 2010 Mascot Provogue ***1/2 Il sound è evidentemente un omaggio a quello delle classiche band hard rock anni ‘70, in primis Led Zeppelin e Deep Purple: Glenn Hughes, basso e voce è la forza trainante della band, scrive quasi tutti i testi delle canzoni, mentre la musica appartiene ad entrambi, con qualche aiuto dagli altri, come direbbe Abatantuono “viulenza”, Hughes è un ottimo cantante, superiore a Bonamassa, specie nel genere, Joe che “si limita” a suonare la chitarra, sfogando tutta il suo amore per la musica hard, non tutto nel disco brilla, e gli odiatori del Bonamassa “casinaro” stiano a distanza, ma The Great Divide un brano tra Gary Moore e Deep Purple, la lunga cover di Medusa dei Trapeze, un pezzo dall’anima prog, Song Of Yesterday, firmata da Hughes e Bonamassa, tra Zeppelin, Free e qualche citazione Hendrixiana, non sono male, come pure la lunghissima canzone corale conclusiva Too Late For The Sun, oltre 11 minuti, con Bonamassa e Sherinian a dividersi gli spazi solisti, specie nella estesa coda strumentale.

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Black Country Communion 2 – 2011 Mascot Provogue ***1/2 il canovaccio è quello, lo stile sonoro pure, i quattro picchiano sempre come fabbri, qualche variazione sul tema in Faithless, con il suono della chitarra di Joe che rimanda ai Cream, ma Hughes è sempre dalle parti di Purple e Zeppelin, mentre An Ordinary Son è un tributo alla famiglia di Bonamassa, che lo ha sempre sostenuto nella sua carriera, notevole pure il blues lancinante Little Secret: questo è quello che avevo scritto sul disco nella mia recensione dell’epoca “In definitiva: derivativo, già sentito mille volte, con tanti assoli, una voce sopra le righe, tutti gli ingredienti di un disco di musica rock, va bene, hard rock, ma ogni tanto ci vuole”, confermo. Neanche un anno ed ecco che esce, il doppio dal vivo (ma era già uscito a fine 2011 il DVD)

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Live Over Europe – 2012 Mascot Provogue ***1/2 stesso discorso dei precedenti, con un paio di cover aggiunte al menu https://www.youtube.com/watch?v=w82V4gsSW-4 : Burn dei Deep Purple, mentre Sista Jane cita nella coda Won’t Get Fooled Again degli Who e Bonamassa riprende la propria The Ballad Of John Henry. A fine anno esce il terzo album di studio, Bonamassa impegnato anche nella sua carriera solista appare poco come autore e anche il suo rapporto con Hughes inizia a deteriorarsi (tradotto, i due non si possono più vedere).

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Afterglow – 2012 Mascot Provogue ***1/2 Prendo di nuovo a prestito quanto scritto dal sottoscritto all’epoca: “Niente di nuovo, ma solo del sano buon vecchio rock, suonato come Dio comanda, vedremo se sarà il loro ultimo capitolo. Nella prima tiratura c’è anche un DVD con il making of e quattro video delle canzoni”. Fine della prima fase, dopo essersene dette di tutti i colori sembrava che la storia fosse finita, e invece

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Black Country Communion IV -2017 Mascot Provogue Mi faccio aiutare ancora dal mio amico che vedo tutte le mattine allo specchio, che scrisse “Con una certa dose di autoironia, il banner che annuncia l’uscita del nuovo album dei Black Country Communion recita, lo riporto in inglese perché fa più scena: “They Said It Would Never Happen!”. E invece è successo, dopo la brusca separazione del 2012, dovuta a quelle che erano state appunto definite inconciliabili divergenze tra Joe Bonamassa e Glenn Hughes, torna il quartetto anglo-americano (Hughes e Bonham sono inglesi) con un quarto album che, forse in omaggio ad una delle loro fonti di ispirazioni sonore, si intitola BCC IV”. Le tre stellette e mezza costanti di tutti gli album, sono ovviamente dirette agli amanti del genere. Nel frattempo il nostro amico, sempre più bulimico a livello discografico nel 2011, a inizio anno, pubblica anche

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Dust Bowl – 2011 Mascot Provogue ***1/2 un altro disco accolto da ottime critiche, con un sound per certi versi più rootsy, visto che il lato più rock lo sfogava con i BCC. Nella gagliarda Slow Train un ottimo blues-rock va di slide alla grande, mentre nella title track ci sono citazioni morriconiane e qualche tocco folk grazie all’uso di strumenti della tradizione greca, nella parte del disco registrata a Santorini. Bellissimo il duetto con John Hiatt nella deliziosa Tennessee Plates e anche quello con Vince Gill nel country-blues Sweet Rowena che mi ha ricordato molto certe cose di Lyle Lovett. Visto che nel 2011 erano pappa e ciccia ce n’è anche uno con Glenn Hughes in una eccellente Heartbreaker dal repertorio dei Free. Kevin Shirley, di cui spesso si dimentica l’importanza nelle scelte di Bonamassa, produce da par suo, con un suono molto ben delineato e sempre “vivo”: ovviamente non mancano i pezzi blues, come The Meaning Of The Blues, un originale di Joe, e la cover di You Better Watch Yourself di Little Walter. Tra le “stranezze” di un musicista che è anche un music lover e ama tutti i generi, pure la rilettura di un altro pezzo di Tim Curry, come l’intensa No Love On The Street, dove va di wah-wah alla grande e una canzone di Barbra Streisand (?!?) Prisoner trasformata in una incantevole blues ballad.

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E per citare un modo di dire, non c’è il due senza il tre, nel corso dell’anno esce il frutto di una nuova collaborazione, questa volta con una grande voce femminile, ovvero Beth Hart, un incontro che gioverà a tutti e due, la cantante californiana si trova un grande chitarrista e il musicista newyorchese una delle più valide voci del panorama rock attuale, con la quale esplorare anche soul, R&B, canzone d’autore e standard della canzone americana. Vediamo a seguire gli album registrati insieme, partendo da

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Don’t Explain – 2011 Mascot Provogue ***1/2 Complessivamente 3 stellette e mezza, ma nel CD ci sono alcuni brani dove la chimica tra i due fa apparire delle piccole perle, che poi si ripetono anche negli album successivi: qui vorrei ricordare Sinner’s Prayer un pezzo di Ray Charles, dove sembra di ascoltare l’accoppiata Rod Stewart/Jeff Beck, con Joe al bottleneck e il nuovo tastierista Arlan Schierbaum in grande spolvero, Chocolate Jesus di Tom Waits dove la voce ricorda molto quella di Mary Coughlan, la jazzata e soffusa Your Heart Is As Black As Night di Melody Gardot, Don’t Explain di Billie Holiday, cantata con grande trasporto, e a proposito di grandi voci la cover di I’d Rather Go Blind di Etta James è fenomenale, quasi alla pari con l’originale, e con un assolo superbo di Bonamassa, uno dei migliori della sua carriera, ottima anche Ain’t No Way dove la Hart si misura anche con Aretha Franklin, e lì si soccombe, dopo una strenua difesa, sulle ali della slide di Joe.

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Seesaw 2013 Mascot/Provogue ***1/2 L’istinto mi direbbe di aggiungere mezza stelletta al giudizio per ogni disco, ma mi trattengo per riservarlo al doppio dal vivo. Anche qui parecchi brani fantastici: lo swing di Louis Armstrong Them There Eyes, fiati in spolvero e Beth Hart che fa la gattona, una Nutbush City Limits dove l’accoppiata Joe e Beth rivaleggia con la soul revue di Ike & Tina Turner, la super blues ballad I’ll Love You More Than You’ll Ever Know, scritta da Al Kooper e con un assolo da manuale di Bonamassa, una intensa Strange Fruit di Billie Holiday, e di nuovo l’accoppiata Etta ed Aretha in A Sunday Kind Love e Seesaw dove la Hart si supera come interprete, mentre Joe cesella sullo sfondo.

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Live In Amsterdam – 2014 Mascot Provogue 2 CD DVD**** Oltre ai brani già ricordati nei singoli album, riproposti anche nel doppio dal vivo, Joe e Beth, sostenuti dalla formidabile band di Bonamassa ci regalano un Live tra i migliori della decade: le versioni di I’d Rather Go Blind https://www.youtube.com/watch?v=UEHwO_UEp7A  e I’ll Love You More… sono fantastiche, tra i brani aggiunti spiccano il blues di Freddie King Someday After a While per Bonamassa e la ballata pianistica Baddest Blues per la Hart, in ambito soul Rhymes di Al Green che scatena il pubblico e Something’s Got A Hold Of Me di nuovo della James, in ambito rock una travolgente Well, Well che rinverdisce i fasti di Delaney & Bonnie. Dopo cinque anni tornano con quello che è forse il loro migliore disco in coppia in studio.

