Nel Record Store Day Made In Italy Anche Un CD, Mini! Lowlands – “San Diego Serenade” EP – For Nello!

lowlands san diego serenade

Oggi 18 aprile è il giorno del Record Store Day per il 2015. La manifestazione negli ultimi anni è diventata sempre più incentrata sulla pubblicazione di vinili, spesso inediti ed interessanti, e anche spesso assolutamente unici e bramati dai collezionisti, ma sempre, immancabilmente, carissimi! Che si tratti di 45 giri, EP, 10 pollici, LP, doppi vinili, picture disc, dischi colorati, cofanetti più o meno lussuosi e tutti a tiratura limitata, mi sembra che la manifestazione, ogni anno di più, sia diventata un ennesima scusa per il business delle case discografiche, con il meritorio obiettivo di appoggiare i negozi indipendenti, nella loro lotta di sopravvivenza verso un mercato dominato dalla grande distribuzione e dalla vendita in rete tramite i “grandi venditori”, questo cosiddetto momento di purezza, duplicato nel Black Friday americano di fine novembre, che, già dal nome, doveva essere dedicato soprattutto al vinile. Però con questo sistema di distribuzione le date di uscita si fanno ballerine, i dischi escono a capocchia, prima ma anche molto dopo il giorno fissato, sono difficilissimi da trovare e anche, come detto, molto cari: non tutti comunque, perché se tutti fossero molto costosi, uno se ne farebbe una ragione, ma i prezzi hanno un range enorme, dal ragionevole al folle, e qui sorge il dubbio del business marketting (le due t sono volute)!

record store day

Oltre a tutto, come ricordavo prima, gli altri prodotti sembrano banditi dalle pubblicazioni (quest’anno fa eccezione una ripubblicazione da parte della Unversal in musicassetta del primo demotape dei Metallica No Life ‘Til Leather, naturalmente già “sparito” prima dell’uscita), quindi niente più CD o Mini CD o Cofanetti che gli altri anni, in quantità minime ma interessanti caratterizzavano questo giorno particolare. Voi direte, giustamente, che già le case discografiche ci massacrano tutto l’anno con ristampe a getto continuo che se anche per un giorno il formato digitale viene fatto riposare non dovrebbe essere un problema: ma proprio il nulla assoluto mi sembra eccessivo, qualche ristampa o prodotto ex novo, i più interessanti, creato per il Record Store Day potrebbe uscire anche in CD.

E viene proprio a fagiolo questo EP, un Mini CD con 5 pezzi, su etichetta MRM/Appaloosa, distr. IRD, pubblicato dai Lowlands, abituali frequentatori del RSD, http://discoclub.myblog.it/2012/04/21/record-store-day-2012-bis-un-italo/ e http://discoclub.myblog.it/2013/04/17/record-store-day-2013-lowlands-left-of-the-dial-ed-abbiati-s-2/, che hanno colto l’occasione di questo disco, pubblicato come Lowlands And Friends per ricordare Nello Leandri, uno storico proprietario e gestore di negozi di dischi in quel di Pavia, scomparso il giorno di Natale del 2014 e “premiato” in modo postumo con questa cover di San Diego Serenade, il classico di Tom Waits, che sempre veniva richiesta a Ed Abbiati a livello discografico. Il 9 Febbraio del 2015 Ed ha deciso finalmente di accontentarlo e, nella cucina di casa sua, ma a livello assolutamente professionale, è stata infine registrata: tra Lowlands vari, il violino di Michele Gazich, la chitarra di Maurizio “Gnola” Ghielmo, fiati vari ed assortiti, le voci di Betti Verri e Sergio “Tamboo” Tamburelli, la classica ballata di Tom Waits viene ricreata in una bella versione che ne preserva l’immutato fascino. Nel dischetto trovate anche una versione acustica in solitaria di Can’t Face The Distance, un’altra, più acustica ancora dell’originale, presente nell’ultimo album della band pavese http://discoclub.myblog.it/2014/11/21/continua-linvasione-delle-band-pavesi-lowlands-love-etc-disco-concerto/ di Love Etc…, molto bella anche in questa versione ulteriormente più scarna, formato acustico replicato anche in I Wanne Be e portato alle estreme conseguenze nella versone demo, solo Ed e Gnola, di San Diego Serenade. Il tutto costa poco, lo potete acquistare pure in altri giorni, non è obbligatorio farlo oggi, anche perché sarebbe troppo tardi, e in ogni caso buon Record Store Day, mai dimenticare!

Bruno Conti

Una Grande Serata Tra Folk e Rock (Ma Non Solo) Con I Lowlands A Pavia!

