Un Cowboy Texano Trapiantato a Nashville. Cody Johnson – Ain’t Nothin’ To It

cody johnson ain't nothin' to it

Cody Johnson – Ain’t Nothin’ To It – Warner Nashville CD

Anche all’interno del dorato mondo della country music più becera e commerciale di Nashville ogni tanto si respira qualche boccata d’aria fresca: un valido esempio può essere Cody Johnson, musicista in giro da più di dieci anni e che non ha mai smesso di fare del vero country. Cody è un texano (e questo spiega già tante cose) che lavora a Nashville perché così ha maggiori possibilità di accrescere la sua popolarità, ma non si fa influenzare più di tanto dall’ambiente che lo circonda: la sua musica è robusta, forte, elettrica, ed anche nelle ballate non perde mai di vista il suono giusto. Diciamo che, essendo i suoi album prodotti nella capitale del Tennessee, le canzoni hanno qualche “arrotondamento” che permette loro di essere passate per radio, ma i sessionmen che lo accompagnano abitualmente suonano strumenti veri, come chitarre, violino e steel, e boiate come sintetizzatori e drum programming sono bandite del tutto.

Ain’t Nothin’ To It è il sesto album di studio di Johnson, ed è il disco giusto se non lo conoscete e volete approfondire: musica country fatta come si deve, una serie di brani di ottima scrittura (Cody si rivolge perlopiù a songwriters esterni), una produzione professionale ma non ridondante (Trent Willmon, a sua volta artista country di buon livello), ed una serie di musicisti “seri” ad accompagnare il leader (tra cui la ben nota Alison Krauss al violino ed armonie vocali). Il CD si apre con la title track, una ballata dal suono pieno ed elettrico e ben guidata dal vocione del nostro, con un refrain orecchiabile: non lontana dai brani lenti del compianto Chris LeDoux. Noise è un pezzo diretto e godibile, contraddistinto anch’esso da un ritornello azzeccato ed un ottimo seppur breve assolo chitarristico, l’acustica e bucolica Fence Posts è puro country, mentre Understand Why è più elettrica, e ha degli stacchi di chitarra ruspanti, ben bilanciati da steel e violino. Long Haired Country Boy è una robusta versione del classico di Charlie Daniels, una rilettura elettrica e potente che mantiene lo spirito southern dell’originale https://www.youtube.com/watch?v=w-ZOYzB5Ods , Nothin’ On You è un lento abbastanza nella norma, anche se l’uso dell’organo ci fa restare nei territori del sud, Honky Tonk Mood, nonostante il titolo, è un boogie tutto ritmo e chitarre (e violino), decisamente trascinante.

Monday Morning Merle ha un bel testo che cita diversi miti del rock (tra cui Springsteen, Beatles, Eagles e Jackson Browne) e musicalmente è forse la migliore ballata del disco, Y’All People è un cadenzato ed accattivante rockin’ country che dimostra che Johnson non è un burattino, ma un musicista vero che riesce a reggere il peso di un intero CD senza grossi cali di tensione. Where Cowboys Are Kings è puro country-rock, un brano limpido e solare, On My Way To You un’oasi gentile ma non sdolcinata, mentre Doubt Me Now è ancora un pezzo figlio del sud (o del Texas, che non sta certo a nord), quasi più rock che country. La parte in studio del dischetto si chiude con la tonica Dear Rodeo, ma ci sono ancora due bonus tracks dal vivo, e cioè una delicata rilettura acustica dell’evergreen di Roger Miller Husbands And Wives e His Name Is Jesus, uno slow anch’esso eseguito con strumentazione ridotta all’osso. Un texano, anche se trapiantato a Nashville, rimane sempre un texano: parola di Cody Johnson.

