Novità Di Marzo Parte II. John Grant, Bon Jovi, Devendra Banhart, Sound City (Dave Grohl), Shooter Jennings

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Questa settimana , uscite del 12 marzo, a parte David Bowie ed Eric Clapton (che avranno la loro recensione singola al più presto) non ci sono molti titoli interessanti in uscita.

Partiamo con il nuovo John Grant Pale Green Green Ghosts, pubblicato dalla Bella Union anche in versione doppia con 6 remix (uhm) nel secondo dischetto. Il precedente Queen Of Denmark del 2010 mi era piaciuto parecchio bread molto seventies, ma decisamente bello. Questo nuovo non mi piace molto, sonorità elettroniche che spesso sfociano nel ballabile anni ’80 e quattro brani stile ballata, molto piacevoli. Se si potesse avere un EP con GMF, It Doesn’t Matter To This, I Hate This Town e Glacier, che sono vicine ai miei gusti ne sarei felice, ma visto che non si può penso che per questo giro, passerò.

Nuovo album anche per Devendra Banhart, Mala, il primo per la Nonesuch Records. Co-prodotto come al solito con l’amico Noah Georgeson (che si sembra sempre un’anagramma di George Harrison, ma quello pseudonimo era Hari Georgeson). C’è un brano dedicato a Hildegard Von Bingen, la prima donna nel canto gregoriano, un pezzo in spagnolo Mi Negrita e in generale non mi sembra un album straordinario, ma non sono mai stato un fan particolarmente sfegatato. Potete ascoltarlo qui, per il momento first-listen-devendra-banhart-mala

Come non sono mai stato un fan di Bon Jovi, comunque martedì esce il nuovo album What About Now, come di consueto Mercury/Universal e, naturalmente non poteva mancare la consueta versione Deluxe, singola, ma con 4 brani in più.

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CD della colonna sonora, DVD o Blu-ray per Sound City, il documentario curato da Dave Grohl sulla chiusura dei mitici (anche se è un “postaccio”) studi Sound City Recordings, Hollywood, una delle ultime mecche del suono analogico. Per l’occasione ha invitato alcuni amici e colleghi per registrare delle sessions all’interno degli studi. Il tutto esce per la Sony con il seguente contenuto:

Track List:

  • Heaven and All – Dave Grohl, Peter Hayes, and Robert Levon Been
  • Time Slowing Down – Brad Wilk, Chris Goss, Dave Grohl, and Tim Commerford
  • You Can’t Fix This – Dave Grohl, Rami Jaffee, Stevie Nicks, and Taylor Hawkins
  • The Man That Never Was – Dave Grohl, Nate Mendel, Pat Smear, Rick Springfield, and Taylor Hawkins
  • Your Wife Is Calling – Alain Johannes, Dave Grohl, Lee Ving, Pat Smear, and Taylor Hawkins
  • From Can to Can’t – Corey Taylor, Dave Grohl, Rick Nielsen, and Scott Reeder
  • Centipede – Alain Johannes, Chris Goss, Dave Grohl, and Joshua Homme
  • A Trick With No Sleeve – Alain Johannes, Chris Goss, Dave Grohl, and Joshua Homme
  • Cut Me Some Slack – Paul McCartney, Dave Grohl, Krist Novoselic, and Pat Smear
  • Once Upon a Time… The End – Dave Grohl, Jessy Greene, Jim Keltner, and Rami Jaffee
  • Mantra – Dave Grohl, Joshua Homme, and Trent Reznor

E,  per finire, nuovo album di Shooter Jennings, The Other Life, etichetta Entertainment One Music, Forse il più country (vicino allo stile del babbo) e tra i più belli della sua carriera, e ne ha fatti alcuni non male. Ospiti Patty Griffin, Jim Dandy (il vecchio cantante dei Black Oak Arkansas con il suo tipico vocione) e Scott H. Biram, un altro fuori di testa da Austin, Texas. Il risultato, come detto, è molto apprezzabile.

E anche per oggi è tutto, alla prossima.

Bruno Conti

Una Bella Serata Tra Amici, Vecchi E Nuovi, In Quel Di Austin, TX. Johnny Cash – We Walk The Line

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 Johnny Cash – We Walk The Line A Celebration Of The Music Of Johnny Cash – Sony Legacy CD/DVD o Blu-Ray

Se ne parlava da mesi, ve lo avevo anticipato in modo definitivo il 27 luglio, ora è disponibile, per cui parliamone!

