Il Ragazzo Si Farà…Anzi E’ Già Bello Che Pronto! Chad Kostner – Highway 63

chad kostner highway 63

Chad Kostner – Highway 63 – Blue Whiskey Van CD

Dalla piccola cittadina rurale di Bloomer, Wisconsin (stato del Midwest poco presente sulle mappe del rock’n’roll) arriva questo esordio fulminante da parte di un giovane songwriter, Chad Kostner, che si è avvicinato alla musica quasi per caso, ossia dopo che all’età di 18 anni ha trovato una vecchia chitarra Silvertone nella soffitta dei genitori. A poco a poco Chad ha imparato a suonare lo strumento, ha iniziato ad avvicinarsi ad autori classici tra country, roots e rock come Hank Williams, John Prine, Steve Earle e John Mellencamp e ha lentamente iniziato a comporre i brani che oggi vanno a formare Highway 63, il suo sorprendente album di debutto. Chad ha assorbito alla grande la lezione dei suoi artisti preferiti, mostrando di covare al suo interno un talento non comune: Highway 63 è formato infatti da otto canzoni una più bella dell’altra, una serie di ballate tra country e rock che hanno il sapore soprattutto dei già citati Prine (per l’approccio nel songwriting ed una certa ironia di fondo) e Mellencamp (per la voce roca ed una buona propensione per il rock “stradaiolo”), un lavoro maturo e riuscito che non sembra affatto l’opera di un esordiente.

La strumentazione è quanto di più classico si possa trovare, chitarre acustiche ed elettriche, basso, batteria, piano ed organo alla bisogna e spesso una steel a sfiorare le canzoni, ma sono proprio i brani a fare la differenza: tra country, rock e radici, suoni profondi figli della provincia americana, che colpiscono fin dal primo ascolto. Canzoni belle e fiere come l’iniziale Demons, uno splendido country-rock dal ritmo e refrain decisamente coinvolgenti, voce arrochita e sonorità classiche che vedono le chitarre in primo piano. Different Dream è una ballata lenta e soffusa guidata da chitarra acustica, pianoforte e da una malinconica steel sullo sfondo, nonché da un motivo profondo che avvicina il nostro al miglior Ryan Bingham; Rambler’s Soul è folk (e qui si palesa l’influenza di Prine), una canzone bella e scorrevole pur nella sua estrema semplicità, con un arrangiamento elettroacustico di sicuro impatto, mentre con Highway 63 andiamo quasi in Texas per un rockin’ country elettrico e trascinante che si ascolta tutto d’un fiato, con un uso delizioso delle chitarre (Steven James Carlson è il solista in tutto il disco).

Summer è un valzerone splendido sotto ogni aspetto, dal motivo emozionante all’esecuzione in punta di dita basata su chitarra, piano e fisarmonica fino al pathos che il nostro ci mette: tra le più belle del CD. Old Movies è limpida, diretta e con l’ennesima melodia che piace al primo ascolto, ed un ottimo uso del piano elettrico, Yellow Water è un’altra splendida country tune che più classica non si può, dall’accompagnamento limpido che contrasta con la voce roca di Chad (e nel songwriting vedo tracce degli Old Crow Medicine Show), brano che precede la conclusiva Heading Home, finale struggente con una solida ballatona dai toni crepuscolari. Un piccolo grande esordio questo Highway 63: Chad Kostner compone con un piglio da veterano, ed è sicuramente tra le realtà da tenere d’occhio per l’immediato futuro.

Marco Verdi

 

 

 

Doppio Omaggio Ad Uno Dei Più Grandi Songwriters! Parte 2: Il Concerto-Tributo. Various Artists – The Life And Songs Of Kris Kristofferson

life and songs of kris kristofferson

Various Artists – The Life And Songs Of Kris Kristofferson – Blackbird CD – 2CD/DVD

Ecco la seconda parte del mio personale omaggio al grande Kris Kristofferson, dopo il post dedicato alla serata al Bottom Line del 1994 con Lou Reed: quello di cui parlo oggi è un vero e proprio tributo, un concerto tenutosi alla Bridgestone Arena di Nashville nel Marzo del 2016, durante il quale una nutrita serie di artisti perlopiù country ha omaggiato la figura del cantautore texano (ed i suoi 80 anni) attraverso alcune tra le sue più belle canzoni, un omaggio ad alto livello sia per la qualità dei brani (ovviamente), che per le varie performance. E’ dunque da poco uscito un resoconto della serata, The Life And Songs Of Kris Kristofferson, sia su singolo CD che su doppio dischetto con DVD aggiunto: la mia recensione si basa sul supporto singolo, che propone 14 dei 21 brani totali (lo show completo è sul doppio): mi piacerebbe poter dire che è stata una mia scelta, ma in realtà sono rimasto in un certo senso “fregato” dal fatto che non fosse chiarissimo che la parte senza il DVD fosse su un solo CD e con il concerto incompleto: per fortuna che le performance che fanno la differenza ci sono tutte, anche se tra le assenze ci sono l’apertura della serata a cura di Buddy Miller, l’apparizione di Jessi Colter ed il duetto tra Emmylou Harris e Rodney Crowell.

Tracklist
[CD1]
1. Please Don’t Tell Me How The Story Ends – Buddy Miller
2. Kristofferson – Jessi Alexander, Jon Randall & Larry Gatlin
3. Here Comes That Rainbow Again – Martina McBride
4. The Taker – Ryan Bingham
5. The Captive – Jessi Colter
6. Nobody Wins – Lee Ann Womack
7. Jesus Was A Capricorn (Owed To John Prine) – Jack Ingram
8. Worth Fighting For – Jennifer Nettles
9. Loving Her Was Easier (Than Anything I’ll Ever Do Again) – Rosanne Cash
10. Chase The Feeling – Emmylou Harris & Rodney Crowell
11. The Pilgrim, Chapter 33 – Emmylou Harris & Kris Kristofferson

[CD2]
1. From The Bottle To The Bottom – Dierks Bentley & The Travelin’ McCourys
2. Help Me Make It Through The Night – Lady Antebellum
3. Under The Gun – Darius Rucker
4. For The Good Times – Jamey Johnson & Alison Krauss
5. Casey’s Last Ride – Alison Krauss
6. If You Don’t Like Hank Williams – Hank Williams Jr.
7. To Beat The Devil – Eric Church
8. Me And Bobby McGee – Reba McEntire
9. Sunday Mornin’ Comin’ Down – Willie Nelson & Kris Kristofferson
10. Encore: Why Me – Kris Kristofferson & Full Ensemble

Ma anche questa versione “monca” ha il suo perché, dato che i vari interpreti sono tutti in forma e rispettosi della figura di Kris, e poi le canzoni sono già strepitose di loro, e quindi non ci vuole molto di più per fare un gran bel disco. La house band è quella che ultimamente viene usata spesso per questo genere di tributi: il già citato Buddy Miller alla chitarra (doppiato da Audley Freed), Fred Eltringham alla batteria, Matt Rollings al piano e fisarmonica, Mickey Raphael all’armonica, Greg Leisz alla steel e mandolino e Don Was al basso e direzione musicale, oltre alle McCrary Sisters ai cori. Una band da sogno che si fa sentire subito con una solida Here Comes That Rainbow Again, cantata in maniera emozionante dalla brava Martina McBride e suonata alla grande (con Rollings in grande evidenza), e poi la canzone è splendida. Ryan Bingham non lo scopriamo certo oggi, e la sua The Taker è giusto a metà tra country e rock, in puro stile outlaw: voce roca, ritmo spedito e chitarre in palla; Jennifer Nettles non è forse famosissima, ma ha una gran voce, molto soulful e quasi nera (mentre lei è in realtà biondissima), e Worth Fighting For le si adatta alla perfezione, con le tre McCrary che “controcantano” alla loro maniera, con un leggero tocco gospel. Loving Her Was Easier è tra le canzoni più belle del songbook di Kris, e sono contento che l’abbia presa Rosanne Cash, sempre più brava ogni anno che passa: versione toccante, fluida, in una parola bellissima (e poi mi piace questa cosa che gli americani non cambiano le parole delle canzoni dal maschile al femminile e viceversa a seconda se a cantarla è un uomo o una donna).