Marco Verdi

Anticipazioni Della Settimana (Ferr)Agostana, Prossime Uscite Di Settembre: Parte I. Little Steven, Nick Mason, Amos Lee, Anna Calvi, Madeleine Peyroux, Tributo A Roger Miller

Chi legge il Blog con regolarità avrà notato che la rubrica delle Anticipazioni discografiche da qualche tempo ormai appare solo saltuariamente, quando ci sono delle uscite particolarmente sfiziose, sia a livello di cofanetti, come di ristampe di album importanti o dischi di artisti che ci piacciono in modo particolare. Questo sia per motivi di tempo nello scrivere i Post, sia per dare maggiore spazio alle recensioni singole di dischi o box, che negli ultimi tempi si sono comunque incrementate notevolmente di numero. Solo per questo periodo ferragostano, da oggi e per qualche giorno (poi in futuro vedremo), verrà nuovamente dedicata una serie di Post alle uscite più interessanti di settembre, selezionate tra tutte quelle previste nel periodo in ordine cronologico, aggiungendo anche quelle del 31 agosto, da cui partiamo oggi: iniziamo con il Live di Little Steven che, per essere onesti, negli Stati Uniti è già stato pubblicato il 10 agosto, ma visto che in Europa uscirà solo a fine mese lo inseriamo nella lista d’ufficio. Ovviamente di molti di questi CD leggerete poi le recensioni complete di volta in volta al momento dell’uscita.

little steven soulfire live 31-8

CD1: Live]
1. Mike Stoller Intro
2. Soulfire
3. I’m Coming Back
4. Blues Is My Business Intro
5. Blues Is My Business
6. Love On The Wrong Side Of Town
7. Until The Good Is Gone
8. Angel Eyes
9. Some Things Just Don’t Change
10. Saint Valentine’s Day Intro
11. Saint Valentine’s Day
12. Standing In The Line Of Fire Intro
13. Standing In The Line Of Fire
14. I Saw The Light
15. Salvation
16. The City Weeps Tonight Intro
17. The City Weeps Tonight

[CD2: Live]
1. Down And Out In New York City
2. Princess Of Little Italy Intro
3. Princess Of Little Italy
4. Solidarity
5. Leonard Peltier
6. I Am A Patriot
7. Groovin’ Is Easy
8. Ride The Night Away Intro
9. Ride The Night Away
10. Bitter Fruit
11. Forever
12. Checkpoint Charlie Intro
13. Checkpoint Charlie
14. I Don’t Want To Go Home
15. Out Of The Darkness Intro
16. Out Of The Darkness

[CD3: Bonus Tracks]
1. Even The Losers
2. Can’t Be So Bad (featuring Jerry Miller)
3. You Shook Me All Night Long
4. Working Class Hero
5. We Gotta Get Out Of This Place
6. Can I Get A Witness (featuring Richie Sambora)
7. It’s Not My Cross To Bear Intro
8. It’s Not My Cross To Bear
9. Freeze Frame (featuring Peter Wolf)
10. The Time Of Your Life
11. Tenth Avenue Freeze-Out (featuring Bruce Springsteen)
12. I Don’t Want To Go Home (featuring Bruce Springsteen)
13. Merry Christmas (I Don’t Want To Fight Tonight)

Presente sulle piattaforme digitali per il download e su Spotify, già dal 27 di aprile, ora questo doppio dal vivo di Little Steven And The Disciples Of Soul, Soulfire Live, dal nome del suo ottimo disco dello scorso anno https://discoclub.myblog.it/2017/05/26/per-una-volta-il-boss-e-lui-little-steven-soulfire/ , viene distribuito dalla Universal anche a livello fisico come triplo CD, con un intero dischetto ricco di bonus tracks veramente interessanti e con la partecipazione di ospiti che vanno da Jerry Miller dei Moby Grape Richie Sambora dei Bon Jovi, passando per Peter Wolf e naturalmente Bruce Springsteen, presente in due canzoni.

Il concerto sarebbe già fantastico di suo ma queste presenze ne elevano ulteriormente il livello qualitativo. Introdotto da Mike Stoller, Steve Van Zandt introduce a sua volta, con le sue inimitabili, dotte e divertenti presentazioni molti dei brani presenti nell’album, in quello che risulta un vero gioioso e trascinante tuffo nella storia del R&R, del soul, del R&B, del pop più gustoso, con la produzione dello stesso Little Steven, il mixaggio di Bob Clearmountain e il mastering di Bob Ludwig, il meglio di quello che c’è in circolazione per avere il suono più limpido e naturale. Qui sotto trovate anche la lista di tutti i musicisti strepitosi che suonano in questo Soulfire Live.

nick mason unattended luggage 31-8

Ecco una “ristampa” Interessante per gli amanti dei Pink Floyd, anche se il termine è riduttivo: si tratta di un triplo CD pubblicato dalla Harvest/Rhino che contiene i tre album solisti di Nick Mason, ovvero Nick Mason‘s Fictitious Sports, Profiles, e White Of The Eye ed uscira più o meno in contemporanea con la prosecuzione del tour della nuova band del batterista, Nick Mason‘s Saucerful Of Secrets https://www.youtube.com/watch?v=ZkaORKQVM7o .

