Una Cantante “Indipendente”. Susan James – Highways, Ghosts, Hearts & Home

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Susan James – Highways, Ghosts, Hearts & Home – Self-released

Torniamo alle voci femminili “sconosciute” e in giro ce ne sono parecchie. La nostra amica Susan James viene dall’area della California e questo Highways, Ghosts, Hearts & Home è già il suo quarto album ed è proprio bello. Niente di straordinario per carità ma indicat(issimo) per chi ama le voci femminili di qualità. Qualcuno si chiederà perché questo e non un altro e non saprei sinceramente dirvelo, forse perché nella mia avida ricerca di nomi nuovi ed interessanti questo mi è capitato tra le mani!

Breve interludio.

Qualcuno si chiede, giustamente, perché di solito parlo solo in modo positivo dei dischi e degli artisti che tratto. Non sempre, soprattutto nelle anticipazioni delle novità qualche commentino pepato mi scappa. Ma dato che in rete ci si può imbattere nei cugini, zii, nipoti, fratelli, amiche del cuore (o semplicemente fans) dei vari Drake, Lady Gaga, Britney Spears e altre tavanate immani e non avendo nè il tempo nè il modo di rispondere a questi personaggi che subito si inalberano per eventuali commenti sui loro beniamini, preferisco ignorarli, non parlarne. Se secondo un giudizio assolutamente personale qualcosa non mi piace o non mi interessa non ne parlo proprio, poi sbaglierò i giudizi dei dischi di cui parlo in termini positivi ma è un parere personale e quindi opinabile. Voi lo leggete e se non vi piace cambiate Blog, tanto è gratis. Chiaro!

Torniamo a Susan James. Genere musicale? Uhm, direi country-rock losangeleno con ampie spruzzate di vagamente morbida psichedelia sixties ma anche singer-songwriter classica stile 70’s. Capito!

No. Pensate ai I See Hawks in LA (classica band californiana di country-rock che si rifà al sound classico di Flying Burrito Brothers, Eagles, Poco, Ozark Mountain riportato ai giorni nostri) e prendete tre elementi del gruppo. Fatto. Aggiungete Danny McGough della band Shivaree e il violinista Gabe Witcher dei Punch Brothers uno dei gruppi leader del filone del neo-bluegrass.Anche il batterista DJ Bonebrake (X, Kintters). Al risultato ottenuto aggiungete una cantante con una bella voce, un bel leggero contralto che può ricordare la giovane Joni Mitchell (ma giusto un po’) o la prima Carly Simon, quelle voci limpide e naturali, calde ed espressive, da donna matura ed indipendente che oltretutto si scrive tutte le canzoni da sola…

Potreste trovarvi ad avere tra le mani un album che assomiglia molto a questo: aperto dal country-rock allegro e leggemente psych dell’iniziale Airstream Girl, una boccata d’aria californiana, dove le chitarre profumano di Byrds, il basso è netto e marcato, la batteria leggera e agile e la voce scivola su un sottofondo estremamente piacevole ma di qualità superiore. Se rallentate le atmosfere, trasformate le chitarre in acustiche, inserite un banjo che dona un’aria vagamente alla Fairport Convention prima maniera quando l’amore per la musica della West-Coast divideva il gruppo di Sandy Denny e Iain Matthews dai concorrrenti folk-rock britannnici ed otterrete questa A Weed is not a weed, impreziosito da un mandolino e dalla voce cristallina della James che si conferma vocalist di gran pregio.

Quando il violino di Gabe Witcher fa il suo ingresso il suono del brano Thank You Tomorrow ci porta proprio al country-bluegrass di gruppi come Country Gazette o Dillards ma con una voce femminile. Mi rendo conto che per molti questi rimandi a nomi “antichi” può sembrare arcano ma fate una ricerca “moderna” su Wikipedia e risolvete il problema. On your side con una chitarra riverberata, il controcanto maschile dei musicisti e la voce molto ricca di tessiture sonore della James ed una certa aura misteriosa del brano ci rimanda al suono dei cantautori più classici e ricercati. In Cold Moon On The Highway fa la sua apparizione addirittura una baritone guitar e il tempo del brano ricorda quello delle cowboy songs alla Ghost Riders con i suoi ooh-aah dei coretti e altri geniali tocchi di gusto negli arrangiamenti sempre molto raffinati e semplici al contempo.

Old Jug Song con un banjo in primo piano nella struttura della canzone e poi altri strumenti acustici che entrano mano a mano è una perfetta fusione tra folk e country. D’altronde se musicisti come Bob Weir, Lindsey Buckingham, Richard Thompson, Ryan Adams e altri l’hanno citata come una delle voci più interessanti che circola nel nuovo panorama musicale americana e poi l’hanno voluta per aprire i loro concerti un motivo ci sarà.

Sentitevi un brano come Out In The Woods che evoca passeggiate nel mitico Topanga Canyon dove Susan James vive con la sua famiglia e godetevi la voce pura e ricca di ottave della stessa che crea un’atmosfera calda ed avvolgente. Che ci volete fare il sottoscritto ha un debole per le belle voci e questa della James è proprio bella. Quello che è sorprendente è il fatto che il trascorrere degli anni non ne ha intaccato la purezza perché la “ragazza” non è più una giovanissima, la prima parte della sua carriera si era svolta negli anni ’90, poi una lunga pausa per creare una famiglia (13 anni) e il ritorno alla musica arricchita da nuove esperienze e più brava di prima.

Calling Mr.Zimmerman dove si rivolge al grande Bob per ritrovare l’ispirazione perduta “Calling Mr.Zimmerman, Please Help Me Write This Song, I always get it wrong” e la successiva Falling Waltz 2 con un evocativo violino, rivaleggiano con la produzione, la vogliamo chiamare rock, di Mrs. Joni Mitchell con quella voce eterea e terrena al contempo ed una musica complessa e meravigliosa. Due brani da antologia del perfetto singer-songwriter.

Un tuffo ancora nel folk perfetto della dolcissima How To Fix A Broken Girl che ci permette di godere ancora le grandi nuances della voce di Susan James e siamo alla conclusiva Goin’ To California che ci riporta al country-rock di inizio album. Non sarà nuovo, non sarà originale, derivativo persino ma comunque gran bella voce e belle canzoni, può anche bastare. Segnatevi il nome. In questi giorni viene distribuito anche in Europa dall’etichetta Taxim e quindi non sarà più “indipendente”.

Bruno Conti