Il Resto Del Meglio Secondo Disco Club. Annata Musicale 2016, Parte I

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The Rest Of The Best Anno 2016

Come promesso nel Post dell’11 dicembre ecco gli altri dischi importanti, interessanti, belli, scegliete voi la definizione, che a mio parere sono usciti nel corso del 2016: novità, ristampe, anche nomi “minori”, dischi “oscuri”, ma non per questo meno validi, alcune “sorprese”! Anche quest’anno, come titolare del Blog, mi sono riservato una congrua e corposa appendice, divisa in due parti, su ciò che più mi è piaciuto in questo 2016 che si avvia alla conclusione. Arrivo quasi in Zona Cesarini, visto che mancano giusto quattro giorni alla fine dell’anno, ma a causa di malanni di stagione non sono riuscito a farlo prima. Andiamo più o meno in ordine cronologico, a ritroso, partendo dall’inizio dell’anno, dove ci sono stati molti dischi di cui magari ci siamo dimenticati a causa delle uscite successive.  Buona lettura.

david bowie blackstar

David Bowie – Blackstar

mamas and papas complete singles

The Mamas And The Papas – The Complete Singles 50Th Anniversary Collection

magic sam blues band black nagic with bonus

Magic Sam Blues Band – Black Magic 

lucinda williams the ghosts of highway 20

Lucinda Williams – The Ghosts Of Highway 20

simo - let love show the way

SIMO – Let Love Show The Way

Visti dal vivo a giugno, confermo tutto quello che ho scritto nella presentazione del disco.

long ryders final wild songs

The Long Ryders – Final Wild Songs

tedeschi trucks band let me get by deluxe

Tedeschi Trucks Band – Let Me Get By

ina forsman

Ina Forsman – Ina Forsman

E per l’inizio 2017 è prevista l’uscita del nuovo CD/DVD della Ruf della serie Blues Caravan, con le Blue Sisters, ovvero Ina Forsman, Layla Zoe, TashaTaylor

runrig the story

Runrig – The Story

marlon williams

Marlon Williams – Marlon Williams

mavis staples livin' on a high note

Mavis Staples – Livin’ On A High Note

james hunter six hold on

The James Hunter Six – Hold On

richmond fontaine you can't go back

Richmond Fontaine – You Can’t Go Back If There’s Nothing To Go Back To

southern family

Dave Cobb & Friends – Southern Family

Il più bel concept album del 2016

peter wolf a cure for loneliness

Peter Wolf – A Cure For Loneliness

santana iv

Santana – IV

E adesso è uscito anche il Live At The House Of Blues

charles bardley changes

Charles Bradley – Changes

chris forsyth the rarity of experience

Chris Forsyth & The Solar Motel Band – The Rarity Of Experience

graham nash this path tonight

Graham Nash – This Path Tonight

La versione Deluxe con il DVD del concerto allegato.

mary chapin carpenter

Mary Chapin Carpenter – The Things That We Are Made Of

rides pierced arrow

The Rides – Pierced Arrow

janiva magness love wins again

Janiva Magness – Love Wins Again

Candidata ai Grammy 2017 come miglior disco blues dell’anno, candidatura più che meritata.

case lang veirs

case/lang/veirs tre voci splendide

Magari spulciando trovate qualcosa che vi era sfuggito durante l’anno, e poi andate a cercare nel Blog i post specifici dedicati al disco.

Domani la seconda parte.

Bruno Conti

Supplemento Della Domenica: Anticipazione. Non Solo Un’Operazione Di Marketing, Ma Anche (Finalmente) Un Gran Bel Disco! Santana – Santana IV

santana iv

Santana – Santana IV – Santana IV Records/Thirty Tigers CD

Quando, sul finire dello scorso anno, ho letto la notizia che Carlos Santana aveva riformato la band dei suoi primi tre, storici album (Santana, Abraxas, Santana III) ho storto un po’ il naso, in quanto la cosa mi puzzava di espediente per rilanciare una carriera che aveva di nuovo preso una china discendente. Diciamo che sul chitarrista di origine messicana ero anche un po’ prevenuto, in quanto non sono mai stato un suo grande fan: dando per assodata la sua abilità con lo strumento (davvero formidabile) ed anche il fatto che con quei primi tre album aveva inventato un suono (mescolando ritmi latini, blues, psichedelia e rock, ricavandone un cocktail unico, rubando lo show, come si dice in gergo, anche a Woodstock, dove si esibì da totale sconosciuto), è anche vero che poi ha vissuto di rendita per tutto il resto della carriera (o almeno da Borboletta in poi), riciclandosi all’infinito senza più trovare l’ispirazione, ma anzi cercando sempre di più il successo commerciale, a discapito della qualità delle registrazioni.

Quasi relegato al ruolo di vecchia gloria per tutti gli anni ottanta e novanta, ha avuto un improvviso colpo di coda nel 1999 con l’album Supernatural, uno dei dischi più venduti di tutti i tempi, e che ha riportato in auge il suo nome, grazie anche a singoli perfetti come Smooth e Corazon Espinado (ma il disco era, a mio parere, discreto, non certo un capolavoro); il successivo Shaman vendette molto meno, e la qualità ricominciò a scemare, e non sono serviti altri quattro album (Guitar Heaven, per usare un’espressione cara a Bruno, era una tavanata galattica *NDB Infatti, inserito tra i peggiori dischi del 2010)) per rilanciarsi.L’interesse per questo nuovo disco (e per la reunion) era dunque molto alto: Carlos ha richiamato a sé il chitarrista Neal Schon ed il tastierista/organista e vocalist Gregg Rolie (entrambi, dopo la prima esperienza con Santana, hanno formato i Journey, nei quali Schon milita ancora oggi, mentre Rolie li ha lasciati nel 1981 tentando una poco fortunata carriera da solista, rientrando nei Santana per un paio di album, e militando in seguito in una delle mille line-up della All-Starr Band di Ringo), oltre al batterista Michael Shrieve ed al percussionista Mike Carabello; le uniche concessioni alla band attuale di Carlos sono il bassista Benny Rietveld (David Brown non è più tra noi da tempo) e l’altro percussionista Karl Perazzo. 

Santana IV, fin dal titolo (che si ricollega dunque idealmente al terzo album) e dalla copertina rimanda a quei giorni gloriosi ma, sorpresa delle sorprese, anche il contenuto musicale è notevole: Carlos, forse grazie anche alla rinnovata collaborazione coi vecchi amici, sembra aver ritrovato l’ispirazione, e tra i sedici brani del CD (non ci sono edizioni deluxe) non c’è una sola nota da buttare (solo un paio di leggeri cali). Il nostro è sempre un grande chitarrista, e questo lo sapevamo, ma l’intesa che ha con il resto del gruppo (specie con Rolie, altro grande protagonista del CD) è tale che sembra quasi che non si fossero mai separati. I brani sono tutti accreditati al gruppo stesso, e rappresentano tutto il mondo di Santana a 360 gradi, tanto rock, lunghi assoli, un suono caldo dominato da organo e percussioni, ma anche struggenti brani d’atmosfera, un cocktail che in certi momenti sembra far rivivere l’antico splendore, e che rende Santana IV di gran lunga il miglior disco di Carlos da quarant’anni a questa parte.

L’album si apre con la strana (ma interessante) Yambu, con la sua ritmica tribale e la chitarra wah-wah che duetta abilmente con l’organo di Rolie, ed il cantato che sembra un inno propiziatorio di qualche tribù ad una divinità: un inizio spiazzante, ma anche accattivante. Shake It porta il disco su territori più rock: ancora gran gioco di percussioni, Rolie canta con grinta e Schon fornisce un aggressivo background ritmico sopra il quale si staglia splendida la chitarra del leader. Anywhere You Want To Go è il primo singolo dell’album: dopo un intro in cui i musicisti sembrano accordare gli strumenti, parte una ritmica tipica del nostro, subito doppiata dall’organo, un suono caldo, chitarra stellare ed un motivo molto orecchiabile, un pezzo dalla struttura simile a Oye Como Va. Un brano riuscito, radiofonico ma di sostanza allo stesso tempo. La lunga Fillmore East già dal titolo evoca l’epoca gloriosa della band (ed è anche un omaggio a Bill Graham che lo ha scoperto): inizio lento ed ipnotico, con la chitarra del nostro che sembra faticare a trovare una linea melodica, poi circa a metà il brano parte deciso anche se non ci sono cambi di ritmo. Non il brano migliore del CD, e forse con quel titolo si doveva fare meglio.

Love Makes The World Go Round (titolo non originalissimo) vede la presenza di Ronald Isley, leggendario leader degli Isley Brothers, alla voce solista: la base strumentale è tipica, il connubio chitarra/organo da manuale, ed il vocione di Ronald dona un sapore errebi solitamente estraneo al suono di Santana; Isley resta anche per il pezzo successivo, la potente Freedom In Your Mind, un rock venato di funky dal suono “grasso” e solita chitarra magistrale, che fa muovere volentieri il piedino. Da questi primi brani è lampante come Carlos sia maggiormente dentro al suono ed alle canzoni che nei suoi ultimi dischi, nei quali i suoi assoli risultavano posticci quando non appiccicati alla bell’e meglio, senza un minimo di feeling. La ritmatissima Choo Choo, con i suoi insistenti riff di organo ed il suo mood coinvolgente, è un tripudio di suoni e colori, ed è il Santana che tutti volevamo (e qui il chitarrista è meno all over the place del solito, infatti il vero protagonista è Rolie); il brano sfocia in una scatenata jam session intitolata All Aboard, che purtroppo finisce quasi subito.

Suenos è un lento d’atmosfera decisamente evocativo, nel quale il nostro sostituisce il furore elettrico con una splendida chitarra spagnoleggiante, una canzone sullo stile di classici come Europa e Samba Pa Ti: sarà anche auto-riciclaggio, ma avercene! Caminando è un festival di suoni e percussioni, anche se ogni tanto spunta un synth non proprio graditissimo ed il cantato è stranino, mentre Blues Magic è splendida, uno showcase per le due chitarre di Carlos e Neal, che si alternano con assoli liquidi ben supportati dalla voce di Rolie: grande pathos, uno dei momenti migliori del disco. Echizo è uno strumentale dai toni epici, solito magistrale gioco di percussioni e Santana e Schon che duellano alla grande (vince Carlos, ma Neal vende cara la pelle), chi ama i brani per chitarra qui troverà trippa per gatti; ottima anche Leave Me Alone, di nuovo il Santana più tipico, una canzone decisamente godibile e fluida, un potenziale singolo (anche meglio di Anywhere You Want To Go), mentre in You And I si riaffaccia il lato romantico del nostro, anche se c’è un sottofondo di tensione che dà un tono pinkfloydiano al pezzo (e Carlos nel finale fa i numeri). Il CD si conclude con la solare Come As You Are, ancora ritmo a mille ed un motivo godibilissimo (quasi un calypso caraibico, uno dei pezzi più immediati del disco), e con la lunga Forgiveness, solito inizio lento e fluido nel quale gli strumenti scaldano i muscoli, poi sia Carlos che Neal iniziano a far cantare le chitarre, ed il brano assume quasi le caratteristiche di uno space rock.