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Black Coffee – 2018 Mascot Provogue **** Mi faccio aiutare ancora da quanto scritto dal sottoscritto in passate recensioni: “Beth Hart e Joe Bonamassa presi singolarmente sono, rispettivamente, la prima, una delle più belle voci prodotte dalla musica rock negli ultimi venti anni, potente, grintosa, espressiva, eclettica, con una voce naturale e non costruita,, il secondo, forse il miglior chitarrista in ambito blues-rock (ma non solamente) attualmente in circolazione, entrambi degni eredi di quella grande tradizione che negli anni gloriosi della musica rock, quindi i ’60 e i ’70, sfornava di continuo nuovi talenti che ancora oggi sono i punti di riferimento per chi vuole ascoltare della buona musica”: in Black Coffee evidenziano di nuovo queste caratteristiche, anche grazie alla presenza di nuovi elementi nella band di Bonamassa, Reese Wynans alle tastiere, Michael Rhodes al basso, la sezione fiati e la pattuglia di coriste, guidate da Mahalia Barnes, tra i brani spiccano Give It Everything You Got un pezzo di Edgar Winter in vesione soul revue, con wah-wah di Joe a manetta, Damn Your Eyes, un ennesimo brano di Etta James che ci permette di gustare la voce della Hart, ottima anche Lullaby Of The Leaves della Fitzgerald, di nuovo con rimandi a Mary Coughlan, tra i pezzi più rock Joy di Lucinda Williams, per la seconda volta reinterpretata dalla accoppiata Beth e Bonamassa https://www.youtube.com/watch?v=mkS-q5hq7qY , che poi si esibisce in una versione di Sittin’ On Top Of The World, vicina a quella dei Cream.

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Per evitare che l’articolo si trasformi in un saggio, vista l’immane quantità del repertorio del nostro amico, cerco di sintetizzare molto di più il repertorio, magari per argomenti, vediamo una selezione di dischi dal vivo che nella seconda decade del 2000 si moltiplicano: sono otto, escluso quello appena citato, a cui sono da aggiungere i 4 DVD della serie Tour De Force Live In London- Mascot Provogue ***1/2 usciti in contemporanea nel 2013 e poi in doppi CD nel 2014, e relativi a quattro concerti tenuti a Londra a marzo in diverse venue, dove a seconda della capienza cambiava il tipo di repertorio, mentre il titolo per ognuno era appunto Tour De Force, e sono tutti molto belli.

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Però tra le cose migliori del suo repertorio Live c’è sicuramente Beacon Theatre: Live From New York – 2012 Mascot Provogue 2 CD DVD **** due serate speciali al famoso teatro di New York, dove, come nella data londinese alla RAH del 2009, Joe invita sul palco alcuni ospiti: Beth Hart, per la immancabile e strepitosa I’d Rather Go Blind e Sinner’s Prayer, John Hiatt con due suoi brani, Down Around My Place e I Know A Place, infine Paul Rodgers che canta Walk In My Shadow e Fire In The Water dei Free, mentre Bonamassa può rendere omaggio al grande Paul Kossoff, tra le chicche della serata anche Midnight Blues di Gary Moore e Young Man’s Blues degli Who via Mose Allison.

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Poi nelle decade parte un sorta di tour discografico dei grandi teatri: An Acoustic Evening at the Vienna Opera House – 2013 Mascot Provogue 2 CD – 2 DVD –  Blu-Ray**** ovvero Joe Bonamassa goes acoustic, ma a modo suo, con altri quattro musicisti sul palco della casa dei Wiener Philarmoniker, oltre a Bonamassa che suona qualsiasi tipo di chitarra, meno quelle elettriche, in modo egregio, ci sono mandolino, violino, mandola, harmonium, nyckelharpa e qualsiasi tipo di percussione, suonata da Lenny Castro. Nessuno dei suoi idoli della chitarra rock e colleghi aveva mai fatto una cosa del genere, riuscita perfettamente https://www.youtube.com/watch?v=v8lOSERcJFE .

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Nel 2015 non è in un teatro ma in una delle location più suggestive del mondo, l’anfiteatro naturale vicino a Denver Muddy Wolf at Red Rocks – 2015 Mascot Provogue 2 CD DVD **** Come dice il titolo una serata speciale dedicata a Muddy Waters e Howlin’ Wolf, perché Joe (e penso anche il fido Kevin Shirley) cercano sempre un’idea particolare per rendere questi eventi unici https://www.youtube.com/watch?v=GbIr9CUfjZ8 . Una serata speciale sul Chicago Blues della Chess, come lo avrebbero suonato queste grande icone, ma anche i suoi idoli, Beck, Page e Clapton e Jimi Hendrix, di cui riprende nella parte finale della serata Hey Baby (New Rising Sun), grande concerto.

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Lo stesso anno, sempre per la serie dei teatri esce anche Live At Radio City Music Hall – 2015 Mascot Provogue CD+DVD **** meno di 80 minuti, un’altra fantastica performance nella location newyorchese, con un repertorio molto diverso da quello di altri concerti. L’anno successivo approda sulla West Coast, in un altro teatro storico, di Los Angeles

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Live at the Greek Theatre – 2016 Mascot Provogue 2 CD DVD**** Questa volta quale è l’argomento del concerto? Una serata speciale dedicata ai tre grande King del blues, Freddie, Albert e B.B., nell’ordine di apparizione dei loro brani, e, manco a dirlo, un altro disco dal vivo strepitoso https://www.youtube.com/watch?v=qoX0Olfqziw . Lo stesso anno viene registrato (pubblicato l’anno dopo) anche Live at Carnegie Hall: An Acoustic Evening 2017 Mascot Provogue 2 CD DVD **** che non è la replica americana del concerto di Vienna, ma per il 15° disco dal vivo, Bonamassa si presenta sul palco in veste acustica, però accompagnato da una Big Band di nove elementi (lui incluso) con musicisti anche da Cina ed Egitto, per una serata tipo quelle della serie Unpuggled, quando sul palco erano comunque la metà di mille.Altro ottimo concerto.

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Fedele alla sua filosofia del “una pensa e cento ne fa), poi tocca alla serata della British Blues Explosion Live2018 Mascot Provogue 2 CD 2 DVD **** dopo il tributo ai tre Re del blues questa volta tocca alla triade inglese dei “Re” della chitarra, ovvero Jeff Beck, Eric Clapton e Jimmy Page, registrato nell’estate del 2016 nel cortile dell’Old Royal Naval College di Greenwhich, nei sobborghi di Londra: questa volta Bonamassa e la sua band ci danno dentro alla grande, pescando anche nel repertorio di Cream. Jeff Beck Group e Led Zeppelin. L’ultimo live, per ora, fa parte di nuovo della serie dei teatri, siamo Down Under in Australia in un’altra delle location più suggestive del mondo Live at the Sydney Opera House – 2019 Mascot Provogue ***1/2 uscito solo in singolo CD, niente DVD, per ora, ma esistono le immagini, registrato, come il precedente nel 2016, a parte una cover di Mainline Florida di Clapton, solo materiale originale dai suoi dischi di studiohttps://www.youtube.com/watch?v=ntBsXyImdKI . A proposito completiamo la lista delle uscite della decade, a parte Royal Tea del 2020, di cui vi ho parlato recentemente https://discoclub.myblog.it/2020/10/24/saluti-da-londra-abbey-road-joe-bonamassa-royal-tea/ , “solo” altri quattro dischi di materiale nuovo.

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Driving Towards The Dayligth – 2012 Mascot Provogue ***1/2 dopo Dust Bowl che era un disco più “rootsy” questo nuovo ha un suono più duro, molte cover, anche “lavorate” come Stones In My Passway di Robert Johnson, che sembra un pezzo dei Led Zeppelin, come pure il riff inziale di Whole Lotta Love era contenuto in Who’s Been Talking di Howlin’ Wolf https://www.youtube.com/watch?v=L-wz2gxGucM , nell’ambito ballate la rara title track, un pezzo di Danny Korchmar, e sempre in ambito blues (rock) I Got What You Need di Wilie Dixon per Koko Taylor, alla Bluesbreakers, e per la serie l’eclettismo impera, un Bill Withers, un Tom Waits, un Buddy Miller e un Jimmy Barnes.

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Different Shades of Blue2014 Mascot Provogue ***1/2 tutte canzoni originali, a parte la cover iniziale di Hey Baby (New Rising Sun) di  Hendrix, nessuna memorabile, ma una qualità media ottima, visto che c’è spazio anche per blues e soul https://www.youtube.com/watch?v=i7-CTdeRk2s  , grazie alla presenza costante dei fiati.

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Blues Of Desperation – 2016 Mascot Provogue ***1/2 la title track ha sempre elementi degli amati Led Zeppelin, come pure Mountain Climbing molto Jimmy Page, You Left Me Nothin’ But the Bill and the Blues va di boogie, mentre nella tirata e gagliarda This Train Reese Wynans innesta una marcia barrelhouse, Drive ha un approccio più elettroacustico benché sempre con l’uso della doppia batteria https://www.youtube.com/watch?v=euMNVyuqmwo , No Good Place For The Lonely è una blues ballad alla Gary Moore e What I’ve Known for a Very Long Time è uno slow blues alla B.B. King con uso fiati.