20 Aprile 2012, Moody Theatre, Austin, Texas, un gruppo di musicisti di diversa provenienza (tra poco li vediamo) si unisce per festeggiare l’80° Anniversario della nascita di Johnny Cash, che paraltro non è, né il 20 aprile, giorno del concerto e neppure il 7 agosto, giorno di uscita ufficale dei dischetti, bensì il 26 febbraio, ma non stiamo troppo a sottilizzare.

Sono sul palco Don Was, al basso e direttore musicale, Buddy Miller e Greg Leisz a tutti i tipi di chitarre, dall’Inghilterra via Austin Ian McLagan alle tastiere e Kenny “picchiaduro ma non solo” Aronoff alla batteria. Non male! Subito li raggiunge sul palco per dare il via alle operazioni l’attore Matthew McConaughey. All’inizio l’avevo scambiato per John Carter Cash, ma troppo bello ed atletico non poieva essere lui, comunque poco male, McConaughey si rivelerà un “host” simpatico e competente, facendosi anche una cantatina che si trova tra gli extra del DVD. Quindi dà il via al concerto e sul palco sale la prima cantante:

1) Brandi Carlile -Folsom Prison Blues

Nel corso della serata si esibiranno anche alcuni musicisti che sinceramente non so quale grado di empatia abbiano con la musica di Johnny Cash, ma sicuramente la cantante di Ravensdale, Washington, anche se tutti la accostano alla scena di Seattle (dove ha iniziato la carriera), è una che è sempre vissuta a pane e Johnny Cash, tanto che già a 8 anni cantava con la mamma Tennessee Flat Top Box e Folsom Prison Blues è sempre stato uno dei cavalli di battaglia del suo repertorio live. Con quel gruppo alle spalle è difficile fare male e Brandi (vestita come the Woman In Black) ci mette grinta e passione confermandosi una delle voci più interessanti dell’attuale panorama musicale americana. Grande versione con Buddy Miller e Greg Leisz che cominciano a macinare note con le loro chitarre, ben supportati dall’organo inossidabile di Ian McLagan.

2) Andy Grammer – I Get Rhythm

Questo belloccio californiano è uno dei primi misteri della serata, ma evidentmente, come nel caso del tributo a Dylan di inizio anno, l’industria discografica si para il culo inserendo anche qualche giovanotto di belle speranze. Certo, con tutti i miliardi di musicisti al mondo che potevano eseguire questo brano, Andy Grammer non sarebbe stata la mia prima scelta e forse neppure la millesima, ma, ripeto, con quei musicisti alle spalle è difficile fare male, e il nostro amico se la cava discretamente.

3) Amy Lee – I’m So Lonesome I Could Cry

Altra scelta misteriosa. La ex e ora nuovamente cantante degli Evanescence, così, a occhio, non si sembra una grande appassionata di Cash. E infatti quella che viene presentata come la sua canzone preferita di Cash, in effetti è un brano di Hank Williams, che però faceva parte del suo repertorio. Una struggente ballata country con weeping steel guitar viene cantata peraltro in modo più che rispettoso e degno da Amy Lee.

4) Buddy Miller – Hey Porter

Qui le cose cominciano a farsi serie. Eseguita come Ry Cooder avrebbe fatto se l’avessero invitato per suonare Get Rhythm. Byddy Miller si conferma uno dei pilastri della musica “roots” americana!

5) Shelby Lynne – Why Me Lord

Non le avranno dato il Grammy per nulla. Shelby Lynne alle prese con uno dei brani gospel-country più belli mai scritti da Kris Kristofferson, ancora una volta incanta con la sua voce calda, potente ed espressiva.

6) Pat Monahan – Help Me Make It Through The Night

Ancora un brano di Kristofferson per la voce solista dei Train, che non vedrei male in futuro alle prese con questo tipo di repertorio perché la canta veramente bene, grande voce e grande interpretazione.

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7) Shelby Lynne & Pat Monahan – It Ain’t Me Babe

Gli ultimi due cantanti ascoltati, uniscono le forze per un duetto in uno dei brani di Bob Dylan che Johnny Cash amava di più, quasi sempre eseguita in coppia con la moglie June Carter. Bellissima versione, con un arrangiamento maestoso ed avvolgente, poi in crescendo, probabilmente frutto della mente di Don Was (vedremo cosa riuscirà a fare con il nuovo Van Morrison, che sarà prodotto da lui), in ogni caso gran bella canzone.

