Parole E Musica: Mark Twain, 150 Anni In Un CD

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Mark Twain: Words And Music – 2 CD – Mailboat Records

Lo scorso anno, il 30 Novembre del 2010, ricorrevano i 175 anni dalla nascita di Mark Twain ovvero Sam Clemens, uno dei più grandi scrittori della letteratura americana, quello delle avventure di Tom Sawyer e Huckleberry Finn per intenderci, ma anche Il principe e il povero e Un Americano alla corte di Re Artù e nella memoria della mia infanzia rimane Paolo Stoppa in televisione che lo impersonava e ricordava un motivetto che ti entra in testa e non se ne va e forse è tra le cause di questa mia passione per la musica, visto che non se ne è mai andata.

Come in tutti i tributi che si rispettino il CD esce a quasi un anno di distanza dalla data prevista ed è stato curato da Carl Jackson, un bravissimo musicista a cavallo tra country e bluegrass che si era occupato anche di Livin’, Lovin, Losin’: Songs Of The Louvin Brothers oltre a molti album a nome suo tra cui uno di duetti con Emmylou Harris. Se non volete leggere il resto questo è il cast e i brani del doppio album:

HuckFinn: Jimmy Buffett
Narrator:Garrison Keillor

Mark Twain: Clint Eastwood
Susy Clemens: Angela Lovell

DISC ONE:
1. “Helloyourself, and see how you like it…”
2. When Halley Came to Jackson ~
Emmylou Harris
3.“Hannibal, Missouri, where my boyhood was spent…”

4. Better Times a’ Comin’ ~ Doyle Lawson & Quicksilver

5. “Heagreed to teach me the Mississippi River…”

6. Run Mississippi ~ Rhonda Vincent

7.“Several years of variegated vagabondizing…”

8.A Cowboy in His Soul ~ Bradley Walker

9. “Itliberates the vandal to travel…”

10.Safe Water ~ Carl Jackson

11. “Youain’t ever to love anybody but me…”

12. I Wandered by a Brookside ~ The Church Sisters

13. “Itwas a mighty nice family…”

14.Beautiful Dreamer ~ Sheryl Crow

 

DISC TWO:
15. “Don’tscrunch up like that, Huckleberry…”
16.Huck Finn Blues ~ Brad Paisley

17. “Thecrows would gather on the railing and talk about me…”

18. Indian Crow ~ Marty Raybon

19. “Sowounded, so broken-hearted…”

20. Love is On Our Side ~ Val Storey

21. “Wheresoevershe was, there was Eden…”

22. I Know You By Heart ~ Vince Gill

23. “Myconscience got to stirring me up hotter than ever…”

24. Ink ~ Joe Diffie

25. “Thereport of my death was an exaggeration…”

26. Comet Ride ~ Ricky Skaggs
27. “The truth, mainly…”

Per chi è rimasto, ebbene sì, dei 27 brani contenuti ben 14 sono parlati, le voci sono “importanti”, a partire dal grande Clint Eastwood passando da Garrison Keilor (che è quello di A Prairie Home Companion) per arrivare a Jimmy Buffett (che non canta, ma è il proprietario dell’etichetta che pubblica l’album). Angela Lovell non la conosco, ma mi dicono sia molto famosa in America e non so dirvi neppure se è parente di Cindy Lovell che è quella che ha avuto l’idea originale del progetto poi portato a termine dall’amico d’infanzia Carl Jackson. Tornando ai brani parlati saranno pure fondamentali per dare forma alla storia ma per chi non è di madre lingua inglese (e anche per molti di loro) sono una palla terribile, con tutto il rispetto per Clint Eastwood e soci.

Per fortuna che: primo, il CD, anche se non di facile reperibilità, costa come un singolo (poi esiste la famosa funzione skip), secondo, per la gran parte, è molto bello. Country e bluegrass, quindi sapete il genere, ma un buon disco.