I tre album all’epoca erano usciti rispettivamente nel 1981, 1985 e 1987, i primi due non hanno circolato molto in CD, mentre il terzo appare addirittura per la prima volta su CD. In Nick Mason‘s Fictitious Sports come ospiti troviamo, tra gli altri, Robert Wyatt, Mike Mantler Carla Bley, in Profiles attribuito a Mason e Fenn (il chitarrista del 10cc), che è un album prevalentemente strumentale, comunque come vocalist ci sono Maggie Reilly, David Gilmour e il tastierista degli UFO,  Danny Peyronel. White Of The Eye era la colonna sonora di un oscuro film inglese del 1987, sempre con Nick Fenn.

Non ci sono bonus ma l’interesse risiede nella rarità del terzo album.

[CD1: Nick Mason‘s Fictitious Sports]
1. Can’t Get My Motor To Start
2. I Was Wrong
3. Siam
4. Hot River
5. Boo To You Too
6. Do Ya?
7. Wervin’
8. I’m A Mineralist

[CD2: Profiles]
1. Malta
2. Lie For A Lie
3. Rhoda
4. Profiles, Pts.1 & 2
5. Israel
6. And The Address
7. Mumbo Jumbo
8. Zip Code
9. Black Ice
10. At The End Of The Day
11. Profiles, Pt.3

[CD3: White Of The Eye]
1. Goldwaters
2. Remember Mike?
3. Where Are You Joany?
4. Dry Junk
5. Present
6. Thrift Store
7. Prelude And Ritual
8. Globe
9. Discovery And Recoil
10. Anne Mason
11. Mendoza
12. A World Of Appearances
13. Sacrifice Dance
14. White Of The Eye

amos lee my new moon 31-8

Torna abbastanza a sorpresa anche il cantautore americano Amos Lee con un nuovo disco, My New Moon, e una nuova etichetta, la Dualtone, dopo il buon Spirit del 2016. Non vi so dire molto sul disco, se non che viene annunciato come un album personale ed intenso, queste comunque sono le tracce incluse nel CD. E dai due video rilasciati finora sembra valido come al solito.

1. No More Darkness, No More Light
2. Louisville
3. Little Light
4. All You Got Is A Song
5. I Get Weak
6. Crooked
7. Hang On, Hang On
8. Don’t Give A Damn Anymore
9. Whiskey On Ice
10. Don’t Fade Away

anna calvi hunter 31-8

La cantautrice britannica Anna Calvi era da ben cinque anni che non pubblicava un nuovo album: dal 2013 quando uscì One Breath, che all’amico Tino Montanari era piaciuto parecchio https://discoclub.myblog.it/2013/10/14/il-difficile-secondo-disco-anna-calvi-one-breath-5728820/ . Ora per il nuovo CD Hunter, sempre su etichetta Domino, la Calvi si è affidata alla produzione di Nick Launay (Nick Cave, Grinderman), ed il disco è stato registrato ai famosi Konk Studios di Londra (quelli dei Kinks). Tra gli abituali collaboratori della cantautrice inglese Mally Harpaz e Alex Thomas, oltre a Adrian Utley (Portishead) e Martyn Casey (The Bad Seeds). Qui sotto i titoli delle canzoni e un breve assaggio dell’album.