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Redemption – 2018 Mascot Provogue ****per il disco numero 13, tra i migliori in studio di Bonamassa si torna di nuovo ad un approccio più roots, nella corale title track tra gli autori troviamo anche Dion, e un assolo micidiale di Joe, nel disco questa volta solo un batterista, ma due chitarristi aggiunti, Doug Lancio e Kenny Greenberg, The Ghost Of Macon Jones è un country-rock and western di ottimo impatto dal ritmo galoppante, con Jamey Johnson, notevole anche un torrido slow blues elettrico, con uso fiati e piano, come Love Is A Gamble dove Joe Bonamassa scatena ancora una volta tutta la sua verve chitarristica in un lancinante assolo e Molly O, tra Led Zeppelin e Black Country Communion, (quasi) la stessa cosa dirà qualcuno.

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Facciamo un breve passo indietro che tra il 2013 e il 2017, nei ritagli di tempo Joe ha registrato anche quattro album con i Rock Candy Funk Party, un side project dove in teoria Bonamassa è solo ospite, ma in questa band si diletta anche a mettere in mostra la sua passione per fusion, jazz-rock e funky, come da nome della band, il migliore anche in questo caso direi che sia il doppio Rock Candy Funk Party Takes New York: Live at the Iridium – 2014 2CD + DVD ***1/2.

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E sempre in ambito strumentale ad aprile è uscito, sotto pseudonimo, ma lo sanno tutti chi suona, ovvero Bonamassa con tutta la band al completo più John Jorgenson e Jimmy Hall dei Wet Willie, anche l’eccellente disco degli Sleep Eazys – 2020 Easy To Buy – Hard To Sell – Mascot/Provogue***1/2 un omaggio al suo vecchio mentore e maestro Danny Gatton, ma anche al suono di Roy Buchanan e Link Wray, tra i grandi maestri della chitarra elettrica. Ci sarebbero poi da ricordare miriadi di collaborazioni nei dischi di chiunque, ma almeno la citazione della produzione del bellissimo disco da solista di https://discoclub.myblog.it/2019/03/05/anche-lui-per-un-grande-disco-si-fa-dare-un-piccolo-aiuto-dai-suoi-amici-reese-wynans-and-friends-sweet-release/ è doverosa. Forse non sarà l’erede di Eric Clapton (e neppure di Jeff Beck, Jimmy Page e Jimi Hendrix), ma è sicuramente uno dei migliori chitarristi degli ultimi anni. Peccato faccia pochi dischi!

Bruno Conti

Anche Al “Cubo” E’ Sempre Bonamassa Con Soci Vari. Rock Candy Funk Party – The Groove Cubed

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Rock Candy Funk Party – The Groove Cubed – Mascot/Provogue     

Già serpeggiava la preoccupazione tra I fans e gli addetti al settore: ma come, saranno almeno un paio di mesi (o poco più), in pratica dall’ultimo dei Black Country Communion  , che non usciva nulla di nuovo di Joe Bonamassa http://discoclub.myblog.it/2017/09/13/avevano-detto-che-non-sarebbe-mai-successo-e-invece-sono-tornati-e-picchiano-sempre-come-dei-fabbri-black-country-communion-bcciv/ ! E invece niente paura ecco il nuovo CD dei Rock Candy Funk Party, il quarto, compreso il Live del 2014: il titolo The Groove Cubed, ovvero “il groove al cubo” farebbe pensare ad un album ancora più funky del solito, invece mi sembra, pur rimanendo in quell’ambito, che la quota rock sia aumentata http://discoclub.myblog.it/2015/09/05/attesa-del-nuovo-live-ecco-laltro-bonamassa-rock-candy-funk-party-groove-is-king/ . Non che il funk ed jazz-rock strumentale dei dischi precedenti sia assente, ma già la presenza di due brani cantati, uno da Ty Taylor dei Vintage Trouble e l’altro da Mahalia Barnes (sempre più figlia di Jimmy, e spesso “complice” di Bonamssa nei suoi dischi), segnala una maggiore varietà di temi sonori, peraltro non del tutto per il meglio.

Il disco è suonato comunque in modo impeccabile (a tratti addirittura travolgente a livello tecnico) dal quintetto dei RCFP: Ron De Jesus alle chitarre e Renato Neto alle tastiere, si dividono con Joe Bonamassa le parti soliste, senza dimenticare la sezione ritmica con l’ottimo bassista Mike Merritt ed il fantastico batterista Tal Bergman, una vera potenza nonché leader della band. Brani come l’iniziale Gothic Orleans, con le sue atmosfere sospese che poi esplodono in un vortice rock, e la successiva Drunk On Bourbon On Bourbon Street segnalano una maggiore presenza appunto del filone rock, con elementi funky in arrivo questa volta dalla Louisiana, ma la con band che tira anche di brutto, con le chitarre ficcanti e un piano elettrico che si dividono gli spazi solisti. Il funky al cubo riprende il sopravvento in una ritmatissima In The Groove che sembra uscire da qualche vecchio disco dei Return To Forever con Al DiMeola o della band di Herbie Hancock di metà anni ’70, quella con Wah-Wah Watson alla chitarra; pure il brano cantato da Ty Taylor, Don’t Even Try It, più che a James Brown o al soul, mi sembra si rivolga a Prince e Chaka Khan, piuttosto che a Parliament o Funkadelic, per la gioia della casa discografica, quasi un singolo radiofonico, direi fin troppo commerciale.

Two Guys And Stanley Kubrick Walk Into A Jazz Club, oltre a candidarsi tra i migliori titoli di canzone dell’anno, è più scandita e jazzata, con improvvise scariche elettriche a insinuarsi in un tessuto quasi “tradizionale” con Merritt impegnato anche al contrabbasso e Renato Neto al piano, entrambi che lavorano di fino; Isle Of The Wright Brothers è un breve intermezzo superfluo, mentre il groove torna padrone assoluto nella atmosferica Mr. Space, che tiene fede al proprio titolo, in un brano che potrebbe richiamare persino i Weather Report più elettrici. I Got The Feelin’ è il pezzo dove appare Mahalia Barnes, ma anche  in questo caso più che al soul o al R&B misto al rock, marchio di famiglia, ci si rivolge ad un funky alla Chaka Khan, ma non del periodo Rufus. Insomma i due brani cantati mi sembrano i meno validi ed interessanti, bruttarelli direi, a dispetto delle belle voci utilizzate, sulla pista da ballo faranno la loro porca figura, ma ci interessa meno. Afterhours è un altro breve episodio più riflessivo, ma termina troppo presto, mentre nella ricerca di titoli divertenti e curiosi, il secondo che troviamo è This Tune Should Run For President, un mid-tempo quasi melodico, con improvvise accelerazioni e cambi di tempo di stampo zappiano, che culmina in un notevole assolo di Bonamassa, ricco di feeling, tecnica e velocità.

Mr Funkadamus Returns And He Is Mad, sembra un pezzo estratto da Spectrum di Billy Cobham, con la batteria “lavorata” di Bergman in evidenza. Funk-o-potamia (nei titoli la fantasia regna sovrana), potrebbe essere il figlio illegittimo di Kashmir e di qualche brano degli Yes o degli Utopia, quindi più sul lato rock che funky, mentre The Token Ballad, nonostante il titolo che fa presagire qualcosa di tranquillo,  viaggia ancora verso territori prog, con vorticosi interscambi tra tastiere e chitarre, con un assolo di synth molto anni ’70. Ping Pong è il divertissement finale, una specie di swing jazz con assolo di chitarra situato tra Jim Hall e Wes Montgomery e successivo intervento di piano elettrico. Molta carne al fuoco, forse anche troppa, ma chi ama la musica complessa potrebbe trovare pane per i suoi denti.

Bruno Conti

In Attesa Del Nuovo Live Ecco “L’Altro” Bonamassa. Rock Candy Funk Party – Groove Is King

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Rock Candy Funk Party Featuring Joe Bonamassa – Groove Is King – J&R Adventures/Provogue

Forse, anzi sicuramente, il pubblico non è lo stesso che segue i suoi album blues, e magari neppure quelli più rock, ma uno dei motivi di interesse dei Rock Candy Funk Party è quel termine featuring, con la partecipazione di…Joe Bonamassa. Non per nulla l’album, come il primo di studio e l’ottimo Live At Iridium, esce per la J&R Adventures, l’etichetta di Joe. Possiamo definire questo progetto un “divertissement” per il chitarrista newyokese? Naturalmente, ma come tutte le cose che fa Bonamassa è sì un album creato per divertire, ma suonato, come di consueto, con tutti i crismi della grande professionalità. Poi il risultato finale è pure piacevole all’ascolto, il famoso groove del titolo non manca, se nel primo disco era un omaggio al We Want Groove di Miles Davis, in questo Groove Is King dovrebbe essere più legato al funky, perfino alla disco meno bieca, perché se la traduzione letterale di “groove” è solco, quella più vicina al senso che interessa noi è di tipo ritmico, l’equivalente, più o meno, di riff, in ambito melodico, o swing in quello jazzistico. Prima di perdermi in un cul de sac (il doppio senso è voluto) diciamo che i fattori ritmo e divertimento hanno una notevole importanza in questi progetti, ma il tutto visto in un’ottica ricercata!

