Il Secondo Capitolo Di Un Narratore “Affascinante”. Ed Romanoff – The Orphan King

ed romanoff the orphan king

Ed Romanoff – The Orphan King – Pinerock Records

Questo signore Ed Romanoff, si era fatto conoscere sei anni fa con lo splendido album omonimo d’esordio, pubblicato all’età di 53 anni, disco puntualmente come sempre passato quasi inosservato. La storia artistica di Romanoff (origini irlandesi e adottato da una famiglia russa), inizia sul finire degli anni ’90 ma poi deve la svolta della sua carriera anche all’amicizia con Mary Gauthier, che lo porta a scrivere a quattro mani con la stessa proprio il brano The Orphan King, apparso sul disco The Foundling, scoprendo quindi tardivamente di volersi reinventare “songwriter”.

Il risultato di questi ulteriori anni passati dopo il primo lavoro è il nuovo album, registrato a Palenville (NY), nello studio fienile del produttore Simone Felice (Felice Brothers, Lumineers), dove Ed voce e chitarra si porta appresso validi collaboratori come lo stesso Felice alla batteria, il fratello James Felice alle tastiere e fisarmonica, il bravissimo polistrumentista Larry Campbell alle chitarre, basso, mandolino, cetra e violino, Lee Nadel al basso, Cindy Cashdollar alla steel guitar e lap steel, Kenneth Pattengale del duo Milk Carton Kids alle chitarre, e come coriste la sue colleghe Rachael Yamagata, Cindy Mizelle, e la moglie di Campbell, Teresa Williams, tutti einsieme danno vita a tredici canzoni piene di suggestioni, ma nello stesso tempo estremamente vive.

Fin dalla prima canzone Miss Worby’s Ghost, si percepisce l’abilità narrativa di Ed, bissata poi nella seguente Elephant Man (uno dei sei brani composti con Crit Harmon), una romanza musicata e cantata quasi alla Kris Kristofferson, dove spiccano sublimi armonie vocali, per poi passare al country-rock arioso di una A Golden Crown, dove si riconosce benissimo il violino di Campbell, e la pedal-steel della Cashdollar, priam di proporre la sua versione della citata pianistica title-track The Orphan King, con in sottofondo una intrigante tromba e Teresa Williams alle armonie vocali, mentre il moderno e delizioso “bluegrass” di Without You, vede brillare Kenneth Pattengale alla voce, chitarra e mandolino. Le narrazioni diventano ancora più briose con la melodia vivace di Leavin’ With Somebody Else, cantata in falsetto in stile Roy Orbison, mentre nella seguente Less Broken Now, le armonie femminile sono a carico di Cindy Mizelle, per poi passare alla “perla” del disco, la meravigliosa The Ballad Of Willie Sutton (una intensa storia alla Bonnie & Clyde), interpretata con trasporto dalla voce baritonale dall’autore, che poi si ripete nella tranquillità di ballate come l’acustica I’ll Remember You, e la riflessiva e notturna The Night Is A Woman (con le brave Yamagata e Mizelle alle armonie). Ci si avvia (purtroppo) alla parte conclusiva del lavoro con un’altra ballata di spessore (che pare evocare lo spirito di Cohen) come l’incantevole Blue Boulevard (Na Na Na), dove giganteggiano ancora una volta il violino celtico e il mandolino di Larry Campbell, ancora una intrigante e quasi recitativa “ode” come Lost And Gone, e infine a chiudere, come coronamento finale di un eccellente lavoro,  il “soul-blues” elettrico di una grintosa e narrativa Coronation Blues, dove spiccano le vari voci femminili in un nostalgico stile che rievoca il classico stile Stax.