Sono il primo ad essere felice del fatto che Carlos Santana sia ancora tra noi, qualitativamente parlando: spero solo che Santana IV non sia un fuoco di paglia, e che non dobbiamo attendere altri quarant’anni per il quinto capitolo, perché non ce la possiamo fare, né noi, né soprattutto loro! Il disco esce il 15 aprile.

Marco Verdi

Anticipazioni Novità, Ristampe E Cofanetti Aprile, Parte II. Metallica, Graham Nash, Santana, Foghat, Bad Company, Sturgill Simpson, PJ Harvey, Sam Beam & Jesca Hoop, Jayhawks

metallica kill 'em all box

metallica ride the lightning box

In concomitanza con il Record Store Day del 16 aprile (di cui i Metallica quest’anno sono una sorta di ambasciatori ufficiali e nell’ambito del quale viene anche pubblicato un raro CD Liberté, Egalité, Fraternité Live At Bataclan Paris France, June 11th, 2003, il cui ricavato andrà in beneficenza) https://www.youtube.com/watch?v=5VCD148IDeg , negli stessi giorni, a tiratura limitata, vengono ristampati i primi due album della band, Kill ‘Em All Ride The Lightning, in due cofanetti sontuosi e molto costosi (si parla di circa 200 euro cadauno, quindi preparatevi).

KIll ‘Em All sarà un box da 5 CD, 4 LP e 1 DVD, con questo contenuto:

[CD1: KILL ‘EM ALL (REMASTERED)]
1. Hit The Lights (2016 Remastered)
2. The Four Horsemen (2016 Remastered)
3. Motorbreath (2016 Remastered)
4. Jump In The Fire (2016 Remastered)
5. (Anesthesia) – Pulling Teeth (2016 Remastered)
6. Whiplash (2016 Remastered)
7. Phantom Lord (2016 Remastered)
8. No Remorse (2016 Remastered)
9. Seek & Destroy (2016 Remastered)
10. Metal Militia (2016 Remastered)

[CD2: INTERVIEW & RADIO IDS]
1. Metal Forces – Interview with Lars, January 1984
2. Radio IDs with Lars, James, and Cliff from 1984

[CD3: ROUGH MIXES FROM LARS’ VAULT, BOOTLEG TRACKS & WHIPLASH REMIX EP]
1. Motorbreath (Rough Mix)
2. Hit The Lights (Rough Mix)
3. (Anesthesia) – Pulling Teeth (Rough Mix)
4. Seek & Destroy (Rough Mix)
5. Phantom Lord (Rough Mix)
6. Whiplash (Rough Mix)
7. The Four Horsemen (Rough Mix)
8. Seek & Destroy (NOT Live from The Automatt)
9. Phantom Lord (NOT Live from The Automatt)
10. Jump In The Fire
11. Whiplash (Special Neckbrace Remix)
12. Seek & Destroy (“Live” at The Automatt)
13. Phantom Lord (“Live” at The Automatt)

[CD4: LIVE AT J BEES ROCK III, MIDDLETOWN, NY – JANUARY 20TH, 1984]
1. The Four Horsemen (Live at J Bees Rock III, Middletown, NY – 1/20/84)
2. Jump In The Fire (Live at J Bees Rock III, Middletown, NY – 1/20/84)
3. Fight Fire With Fire (Live at J Bees Rock III, Middletown, NY – 1/20/84)
4. Ride The Lightning (Live at J Bees Rock III, Middletown, NY – 1/20/84)
5. Phantom Lord (Live at J Bees Rock III, Middletown, NY – 1/20/84)
6. Seek & Destroy (Live at J Bees Rock III, Middletown, NY – 1/20/84)
7. Whiplash (Live at J Bees Rock III, Middletown, NY – 1/20/84)

[CD5: LIVE AT THE KEYSTONE, PALO ALTO, CA – OCTOBER 31ST, 1983]
1. Hit The Lights (Live at The Keystone, Palo Alto, CA – 10/31/83)
2. The Four Horsemen (Live at The Keystone, Palo Alto, CA – 10/31/83)
3. Jump In The Fire (Live at The Keystone, Palo Alto, CA – 10/31/83)
4. Fight Fire With Fire (Live at The Keystone, Palo Alto, CA – 10/31/83)
5. Ride The Lightning (Live at The Keystone, Palo Alto, CA – 10/31/83)
6. Phantom Lord (Live at The Keystone, Palo Alto, CA – 10/31/83)
7. When Hell Freezes Over (Live at The Keystone, Palo Alto, CA – 10/31/83)
8. Seek & Destroy (Live at The Keystone, Palo Alto, CA – 10/31/83)
9. (Anesthesia) – Pulling Teeth [Live at The Keystone, Palo Alto, CA – 10/31/83]
10. Whiplash (Live at The Keystone, Palo Alto, CA – 10/31/83)
11. Creeping Death (Live at The Keystone, Palo Alto, CA – 10/31/83)
12. Guitar Solo (Live at The Keystone, Palo Alto, CA – 10/31/83)
13. Metal Militia (Live at The Keystone, Palo Alto, CA – 10/31/83)

[LP1: KILL ‘EM ALL (REMASTERED)]
1. Hit The Lights (2016 Remastered)
2. The Four Horsemen (2016 Remastered)
3. Motorbreath (2016 Remastered)
4. Jump In The Fire (2016 Remastered)
5. (Anesthesia) – Pulling Teeth [2016 Remastered]
6. Whiplash (2016 Remastered)
7. Phantom Lord (2016 Remastered)
8. No Remorse (2016 Remastered)
9. Seek & Destroy (2016 Remastered)
10. Metal Militia (2016 Remastered)

[LP2: LIVE AT ESPACE BALARD, PARIS, FRANCE – FEBRUARY 9TH, 1984 (2 LP)]
1. The Ecstasy of Gold (Live at Espace Balard ,Paris, France – 2/9/1984)
2. Hit The Lights (Live at Espace Balard ,Paris, France – 2/9/1984)
3. The Four Horsemen (Live at Espace Balard ,Paris, France – 2/9/1984)
4. Jump In The Fire (Live at Espace Balard ,Paris, France – 2/9/1984)
5. Phantom Lord (Live at Espace Balard ,Paris, France – 2/9/1984)
6. No Remorse (Live at Espace Balard ,Paris, France – 2/9/1984)
7. Ride The Lightning (Live at Espace Balard ,Paris, France – 2/9/1984)

[LP3: LIVE AT ESPACE BALARD, PARIS, FRANCE – FEBRUARY 9TH, 1984 (2 LP)]
1. Motorbreath (Live at Espace Balard ,Paris, France – 2/9/1984)
2. (Anesthesia) – Pulling Teeth [Live at Espace Balard ,Paris, France – 2/9/1984]
3. Whiplash (Live at Espace Balard ,Paris, France – 2/9/1984)
4. Seek & Destroy (Live at Espace Balard ,Paris, France – 2/9/1984)
5. Metal Militia (Live at Espace Balard ,Paris, France – 2/9/1984)

[LP4: JUMP IN THE FIRE (PICTURE DISC)]
1. Jump In The Fire
2. Seek & Destroy (“Live” at The Automatt)
3. Phantom Lord (“Live” at The Automatt)

[DVD: METALLICA LIVE AT THE METRO IN CHICAGO ON AUGUST 12TH, 1983]
1. Hit The Lights (Live) (Video Only/No Audio)
2. The Four Horsemen (Live) (Video Only/No Audio)
3. Jump In The Fire (Live) (Video Only/Partial Audio)
4. Phantom Lord (Live)
5. No Remorse (Live)
6. (Anesthesia) – Pulling Teeth (Live)
7. Whiplash (Live)
8. Seek And Destroy (Live)
9. Guitar Solo (Live)
10. Metal Militia (Live)

Mentre per Ride The Lightning, 6 CD, 4 LP e 1 DVD il contenuto sarà il seguente:

[CD1: RIDE THE LIGHTNING (REMASTERED)]
1. Fight Fire With Fire (2016 Remastered)
2. Ride The Lighting (2016 Remastered)
3. For Whom The Bells Tolls (2016 Remastered)
4. Fade To Black (2016 Remastered)
5. Trapped Under Ice (2016 Remastered)
6. Escape (2016 Remastered)
7. Creeping Death (2016 Remastered)
8. The Call Of Ktulu (2016 Remastered)

[CD2: METALLICA INTERVIEWS]
1. Metal Forces Interview with Lars, November 1984
2. WUSC Cleveland Radio Interview with Cliff & Kirk, February 1985
3. Metal Madness Interview with Lars, March 1985

[CD3: DEMOS & ROUGH MIXES FROM LARS’ VAULT]
1. Ride The Lightning (Studio Demo)
2. When Hell Freezes Over (Studio Demo)
3. Creeping Death (Studio Demo)
4. Fight Fire With Fire (Studio Demo)
5. Ride The Lightning (Garage Demo)
6. When Hell Freezes Over (Garage Demo)
7. Fight Fire With Fire (Garage Demo)
8. Ride The Lightning (Boom Box Demo)
9. Blitzkrieg (Rhythm Track Rough Mix)
10. Am I Evil (Studio Demo)

[CD4: LIVE AT KABUKI THEATRE, SAN FRANCISCO, CA – MARCH 15TH, 1985]
1. Fight Fire With Fire (Live at Kabuki Theatre, San Francisco, CA – 03/15/85)
2. Ride The Lightning (Live at Kabuki Theatre, San Francisco, CA – 03/15/85)
3. Phantom Lord (Live at Kabuki Theatre, San Francisco, CA – 03/15/85)
4. The Four Horsemen (Live at Kabuki Theatre, San Francisco, CA – 03/15/85)
5. (Anesthesia) – Pulling Teeth [Live at Kabuki Theatre, San Francisco, CA – 03/15/85]
6. For Whom The Bell Tolls (Live at Kabuki Theatre, San Francisco, CA – 03/15/85)
7. No Remorse (Live at Kabuki Theatre, San Francisco, CA – 03/15/85)
8. Fade To Black (Live at Kabuki Theatre, San Francisco, CA – 03/15/85)
9. Creeping Death (Live at Kabuki Theatre, San Francisco, CA – 03/15/85)
10. Guitar Solo (Live at Kabuki Theatre, San Francisco, CA – 03/15/85)
11. Am I Evil? (Live at Kabuki Theatre, San Francisco, CA – 03/15/85)
12. Motorbreath (Live at Kabuki Theatre, San Francisco, CA – 03/15/85)