Mi rendo conto che mi sto incasinando sempre di più, per cui diciamo che poco cambia rispetto agli album precedenti, Tal Bergman, il batterista e produttore, Joe Bonamassa il chitarrista, Ron DeJesus, il secondo chitarrista e Mike Merritt, il bassista (nonché figlio di Jymie, che era ai tempi il bassista dei Jazz Messengers di Art Blakey, un altro che di ritmo se ne intendeva), sempre affiancati da Renato Neto e Fred Kron alle tastiere, con l’aggiunta di una sezione fiati, guidata e arrangiata dal trombettista Randy Brecker,  con Daniel Sadownick alle percussioni (quest’ultimo e Neto, anche nei dischi precedenti), e tale Zia, alla voce. Maestro di Cerimonie è Mr. Funkadamus, ovvero un Billy Gibbons degli ZZ Top completamente calato nella parte, mentre le influenze musicali, che i vari componenti del gruppo citano alla rinfusa, andrebbero dai Daft Punk ai Brecker Brothers, da Mark Ronson ai Massive Attack, passando per i Led Zeppelin!

Sarà vero? Verifichiamo! Dopo la prima introduzione da parte di Mr. Funkadamus ci tuffiamo nella title-track Groove Is King, che diversamente da quanto ci raccontano viaggia sempre dalle parti di quel jazz-rock alla Herbie Hancock Headunters, Stratus di Billy Cobham, Return To Forever, con chitarre “cattive”, tastiere e ritmi sonori sostenuti, come usava nel primo disco e nel live. Poi Low Tide ammorbidisce leggermente i suoni, entrano i fiati, il groove si fa più funky, il basso si arrotonda, le chitarrine sono più ammiccanti e siamo dalle parti di Rufus, Earth, Wind And Fire, Average White Band,  con un vecchio synth a conferire quel flavor anni ’70. Uber Station fonde la chitarra “cattiva”  e rock di Bonamassa con dei fiati alla Brecker Brothers, perché, diciamocelo tra noi, questo disco, nonostante le influenze citate dubito fortemente che sia indirizzato ai fan di Daft Punk e Ronson (forse Mick più che Mark!) https://www.youtube.com/watch?v=gWGxjmt-9tw . East Village addirittura profuma di jazz, con il piano elettrico che si intreccia alle evoluzioni delle soliste (se no Bonamassa che ci starebbe a fare?), insomma siamo sempre dalle parti del Miles Davis “grooveggiante” https://www.youtube.com/watch?v=UH88BuNz8Bc .

If Six Was Eight (uno meno di Hendrix) è un festival di percussioni varie, mentre Cube’s Brick potrebbe passare addirittura per un brano dei Weather Report con le chitarre aggiunte (e che chitarre, qui Bonamassa ci dà dentro di gusto) https://www.youtube.com/watch?v=vJQgpVJdA6M . Torna lo sponsor Mr.Funkadamus per la presentazione del singolo Don’t Be Stingy with the SMTPE, che grazie anche al video con il gruppo di “gnoccolone” che sostituiscono i RCFP, ha quell’aura funky e danzereccia anni ’70 e anche C You On The Flip Side è puro funky con fiati. Digging In The Dirt, che è proprio quella di Peter Gabriel, già di suo si prestava al genere, ma qui, stranamente, è meno ritmata e più ricercata dell’originale, con la citata “Zia” che vocalizza nel finale https://www.youtube.com/watch?v=yYid5Do1UM0 . Don’t Funk With Me è più rockeggiante di quanto farebbe supporre il titolo, con un bel solo della tromba “trattata” di Brecker e poi i chitarristi che prendono il possesso del brano https://www.youtube.com/watch?v=OCjf9yD1AhQ , The 6 Train To The Bronx, di nuovo con tromba e chitarra in bella evidenza è più jazz che funky, e ancora di più Rock Candy, che è un pezzo di cool jazz quasi puro, anzi togliete il quasi, Rock appare solo nel titolo del brano https://www.youtube.com/watch?v=mT4gUC7sxHc . Ultimo “commercial” di Gibbons e siamo alla conclusione con The Fabulous Tales Of Two Bands, l’unica traccia che in effetti sembra una qualche outtake dei Prodigy, con intrusioni rock dei Led Zeppelin, per rovesciare le parti! Per il resto solo del sano buon vecchio jazz/rock/funky suonato come si dovrebbe!            

Bruno Conti

Eravate Preoccupati? Finalmente il 2 Ottobre Il Nuovo Joe Bonamassa – Live At Radio City Music Hall

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Joe Bonamassa – Live At Radio City Music Hall – CD/DVD o CD/Blu-Ray J&R Adventures/Mascot/Provogue 02-10-2015

Non è passato neppure un mese dall’uscita del nuovo album dei Rock Candy Funk Party (devo ancora pubblicare la recensione, decisamente positiva, tra l’altro) e poco più  di cinque mesi dall’uscita dello splendido Muddy Wolf At Red Rocks ( per chi scrive il disco dal vivo dell’anno http://discoclub.myblog.it/2015/04/03/nothing-but-the-blues-and-more-puo-bastare-joe-bonamassa-muddy-wolf-at-red-rocks/) e già siamo in rampa di lancio per un nuovo album (e video) Live di Joe Bonamassa. L’ironia ovviamente si spreca ma il soggetto ci mette del suo, anche se poi tutti i suoi dischi a livello qualitativo sono più che buoni. Prendete questo nuovo Live At Radio City Music Hall la cui uscita è prevista per il prossimo 2 ottobre, conterrà il meglio dei due concerti tenuti al leggendario teatro di New York nel mese di gennaio del 2015, con 2 canzoni nuove, registrate per l’occasione, 9 brani inediti nelle versioni dal vivo ed il seguente contenuto della parte audio e video:

CD TRACK LISTING:

  1. I Can’t Be Satisfied 
  2. One Less Cross To Bear **
  3. Living On The Moon * 
  4. I Gave Up Everything For You, ‘Cept The Blues *
  5. Dust Bowl
  6. Trouble Town *
  7. Still Water **
  8. Different Shades Of Blue *
  9. Happier Times *
  10. Never Give All Your Heart *
  11. Hidden Charms 
  12. Love Ain’t A Love Song 
  13. So, What Would I Do? *

** Newly recorded song * Previously Unreleased live track

VIDEO TRACK LISTING:

  1. Joe Bites The Big Apple (titles)
  2. Dust Bowl
  3. Trouble Town *
  4. Still Water **
  5. Different Shades Of Blue *
  6. The Huckleberries – Introducing the acoustic band
  7. Black Lung Heartache 
  8. Happier Times *
  9. Never Give All Your Heart *
  10. Hidden Charms 
  11. Living On The Moon *
  12. I Can’t Be Satisfied 
  13. Double Trouble 
  14. One Less Cross To Bear **
  15. Love Ain’t A Love Song 
  16. Introducing the Electric Band
  17. “Happy Birthday Mom!”
  18. I Gave Up Everything For You, ‘Cept The Blues *
  19. So, What Would I Do? *

** Newly recorded song * Previously unreleased live track BONUS FEATURETTE:

    • Joe Bites The Big Apple (behind-the-scenes) 45 Mins

75 minuti di musica nel compact disc, due ore e mezzo di materiale video, comprensivo di 45 minuti di materiale girato dietro le quinte, un libretto di 40 pagine con foto esclusive, e questo è un piccolo assaggio del tutto (formazione con i fiati):

Se ne parla più diffusamente dopo l’uscita.

Bruno Conti

Ecco Di Nuovo Bonamassa (& Co.)! Rock Candy Funk Party – Groove Is King

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Rock Candy Funk Party – Groove Is King – CD+DVD/ 2 LP J&R Adventures/Mascot/Provogue 31-07-2015

Lo avevamo lasciato nel mese di Aprile http://discoclub.myblog.it/2015/04/03/nothing-but-the-blues-and-more-puo-bastare-joe-bonamassa-muddy-wolf-at-red-rocks/ , data di pubblicazione del suo Live dedicato alla musica blues e lo ritroveremo al 31 luglio quando uscirà il nuovo capitolo, il terzo, della sua collaborazione con i Rock Candy Funk Party, la band americana dedita al funky-jazz-rock che, come lascia intendere il titolo, Groove Is King, vira in questo nuovo album verso un sound ancora più vicino al modern funk. Quindi meno jazz funk è ancora più groove, o così lasciano intendere le notizie del comunicato stampa e il divertente (ancorché sessista, o così l’ha interpretato qualcuno) video che annuncia la pubblicazione del nuovo disco per fine mese. Quattro mesi tra le due uscite per Joe Bonamassa, è stato clemente!