Come già ricordato in altre occasioni, molto spesso capita di scoprire musicisti che, per una ragione o per l’altra, non hanno la giusta considerazione di tante altre acclamate “stars”, un tipo che dopo tutto il vagabondare per gli stati americani, si è impegnato a scrivere canzoni sulla in tarda età, avendo come “mentori” artisti del calibro di Darrell Scott, Beth Nielsen Chapman, Josh Ritter, e come la già citata grande Mary Gauthier. Ed Romanoff vive e lavora a Woodstock, nello stato di New York, e con questo The Orphan King merita ancora una volta segnalazione in virtù del suo (in)consueto stile narrativo, in cui ascoltando con attenzione il disco si possono scorgere punti di contatto con personaggi del livello di John Prine e Eric Taylor (di cui peraltro sembrano essersi perse le tracce), sicuramente un “cantautore-narratore” che vale la pena di conoscere https://www.youtube.com/watch?v=v-B1rrh6v0A , e spero che, prendendosi i suoi giusti tempi, continuerà a comporre canzoni e produrre album per gli anni a venire: in fondo come diceva il famoso Maestro Manzi, non è mai troppo tardi. Nel frattempo, fin d’ora, a parere di chi scrive, sicuramente una delle sorprese, e la canzone, dell’anno!

Tino Montanari

“Fratelli Vagabondi” Della Scena Folk-Rock Americana! Felice Brothers – Favorite Waitress

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Felice Brothers – Favorite Waitress – Dualtone Music Group

Sono passati tre anni dall’ultimo album in studio, il deludente (per chi scrive) Celebration Florida, disco dove esploravano nuovi confini creativi (synth-pop, avanguardia e sonorità glam), poi la sbornia è passata: questo Favorite Waitress è un ritorno alle origini, un lavoro più riconoscibile per i “fans” di lunga data del gruppo, originario delle Catskills Mountains (le montagne a nord di New York). I Felice Brothers, come vuole la leggenda, sono una band di vagabondi, i più anziani di una famiglia di sette fratelli (il padre era un umile carpentiere), nati sulle rive del fiume Hudson, nello stato di New York, ragazzi cresciuti sulla strada, musicisti per vocazione che pare non abbiano avuto alcuna educazione, se non quella di andare a zonzo in cerca di qualche dollaro, suonando agli angoli dei marciapiedi e nella metropolitana della Grande Mela. L’esordio di Simone, Ian e James e un altro “trovatello” raccolto per strada il bassista Clapton, avviene con Tonight At The Arizona (07) con il solo apporto di un paio di chitarre acustiche, fisarmonica e violino, a cui faranno seguire album più maturi e completi come l’omonimo Felice Brothers (08) e lo splendido Yonder Is The Clock (09) dove l’ascoltatore più attento può trovare canzoni con l’anima di Dylan & The Band (The Basement Tapes), i suoni straccioni dei Pogues e le ballate notturne di Tom Waits, passando per l’incidente di percorso menzionato all’inizio, quel Celebration Florida (11), distribuito dalla Fat Possum Records, nota abitualmente per traiettorie più blues’n’roots.

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Nonostante l’uscita dal gruppo del fratello Simone (componente anche dei Duke And The King http://discoclub.myblog.it/2010/10/07/ma-che-bello-the-duke-and-the-king-long-live-the-duke-and-th/ ), approdato con un certo successo alla carriera solista (ascoltate l’omonimo Simone Felice e l’ultimo Strangers), i Felice Brothers portano ancora avanti a testa alta il marchio di famiglia, con l’attuale line-up composta oltre che dai membri storici, Ian voce pianoforte e chitarra, James voce, tastiere e fisarmonica, anche da Josh Rawson alle chitarre, David Estabrook alla batteria e Greg Farley al violino, con questo nuovo lavoro registrato nell’inverno del 2013 Favorite Waitress, presso gli Arc Studios di Omaha, Nebraska, sotto la produzione del fidato Jeremy Backofen e che segna l’esordio con la Dualtone.

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Bird On Broken Wing apre il disco con una melodia dolce, un leggero tocco di tamburi e le note di una chitarra acustica a guidare la canzone https://www.youtube.com/watch?v=pfUOEcQRmKk , seguita dall’accattivante Cherry Licorice https://www.youtube.com/watch?v=OBGKYWxJ5DYe dalle note di un pianoforte nella delicata Meadow Of A Dream https://www.youtube.com/watch?v=gzYltvlq0Hk , mentre Lion, sviluppata su un tessuto tex-mex, è divertente da canticchiare https://www.youtube.com/watch?v=TNYsumhvsvc . Con Saturday Night  e Constituents arrivano le prime ballate, sempre con tutti gli strumenti al loro posto, passando poi ai due brani più “indie” della raccolta, Hawthorne e Katie Cruel https://www.youtube.com/watch?v=YvEtc5MTQJ0 , dove emerge una raffica di suoni pieni di energia.