[CD5: LIVE AT THE LYCEUM THEATRE, LONDON, UK – DECEMBER 20th, 1984]
1. Phantom Lord (Live At The Lyceum Theatre, London, UK – 12/20/84)
2. The Four Horsemen (Live At The Lyceum Theatre, London, UK – 12/20/84)
3. (Anesthesia) – Pulling Teeth [Live At The Lyceum Theatre, London, UK – 12/20/84]
4. For Whom The Bell Tolls (Live At The Lyceum Theatre, London, UK – 12/20/84)
5. No Remorse (Live At The Lyceum Theatre, London, UK – 12/20/84)
6. The Call Of Ktulu (Live At The Lyceum Theatre, London, UK – 12/20/84)
7. Seek & Destroy (Live At The Lyceum Theatre, London, UK – 12/20/84)
8. Whiplash (Live At The Lyceum Theatre, London, UK – 12/20/84)
9. Creeping Death (Live At The Lyceum Theatre, London, UK – 12/20/84)
10. Guitar Solo (Live At The Lyceum Theatre, London, UK – 12/20/84)
11. Metal Militia (Live At The Lyceum Theatre, London, UK – 12/20/84)

[CD6: LIVE AT CASTLE DONINGTON, UK – AUGUST 17TH, 1985]
1. Creeping Death (Live At Castle Donington, UK – 8/17/85)
2. Ride The Lighning (Live At Castle Donington, UK – 8/17/85)
3. For Whom The Bell Tolls (Live At Castle Donington, UK – 8/17/85)
4. The Four Horsemen (Live At Castle Donington, UK – 8/17/85)
5. Fade To Black (Live At Castle Donington, UK – 8/17/85)
6. Seek & Destroy (Live At Castle Donington, UK – 8/17/85)
7. Whiplash (Live At Castle Donington, UK – 8/17/85)
8. Motorbreath (Live At Castle Donington, UK – 8/17/85)

[LP1: RIDE THE LIGHTNING (REMASTERED)]
1. Fight Fire With Fire (2016 Remastered)
2. Ride The Lightning (2016 Remastered)
3. For Whom The Bell Tolls (2016 Remastered)
4. Fade To Black (2016 Remastered)
5. Trapped Under Ice (2016 Remastered)
6. Escape (2016 Remastered)
7. Creeping Death (2016 Remastered)
8. The Call of Ktulu (2016 Remastered)

[LP2: LIVE AT THE HOLLYWOOD PALLADIUM, LOS ANGELES, CA – MARCH 10TH, 1985 (2 LP)]
1. The Ecstasy of Gold (Live at The Hollywood Palladium, Los Angeles, CA – 3/10/85)
2. Fight Fire With Fire (Live at The Hollywood Palladium, Los Angeles, CA – 3/10/85)
3. Ride The Lightning (Live at The Hollywood Palladium, Los Angeles, CA – 3/10/85)
4. Phantom Lord (Live at The Hollywood Palladium, Los Angeles, CA – 3/10/85)
5. (Anesthesia) – Pulling Teeth [Live at The Hollywood Palladium, Los Angeles, CA – 3/10/85]
6. For Whom The Bell Tolls (Live at The Hollywood Palladium, Los Angeles, CA – 3/10/85)
7. No Remorse (Live at The Hollywood Palladium, Los Angeles, CA – 3/10/85)

[LP3: LIVE AT THE HOLLYWOOD PALLADIUM, LOS ANGELES, CA – MARCH 10TH, 1985 (2 LP)]
1. Fade To Black (Live at The Hollywood Palladium, Los Angeles, CA – 3/10/85)
2. Seek & Destroy (Live at The Hollywood Palladium, Los Angeles, CA – 3/10/85)
3. Creeping Death (Live at The Hollywood Palladium, Los Angeles, CA – 3/10/85)
4. Am I Evil (Live at The Hollywood Palladium, Los Angeles, CA – 3/10/85)
5. Motorbreath (Live at The Hollywood Palladium, Los Angeles, CA – 3/10/85)

[LP4: CREEPING DEATH (PICTURE DISC)]
1. Creeping Death
2. Am I Evil
3. Blitzkrieg

[DVD]
LIVE AT THE METAL HAMMER FESTIVAL IN ST. GOARSHAUSEN, GERMANY – SEPTEMBER 14, 1985
1. Creeping Death (Live)
2. Ride The Lightning (Live)
3. Disposable Heroes (Live)
4. No Remorse (Live)
5. (Anesthesia) – Pulling Teeth (Live)
6. For Whom The Bell Tolls (Live)
7. The Four Horsemen (Live)
8. Fade to Black (Live)
9. Seek and Destroy (Live)
10. Whiplash (Live)
11. Fight Fire With Fire (Live)
12. Guitar Solo (Live)
13. Am I Evil? (Live)
14. Motorbreath (Live)

LIVE AT MTV’S DAY ON THE GREEN AT OAKLAND STADIUM, OAKLAND, CA – AUGUST 31, 1985
1. Creeping Death (Live)
2. Ride the Lightning (Live)
3. For Whom the Bell Tolls (Live)
4. MTV Day On The Green Interview with Lars and James

DANISH TV
1. “Lars Ulrich When He Was Young” *Lars’ first television interview
2. “SPOT – Lars Ulrich”

Il tutto verrà pubblicato, a livello ufficiale, dalla Universal.

foghat complete bearsville albums

Sempre il 15 aprile, ma su etichetta Warner/Rhino, uscirà questo The Complete Bearsville Album Collection dei Foghat, un box da 13 CD che raccoglie tutti gli album pubblicati negli anni fra il 1971 e il 1983 dalla band “americana” ( o così pensa la gente, ma in effetti il gruppo era tipicamente di formazione inglese, con tre fuoriusciti dai Savoy Brown di Looking In del 1970, “Lonesome” Dave Peverett, Roger Earl Tony Stevens, a cui si aggiunse Rod Price, alla seconda chitarra e alla slide, proveniente dai Black Cat Bones. Con il solo batterista Roger Earl della formazione originale ( i due chitarristi e cantanti sono entrambi morti) il gruppo continua tuttora la sua attività, ma gli anni d’oro sono stati effettivamente quelli esaminati in questo cofanetto. Anzi, il periodo migliore del blues-rock tendente all’heavy, ma di grande energia e qualità dire che arriva fino al Live del 1977, anche se pure gli album successivi non sono male, ma decisamente più di maniera.

Ecco il contenuto del box:

[CD1: Foghat]
1. I Just Want To Make Love To You
2. Trouble Trouble
3. Leavin’ Again (Again)
4. Fool’s Hall Of Fame
5. Sarah Lee
6. Highway (Killing Me)
7. Maybelline
8. A Hole To Hide In
9. Gotta Get To Know You (LP Version)

[CD2: Rock And Roll]
1. Ride, Ride, Ride
2. Feel So Bad
3. Long Way To Go
4. It’s Too Late
5. What A Shame
6. Helping Hand
7. Road Fever
8. She’s Gone
9. Couldn’t Make Her Stay

[CD3: Energized]
1. Honey Hush
2. Step Outside
3. Golden Arrow
4. Home In My Hand
5. Wild Cherry
6. That’ll Be The Day
7. Fly By Night
8. Nothing I Won’t Do

[CD4: Rock And Roll Outlaws]
1. Eight Days On The Road
2. Hate To See You Go
3. Dreamer
4. Trouble In My Way
5. Rock And Roll Outlaw
6. Shirley Jean
7. Blue Spruce Woman
8. Chateau Lafitte ’59 Boogie

[CD5: Fool For The City]
1. Fool For The City
2. My Babe
3. Slow Ride
4. Terraplane Blues
5. Save Your Loving (For Me)
6. Drive Me Home
7. Take It Or Leave It

[CD6: Night Shift]
1. Drivin’ Wheel
2. Don’t Run Me Down
3. Burnin’ The Midnight Oil
4. Night Shift
5. Hot Shot Love
6. Take Me To The River
7. I’ll Be Standing By

[CD7: Live]
1. Fool For The City
2. Home In My Hand
3. I Just Want To Make Love To You
4. Road Fever
5. Honey Hush
6. Slow Ride

[CD8: Stone Blue]
1. Stone Blue
2. Sweet Home Chicago
3. Easy Money
4. Midnight Madness
5. It Hurts Me Too
6. High On Love
7. Chevrolet
8. Stay With Me

[CD9: Boogie Motel]
1. Somebody’s Been Sleepin’ In My Bed
2. Third Time Lucky (First Time I Was A Fool)
3. Comin’ Down With Love
4. Paradise Alley
5. Boogie Motel
6. Love In Motion
7. Nervous Release

[CD10: Tight Shoes]
1. Stranger In My Home Town
2. Loose Ends
3. Full Time Lover
4. Baby, Can I Change Your Mind
5. Too Late The Hero
6. Dead End Street
7. Be My Woman
8. No Hard Feelings

[CD11: Girls To Chat & Boys To Bounce]
1. Wide Boy
2. Let Me Get Close To You
3. Live Now – Pay Later
4. Love Zone
5. Delayed Reaction
6. Second Childhood
7. Weekend Driver
8. Sing About Love

[CD12: In The Mood For Something Rude]
1. Slipped, Tripped, Fell In Love
2. Bustin’ Up Or Bustin’ Out
3. Take This Heart Of Mine
4. Love Rustler
5. Ain’t Livin’ Long Like This
6. Back For A Taste Of Your Love
7. There Ain’t No Man That Can’t Be Taught
8. And I Do Just What I Want

[CD13: Zig-Zag Walk]
1. That’s What Love Can Do
2. Zig-Zag Walk
3. Choo Choo Ch’Boogie
4. Jenny Don’t Mind
5. Three Wheel Cadillac
6. It’ll Be Me
7. Silent Treatment
8. Down The Road Apiece
9. Seven Day Weekend
10. Linda Lou

Siamo dalle parti di Bad Company, ZZ Top, BTO, Grand Funk, il tutto nobilitato dal grande uso della slide di Rod Price, vero virtuoso dello strumento.

graham nash this path tonight

Graham Nash era da 14 anni che non pubblicava un nuovo album a nome proprio, l’ultimo era stato Songs For Survivors del 2002. Il CD, che uscirà il 15 aprile per la Blue Castle Records/ADA distribuzione Warner, è prodotto da Shane Fontayne, che suona anche la chitarra nel disco, insieme a Jennifer Condos al basso, Todd Caldwell all’organo, Patrick Warren al piano e Jay Bellerose alla batteria, This Path Tonight esce in molte versioni: quello per il download avrà 13 brani, mentre la versione normale ne conterrà 10, in quella Deluxe CD+DVD ci saranno anche contenuti video sostanziosi, oltre ad una intervista ben 20 brani registrati dal vivo, in un DVD che dovrebbe durare oltre 2 ore e, forse, contenere anche qualcuna delle bonus della versione digitale. E poi ci sarà il vinile.