La formazione del nuovo CD (+DVD) dovrebbe essere (anzi dalle info in mio possesso, sarà): Tal Bergman (drums), Joe Bonamassa (guitar), Ron DeJesus (guitar) e Mike Merritt (bass), ma con l’aggiunta di Randy Brecker alla tromba, che cura anche gli arrangiamenti dei fiati e Billy Gibbons degli ZZ Top, maestro di cerimonie con lo pseudonimo di “Mr. Funkadamus”, nel video che avete appena visto, oltre al nuovo tastierista Fred Kron, che sostituisce Renato Neto, e a Daniel Sadownick alle percussioni. Il gruppo, come dimostra quest’altro video https://www.youtube.com/watch?v=Xtcedtk7hJ4 , ripreso nel febbraio del 2015 al Keeping the Blues Alive At Sea Festival, con Robben Ford ospite alla chitarra (in competizione con Joe per chi ha il cappellino più ridicolo), è sempre una macchina da guerra!

Non ci resta che armarvi di pazienza, se amate il genere, o il musicista, e attendere un mesetto, per il bollettino del Bonamassa è tutto, al prossimo numero!

Bruno Conti

Ebbene Sì, Eccolo Di Nuovo! Anteprima Joe Bonamassa – Different Shades Of Blue

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Joe Bonamassa – Different Shades Of Blue – Mascot/Provogue 23-09-2014

Un altro!?! Già immagino che questa sarà stata la prima reazione a caldo di molti di voi all’annuncio di questo nuovo, ennesimo, disco di Joe Bonamassa. E’ stata anche la mia. Poi ragionandoci sopra a mente fredda, uno fa due calcoli: in effetti l’ultimo album di studio, Driving Towards The Daylight, è uscito nel maggio del 2012. Oddio, è vero che nel frattempo sono usciti due album in collaborazione con Beth Hart, uno in studio e uno doppio dal vivo http://discoclub.myblog.it/2014/04/11/potrebbe-il-miglior-live-del-2014-beth-hart-joe-bonamassa-live-amsterdam/ , il Beacon Theatre – Live From New York https://www.youtube.com/watch?v=duBkUREYP-o , il terzo e ultimo capitolo con i Black Country Communion, Afterglow, considerato cosa vecchia, ma uscito “solo” nell’ottobre, sempre del 2012. Le due collaborazioni con i Rock Candy Funk Party, compreso l’eccellente Live At Iridium http://discoclub.myblog.it/2014/04/08/supergruppo-famosi-tranne-mr-bonamassa-rock-candy-funk-party-takes-new-york-live-at-the-iridium/ . Vogliamo aggiungere i quattro capitoli concertistici della serie Tour De Force, preceduti dal fantastico An Acoustic Evening At The Vienna Opera House.

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Bisogna ammettere che non sono pochi, medie che non si vedevano dai tempi aurei del rock, quelli a cavallo tra la fine degli anni ’60 e i primi anni ’70 quando la prolificità non dico fosse considerata un punto di merito, ma non era neppure merce così rara. Come recita il comunicato stampa che annuncia l’uscita di Different Shades Of Blue, prevista per il 23 settembre, stiamo parlando del primo album di materiale originale di Joe Bonamassa da due anni a questa parte, scritto tutto a Nashville, nell’arco del 2013, anno in cui si era astenuto dal pubblicare nuovi dischi di studio, una rarità, aggiunge l’estensore di quelle note, nella frenetica attività del nostro. Brani scritti  anche con Jonathan Cain, James House e Jerry Flowers, oltre al suo collaboratore abituale, il produttore Kevin Shirley, che ancora una volta siede dietro la consolle. Non saprei dirvi quali e con chi, perché nelle informazioni che ho al momento non è riportato. Posso aggiungere che il disco, nelle intenzioni di Bonamassa, è una sorta di ritorno alle matrici blues della sua musica, ma cercando al contempo di aggiungere al lavoro un lato maggiormente “sperimentale” rispetto ai progetti precedenti https://www.youtube.com/watch?v=Ev0oreq0LIo .

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Il disco, concepito a Nashville, è stato poi registrato in quel di Las Vegas, allo Studio At The Palms, con la consueta abbondante pattuglia di collaboratori: non c’è più Arlan Schierbaum alle tastiere, sostituito dal “mitico” Reese Wynans, coronando il sogno di Joe di suonare con un componente dei Double Trouble di uno dei suoi miti di gioventù, Stevie Ray Vaughan. Solita sezione ritmica con Anton Fig alla batteria e Carmine Rojas al basso, che viene affiancato da Michael Rhodes, che lo suona in alcuni brani. La novità sostanziale è la piccola sezione di fiati, retaggio delle collaborazioni con Beth Hart, che aumenta ulteriormente la quota blues & soul, Lee Thornburg, a tromba e trombone e Ron Dziubla ai sassofoni, oltre all’immancabile Lenny Castro alle percussioni, i backing vocalists, Doug Henthorn e Michelle Williams e una sezione archi, la Bovaland Orchestra, usata con parsimonia, a occhio, anzi a orecchio, direi in un brano. In totale undici  brani, di cui uno, è un breve frammento strumentale di un minuto e venti https://www.youtube.com/watch?v=ctMIr_bNb80 .

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Vediamoli. Hey Baby (New Rising Sun), il brano appena citato, suona (e lo è) come un breve omaggio a Jimi Hendrix, un altro degli eroi del pantheon musicale del nostro. Oh Beautiful! Solo voce, con molto eco, poi parte un riff, direi circa Led Zeppelin II, un pezzo rock con l’organo di Reese Wynans che incombe sulla chitarra di Bonamassa che oscilla tra Kashmir e derive simil psichedeliche, prima di esplodere in uno dei suoi classici assoli, un misto di classe e di potenza (credo che ormai siamo tutti d’accordo che il buon Joe non sia solo un volgare picchiatore, ma uno dei migliori chitarristi dell’attuale epoca della musica rock). E qui lo dimostra, Page rimasterizza i suoi vecchi dischi, Bonamassa “rimasterizza” il passato. Love Ain’t A Love Song ricorda le collaborazioni con Beth Hart, che hanno riportato a galla il mai sopito amore di Joe per il blues e il soul, e in genere con quei tipi di musica che prevedono l’uso dei fiati, Thornburg e Dziubla, ben spalleggiati da Henthorn e Williams, rispolverano questo stile funky-blues non solo nei classici del passato, ma pure in queste nuove composizioni “ispirate” a queste coordinate. La produzione di Shirley porta tutto alla luce con un nitore sonoro che ci permette di apprezzare anche le evoluzioni sonore della solista. Living On The Moon è il primo blues puro, fiatistico, ma con un drive boogie shuffle che si apre alle continue invenzioni della solista, sempre in grande spolvero, ma utilizzata con gusto e misura. Heartache Follow Wherever I Go è una ulteriore variazione su questo canovaccio Blues fiatistico, un pezzo cadenzato, con le percussioni di Lenny Castro che aggiungono un piccolo tocco di esotismo, mentre l’organo di Wynans è sempre ben presente, fino a un ricchissimo assolo di Bonamassa, prima con il wah-wah, poi esplorando quasi con libidine trattenuta il manico della sua chitarra https://www.youtube.com/watch?v=n9V8f9fRuIw .

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Never Give All Your Heart torna alle tessiture rock più classiche del musicista newyorkese, piano acustico e chitarra lancinante a cavalcare un brano che ondeggia tra momenti riflessivi e atmosfere più rarefatte, fino all’ingresso dell’organo di Wynans e da lì va nella stratosfera del rock, con un assolo di quelli che sprizzano potenza pura e reiterata. Torna il blues, in una versione ancora più canonica, con uno shuffle ad altra gradazione fiatistica. I Gave Everything for you (‘Cept The Blues), con la solista a duettare con il piano su sonorità care ai maestri del passato. La title track, nonché singolo portante del disco, Different shades of blue, è una di quelle hard ballads malinconiche e melodiche che sono nelle corde del Bonamassa più mainstream, chitarre acustiche ed elettriche che si intrecciano con naturalezza, in un brano che piace fin dal primo ascolto, glorificato dal “solito” fluentissimo” e conciso assolo nel finale https://www.youtube.com/watch?v=Z3_GOk36JD0 . Get Back My Tomorrow è uno dei brani che cerca di sperimentare con diverse soluzioni sonore, tra strumenti elettrici ed acustici che cercano di allontanare il mood dalle classiche 12 battute, ma è anche uno di quelli che al momento mi convince meno. Trouble Town, viceversa, è un super funky fiatistico che tiene conto anche delle recenti avventure collaterali con i Rock Candy Funk Party, meno jazz e più sanguigno blues, con una bella slide. Conclude So What Would I Do, un bellissimo lento che non poteva mancare in un disco di Joe Bonamassa che si rispetti, Reese Wynans a piano ed organo, tira la volata al suo titolare che ben si comporta con una interpretazione vocale che ha quasi dei richiami allo stile di Ray Charles, anche nell’uso degli archi, nobilitata da un misurato assolo, più di finezza che di forza, a conferma della bravura di questo signore https://www.youtube.com/watch?v=BEQUo_QHqSQ . Non ancora un capolavoro ma un ennesimo lavoro solido e convincente. Esce il 23 settembre, edizione con libretto Deluxe di 64 pagine, ma senza brani extra, ovviamente più costosa, negli Stati Uniti e poi in Europa uscirà anche la versione “normale” senza libretto, più risparmiosa!