Kristofferson sale sul palco una prima volta insieme ad Emmylou Harris, un duetto favoloso con la splendida The Pilgrim: Chapter 33, una delle mie preferite in assoluto (pare ispirata dalla figura di Bob Dylan), con Kris che sprizza carisma appena apre bocca, mentre Dierks Bentley ha la sfortuna di arrivare dopo il padrone di casa, ma se la cava molto bene con una vibrante From The Bottle To The Bottom, che i Travelin’ McCourys colorano di bluegrass. Quando ho visto che la mitica Help Me Make It Through The Night era stata affidata ai Lady Antebellum, tragico gruppo di pop travestito da country, ho avuto un brivido di paura, ma per la serata i tre fanno le persone serie e ripropongono il classico brano in maniera languida e romantica, anche se avrei comunque preferito una interpretazione più energica da parte di chiunque altro, mentre l’ex frontman degli Hootie & The Blowfish, Darius Rucker (da tempo reinventatosi come artista country), rilascia una tonica e roccata Under The Gun, che Kris aveva scritto con Guy Clark, prima di cedere il palco alla strana coppia Alison Krauss/Jamey Johnson, gentilezza e rudezza in un colpo solo, che però si intendono alla grande con la suadente For The Good Times, riproposta con classe e più nei territori della bionda Alison che in quelli del barbuto Jamey.

Hank Williams Jr. è un altro che quando vuole sa il fatto suo, e stasera è nel suo ambiente naturale con la ruvida e coinvolgente If You Don’t Like Hank Williams, da anni nel suo repertorio; Eric Church è ormai un prezzemolo in questo genere di tributi, ma la sua To Beat The Devil è ben fatta e non priva di feeling. Per Reba McEntire vale il discorso fatto per gli Antebellum, io non l’avrei invitata (troppo annacquata di solito la sua proposta musicale), ma lei non è certo una stupida e ha dalla sua una certa esperienza: la leggendaria Me And Bobby McGee, forse la canzone simbolo di Kris, ne esce dunque alla grandissima, probabilmente una delle migliori dello show, con un arrangiamento addirittura rock’n’roll (e Reba ha comunque una gran voce). E’ l’ora del gran finale, con Kris che ritorna stavolta insieme a Willie Nelson, un duetto tra due leggende sulle note della mitica Sunday Morning Coming Down (peccato non abbiano fatto anche Highwayman, magari con Hank Jr. e Johnson al posto di Johnny Cash e Waylon Jennings), e poi tutti insieme sul palco con la magnifica Why Me, con il “festeggiato” che ha una presenza vocale ancora notevole nonostante l’età.

Un tributo da avere quindi (magari nella versione con DVD), ed ennesimo gran bel disco dal vivo di questo ricco 2016.

Marco Verdi

Dal Vivo E Dal Texas! 2: Ryan Bingham/Ryan Bingham – Live

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Ryan Bingham – Live – Axster Bingham CD

Dopo cinque album di studio, anche per Ryan Bingham è arrivata l’ora del disco dal vivo. Bingham è indubbiamente uno dei migliori talenti venuti fuori negli ultimi dieci anni, non solo in Texas (anche se lui è nativo del New Mexico, è cresciuto nel Lone Star State) ma in tutti gli Stati Uniti: il suo debut album, Mescalito, nel 2007 fa giustamente gridare al miracolo più di un critico, per le sue bellissime canzoni, le sue ballate elettriche, forti, desertiche, ben sostenute dalla voce roca, matura ed incredibilmente espressiva del leader; il disco non vende tantissimo, ma inizia a far girare il nome di Ryan nel circuito che conta, ed in più di una classifica dei migliori del 2007 viene nominato come esordio dell’anno. Roadhouse Sun, pubblicato due anni dopo, continua sulla stessa falsariga, stesso suono, stesso stile di canzoni, un rock chitarristico forte e grintoso con qualche reminescenza country, un disco che vende di più del suo predecessore anche se a mio parere è leggermente inferiore (e poi viene un po’ a mancare l’effetto sorpresa). Nello stesso anno arriva, quasi inatteso, il grande successo: T-Bone Burnett lo vuole tra gli artisti di punta della colonna sonora del film Crazy Heart (con un grande Jeff Bridges), ed il brano principale del film, The Weary Kind (scritto e cantato proprio da Ryan), vince sia il Golden Globe che l’Oscar come miglior canzone originale (il film ne vince in totale due, e l’altro va proprio a Bridges come miglior attore protagonista).

Il successivo album, Junky Star (2010), risulta ad oggi essere il più venduto della sua breve discografia, sicuramente grazie al traino della colonna sonora di cui sopra, anche se, pur non mancando qualche bella canzone, si nota un inizio di ripetitività, che viene ingigantita dal seguente Tomorrowland, uscito due anni dopo, un lavoro decisamente rock, ma involuto, poco ispirato e che mostra un autore in preoccupante stallo. Quando già sembrava che Bingham si apprestasse ad entrare nell’affollato club degli artisti che si sono persi per strada, ecco la zampata, da vero texano verrebbe da dire: Fear And Saturday Night, pubblicato lo scorso anno, è di nuovo un grande disco, forse il migliore dopo l’esordio, un album di un cantautore che ha di nuovo ritrovato il suo “mojo”, meno unidirezionato verso territori rock, ma pieno di ballate di stampo roots vere, intense ed eseguite con rinnovato feeling, in pratica uno dei dischi migliori del 2015.

Adesso, come dicevo prima un po’ a sorpresa, esce il suo primo disco dal vivo, intitolato laconicamente Live, registrato il 6 Agosto di quest’anno a New Braunfels (Texas, ovviamente), un album che conferma lo splendido momento di forma di Ryan, il quale ci regala 14 pezzi tratti dal suo songbook, suonati e cantati con una grinta ed un’energia incredibili, arrangiamenti decisamente rock e chitarristici ma con una forza interiore ed un pathos davvero elevati; Bingham è accompagnato da una band di cinque elementi, con gli ottimi chitarristi Daniel Sproul e Jedd Hughes, il bassista Shawn Davis, il batterista Nate Barnes e lo straordinario violinista Richard Bowden, da non confondersi con l’omonimo chitarrista, sempre texano (ma è comunque colui che ha suonato il violino sul mitico Lubbock (On Everything) di Terry Allen).  A dimostrazione che forse anche Ryan la pensa come me (ma vi giuro che non ci siamo sentiti!), gli album che vengono privilegiati sono proprio il primo e l’ultimo, dai quali vengono scelti ben nove pezzi complessivamente sui 14 totali del live, e da Tomorrowland non ne viene preso nemmeno uno, mentre da Junky Star provengono soltanto la discreta Depression e la folkie Hallelujah, entrambe con echi springsteeniani. Anche da Roadhouse Sun vengono estratti solo due brani, ma sono tra i più belli della serata: la trascinante Tell My Mother I Miss Her So, quasi country ma suonata con grinta e piglio da rocker (e con un grande Bowden al violino), ed una Bluebird da sballo, lunga (più di nove minuti), fluida e tersa, puro cantautorato texano deluxe, e che assolo di chitarra!

