Solo Per Fans! Sarasota Slim – Get Up, Get Down

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Sarasota Slim – Get Up, Get Down – Possum Phono-Graphics

 

La carriera del nostro amico, Sarasota Slim, Gene Hardage per la sua famiglia e come lui stesso si affretta a farci sapere non appena entriamo nel suo sito che, stranamente, è già aggiornato anche con l’uscita di questo Get Up, Get Down, (i siti degli “indipendenti” non lo sono spesso) http://www.sarasotaslim.com/,  dicevamo che la sua carriera si potrebbe dividere in due fasi: fase uno, capello lungo e rock allmaniano e più pungente che coincide con i primi quattro album pubblicati per l’italiana Appaloosa, fase due, capello corto e look più sobrio, si sviluppa con i 3 album stampati a livello indipendente più la partecipazione come ospite al CD dal vivo della band inglese Mark Olbrich Blues Eternity. E questa seconda fase, sempre caratterizzata dall’amore incondizionato per il Blues (rock) nelle sue varie forme è un po’ più laid-back, rilassata diremmo noi italiani, anche se poi le due fasi spesso si incrociano.

Come ad esempio in questo nuovo album che mi sembra il più pimpante degli ultimi, probabilmente a causa della presenza di Josh Nelms, un secondo chitarrista anche lui nativo della Florida come il nostro amico (che viene da Sarasota ed è magro, tanto facile) e che movimenta i brani con la sua presenza e in duetti chitarristici spesso brillanti, a partire dall’iniziale Get Up Get Down che ha un abbrivio felpato come fosse un brano di un JJ Cale delle paludi della Florida e poi lascia libero spazio alle chitarre dei due solisti con un sound tra Albert King e Ronnie Earl. Down Home è un brano tra blues e soul, come da titolo, con la chitarra-dobro di Sarasota Slim che si destreggia con classe tra l’organo e la sezione ritmica per poi lasciare spazio all’ottimo Nelms che rilascia un ficcante assolo.

 Mean Women è un altro bel funky-blues ancora con le dueling guitars in evidenza, Sarasota non ha una gran voce, (che è il difetto che hanno molti bravi chitarristi), anche se tenta il falsetto in questa canzone, e quando leggete adeguata sapete già che vi dovete “accontentare”, però dal lato “manico” compensa abbondantemente. Playing To Win è una slow soul-blues ballad ricca di pathos e col giusto sound di hammond indispensabile per questi pezzi e finale “cesellato” dalle due chitarre. All kinda blues è un funkettino un po’ di maniera mentre Boogie Down Low con un divertente call and response quasi gospel a livello vocale ci regala un breve solo di quelli southern cattivi prima maniera e vari “falsi finali”. Hungry Man l’aveva già fatta in un vecchio album e anche se forse non richiedeva una nuova versione richiama nel sound chitarristico la grinta dei primi tempi.

Plan B il brano più lungo dell’album è anche il migliore, con la chitarra slide di Sarasota Slim che ci ricorda perchè agli inizi di carriera si era scomodato addirittura il southern rock di Duane Allman (forse esagerando): tutti i musicisti hanno spazio per i loro assoli in un brano jam ricco di vigore. Titty Walk, strano titolo, ma in Florida di tette ce ne devono essere tante, è uno slow blues alla Ronnie Earl con chitarra e organo in evidenza.  Last Minute Slim è un altro funkettino francamente irritante che abbassa la qualità dell’album e anche la conclusiva Hey Dwight nonostante un intervento dell’armonica di Sarasota rimane della stessa pasta. C’è anche l’immancabile “traccia nascosta” finale che nulla aggiunge.

Tra luci e ombre un disco piacevole ma di chitarristi bravi blues ce ne sono tanti, direi per fans (di Sarasota e del genere), che non sono pochi.

Bruno Conti