Una Ristampa Apprezzata Nonché “Riparatrice”. Ry Cooder – The Border Soundtrack

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Ry Cooder – The Border Soundtrack – BGO/Universal CD

Quando nel 2014 la Rhino fece uscire Soundtracks, un box di 7 CD che comprendeva altrettante colonne sonore tra le più famose ed ormai fuori catalogo ad opera di Ry Cooder (uno specialista del genere, oltre ad essere il grande musicista e ricercatore che conosciamo), avevo avuto un moto di disappunto per l’assenza di The Border, album di musiche a commento di un film del 1982 del regista britannico Tony Richardson con Jack Nicholson e Harvey Keitel (Frontiera nel nostro paese). Nel box erano comprese alcune tra le soundtracks più belle ed amate dell’artista californiano come The Long Riders, Paris Texas, Alamo Bay e Crossroads, ma anche un paio di episodi di difficile digeribilità come Johnny Handsome e soprattutto Trespass, due album con musiche strettamente connesse alle immagini dei rispettivi film e di non facile ascolto: a maggior ragione l’assenza di The Border gridava vendetta, in quanto stiamo parlando forse della miglior colonna sonora di Cooder, e quella più vicina in assoluto ad un suo normale album di canzoni (qualche anno fa era uscita su CD per la Raven australiana in coppia con Alamo Bay, ma anche questa è irreperibile da tempo).

Oggi la BGO ristampa finalmente The Border con tutti i crismi del caso, rimasterizzando il suono a dovere ed accludendo un corposo libretto con note scritte ex novo: e l’album si conferma splendido, tra le cose migliori della discografia di Cooder (meglio anche del suo album “rock” dello stesso anno, The Slide Area), sicuramente la sua soundtrack più bella insieme a Paris Texas, Alamo Bay e Crossroads. Un album dove, tra brani strumentali e cantati, il nostro mescola musica rock, folk, country e tex-mex con l’aiuto della sua inimitabile slide guitar (ma anche dell’acustica) e di una super band che comprende John Hiatt alla voce e chitarra ritmica (John all’epoca non era ancora popolare come sarebbe diventato da Bring The Family in poi), Jim Dickinson al piano, Flaco Jimenez naturalmente alla fisarmonica, Domingo Samudio (proprio il Sam “The Sham” di Wooly Bully) all’organo, Tim Drummond al basso, Jim Keltner alla batteria e Ras Baboo alle percussioni, oltre alle voci in background dei soliti noti Bobby King e Willie Green Jr., nonché dell’ex moglie di Samudio Brenda Patterson.

The Border è famoso innanzitutto per la presenza della straordinaria Across The Borderline, stupenda e toccante ballata in bilico tra Texas e Messico affidata alla voce vellutata di Freddy Fender, brano scritto da Cooder con Hiatt e Dickinson che è per il sottoscritto tra le più belle canzoni degli anni ottanta, e che perfino uno come Bob Dylan riprenderà più volte dal vivo negli anni a seguire. Altri due sono i brani scritti insieme dai tre musicisti, affidati entrambi alla voce di Hiatt: Too Late, una rock ballad intensa e melodicamente impeccabile con Ry e Jim che lavorano sullo sfondo con slide e piano (una sorta di anticipo di Bring The Family con Dickinson al posto di Nick Lowe, dato che c’è anche Keltner), e la potente Skin Game, un pezzo elettrico dalla ritmica nervosa ed uno stile vagamente blues, ancora con Ry che fa scorrere con maestria le dita sul manico della sua chitarra https://www.youtube.com/watch?v=mTx860Viz_E . C’è spazio anche per sentire la voce di Dickinson nella trascinante Texas Bop, un boogie dal ritmo acceso con grande senso dello swing ed un arrangiamento elettrico dominato ancora da chitarra e piano; Samudio si prende il centro della scena con due brani di alto livello: la bellissima Palomita, gioioso tex-mex dal gran ritmo e con la splendida fisa di Flaco in evidenza, e No Quiero, un limpido e struggente bolero che ci porta idealmente a Veracruz.

Anche la Patterson ha un pezzo tutto per lei, cioè Building Fires una country ballad dal motivo diretto (scritta da Dickinson con Dan Penn) ed ancora Ry a ricamare con classe in sottofondo. Cooder non canta nel disco, ma i restanti pezzi (tutti strumentali quindi) hanno lui come protagonista assoluto: a parte l’inquietante Earthquake, che apre l’album con sonorità quasi ambient, abbiamo la struggente e folkie Maria, per chitarra acustica e fisa, l’elettrica Highway 23, con la slide che domina in mezzo ad un background di percussioni, la delicata Rio Grande, in cui Ry riprende il tema di Across The Borderline per sola chitarra acustica, il breve frammento rock di El Scorcho ed il finale con la tenue Nino, pura e cristallina e di nuovo con solo Cooder e Flaco. The Border si conferma anche a 37 anni di distanza un ottimo disco, adattissimo anche ad un ascolto “slegato” alle immagini del film corrispondente.

Marco Verdi