Sempre Raffinatissimo Gospel Soul Rock Tra Sacro E Profano. Mike Farris – Silver & Stone

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Mike Farris – Silver And Stone – Compass Records/Ird

Mike Farris ha vissuto due vite, almeno a livello musicale: la prima come voce solista degli Screamin’ Cheetah Wheelies, rockers intemerati, selvaggi e potenti, che praticavano il rock sudista più carnale negli anni ’90, la seconda, dopo la sua conversione da ex peccatore pentito, ad eccelso praticante della musica gospel e soul, con una voce naturale e dalla modulazione perfetta, in grado di toccare i cuori degli ascoltatori, grazie ad un timbro vocale temprato dall’ascolto e dalla frequentazione con cantanti come Sam Cooke, Otis Redding, Al Green e altri mostri sacri della musica nera. Il nostro amico lo ha fatto con una eccellente serie di album solisti, inaugurata nel 2002 con Goodnight Sun, e perfezionata con altri quattro dischi, Salvation In Lights, lo splendido Shout! Live, Shine For All The People https://discoclub.myblog.it/2014/09/29/ex-peccatore-convertito-al-grande-gospel-soul-mike-farris-shine-for-all-the-people/ , per arrivare a questo nuovo Silver And Stone.

Registrato in quel di Nashville, Tennessee, con la produzione scrupolosa di Garry West,  che suona anche il basso nel CD, e guida una pattuglia di musicisti notevoli tra cui spiccano Gene Chrisman, leggendario batterista di Aretha Franklin, Elvis Presley e Solomon Burke, presente solo per Are You Lonely For Me Baby?, negli altri brani c’è Derrek Phillips,  Doug Lancio, l’ex chitarrista di Hiatt, ora nella band di Joe Bonamassa (che fa anche lui un cameo in un brano, in ricordo dei tempi in cui giovanissimo apriva i concerti degli Screamin’ Cheetah Wheelies), Paul Brown e Reese Wynans, che si alternano alle tastiere, Rob McNelly, il chitarrista di Delbert McClinton, e il suo bassista Steve Mackey, George Marinelli, solista con Bonnie Raitt, oltre ad una nutrita pattuglia di musicisti ai fiati e alle armonie vocali, in particolare le bravissime Wendy Moten e Shonka Dukureh. Con tutto questo ben di Dio è ovvio che l’album sia più che godibile, anzi gustoso: Tennessee Girl parte subito alla grande, gospel, soul e blues cantati divinamente da Farris, con Jason Eskridge alla seconda voce, e un florilegio di fiati guidati da Jim Hoke, suo l’assolo di sax. A seguire arriva una splendida Are You Lonely For Me Baby?, il celeberrimo brano di Bert Berns, cantato in passato da Freddie Scott, Otis Redding, Al Green e una miriade di altri, con le donzelle che cominciano a titillare Mike, che la canta come fosse anche lui uno dei mostri sacri appena citati; Can I Get A Witness? non è quella di Marvin Gaye, ma un brano originale di Farris, sempre in controllo del suo timbro più suadente, pezzoche profuma comunque di Motown anziché no, mentre in Golden Wings, brano dedicato al figlio, una delicata ballata cantata con voce vellutata, si fa pensoso e malinconico, quasi saggio, dopo tutti questi anni.

Let Me Love You Baby è invece proprio il brano di Willie Dixon, scritto per Buddy Guy negli anni ’60, ma suonato anche da Stevie Ray Vaughan, Jeff Beck e Bonamassa, qui ripreso in una versione tra Motown psichedelica alla Tempation e rock, con un eccellente lavoro anche al wah-wah di Lancio e Farris che sembra lo Steve Winwood dei tempi d’oro, Hope She’ll Be Happier è una canzone sontuosa, non tra le più note di Bill Withers, ma sempre cantata e suonata “divinamente” (anche visto l’argomento) da Mike e i suoi musicisti. Snap Your Finger, con doppia chitarra, Lancio e Bart Walker, è decisamente più mossa e coinvolgente, un rock’n’soul elegante dove Farris se la gode con le ragazze (in senso figurato); Breathless, del canadese William Prince, è una piacevole pop song molto godibile, seguita da Miss Somebody, altra melliflua soul ballad dalla penna del nostro amico e da una strepitosa When Mavis Sings dedicata a Mavis Staples, un funky soul in puro stile Stax con il call and response tra Mike e le due ragazze https://www.youtube.com/watch?v=Vx3kMc69asg . Movin’ Me è uno slow blues’n’soul impreziosito da un falsetto delizioso e da un paio di gagliardi assolo al wah-wah di Joe Bonamassa. In chiusura una bellissima versione di I’ll Come Running Back To You, un vecchio brano di Sam Cooke, il suo primo pezzo non gospel, interpretato con misura, rispetto e classe da Farris e soci https://www.youtube.com/watch?v=Q5opv_mGht4 , che conoscono come maneggiare la materia quasi alla perfezione.