Qui sotto potete leggere i contenuti delle varie edizioni:

Tracklist
1. This Path Tonight
2. Myself At Last
3. Cracks In The City
4. Beneath The Waves
5. Fire Down Below
6. Another Broken Heart
7. Target
8. Golden Days
9. Back Home
10. Encore
MP3 Deluxe Edition Bonus Tracks:
11. Mississippi Burning
12. Watch Out For The Wind
13. The Fall

[Bonus DVD — Exclusive To Amazon CD/DVD Deluxe Edition] solo per l’America, in Italia si troverà regolarmente.
1. Bus Stop
2. King Midas
3. I Used To Be A King
4. Marrakesh Express
5. Immigration Man
6. Golden Days
7. Myself At Last
8. Wasted On The Way
9. Wind On The Water
10. Our House
11. Military Madness
12. Simple Man
13. Margeurita
14. Taken At All
15. Watch Out For The Wind
16. Just A Song
17. Cathedral
18. Chicago
19. Blackbird
20. Teach Your Children

santana iv

Chissà perché ero convinto che ne avessero fatti più di tre! Scherzi a parte la numerazione dell’album Santana IV si riferisce alla prima configurazione della band di Carlos Santana, quella di Woodstock, del primo album con il leone e di Abraxas, e poi ancora si Santana III dove in formazione entrò Neal Schon come seconda chitarra solista. L’edizione migliore del gruppo (anche se Caravanserai, Welcome, Borboletta e il triplo Live giapponese Lotus sono ancora dei grandi dischi). Comunque parliamo della formazione che accanto a Santana e Schon prevedeva Michael Shrieve alla batteria, Gregg Rolie alle tastiere e alla voce. Poi c’era Mike Carabello alle percussioni , oltre a José “Chepito” Areas, sempre alle percussioni e David Brown al basso. Questi due ultimi non ci saranno (Brown perché è morto e Areas non vi saprei dire, però sostituito da Karl Perazzo, altro collaboratore storico di Santana): aggiunti ci saranno il “nuovo” bassista Benny Rietveld, un olandese in formazione dai tempi di Supernatural, e come ospite, alla voce in due canzoni, il mitico Ronald isley degli Isley Brothers. 

I titoli dei brani e quello che si è potuto sentire fino ad ora lasciano ben sperare sulla riuscita del disco che uscirà il 15 aprile su etichetta Santana IV, con questi contenuti:

 1. Yambu
2. Shake It
3. Anywhere You Want To Go
4. Fillmore East
5. Love Makes The World Go Round (featuring Ronald Isley)
6. Freedom In Your Mind (featuring Ronald Isley)
7. Choo Choo
8. All Aboard
9. Sueños
10. Caminando
11. Blues Magic
12. Echizo
13. Leave Me Alone
14. You And I
15. Come As You Are
16. Forgiveness

Magari non suoneranno più così, ma si può sempre sperare.

sturgill simpson a sailor's guide to earth

Sturgill Simpson è uno dei nomi “nuovi” (anche se ha già 37 anni) più interessanti del nuovo country, roots, southern, un bel sound pieno: il precedente album Metamodern Sounds In Country Music, uscito nel 2014, era prodotto da Dave Cobb. Ora esordisce su Atlantic con il nuovo album, il terzo, A sailor’s guide to earth, prodotto dallo stesso Simpson, che scrive tutte le canzoni, meno una cover di In Bloom dei Nirvana, scelta curiosa, ma riuscita https://www.youtube.com/watch?v=NpDYfkymaSE !

sam bean jesca hoop love letter for fire

Una accoppiata inconsueta è quella che vede insieme Sam Beam (Iron Wine) Jesca Hoop (che molti conoscono di nome, perché è stata la tata dei tre figli di Tom Waits, che l’ha incoraggiata verso una carriera musicale che ad oggi consta di cinque album ed alcuni EP, tutti abbastanza interessanti); il loro disco, in uscita sempre il 15 aprile per la Sub Pop, si intitola Love Letter For Fire. è prodotto da Tucker Martine (Modest Mouse, Decemberists, Neko Case) e vede la collaborazione di Robert Burger (keyboardss), Eyvind Kang (violin, viola), Glenn Kotche dei Wilco(drums, percussion), Sebastian Steinberg (bass) e Edward Rankin-Parker (cello). Sembra un disco interessante, con le due voci che si intrecciano in modo affascinante.

pj harvey the hope six demolition project

Sempre il 16, su Island/Universal in Europa e su Vagrant negli States, esce il nuovo album di Pj Harvey, The Hope Six Demolition Project, a cinque anni dall’ottimo Let England Shake, il disco è prodotto sempre dal trittico Harvey/Flood/John Parish, contiene 11 nuove canzoni, tutte scritte da PJ durante i suoi viaggi tra il Kossovo, l’Afghanistan e Washington, negli Stati Uniti. Anche questa volta la parte Video sarà importante

e

E per concludere un paio di titoli in uscita a fine mese.

jayhawks paging mr. proust

Marc Olson Gary Louris non si parlano di nuovo (con il primo, visto lo scorso anno in Italia, che adotta una sorta di tattica ” i Jayhawks chi?”), ma il resto del nucleo storico, Marc Perlman (basso), Tim O’Reagan (batteria, voce), e Karen Grotberg (tastiere e voce), insieme a Gary Louris ha deciso di pubblicare un nuovo album Paging Mr. Proust, in uscita il 29 aprile per la Sham/Thirty Tigers:

1. Quiet Corners & Empty Spaces
2. Lost The Summer
3. Lovers Of The Sun
4. Pretty Roses In Your Hair
5. Leaving The Monsters Behind
6. Isabel’s Daughter
7. Ace
8. The Devil Is In Her Eyes
9. Comeback Kids
10. The Dust Of Long-Dead Stars
11. Lies In Black & White
12. I’ll Be Your Key

bad company live 1977 1979

Sempre il 29 aprile la Warner/Rhino pubblicherà questo doppio CD con due concerti inediti dei Bad Company Live 1977 & 1979. La formazione è quella originale che si legge in copertina: Paul Rodgers, Mick Ralphs, Boz Burrell, Simon Kirke con il loro classico rock-blues energico e grintoso (e due begli assoli di batteria, uno per concerto:

Tracklist
[CD1]
1. Burnin’ Sky (Live at The Summit, Houston, Texas – 23rd May 1977)
2. Too Bad (Live at The Summit, Houston, Texas – 23rd May 1977)
3. Ready For Love (Live at The Summit, Houston, Texas – 23rd May 1977)
4. Heartbeat (Live at The Summit, Houston, Texas – 23rd May 1977)
5. Morning Sun (Live at The Summit, Houston, Texas – 23rd May 1977)
6. Man Needs Woman (Live at The Summit, Houston, Texas – 23rd May 1977)
7. Leaving You (Live at The Summit, Houston, Texas – 23rd May 1977)
8. Shooting Star (Live at The Summit, Houston, Texas – 23rd May 1977)
9. Simple Man (Live at The Summit, Houston, Texas – 23rd May 1977)
10. Movin’ On (Live at The Summit, Houston, Texas – 23rd May 1977)
11. Like Water (Live at The Summit, Houston, Texas – 23rd May 1977)
12. i. Live For The Music (Live at The Summit, Houston, Texas – 23rd May 1977)
13. ii. Drum Solo (Live at The Summit, Houston, Texas – 23rd May 1977)
14. Good Lovin’ Gone Bad (Live at The Summit, Houston, Texas – 23rd May 1977)
15. Feel Like Makin’ Love (Live at The Summit, Houston, Texas – 23rd May 1977)

[CD2]
1. Bad Company (Live at The Empire Pool, Wembley, London – 9th March 1979)
2. Gone, Gone, Gone (Live at The Empire Pool, Wembley, London – 9th March 1979)
3. Shooting Star (Live at The Empire Pool, Wembley, London – 9th March 1979)
4. Rhythm Machine (Live at The Empire Pool, Wembley, London – 9th March 1979)
5. Oh, Atlanta (Live at The Empire Pool, Wembley, London – 9th March 1979)
6. She Brings Me Love (Live at The Empire Pool, Wembley, London – 9th March 1979)
7. Run With The Pack (Live at The Empire Pool, Wembley, London – 9th March 1979)
8. i. Evil Wind (Live at The Empire Pool, Wembley, London – 9th March 1979)
9. ii. Drum Solo (Live at The Empire Pool, Wembley, London – 9th March 1979)
10. Honey Child (Live at The Empire Pool, Wembley, London – 9th March 1979)
11. Rock Steady (Live at The Empire Pool, Wembley, London – 9th March 1979)
12. Rock ‘n’ Roll Fantasy (Live at The Empire Pool, Wembley, London – 9th March 1979)
13. Hey Joe (Live at Capitol Center, Washington, DC 26th June 1979)
14. Feel Like Makin’ Love (Live at The Empire Pool, Wembley, London – 9th March 1979)
15. Can’t Get Enough (Live at The Empire Pool, Wembley, London – 9th March 1979)

Anche per oggi è tutto, alla prossima.

Bruno Conti

Altro Chitarrista Da Appuntarsi Sul Taccuino O Nello Smartphone, O Dove Volete. Tas Cru – You Keep The Money

tas cru you keep the money

Tas Cru – You Keep The Money – Self-released 

Ufficialmente questo album è uscito negli ultimi giorni del dicembre 2014, ma poi la reputazione del disco è cresciuta nel corso del 2015, tanto da meritarsi l’inserimento tra i migliori dischi blues dell’anno in alcune classifiche di settore americane (per la precisione tra Buddy Guy e Shemekia Copeland, con Robert Cray il migliore, tutti regolarmente recensiti sul Blog). Tas Cru, come si può evincere dalla copertina, non è più un giovanotto di belle speranze, ha una lunga carriera discografica alle spalle, con sei album, compreso questo, pubblicati dalla proprie etichette, più uno didattico per bambini, molto piacevole, Even Bugs Sings The Blues (e un altro in arrivo). Il nostro amico vive e opera musicalmente nella zona di New York, dove è uno dei musicisti più rispettati nell’ambito east-coast blues, e propone un blues elettrico che si rifà ai grandi del passato, partendo dal suono della Sun Records che ammira moltissim, un tocco appena accennato di Chicago Blues, il southern boogie, per ottenere infine un rock-blues che cita i grandi chitarristi del passato e lo avvicina a gente come Tom Principato, Tinsley Ellis, Duke Robillard e soci, a cui mi sentirei di accostarlo, forse un gradino sotto.

