Una Festa Natalizia “On Stage” Di Gran Classe – Chris Isaak – Christmas Live At Soundstage

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Chris Isaak – Christmas Live At Soundstage – BMG CD/DVD

Quest’anno il mio disco di Natale è questo live di Chris Isaak, registrato per la nota trasmissione Soundstage: un lavoro pienamente meritevole anche se devo dire che il panorama discografico mondiale non ha offerto molte valide alternative in questo 2017 (mentre lo scorso anno era stato più generoso, con almeno tre ottime uscite: Jimmy Buffett, Neil Diamond e Loretta Lynn). Tra l’altro questo concerto non è neppure nuovo, in quanto era stato registrato nel 2004 per promuovere l’album natalizio del rocker californiano (Christmas, appunto) ed era pure già uscito all’epoca in versione video, anche se ormai da tempo fuori catalogo: ora la BMG lo ripropone con una veste rinnovata, aggiungendo il supporto audio a quello video, aumentando così la platea di potenziali acquirenti.

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https://www.youtube.com/watch?v=NtPBfiTZNGE

Ed il concerto è godibilissimo: Christmas (l’album di studio) mescolava abilmente classici stagionali e nuove composizioni di Chris, e questa riproposizione on stage è l’ideale prolungamento di quel disco, che viene ripreso quasi totalmente (manca solo Auld Lang Syne, che è più un canto da Capodanno) ed aggiunge due canzoni in più, Santa Bring My Baby Back e I’ll Be Home For Christmas, che però erano presenti come bonus tracks nell’edizione australiana dell’album originale. Il tipico stile vintage di Isaak, tra Elvis Presley e Roy Orbison, melodico ma anche rock’n’roll quando serve, si adatta alla perfezione alle atmosfere natalizie, e ciò emerge ancora di più ascoltando questo bellissimo concerto con il nostro in forma smagliante ed aiutato da una band solida (Kenny Dale Johnson, Rowland Salley, Hershel Yatovitz, Scott Plunkett e Rafael Padilla), più alcuni ospiti speciali che vedremo. Che la serata sia di quelle giuste si capisce subito dall’iniziale Blue Christmas, dal delizioso sapore sixties e con uno stile leggermente country, subito seguita dal classico hawaiano Mele Kalikimaka, gioiosa e solare come è giusto che sia. Chris ha classe, voce e presenza fisica, sia che faccia il romanticone (Washington Square, la famosa Pretty Paper di Willie Nelson, cantata splendidamente, l’ottima Brightest Star, la migliore tra le quattro scritte da Isaak), sia che faccia uscire la sua anima rock’n’roll (la cadenzata e divertente Hey Santa!, con tanto di fiati mariachi, l’irresistibile gospel-rock Last Month Of The Year), sia infine che lasci spazio al country (l’honky-tonk scintillante di Christmas On TV).

Chris Isaak Christmas with Stevie Nicks f

https://www.youtube.com/watch?v=vJPWBFkI7g4

Non sarebbe poi Natale se non ci fossero dei duetti: il primo ospite è l’amico Michael Bublé, che allora non era ancora diventato il pupazzo che è adesso, e fa benissimo la sua parte sia nella raffinatissima The Christmas Song che nella swingata Let It Snow (anche se Sinatra è di un’altra categoria); poi abbiamo il pianista e vocalist Brian McKnight, con il quale Chris rilascia una squisita e jazzata Have Yourself A Merry Little Christmas di gran classe, ed infine Stevie Nicks che presta la sua ugola ad una festosa Santa Claus Is Coming To Town. Finale con la languida I’ll Be Home For Christmas e poi tutti quanto sul palco per una travolgente e scatenata Rudolph The Red-Nosed Reindeer. Tra romanticismo, tradizione ed un pizzico di rock’n’roll, un disco perfetto per la notte di Natale.

Marco Verdi

Che “Strano”, Piacevole Disco… Paul Carrack – Rain Or Shine

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Paul Carrack – Rain Or Shine – Carrack-uk/Proper

Che “strano” disco, che album particolare. Niente di particolarmente trascendentale, in ogni caso un’opera inconsueta. Paul Carrack recentemente ha fatto parte della touring band di Eric Clapton https://www.youtube.com/watch?v=3wTur8PQV2Q , ma il musicista britannico ha una lunga militanza nella scena musicale: prima, negli anni ’70, con i pub-rockers melodici e aperti al pop Ace, quelli di How Long per intenderci https://www.youtube.com/watch?v=XwisOIAwQxY (che rimane il suo brano più conosciuto), poi con Frankie Miller e Roxy Music, negli Squeeze in sostituzione di Jools Holland, una prima collaborazione con Clapton e poi la lunga militanza con Mike And The Mechanics. Carrack è principalmente un tastierista (ma se la cava con tutti gli strumenti) nonché un ottimo cantante, dotato di una bella voce, più che mielosa, vellutata, intrisa di pop e soul, quello che si usa definire blue-eyed soul, comunque in grado districarsi anche come crooner, molto meglio di quelli che circolano al momento, tra il tripudio delle folle.