1. As A Man
2. Hunter
3. Don’t Beat The Girl Out Of My Boy
4. Indies Or Paradise
5. Swimming Pool
6. Alpha
7. Chain
8. Wish
9. Away
10. Eden

madeleine peyroux anthem 31-8

Sempre abbastanza a sorpresa, e direi molto di più sulla mia lunghezza sonora di ascolto, esce il nuovo album di Madeleine Peyroux: si intitola Anthem, è l’ottavo album di studio per la cantautrice nativa di Athens, Georgia, ma che poi ha vissuto tra New York, la California e Parigi. Sono passati 22 anni dallo splendido esordio Dreamland, a cui fece seguito una lunga pausa di riflessione. La nostra amica lo presenta come il suo progetto più ambizioso, ma si sa che le cartelle stampa spesso non sono obiettive: comunque il disco, come di consueto, è prodotto dall’ottimo Larry Klein (bassista, ex marito di Joni Mitchell e garanzia di qualità) esce su etichetta Decca/Verve del gruppo Universal, vede tra i collaboratori a livello di autori (ma che suonano anche nell’album come musicisti) Patrick Warren, Brian MacLeod David Baerwald, di cui ricordo sempre con grande piacere il bellissimo Boomtown del 1986 pubblicato come David + David https://www.youtube.com/watch?v=97wvwuHUMCw e poi il lavoro fondamentale nel disco di Shery Crow Tuesday Night Music Club.

Tornando al disco della Peyroux ci sono anche due “cover”: la prima, disponibile solo nella versione digitale e nel doppio vinile limitato colorato è un adattamento di un poema di Paul Eluard La Libertè, mentre Anthem, che è la title track è il famoso brano di Leonard Cohen. Sempre delicata, deliziosa e preziosa, un vero nettare per i padiglioni auricolari, la Peyroux sarà in concerto il 10 novembre al Teatro dell’Arte di Milano (vicino alla Triennale) il 10 novembre p.v. 

Ecco la lista completa delle canzoni.

1. ON MY OWN
2. DOWN ON ME
3. PARTY TYME
4. ANTHEM
5. ALL MY HEROES
6. ON A SUNDAY AFTERNOON
7. THE BRAND NEW DEAL
8. LULLABY
9. HONEY PARTY
10. THE GHOSTS OF TOMORROW
11. WE MIGHT AS WELL DANCE
12. LIBERTE
13. LAST NIGHT WHEN WE WERE YOUNG*

*Bonus Track on all Digital Versions + Colored Vinyl

king of the road a tributo to roger miller 31-8

E infine, last but not least, un tributo a Roger Miller, uno dei cantanti country più popolari negli Stati Uniti, meno conosciuto da noi, se non per la sua canzone più celebre King Of The Road, un brano che hanno cantato in tantissimi, oltre agli artisti country, Rufus Wainwright & Teddy Thompson, Giant Sand, Boney M (!?!), Proclaimers, R.e.m. Jerry Lee Lewis e decine di altri. Ma nel suo repertorio c’erano moltissimi altri brani di buon valore, che per l’occasione vengono ripescati per questo doppio King Of The Road A Tribute To Roger Miller, doppio CD che verrà pubblicato dalla BMG sempre il 31 agosto e dove partecipano tantissimi musicisti di quelli che amiamo (qualcuno un po’ meno), provenienti da tutti i generi musicali, come testimonia la notevole lista completa dei brani e dei partecipanti. Ovviamente quel Banter ricorrente non è un artista ma una serie di brevi discorsi posti tra una canzone e l’altra di questo tributo.

Disc One
Greatest Songwriter (Banter)
Chug-a-Lug – Asleep at the Wheel ft. Huey Lewis
Dang Me – Brad Paisley
Leavin’s Not the Only Way to Go – The Stellas ft. Lennon and Maisy
Kansas City Star – Kacey Musgraves
World So Full of Love – Rodney Crowell
Old Friends (Banter)
Old Friends – Willie Nelson, Kris Kristofferson, Merle Haggard
Lock Stock and Teardrops – Mandy Barnett
You Oughta Be Here With Me – Alison Krauss ft. The Cox Family
The Crossing – Ronnie Dunn, The Blind Boys of Alabama
In the Summertime – The Earls of Leicester ft. Shawn Camp
Fiddle (Banter)
England Swings – Lyle Lovett
You Can’t Rollerskate in a Buffalo Herd – Various Artists
Half a Mind – Loretta Lynn
Invitation to the Blues – Shooter Jennings, Jessi Colter
It Only Hurts Me When I Cry (Live) – Dwight Yoakam