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Lowlands – Piazza Della Vittoria – Pavia – 08/06/2013

Nello splendido scenario di Piazza Vittoria in quel di Pavia (con sullo sfondo il magnifico palazzo del Broletto), i Lowlands di Ed Abbiati hanno concluso la prima parte della loro campagna europea che li ha visti suonare da Dublino a Londra, passando per Roma e Firenze, con l’ultima recentissima tappa di Stoccolma, in un concerto che arriva a dieci anni esatti dal rientro in Italia di Ed, non occasionalmente nel giorno del suo compleanno e, particolare importante, anche di sua moglie. L’attuale line-up della band oltre ad Ed Abbiati chitarra e voce, è composta dallo storico chitarrista Roberto Diana, Francesco Bonfiglio alle tastiere e fisarmonica, Enrico Fossati al basso e Mattia Martini alla batteria.

La parte iniziale del concerto vede Ed e il suo gruppo eseguire brani tratti dal loro ultimo lavoro Beyond, a partire dal rock urbano di Lovers and Thieves, Walking Down The Street, Waltz in Time, Ashes e Hail Hail e poi una versione sempre accattivante di Gypsy Child. Si riparte da una struggente Fragile Man (scritta da Ed per un suo amico recentemente scomparso), proseguendo con un set che ripropone brani pescati dall’album d’esordio The Last Call, dove spicca per bellezza la tenue That’s Me On The Page, mentre In The End fa muovere il piedino e invita a ballare, non mancano Gotta Be (brano firmato con l’amico Tim Rogers) sana e robusta baraonda rock, per poi passare alla  dolce ninna nanna Lullaby (dedicata alle figlie). La parte finale del concerto, vede salire sul palco gli amici Alex Cambise al mandolino e Jimmy Ragazzon (leader dei Mandolin’ Brothers) per una torrida versione di Everybody Knows This Is Nowhere di Neil Young, un brano dei primi anni ’60 di Bruce Channel  in cui appariva Delbert McClinton che si narra abbia dato ai tempi alcune lezioni di armonica a John Lennon, Hey Baby, per fare ballare il pubblico presente, e una Left Of The Dial dei Replacements cantata con la rabbia degna di un Paul Westerberg. Chiudono un concerto splendido Keep On Flowing con piano e fisarmonica nel più classico blue collar rock e una acustica e dolcissima Homeward Bound.

Mentre la gente a fine concerto sfollava contenta e soddisfatta della serata musicale, pensavo che noi pavesi dovremo essere grati a gruppi come i Lowlands,  i Mandolin’ Brothers e artisti minori locali, ma altrettanto bravi (come per esempio Sergio “Tamboo” Tamburelli) che portano in giro per l’Italia e in Europa, una musica fatta di sudore, cuore e di grande qualità.

Tino Montanari     

Swing Brother Swing “Gezz All’Italiana” Live Al Milestone Di Piacenza

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Swing Brother Swing – Live Al Milestone Di Piacenza 15.01.2012 – Distribuzione Indipendente

La modalità di distribuzione dopo nome del gruppo e titolo, è un eufemismo per significare che il disco se lo fanno e se lo vendono da soli.

Ancora una volta si parla di musica italiana, “gezz”, scritto così potrebbe anche essere, ma i più accorti, già dal nome del gruppo, avranno intuito che si tratta di jazz, o meglio di un incrocio tra la musica americana e la canzone italiana vicina a questi stilemi. Il nome Sergio “Tamboo” Tamburelli era già ricorso nelle pagine virtuali di questo Blog, collegato alle imprese della band pavese dei Lowlands e in particolare la sua partecipazione al tributo a Woody Guthrie, dove immodestamente lo paragonavo vocalmente a Tom Waits. Poi una cosa tira l’altra, e sia pure in ritardo, eccomi qui a parlare dell’altra, e principale, attività musicale del buon Tamboo. Non ci sono fini nascosti, solo della sana promozione, per della buona musica, vogliamo chiamarlo un “piccolo marketting”? E chiamiamolo così.

Quelli che leggono il Blog sanno che qui non tratto spesso né di musica italiana né di jazz perché, come direbbe un recensore di stampo anglosassone come il sottoscritto “It’s not my cup of tea”, ma non perché non ami i generi, solo per mere questioni di tempo. Già non ce la faccio a sentire tutti i dischi che dovrei e vorrei, figuriamoci a recensirli, ma l’eccezione conferma la regola e, in ritardo come detto sopra, visto che è già uscito da qualche mese, eccomi a parlare di questi Swing Brother Swing. Chi sono costoro? Oltre al suddetto Tamboo, voce, e visto il cognome, washboard, abbiamo Pietro Bonelli alla chitarra e fondatore della band, Daniele Petrosillo al contrabbasso, Fabio Villaggi alla batteria e, per l’occasione, nella formazione a sei con fiati, Claudio Perelli al sax alto e clarinetto e Gianni Satta a tromba e cornetta. I 6 assi di cuori, come simpaticamente ripresi nella foto interna del CD in formato digipack. Il disco è registrato a Piacenza, ma se non sbaglio (e non lo faccio) loro sono dell’area del pavesotto, che, se non è entrata ancora in vigore la nuova distribuzione delle province, non fa parte dell’hinterland milanese, come mi è capitato di leggere in rete!