felice brothers 3

Si cambia nuovamente registro con No Trouble, una ballata dolcissima ancora sulle note del piano, mentre bastano pochi accordi di Alien per venire folgorati dalle influenze del miglior Neil Young (il primo periodo per intenderci) https://www.youtube.com/watch?v=usbSZuRCWWE , e  si svolta ancora con un’intrigante Chinatown e una Woman Next Door sostenuta da un importante giro di chitarre, andando a chiudere con una stratosferica Silver In The Shadow, dove un lamentoso piano e la voce tranquilla di James, accompagnano una canzone che mi ricorda qualcosa dei grandi Eagles (sempre i primi, naturalmente) https://www.youtube.com/watch?v=kK9pLJQGm5c .

felice brothers live

I Felice Brothers evocano nei loro testi una America “mitica” (quella della Band), raccontando storie di ieri, di oggi e di domani, e comunque ne hanno fatta di strada questi “vagabondi”,  riemergendo dal mondo sotterraneo della metropolitana e vedendo il sole, si sono messi a fare dischi su dischi, amalgamando voci e chitarre, violini e fisarmoniche, tamburi e pianoforti, capaci di produrre una musica country-folk-rock che li porta ad essere attualmente tra i migliori interpreti del genere “americana”.

Tino Montanari

*NDB Un altro dei migliori dischi di questo 2014!

Novità Di Aprile Parte I. Tab Benoit, Kate Campbell, Jerry Lee Lewis, Great Lake Swimmers, Jeff Healey, Simone Felice, Lori Carson, Lumineers, Ry Cooder

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Cominciamo con le novità in uscita nel mese di Aprile, in questo caso la settimana di martedì 3, mancano tutte le uscite già trattate in precedenza, basta che andiate a ritroso nel Blog e troverete: Elvis Costello The Return Of The Spectacular Spinning Songbook annunciato da mesi e finalmente in uscita in CD e DVD o CD+DVD, Thick As A Brick 2 che ha ripreso la denominazione Jethro Tull e Ian Anderson anche se non dovrebbe esserci Martin Lancelot Barre, il nuovo Bonnie Raitt Slipstream che per il momento esce in Europa su Proper Records, la settimana successiva negli States. E ancora Locked Down di Dr.John, quello con Dan Auerbach dei Black Keys. The Soul Of Truth, il volume IV dei Bootleg di Johnny Cash, il disco di cover delle Wilson Phillips Dedicated. Poi molte altre novità interessanti:

per esempio il nuovo album dei canadesi Great Lake Swimmers New Wild Everywhere, il quinto album della discografia per i folk-rockers nord-americani, pubblicato dalla Nettwerk e disponibile anche in versione doppia Deluxe con sette tracce extra tra demo, brani acustici e live.

Simone Felice è il fratello che non fa più parte da tempo della formazione dei Felice Brothers, ha fatto due bellissimi dischi come Duke And The King, ha avuto un infarto e ora esordisce come solista con questo album omonimo che esce per la Reveal Records e al quale Mojo (che non ho ancora letto) ha dato 4 stellette.

Tab Benoit, il musicista cajun-blues-rock-soul di Baton Rouge, Louisiana ha pubblicato una decina di album per la Telarc, questo Legacy: The Best Of è una collezione e così, a occhio, non mi sembra che ci siano brani inediti. Per chi non ha nulla è l’occasione per ascoltare uno dei migliori chitarristi (e cantanti) del Blues contemporaneo, questo signore non è bravo, è bravissimo, ascoltate il brano qui sopra!

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Dopo l’album dal vivo dello scorso anno, Two Nights In Texas, torna con un nuovo disco per la Large River Music Kate Campbell, il CD si intitola 1000 Pound Machine e la bravissima cantante di New Orleans per l’occasione torna al piano, suo strumento originale, e con l’aiuto di Will Kimbrough che produce e suona le chitarre e Spooner Oldham che suona le tastiere, confeziona un ennesimo eccellente disco di country-folk-Americana-gospel roots music. Bella voce.