Bruno Conti       

Un Supergruppo Di Non Famosi, Tranne Uno, Mr. Bonamassa! Rock Candy Funk Party – Takes New York Live At The Iridium

rock candy funk party takes new york live

Rock Candy Funk Party – Takes New York  Live At The Iridium 2CD+DVD J+R Rec.

Mentre è uscito anche l’atteso doppio album dal vivo con Beth Hart (nei prossimi giorni recensione completa sul Blog), Joe Bonamassa ci delizia con una delle sue tante avventure trasversali. I Rock Candy Funk Party nascono, come primo nucleo, nel 2007, dall’incontro tra il batterista e produttore Tal Bergman e il chitarrista Ron DeJesus per un disco intitolato Groove Vol.1, programmatico fin dal titolo. Negli anni successivi sono entrati via via in formazione il bassista Mike Merritt, il tastierista Renato Neto e, nel 2012, Joe Bonamassa. A questo punto le cose si sono fatte serie, la formazione ha inciso un primo CD di studio per l’etichetta di Bonamassa, We Want Groove, dove lo stile strumentale della band, che fonde jazz, rock, funky, fusion ha raggiunto una sua quadratura, rimanendo però assai ricco nel reparto improvvisazione https://www.youtube.com/watch?v=MCrXcvsRwPs .

rock candy band members

Tra un impegno e l’altro, il gruppo, con l’aggiunta di Daniel Sadownik alle percussioni, ha deciso di registrare un concerto all’Iridium di New York, per pubblicare un doppio CD dal vivo, con DVD (o Blu-Ray) allegato, che riporta, oltre al concerto, un ricco documentario girato dietro le quinte, più di 100 minuti di musica, nella migliore tradizione del genere, che proprio in questa modalità dà i migliori risultati. Forse non saranno un “supergruppo”, visto che l’unico famoso (ma non celeberrimo) è proprio Bonamassa, ma se conta la bravura allora ci siamo.

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Il titolo del primo disco era ispirato da un celebre album di Miles Davis, ma il primo brano, Octopus-E  ha un groove che è puro Herbie Hancock Headhunters circa Man-Child. con Wah-Wah Watson, Blackbyrd McKnight e David T-Walker alle chitarre https://www.youtube.com/watch?v=Cv_GE_n2oZQ . Non si può dimenticare il suono di Spectrum di Billy Cobham, con Tommy Bolin alla chitarra, quello dei Return To Forever di Chick Corea, Al Di Meola e Stanley Clarke, la Mahavishnu Orchestra, gli Eleventh Hour di Larry Coryell e Alphonse Mouzon, tutto un periodo glorioso che rivive nelle esplosioni ritmiche e chitarristiche di Work https://www.youtube.com/watch?v=DgoY7t1eGrQ . Ma anche il Jeff Beck del periodo jazz-rock, le percussioni latineggianti di Sadownik, le evoluzioni al basso di Merritt, le twin guitars di Bonamassa e DeJesus in We Want Groove, stanno tra il Santana influenzato da John McLaughlin, il Davis del periodo elettrico e tutto quel jazz-funky meticciato che impazzava nella prima metà anni ’70, potreste rifarvi alla famosa rubrica della settimana enigmistica, “scopri la differenza”!

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Tanto virtuosismo, ma anche tanto divertimento, la facciata accettabile del prog-rock virtuosistico e fine a sé stesso di molti gruppi (ma non tutti). Bonamassa si sente spesso e volentieri, ma è primus inter pares, le tastiere di Neto, oltre che salire al proscenio spesso, soprattutto con il piano elettrico, con la parte elettronica dei synth svolgono anche le funzioni che erano dei fiati (e parliamo sempre di We  Want Miles). Si vede e si sente che i musicisti (e il pubblico) si divertono, il wah-wah di Bonamassa (o DeJesus, o entrambi) e il piano elettrico di Neto sono frenetici nella superfunky Heartbeat,, ma il gruppo se la cava egregiamente anche nelle atmosfere liquide e sognanti di New York Song, dove anche le linee melodiche e non solo il groove inarrestabile hanno un loro spazio. Però quando la batteria di Bergman innesta le alte velocità ritmiche di Spaztastic, che sono nuovamente figlie di Spectrum, ma anche di James Brown, Sly and Family Stone e di tutti i funky drummers passati e futuri, le attitudini jam del gruppo prendono il sopravvento, in un’orgia di tastiere, chitarre e strumenti ritmici che folleggiano ondeggiando per la gioia degli ascoltatori. E siamo solo alla fine del primo CD.

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Altri sei brani nel secondo, con le lunghezze che si allungano, due oltre i dieci minuti e uno oltre i quindici: Ode To Gee sperimenta sonorità spaziali (sia come attitudine musicale che mentale, anche se non sono vestiti con quelle tutine da astronauti che impazzavano all’epoca), sempre in quel territorio tra jazz, rock e funky che è prerogativa dei Rock Candy Funk Party, non potendo tradire il proprio nome https://www.youtube.com/watch?v=c7SW3z3BVho . Un ensemble molto democratico, dove Bonamassa è la star, con i suoi soli e scale fulminanti, ma il suono è decisamente compatto, come nella “breve” Dope On A Rope, ricercato, sperimentale e ricco di inventiva nella lenta e sinuosa The Best Ten Minutes Of Your Life. Non siamo proprio a un concerto dei Kiss, per capirci, anche quando i ritmi si fanno nuovamente “fonky”  in Steppin’ Into It,  le evoluzioni sono comunque più per il cervello che per i piedi. Il rituale dell’assolo di batteria non poteva mancare, fa parte della liturgia, ma poi arrivano tutti gli altri che alla fine si scatenano nella devastante e lunghissima One Phone Call, vero tributo al jazz-rock e al virtuosismo dei suoi interpreti. Se vi piace Whole Lotta Love e non Quadrant forse avete sbagliato disco, se vi piacciono tutte e due e anche gli assolo di synth potreste averci preso!

Bruno Conti                                                      

Bonamassa E Dintorni! Ma Allora “Finalmente” Esce?! Beth Hart e Joe Bonamassa – Live In Amsterdam

beth hart joe bonamassa live in amsterdam 2 cd

Beth Hart Joe Bonamassa – Live In Amsterdam 2 CD – 2 DVD – Blu-ray Provogue/Mascot 25-03-2014

Dite la verità, eravate un po’ preoccupati? Quattro o cinque mesi senza nessuna novità da parte di Joe Bonamassa  (per quanto…ma lo vediamo tra un attimo) sono un periodo inusitatamente lungo per il chitarrista americano. Ma non temete, l’attesa è finita, il 25 marzo uscirà finalmente l’agognato Live In Amsterdam della coppia Beth Hart/Joe Bonamassa. In effetti il (CD, o DVD, o Blu-Ray) era stato annunciato ancora prima di essere inciso: sui rispettivi siti, Joe e Beth, la primavera della scorso anno avevano avvisato il pubblico dei propri fans, che i concerti che avrebbero tenuto insieme nel mese di giugno 2013 in quel di Amsterdam sarebbero stati registrati, per uscire poi entro fine anno. Come sapete poi Bonamassa, per il periodo natalizio, ha pensato bene di fare uscire quattro diversi DVD (e Blu-Ray) relative ai concerti che aveva tenuto a Londra pochi mesi prima. Ma ora ci siamo, tra un mese uscirà l’atteso concerto registrato il 29 giugno al Koninklijk Theater Carré (più uno scioglilingua che un nome) di Amsterdam https://www.youtube.com/watch?v=BA7cCeSW2Ic . Questo è il contenuto:

TRACKLISTING

1. Amsterdam, Amsterdam!

2. Them There Eyes

 3. Sinner’s Prayer

 4. Can’t Let Go

 5. For My Friends

 6. Close To My Fire

 7. Rhymes

 8. Something’s Got A Hold On Me

 9. Your Heart Is As Black As Night

 10. Chocolate Jesus

11. Baddest Blues

12. Someday After Awhile (You’ll Be Sorry)

13. Beth introduces the band

14. Well, well

15. If I Tell You I Love You

16. See Saw

17. Strange Fruit

18. Miss Lady

19. I Love You More Than You’ll Ever Know

20. Nutbush City Limits

21. I’d Rather Go Blind

22. Antwerp Jam (Credits)

La lista dei brani è quella del DVD e del Blu-ray, ma esiste anche il doppio CD (che vedete effigiato all’inizio del post), i brani sono gli stessi, divisi su due dischi.