Chiaramente anche il recente Fear And Saturday Night è ben rappresentato, con quattro canzoni: la roccata e solida Top Shelf Drug, forte ed energica, la bellissima Radio, puro rock d’autore, classico e chitarristico, con un ottimo ritornello ed uno strepitoso finale a ritmo forsennato, la fulgida My Diamond Is Too Rough, una ballata davvero notevole che dimostra di che pasta è fatto il nostro, e la splendida e dylaniana (ed acustica) Nobody Knows My Trouble, tra le migliori mai scritte da Ryan. E poi c’è Mescalito, dal quale provengono ben cinque pezzi: l’iniziale Sunrise, potente e discorsiva, nella quale violino e chitarra creano un alveo perfetto per la voce arrochita di Bingham, e le ultime quattro, tra le quali spiccano la bella Southside Of Heaven, una sontuosa ballata tra Texas e tradizione, e la conclusiva Bread And Water, spedita e coinvolgente, una delle signature songs del giovane texano. Naturalmente non manca neppure The Weary Kind (messa a poco più di metà concerto), ripresa, inutile dirlo, in maniera perfetta e piena di feeling, anche se solo da Ryan con la sua chitarra.

Dopo il deludente Tomorrowland avevo frettolosamente archiviato Ryan Bingham tra le promesse non mantenute, ma sia Fear And Saturday Night sia questo Live mi hanno fatto piacevolmente cambiare opinione.

Marco Verdi

Sotto Un Cappello Texano…Tanta Buona Musica ! Ryan Bingham – Fear And Saturday Night

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Ryan Bingham – Fear And Saturday Night – Axster Bingham Records

Nel giro di qualche anno, a partire dal suo esordio reale con Mescalito (07) (prima erano stati pubblicati Lost Bound Rails, Wishbone Saloon e Dead Horses, dischi da tempo introvabili), Ryan Bingham è diventato un personaggio importante del circuito musicale americano. Dopo il grande successo di Mescalito (accolto benissimo anche dalle nostre parti) https://www.youtube.com/watch?v=MRDNPo1_Q0w , per Ryan obiettivamente era difficile bissare un lavoro così fresco, energico e ispirato, ma il “nostro” c’era, a tratti,  riuscito, prima con i successivi Roadhouse Sun (09) e Junky Star (10), vincendo anche l’Oscar con la canzone The Weary Kind (dal film Crazy Heart di cui era tra gli interpreti) https://www.youtube.com/watch?v=4Aqh7XZUaW4 , poi Bingham ha voluto, o dovuto, cambiare, fondando la sua casa discografica Axster Bingham Records e distribuendosi da solo, una scelta che si è rilevata discutibile, abbandonando il produttore T-Bone Burnett per Justin Stanley, e il risultato è stato  un disco interlocutorio come Tomorrowland (12). Per questo nuovo Fear And Saturday Night, il “texano” si avvale di nuovo di una produzione “importante”, Jim Scott (Wilco, Tom Petty, Stones, Grace Potter & The Nocturnals), e di una nuova band composta da Shawn Davis al basso, Daniel Sprout e Jedd Hughes alle chitarre, Chris Joyner alle tastiere e Nate Barnes alla batteria: risultato, una cinquantina di minuti di musica di nuovo “polverosa”, con testi scritti come da abitudine nella sua roulotte e cantati come sempre con la sua voce rauca intrisa da whisky.

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“Le paure del sabato notte” si aprono con il cadenzato country-rock di Nobody Knows My Trouble https://www.youtube.com/watch?v=cg3HfOaC4KE  e proseguono con una ballata elettrica e “dylaniana” come Broken Heart Tattoos https://www.youtube.com/watch?v=-y0GB5QNj84 , il blues chitarristico di Top Shelf Drug, passando per le atmosfere folk di Island In The Sky https://www.youtube.com/watch?v=4Dz2vSu0kkE, il ritmo da frontiera messicana in Adventures Of You And Me, e la title track Fear And Saturday Night, che è figlia di The Weary Kind, un brano quasi narrato, con la chitarra che traccia le linee armoniche e la voce roca di Ryan che dà il suo meglio. Una chitarra acustica apre My Diamond Is Too Rough https://www.youtube.com/watch?v=aDFpHvTucw4 , poi la canzone si tramuta in una ballata elettrica con un bel percorso di chitarre nel finale, mentre Radio ripercorre i sentieri cari al Neil Young di Harvest, per poi tornare alle pennellate acustiche e romantiche di Snow Falls In June e ad un brano pieno di “pathos” come Darlin, arrivando all’alba delle “paure” con il blues elettrico di Hands Of Time velocizzato in un “Bo Diddley style”, e il fatto di saper fare grande musica lo conferma con la conclusiva Gun Fightin’ Man, cadenzata, sofferta e tesa, con un tocco acido di blues che si fonde in modo mirabile con l’armonica di Bingham.

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Fear And Saturday Night anche se forse non è al livello dei primi lavori, è sicuramente superiore di due spanne al precedente lavoro in studio, (anche per merito di Jim Scott che ha aggiunto quel “quid” che ha reso più efficace la musica di Ryan Bingham), e se anche il nostro non diventerà come Steve Earle o Joe Ely (come qualcuno ha azzardato), ha tutte le possibilità di proseguire un viaggio che potrebbe davvero portarlo a ridosso dei grandi “rocker” del Texas. Per chi scrive, uno dei migliori “road album” di questo inizio d’anno !

Tino Montanari

Novità Di Gennaio Parte I. Another Day, Another Time Celebrating Llewyn Davis, Decemberists, Waterboys, Ryan Bingham, Belle And Sebastian, King Crimson, Justin Townes Earle

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Anno nuovo, ripartiamo con la rubrica delle uscite discografiche imminenti, bando alle ciance e iniziamo con le novità più interessanti (per il blog) in uscita martedì 20 gennaio. In verità il primo titolo, negli Stati Uniti, è già uscito il 13 gennaio, comunque…

Another Day, Another Time, Celebrating The Music Of Inside Llewyn Davis – 2 CD Nonesuch/Warner

I più attenti avranno notato che accanto al doppio CD c’è anche l’immagine del DVD (peraltro uscito nella primavera dello scorso anno) che però contiene un documentario e non l’intero concerto tenutosi nel settembre del 2013 alla Town Hall di New York per celebrare l’uscita del film dei fratelli Cohen Inside Llewyn Davis, film che era una specie di versione romanzata e fittizia degli anni di Dave Van Ronk (e Dylan e Ramblin’ Jack Elliott, e tutti gli altri che si muovevano nel Greenwhich Village dei primi anni ’60). Credo che la Nonesuch abbia pubblicato solo il CD perché i diritti del DVD sono di proprietà di un’altra casa di produzione, Studiocanal in Europa (Sony Pictures in USA https://www.youtube.com/watch?v=QPQP9Xp9dnU). In ogni caso, per chi è interessato il DVD dura circa un’ora e quaranta minuti e, oltre a varie porzioni del concerto, contiene anche interviste, filmati delle prove e materiale vario originale degli anni ’60.