8) Jamey Johnson & Kris Kristofferson – Sunday Morning Coming Down

Ancora un duetto e ancora una canzone di Kris Kristofferson, in coppia con una delle forze emergenti della nuova musica country di qualità, per cantare una delle canzoni che hanno fatto la leggenda di Johnny Cash. Ci voleva coraggio per cantare alla televisione americana nel 1970 “Wishing, Lord, That I Was Stoned”, ma che bella canzone ragazzi! Anche in questa versione lenta ed intensa non perde un briciolo del suo fascino, la voce di Kristofferson sempre più “spezzata”, ma mai vinta, sorretta dal baritono poderoso di Johnson, bella accoppiata.

9) Carolina Chocolate Drops – Jackson

Questi sono i giovani che ci piacciono, alle prese, nel loro inconfondibile stile, con un altro dei classici della coppia John & June. Che dire? Bravi, sempre più bravi!

10) Rhett Miller – Wreck Of The Old 97

E il leader degli Old 97’s cosa potevano invitarlo a cantare? Giovanile d’aspetto, ma i 40 li ha passati, Rhett Miller (non è parente di Buddy), da solo o con il suo gruppo è uno dei migliori musicisti della nuova scena alternative country americana e lo conferma anche in questa serata con una versione sparatissima di questo brano da cui ha preso il nome il suo gruppo.

11) Ronnie Dunn – Ring Of Fire

Questo brano l’avrei fatto cantare da qualcun altro, ma devo ammettere che l’ex metà di Brooks & Dunn realizza una versione di buon spessore, con le immancabili trombe mariachi affidate a una coppia di “ragazze messicane”. L’omaggio della Nashville più tradizionale alla musica di uno dei “fuorilegge” di quella scena.

12) Shooter Jennings & Amy Nelson – Cocaine Blues

I due figli d’arte ci regalano una bella versione, gagliarda e grintosa, di uno dei brani che erano sul leggendario At Folsom Prison. Shooter Jennings è sempre bravo, la figlia di Willie Nelson non la conoscevo, ma buon sangue non mente. E poi, ripeto, con quella house band chiunque farebbe un figurone.

13) Lucinda Williams – Hurt

Il brano di Trent Reznor dei Nine Inch Nail è stato uno degli ultimi capolavori del Johnny Cash interprete, nella sua serie degli American Recordings, la voce dolente e sofferta di Lucinda Williams, manco a dirlo, è perfetta per questo brano. Uno degli highlights del concerto.

14) Iron & Wine – Long Black Veil

Altra ottima scelta nell’ambito dell’alternative country (e non solo) è quella di Sam Bean, ovvero Iron & Wine. In una parola, stupenda!

15) Kris Kristofferson – Big River

Torna il grande Kris per rendere il favore. Johnny Cash oltre a cantare alla grande le canzoni degli altri ne scriveva molte belle anche lui. Questo ne è un limpido esempio, proprio una di quelle del classico boom chicka boom, e con la band in grande spolvero, bella anche la interpretazione di Kristofferson!

16) Sheryl Crow – Cry Cry Cry

Lei è come il prezzemolino, c’è sempre, però è brava e questo brano le calza proprio a pennello, gli anni passano ma quando vuole (e può) la classe non manca, ottimo ed abbondante.

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17) Willie Nelson & Sheryl Crow – If I Were A Carpenter

Sheryl Crow rimane e arriva uno dei più grandi amici di Cash, per una versione di un altro dei suoi grandi classici in duetto con la moglie June. Scritta da Tim Hardin, era stata pubblicata come singolo dalla Columbia nel 1969 (nel libretto del doppio, che è formato CD, quindi piccolo e non ingombrante, trovate anche tutte le altre informazioni sulle versioni originali, data ed eventuale album dove appariva). Mickey Raphael si aggiunge all’armonica e la coppia, con la super band alle loro spalle, realizza una versione da sogno di questa stupenda canzone. Non sempre e comunque amo quello che Willie Nelson produce ma quando la ispirazione lo coglie è sempre un grande.

18) Willie Nelson, Kris Kristofferson, Shooter Jennings, Jamey Johnson – Highwayman

Degli originali ne sono rimasti solo due, ma Shooter sostituisce il babbo Waylon Jennings con grande piglio e il vocione di Jamey Johnson sostituisce Johnny Cash con bravura per un brano che ci avvicina alla conclusione del concerto con un altro degli highlights della serata.

