L’ Ennesimo Capitolo Di Una Band “Storica” Australiana. Black Sorrows – Faithful Satellite

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Black Sorrows – Faithful Satellite – Rootsy Music / IRD

Chi ci segue su questo blog avrà notato il mio “innamoramento musicale” per gli artisti irlandesi in generale, e anche altrettanta “passione” per tutto quello che ci arriva dal continente australiano: per cui in un ipotetico podio composto dai migliori gruppi Down Under di sempre (a mio parere personale) ci metto in primis i Triffids, i Cold Chisel di Jimmy Barnes, e sicuramente i Black Sorrows di Joe Camilleri (ne ho parlato ampiamente e più volte su queste pagine recensendo sia Crooked Little Thoughts che Certified Blue, e Endless Sleep/One More Time  http://discoclub.myblog.it/2015/10/04/il-jukebox-personale-joe-camilleri-black-sorrows-endless-sleep/). Questo nuovo lavoro Faithful Satellie è il ventesimo album dei Black Sorrows, e come al solito il buon Joe (chitarre e sax, oltre naturalmente alla voce)) porta nei Woodstock Studios di Melbourne il solito cast stellare di musicisti Aussie, composto da Claude Carranza alle chitarre, John McAll alle tastiere, Mark Gray al basso, Angus Burchall alla batteria, con l’aggiunta di validi “turnisti” del posto a comporre una eccellente sezione fiati, con l’abituale supporto di strumenti come violino, fisarmonica, mandolino e banjo, e non potevano certo mancare le bravissime coriste storiche Vika e Linda Bull, mentre tutte le canzoni sono state composte da Camilleri con il suo paroliere di fiducia Nick Smith.

Per chi non conoscesse il gruppo, la musica dei Black Sorrows attraversa vari generi, a partire dal rock, ma anche bluegrass e country in questo disco, blues, rockabilly, reggae, gospel, soul, e negli ultimi album pure leggere impronte jazz, comunque l’iniziale Cold Grey Moon è davvero spiazzante, si apre con un introduzione di violini da camera, e passa più di un minuto prima che la calda voce di Camilleri si apra in una solenne ballata (marchio di fabbrica del gruppo) con l’accompagnamento della tromba di Travis Woods, per poi passare subito ad atmosfere anni sessanta grazie al rockabilly-jazz di Raise Your Hands (dove è impossibile non muovere il piedino), a cui fa seguito un’altra dolcissima ballata in perfetto stile “messicano” come You Were Never Mine (dove Joe non fa rimpiangere il suo “mentore” Van Morrison).

La bravura dei musicisti si manifesta nel country-honky-tonk di Fix My Bail (con la partecipazione dei Davidson Brothers), mentre la seguente It Ain’t Ever Gonna Happen è un brano blues (con la voce seducente di Sandii Keenan) degno del miglior Willy DeVille; passando poi per le cadenze danzanti a tempo di valzer di una “agreste” Winter Rose, di nuovo con i Davidson Brothers. La seconda parte del disco riparte in modo brillante con l’intrigante “swinging rock” di I Love You Anyhow, mentre Into Twilight mette in evidenza i violini ed anche il supporto delle coriste, ed è seguita da una buona canzone rock come Carolina https://www.youtube.com/watch?v=nVbJcXLQQHk , mentre un brano quasi reggae come Love Is On Its Way, porta l’ascoltatore verso suoni cari ai dimenticati Kid Creole And The Coconuts, ma non ci fa impazzire, andando infine  a chiudere con la musicabilità rocciosa di Land Of The Dead, e una acida e spettrale Beat Nightmare.

Joe Camilleri e i suoi Black Sorrows nonostante vari cambi di line-up avvenuti nei loro 30 anni di vita, hanno conquistato un posto speciale nel cuore di molti amanti della buona musica, con brani che sono diventati dei piccoli classici nel panorama musicale australiano, e anche in questo ultimo Faithful Satellite (dove è difficile trovare un difetto, forse il pezzo reggae), passano con disinvoltura e grande bravura (come detto in precedenza) dal folk al blues, dal funky, appunto al reggae, dal soul al gospel, fino ad arrivare alle ballate sognanti e seducenti che sono sempre state il valore aggiunto del gruppo. Dopo una carriera lunga più di 50 anni, Camilleri continua semplicemente a fare quello che gli riesce meglio, scrivere e far conoscere la sua musica, una musica di qualità che lo consacra una “icona” al pari, a mio parere, di Nick Cave, Paul Kelly, Jimmy Barnes, Archie Roach, e altri musicisti del continente australiano. Consigliato.!

Tino Montanari

*NDB Per la cronaca, la versione australiana del CD, uscita a settembre dello scorso anno, ha una sequenza dei brani completamente diversa dalla edizione europea.