A partire da Emmylou Harris che in When Halley Came To Jackson torna a quelle atmosfere country che ne hanno fatto la fortuna, con grande efficacia e la sua voce inconfondibile. Tra i brani migliori anche Run Mississippi cantata da Rhonda Vincent, una degna “rivale” per Emmylou, che ha pubblicato di recente un bellissimo disco di duetti con Gene Watson (ovviamente per chi ama il country), le Church Sisters, due ragazzine gemelle (ma che non si assomigliano per niente, vedi foto) con delle voci acerbe ma assai piacevoli, soprattutto Savannah, che cantano la malinconica I Wandered By A Brookside.

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“Strana” la partecipazione di Sheryl Crow che canta Beautiful Dreamer a cappella a conclusione del primo CD. Complessivamente i brani sono tutti piuttosto buoni con Brad Paisley, Vince Gill e Joe Diffie come Bradley Walker nel primo disco, che spostano l’asse del suono verso un country più alla Nashville ma sempre di buona fattura. Non conoscevo Marty Raybon come solista poi ho scoperto che era il cantante degli Shenandoah, un buon gruppo country di qualche annetto fa, bella comunque Indian Crow. Non male anche Love Is On Our Side con piano e dobro a sostenere la voce di Val Storey, altra cantante che non conoscevo (ma quante ce ne sono negli States?). Ottimo finale con uno scatenato bluegrass cantato da Ricky Skaggs Comet Ride.

Volendo, se vi piace il genere, si può fare, il disco è molto piacevole e l’argomento è sicuramente interessante, oppure leggetevi qualche buon libro di Mark Twain!

Tolgo uno dalla pigna degli arretrati!

Bruno Conti

Provare Per Credere! Eric Clapton – “Clapton”

 

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Eric Clapton – “Clapton” – Reprise/Warner Music 28-09-2010

Detto fatto, eccomi qui, l’ho ascoltato un paio di volte e applicando il metodo San Tommaso dopo averlo provato devo dire che “credo”!

Non è il capolavoro assoluto che si poteva desumere da alcune anticipazioni ma in confronto a Back Home e Reptile non c’è gara. Clapton ha ormai superato quella fase degli anni ’80 in cui per poter rimanere sotto contratto con la Warner (e non rischiare di fare la fine dei colleghi Van Morrison e Joni Mitchell bruscamente messi alla porta) si era adattato allo “stile sonoro” impersonificato dall’amico Phil Collins e realizzando dischi come Behind The Sun e Journeyman si era ritagliato uno spazio nelle classifiche di quegli anni ma non nei cuori dei suoi ammiratori più fedeli.

Poi, negli anni 2000, libero dalle ansie da classifica ha deciso di dedicarsi a un recupero del suo passato: prima la reunion dei Cream, poi il tributo a Robert Johnson, i dischi di duetti con B.B.King e JJ Cale, prima la tournée e poi il disco e il Dvd con l’amico Stevie Winwood ritrovato in uno di quei Crossroads Festival dove ogni tre anni può indulgere in virtuosismi chitarristici con uno stuolo di amici suoi e dello strumento per antonomasia del blues, del rock e di qualsiasi altro genere vi venga mente,

Placati i suoi e nostri desideri di sentirlo suonare come Dio comanda, gli mancava un bel disco di quelli che si è soliti definire roots (ma le sue radici), tipo gli ultimi di Robert Plant per intenderci (anche se più roots di un disco di brani di Robert Johnson è dura). Allora non essendo T-Bone Burnett disponibile (scherzo, non so se l’abbia contattatto, non credo perchè ormai sta diventando come il prezzemolo, è ovunque, con ottimi risultati per l’amor di Dio, e comunque non credo che avesse il tempo materiale per farlo) ha deciso di fare in proprio.

Presentato come il primo disco che contiene materiale originale dai tempi di Back Home in effetti ha solo un brano nuovo firmato da Eric Clapton, Run back to Tour Side, curiosamente quello dove la chitarra viaggia di più, il più blues-rock del disco, quello che ricorda di più lo Slowhand degli anni ’70 con Doyle Bramhall che lo spalleggia alla seconda solista slide e il suo gruppo, con gli ottimi Jim Keltner alla batteria, Willie Weeks al basso e Walt Richmond alle tastiere gira a pieno regime con risultati eccellenti, non male anche i classici coretti di voci femminili.

