L’Obbligatorio Album Dal Vivo (Se Vi Piace Il Genere)! – Black Sabbath – Live…Gathered In Their Masses

black sabbath live gathered

Black Sabbath – Live…Gathered In Their Masses Universal DVD – BluRay – DVD + CD – BluRay + CD – Super Deluxe Box Set 2DVD/BluRay/CD

La notizia della pubblicazione di 13, nuovo album della formazione originale dei Black Sabbath (o quasi, come saprete mancava Bill Ward, ufficialmente per problemi contrattuali, ma in realtà pare che non fosse in grado di suonare con continuità), è stata pubblicizzata come l’evento dell’anno (ed il contemporaneo ritorno di David Bowie deve aver un po’ rotto le uova nel paniere), e quando è stato annunciato che sarebbe seguita una tournée a supporto, chiunque avrebbe scommesso sull’uscita prima o poi di una testimonianza ufficiale di quei concerti.

Quindi questo Live…Gathered In Their Masses non giunge a sorpresa, semmai stupisce il fatto che l’album sia tratto dai concerti australiani di inizio tour, quando la band non era ancora perfettamente rodata: solitamente infatti si scelgono degli show posti in date più avanzate, quando cioè tutti gli ingranaggi sono ormai perfettamente oliati, ma forse la decisione è dovuta all’incertezza che c’era sulle condizioni di salute di Toni Iommi, che aveva appena finito un pesante ciclo di cure in seguito ad un linfoma, e sul dubbio se sarebbe stato in grado o meno di proseguire la tournée. Le cure devono invece (e aggiungerei, fortunatamente) avere sortito un buon effetto, in quanto non solo il tour è proseguito senza problemi, ma ci sono già delle date fissate per il 2014 (tra cui il “recupero” dell’appuntamento italiano, cancellato quest’anno per motivi mai completamente chiariti).

black sabbath live gathered deluxe

Quindi ecco tra le nostre mani, giusto giusto per il mercato natalizio, questo Live…Gathered In Their Masseshttp://www.youtube.com/watch?v=jEJ08MGyQyA che esce col solito profluvio di formati diversi (manca però il vinile), privilegiando comunque sempre la parte visiva: il CD audio contiene infatti soltanto dieci brani, scelta poco comprensibile, ma anche le versioni “normali” in DVD o BluRay, che hanno invece quindici canzoni, non contengono il concerto completo (per quello bisogna prendere il box deluxe, che ha all’interno dei bonus esclusivi, sempre solo nella parte video, tra cui tre brani in più…figuriamoci se non trovavano delle combinazioni cervellotiche!) http://www.youtube.com/watch?v=_cjomffUqCg

L’ascolto (o la visione) di questo live conferma quanto di buono 13 aveva mostrato, cioè una band in grande forma e con le giuste motivazioni (oltre a quella del vil denaro), con un Ozzy Osbourne che sembra ringiovanito di vent’anni (anche vocalmente), un Iommi che, da vero leader del gruppo, trascina gli altri con la sua maestria assoluta alla sei corde, e la potentissima sezione ritmica di Geezer Butler e Tommy Clufetos (batterista della band di Ozzy, mentre nel disco in studio c’era Brad Wilk), che riescono a far dimenticare l’assenza di Ward dietro le pelli.

Il repertorio è quello classico del primo periodo dei Sabbath, cioè fino all’album Never Say Die! (dal quale peraltro non viene tratto alcunché) con appena quattro estratti da 13, tra cui le ottime End Of The Beginning e God Is Dead?, che si integrano perfettamente tra gli evergreen assodati del combo di Birmingham.

(NDM: io personalmente questa volta avrei inserito anche almeno un brano del periodo con Ronnie James Dio alla voce, se non altro come omaggio alla sua scomparsa, ma pare che tra Ozzy ed il piccolo cantante italo-americano non corresse buon sangue, e soprattutto tra le loro due mogli/manager).

black sabbath trio photo

Non mancano dunque i pezzi più famosi del gruppo, suonati e cantati con una freschezza che sinceramente non pensavo possibile, e con Iommi che sembra di un altro pianeta e ci inonda con i suoi celebri riff attorno ai quali Ozzy costruisce le sue linee vocali: l’apertura con War Pigs  http://www.youtube.com/watch?v=wFA8plu1uMs, la grande Iron Man, la sinistra N.I.B., l’aggiacciante Black Sabbath, un brano che mette ancora i brividi (non ricordo chi ha detto che l’inizio di questo brano potrebbe essere la musica di sottofondo per l’apertura delle porte dell’inferno, ma è una definizione perfetta).