beth hart joe bonamassa live in amsterdam dvd beth hart joe bonamassa live in amsterdam bluray

Ma nel caso specifico il formato da avere è quello video, e più precisamente il DVD rispetto al Blu-ray, perché nella confezione ci sarà un secondo dischetto con oltre due ore di materiale bonus extra e dietro le quinte rispetto al concerto ufficiale. Concerto nel quale Beth Hart e Bonamassa sono accompagnati dalla band di quest’ultimo, per l’occasione aumentata anche da una sezione fiati, questi i musicisti impiegati: Anton Fig (drums, percussion), Carmine Rojas (bass), Blondie Chaplin, ex Beach Boys e nella touring band degli Stones (rhythm guitar and backing vocals), Arlan Schierbaum (keyboards) + Lee Thornburg (trumpet and percussion), Ron Dziubla (saxophone and percussion), and Carlos Perez Alfonso (trombone and percussion). Non vedo l’ora: i loro due dischi in coppia registrati in studio sono bellissimi, dal vivo separatamente visti entrambi, strepitosi, insieme in concerto sarà un tripudio!

rock candy funk party takes new york live

Nel frattempo vi sembrava che Bonamassa potesse rimanere fermo con le mani in mano? Cero che no e quindi ieri è uscito questo Rock Candy Funk Party Takes New York Live At The Iridium sempre per la Provogue/Mascot, un DVD di 138 minuti che riporta i 100 minuti del concerto tenuto lo scorso anno nel locale newyorkese, oltre ad un corposo dietro le quinte, in più nella confezione trovate anche un doppio CD con i dodici brani registrati nell’occasione. Come sapete la band è un sestetto che si cimenta in un jazz-rock-funky molto 70’s completamente strumentale dove Joe Bonamassa è “solo” una delle due chitarre soliste, gli altri sono Tal Bergman, Renato Neto, Ron DeJesus, Michael Merritt e Daniel Sadownick, e suonano, caspita se suonano!

Bruno Conti

Torna La Rubrica Delle Uscite Prossime (E) Venture 2013, 1a Puntata. Crosby, Nash & Young, Stills, Hendrix, Clapton, Bonamassa, Richard Thompson e Bowie.

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Torna la rubrica delle uscite dei prossimi mesi (ma anche dei prossimi giorni) per questo 2013 appena iniziato, quelle più interessanti a giudizio insindacabile di chi scrive.

Partiamo con il “magico” quartetto in una configurazione inconsueta. Il 26 marzo del 1972 sul palco del Winterland di San Francisco, salgono David Crosby e Graham Nash, che da lì a poco, ad aprile, pubblicheranno il loro primo omonimo album in coppia. Il concerto, presentato come The Sherriff’s Benefit Concert, e destinato a raccogliere fondi e conoscenza sulle condizioni dei carcerati, viene trasmesso dall’emittente radiofonica locale KSAN (negli anni più volte edito come bootleg) e ora divento questo The San Francisco Broadcast. La particolarità della serata è che alla fine del concerto, per gli ultimi quattro brani (tre tratti da Harvest, uscito da poco), la voce solista sia quella di Neil Young, salito sul palco dal quarto brano, dando vita ad un inedito terzetto. Il CD, esce, a seconda dei punti di vista e le informazioni, tra il 28 gennaio e il 12 febbraio, per la distribuzione, in Inghilterra, della Nova Sales & Distribution Ltd, per le etichette le più disparate, questa la tracklist:

1. Live 1972

 2. Wooden Ships

 3. I Used to Be King

 4. All Along the Lee Shore

 5. Southbound Train

 6. Almost Cut My Hair

 7. Page 43

 8. And So It Goes

 9. Immigration Man

 10. Teach Your Children

 11. Military Madness

 12. Chicago

 13. Harvest

 14. Only Love Can Break Your Heart

 15. Heart of Gold

 16. Needle and the Damage Done

Qualità sonora molto buona (un soundboard come si dice tecnicamente) e anche quella della serata, dove si esibirono anche gli Earth Rise (?), gli Stoneground e Elvin Bishop. Come i più attenti avranno notato, nessun segno di Stephen Still! Fasf forward di 40 e più anni nel futuro e, finalmente, è annunciato, per il 26 marzo su Rhino, come era stato per i Box di Crosby e Nash, il cofanetto quadruplo di Stills Carry On, di cui si parlava da anni, e veniva regolarmente riviato. Ma non è tutto perché ad Aprile dovrebbe uscire anche il nuovo disco della inedita coppia Stephen Stills – Kenny Wayne Sheperd. A proposito di coppie e duetti, nel box vede la luce anche una delle mitiche collaborazioni tra lo stesso Stills e Jimi Hendrix di cui si vociferava da decenni. Solo una ma meglio di niente. E’ uno dei vari inediti e rarità che appariranno nel cofanetto, questa la lista, si spera definitiva, dei brani, lustratevi gli occhi (e le orecchie):

Tracklisting:

Disc One
1. “Travelin’” – Stephen Stills*
2. “High Flyin’ Bird” – The Au Go Go Singers
3. “Sit Down I Think I Love You” – Buffalo Springfield
4. “Go And Say Goodbye” – Buffalo Springfield
5. “For What It’s Worth” – Buffalo Springfield
6. “Everydays” – Buffalo Springfield*
7. “Pretty Girl Why” – Buffalo Springfield
8. “Bluebird” – Buffalo Springfield
9. “Rock ’n’ Roll Woman” – Buffalo Springfield
10. “Special Care” – Buffalo Springfield
11. “Questions” – Buffalo Springfield
12. “Uno Mundo” – Buffalo Springfield
13. “Four Days Gone” – Buffalo Springfield
14. “Who Ran Away?” – Stephen Stills*
15. “Forty-Nine Reasons” – Stephen Stills*
16. “Helplessly Hoping” – Crosby, Stills & Nash
17. “You Don’t Have To Cry” – Crosby, Stills & Nash
18. “Suite: Judy Blue Eyes” – Crosby, Stills & Nash
19. “4+20” – Stephen Stills*
20. “So Begins The Task” – Stephen Stills*
21. “The Lee Shore” – Stephen Stills*
22. “Carry On/Questions” – Crosby, Stills, Nash & Young
23. “Woodstock” – Crosby, Stills, Nash & Young

Disc Two
1. “Love The One You’re With” – Stephen Stills
2. “Old Times Good Times” – Stephen Stills
3. “Black Queen” – Stephen Stills
4. “No-Name Jam” – Stephen Stills & Jimi Hendrix*
5. “Go Back Home” – Stephen Stills
6. “Marianne” – Stephen Stills
7. “My Love Is A Gentle Thing” – Stephen Stills
8. “Fishes And Scorpions” – Stephen Stills
9. “The Treasure” – Stephen Stills*
10. “To A Flame” – Stephen Stills*
11. “Cherokee” – Stephen Stills
12. “Song Of Love” – Stephen Stills
13. “Rock ’n’ Roll Crazies/Cuban Bluegrass” – Stephen Stills
14. “Jet Set (Sigh)” – Stephen Stills

15. “It Doesn’t Matter” – Stephen Stills
16. “Colorado” – Stephen Stills
17. “Johnny’s Garden” – Stephen Stills
18. “Change Partners” – Stephen Stills*
19. “Do For Others” – Stephen Stills and Steve Fromholz*
20. “Find The Cost Of Freedom” – Crosby, Stills, Nash & Young*
21. “Little Miss Bright Eyes” – Stephen Stills*
22. “Isn’t It About Time” – Stephen Stills

Disc Three
1. “Turn Back The Pages” – Stephen Stills
2. “First Things First” – Stephen Stills*
3. “My Angel” – Stephen Stills*
4. “Love Story” – Stephen Stills
5. “As I Come Of Age” – Stephen Stills
6. “Know You Got To Run” – Stephen Stills*
7. “Black Coral” – Crosby, Stills, Nash & Young*
8. “I Give You Give Blind” – Crosby, Stills & Nash
9. “Crossroads/You Can’t Catch Me” – Stephen Stills*
10. “See The Changes” – Crosby, Stills & Nash*
11. “Thoroughfare Gap” – Stephen Stills
12. “Lowdown” – Stephen Stills
13. “Cuba Al Fin” (edit) – Stephen Stills
14. “Dear Mr. Fantasy” – Stephen Stills & Graham Nash
15. “Spanish Suite” – Stephen Stills
16. “Feel Your Love” – Crosby, Stills & Nash
17. “Raise A Voice” – Crosby, Stills & Nash
18. “Daylight Again” – Crosby, Stills & Nash