Mentre il doppio CD, che contiene 34 brani, è il resoconto dell’intera serata (forse, perché questa non la vedo nella tracklist del CD https://www.youtube.com/watch?v=nb70f4DtHdw e neppure questa  https://www.youtube.com/watch?v=-hQZyeMLMag) coordinata da T-Bone Burnett, come la colonna sonora del film, e contiene i seguenti brani:

Disc 1
  1. 1 Tumbling Tumbleweeds – Punch Brothers
  2. 2 Rye Whiskey – Punch Brothers
  3. 3 Will the Circle Be Unbroken? – Punch Brothers
  4. 4 The Way It Goes – David Rawlings
  5. 5 The Midnight Special – Willie Watson
  6. 6 I Hear Them All/This Land Is Your Land – Willie Watson
  7. 7 New York – The Milk Carton Kids
  8. 8 Tomorrow Will Be Kinder – The Secret Sisters
  9. 9 You Go Down Smooth – Lake Street Dive
  10. 10 Please Mr. Kennedy – Adam Driver
  11. 11 Four Strong Winds – Conor Oberst
  12. 12 Man Named Truth – Conor Oberst
  13. 13 Blues Run the Game – Colin Meloy
  14. 14 Joe Hill – Colin Meloy
  15. 15 All My Mistakes – The Avett Brothers
  16. 16 That’s How I Got to Memphis – The Avett Brothers
  17. 17 Head Full of Doubt/Road Full of Promise – The Avett Brothers
Disc 2
  1. 1 Mama’s Angel Child – Jack White
  2. 2 Did You Hear John Hurt? – Jack White
  3. 3 We’re Going to Be Friends – Jack White
  4. 4 Waterboy – Rhiannon Giddens
  5. 5 ‘S Iomadh Rud Tha Dhìth Orm/Ciamar A Nì Mi ‘n Dannsa Dìreach – Rhiannon Giddens
  6. 6 Hang Me, Oh Hang Me – Oscar Isaac
    https://www.youtube.com/watch?v=X672aJ3iytY
  7. 7 Green, Green Rocky Road – Oscar Isaac
  8. 8 Tomorrow Is a Long Time – Keb’ Mo’
  9. 9 Rock Salt & Nails – Bob Neuwirth
  10. 10 The Auld Triangle – Marcus Mumford
    https://www.youtube.com/watch?v=9vi14x4nCpQ
  11. 11 Didn’t Leave Nobody but the Baby – Carey Mulligan
  12. 12 Which Side Are You On? – Chris Thile
  13. 13 House of the Rising Sun – Dirk Powell
  14. 14 Give Me Cornbread When I’m Hungry – Marcus Mumford
  15. 15 I Was Young When I Left Home – Marcus Mumford
  16. 16 Fare Thee Well (Dink’s Song) – Oscar Isaac
  17. 17 Farewell – Marcus Mumford

Quindi temo che bisognerà acquistarli entrambi, soprattutto se amate la buona musica folk.

decemberists what a terrible world

The Decemberists – What A Terrible World, What A Beautiful World – Capitol Usa/Rough Trade EU

A quattro anni dal precedente (e bellissimo) The King Is Dead, che debuttò direttamente al n° 1 delle classifiche americane, a dimostrazione che anche la musica di qualità vende, esce il nuovo album della band di Portland, Oregon, capitanata da Colin Meloy. Se ne parla molto bene e a giorni, magari lunedì o martedì, recensione completa sul Blog, per il momento…

waterboys modern blues

Waterboys – Modern Blues – Harlequin and Clown

Dopo il grande successo (tra gli appassionati) del cofanetto dedicato alle sessions di Fisherman’s Blues, torna la band di Mike Scott e Steve Wickham, con un nuovo album, annunciato da mesi, registrato con l’aiuto di musicisti americani, tra cui David Hood, leggendario bassista dei Muscle Shoals Studios, nonché babbo di Patterson, leader dei Drive-by-Truckers.

ryan bingham fear and saturday night

Ryan Bingham – Fear And Saturday Night – Humphead Records

Dopo i clamorosi successi degli esordi, culminati in un Oscar, un Golden Globe e un Grammy, per The Weary Kind, contenuta nella colonna sonora di Crazy Heart, torna Ryan Bingham, anche lui tornato alla distribuzione indipendente, con un nuovo album che è stato presentato addirittura come il migliore della sua carriera, a tre anni di distanza da Tomorrowland che probabilmente era stato il peggiore. Vedremo, e sentiremo. Questa era nella colonna sonora di Joe

belle and sebastian girls in peacetime

Belle And Sebastian – Girls In Peacetime Want To Dance – Matador

Nuovo disco per la band inglese, che è andata a registrare questo nuovo capitolo della loro discografia ai Maze Studios di Atlanta. In alcuni brani c’è un ritorno alle vecchie sonorità, pop raffinato https://www.youtube.com/watch?v=n-3sluZGTzk magari con l’aggiunta magari di più chitarre, ma in altri quattro o cinque, come lascia presagire il titolo, tra le fonti di ispirazione citano la techno di Detroit e Giorgio Moroder. Quindi un bel mah…

king crimson live at the orpheum

King Crimson – Live At The Orpheum – CD + DVA – DGM/Panegyric

Robert Fripp non è uomo da mezze misure, sia nelle formazioni delle sue band, in questo caso sono i King Crimson del tour 2014 con i tre batteristi https://www.youtube.com/watch?v=N1JapuD0ikk , sia nelle durate delle uscite discografiche. Dopo il cofanetto da 28 dischetti di Starless e il doppio CD The Elements Tour Box, con materiale registrato tra il 1969 e il 2014, questa volta la doppia confezione contiene 41 di musica registrata all’Orpheum Theatre di Los Angeles tra il 30 settembre ed il 1° ottobre, sette brani ripetuti nei due dischetti:

1. Walk On: Monk Morph Chamber Music
2. One More Red Nightmare
3. Banshee Legs Bell Hassle
4. The ConstruKction of Light
5. The Letters
6. Sailor’s Tale
7. Starless

Questa è l’attuale line-up della band:
Gavin Harrison – Pat Mastelotto – Bill Rieflin – Mel Collins – Robert Fripp – Jakko Jakszyk – Tony Levin

justin townes earle absent fathers

Justin Townes Earle – Absent Fathers – Vagrant Records Usa/Loose Music Uk

Anche questo nuovo titolo di Justin Townes Earle (a proposito il babbo Steve Earle è in uscita con il nuovo Terraplane il prossimo 17 febbraio) è già uscito la scorsa settimana, sia negli States come in Europa, si tratta del seguito di Single Mothers, pubblicato da pochissimo, a settembre, e presenta l’altra faccia della medaglia. In effetti il disco avrebbe dovuto uscire come doppio, ma poi è stato editato in due parti, che comunque mantegono lo stesso sound e le stesse atmosfere musicali. A me il precedente non era dispiaciuto, ascolteremo.