Due cose che sono saltate all’occhio “dell’abile recensore”: l’omaggio, nel logo del CD, neppure troppo velato, ad una nota etichetta discografica che non citiamo, per evitare che li faccia restare in mutande per richiesta danni e la durata di un paio di brani che ci danno l’occasione di addentrarci nel contenuto del dischetto. Che durate sono 4.68 per Carina e 4.89 per Basin Street, riportate nel retro dell’album? Non sono più 60 i secondi per minuto? Oppure queste copie sono destinate a diventare come il Gronchi rosa, materiale per collezionisti, mistero!

Otto brani e una breve intro per questo disco: il protagonista è soprattutto il bravo Sergio “Tamboo” Tamburelli, che è un entertainer, tradotto in italiano intrattenitore, ma anche “chiacchierone”potremmo dire, a causa dei lunghi intermezzi parlati e le introduzioni, mai troppo didattiche, ai brani, assai piacevoli, parte dello spettacolo in fondo. Gli altri musicisti swingano di gusto, tra musica italiana e classici del jazz. Permettete Signorina era uno dei classici di Nicola Arigliano, un crooner italiano che ha vissuto due momenti di gloria, prima negli anni ’60 con partecipazioni Sanremesi e la pubblicità di un famoso digestivo e poi nuovamente a cavallo tra fine anni ’90 e primi 2000 con una seconda giovinezza. Tamboo mescola il suo timbro vocale alla classica inflessione vocale di Arigliano, come fa pure nel primo omaggio al suo vero idolo, il grande “Satchmo”, Louis Armstrong, altro sanremese dell’epoca, di cui interpreta C’Est Si Bon, che era un brano francese portato al primo successo in inglese da Eartha Kitt, ma poi diventato uno dei cavalli di battaglia di Armstrong, di cui Tamburelli si diverte a riproporre il timbro vocale e facendolo si sente che gode come un riccio in questa sua veste di entertainer. Carina è un brano che fu portato al successo da un altro grande interprete della canzone italiana, Fred Buscaglione, ma la faceva anche Arigliano e, in anni più recenti, Ray Gelato, altro cultore del genere. Ovviamente il brano si presta al medley e in corso d’opera si trasforma in Hello Dolly che non poteva mancare.

Basin Street è una delle vie principali di New Orleans, culla dello swing, del jazz e del dixieland e di mille altri generi, ma è anche il nome di un altro celeberrimo brano di Armstrong. A proposito di brani, il nostro amico canta e gigioneggia con il pubblico, prova a farli cantare in vece della sezione fiati di Count Basie, con risultati devo dire non eclatanti (Sergio, lascia perdere, noi italiani andiamo bene per cantare le “opere” di Ramazzotti, Baglioni, al limite Vasco, quelli più meritevoli se la cavano con Bruce) ci introduce al washboard ma lascia anche ampio spazio agli altri musicisti, soprattutto Claudio Perelli, al sax e al clarinetto, che nel corso del concerto sale al proscenio più volte meritandosi quel featuring sulla cover del disco. Guarda Che Luna, ancora di Buscaglione, viene presentata come un esempio di torch song all’italiana raffrontata a quelle classiche della grande Billie Holiday, una canzone della quale, detto per inciso, dà il nome al gruppo. 20 KM Al Giorno è l’altro grande standard dell’opera di Nicola Arigliano e la versione di questo Live gliene rende merito.

Poi c’è il gran finale con Sing Sing Sing che sul CD risulta di 5 minuti e 10 ma dal counter del mio lettore si avvicina ai sette, la versione strumentale è attribuita a Benny Goodman che l’ha resa imperitura, ma secondo me è un composito con la versione originale, che era cantata, e fu scritta da un personaggio e musicista che questo genere ha frequentato con grande profitto, un altro Louis figlio di New Orleans, che fa Prima di cognome. L’ultimo brano è un ulteriore omaggio a New Orleans, un’altra strada, Bourbon Street Parade, e un’altra impersonificazione del mitico Ambassador. Le ultime parole captate dal microfono sono “A noi piace divertirci”, detto dal Tamboo al suo pubblico ed è un po’ la filosofia di questo disco. Sarà jazz o swing, come preferite, ma sempre musica per “Carbonari”, quindi adatta a questo Blog. Non credo il CD sia facilissimo da reperire ma se siete adepti del genere un piccolo sforzo vale la pena di farlo, e poi “buon divertimento” anche a voi!

Bruno Conti