Disc Four
1. “Southern Cross” – Crosby, Stills & Nash
2. “Dark Star” – Crosby, Stills & Nash
3. “Turn Your Back On Love” – Crosby, Stills & Nash
4. “War Games” – Crosby, Stills & Nash
5. “50/50” – Stephen Stills
6. “Welfare Blues” – Stephen Stills*
7. “Church (Part Of Someone)” – Stephen Stills*
8. “I Don’t Get It” – Stephen Stills
9. “Isn’t It So” – Stephen Stills
10. “Haven’t We Lost Enough?” – Crosby, Stills & Nash
11. “Ballad Of Hollis Brown” – Stephen Stills
12. “Treetop Flyer” – Stephen Stills
13. “Heart’s Gate” – Stephen Stills
14. “Girl From The North Country” – Crosby, Stills & Nash*
15. “Feed The People” – Stephen Stills
16. “Panama” – Crosby, Stills & Nash
17. “No Tears Left” – Crosby, Stills & Nash*
18. “Ole Man Trouble” – Crosby, Stills, Nash & Young*
19. “Ain’t It Always” – Stephen Stills

*previously unreleased

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Leggendo i nomi nel titolo del Post vi sarete chiesti due cose: erano già un tre o quattro mesi che Joe Bonamassa non pubblicava nulla di nuovo e l’altra, non vedo il suo nome sulla copertina (ma c’è sullo sticker, in piccolino, se ingrandite l’immagine della copertina). Rock Candy Funk Party è il nome del gruppo, We Want Groove il titolo del disco. Effettivamente un bel disco strumentale di jazz-funk-rock seventies style, nella sua discografia ci mancava. Con il secondo chitarrista Ron DeJesus (membro fondatore del gruppo), il batterista Tal Bergman (quello che ha coinvolto Bonamassa), il bassista Mike Merritt e il tastierista Renato Neto, ci si tuffa nel sound anni ’70 di Earth Wind & Fire, Weather Report, Stuff, Return To Forever, Parliament-Funkadelic e mille altri, con una giusta dose anche di rock e per il lato meno intellettuale e più “groovy” del genere. Non manca l’occasione per l’omaggio a Hendrix o anche ai Cream o ad Alphonze Mouzon che era il batterista dei poderosi Eleventh Hour di Larry Coryell senza dimenticare i ritmi più melliflui di George Benson. E non esce fra cinquant’anni, ma già la settimana prossima per la Mascot/Provogue.

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Non c’è la copertina ma il soggetto della notizia è piuttosto chiaro. Da “God” e “Slowhand” a “Vecchio Calzino” la strada è piuttosto lunga, ma il disco si chiamerà  proprio così Old Sock, e anche se non ha ancora una copertina, una track list e il nome dei musicisti che suoneranno, ha una data, il 12 marzo (il 14 parte il suo tour americano) e una nuova casa discografica, etichetta Bushbranch Records, quella di Eric Clapton, distribuzione non più Warner ma con l’indipendente californiana Surfdog Records, la stessa di Joss Stone, Dave Stewart, Rusty Anderson (e chi cacchio è? Uno dei due chitarristi della band di Paul McCartney, ah bene!), Butthole Surfers, Brian Setzer, Voivod (!) e molti altri di cui ignoro la provenienza. Anche l’ultimo Glenn Campbell è uscito per loro e pure la jam band dei Tea Leaf Green incide per l’etichetta californiana che è da vent’anni sul mercato. Un bel passo da Reprise-Warner (che alla fine dopo 30 anni che ci prova è riuscita a cacciarlo, o se ne sarà andato lui?) a Surfdog, ma magari dopo l’ultimo album omonimo di Blues e quello in coppia con Wynton Marsalis potremmo aspettarci un buon album di studio con brani nuovi? Vedremo, non si ancora nulla.

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Visto che se ne parlava in relazione al cofanetto di Stills, anche di Jimi Hendrix è in uscita l’ennesimo album “inedito” People, Hell & Angels, anche se l’uscita su Sony/BMG è slittata al 2 aprile in Europa e il 1° (ma non è uno scherzo) in Inghilterra, ma rimane al 5 marzo per gli Stati Uniti (chissà perché queste differenze, stessa cosa identica per il nuovo Eric Burdon che uscirà a fine mese negli States e ai primi di aprile in Europa, misteri?). Si tratta di una ulteriore proposta della famiglia Hendrix di registrazioni e versioni inedite, anche se qualche nome di canzone è effettivamente “nuovo”:

Mojo Man. [A Ghetto Fighters tune with overdubs by Jimi]
Hear My Train A-Comin’
Izabella
Earth Blues
Villanova Junction Blues
Somewhere [Stephen Stills on bass guitar] (un pezzo qui e uno sul cofanetto di Stills da quella session leggendaria)
Bleeding Heart
Inside Out
Let Me Love You [with Lonnie Youngblood]
Crash Landing
Easy Blues
Hey Gypsy Boy

Non è per fare polemica perché poi sarò il primo a comprarlo, solo una constatazione. Se riescono a pubblicare materiale fino al 2042 quando sarà il centenario della nascita, tanto di guadagnato per le future generazioni, meglio questi dischi inediti che le centinaia di ristampe in nuove confezioni, sempre degli stessi dischi, con la traccia aggiunta, la copertina cambiata, il nuovo missaggio, eccetera eccetera.

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Richard Thompson Electric uscirà il 5 febbraio ( o il 12?) per la Proper (e anche lì sarò in prima fila), e questo è un disco veramente tutto nuovo, anzi, come al solito per gli ultimi dischi di Thompson c’è anche la versione doppia Deluxe con 7 pezzi in più:

Disc: 1
1. Stony Ground
2. Salford Sunday
3. Sally B
4. Stuck On The Treadmill
5. My Enemy
6. Good Things Happen To Bad People
7. Where’s Home
8. Another Small Thing In Her Favour
9. Straight And Narrow
10. The Snow Goose
11. Saving The Good Stuff For You

Bonus Disc: 2
1. Will You Dance, Charlie Boy
2. I Found A Stray
3. The Rival
4. The Tic-Tac Man
5. Auldie Riggs
6. Auldie Riggs Dance
7. So Ben Mi Ch’a Bon Tempo

Tra le novità: il disco è stato registrato in quel di Nashville con la produzione di Buddy Miller e tra gli ospiti Alison Krauss in Snow Goose, Sioban Maher Kennedy dei River City People in parecchi brani come voce femminile e Stuart Duncan al violino. Non l’ho ancora sentito ma sarà sicuramente tra i migliori dell’anno (vado sulla fiducia)!

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I siti di vendita lo pubblicizzano con questa copertina (ma sarà quella definitiva, hum?!?). Quello che è certo è che, contro ogni previsione (sembrava che dopo i problemi di salute e dieci anni di assenza si fosse ritirato), il 12 marzo p.v. uscirà il nuovo album di David Bowie The Next Day, prodotto da Tony Visconti, come accade da più di 40 anni, con qualche pausa, e con molti dei suoi musicisti abituali e qualche new entry: i batteristi sono Zachary Alford e Sterling Campbell, i bassisti sono Gail Ann Dorsey e Tony Levin, alle chitarre Gerry Leonard (quello di Heathen e Reality), David Torn e Earl Slick, alle tastiere lo stesso Bowie, mentre l’assolo di sax in Dirty Boys e in generale il sax baritono nell’album è suonato da Steve Elson che suona nella band del Saturday Night Live. Anche in questo caso avremo la versione standard e una Deluxe (ma singola) su RCA, questa la lista dei brani:

Standard Version:
01. The Next Day 3:51
02. Dirty Boys 2:58
03. The Stars (Are Out Tonight) 3:56
04. Love Is Lost 3:57
05. Where Are We Now? 4:08
06. Valentine’s Day 3:01
07. If You Can See Me 3:16
08. I’d Rather Be High 3:53
09. Boss Of Me 4:09
10. Dancing Out In Space 3:24
11. How Does The Grass Grow 4:33
12. (You Will) Set The World On Fire 3:30
13. You Feel So Lonely You Could Die 4:41
14. Heat 4:25

Total (Approximately) 53:14

Deluxe Version
01. The Next Day 3:51
02. Dirty Boys 2:58
03. The Stars (Are Out Tonight) 3:56
04. Love Is Lost 3:57
05. Where Are We Now? 4:08
06. Valentine’s Day 3:01
07. If You Can See Me 3:16
08. I’d Rather Be High 3:53
09. Boss Of Me 4:09
10. Dancing Out In Space 3:24
11. How Does The Grass Grow 4:33
12. (You Will) Set The World On Fire 3:30
13. You Feel So Lonely You Could Die 4:41
14. Heat 4:25

Bonus tracks:
15. So She 2:31
16. I’ll Take You There 2:44
17. Plan 2:34

Total (Approximately): 61: 03

Fine della prima puntata, alle prossime, ogni tanto, quando ho qualche disco interessante di cui parlare, fermo restando l’appuntamento più o meno fisso settimanale con le uscite discografiche della settimana successiva!

Bruno Conti