Altra cantautrice, di Lori Carson si erano un po’ perse le tracce: era dal 2004 che non faceva dischi nuovi, ma chi scrive se l’era persa dagli anni ’90. I primi dischi, soprattutto Shelter del 1990, ma anche Where It Goes e gli altri di quella decade, spesso con l’accompagnamento dei Golden Palominos, sono molto belli. Questo nuovo Another Year esce per la United For Opportunity Records (?!?) e le atmosfere sono più rarefatte e folk ma sembra interessante: per chi ama le voci “tranquille”.

The Lumineers sono un gruppo americano che viene inserito nel filone del “nuovo folk”, per intenderci quello di Avett Brothers e Mumford And Sons. Dopo un Ep pubblicato nel 2011 esordiscono per la Dualtone con questo album omonimo che ad un primo veloce ascolto mi sembra interessante.

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Continua la serie di pubblicazioni di concerti inediti di Jeff Healey per la Eagle Rock. Questa volta è il turno di un DVD (con CD allegato) Live In Belgium registrato al Peer Blues Festival nel luglio del 1993 per il tour promozionale di Feel This. In occasione di questo concerto al solito trio si aggiungono un tastierista e due backing vocalists. Per chi ama il chitarrista cieco canadese e del sano rock-blues!

La Left Field Media continua con i suoi CD Live dedicati a Broadcast radiofonici che hanno fatto la storia della musica rock ( e non solo). Questo Down At The Field di Ry Cooder contiene il famoso show della primavera del 1974 a Ebbets Field, come bonus ci sono anche alcuni brani registrati al Bottom Line di New York alcuni giorni prima. Era il tour per promuovere Paradise and Lunch, quindi Ry Cooder d’annata. Anche questo esisteva come bootleg di difficilissima reperibilità, ecco il contenuto:

1. Too Tight This Rag of Mine
2. You ve been Doing Something Wrong (I Can Tell By the Way You Smell)
3. Blind Man Messed Up By Tear Gas
4. Instrumental
5. How Can A Poor Man Stand Such Times and Live
6. Slow Consumption
7. Forget That Folding Bridge
8. Fool for a Cigarette/Feelin Good
9. Crazy Bout an Automobile
10. Feelin Like a Submarine (Kentucky Blues)
11. Don t take everybody to be a Friend
12. The Tattler
13. One Meat Ball
14. Preacher
15. Vigilante Man

Questa settimana terminiamo con un cofanetto eccezionale di 4 CD edito dalla Salvo Records e dedicato a Jerry Lee Lewis A Whole Lotta Jerry Lee Lewis, contiene 106 brani che coprono il periodo 1956-1989, il tutto corredato da un libretto di 72 pagine, questa la tracking list:

Disc 1
1. Crazy Arms
2. Whole Lotta Shakin’ Goin’ On
3. Great Balls Of Fire
4. You Win Again
5. Breathless
6. High School Confidential
7. Lewis Boogie
8. Break Up
9. I’ll Sail My Ship Alone
10. Lovin’ Up A Storm
11. What’d I Say
12. Cold Cold Heart
13. Hit The Road Jack
14. Pen And Paper
15. I’m On Fire
16. She Was My Baby (He Was My Friend)
17. High Heel Sneakers
18. Just In Time
19. Baby, Hold Me Close
20. I Believe In You
21. Green Green Grass Of Home
22. Baby (You’ve Got What It Takes) – With Linda Gail Lewis
23. Detroit City
24. Rockin’ Jerry Lee
25. Memphis Beat
26. Big Boss Man
27. It’s A Hang-Up Baby
28. Turn On Your Love Light
29. Shotgun Man

Disc 2
1. Another Place, Another Time
2. Walking The Floor Over You
3. I’m A Lonesome Fugitive
4. What’s Made Milwaukee Famous (Has Made A Loser Out Of Me)
5. She Still Comes Around (To Love What’s Left Of Me)
6. To Make Love Sweeter For You
7. There Stands The Glass
8. Don’t Let Me Cross Over – With Linda Gail Lewis
9. Jackson – With Linda Gail Lewis
10. One Has My Name (The Other Has My Heart)
11. Invitation To Your Party
12. Earth Up Above – With Linda Gail Lewis
13. She Even Woke Me Up To Say Goodbye
14. One Minute Past Eternity
15. Roll Over Beethoven – With Linda Gail Lewis
16. Working Man Blues
17. Wine Me Up
18. Once More With Feeling
19. I Can’t Seem To Say Goodbye
20. There Must Be More To Love Than This
21. Waiting For A Train
22. In Loving Memories
23. Sweet Georgia Brown
24. Touching Home
25. When He Walks On You (Like You Walked On Me)
26. Would You Take Another Chance On Me
27. Me And Bobby McGee
28. Thirteen At The Table