Per il resto sono tutte cover con l’eccezione del brano firmato da Doyle Bramahll con Justin Stanley e la moglie Nikka Costa, Diamonds Made From The Rain, una bella ballata cantata in coppia con la sua ex Sheryl Crow il potenziale singolo, un brano lento nello stile tipico di Clapton che ci delizia anche con un paio di gustosi assoli (il suo marchio di fabbrica) mentre l’organo e una sezione di archi lo rendono molto raffinato, comunque una bella canzone che sfugge certe caramellosità del passato e il sound tamarro di alcuni dischi.

Dunque le cover: qui si spazia attraverso tutto lo scibile umano e anche oltre. Si va dallo shuffle dell’iniziale Travelin’ Alone dove Keltner si inventa uno strano ritmo strascicato e il buon Enrico trattiene la sua chitarra entro i limiti di un blues molto canonico senza concessioni al rock, watch?v=lODvwaqxiV4,  si passa poi a Rocking chair un classico firmato da Hoagy Carmichael molto jazzy dove si fa aiutare, in punta di plettro, da Derek Trucks e JJ Cale, e proprio di quest’ultimo ricorda lo stile pigro e indolente.

JJ Cale che è anche l’autore di Rivers Run Deep e che è inconfondibilmente sua, ma Clapton come sempre quando interpreta Cale ci aggiunge una maggiore energia e degli elementi di coloritura, in questo caso una sezione di archi della London Session Orchestra, un organo insinuante suonato da Richmond e la batteria più grintosa, oltre al suo timbro chitarristico più “grasso”. Arrangiamento delizioso. Judgement day non è quella di Robert Johnson, si tratta di un brano scritto da Snooky Pryor, un blues molto “classico” con il collega Kim Wilson all’armonica che aggiunge una patina di vissuto molto autentica confermata dall’arrangiamento doo-wop delle armonie vocali, un tocco di classe.

How Deep Is The Ocean è un altro brano che fa risalire la sua origine agli anni ’30 (Clapton aveva detto in alcune interviste che in questo disco voleva inserire tutti i suoi amori musicali giovanili, quindi oltre al blues la grande musica americana, non era un amante del pop nella sua gioventù londinese): il brano firmato da Irving Berlin, cantato con voce melliflua da Clapton si avvale di un altro arrangiamento raffinatissimo, ancora gli archi, il piano di Richmond e un assolo di chitarra elettrica che allora non veniva ancora usata, nel finale Wynton Marsalis aggiunge un assolo di tromba cristallino in puro stile Armstrong, la batteria spazzolata e il contrabbasso aggiungono autenticità al suono. Chi li avrebbe mai detto? Ma il buon Enrico l’aveva detto varie volte e nell’unplugged c’erano dei segnali in tal senso.

My Very Good Friend The Milkman è ancora più autentica, puro New Orleans style, ma quello delle origini, è stato un successo di Fats Waller e quindi doppia razione di pianisti, con Clapton deliziato che introduce da smaliziato crooner prima Walt Richmond e poi Allen Toussaint, con la sezione di ottoni formata da Wynton Marsalis e Trombone Shorty che si dividono amabilmente i compiti, direi perfetta.

Torna Kim Wilson per un altro omaggio ad uno dei grandi dell’armonica, Little Walter, Can’t Hold Out Much Longer è blues Claptoniano di quello quintessenziale che parte dagli Yardbirds e Mayall per arrivare ai giorni nostri passando per Muddy Waters ed il blues tutto.

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Clapton e Cale duettano ancora in un’altra piccola perla chiamata That’s No Way To Get Along scritta da un altro bluesman oscuro (per i non appassionati) Robert Wilkins: se agli altri viceversa risulta familiare, fans degli Stones in particolare, è perché sotto il nome di Prodigal Son faceva la sua bella figura su Beggars banquet, Doyle Bramhall II sale al proscenio con una bella serie di assoli alla slide mentre Clapton e Cale si “limitano” ad accompagnare. Nel finale scappano anche dei fiati in libertà.