Pure colate di lava, ma suonate con una grinta ed un feeling che anche il fan più ottimista non si sarebbe immaginato (certo, vi deve piacere il genere, ma questo vale per tutti i dischi, no?). http://www.youtube.com/watch?v=_6BaSe7dANg

black sabbath live

Nella scaletta trovano posto anche brani meno suonati ed alcune chicche, come Electric Funeral, Sympton Of The Universe o le raramente proposte Under The Sun e Dirty Women (queste due però solo nel box deluxe), mentre il finale mischia l’inizio di Sabbath Bloody Sabbath con la loro hit più famosa, quella Paranoid che chiude da sempre ogni loro concerto (e anche quelli di Ozzy solista). http://www.youtube.com/watch?v=pIPfFj8Bol0

Un live granitico, un fiume in piena di sonorità heavy rock per una band in stato di grazia, con un Iommi stratosferico che spesso ruba la scena anche a Ozzy (e non è poco): di gran lunga superiore al doppio CD Reunion del 2007, che vedeva un gruppo (allora anche con Ward) con qualche incertezza e poco convinto di quello che stava facendo.

black sabbath 13

Indubbiamente il live definitivo dei Black Sabbath, indipendentemente dal fatto che 13 vi sia piaciuto o meno.

Marco Verdi

Ce L’Hanno Fatta! Black Sabbath – 13 (With Bonus Tracks)

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Black Sabbath – 13 Universal Cd – 2CD Deluxe Edition – LP – 2CD/DVD/LP Super Deluxe Edition

Questo disco è stato da tempo presentato come l’evento musicale del 2013, e forse un po’ di verità c’è: i Black Sabbath, una delle più importanti ed innovative band di sempre (gli inglesi direbbero influential), per molti gli inventori dell’heavy metal, si riformano nella formazione originale (o quasi).

L’album è infatti il prodotto delle lunghe sessions che hanno seguito l’annuncio che Ozzy Osbourne, Tony Iommi, Geezer Butler e Bill Ward fecero l’11 Novembre del 2011, cioè che i Sabbath della prima ora si sarebbero rimessi insieme per un disco di inediti, il primo da Never Say Die! del 1978, con la produzione dello specialista Rick Rubin, e per una tournée mondiale.

Il seguito è noto: Ward si allontanò quasi subito, reclamando divergenze contrattuali, anche se più recentemente Osbourne ha dichiarato che il batterista non era nelle condizioni di poter offrire un valido supporto (e se lo dice uno come Ozzy, allora il povero Bill era proprio messo male), ed i tre Sabbath superstiti chiamarono il drummer dei Race Against The Machine, Brad Wilk, che così garantiva le stesse iniziali e lo stesso numero di lettere fra nome e cognome di Ward (coincidenza?), mossa che però fece storcere la bocca a parecchi fans, che sostenevano, a ragione, che questa reunion non poteva più essere strombazzata come quella del gruppo originale.

Che l’album non nascesse sotto i migliori auspici ci si misero pure le condizioni di salute di Iommi, al quale nel Gennaio 2012 venne riscontrato un tumore allo stato iniziale ai linfonodi: Iommi non si è però perso d’animo, e ha alternato le pesanti cure per il cancro alle registrazioni del disco, che sono inevitabilmente rallentate (per fortuna, l’organismo di Tony sembra aver assorbito bene le cure, ed i quattro si stanno già esibendo con regolarità dal vivo, segno che la malattia è sotto controllo). Con tutte queste disavventure (aggiungiamo che per qualche tempo Ozzy si era anche pericolosamente riavvicinato a quegli stravizi che lo hanno reso celebre, anche se pare che ora sia definitivamente sobrio), il titolo di 13 non sembra il più beneaugurante, dato il potere negativo che la superstizione assegna a questa cifra: accogliamo quindi quasi con un sospiro di sollievo l’uscita di questo album, anche se in realtà la data ufficiale è fra circa una settimana (l’11 giugno), con le abituali differenze tra mercato europeo ed americano.

Come già detto, 13 il primo disco della formazione originale dei Sabbath (beh, diciamo con Ozzy alla voce…) da 35 anni a questa parte (anche se i quattro, con Ward, avevano dato alle stampe nel 1998 il doppio Reunion, che però era un live con appena due brani nuovi in studio) ed il primo con canzoni nuove da Forbidden del 1995, al quale partecipava solo Iommi.

(NDM: in realtà nel 2009 è uscito un disco, The Devil You Know, della formazione dei Sabbath dei primi anni ottanta, cioè con Ronnie James Dio e Vinnie Appice al posto di Osbourne e Ward, ma per motivi di diritti si dovettero ribattezzare Heaven & Hell).