Per oggi è tutto, alle prossime uscite.

Bruno Conti

I Migliori Dischi Del 2012: Ultimi Arrivi. Da Pavia, Ed Abbiati Dei Lowlands

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Prima di cedere la parola a Ed, volevo scusarmi con i lettori del Blog, ma ieri e oggi c’è stato un problema tecnico e mentre il sito era visibile in lettura non potevo caricare nuovi Post, ma bando alle ciance e veniamo alle scelte di uno più interessanti musicisti italiani, senza esagerare (caffè pagato?)…

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photo by gabriella ascari

sto componendo….

BEST OF 2012

“Non ho comprato molti dischi quest’anno, purtroppo. Quindi questa lista rappresenta i dischi che ho ascoltato con più piacere…se siano i migliori o meno…nessuna idea. Ma sono questi quelli nuovi che mi hanno tenuto compagnia quest’anno. (Avrei voluto sentire Titus Andronicus, Ian Hunter, Alejandro Escovedo, Neil Young e spero di prenderli presto). Delusione per Gaslight Anthem e Counting Crows su tutti.”

Parto segnalando un disco del 2011 che ho solo sentito quest’anno: Innerstate di Stiv Cantarelli (con i Richmond Fontaine a fare da backing band). Attualmente il mio disco notturno preferito. Sì perchè questo disco va sentito alle 3 di notte. Un disco sussurrato e mai fragile. Prezioso!

1) Wrecking Ball – Bruce Springsteen.  Dopo due album che proprio NON mi sono piaciuti (Magic e Working on a Dream) Bruce fa un bel disco con due vecchi pezzi (ma belli: Wrecking Ball, Land of Hope and Dreams, ) e  almeno 4-5 grandi canzoni ( Death to My Hometown, Shackled and Drawn, Jack of All Trades, We’re Still Alive e Rocky Ground) Bruce ha continuato a scrivere la sua storia. 

2) Tempest – Bob Dylan Questo disco si lascia ascoltare facilmente come non succedeva (almeno per me) da Modern Times. La sua voce mi piace sempre di più. Together Thru Life mi piaceva come sound ma non come brani. Qui c’è sia il sound che i brani. Duquesne Whistle (l’ossessione di Bob per Charlie Chaplin prosegue…).

3) Cheap Wine – Ammiro i Cheap Wine per quello che hanno fatto in questo paese in questi 15 anni. Ho tanto rispetto per come lo hanno fatto, da soli e senza sfruttare alcuna “corrente” e ho tanta  ammirazione per la dignità con la quale hanno trattato la loro musica. In tanti, e noi per primi, camminiamo su strade asfaltate da loro. Giù il cappello. Marco non ha mai cantato cosi bene, L’ingresso di Alessio Raffaelli alle tastiere ha dato una nuova dimensione alla band permettendo a Michele di dipingersi uno spazio nuovo, la ritmica è impeccabile. Questo è il mio disco preferito dei Cheap Wine e spero che sia seguito da altri 15 anni come questi. On the way back home è uno dei pezzi più belli sentiti quest’anno. Waiting on the Door...

4) Privateering – Mark Knopfler. Avevo onestamente perso di vista Knopfler dopo il live del 92 dei Dire Straits. Avendolo visto in apertura di Dylan ad Assago, avevo l’impressione di assistere a un artista che aveva rinunciato a cercare strade nuove. Che giocava dentro la sua “comfort Zone” e basta (mentre Dylan stravolgeva a ribaltava ogni canzone in scaletta con l’entusiasmo di un bimbo dell’asilo!). La orda di recensioni positive mi hanno spinto a comprarlo e devo ammettere che me lo sono goduto moltissimo. Forse trovo il disco doppio eccessivo ma le cose belle sono stupende. Forse c’era un disco singolo perfetto lì dentro. Ma chi sono io per dubitare? E poi… la perfezione annoia. Radio City Serenade suona come un brano di Tom Waits suonato dai Pogues…è stupendo e commovente. Invecchio male…

5) Delayed Reaction – Soul Asylum: dopo anni di silenzio esce un nuovo disco che suona fresco fresco come i loro migliori degli anni 80….subito dopo l’uscita del disco metà band molla (sounds familiar?)…amo questa band e tutte le band che fanno casino cosi (O Marah where art thou?). Dave Pirner gioca con le parole con classe come sempre e la band saltella dietro a Tommy Stinson (ex Replacements) e Michael Bland (ex prince) il mio batterista preferito al mondo. Visto il mio amore per questa band ecco due video: Gravity:

e Take Manhattan (il mio pezzo preferito del disco):watch?v=OLppmbXyaAE

6) Women & Work – Lucero    Dopo due album intoccabili ecco il fratello minore di Overton e Bastards… mi mancano un po’ di chitarre distorte, perse a favore dei fiati. It’s the Memphis Soul! Che dio li tenga in salute, on the road e in studio…we need’em!!  On My Way Downtown:

7) The Sailor’s Revenge – Bap Kennedy  Lo seguo da quando Steve Earle produsse i suoi Energy Orchard.  Qui, prodotto da Mark Knopfler, fa il suo disco più bello da Domestic Blues (sempre Steve di mezzo). Jimmy Sanchez, Shimnavale, Not a Day Goes By. Incredibilmente poetico. Not a day goes by: 

8)Tomorrowland – Ryan Bingham. Stavano dipingendo un bel costume per Ryan…etichettato e tutto il resto, nuovo eroe dell’americana, ma lui non ne voleva sapere nulla e ha fondato la sua etichetta e ha fatto il disco come lo sentiva nel suo cranio. Il disco è coraggiosamente rock e secondo me porterà ai live show a scalette stupende ( e perderà qualche fan tra i critici!). Guess Who’s Knockin:

9)Ani DiFranco -Which Side are you on? Per me il periodo d’oro di Ani è quello che va dal 94 al 2001.  Ma questo è il disco che più mi è piaciuto da quel To The Teeth che salutava il secondo millennio…Ani torna sulle barricate e sputa fuoco.

10) Good Things – Miami & the Groovers  Lorenzo “Miami” è un musicista pieno di passione. Ama la musica, il palco. E’ un rocker. Il suo amore per certa musica è evidente nei suoi concerti e nei suoi dischi. Un giorno sarà sindaco di Rimini e farà suonare Springsteen in Spiaggia ma fino ad allora ci sono loro Beppe, Marco, Alessio, (presente anche nei Cheap Wine), Lorenzo e al terzo disco realizzano per me il loro album più bello. Good Things è un brano talmente bello che pare esistere da sempre:

10bis) L’ultima thule – Francesco Guccini.  Assieme a Bennato e Jannacci, Guccini è il mio “italiano” preferito. Se ne va senza mungere l’attimo. Se ne va senza un finale ma con un disco solido e pieno che invecchierà bene. Grazie. Di tutto.  Questo ultimo disco è pieno di Guccini e di questo sono grato. Ho sempre amato il suo scrivere di umanità, di fragilità e contraddizioni personali. Ho sempre pensato che fosse un vero poeta. Pochi scrivono in italiano con la sua fluidità e profondità L’ultima volta commuove:

Dimenticavo:

Best Live: Pogues Live In Paris

Why? Look here….