Disc Two
Mouth Noises (Banter)
Oo De Lally – Eric Church
Engine, Engine #9 – Emerson Hart ft. Jon Randall
When Two Worlds Collide – Flatt Lonesome
Reincarnation – Cake
You Can’t Do Me This Way and Get By With It – Dean Miller ft. The McCrary Sisters
Chicken S#$! (Banter)
Nothing Can Stop Me – Toad the Wet Sprocket
Husbands and Wives – Jamey Johnson ft. Emmylou Harris
I’ll Pickup My Heart and Go Home  – Lily Meola
I Believe in the Sunshine – Daphne and the Mystery Machines
Guv’ment – John Goodman
Old Songwriters Never Die (Banter)
Hey, Would You Hold It Down? – Ringo Starr
The Last Word in Lonesome Is Me – Dolly Parton ft. Alison Krauss
I’d Come Back to Me – Radney Foster ft. Tawnya Reynolds
One Dying and a Burying – The Dead South
Do Wacka Do – Robert Earl Keen, Jr.
King of the Road – Various Artists

Nei prossimi giorni si continua con le altre uscite.

Bruno Conti

Appena In Tempo. Anche Glen Campbell Ci Ha Lasciato: Se “Lungo Addio” Doveva Essere… Questo E’ Stato Uno Dei Migliori. Glen Campbell – Adios

glen campbell adios

Come forse avrete letto l’8 agosto anche Glen Campbell se ne è andato, aveva 81 anni e dopo una lunga battaglia con l’Alzheimer durata ben sei anni è morto a Nashville l’altro ieri. Prima di lasciarci ha fatto comunque in tempo a regalarci un ultimo album Adios, del quale a seguire mi sembra doveroso riproporre come omaggio alla sua arte la recensione pubblicata circa un mese, recensione che conteneva anche una breve cronistoria della sua carriera musicale.

Glen Campbell – Adios – 2 CD Deluxe Universal Music Enterprises

Una premessa doverosa, se conoscete le circostanze che hanno dato vita a questo disco: l’album è veramente bello, forse addirittura il migliore, o tra i migliori in assoluto, della carriera di Glen Campbell. Si diceva delle circostanze: all’inizio del 2011 al musicista di Billstown, Arkansas, viene diagnosticata una forma già sviluppata di Alzheimer (che forse era in corso da prima), ma in effetti già l’anno precedente Campbell aveva registrato un disco Ghost On The Canvas, poi pubblicato nell’agosto del 2011, che doveva essere il suo album di addio; a seguito della pubblicazione Glen si imbarca anche nel suo “Tour d’addio”, nel corso del quale viene annunciata pubblicamente la malattia, anche per giustificare le sue perdite di memoria o eventuali discorsi sconnessi sul palco, che sono tra i sintomi dell’Alzheimer. Nel 2013 poi esce See You There, un ulteriore disco con tracce vocali registrate durante le stesse sessions del 2009-2010 a cui è stata aggiunta una nuova base strumentale. Tra l’altro entrambi gli album erano piuttosto piacevoli e ben suonati e cantati; la malattia ha poi proseguito il suo corso e attualmente Campbell è in una clinica in quelle che paiono le fasi finali del suo male, ma, come poi ha rivelato la moglie Kim, dopo il tour di commiato, il cantante era entrato in studio ancora, tra il novembre del 2012 e il gennaio del 2013, per registrare l’album di cui stiamo parlando, il suo vero commiato, questo Adios, per chi non conoscesse Campbell, allegato al CD “nuovo”, c’è anche una raccolta di successi, con 16 brani non in ordine cronologico, che tracciano la storia di uno dei grandi della musica americana.

Chiamiamolo un “crooner country”, ma è stato anche un formidabile chitarrista, uno dei membri della “Wrecking Crew”, Beach Boys onorario (ha sostituito spesso Brian Wilson nei tour e ha suonato su Pet Sounds), con una serie impressionante di dischi di studio registrati nella sua carriera, questo è il n° 64 (neanche Johnny Cash o Dylan credo sono stati così prolifici, nel 1968 il suo anno d’oro sono usciti ben cinque album): nella raccolta troviamo gli splendidi brani scritti da Jimmy Webb, tra cui By The Time I Get To Phoenix, Wichita Lineman, Galveston, ma anche il suo più grande successo, Gentle On My Mind, la canzone di John Hartford, in una versione scevra di archi, per un brano che era il diretto antenato di Everybody’s Talkin’ (in cui Campbell aveva suonato la chitarra), e ancora True Grit, il tema di “Il Grinta”, il film di John Wayne, una Southern Nights di Allen Toussaint, che sembra un pezzo della Nitty Gritty o di Loggins & Messina, e anche cover dei Foo Fighters o di Jackson Browne, incise negli ultimi album, il tutto cantato con una voce splendida ed espressiva, calda ed avvolgente, e se ogni tanto gli arrangiamenti di archi sono forse eccessivi, erano comunque un segno dei tempi, le canzoni rimangono bellissime.