Disc 3
1. Chantilly Lace
2. Think About It Darlin’
3. Walk A Mile In My Shoes
4. Lonely Weekends
5. Me And Jesus – With Linda Gail Lewis
6. Who’s Gonna Play This Old Piano
7. No Honky Tonks In Heaven
8. No Traffic Out Of Abilene
9. No More Hanging On
10. Drinkin’ Wine Spo-Dee-O-Dee
11. Bad Moon Rising
12. Juke Box
13. No Headstone On My Grave
14. Sometimes A Memory Ain’t Enough
15. Ride Me Down Easy
16. I’m Left, You’re Right, She’s Gone
17. Just A Little Bit
18. Big Blue Diamonds
19. Tell Tale Signs
20. He Can’t Fill My Shoes
21. Honey Hush
22. I Can Still Hear The Music In The Rest Room
23. House Of Blue Lights
24. Boogie Woogie Country Man
25. A Damn Good Country Song

Disc 4
1. Don’t Boogie Woogie
2. I Can’t Keep My Hands Off Of You
3. I Don’t Want To Be Lonely Tonight
4. Let’s Put It Back Together Again
5. Jerry Lee’s Rock And Roll Revival Show
6. The Closest Thing To You
7. Middle Age Crazy
8. Tennessee Saturday Night
9. Come On In
10. I’ll Find It Where I Can
11. I Hate You
12. Rockin’ My Life Away
13. I Wish I Was Eighteen Again
14. Who Will The Next Fool Be
15. When Two Worlds Collide
16. Over The Rainbow
17. Thirty-Nine And Holding
18. I’m So Lonesome I Could Cry
19. My Fingers Do The Talkin’
20. Come As You Were
21. Honky Tonk Rock And Roll Piano Man
22. Why You Been Gone So Long
23. Sixteen Candles – With Johnny Cash, Roy Orbison & Carl Perkins
24. Wild One – With David Kemper And Gerald McGee

Che dire? Questo è veramente indispensabile, completo e costa pure poco!

Bruno Conti

Ma Che Bello! The Duke And The King – Long Live The Duke And The King

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The Duke & The King – Long Live The Duke And The King – Silva Oak/Loose/Pias/Self

O per dirla tutta come Nino Frassica nei panni di Frate Antonino da Scasazza avrebbe detto “Non è bello ciò che è bello, ma che bello, che bello, che bello”. Dopo questa citazione storica facciamo anche l’altra che tutti si aspettano per dimostrare di avere studiato: The Duke and The King sono due dei  compagni di viaggio di Huckleberry Finn nel famoso romanzo di Mark Twain. Ma vi dirò di più ancora, in questo sfoggio di cultura, il titolo dell’album del 2009 dei Felice Brothers Yonders is the Clock è anche il titolo di un altro racconto di Mark Twain.

Già ma perché i Felice Brothers appaiono subito in questa recensione? Ma è elementare, Watson! Perchè Simone Felice, il leader di questo gruppo è il fratello ed ex batterista e polistrumentista nel gruppo di famiglia, ma “membro minore”  e non come in modo magniloquente viene riportato nel comunicato stampa, cito parola per parola – La nuova incarnazione di Simone Felice, la mente degli americani Felice Brothers…- ma mi faccia il piacere! Chissà come saranno contenti, e sorpresi, i fratelli.

Comunque questo Long Live The Duke And The King è un signor disco, un passo avanti rispetto al già ottimo Nothing Gold Can Stay ed assolutamente alla pari o superiore agli album dei Felice Brothers. Non per nulla, e questo è assolutamente vero, Simone Felice il 16 ottobre prossimo a Livorno riceverà il Premio Ciampi come migliore songwriter americano dell’anno. E questo per il disco dello scorso anno, questo è anche meglio, quindi tenere d’occhio.