Everything Will Be Alright segna la quarta ed ultima apparizione di JJ Cale, l’arrangiamento con una sezione di archi e fiati è molto corposo e vivacizza il solito stile laidback dell’autore, all’organo c’è Paul Carrack. Di Diamonds Made From Rain che è il singolo tratto dall’album abbiamo detto, comunque confermo, molto bella!

Visto che il primo è venuto bene Clapton ci propone un altro brano del 1935 di Fats Waller, When Somebody Thinks You’re Wonderful, qui l’effetto New Orleans è ancora più marcato, con Marsalis, Richmond e Toussaint che danno il meglio di sé in un brano swingante e delizioso.

Per Hard Times Blues un blues scritto da quell’oscuro bluesman di nome Lane Hardin di cui non esistono foto note, Clapton sfodera addirittura il mandolino che affianca alla sua chitarra e alla slide di Bramhall per un sentito omaggio al Blues dei tempi della Grande Depressione. Se la parola Blues ricorre più volte in questo paragrafo è del tutto voluto!

Di Run back to your side abbiamo detto: aggiungo che secondo alcuni in questo brano c’è anche Derek Trucks che nella lista di musicisti fornita dalla casa discografica non appare, ma potrebbe essere visto che sicuramente in tre brani non c’è Jim Keltner sostituito alla batteria da Abe Laboriel Jr (quello del gruppo di Paul McCartney, la personcina per intenderci) in due brani e da Herman Labeaux nel New Orleans style di When somebody…Secondo altri ci sarebbe pure Stevie Winwood ma non credo, con tutti i tastieristi presenti.

Conclude le operazioni Autumn Leaves che sarebbe l’adattamento americano fatto da Johnny Mercer di Les Feuilles Mortes. Certo che non avrei mai creduto di sentire Eric Clapton cantare, e pure bene, Le Foglie Morte. Strano ma vero e da sentire i due assoli, prima alla acustica e poi all’elettrica, raffinattissimi, d’altronde la classe non è acqua! Il brano è stato scritto l’anno in cui Clapton nasceva, coincidenza?

Contrariamente a quanto annunciato esiste una versione Deluxe con CD oro 24 carati, libretto di 16 pagine, litografia, foto, acquistabile solo sul sito di Clapton alla modica cifra di 40 dollari più spese di spedizione. Non manca la classica bonus track You Better Watch Yourself. Ma non è tutto chi acquista il CD per il download su iTunes trova un’altra bonus track, diversa, I Was Fooled, Che palle, aggiungo io!

Nonostante tutto ciò l’allievo Clapton è promosso (a parte la pettinatura), un bel 7,5!

Bruno Conti

Speravo Meglio! Sheryl Crow – 100 Miles From Memphis

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Sheryl Crow – 100 Miles From Memphis – A&M/Universal

Per dirla tutta sarebbe, “Speravo meglio ma temevo il peggio!”, per questo settimo album di studio di Sheryl Crow dall’esordio avvenuto nel 1993 con il classico Tuesday Night Music Club (che rimane il suo migliore) si erano spese parole più che lusinghiere che annunciavano un ritorno alle origini, sonorità ispirate a Delaney & Bonnie, al soul degli anni ’70, alla musica di Memphis, tutte informazioni che lasciavano presagire un disco fantastico, ma allo stesso tempo si leggeva di collaborazioni con Justin Timberlake, ma anche con Keith Richards, quindi voci contrastanti e avevo sospeso il mio giudizio promettendovi di parlarne non appena lo avessi sentito e quindi eccoci qua!

Il disco esce la settimana prossima, consta di 12 brani, è stato prodotto da Doyle Bramhall II (il pard di Eric Clapton degli ultimi anni) e Justin Stanley (che è uno dei tanti “E chi è costui? che costellano il panorama musicale americano, ex membro dei Noiseworks e marito di Nikka Costa, ha prodotto Jet, Jamie Liddell, Baby Animals e viene accreditato anche come produttore di Ryan Bingham ma non me lo ricordo, forse nel prossimo disco). Sto menando un po’ il can per l’aia? Veniamo al dunque?