Per questo capitolo finale Glen Campbell, aiutato dal suo produttore abituale, l’ottimo cantante e musicista Carl Jackson, ha voluto incidere alcune cover di celebri brani che non aveva mai affrontato nella sua carriera (non è del tutto vero, ma lo vediamo tra un attimo): sono con lui i tre figli, oltre ad un manipolo di ottimi musicisti, tra cui spiccano Aubrey Haynie al violino e mandolino, Mike Johnson alla steel guitar, Catherine Marx al piano, oltre allo stesso Jackson alla chitarra acustica (visto che Campbell non riusciva più a suonarla) ed alcuni ospiti di nome. Il disco ha un suono eccellente, raramente o mai sopra le righe, Glen per essere all’epoca un 76enne malato ha ancora una voce quasi uguale a quella degli anni d’oro e le canzoni sono molto belle: dall’iniziale Everybody’s Talkin’, il tema dell’Uomo Da Marciapiede, di Harry Nilsson (ma scritta da Fred Neil), qui in una versione leggermente accelerata, che non diminuisce il fascino del pezzo, con il banjo della figlia di Glen, Ashley Campbell, in bella evidenza a sottolineare la matura e vissuta voce del babbo, ancora in grado di arditi falsetti.

Il primo brano scelto di Jimmy Webb è la delicata Just Like Always, una romantica ballata con uso di pedal steel, seguita dal duetto con Willie Nelson (poteva mancare?) Funny How Time Slips Away, più di 150 anni in due, ma che classe, non so chi canta meglio; Arkansas Farmboy è un pezzo di Carl Jackson, una specie di biografia della gioventù di Glen, a tempo di valzerone country, con una strumentazione acustica parca, ma ricca di dettagli sonori. Am I All Alone di Roger Miller viene prima presentata in un breve frammento dell’originale e poi nella nuova versione con Vince Gill alle armonie vocali, bellissima pure questa; It Won’t Bring Her Back, il secondo brano di Webb, ancora con una magnifica weeping steel è un’altra country tune di grande fascino, degna dei grandi balladeer americani, avvolgente e ad alto tasso emotivo, sempre con splendide armonie vocali della famiglia Campbell, sembra quasi un pezzo degli Eagles. E pure la versione di Don’t Think Twice, It’s Allright di Dylan è da applausi, ispirata da quella country di Jerry Reed, con dell’ottimo picking dei musicisti; She Tinks I Still Care in effetti l’aveva già incisa in un album del 1972, ma è un classico della country music, con decine di riletture fatte da grandi nomi (da George Jones in giù), talmente bello che una nuova versione, tra l’altro di ottima fattura, ci sta proprio bene.

Anche Postcards From Paris, sempre di Jimmy Webb, era già apparsa su See You There, ma questa nuova versione di una grande canzone, con i figli che intonano “I Wish You Were Here”. manda un groppo giù per la gola, sembra quasi una canzone di James Taylor e pure di quelle belle. Jerry Reed appare anche come autore, di un brano che è stato uno dei grandi successi di Johnny Cash (soprattutto in Europa) A Thing Called Love, altro pezzo dal fascino inalterato nel tempo, ancora con Campbell in pieno controllo vocale ed emotivo. Se deve essere Addio, l’ultimo pezzo di Jimmy Webb scelto, è proprio la title track Adios, una ballata di una bellezza struggente, cantata con grande trasporto da Glen Campbell che pone l’ultimo sigillo alla sua carriera e ci saluta con malinconia ma anche un senso di profonda serenità. Forse solo Warren Zevon con The Wind e la canzone Keep Me In Your Heart in particolare, aveva saputo salutare i suoi fans, conscio della fine imminente, con un testamento sonoro di tale fattura ed intensità. La versione doppia del CD è quasi d’obbligo.

Bruno Conti