Si diceva che questo nuovo LLTDATK (per comodità vista la lunghezza del titolo) è un ulteriore sviluppo rispetto all’album precedente che era nato come sforzo congiunto di una coppia, insieme a Felice c’era Robert “Chicken” Burke, mentre in questo caso l’organico si è allargato a quattro con l’ingresso dell’ottimo batterista Nowell Haskins anche lui con un passato funky con George Clinton come Burke e la componente femminile di Simi Stone. Questo allargamento fa sì che in questo disco si assista di più a uno sforzo di gruppo con varie voci che si alternano e si amalgano, mentre, proseguendo l’analogia Twainiana, il loro viaggio musicale li porta da Bearsville (lo stesso nome degli studi della Band, da cui hanno preso l’abitudine di scambiarsi gli strumenti, ma situata vicino a NY) al profondo sud dei Muscle Shoals per il soul e il gospel passando per California e il sound weastcostiano di CSN & Y, ma anche con tanto country got soul e echi del primo James Taylor (di tanto in tanto sembrano Crosby, Stills And Taylor in un mondo alternativo) e Cat Stevens nella voce particolare di Simone Felice.

Questo signore, oltre a tutto, questa estate se l’è anche vista brutta perché a causa di problemi cardiaci ha dovuto subire una operazione a cuore aperto che per fortuna è andata bene, ma ha sospeso l’andamento del tour estivo e la pubblicazione del nuovo album.

Ma il disco è uscito, è bello, esageriamo? Molto bello! Dieci canzoni per un totale di 38 minuti, conciso, con un bel suono nitido (l’ingegnere del suono è il mitico Bob Ludwig e si sente!) e si fa ascoltare con gran piacere: dall’iniziale Gloria, uno stupendo country-gospel secolare dove la voce di Felice si confronta nel suo “call” con un response “nero” ma con retrogusti serenamente country weast-coast e belle armonie vocali. Shine On You con un’armonica molto younghiana (e pure il suono della chitarra!) e un bel intreccio vocale dei vari componenti del gruppo è un altro brano da grandi spazi mentre Shaky con i suoi riferimenti ai Jackson 5 e le sue ritmiche cariche di negritudine vira verso tematiche più funky ma parte come un gemello diviso alla nascita di For What’s Is Worth dei Buffalo Springfield, e non c’è niente di male in questo se poi il brano diventa così bello e coinvolgente, ancora con quelle voci così deliziose nella loro coralità e echi della psichedelia morbida del Donovan fine anni ’60, il sax nella parte finale aggiunge pepe alle procedure musicali.

Right Now ancora con quei brillanti incroci vocali tra il folk-rock portato da Felice e le derive soul dei componenti neri del gruppo con la voce femminile nel mezzo ad amalgamare il tutto è un altro momento topico del disco. Hudson River è soul puro di ottimo caratura, tra Sam Cooke e il Reverendo Al Green, molto derivativo ma chi se ne importa se il brano ti “acchiappa” e questo lo fa.

Simi Stone è la voce femminile del gruppo (nonchè violinista) e assume il comando delle operazioni nell’esuberante No Easy Way Out, qui il suono si fa più grintoso ma con le consuete dinamiche di alternanza tra rock e momenti più riflessivi. You And I è una meravigliosa ballata acustica, alla Crosby, Stills and Taylor, come si diceva prima, ma a cui le improvvise aperture sonore aggiungono profondità inconsuete al sound del gruppo. Children Of The Sun è un altro brano dove la psichedelia morbida si coniuga con soul e coralità weast-coastiana (qualcuno ha detto Graham Nash?) con il violino della Stone a impreziosire le trame sonore.

Have You Seen It è un altro momento che proviene dal songbook di CSN (& Y) ma dalle prime pagine, quelle migliori e loro lo conoscono bene.

Tutti i brani oscillano tra i 3 e 4 minuti scarsi l’unica eccezione è la conclusiva Don’t Take That Plane Tonight dove le chitarre si sfidano in una bella jam centrale che mi ha ricordato i Blue Rodeo ( e di rimando i momenti epici di Young), molto presente un basso danzante evidenziato dalla estrema nitidezza del suono e il finale che evidenzia a sua volta la vocalità di Simi Stone, vagamente dissonante.

Bello, non aggiungerei altro!

Bruno Conti