Bruno Conti

Ex Peccatore Convertito Al Grande Gospel Soul! Mike Farris – Shine For All The People

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Mike Farris – Shine For All The People – Compass Records

Mike Farris, nella prima parte della sua carriera (e vita), è stata l’epitome perfetta del motto “Sesso, droga e rock&roll” (e anche un po’ di alcol). Proveniente da una famiglia dove i genitori hanno divorziato quando Mike aveva 11 anni, Farris ha iniziato a fare uso di droghe e alcol sin da giovanissimo, già prima dei 21 anni ha rischiato di morire per una overdose. Della quota sesso non vi è contezza, ma si dà per presunta, e del R&R vi garantisco io e la sua carriera con gli Screamin’ Cheetah Wheelies, grande band di southern-boogie-rock  https://www.youtube.com/watch?v=5bomaGmvY4M da Nashville,Tennessee, autrice di una manciata di album a cavallo tra gli anni ’90 e gli inizi dei Noughties, un paio su Capricorn, degni eredi di quella sequenza di gruppi che dagli Allman e Lynyrd Skynyrd arriva fino ai Black Crowes https://www.youtube.com/watch?v=EFvGJdB21Lw : ma oggi non parliamo di loro, però se vi capita tra le mani qualche disco degli SCW non lasciatevelo sfuggire.

https://www.youtube.com/watch?v=4GfzrbmJe_8 .

 

Farris era già un gran cantante rock, ma dopo la conversione alla musica gospel-soul-errebì, le sue doti vocali si sono vieppiù affinate inserendolo in quella ristretta cerchia di vocalist che sono bianchi di pelle ma “neri” nell’anima (inteso nel miglior modo possibile) https://www.youtube.com/watch?v=AQGnCnUpNE8 . Un modo di cantare e una voce che hanno sollecitato paragoni con i grandi della musica soul, da Al Green a Wilson Pickett, ma aggiungerei io, anche Sam Cooke e a tratti, tra i “neri bianchi”, Stevie Winwood, quindi di rimando anche Ray Charles. I due CD che vedete effigiati qui sopra sono forse i più significativi della sua discografia (ma anche il primo del 2002 e l’EP con ospiti del 2010 sono da avere): senza dimenticare che molti suoi colleghi ne hanno cantato le preci in modo inequivoco, da Buddy Miller a Marty Stuart, Rodney Crowell e Patty Griffin, tutti si sono dichiarati entusiasti di lui, oltre a gran parte della critica musicale americana, e “last but non least”, Mary Gauthier ha detto di lui “Out of the arms of defeat Mike Farris has done a victory lap…He takes people who are hurting, who are broken, who think they are alone and through just the sound of his voice he lets them know that they’re not…that’s magic.”, parole che non hanno bisogno di traduzione e rendono alla perfezione lo spirito della musica di questo grande artista. Farris, per ricambiare, ha inserito in questo Shine For All The People una versione stellare di Mercy Now, brano della stessa Gauthier che è già bellissimo di suo, ma in questa veste, attraverso un crescendo glorioso, è una perla senza prezzo in un album che è comunque di qualità assai elevata https://www.youtube.com/watch?v=Qt8wiGInALs .

 

Il nostro amico è un cantante gospel, un soul singer, uno shouter, un grande interprete ma anche valido autore, con una musica che fonde il meglio del soul della Stax, il gospel e lo spiritual più ruspanti degli Staple Singers, unendolo a elementi di blues e di rock, della musica di New Orleans e del funky più genuino di Sly & Family Stone, il tutto accompagnato da una pattuglia di ottimi musicisti, con organo Hammond B3, fiati, massicce dosi di cori femminili, chitarre e ritmiche spesso in frenetica eccitazione che fanno sì che sia impossibile non apprezzare questa musica, di per sè nulla di nuovo o innovativo, ma nello stesso tempo senza limiti temporali nella sua ineluttabile piacevolezza https://www.youtube.com/watch?v=sTUD8TX2__I . Sono dieci brani, uno più bello dell’altro (quasi tutti già da tempo nel repertorio live di Farris), partendo dalla cover di un vecchio brano blues di Blind Willie McTell, River Jordan che diventa una sarabanda di colori, con i fiati che evocano un intreccio tra la musica cubana e quella di St. Louis, una delle culle del jazz, cantata da Farris con una voce che a chi scrive, in questo brano, ricorda moltissimo un incrocio tra Al Green e il primo Stevie Winwood, quello dello Spencer Davis Group per intenderci, innamorato del soul e di Ray Charles, tra chitarre elettriche risonanti, massicce dosi di fiati, coriste e coristi non infoiati (perché non si addice al genere) ma infervorati a cantare le lodi del signore, poi parte un assolo di tromba da sballo, seguito da un clarinetto discreto e da un organo insinuante e si gode ancora di più. Jonah And The Whale è un altro vecchio classico blues di JB Lenoir https://www.youtube.com/watch?v=s-NskUFg-2Y , ma qui sulle ali di fantastico call and response tra Farris e le McCrary Sisters sembra una traccia perduta di qualche vecchio vinile di Aretha Franklin, tutto ritmo e dondolio di strumenti.