Accompagnato da una buona band che consta, tra gli altri, di Dick Earl Ericksen all’armonica, Ron Keck percussioni, Dave Olson batteria e Bob Purdy, basso, oltre ad alcune voci femminili di supporto e le tastiere di Chip Lamson, piano e Guy Nirelli, organo. Questo disco, dicono, nasce dall’incontro su un palco con il nipote del grande musicista del Delta, T-Model Ford e si avvale di dodici composizioni originali dello stesso Cru, partendo dalla title-track che ha un sapore latineggiante, vagamente alla Santana, con le due vocalist Mary Ann Casale e Alice “Honeybea” Ericksen che aggiungono pepe alla buona voce di Tas (non una cosa da ricordare negli annali delle 12 battute, ma un cantante più che adeguato), con armonica, organo e percussioni, e, perché no, un basso funky e rotondo che fornisce un adeguato sfondo per le evoluzioni chitarristiche di Cru. Niente male A Month Of Somedays, un ballata blues, che ci porta dalle parti di Ronnie Earl o Duke Robillard, con il preciso raccordo tra la solista di Tas che ci regala un bel solo, nitido e ricco di feeling, con l’organo sullo sfondo a “scivolare” con gran goduria https://www.youtube.com/watch?v=7VFtNkHPYX8 . Half The Time, tra country, rock, boogie e un pizzico di blues, mi ha ricordato un incrocio tra il solismo del primo Knopfler nei Dire Straits e certe cose degli ZZ Top, sempre con voci di supporto, organo, armonica e percussioni a rendere più ricco un suono ben arrangiato.

La Belle Poutine, è uno strumentale d’atmosfera, a metà strada tra Gary Moore e Ronnie Earl, con piano elettrico e organo che sottolineano l’ottimo lavoro d’insieme https://www.youtube.com/watch?v=66u-30wLUAo , mentre Heart Trouble vira decisamente verso un funky marcato, sempre con la chitarra protagonista. A Little More Time, ancora con qualche traccia santaneggiante, di quello balladeer, anche per l’uso dell’organo, poi vira verso un sound tra pop e easy jazz, molto piacevole, con Bad Habit, uno shuffle che è forse quello più vicino al blues classico, sempre comunque con uno spirito birichino nell’uso delle voci femminili. Take Me Back To Tulsa, fin dal titolo e dall’introduzione acustica, ci rimanda a certe canzoni di JJ Cale o Clapton, quando il ritmo accelera e in Count On Me siamo di nuovo nel blues duro e puro, molto efficace, come al solito, il lavoro della solista, per poi tornare ad una bella ballata di impronta sudista, come l’eccellente ed elettro-acustica Holding On To You https://www.youtube.com/watch?v=bg45jkc7kbI . In Bringing Out The Beast qualcuno ha visto influenze alla Little Feat, anche se la voce di Tas Cru qui mi sembra troppo forzata e il brano non decolla del tutto, forse una bella elettrica al posto dell’acustica avrebbe fatto più al caso. Acustica che rimane, più a proposito, a duettare con l’armonica, nel country-rock della conclusiva Thinking How To Tell Me Goodbye. Altro nome da segnarsi sul taccuino.

Bruno Conti

Se Sono Bravi Li Troviamo Sempre! D.L. Duncan – D.L. Duncan

d.l. duncan

D.L. Duncan – D.L. Duncan – 15 South Records

Dave Duncan, per l’occasione D.L. Duncan, è uno dei tanti “piccoli segreti” che costellano la scena musicale americana, con una carriera lunga più di 35 anni (o così riportano le sue biografie), anche se discograficamente è attivo solo dagli anni duemila, con un paio di album a nome proprio e uno come Duncan Street, in coppia con l’armonicista Stan Street, uno stile che partendo dal blues incorpora anche alcuni elementi country (in fondo vive e opera a Nashville) e di Americana music, oltre a sapori soul e R&B, presi da Lafayette, Louisiana, l’altra città in cui è stato registrato questo album. Duncan si è sempre circondato di musicisti di pregio, e se nei dischi precedenti apparivano Jack Pearson, del giro Allman, Reese Wynans e Jonell Mosser, oltre a Kevin McKendree e il suo datore di lavoro Delbert McClinton, in questo nuovo lavoro, in aggiunta agli ultimi due citati, appaiono anche Sonny Landreth, David Hood. Lynn Williams e le McCrary Sisters, oltre ad una pattuglia di agguerriti musicisti locali; produce lo stesso D.L. Duncan, con l’aiuto dell’ingegnere del suono Tony Daigle, più volte vincitore di Grammy Awards, recente produttore anche dell’ultimo disco di Landreth.

Il suono è quello classico che ci piace, molto blues e country (poco tradizionale) molto got soul, ma anche rock chitarristico e non mancano neppure vivaci ballate tra New Orleans e il Randy Newman più elettrico, il tutto condito dalla voce laconica ma efficace di Duncan, che è pure ottimo chitarrista. Si passa dal ciondolante e divertente groove dell’iniziale I Ain’t The Sharpest Marble, con il piano di McKendree e l’armonica di McClinton a dare man forte alla solista efficace e variegata di Duncan, al poderoso e tirato rock-blues di Dickerson Road, dove la chitarra del nostro si colloca tra il Santana più bluesy e Mark Knopfler dei primi Dire Straits, con continui lancinanti rilanci e un efficace lavoro di raccordo di McKendree, oltre a Hood che pompa di gusto sul suo basso. You Just Never Know è puro Chicago blues elettrico, di nuovo con McClinton all’armonica e McKendree che passa al piano, oltre alle McCrary Sisters che aggiungono la giusta dose di negritudine, il resto del lavoro lo fa una slide tagliente. Che torna, presumo nella mani di Landreth, per una vigorosa Your Own Best Friend, dove tutta la band conferma ancora una volta il suo valore, Duncan e le McCrary cantano con grande impegno, la ritmica e le tastiere lavorano di fino e il pezzo si ascolta tutto di un fiato https://www.youtube.com/watch?v=P_NDU1bA68M . I Know A Good Thing, scritta con Curtis Salgado (il resto dell’album è quasi tutto firmato dallo stesso Duncan) è un altro minaccioso blues d’atmosfera, costruito intorno a un giro di basso di David Hood che ti arriva fino alle budella, sempre con ottimo lavoro alla bottleneck del nostro amico, che pure lui non scherza come slideman.

Sending Me Angels è una bellissima ballata country-blues, scritta da Frankie Miller (altro grandissimo pallino di chi vi scrive) e cantata in passato anche da McClinton, eccellente il lavoro al dobro di Duncan e di McKendree all’organo con le McCrary che aggiungono una quota gospel con le loro deliziose armonie vocali, una sorta di Romeo & Juliet in quel di Nashville https://www.youtube.com/watch?v=xE3LGA7jyNY . Orange Beach Blues, una specie di autobiografia in musica, è comunque grande musica sudista, profumo di blues, di Texas e Louisiana, quella anche delle canzoni di Randy Newman a cui Duncan assomiglia moltissimo nel cantato di questo brano, che poi è un quadretto sonoro che rasenta la perfezione, e con un finale chitarristico di grande fascino. St. Valentine’s Day Blues è la slow ballad avvolgente e malinconica alla B.B. King che non può mancare in un disco come questo, sempre con la chitarra di Duncan in grande evidenza. Sweet Magnolia Love sembra un pezzo di Ry Cooder da Bop Till You Drop o quelli con la coppia di compari Bobby King e Terry Evans, qui sostituiti dalle voci delle bravissime sorelle McCrary, e la chitarra viaggia sempre che è un piacere https://www.youtube.com/watch?v=QEkp3aAcGOc . E a chiudere il tutto All I Have To Offer You Is Love, una bella ballata di stampo knopfleriano scritta da Craig Wiseman, noto autore di brani country in quel di Nashville, di nuovo eccellente il lavoro di Duncan, qui ancora a dobro e mandolino e con il prezioso contributo di David Pinkston alla pedal steel https://www.youtube.com/watch?v=wnx9YqRyATI . Sarà pure piccolo, ma rimane un gioiellino di disco, non facile da recuperare ma la vale la pena cercarlo!

Bruno Conti    

Tra I Capostipiti Delle Jam Band, Ancora In Gran Forma! Widespread Panic – Street Dogs

widespread panic street dogs

Widespread Panic – Street Dogs – Vanguard/Concord

Come ricordavo in una recensione per un vecchio Live della band http://discoclub.myblog.it/2013/07/20/dagli-archivi-della-memoria-widespread-panic-oak-mountain-20/ , i Widespread Panic sono uno dei gruppi storici del filone jam band, tra i capostipiti del genere, in azione da oltre 25 anni, con “solo” dodici album di studio all’attivo, compreso questo Street Dogs, ma con decine, forse centinaia, di pubblicazioni, in vari formati, di materiale dal vivo, le ultime, sia in CD che DVD, vertevano sul tour per Wood. E, non casualmente, per questo nuovo album, che esce a cinque anni di distanza dall’ottimo Dirty Side Down, il gruppo ha voluto applicare per la prima volta la formula del “live in studio”, ovvero tutti i musicisti insieme in sala di registrazione agli Echo Mountain Studios di Asheville, NC, sotto la guida del produttore storico John Keane, per cercare di catturare la magia di una esibizione in concerto, mantenendo il loro approccio libero e ricco di improvvisazione anche nel caso di materiale nuovo (poi, se andiamo ad esaminare attentamente, possiamo vedere che alcuni di questi brani facevano già parte del repertorio concertistico da qualche tempo): e direi che ci sono riusciti pienamente. La formazione è quella classica, con Jimmy Herring che ormai da alcuni anni affianca John Bell come chitarra solista, John Hermann, tastierista e secondo vocalist in alcuni brani, Domingo S. Ortiz con le sue scatenate percussioni che conferiscono quel elemento latineggiante, molto alla Santana, al suono, Dave Schools, il bassista, impegnato anche con gli Hard Working Americans, si porta da quel gruppo Duane Trucks, il batterista che sostituisce momentaneamente Todd Nance, assente per problemi familiari.

Il risultato è eccellente, i brani sono quasi tutti lunghi, ma non lunghissimi, c’è ampio spazio per le loro jam immancabili, ma tutte le canzoni hanno una struttura ben definita, con la consueta miscela di rock classico, anche southern, in fondo vengono da Athens, Georgia, non mancano spunti blues e derive santaniane, evidentissime per esempio in un brano come Cease Fire, e qui entriamo nel vivo, un pezzo che sembra una loro versione, riveduta e corretta, di Song Of The Wind, il bellissimo strumentale di Caravanserai, con le sue chitarre soliste sinuose e libere di improvvisare, soprattutto Herring, l’organo di Hermann e le percussioni di Ortiz a rendere ancora più avvolgente il suono e tanti piccoli particolari che rendono particolarmente affascinante la canzone. Ma il disco parte subito bene, con una scoppiettante cover di Sell Sell, brano già nel loro repertorio live, si trovava nella bellissima colonna sonora di O Lucky Man di Alan Price (tratta dall’altrettanto bello e omonimo film dei primi anni ’70 di Lindsay Anderson, con Malcolm McDowell, da vedere e sentire, nei rispettivi formati, fine della digressione): un brano ricco di groove funky, con la chitarra wah-wah di Jimmy Herring, ben sostenuta ancora una volta dall’organo di Hermann e con la sezione ritmica di Schools, Trucks e Ortiz presente in modo massiccio, soprattutto Schools, fantastico al basso https://www.youtube.com/watch?v=fZCJTiAGV5s . Notevole anche Steven’s Cat che gioca sul titolo per citare fuggevolmente frammenti di brani di Cat Stevens, mentre le due chitarre, spesso al proscenio con soli ficcanti e variegati, sostenute dalle  tastiere, girano su un mood sudista ben evidenziato anche dalla voce di Bell, che è cantante più che adeguato.