 

Last but not least e fuori concorso per conflitto d’interessi (ci canto in italiano su un brano!)

L’umana resistenza del nostro caro amico Alex Cambise (chitarrista e mandolinista extraordinaire). Alex ha realizzato un disco profondo, mai scontato. Fotografie di questo paese che ha ben poco di bello attualmente. Un disco sulla dignità, sulla resistenza e credo anche sul dolore. Cercatelo e ascoltatelo. Io Rimango qua (la mia preferita):

Ed Abbiati.

*NDB. Questi “artisti” mi fanno impazzire, prima per convincerli a scrivere qualcosa, e poi anche Ed come Jimmy Ragazzon mi sparano i Post scritti nei caratteri di stampa più improbabili e il vostro fedele Blogger “taglia e cuce” con pazienza e mi sembra che il risultato sia buono.

P.S. del NDB.

Questo Post è anche l’occasione per parlare di un po’ di musica italiana, quella buona e quindi visto che Ed Abbiati ha già sfiorato il conflitto di interessi mi permetto di aggiungere altri due bei dischi di musica italiana (perché fatta in Italia, ma internazionale nelle intenzioni), e non è una marketta ma sincera ammirazione per la voglia di continuare tra mille problemi sempre con rinnovato entusiasmo!

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Lowlands – Beyond

Lowlands & Friends – Better World Coming 2012Gypsy Child Records entrambi!

 

Pubblicata retroattiva, a ieri, così non saltiamo giorni nella nostra frequentazione giornaliera.

Bruno Conti

Variazioni, Correzioni e Aggiunte. Uno Speciale Di Ferragosto Sulle Uscite Future! Velvet Underground, Who, Carmel, Dan Stuart, R.e.m., John Hiatt, Avett Brothers, Steve Winwood, Dwight Yoakam, Paul Simon, Wallflowers, Eccetera

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E’ proprio vero che si torna sempre sulla scena del delitto. Controllando le notizie sulle uscite dei prossimi mesi mi sono accorto che avevo “dimenticato” molti autori e titoli importanti, oltre alle variazioni sulle date di uscita che sono all’ordine del giorno, per esempio questo cofanetto in Super Deluxe Edition di The Velvet Underground And Nico è stato posticipato al 30 ottobre, rispetto al 2 della prima data. Del Box di Sandy Denny vi ho già dato notizia dello spostamento sempre al 30 di ottobre, data in cui uscirà un altro Mega Cofanetto di cui parliamo a fine articolo. Con Post all’uopo dedicati vi informerò sulla seconda uscita delle ristampe di Frank Zappa, la prima dedicata alla discografia dei Beach Boys e tutta la serie, in tre uscite “potenziate”, della discografia degli Aztec Camera. Qualche uscita imminente (21 agosto), oltre ai già citati Bill Fay, Ry Cooder, Lynyrd Skynyrd, Los Lobos Kiko, Box dei Kinks e altro la teniamo in serbo per fine settimana, ma quello che resta è estremamente interessante e “copioso”. Partiamo… in ordine sparso!

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Dan Stuart – The Deliverance Of Marlowe Billings – Cadiz – 04-09-2012

A sorpresa torna un “vecchio amico”. Chiusa l’esperienza Slummers, raccontata dal sottoscritto su questo Blog e sul Buscadero, torna il buon Dan Stuart con un nuovo disco solista, con uno dei suoi pseudonimi Marlowe Billings. Dopo la fine del suo matrimonio, il trasferimento a Oaxaca in Messico e vari problemi di “salute”, il vecchio rocker ci riprova ancora una volta a far ripartire la sua carriera musicale. Producono Antonio Gramentieri e Jack Waterson, degli italiani Sacri Cuori c’è anche Sapignoli. In concomitanza con l’uscita del disco, dall’Inghilterra, proprio tra fine di agosto e l’inizio di settembre, partirà anche un tour europeo.

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Carmel – Strictly Piaf – Secret Records – 03-09-2012

Dopo secoli torna anche Carmel (McCourt). A parte alcuni CD e DVD Live era dal 1995 che non pubblicava un disco “nuovo” di studio. Ok, sono tutte cover di Edith Piaf e su iTunes era disponibile da un anno! In ogni caso, bentornata. Questi i titoli:

1. Running
2. Sous Le Ciel De Paris
3. Les Amants D’un Jour
4. Autumn Leaves
5. La Vi En Rose
6. Mon Legionnaire
7. All My Love (Bolero)
8. The Poor People Of Paris
9. Non, Je Ne Regrette Rien
10. Running (Radio Edit)

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The Who – Live In Texas ’75 – DVD o Blu-Ray – Eagle Rock – 09-10-2012

Registrato nel corso del tour americano per promuovere l’uscita di Who By Numbers questo DVD contiene il concerto completo registrato a Houston, Texas il 20 novembre del 1975. C’è ancora Keith Moon e questi sono i brani contenuti: TRACKLIST. 1) Substitute 2) I Can t Explain 3) Squeeze Box 4) Baba O Riley 5) Boris The Spider 6) Drowned 7) However Much I Booze 8) Dreaming From The Waist 9) Behind Blue Eyes 10) Amazing Journey 11) Sparks 12) Acid Queen 13) Fiddle About 14) Pinball Wizard 15) I m Free 16) Tommy s Holiday Camp 17) We re Not Going To Take It / See Me, Feel Me / Listening To You 18) Summertime Blues 19) My Generation 20) Join Together 21) Naked Eye 22) Roadrunner 23) Won t Get Fooled Again 24) Magic Bus 25) My Generation Blues


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Steve Winwood – Arc Of A Diver – 2 CD – Island/Universal – 25-09-2012

 

CD One

 

1 While You See a Chance
2 Arc of a Diver
3 Second-Hand Woman
4 Slowdown Sundown
5 Spanish Dancer
6 Night Train
7 Dust

 

CD Two

 

1) Arc Of A Diver (4:14 – the edited US single version)
2) Spanish Dancer (6:08 – radio edit 2010 version)
3) Night Train (6:30 – instrumental version from the UK 12” single which has never been released on CD before. This version has extra guitar and keyboards and is much longer).

 

4) BBC Radio 2 documentary – ‘Arc Of A Diver, The Steve Winwood Story’.

Forse si poteva fare meglio, ma almeno lo faranno pagare all’incirca come un singolo. Il disco è bello, ma 3 brani e un documentario radiofonico sono un po’ pochino come bonus!

 

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R.e.m. – Document – 25th Anniversary Edition – 2CD Capitol EMI – 25-09-2012

Con questo titolo si conclude la ristampa degli album dei REM relativi al periodo I.R.S. Anche in questo caso versione doppia, nel secondo CD c’è un concerto registrato a Utrecht, Olanda il 14 settembre 1987:

CD 2 (Live in Holland, September 14, 1987):

01 Finest Worksong
02 These Days
03 Lightnin’ Hopkins
04 Welcome to the Occupation
05 Driver 8
06 Feeling Gravitys Pull
07 I Believe
08 The One I Love
09 Exhuming McCarthy
10 Wolves, Lower
11 Fall On Me
12 Just a Touch
13 Oddfellows Local 151
14 Little America
15 It’s the End Of the World as We Know It (And I Feel Fine)
16 Begin the Begin
17 Disturbance at the Heron House
18 Moral Kiosk
19 Life and How to Live It
20 So. Central Rain

Pare che anche il catalogo Warner verrà ripubblicato in versione speciale, quindi per i prossimi 25 anni siamo a posto.