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Lo shout di Sparrow parte come uno dei vecchi 45 giri di Wilson Pickett ma poi diventa progressivamente uno spiritual, un gospel, un brano di dixieland, tra fiati e “pianini”e le solite coriste incredibili. Sulle note solitarie di un organo, Paul Brown, quello di Al Green https://www.youtube.com/watch?v=BN-F86Ha9iY, e di una chitarra, parte poi quella meraviglia che si chiama Mercy Now, con Farris che sembra il primo Sam Cooke (periodo Soul Stirrers) https://www.youtube.com/watch?v=7vEB93i0K3s  ma anche il Marvin Gaye più riflessivo e meno carnale, mentre entrano di volta in volta, archi e fiati, le voci di supporto, e il ritmo della canzone prende un crescendo inarrestabile, diventando una delizia senza tempo della buona musica https://www.youtube.com/watch?v=kPOC-RC3j3Q (ve ne ho messo tre diverse versioni in video) . Difficile fare meglio, però anche il resto delle canzoni non delude le nostre attese. Real Fine Day, scritta da Farris, non ha nulla da invidiare agli altri brani, più uptempo e vicino al soul, con tocchi eccellenti della chitarra di Kenny Vaughn, schioccare di dita a tenere il tempo, la solita patina gospel che si dipana in tutti i brani, la voce è sempre eccellente e trascinante. Così pure in The Lord Will Make A Way Somehow, con un piano saltellante che supporta il solito organo e dà al brano una atmosfera sonora che sta a cavallo tra Winwood, Ray Charles e lo Stevie Wonder migliore dei primi 70’s, con intermezzo ritmico-vocale-percussionistico e Farris che si lancia in qualche ardito falsetto, incitato dal suo eccellente ensemble di strumentisti e cantanti che lo attizza alla grande https://www.youtube.com/watch?v=pVwed2n1Pmg .

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Ottimo anche l’altro originale firmato da Farris, Power Of Love (che non è quella di Huey Lewis, nè quella di Celine Dion, che peraltro avevano un The davanti) https://www.youtube.com/watch?v=sCezQBmbkwo : questo brano non ha articoli determinativi, ma un attacco blues chitarra-organo, una andatura alla Creedence swampy in trasferta a New Orleans, poi arricchita dalla solita orgia (casta) di fiati e voci di supporto, una sorta di Heard It Through The Grapevine miscelata con Susie Q, e il mélange funziona, specie quando il brano ha qualche entratura alla Sam & Dave, specie quando Mike lascia andare la voce. Something Keep On Telling Me del reverendo C.J. Johnson nasce come spiritual/gospel. ma subisce pure lui il trattamento soul à la Farris, tutto gioia, ritmo, fiati e voci che si inseguono gioiosamente, in questo caso anche la brava Brigitte Demeyer (di cui potete leggere qui http://discoclub.myblog.it/2014/09/13/sulla-strada-americana-del-soulful-rock-dautore-brigitte-demeyer-savannah-road/) a supportare Farris. Pochi momenti malinconici nel disco, per cui anche How It Feels To Be Free, ha quell’aria errebi di stampo Stax/Hi Records, ritmata e trascinante, non puoi astenerti dal muovere il piedino e dondolarti al ritmo della musica. Un altro pezzo forte del disco (ma ce ne sono di deboli?) è la conclusiva This Little Light, intro solo contrabbasso-percussioni, nuovamente quella voce alla Winwood, poi entrano gli altri, piano, ritmica, organo, voci e la festa ricomincia, tutti insieme, “Let it shine” ad libitum fino a stordirvi, con piano, organo e chitarra elettrica a menare le danze e gran finale in crescendo. Amen!

Bruno Conti