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Nella sua lunga carriera ha sfornato almeno una ventina di dischi come solista, sempre in bilico tra i generi, ma con l’amato Ray Charles spesso vicino al cuore. Più il Ray Charles balladeer, country, quello più morbido e meno soul, ma pur sempre “genius”. La stranezza di questo disco, se così vogliamo chiamarla, sta nella strana inversione dei ruoli in alcuni brani: i brani blue-eyed soul spesso vengono interpretati con uno stile da crooner, quasi alla Sinatra (di cui riprende ottimamente Come Rain or Come Shine nel finale) o tipo Lou Rawls, con grande profusione di archi, forse anche esagerati in alcuni momenti e qualche brano soul, per esempio la bellissima (If Loving You Is Wrong) I Don’t Want To Be Right, grande successo dei primi ’70 di Luther Ingram, ma la facevano anche Bobby “Blue” Bland e Millie Jackson, come se fosse un lussurioso standard della canzone americana.

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Oppure inserendo a tratti i fiati che danno una patina Philly soul o Motown a Time Waits For No One (che non è quella degli Stones), quando la sua voce quasi accarezza le note https://www.youtube.com/watch?v=F4CSfYoQXl0 . Stepping Stone, con il figlio Jack alla batteria e Paul che suona tutti gli altri strumenti, archi esclusi, ma organo d’ordinanza compreso, è un altro esempio di questo soul sofisticato, siamo nei dintorni di Boz Scaggs, da solo o con i Dukes Of September, meno immediato, più “adult oriented” forse, ma in possesso di una sua classe peculiare https://www.youtube.com/watch?v=D4ewksUGty4 . That’s All That Matters forse esagera con gli archi e lo zucchero, ma non si può non apprezzare una voce come quella di Carrack, uno di quei bianchi “neri” che ogni tanto graziano il mondo del pop https://www.youtube.com/watch?v=rb-Jip1MATQ . One In A Million è un incrocio tra People get ready e gli O’Jays o Harold Melvin, e perché no anche Al Green, vi ricordate, magari non come timbro vocale, ma come idea, il vecchio Rod Stewart? You Don’t Know Me è il primo omaggio al Ray Charles di Modern Sounds In Country & Western Music, un brano country scritto per Eddy Arnold, diventato uno degli standard più amati del grande Ray, incisa anche da Willie Nelson, Dylan, Presley, da Van Morrison su Days Like Days e da mille altri, rimane sempre una gran canzone, come la successiva e già citata I Don’t Want To Be Right, sempre con l’organo che scivola in modo quasi lubrico, sotto quegli archi esagerati.

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Hard Times (No One Knows Better Than I) porta proprio la firma di Ray Charles come autore ed era su The genius sings the Blues, Carrack non avrà mai la classe di Charles, ma ci si mette di impegno, piano, organo e voce sono ottimi, i fiati sono ben piazzati e gli archi non rompono i maroni ( in qualche brano ci stanno bene)! Anche I’m Losing You è un grande brano, viene dal repertorio di Brenda Lee, una ballata che fa uscire il crooner che è in Carrack, malinconica e melodica senza essere troppo “carica”, forse per adulti, ma se Bublé piace a grandi e piccini, qui saremmo su un altro pianeta interpretativo, quindi…come non detto. Sarà anche musica per “vecchi” ma Life’s Too Short ha un piglio danzereccio di quelli sani, con fiati e organo sempre ben presenti, R&B vecchia scuola, anche se poi porta la firma di Paul Carrack https://www.youtube.com/watch?v=gc-kBmImLZQ . Per Come Rain Or Come Shine avevo fatto il paragone con Sinatra, ma Paul la canta come se fosse il figlio illegittimo di una avventura europea del grande Ray. Disco “strano”, ma in fondo assai piacevole.

Bruno Conti

Adesso lo sapete!! Parte I

Visto che la rubrica si chiama Non tutti sanno che…, questo è un post domenicale un po’ ozioso, vai con le curiosità, se piace la rubrica poi ci torniamo (ormai parlo come il Papa).

Partiamo dai Beatles. Quale canzone Frank Sinatra era solito eseguire regolarmente nei suoi concerti dedicandola alla memoria di John Lennon?

Questa era facile, peccato che era di George Harrison!
Dai Beatles a Elvis. Quale è stato il primo singolo di Presley a raggiungere il numero uno nelle classifiche, inglesi però?

L’8 gennaio 2010 Elvis avrebbe compiuto 75 anni. Per l’occasione la RCA pubblicherà (distribuzione Sony/BMG) un box di 4cd intitolato Elvis 75 Good Rockin’ Tonight con 100 canzoni, secondo voi uscirà anche in Italia, prima di Natale? Non fa parte delle domande.

Questa è un po’ più difficile: Bruce Springsteen, Elvis Costello e Dave Grohl quale brano hanno eseguito insieme ai Grammy del 2003?

 

E il vecchio Bob? Sapete che Lay Lady Lay avrebbe dovuto essere usata nella colonna sonora di un famoso film, quale?

Questa sotto è quella che hanno usato nell’Uomo da Marciapede. La canta Harry Nilsson ma l’ha scritta il grande Fred Neil, Dylan è arrivato in ritardo.


Ma scusa e gli Stones? un attimo che arrivo: di chi è quell’assolo di slide mirabile e serpentino in Sister Morphine da Sticky Fingers?

Per il primo giro erano abbastanza facili, la prossima volta aumenteranno le difficoltà.

Ah dimenticavo, ovviamente il chitarrista era Ry Cooder.

Bruno Conti