 

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Avett Brothers – The Carpenter – Universal Republic – 11-09-2012

Sesto album di studio (o settimo, a seconda dei punti di vista) per gli Avett Brothers, sempre prodotto da Rick Rubin:

1. The Once And Future Carpenter
2. Live And Die
3. Winter In My Heart
4. Pretty Girl From Michigan
5. I Never Knew You
6. February Seven
7. Through My Prayers
8. Down With The Shine
9. A Fathers First Spring
10. Geraldine
11. Paul Newman Vs. The Demons
12. Life

 

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Dwight Yoakam – 3 Pears – Warner Bros – 18-09-2012

In Italia il termine ” 3 Pere” di solito ha connotati calcistici, non so quale sia il senso del titolo del nuovo album di Dwight Yoakam ma è un piacere averlo di nuovo in pista dopo sette anni di silenzio:

1. ‘Take Hold of My Hand’
2. ‘Waterfall’
3. ‘Dim Lights, Thick Smoke’
4. ‘Trying’
5. ‘Nothing But Love’
6. ‘It’s Never Alright’
7. ‘A Heart Like Mine’
8. ‘Long Way to Go’
9. ‘Missing Heart’
10. ’3 Pears’
11. ‘Rock it All Away’
12. ‘Long Way to Go’ (Reprise)

Due brani, A Heart Like Mine e Missing Heart, sono stati scritti e prodotti con la collaborazione di Beck…, strana coppia, ma vedremo.

 

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The Wallflowers – Glad All Over – Columbia – 02-10-2012

Torna anche la band di Jakob Dylan, sette anni di pausa anche per loro discograficamente parlando, Greatest Hits escluso. Registrato in quel di Nashville negli studi di Dan Auerbach, con la produzione di Jay Joyce (Emmylou Harris, Cage the Elephant), a fianco di Dylan ci sono l’immancabile (per fortuna) tastierista Rami Jaffee, il bassista Greg Richling, il chitarrista Stuart Mathis e alla batteria l’ex Pearl Jam e Red Hot Chili Peppers Jack Irons. Titoli:

1. Hospital for Sinners
2. Misfits and Lovers
3. First One in the Car
4. Reboot the Mission
5. It’s a Dream
6. Love is a Country
7. Have Mercy On Him Now
8. The Devil’s Waltz
9. Won’t Be Long (Till We’re Not Wrong Anymore)
10. Constellation Blues
11. One Set of Wings

Nuovo video. Se vi sembra di sentire qualche richiamo al passato la presenza di Mick Jones a voce e chitarra potrebbe dire “Clash”!

 

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Ryan Bingham – Tomorrowland – Axster Bingham Records – 18-09-2012

Mollato dalla Lost Highway/Universal ritorna anche il premio Oscar Ryan Bingham con il suo quarto album di studio Tomorrowland, pubblicato dalla sua etichetta personale il 18 settembre come riporta anche il suo sito. Co-prodotto con Justin Stanley in quel di Malibu, California dovrebbe segnalare un ulteriore spostamento verso sonorità più rock e tirate:

1. Beg For Broken Legs
2. Western Shore
3. Flower Bomb
4. Guess Who’s Knocking
5. Heart Of Rhythm
6. I Heard ‘Em Say
7. Rising Of The Ghetto
8. No Help From God
9. Keep It Together
10. Never Far Behind
11. The Road I’m On
12. Neverending Show
13. Too Deep To Fill

 

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Chris Knight – Little Victories – Drifter’s Church Productions – 11-09-2012

Altro grandissimo cantautore, da quello che ho sentito potrebbe essere addirittura il suo disco migliore (e quelli precedenti sono belli)! Settembre ricchissimo, ma volendo, sul suo sito è già in vendita little-victories-cd-tshirt-bundle e aprendo il sito potete ascoltare, se non lo conoscete, molti brani tratti dai suoi fantastici album. Questa la trovate in quello nuovo…

 

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John Hiatt – Mystic Pinball – New West – 25-09-2012

E se vi dicessi che il 25 settembre esce anche il nuovo album di John Hiatt? Sempre prodotto da Kevin Shirley, sempre più rivalutato, disco dopo disco, e autore di un lavoro fantastico nel precedente, bellissimo, Dirty Jeans And Mudslide Hymns e con Hiatt accompagnato anche in questo nuovo Mystic Pinball dal fantastico Combo di Doug Lancio, Patrick O’Hearn e Kenneth Blevins. E se vi dicessi che il “vigliacco” venderà già in anteprima il suo album ai concerti del tour americano che è partito ieri 14 agosto da Annapolis, MD?

Ci sarebbe da incazzarsi, ma, per addolcire la pillolina, da un sito interessante (e con un nome che ispira), ma che non avevo ancora citato nel Blog, potete sentire un brano in anteprima del nuovo album http://www.americansongwriter.com/2012/08/exclusive-hear-john-hiatts-new-single-were-alright-now/.

Mi sono accorto che la lista è ancora abbastanza lunga, per cui continuiamo domani.

Buon Ferragosto, per quello che resta.

Buscadero Poll 2010 – I Migliori Dischi del 2010 – John Mellencamp

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Come promesso (e in questo caso con un leggero conflitto di interessi) proseguiamo negli aggiornamenti sui migliori dischi del 2010, questa volta è il turno del Buscadero con la classifica della redazione della rivista: come vedete qua sopra vince John Mellencamp, che astutamente ha usufruito di due dischi che gli hanno permesso, sommandosi le preferenze, di piazzarsi al primo posto. Con il cofanetto On The Rural Route 7609 e con No Better Than This. Visto che ci sono parecchi ex aequo, graficamente li ho inseriti nella stessa sequenza che appare sulla rivista e senza posizione ma con i voti ottenuti, quindi, ricapitolando:

18 Voti

John Mellencamp No better than this – On The Rural Route 7609

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16 Voti

The Chieftains & Ry Cooder – San Patricio (e questo essendo uscito ad inizio 2010 me lo sono completamente scordato nelle mie liste, ma approvo, magari non la posizione ma sicuramente l’inserimento tra i migliori dell’anno).

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15 Voti

Bruce Springsteen – The Promise: The Darkness On The Edge of Town Story

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14 Voti

Natalie Merchant – Leave Your Sleep

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11 Voti

Mary Gauthier – The Foundling

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10 Voti

Ryan Bingham – Junky Star

Los Lobos – Tin Can Trust

Arcade Fire – The Suburbs

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9 Voti

Roky Erickson & Okkervill River – True Love Cast Out All Evil

Zac Brown Band – Pass The Jar: Live (anche questo dimenticato e molto meritevole, 2CD+DVD dal vivo)

Neil Young – Le Noise

Robert Plant – Band Of Joy

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7 Voti

Johnny Cash – American VI Ain’t No Grave

Barnetti Bros Band – Chupadero

John Hiatt – The Open Road

Peter Wolf – Midnight Souvenirs

Alejandro Escovedo – Streets Songs Of Love

Come parte in causa dovrei asternermi dai commenti ma anche se parliamo di una classifica per Carbonari o “Buscaderi” se preferite che è la somma di tante singole persone con gusti “diversi” (anche se alcuni di questi dischi hanno venduto più che rispettabilmente) mi scappa di chiedermi: ma i dischi di Roky Erickson, Barnetti Bros, Evasio Muraro, Zac Brown e Neil Young sono tanto più belli dell’ultimo, stupendo, Richard Thompson Dream Attic ? (che pure ha avuto 4 voti). E il cofanetto di Jimi Hendrix (e 40 anni di storia del rock) meritava solo 2 miserrimi voti? Meno di Tom Jones e Eric Clapton?