Il pezzo, come gli altri originali del disco, è scritto collettivamente dalla band, spesso creato all’impronta in studio, come nella lunga, pigra e sognante Jamais Vu (The World Has Changed), quasi jazzata nelle variazioni del piano, mentre Angels Don’t Sing The Blues, è un’altra tipica jam song della band, con continui cambi di tempo, soli a profusione delle chitarre e Bell che tenta anche un leggero falsetto https://www.youtube.com/watch?v=OqHuu9n2Www . Honky Red è una cover del canadese Murray McLachlan (che per oscuri motivi sul libretto è riportato come McLaughlin), una bella ballata che diventa un potente blues- rock chitarristico quasi alla Gov’t Mule, anche nei loro concerti, come pure Tail Dragger, il vecchio brano di Willie Dixon, con Herring anche alla slide e che sembra quasi un pezzo dei vecchi Cream, duro e cattivo quanta basta. The Poorhouse Of Positive Thinking, più laid-back, ricorda i passaggi più country del vecchio southern à la Marshall Tucker ed è cantata da Hermann, che ci regala tocchi geniali di piano https://www.youtube.com/watch?v=_Xod0sOeJR4 , con Welcome To My World, dove il produttore Keane aggiunge chitarra e voce, per un boogie sudista innervato dalla slide di Herring e dal piano che ci portano verso territori cari ai Lynyrd Skynyrd, grande brano. E anche la conclusiva Streetdogs For Breakfast https://www.youtube.com/watch?v=6uqm851dBNY , rimane in modalità boogie sudista, meno southern-rock e più bluesata, con Herring ancora una volta sugli scudi.

Bruno Conti

Ripassi Per Le Vacanze: Jam, Ma Con Moderazione?!? Moe. – No Guts, No Glory

moe no guts no glory

Moe. – No Guts, No Glory – Sugar Hill Records

Come promesso proseguiamo con i “ripassi” estivi. Questa volta parliamo dell’ultimo album della nota jam band americana, Moe., uscito alla fine del mese di maggio ma sempre attuale, se non lo conoscete. Si tratta dell’undicesimo disco di studio (e quasi altrettanti dal vivo), per il gruppo di Buffalo, NY, che quest’anno festeggia i 25 anni di attività, anche se in effetti il primo album, Fatboy, uscì solo nel 1992. Con un nome che è l’abbreviazione di una famosa canzone di Louis Jordan, Five Guys Named Moe, perché all’inizio, come ora, erano effettivamente in cinque: dal 1999 la formazione si è stabilizzata intorno ai tre leader, Al Schnier, chitarra, voce e tastiere, Chuck Garvey, chitarra e voce, Rob Derhak, basso e voce, con la coppia Vinnie Amico e Rob Loughlin che si occupa del reparto ritmico.

moe 1

Per l’occasione di questo No Guts, No Glory – già titolo di un famoso album dei Molly Hatchet, che si potrebbe tradurre “chi non tenta non sbaglia”, ma forse rende di più l’idea con il più trucido “Niente Palle Niente Gloria” – i moe. si sono affidati al produttore Dave Aron, noto per le sue produzioni in ambito hip-hop, ma anche con Prince e U2 (e che nel disco suona pure il clarinetto in un brano), che ha preso quello che era nato per essere un disco acustico, o così dicono loro, e lo ha trasformato, senza combinare disastri, in un bel disco elettrico, meno esasperato nella sua dimensione jam (?) e con più spazio per le canzoni, lasciando ai loro concerti questa maggiore propensione all’improvvisazione, anche se un paio di brani sui dieci minuti sono comunque presenti nel CD. Lukky Martin, al trombone e Willie Waldman, alla tromba, costituiscono con Aron, una piccola sezione fiati, che aggiunta alle evoluzioni sonore di Loughlin al vibrafono, conferisce pure, in un brano, una piccola patina jazzata alle procedure. In ogni caso il rock è sempre la fonte primaria del sound, con i tre leader (ed autori) che si alternano alla guida: Chuck Garvey limita il suo contributo di autore solo ad un brano, con il poderoso rock-blues di Annihilation Blues che ricorda certe cose anni ’70 tipo il primo Robin Trower, anche se le chitarre acustiche di supporto fanno risaltare l’idea alla base del progetto, poi innervate da poderosi interventi delle soliste https://www.youtube.com/watch?v=b2P5AccwY3s .

moe 2

White Lightning Turpentine, del bassista Rob Derhak, con i suoi delicati intrecci delle chitarre acustiche con il vibrafono (o è una marimba?) potrebbe ricordare certe cose prog dei Gentle Giant, anche per i suoi continui cambi di tempo, le intricate armonie vocali e il violento assolo di chitarra con slide e wah-wah. Di nuovo intro acustica e fine lavoro ai martelletti di Loughlin, per This I Know il primo contributo di Al Schnier che parte piano e acquista forza rock e chitarristica nel finale gagliardo. Same Old Story con il basso di Derhak e le due chitarre che innestano un bel groove, “infestato” dalle percussioni di Loughlin e con il titolo del brano che fa la rima con “no guts, no glory” per un brano che non è solo jam ma ha anche i parametri di una canzone https://www.youtube.com/watch?v=EEJBuS7kKxw . Viceversa Silver Sun, con i suoi quasi dieci minuti, è un esempio tipico dell’attitudine jam dei moe., https://www.youtube.com/watch?v=3uHNBTaPL3c  una partenza quasi alla Grateful Dead, sulle ali della chitarra di Schnier, che dopo un inizio psichedelico e sognante, tra West Coast e Pink Floyd, quando innesta il wah-wah va quasi verso lidi zappiani e dopo una breve pausa ci regala una bella parte in twin guitars con le due soliste che lasciano spazio ad una sezione cantata che pare uscire di sana pianta da Dark Side dei Floyd e poi di nuovo protagoniste nella grintosa lunga chiusura elettrica dove il rock prende il sopravvento e le due soliste si “sfidano” di nuovo, comunque gran musica, elegante e ricca di idee sonore, a conferma della perizia tecnica dei cinque musicisti.

moe 3

Si scrive Calyphornya, ma anche grazie alle sue gustose armonie vocali si legge California, con la musica della costa occidentale rivisitata dal gruppo dell’area newyorkese, che aggiunge tocchi jam e jazzistici grazie al vibrafono, prima di lasciare andare ancora una volta in libertà le due chitarre, sostenute anche da un tappeto di acustiche. Notevole Little Miss Cup Half Empty con il suo drive incalzante e le piacevoli ed intricate derive vocali, vicine ad un pop assai raffinato e con piccoli tocchi reggae https://www.youtube.com/watch?v=MWmHEup8ixc . Blond Hair And Blue Eyes con gli interventi decisi dei fiati potrebbe ricordare alcune cose dei migliori Blood, Sweat & Tears  o dei primi Chicago, quando il pop si fondeva mirabilmente con certo “light jazz”, ma sempre con le chitarre pronte a regalare attimi di godibilità rock https://www.youtube.com/watch?v=xMxjEeNMSuQ . Do Or Die è l’idea dei moe. di come potrebbe essere un brano bluegrass-country, ovvero ricco nel reparto percussioni, con un organo sullo sfondo e con le acustiche quasi sommerse dalla sezione elettriche, però con piacevoli armonie vocali a mitigare il lato rock. The Pines And The Apple Tree, con un bel mandolino affidato alle capaci mani di Al Schnier, ha una struttura quasi country-folk-rock, guidato dalla bella voce di Derhak che ne è l’autore, potrebbe sembrare una canzone degli America dei tempi che furono (e non è inteso come un’offesa!). Chiude l’altro tour de force del disco, la super funky Billy Goat, un brano che li avvicina ai compagni di avventure jam Phish, intricate armonie vocali, ritmi serrati ma pronti a cambiare d’improvviso e i solisti che si alternano alla guida della vettura lanciata verso un finale vorticoso. La versione digitale per il dowload ha tre brani in più (lo so rompono le palle!): Hey Ho, una piacevole canzoncina pianistica che ha tutti i crismi per essere un singolo pop, Mar De Ma, un brano strumentale latin rock a forte componente percussionistica https://www.youtube.com/watch?v=y3j5ycYsTeA , scritto dal batterista Amico e che potrebbe uscire da qualche disco dei Santana (di quelli buoni), Runaway Overlude, un altro pezzo molto intricato (già nel repertorio live della band https://www.youtube.com/watch?v=XF8o8L6afGc ) che, come da titolo, conclude le operazioni in una ulteriore vorticosa ridda di ritmi, chitarre, voci e cambi di tempo. Tutti e tre i brani niente male, ma io vado ancora per il disco fisico (magari scaricando gli extra). In ogni caso, bel disco e a ben guardare la quota jam non è poi così moderata, vogliamo dire “i soliti moe,”!

Bruno Conti

Altri Dischi Dal Vivo, Sempre Quasi Ufficiali! The Band, Stephen Stills, David Crosby, Bonnie Raitt and Lowell George, Ry Cooder, James Taylor, Tom Waits, Santana, Gram Parsons, Janis Joplin

the band palladium circles the band carter barrom

Dopo il numero speciale dedicato al triplo di Bruce Springsteen vediamo gli altri titoli più interessanti, diciamo quasi ufficiali, usciti o di prossima uscita, in questo periodo. Non vi indico le date in quanto trattandosi di etichette “ballerine” non sempre sono molto attendibili, la qualità sonora è spesso e volentieri molto buona ed il contenuto pure, trattandosi quasi sempre di broadcast radiofonici. Non dimentichiamo che i potenziali acquirenti di questi prodotti sono appassionati che il più delle volte posseggono l’opera omnia degli artisti interessati e quindi certamente non danneggiano le case discografiche e gli artisti stessi, al limite quelli che ne beneficiamo sono i misteriosi personaggi alle spalle di queste operazioni. Comunque visto che si tratta di buona musica, ed in questo Blog è quello che ce interessa, procediamo con la disamina, partendo da ben due titoli dedicati alla Band.