Per gradi, con calma, ci arriviamo! Il primo brano Our Love Is Fading, per cominciare, è fantastico, oltre 6 minuti di rock-soul-blues-errebi nella migliore tradizione del Clapton a trazione Delaney & Bonnie dei primi anni ’70, con chitarre, fiati impazziti, organo e tastiere, ritmi rock che vanno a braccetto con il miglior R&B, coretti irresistibili e groove inarrestabile, partenza micidiale con citazioni di classici del soul nel testo e un finale chitarristico che mi fa sospettare una comparsata del buon Eric oppure Doyle Bramhall ha sfoderato la grinta dei giorni migliori.

Il chitarrista nel secondo brano Eye to Eye è il buon Keith Richards senza ombra di dubbio, Sheryl Crow dice di avere subito pensato a lui per questo brano in quanto trattasi dell’unico bianco in grado di creare un riff reggae con l’autenticità di un giamaicano (e poi è suo amico, uno degli Stones, si chiama marketing ragazzi!): devo essere sincero, mmmhh, mmmhh… e non ho il mal di pancia.

Vogliamo parlare della tanto strombazzata (e temuta dal sottoscritto) collaborazione con Justin Timberlake nella cover di Sign Your Name di Terence Trent D’Arby? Sono stati scomodati riferimenti al classico sound degli Studi della Hi-Records quelli dei dischi di Al Green, per il classico thud-thud dei ritmi, a me pare un discreto brano di nu soul dove Timberlake fa i coretti tra tanti altri, niente di memorabile, sembra quasi un brano di Terence Trent D’Arby! Appunto!

Summer Day, il singolo, è un piacevole brano di stampo radiofonico che ricorda le cose migliori di inizio carriera di Sheryl Crow, fiati e archi non troppo invadenti, coretti accattivanti, un ritornello orecchiabile, molto fresco, commerciale ma nella migliore tradizione del classico pop.

L’album è stato registrato parte agli Henson Studios di Los Angeles e parte agli Electric Studios di New York, quindi direi che siamo a più di cento miglia da Memphis, che sarebbero quelle che separano Kennett, Missouri (dove è nata Sheryl Crow) dalla città del Tennessee (dove invece è nato, sorpresa, Justin Timberlake). Long Road Home è un altro brano nello stile tipico della Crow con qualche fiato in più mentre Say What You Want ha un bel groove seventies, ritmi funky con un bel basso che pompa, allla Sly Stone, una armonica reminiscente di Stevie Wonder, fiati esuberanti, non male.

Peaceful Feeling è anche meglio, il basso pompa ancora più alla grande, ci sono riferimenti più o meno velati a Dance to the music e Summer Breeze comunque il piedino fatica a rimanere fermo, qui siamo proprio in un delirio di soul anni ’70 e pure di quello buono. Stop è la prima ballata del disco ed è anche molto bella, molto melodrammatica ma come dovrebbero essere questo tipo di brani, cantata con grande partecipazione, con le sue pause ad effetto, i suoi archi, tutti gli elementi giusti al posto giusto, praticamente perfetta, veramente molto, ma molto bella, uno dei brani migliori nella discografia di Sheryl Crow.

Sydeways è una cover di un grande successo di Citizen Cope (ammetto che con conoscevo, conosco Citizen Kane), che appare pure a duettare nella sua canzone, il brano è un altro lentone ad effetto che ha un suo perché ma non è bella come la precedente comunque molto piacevole e lui ha una bella voce, molto sensuale che ben si accoppia con quella della nostra amica Sheryl.

100 Miles From Memphis, dopo tante promesse, finalmente ci trasporta in quel di Memphis, primi anni ’70 in piena epoca Hi-records con i fantasmi di Al Green, Ann Peebles e Willie Mitchell che aleggiano sulla musica (anche se, per la precisione, solo Mitchell non c’è più), bello l’assolo di chitarra, credo del solito Bramhall che ogni tanto si lascia andare. Roses and Moonlight è un funky vagamente futuribile alla Curtis Mayfield o alla Isaac Hayes, con tanto di wah-wah d’epoca, derivativo ma molto piacevole, forse un tantinello troppo tirata per le lunghe.