19) Full Ensemble – I Walk The Line

Tutto il cucuzzaro sul palco per il gran finale con una versione country-folk di un superclassico che vede tutti i musicisti alternarsi sul palco.

E qui finisce il concerto nella versione CD per restare negli 80 minuti canonici di durata (anche qualcosa meno). Ma negli extra del DVD oltre alla esibizione di Matthew McConaughey che recita e canta The man comes around, c’è anche una eccellente I Still Miss Someone di un ancora ispirato Willie Nelson, registrata durante le prove. Una serie di brevi interviste con tutti i partecipanti inframmezzate da qualche breve filmato preso dai suoi special televisivi, che proseguono nel segmento definito Walking The Line: The Making Of A Celebration. Un piccolo appunto: ma niente Rosanne e John Carter Cash? E pure Carlene Carter?

Per parafrasare il famoso “poeta televisivo” Paolo Bonolis, visto che a parte il promo iniziale YouTube non ci viene in soccorso, Ove possibile, s’ha da avere!

Bruno Conti

Novità Di Marzo Parte II. Lucero, Shooter Jennings, New Riders Of The Purple Sage, Janiva Magness, Wallis Bird, Altan

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Questa settimana, per la serie una recensione tira l’altra e anche perché molti titoli li avevo già anticipati di parecchio, arrivo in ritardo alla rubrica delle uscite settimanali, questa volta relative al 13 marzo, quindi già pubblicati comunque…

Nuovo album per i Lucero Women & Work, l’etichetta questa volta è l’ATO Records di Dave Matthews, prodotto dal solito Ted Hutt (Gaslight Anthem, Flogging Molly, Dropkick Murphys, di cui è uscito nuovamente l’album dello scorso anno Going Out In Style con un album dal vivo aggiunto nella nuova versione Deluxe, e basta!); i brani sono firmati come di consueto dal leader Ben Nichols nella abituale miscela di alternative country, punk, southern rock classico, d’altronde vengono da Memphis, Tennessee.

Stesso stile, più o meno, country rock “molto energico” anche per Shooter Jennings, che, scaricato dalla major Universal approda alla Black Country Rock per questo nuovo Family Man, prodotto dallo stesso figlio del grande Waylon vede tra gli ospiti Tom Morello e Eleanor Whitmore alla voce e violino.

Continua il “rinascimento” dei grandi New Riders Of the Purple Sage, rivitalizzati dalla ritrovata vena compositiva di David Nelson, con il paroliere storico degli “amici” Dead, Robert Hunter presente in sette brani, la band californiana rinnova i fasti del passato con questo 17 Pine Avenue pubblicato dall’indipendente Woodstock Records, un nome, un programma: country, psichedelia e roots music come ai vecchi tempi.

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Questo nuovo CD di Janiva Magness Stronger For It avrei potuto fare a meno di segnalarvelo visto che la recensione è pronta a momenti, nei prossimi giorni non mancherà, considerato che me l’hanno “scippato” dal Buscadero dove avevo recensito i precedenti album. Sempre etichetta Alligator e a ogni nuovo disco, se possibile, migliora. Che Voce, ragazzi!

Wallis Bird è una nuova cantautrice irlandese che approda al terzo album con questo CD omonimo, Wallis Bird per la Bird Records/distr.Rubyworks, bella voce potente, sonorità inconsuete ma vicine al rock classico anche se piuttosto originali, da sentire.

Non mi sembra che nessuno abbia ancora parlato del nuovo album degli Altan The Poison Glen (Gleann Nimhe), che peraltro è già uscito in questi giorni per la Compass Records. Il primo album di studio della band irlandese da sette anni a questa parte, dopo il celebrativo (e ottimo) 25th Anniversary Celebration che riproponeva differenti versioni dei loro classici con nuovi arrangiamenti orchestrali. Tutto materiale mai apparso prima con la voce (e il violino) della bravissima Mairead Ni Mhaonaigh (praticamente una scioglilingua) in grande evidenza. Quasi tutti conoscono Moya Brennan, Mary Black o Sinead O’Connor e qui siamo a quei livelli, per i fans non occorre aggiungere altro, per gli altri un nome e un gruppo da conoscere assolutamente se amate il folk celtico.

Bruno Conti