The Band – Palladium Circles: The Classic NYC Broadcast 1976 – Iconography

The Band Carter Barron Amphitheater, Washington DC, July 17th 1976 – Keyhole

Entrambi i concerti provengono più o meno dallo stesso periodo, gli ultimi mesi di vita del gruppo di Robbie Robertson, Levon Helm, Rick Danko, Garth Hudson Richard Manuel, un paio di mesi prima della registrazione del “mitico” The Last Waltz, e il repertorio delle serate, pur presentando parecchi punti in comune è differente nei due CD, oltre che nelle esecuzioni, quindi niente timore, non si tratta di duplicati dello stesso concerto (come può capitare in questo materiale di dubbia provenienza, dove la “fregatura” potrebbe essere proprio nel fatto che, in alcuni casi, sono gli stessi concerti, sia pure con titoli diversi, ma non è questo il caso). Questo il contenuto dei due concerti:

Palladium, New York City https://www.youtube.com/watch?v=cNk2G8SxzaA

1. Ophelia
2. The Shape I’m In
3. It Makes No Difference
4. The Weight
5. King Harvest
6. Twilight
7. The Night They Drove Old Dixie Down
8. Across The Great Divide
9. Stage Fright
10. Acadian Driftwood
11. The Genetic Method
12. Chest Fever
13. This Wheel’s On Fire
14. Don’t Do It
15. Up On Cripple Creek
16. Life Is A Carnival
17. W.S. Walcott Medicine Show

Carter Barron, Washington DC https://www.youtube.com/watch?v=qNNSYrMix8k

1. Don’t Do It
2. The Shape I’m In
3. It Makes No Difference
4. The Weight
5. King Harvest (Has Surely Come)
6. Twilight
7. Ophelia
8. Tears Of Rage
9. Forbidden Fruit
10. This Wheel’s On Fire
11. The Night They Drove Old Dixie Down
12. The Genetic Method
13. Chest Fever
14. Up On Cripple Creek
15. The W.S. Walcott Medicine Show

stephen stills bread & roses festival

Stephen Stills- Bread And Roses Festival 04-09-1978 – Klondike

Si tratta di una rara apparizione acustica al Festival benefico organizzato da Mimi Farina, la sorella di Joan Baez, e tenuto al Greek Theater di Berkeley https://www.youtube.com/watch?v=78DMXbhsuUk . Da Thoroughfare Gap, che era il non proprio fantastico disco uscito in quel periodo, per fortuna ci sono solo due brani:

1. Love The One You’re With
2. Not Fade Away
3. One Moment At A Time
4. Everybody’s Talkin’
5. 4+20
6. Colorado
7. Take Me Back To Ohio Valley
8. Jesus Gave Love Away For Free
9. Fallen Eagle
10. Old Man Trouble
11. Thoroughfare Gap
12. Medley: Crossroads/You Can’t Catch Me
13. 49 Bye Byes/For What It’s Worth

david crsoby towering inferno 1989

David Crosby – Towering Inferno: The 1989 Broadcast – Gossip

Molto buono anche questo concerto di Crosby, tenuto al Tower Theatre di Philadelphia l’8 aprile del 1989. Accompagnato da una ottima band: Michael Finnigan (keyboards), Dan Dugmore (guitar), Jody Cortez (drums), e Davey Faragher (bass/vocals), questa è la tracklist della serata:

1. Tracks In The Dust
2. Guinnevere
3. Dreams
4. Drive My Car
5. Lady Of The Harbour
6. Deja Vu
7. Wooden Ships
8. Almost Cut My Hair https://www.youtube.com/watch?v=eec9hE-WZ0k
9. Long Time Gone

bonnie raiit lowell george ultrasonic studios 1972

Bonnie Raitt And Lowell George – Ultrasonic Studios 1972 – Iconography

Questa è una vera chicca, una session agli studi Ultrasonic di NYC nel 1972, con Bonnie Raitt accompagnata alla chitarra da Lowell George, che alla richiesta del presentatore della serata di eseguire Willin’ propone una nuovissima per l’epoca (siamo ancora negli anni della guerra del Vietnam) A Apolitical Blues. Ospite della serata anche John Hammond e Freebo al basso. Questa la sequenza dei brani:

https://www.youtube.com/watch?v=1GALqVg3biE

1. Intro
2. Love Me Like A Man
3. Under The Falling Sky
4. Love Has No Pride
5. Going Down To Louisiana
6. Can’t Find My Way Home
7. Big Road Blues
8. You Got To Know How
9. Apolitical Blues
10. Riding In The Moonlight
11. As The Years Go By
12. All Night Long
13. I Can’t Be Satisfied
14. The Sky Is Crying
15. Honest I Do
16. It’s Too Late

ry cooder broadcast from the plant 1974

Ry Cooder – Broadcast From The Plant: 1974 Record Plant, Sausalito, CA – All Access

Altro eccellente reperto d’epoca, Ry Cooder ai celeberrimi Record Plant Studios di Sausalito, con Russ Titelman al basso e Jim Keltner alla batteria, più Milt Holland – percussion, drums Bobby King – backing vocals Gene Mumford – backing vocals Cliff Givens – backing vocals, in promozione radiofonica per l’album Paradise And Lunch, ci regala una delle migliori performances di una sfolgorante carriera (a dimostrazione che questi album spesso sono delle vere pepite d’oro, scovate negli archivi o riprese, migliorate, da vecchi bootleg). Grande repertorio:

1. Police Dog Blues
2. F.D.R. In Trinidad
3. If Walls Could Talk
4. Tamp ‘Em Up Solid
5. Ax Sweet Mama
6. Billy The Kid
7. Vigilante Man
8. How Can A Poor Man Stand Such Times And Live https://www.youtube.com/watch?v=i8mOF332uwQ
9. Tattler
10. Comin’ In On A Wing And A Prayer
11. Alimony
12. Teardrops Will Fall
13. I’m A Pilgrim

james taylor georgia on my mind live in atlanta 1981

James Taylor – Georgia On My Mind: Live In Atlanta 1981 – Iconography

Questo titolo in particolare è dato in uscita il 18 agosto: si tratta di un concerto di James Taylor non più nel periodo d’oro (i capelli cominciano ad andarsene) ma sempre una buona annata, 1981, non so il giorno esatto, Atlanta Civic Center, nel corso del tour promozionale per il disco Dad Loves Is Work, buono ma non esattamente eccelso, però il concerto è nobilitato anche dalla ottima band che accompagna James: Dan Dugmore e Waddy Wachtel alle chitarre, Leland Sklar basso, Don Grolnick tastiere, Rick Marotta batteria, David Lasley e Arnold McCuller, armonie vocali, più John David Souther che canta con James Taylor una fantastica versione di Her Town Too https://www.youtube.com/watch?v=CQR1In6lGCg , forse il brano migliore di quel disco. Il resto non è da meno:

1. How Sweet It Is
2. Stand And Fight
3. Up On The Roof
4. Fire And Rain
5. Steamroller
6. Daddy’s All Gone
7. Her Town Too
8. Mexico
9. Country Road
10. Money Machine
11. You’ve Got A Friend

tom waits a s mall affair in ohio

Tom Waits – A Small Affair In Ohio: FM Radio Broadcast, Live In Cleveland, 1977 – All Access

Altro notevole concerto, registrato il 25 ottobre del 1977 all’Agora Ballroom di Cleveland https://www.youtube.com/watch?v=UeHUZt6cwLU , per promuovere Foreign Affairs, ma come era spesso (ed è tuttora) vezzo di questi grandi artisti il grosso del repertorio della serata viene dal precedente Small Change:

1. Standing On The Corner
2. I Never Talk To Strangers
3. The One That Got Away
4. Depot, Depot
5. Jitterbug Boy
6. Step Right Up
7. Invitation To The Blues
8. Eggs & Sausage
9. Small Change
10. I Can’t Wait To Get Off Work

santana live at the ryanearson stadiumsantana live at the bootom line 1978

Santana – Live At The Rynearson Stadium, Ypsilanti MI 25TH May 1975 – Klondike

Santana – Live At The Bottom Line 1978: Radio Broadcast Recording – All Access

Un’altra accoppiata di concerti, questa volta relativi ai Santana, in entrambi i casi non siamo più nel periodo migliore della band del grande Carlos, ma soprattutto nel primo concerto, registrato nel 1975, l’anno dopo il grande Lotus, ci sono sprazzi della vecchia classe. Il nome della località è esotico ma siamo nel Michigan, nel concerto appare una rara Time Waits For No One https://www.youtube.com/watch?v=KBYbD62hOEY , un paio di brani da Borboletta, Soul Sacrifice dal primo album e i classici Black Magic Woman, Oye Como Va e Incident At Neshabur, canta tale Leon Patillo, Tom Coster, tastiere, Leon Ndugu Chancler, batteria, David Brown, basso, Armando Peraza, percussioni:

01 – Black Magic Woman
02 – Gypsy Queen
03 – Oye Como Va
04 – Time Waits For No One
05 – Give And Take
06 – Incident At Neshabur
07 – Savor
08 – Soul Sacrifice

Tre anni dopo, al leggendario Bottom Line di New York, 16 ottobre 1978, il disco da promuovere è Moonflower e pure questa serata sembra riuscita:

1. Well Alright
2. Black Magic Woman/Gypsy Queen
3. Dance Sister Dance
4. Europa
5. Dealer/Spanish Rose
6. Incident At Neshabur
7. Batuka/No One To Depend On
8. One Chain
9. She’s Not There
https://www.youtube.com/watch?v=wvcjlmxTeG8

10. Open Invitation
11. Jungle Strut
12. Transcendence
13. Evil Ways

gram parson featuring emmylou harris live new york 1973

Gram Parsons – Live New York 1973 featuring Emmylou Harris 2 CD Nova Sales

Questo il contenuto:

  1. Cry One More Time
  2. Six Weeks on the Road
  3. Streets of Baltimore
  4. Drug Store Truck
  5. California Cottonfields
  6. Love Hurts
  7. That’s All It Took
  8. We’ll Sweep Out the Ashes
  9. The New Soft Shoe
  10. Big Mouth Blues
  11. A Song for You
  12. We’ll Sweep Out the Ashes in the Morning
  13. Cold Cold Heart
  14. Still Feeling Blue
  15. That’s All It Took
  16. Folsom Prison Blues
  17. How Can I Forget You / Cry One More Time
  18. Ain’t No Beatle, Ain’t No Rolling Stone
  19. Song for You

Difficile capire l’esatta provenienza, visto che in passato sia la Rhino che la Sierra hanno pubblicato materiale di quel periodo. comunque molto interessante.

janis joplin on television

Per concludere con un extra, questo Janis Joplin On Television è pubblicato dalla Immortal, quindi c’è sia in CD che in DVD. Poco più di mezz’ora la durata, ma come si rileva dal retro copertina sembra materiale interessante anche in questo caso:

https://www.youtube.com/watch?v=jXlP7PyaHdA

https://www.youtube.com/watch?v=AC1TNgAx4AI

janis joplin on television back cover

That’s all, prossima lista, uscite imminenti agosto e inizio settembre, oltre alle recensioni che mancano all’appello.