Last but not least, anzi, forse il momento migliore, è la cover della leggendaria I want You back dei Jackson 5 dove per l’accasione la Crow sfodera una tonalità che ricorda in modo impressionante il Michael Jackson poco più che bambino di quegli anni: un tributo al musicista con il quale ha iniziato la sua carriera come corista nel Bad Tour della fine anni ’80 e in ogni caso una bella canzone che non perde mai la sua esuberante freschezza con il passare delle decadi. Bella versione che conclude in gloria un disco che ha i suoi alti e bassi ma che nel complesso, pur senza entusiasmare, mi sembra meglio del precedente Detours. Promossa con riserva, da risentire! watch?v=7Y_G5QPFMfs

Bruno Conti

E’ Arrivata L’Estate! Novità Luglio Parte II – Sheryl Crow, Indigo Girls, Tom Jones, E L & P, Jackson 5, Tired Pony, Marc Cohn Eccetera

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Nel post precedente dedicato alle anticipazioni di luglio l’estate non era ancora arrivata ma ora ci siamo, anche troppo, bastava meno. Tra i titoli che erano rimasti indietro, per esempio, l’ottimo nuovo album di Dr. John & The Lower 911 Tribal che segna un inaspettato ma gradito ritorno allo stile più funky e “misterioso” del dottore con l’ottimo Derek Trucks ospite in un brano, in America esce il 3 agosto ma da noi su etichetta Proper/Ird è gia disponibile.

Sempre in questi giorni negli States è uscito un nuovo doppio dal vivo delle Indigo Girls Staring Down The Brilliant Dream, etichetta Vanguard Records è approdato sotto forma import anche nel territorio italico: confezione bellissima, 31 brani e non solo le canzoni più note ma una selezione di brani effettuata con molta cura da Amy Ray e Emily Saliers che nel lussuoso libretto raccontano brano per brano la genealogia della scelta di ogni singolo brano tra cui alcune ottime cover, tra tutte vi segnalo Dont Think Twice It’s Allright e Wild Horses, non manca Closer to Fine. Ospiti Brandi Carlile e Jill Hennessy (proprio quella di Crossing Jordan e Law & Order che è anche una brava cantante).

Il 29 giugno negli States e il 13 luglio da noi è uscito (uscirà) un bellissimo doppio CD per la Hip-O Select/Universal dedicato ai Jackson 5, Live At The Forum raccoglie due concerti completi registrati, il primo il 20 giugno del 1970 e il secondo il 26 agosto del 1972, entrambi al Forum di Los Angeles. Bella musica tratta dal loro repertorio Motown per Michael Jackson e fratelli, con qualche cover a sorpresa, Bridge Over Troubled Water di Simon & Garfunkel, It’s Your Thing degli Isley Brothers e There Was A Time di James Brown.

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Il 20 Luglio esce il nuovo disco di Sheryl Crow 100 Miles From Memphis che segna un ritorno alle origini, musicali e non, per la nostra amica: registrato in quel di Memphis, Tennessee con la produzione di Doyle Bramhall II dovrebbe segnare un ritorno alla miglior forma per la “biondissima” Crow. Dico “dovrebbe” perchè la scelta di brani e ospiti è quantomeno contradditoria, a fianco dell’amico Keith Richards alla chitarra nelle reggaeggiante Eye To Eye abbiamo anche Justin Timberlake (?!?) seconda voce in una cover di Sign Your Name di Terence Trent D’arby (magari è bellissima, sentiamo e poi vedremo). Visto che siamo in argomento Jackson 5, la bonus track è una versione del loro cavallo di battaglia I want You Back. Sheryl Crow nella presentazione dice di essersi ispirata per questo disco alla musica della Stax e a Delaney & Bonnie. A proposito di Delaney & Bonnie (ma poi ci torniamo con un Post o due all’uopo), il 27 luglio la Rhino Handmade annuncia una megaedizione Deluxe quadrupla del loro mitico disco dal vivo On Tour. Ho già provveduto ad accendere un mutuo per prenotarlo visto che costa 80 dollari + spese di produzione ma è l’unico modo per averlo.