Sono delle domande retoriche ovviamente, vi risparmio pistolotti, il mio parere l’ho già espresso in questo Blog.

In attesa di ulteriori classifiche di riviste italiane e dei futuri referendum dei lettori. Alla prossima.

Bruno Conti

Niente Unanimità Di Giudizi! Ryan Bingham & The Dead Horses – Junky Star

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Ryan Bingham & The Dead Horses – Junky Star – Lost Highway/Universal

Volevo parlarne prima ma poi, come al solito, il tempo vola, per cui arrivo tardi (si fa per dire, visto che è nei negozi italiani da oggi anche se in America è uscito la settimana scorsa) ma ne approfitto per constatare questo improvviso snobismo che si è coagulato intorno allla persona di Ryan Bingham: basta vincere un Oscar e un Golden Globe e, improvvisamente, un cantante non è più “nostro” (degli addetti ai lavori e degli appassionati) ma essendo di tutti bisogna, almeno un poco, scaricarlo.

Infatti ho notato per questo disco un improvviso “tenere le distanze”, niente unanimità di giudizi, favorevoli ci mancherebbe, ma con molti distinguo.

Il Buscadero (qui c’è un piccolo conflitto di interessi, ma piccoolo) lo difende a spada tratta e gli assegna le canoniche 4 stellette dell’album “importante”, Rispetto a Roadhouse sun Junky Star è decisamente meno rock, meno elettrico ma, a mio modesto parere, molto più bello. E’ un lavoro più interiore, con più ballate, ma è fresco e pieno di idee… (se volete leggere il resto vi comprate il giornale), Jam (per il Bastian contrarismo ormai innestato) ne parla bene ma gli assegna solo 3 stellette, T-Bone Burnett riesce a creare l’ambientazione sonora più adatta a valorizzare le riflessioni contenute in questo lavoro, Junky Star è il ritratto di un di un songwriter di talento alla ricerca della propria identità sonora e stilistica. Difetto: la tendenza di Bingham a fare il verso al Dylan Contemporaneo… (anche qui, vi comprate il giornale e leggete il resto. Su Mojo non l’ho ancora visto (ma danno 4 stellette all’ottimo Jon Langford una-piacevole-sorpresa-jon-langford-skull-orchard-old-devils.html) mentre anche Uncut gli assegna 3 stellette e dice (in inglese, traduco) Ryan Bingham ha scelto di optare per un disco decisamente semplice, solo lui e la sua band rombando attraverso una serie di canzoni che vanno dal Dylan “piovoso” a Steve Earle al Terry Allen con il suo blues di confine, La produzione di T-Bone Burnett pone la voce rugginosa di Bingham al centro del palcoscenico…(idem, comprare e leggere il resto).

Mentre Rootshighway.it gli dà “solo” 7 e propone una “recensione” calcistica, citando il grande Gianni Brera e paragonando Junky Star a un sofferto 1-0 d’inizio stagione, strappato con i denti da una squadra portentosa, con una punta come Bingham che dimostra anche in questo caso di essere l’unico nome credibile e riproponibile ad alti livelli (la stessa Junky Star lo ribadisce subito, certi tiri riescono solo ai grandi talenti) e un Burnett che fa sentire il suo peso come al solito (anche qui il resto ve lo potete leggere da voi, ma in questo caso gratis).

In definitiva bello ma c’è di meglio? Per me, e l’ho sentito bene e ripropongo il conflitto di interessi, rimane un grande disco con due o tre brani da Oscar e un insieme molto omogeneo, forse l’inizio con The Poet, uno dei brani più meditativi del disco rende meno immediato il godimento, ma poi c’è grande qualità. Eccolo da Letterman con Depression, uno dei brani più belli del disco.

Ringrazio i “compagni” franco e ciccio (non è male!) per il commento che potete leggere a lato, non pensavo di scatenare un tale putiferio parlando di Drake: anche in Inghilterra, (al di là della Cortina di ferro, ah, non c’è più!) l’estrema sinistra deve essere salita al potere della rivista Mojo che ha dato due misere stellette al suo esordio nel numero di settembre.

Infine, sempre qui a fianco nei Commenti, ringrazio wwwoland per la breve recensione sul box di Delaney & Bonnie, (che, pur avendolo prenotato alla Rhino Handmade in giugno, non ho ancora avuto il piacere di ricevere) e alle riflessioni aggiungo che non solo Joe Cocker e Clapton (prima da solo e poi nei Derek & The Dominos) si sono arraffati i musicisti e il genere musicale della coppia americana per i loro dischi e spettacoli ma pure George Harrison li ha usati alla grande per All Things Must Pass e il concerto del Bangla Desh. Forse Delaney & Bonnie Bramlett allora non lo sapevano (o forse sì?) ma la loro influenza sul rock dei primi anni ’70 è stata fondamentale, contribuendo a creare alcuni dei dischi più belli di quel periodo.

Bruno Conti

Prossime Uscite Discografiche. Un Paio Di Informazioni Veloci Su David Gray, Ryan Bingham E Queens Of The Stone Age

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In attesa della prossima “ondata” di Anticipazioni sulle uscite future (non ho avuto tempo) alcune veloci precisazioni su argomenti già trattati.

Il disco di David Gray, uscito in Inghilterra e States nei giorni di Ferragosto e che non aveva ancora una data di uscita sul mercato nostrano sarà pubblicato nella versione doppia limited dalla Universal il 14 settembre (bene). Sono in ritardo ma comunque recensione in arrivo.

Ryan Binghham Junky Star, data di uscita confermata il 7 settembre, sarà il disco del mese e in copertina sul Buscadero di settembre.

Forse non ne avevamo parlato ma rimedio alla dimenticanza: la ristampa del secondo disco dei Queens Of The Stone Age, Rated R, uscito in origine nel 2000 e ora ripubblicato in versione doppia Deluxe con un secondo CD con 5 inediti e 10 brani dal vivo, sarà nei negozi italiani da martedì 31 agosto. Ristampa del mese su Mojo, 5 stellette e Q, 4 stellette, nonché 4 stellette e ottimi giudizi anche su Uncut. Se non lo avete forse sarebbe il caso di farci un pensierino e anche se l’avete già, “purtroppo” (gia piango per il mio portafoglio) 15 brani in più lo rendono assai papabile.

Confermo l’uscita di John Mellencamp No Better Than This per il 31 agosto e anche quella del fantastico Dream Attic di Richard Thompson nella versione doppia limited con il bonus disc di demos magari anche prima del 31 agosto.

Per le altre news ci sentiamo nei prossimi giorni.

Bruno Conti