Bruno Conti

Non Otis, Sempre L’Altro! Bobby Rush With Blinddog Smokin’ – Decisions

bobby rush decisions

Bobby Rush With Blinddog Smokin’ – Decisions – Silver Talon Records CD/DVD

Il disco dello scorso anno di Bobby Rush, Down In Louisiana, era, per chi scrive, un buon disco, ma non un grande disco (per quanto, forse, sia il sottoscritto a pretendere troppo, visto che il disco era candidato ai Grammy come miglior disco blues, anche se il premio negli anni ha perso parte della sua autorevolezza) e pure questo Decisions viaggia più o meno sugli stessi livelli qualitativi. Se volete leggervi la storia di Bobby Rush andate a recuperare la recensione http://discoclub.myblog.it/2013/03/03/non-quello-giusto-ma-non/ , qui posso aggiungere che il nostro amico ama circondarsi, quando possibile, di ottimi musicisti, per mantenere la sua reputazione di inventore del folk-funk, definizione che si è affibbiato da solo. Questa volta si tratta dei Blinddog Smokin’, ottima formazione funky-soul-blues capitanata da Carl Gustafson, autore della traccia di apertura (e di altre nel CD), una eccellente Another Murder In New Orleans, un brano sul lato violento della Crescent City, interpretata in modo egregio da Rush, che duetta per la prima volta in carriera con l’amico e concittadino Dr. John, un blues carico di soul, mid-tempo, ideale per la voce (e il piano) del buon Mac Rebennack e che è uno dei motivi per cui varrebbe la pena di avere questo album https://www.youtube.com/watch?v=iK1AdcX0Djg (nella foto qui sotto, non si direbbe vedendola, ma il più giovane dovrebbe essere Dr. John).

bobby rush dr. john

Album che si avvale, oltre che dei Blinddog, di una serie impressionante di ottimi musicisti provenienti da quell’area geografica, New Orleans e dintorni, dove il disco è stato registrato: Sherman Robertson, Carl Weathersby e Shane Theriot, oltre allo stesso Rush, alle chitarre, David Torkanowsky alle tastiere, una nutrita serie di fiatisti, tra i quali Mindi Abair e Chuck Findley, per ricordare i più noti, Billy Branch all’armonica e moltissimi altri. Purtroppo non sempre i risultati, per quanto apprezzabili, sono all’altezza di questo spiegamento di forze: Rush, che è un arzillo quasi ottantenne (secondo alcune biografie li ha anche superati) ha una (in)sana mania, che però ogni tanto devia verso l’ossessione, per le donne “grosse”, quantomeno in quella specifica parte del corpo e nelle canzoni ama farcelo sapere.

bobby rush 1

Bobby Rush’s Bus è un funky-blues gagliardo, con armonica, fiati e voci femminili ben piazzate nella canzone, ma Dr.Rush, un hip-hop elettronico dove Bobby “rappa” (?!?) da par suo, è una ciofeca tremenda, mentre Skinny Little Women tratta l’argomento quantomeno a tempo di blues classico, ancora con l’armonica di Branch in bella evidenza https://www.youtube.com/watch?v=cz4OToB0g5A  e Funky Old Man (che sarebbe lui), con quel fior di musicisti che lo accompagnano, ha qualche evidenza dello splendore di Rufus Thomas o James Brown, divertente, per quanto sopra le righe https://www.youtube.com/watch?v=Iq2KsjaHads . Decisions è un buon blues, New Orleans style, con organo, armonica e chitarre in bella evidenza, forse le voci femminili di supporto sono troppo invadenti e la voce di Rush mostra i segni del passare del tempo, ma è ancora gagliarda https://www.youtube.com/watch?v=_3Rni2rbd5M . If That’s The Way You Like It I Like It, uno scioglilingua più che un titolo, con i suoi fiati in overdrive e la sezione ritmica in spolvero, è un altro funky che permette alla chitarra di salire al proscenio, ma evidenzia troppo i limiti attuali della voce di Bobby.

bobbyrushwblinddog

Love of a woman è un altro blues classico, scandito ed eseguito con vigore dalla sua band https://www.youtube.com/watch?v=N5Vqi0HuXvA , bene anche Rush che si fa largo tra chitarre, piano, organo ed armonica. Discreta anche Stand Back, come molti dei brani presenti in questo album firmato da Carl Gustafson,  musicalmente sembra un brano dei Santana, solista in evidenza, fiati e vocalists di supporto ben piazzati, la voce non è memorabile e il risultato finale ricorda più i Santana delle “canzoni” recenti che la band rock dei tempi che furono. In Too Much Weekend Rush imbraccia la  chitarra acustica e ci presenta anche un lato più folk della sua produzione, un bel blues carico dove la voce è sul pezzo, vivace e decisa più che in altri brani del disco. Sittin’ Here Waiting è la bonus posta in conclusione, un altro blues elettroacustico di buona fattura che conferma il giudizio tutto sommato positivo – suonato bene, cantato anche, a parte qualche eccesso e cedimento qui è la – su questa nuova fatica del “vecchio” Bobby. Il DVD riporta il video del primo brano, l’interessante making of delle sessions dell’album e qualche intervista.

Bruno Conti

Ottimo Ed Abbondante! Ronnie Earl And The Broadcasters – Good News

ronnie earl good news

Ronnie Earl And The Broadcasters – Good News – Stony Plain

Titolo del disco e copertina direbbero già tutto ma ci dobbiamo fermare qui? Certo che no! Ormai sono diventato una sorta di biografo ufficiale di Ronnie Earl, quarto album recensito negli ultimi cinque anni, praticamente tutti quelli usciti nell’ultimo lustro. Il precedente, uscito lo scorso anno, Just For Today, era un eccellente disco dal vivo http://discoclub.myblog.it/2013/04/06/vecchio-ma-sempre-nuovo-ronnie-earl-the-broadcasters-just-f/ , questo nuovo non si discosta molto dalla formula, peraltro vincente, dei suoi dischi con i Broadcasters. Come dicevo recentemente per Dave Specter, un suo omologo e “concorrente” nel mondo dei chitarristi blues(rock) http://discoclub.myblog.it/2014/07/07/messaggio-pervenuto-forte-chiaro-dave-specter-message-blue/  Earl non canta, quindi abitualmente i suoi dischi sono strumentali, basati soprattutto sull’interplay tra la solista di Earl e l’organo e il piano dell’ottimo Dave Limina, suo fedele pard di lunga data. Anche Good News viaggia su queste coordinate https://www.youtube.com/watch?v=wCYg1mOHu-o , ma come per quello di Specter (dove appare come vocalist Otis Clay), si guadagna mezza stelletta in più per la presenza di alcuni brani cantati dalla bravissima Diane Blue (qui sotto vedete il suo unico album del 2006, di difficile reperibilità) che già appariva nel disco registrato in concerto, con una fantastica versione di I’d Rather Go Blind.

diane blue

La qualità dei dischi di Earl è in ogni caso sempre elevata, il nostro amico è uno dei massimi virtuosi della chitarra elettrica degli ultimi anni, degno erede di Roy Buchanan, Danny Gatton ed altri grandi solisti che hanno graziato la faccia di questo pianeta, come dimostrano le sue progressioni chitarristiche, che inglobano sempre alla tecnica anche un gusto per la melodia (mutuato dal Santana più “melodico” o da Peter Green) e quei blues lenti e lancinanti, dove la chitarra è una estensione naturale dei sentimenti musicali di questo personaggio. Il disco si apre con una vivace I Met Her On That Train, una improvvisazione per chitarra e organo, che ondeggia tra il jazz alla Montgomery/Smith e qualche reminiscenza country&western che gioca con le assonanze a Mystery Train e  potrebbe ricordare Gatton, ma poi si entra subito nella stratosfera del blues e del soul con una “siderale” versione di A Change Is Gonna Come, una delle più belle canzoni di tutti i tempi, scritta da Sam Cooke e qui resa alla grande dalla passionale interpretazione dell’appena citata Diane Blue, quel “I Was Born By The River” che fa da incipit al brano è uno dei versi più belli della musica degli ultimi cinquant’anni e la versione che appare in questo Good News è veramente da brividi https://www.youtube.com/watch?v=wCYg1mOHu-o .

ronnie earl 1

Neal Creque, l’autore di Time To Remember era un jazzista poco conosciuto, un pianista, scomparso una quindicina di anni orsono, e il brano è l’occasione per ascoltare una di quelle progressioni strumentali, latineggianti, che periodicamente ricorrono nella musica di Ronnie, con l’interscambio tra organo e chitarra, sempre uguale ma sempre diverso. Il pièce de resistance del disco è una versione incredibile di In The Wee Hours, uno slow blues scritto da Buddy Guy, dove la voce della Blue si insinua negli spazi lasciati dalle magistrali improvvisazioni delle chitarre di Earl e dell’ospite Zach Zunis e dal piano di Limina, per creare undici minuti di pura magia Blues, anche questa bellissima versione, difficile fare meglio https://www.youtube.com/watch?v=7LASVWQ6RR4 . La title-track Good News ti concede tre divertenti minuti di respiro prima di rituffarti in Six String Blessing, un altro lento che è un assalto alle coronarie per gli amanti della chitarra, firmata dallo stesso Earl, con l’aiuto di Diane Blue, che la canta con passione https://www.youtube.com/watch?v=iq6zWTztzLM e di Deborah Blanchard, è un ulteriore dimostrazione del perché Ronnie Earl sia considerato uno dei maggiori bluesman contemporanei, con un controllo magnifico del suo strumento. Marje’s Melody è un’altra interessante costruzione sonora, di tipo più melodico, che consente a Earl di duettare con l’altro chitarrista ospite in questo disco, il bravo Nicholas Tabarias https://www.youtube.com/watch?v=UveyVq4tqhk .

ronnie earl live

Blues For Henry, scritta con Hubert Sumlin, è un ulteriore tuffo nel blues, questa volta classico Chicago style, sempre grande controllo e tecnica ma anche molto feeling, con l’organo e la chitarra che si “sfidano” e alla fine vince l’ascoltatore. Il “trucchetto” è ribadito, a tempo di shuffle, nell’ottima Puddin’ Pie e giunge alla naturale conclusione, con una forte componente gospel, nell’ancora una volta eccellente interpretazione di Diane Blue legata ad una Runnin’ In Peace, intensa e ricca di spessore. Ancora una volta, se ce n’era bisogno, la conferma di uno dei massimi virtuosi del blues contemporaneo. L’ho già detto? Lo ripeto. E la signora è assolutamente da confermare.

Bruno Conti