A proposito di passato, il nuovo album di Marc Cohn Listening Booth 1970 è composto tutto di cover di brani del 1970, esce il 20 luglio con la produzione di John Leventhal che ha prodotto l’ultimo The List di Rosanne Cash (oltre a esserne il marito): canzoni di Van Morrison, Simon & Garfunkel, John Fogerty, Cat Stevens, Paul McCartney, Joe Cocker, John Lennon, una goduria insomma-

I Tired Pony sono una sorta di mini supergruppo indie, il loro disco di esordio si chiama The Place We Ran From, esce il 20 luglio in America ma da noi dovrebbe essere nei negozi già il 16 per la Coop/SElf. Chi sono costoro? Si tratta del cantante e frontman degli Snow Patrol Gary Lightbody, di Peter Buck e Scott McCaughey dei R.e.m., del batterista dei Belle & Sebastian (OK! Richard Colburn), ospiti Zooey Deschanel degli She And Him e Tom Smith degli Editors. Se ne parla molto bene, suono country-rock/roots alla Wilco o Lambchop.

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In breve, molto in breve: il 27 luglio esce anche il nuovo di Tom Jones, Praise and Blame segnalato come…indovinato!, un ritorno alle “radici” con un sound scarno e vitale a cura di Ethan Johns (e quindi ci si può credere). Tutti brani della tradizione country, blues, gospel e soul con BJ Cole, Booker T Jones, Gillian Welch, David Rawlings, Orin Waters. Suona molto promettente!

Quel Box di Emerson, Lake & Palmer che vedete effigiato qua sopra mi puzza un po’! Nel senso che trattasi di cofanetto quadruplo pubblicato dalla SHout Records americana e viene annunciato come un raccolta di materiale dal vivo tratto da vari bootleg e rimasterizzato in modo ufficiale. Suona molto simile (ma con molto meno materiale) ai cofanetti che la Sanctuary ha pubblicato qualche anno fa in Europa ma non ho avuto tempo di verificare la lista dei brani. Controllo e vi faccio sapere.

La copertina del nuovo Los Lobos Tin Can Trust è solo per libidine, esce il 3 agosto, quindi ne riparliamo più avanti, ma visto che il 4 luglio sono in concerto a Milano era una occasione per ricordarlo.

Il 17 agosto ma il 24 da noi esce John Mellencamp No better than this, il 31 agosto Dream attic di Richard Thompson, il 14 settembre Band Of Joy di Robert Plant, ma basta farvi soffrire, ne parliamo al momento giusto. Nei prossimi giorni, però recensione Mellencamp, sto studiando.

Bruno Conti

Repetita Iuvant. Ma Ne Ho Parlato? Stones In Exile DVD

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Rolling Stones – Stones In Exile – Eagle Rock DVD – 145 mins.

Non mi sembra di averne parlato, l’avessi fatto questa volta ripetersi giova!

Abbiamo avuto il CD singolo, Il CD Doppio Deluxe con 10 bonus inedite, il Box in Vinile, il Megacofanetto con 2 CD, Vinile, Libro e DVD (ma non è questo) poteva mancare il DVD? Certo che no, e infatti eccolo da ieri in tutti i negozi. Rispetto al documentario presentato a Cannes e che dura circa un’ora ci sono oltre 95 minuti di contenuti extra con interviste inedite, filmati e tutto quello che rende questo DVD un must have.

Per la gioia di grandi e piccini è sottotitolato anche in italiano. Musica ce n’è poca, molto poca ma per quello avete già il disco, rimane un documento imperdibile sugli Stones all’apice della loro carriera.

Da ieri, 15 giugno, in tutti i negozi, un piccolo appetizer (questo forse già messo!).

Bruno Conti