Ebbene, com’è questo tanto atteso 13? Beh, se pensate di trovarvi davanti al disco che cambierà il mondo dell’hard rock avete sbagliato tutto, ma di certo è un ottimo album di puro Sabbath sound, certamente migliore degli ultimi tre album con Ozzy negli anni settanta (Sabotage, Technical Ecstasy e Never Say Die!), e che quindi si propone come l’ideale seguito di Sabbath Bloody Sabbath. Chi temeva di trovarsi di fronte ad un normale disco solista di Ozzy Osbourne può stare tranquillo: 13 è pieno di riff che solo uno come Iommi può far uscire dalla chitarra, ed il basso inquietante e martellante di Butler lo si riconosce subito: qualcuno lo definirà un disco prevedibile, ma alzi la mano chi voleva qualcosa di diverso dai quattro (ehm…tre, scusa Brad, ottimo lavoro comunque dietro i tamburi).

Apre End Of The Beginning, e subito siamo in pieno festival doom, con il ritmo lento tipico della band di Birmingham, la voce particolare di Ozzy e Iommi che macina riff pesantissimi, con Butler che colpisce duro con il suo basso (l’inizio rimanda decisamente a Black Sabbath, la canzone, che apriva il loro primo disco e diede inizio a tutto): all’improvviso il ritmo aumenta e Ozzy inizia a seguire Tony come solo lui riesce a fare, cantando anche meglio del solito, poi arriva l’assolo di Iommi che stende tutti.

Un inizio convincente.

La lunga God Is Dead è anche il primo singolo, ma non aspettatevi nulla di radiofonico, anche se Rubin fa di tutto per rendere il suono pulito: Iommi ricama sullo sfondo, Osbourne canta bene (Ozzy sembra decisamente in palla), e non mancano, per la gioia delle orecchie dei fans, quei cambi di ritmo per il quali i Sabbath vanno giustamente famosi, con Tony che rilascia un assolo molto lirico.

La movimentata Loner è finora la più radio friendly, anche se il suono è Sabbath al 100%, e poi Iommi macina riff che è un piacere; Zeitgeist si apre con una risata satanica di Ozzy e con Tony che suona l’acustica, un inizio quasi etereo e psichedelico, poi entra una percussione leggera e la ballata si snoda fluida e piacevole, quasi rilassata, con un assolo di chitarra elettrica decisamente melodico. Con Age Of Reason torniamo in territori tipici, Butler e Iommi picchiano di brutto, Wilk non si tira indietro, ed Ozzy…fa Ozzy; Live Forever è una rock song dal ritmo sostenuto (ottima la prestazione di Wilk, uno che non fa certo rimpiangere Ward), con il solito Iommi che fa il bello ed il cattivo tempo, ben seguito da un Ozzy convinto come non lo sentivo da anni. Damaged Soul è heavy music come se i nostri fossero ancora negli anni settanta, con Osbourne che segue vocalmente gli sviluppi chitarristici del suo chitarrista mancino: otto minuti di puro rock, con un finale strabiliante da parte di Iommi.

La versione “normale” dell’album si chiude con la potente Dear Father, che mette il sigillo su un ottimo ritorno, da parte di quattro musicisti in forma smagliante: la versione deluxe offre tre canzoni in più (Methademic, Piece Of Mind e Pariah), che non ho ascoltato, canzoni che diventano quattro (Naiveté En Black) nella versione esclusiva in vendita solo nella catena americana Best Buy (ma scommetto che questo brano spunterà come bonus in qualche special tour edition futura).

Iniziate a tremare: i Principi dell’Oscurità sono tornati (e qui ci vorrebbe una bella risata demoniaca di Ozzy).

Marco Verdi

 

Post Scriptum! Black Sabbath – 13 – Bonus Tracks

Come avevo scritto parlando in anteprima del nuovo album dei Black Sabbath, 13, la Deluxe Edition esce con tre brani in più, e siccome ne sono finalmente venuto in possesso, ho ritenuto doveroso aggiungere un breve post scriptum.

Methademic è un brano di sei minuti che parte con delicati arpeggi di chitarra acustica, ma dopo una breve pausa avviene un’esplosione elettrica che fa quasi sobbalzare sulla poltrona, con Ozzy che canta comunque in maniera abbastanza pacata, mentre Iommi, Butler e Wilk scatenano l’inferno.

Piece Of Mind è più breve e diretta, ma anche con meno guizzi, anche se i quattro si difendono con il mestiere, mentre Pariah chiude il lotto delle bonus tracks con la consueta dimostrazione di potenza e tecnica, con Iommi grande protagonista (come tra l’altro nel resto del disco), un cantato incredibilmente pulito e rigoroso di Osbourne ed un ritornello immediato.

Un bel trittico di canzoni, non degli scarti ma, almeno nel primo e terzo caso, di pari valore di quelle dell’album principale (e, come al solito, vorrei proprio sapere chi comprerà la versione “monca”).

Marco Verdi